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Autore: Becauseofme    03/01/2011    2 recensioni
Erano la stessa anima distribuita in corpi diversi.
La stessa quantità di sentimenti nascosti sotto l’orgoglio. Del resto, non si chiamerebbero Kaulitz e Gaillard.
“Avevamo deciso entrambi di andarcene. Di arrenderci. Non c’era più motivo per combattere una guerra contro un avversario più forte di noi. Tanto avremmo perso. Non sarebbe stata l’ultima notte che passavo con lui, di sicuro, perché in cuore mio, sapevo che non saremmo stati lontani per tanto tempo. Un anno era bastato ad entrambi per capire quanto avevamo bisogno l’uno dell’altra e di sicuro, non avremmo sbagliato una seconda volta. Chiusi il beauty-case e aprii la porta. Spostando il mio tacco 10 fuori dalla porta.”
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Here we are and I can think from all the pills I ate,
Start the car and take me home.

Passarono tre anni da quando io e Tom c’eravamo incontrati. Purtroppo però,anche se passati, ci rivedemmo, oltre che quasi tutte le notti disponibili, sempre agli Ema’s Award 2015. Il mio vestito era molto scollato infatti avevo messo due fascette e lasciato la maglietta aperta. E lui era sempre lì. All’una scesi al piano-bar dove c’eravamo conosciuti e lo vedi spogliare una ragazza. Rosa dalla rabbia, la allontanai da lui e lo presi da parte. Non avevo una vera ragione per cui farlo, e non era neanche un’azione che susseguiva la precedente con un senso, anche perché io e lui non eravamo fidanzati. Anzi, avevamo esplicitamente deciso di fare solo sesso. Eppure lui stava dando sue attenzioni a quella ragazza, che non ero io, e questo mi indispose molto.

« Ma che cazzo fai? » mi urlò spingendomi contro