SCELTE
Era stato
dolce come non mai in quella giornata, aveva
assistito scherzando amabilmente a tutta la sua scelta dei libri, aveva
poi
portato la sacca piena delle sue scelte ed era stato un tenero
fidanzatino
romantico nella passeggiata per Diagon Alley. Dolce, romantico appunto,
troppo;
era quasi riuscito a farle perdere il controllo. Era nuda accanto a lui
nella
sua stanza, un raggio di sole entrava timido da uno spiraglio della
tenda
imputridita sulla finestrella rotonda nell’angolo in alto
della stanza, le
riscaldava un brandello di pelle scoperta, sì, decisamente
era riuscito a farle
perdere il controllo. Ron russava, ma anche quel rumore molesto le
faceva
tenerezza, mise una mano tra i suoi capelli rossi e
accoccolò contro di lui il
suo corpo infreddolito. Le braccia del ragazzo si erano fatte possenti
ultimamente, con una strinse Hermione a sé, dormicchiando
ancora. Sembrava che
non pensasse allo scambio di stanza deciso la sera prima, a cosa avesse
comportato per lui e a cosa avrebbe potuto comportare tra Harry e
Ginny.
Era circa
l’una di notte quando Hermione e Ginny avevano
bussato quatte quatte alla porta della camera di Harry, la stanza dei
gemelli
che era stata preparata per lui. I tre avevano poi raggiunto Ron che
russava
già della grossa e lo svegliarono a cuscinate silenziose.
Per una sera avevano
deciso di divertirsi un po’, come ragazzi normali, come se il
loro mondo non
fosse minacciato dal peggior mago oscuro di tutti i tempi. Dopo qualche
ora di
risate, di scherzi, di racconti dell’orrore e di storielle di
magia Harry e
Ginny avevano lasciato la stanza di Ron, ma Hermione decise di rimanere
ancora
per un po’, un po’ di tempo che divenne la nottata
intera. La Granger si era
lasciata andare, di nuovo, come con Krum l’estate prima, ma
questa volta tutto
era speciale, questa volta non era stato per voglia ma per amore. Ad un
certo
punto, forse, Harry e Ginny avevano tentato di tornare nella stanza di
Ron,
nella foga di quella notte Hermione aveva sentito la porta cigolare, ma
non
aveva dato peso alla cosa, sapeva che i suoi amici avrebbero capito e
si
sarebbero allontanati senza fiatare, magari, poverini, un po’
sconvolti. Guardò
quello spiraglio luminoso schiarire parte della stanza, voleva
sospirare,
sorridere, piangere di gioia; aveva fatto l’amore con Ron
Weasley, e lui era
stato delicato, dolce, quasi perfetto; aveva fatto l’amore
con Ron Weasley e,
per un momento, il non poter fare nulla per salvare il mondo magico non
contava
più; aveva fatto l’amore con Ron Weasley e quelle
erano state le ore più belle
della sua vita. La porta cigolò di nuovo, Hermione distinse
una sagoma
imponente entrare coprendosi gli occhi.
“Ok
ragazzi, ho già visto abbastanza stanotte” Harry
aveva
sussurrato ma Ron si svegliò di soprassalto, per un momento
sembrò non capire,
poi, realizzò cos’era successo durante la nottata
e il pensiero apprensivo da
fratello maggiore si fece sempre più pressorio …
“
V-v-oi non … cioè…. non quello
che…. Noi…. vero?” il rosso
guardava il miglior amico con gli occhi sbarrati aspettando in visibile
ansia
la sua risposta, ma questa arrivò da Ginny che
entrò di soppiatto nella stanza,
indossava il pigiama, perfettamente intonso, come la sera prima :
“tranquillo
Ron, il tuo amico è fin troppo rispettoso!”
“
meglio così!” disse Ronald tirando un sospiro di
sollievo,
Harry rimaneva con gli occhi coperti, Ginny passò la camicia
da notte ad
Hermione che da sotto le coperte si rivestì. Era la
camicetta in raso lilla,
quella che aveva deciso di mettere senza sapere perché prima
dell’incursione
nelle stanze dei ragazzi, quella che la faceva così bella,
così donna, quella
stessa che era da ore sul pavimento a fianco a lei.
“
Puoi guardare ora Harry” disse Hermione alzandosi dal
letto.
“
Io vorrei che evitassimo tutti di parlare di quel che avete
visto stanotte” Ron pian piano stava carburando, stava
prendendo coscienza di
quel che era accaduto quella notte, un sorriso sornione si espandeva
pian piano
sul suo volto.
Improvvisamente
la signora Weasley aprì la porta, rimanendo un
po’ scioccata nel trovare lì tutti i ragazzi,
scosse la testa, era visibilmente
agitata.
“
già a fare baldoria a quest’ora del mattino voi
quattro …
scendete per colazione, abbiamo ospiti!”
Molly si
richiuse la
porta alle spalle e scese in
cucina.
“
baldoria sì” Harry diede una pacca sulla spalla a
Ron, che
arrossì ulteriormente.
“
Non una parola su questa notte ho detto,non una parola!”
***
Ad
attendere i ragazzi nella solita sala da pranzo della Tana
c’erano almeno una decina di persone, i soliti Remus e Dora,
la McGrannit, il
professor Piton, Hagrid pigiato su una seggiolina per lui minuscola,
Kingsley
Shacklebolt, i signori Weasley stretti l’uno
all’altro, e Silente, col suo
solito mantello porpora e l’espressione sorridente, ma al
contempo molto seria.
Harry ebbe paura, temeva che quella disposizione significasse brutte
notizie, e
dopo i sospetti dei giorni precedenti, ne era quasi certo. Ginny gli
prese la
mano, così fece Ron con Hermione. I volti dei quattro
ragazzi erano mutati
improvvisamente, erano terrorizzati, quelli non erano certo tempi di
simpatiche
riunioni di piacere. Silente percepì il loro disagio,e, come
previsto, fu lui a
prendere la parola.
“Ragazzi,
non è successo nulla, sedetevi!”
Fu sempre
Silente a fare gli onori di casa, con la bacchetta
servì del tè col latte a tutto il convivio
silenzioso, cercando di mantenere un
clima disteso, abbastanza inutilmente. Piton fremeva per sapere cosa ne
sarebbe
stato del suo piano, con l’immagine di Lily fissa nei suoi
pensieri, aveva gli
occhi stralunati, quasi inquietanti. Molly osservava tutti i
commensali,
passando sugli occhi sull’uno, poi sull’altro, poi
sull’altro, sempre sul punto
di piangere, mantenne lo sguardo distante solo da quello di sua figlia,
che,
invece, aveva cercato il suo più volte come a chiedere
spiegazioni di quella
strana situazione.
“
Abbiamo da chiedere ad Harry una cosa difficile, ad Harry ma
anche a voi, per certi versi”
Silente
amava i preamboli, Harry odiava l’attesa da quando
ogni cosa che il preside avrebbe potuto dirgli riguardava direttamente
le sorti
del mondo.
“
Noi dell’Ordine certo odiamo chiedertelo, ma sappiamo che
sei un ragazzo molto maturo per i tuoi sedici anni e che certo pensi a
quello
che comporta essere chi sei. Sai bene quanto sia difficile la
situazione in cui
siamo e quanto sarebbe importante che ci fossero più figure
come te in questo
mondo , più figure che abbiano nelle mani le sorti del
mondo”
“So
che a questo non c’è soluzione però
Professor Silente”
“
mio caro ragazzo, il Professor Piton ha pensato a qualcosa,
che, a lungo termine potrebbe aiutare tutti noi, ma è
qualcosa di doloroso,
doloroso e pericoloso ragazzo, qualcosa che non coinvolge solo te, e
che,
paradossalmente, non è tanto pericoloso per te quanto per
altri, ma di certo doloroso”
Harry non
capiva, la mano di Ginny, che non lo aveva lasciato
un secondo, si stringeva sempre più alla sua, il suo pollice
carezzava il dorso
della mano di lui. Qualunque cosa fosse, non era solo. Tutti si
chiedevano
perché Silente stesse tergiversando in questo modo, non
poteva essere paura, un
mago come lui non poteva aver paura, voleva arrivarci gradualmente, non
voleva
spaventare i ragazzi, ma l’effetto che aveva ottenuto era
stato proprio
l’opposto, Hermione, atterrita e silenziosa tremava.
“
Il professor Piton ha pensato che tu potresti tentare di
avere un erede Harry, così da trasmettergli il tuo
potenziale magico, così che
possa esserci qualcun altro oltre a te in grado di contrastare
Tu-Sai-Chi. Le
capacità magiche, come sai, spesso si rafforzano di
generazione in generazione,
certamente i tuoi figli Harry porteranno la tua eredità,
sono destinati a
grandi cose come lo sei tu, se tu ne avessi uno ora ci sarebbe una
speranza in
più per il nostro mondo un domani, se ce ne dovesse essere
bisogno, anche se
tutti noi speriamo che non finisca così”
“Significherebbe
dare un neonato in pasto a Voldemort!” rispose
subito Harry sconvolto.
“
nessuno saprebbe che il bimbo è tuo, nemmeno
all’interno
dell’Ordine ne abbiamo parlato a tutti… e sarebbe
protetto, protetto perfettamente!”
Lui era
sempre stato il bambino sopravvissuto, ora era un
giovane mago con alle spalle un passato di sofferenza, gli stavano
chiedendo di
riproporre una vita del genere ad un altro bambino, ad un figlio, un
figlio
suo. Rimase in silenzio per minuti e minuti, interminabili per tutti
coloro che
stavano ad aspettare una sua risposta.
“
con chi dovrei avere questo erede?” sbottò ad un
tratto
rompendo il silenzio.
“
questa sarà una tua decisione Harry” Ginny strinse
ancora
la sua mano , Hermione guardò Ron, poi guardò
Harry. Molly scoppiò, ancora,
finalmente per un motivo che tutti potevano comprendere, in lacrime.
“Io
non sono convinto che sia una buona idea!” disse Harry
scosso.
Piton
esplose, nessuno sembrava davvero capire quanto fosse
importante che ci fosse un altro Potter su cui contare, lui, Piton,
sapeva chi
era Voldemort, sapeva COSA era Voldemort.
“
Potter, cerca di capire, tuo figlio potrebbe sostituirti se
tu non ce la facessi, certo, ci vorrebbero degli anni, ma se puoi dar
vita a un
mago che potrebbe essere più grande, se hai questa
possibilità non vedo perché
tu non debba sfruttarla!”
Remus
battè un pugno sul tavolo!
“
Nessuno pensa che Harry non ce la farà!” gridò.
Harry
aveva capito, sapeva che quella del suo fallimento,
comunque era una possibilità, rispose a Lupin che lo sapeva,
poi si rivolse di
nuovo a quello che fino all’anno precedente era stato il suo
odiato insegnante
di pozioni.
“
Professor Piton, forse è lei che non capisce, stiamo
parlando di mettere al mondo una persona, una persona che
rischierà la vita
ogni giorno! Io so cosa significa!”
“
Lo sappiamo tutti noi Potter!”
Harry si
rese conto che Piton con quella risposta sgarbata
aveva però colto nel segno, tutti in quella stanza sapevano
cosa significasse
rischiare la vita ogni giorno, quello che gli stavano chiedendo era di
fornirgli una speranza maggiore, di dargli un’altra
opportunità oltre a lui
stesso, un’opportunità che potesse crescere nel
tempo. Tutti rischiavano tutto
finchè Voldemort era vivo, lui più di ogni altro,
certo, lui non avrebbe potuto
restare nascosto per sempre, eppure…
Forse
avere questo bambino poteva essere un modo per tutelare
gli altri, per permettere loro di avere un futuro, ma anche il bambino
aveva
diritto ad avere un futuro. Era una decisione davvero non facile, la
scelta più
difficile che gli fosse toccata fino a quel momento, e poi Ginny, non
poteva
farle correre altri rischi, diventare la madre di suo figlio era un
rischio
enorme, e poi, poi era solo una ragazzina. Lo era anche lui, certo,
però doveva
fare l’adulto, sempre e comunque.
“
Puoi pensarci Harry, ma devi decidere presto”
Silente,
vedendo che il giovane si era
di nuovo ammutolito
decise di rassicurarlo, ma forse,ancora una volta quella sera,
sbagliò. Harry
diede infatti una risposta di impulso, senza quasi rendersene conto,
una
risposta che andava contro a quello che aveva pensato, una risposta
sulla quale
avrebbe dovuto molto ponderare oltre.
“Voglio che ognuno di noi abbia almeno un motivo per continuare a sperare sempre!Cercherò di avere un erede”
Ecco
il nuovo capitolo, lo so ci ho messo tanto ad aggiornare ma sono stata
un po' presa, innanzitutto buon 2011 a tutti. Del resto che dirvi?
Questo capitolo non mi soddisfa pienamente ma finalmente Harry ha
scoperto tutto. Devo dire però che sono un po' in dubbio per
questa long fic, ho perfettamente in mente come continuarla ma visto
che il mio tempo scarseggia non sono sicura di andare effettivamente
avanti.... cosa mi dite?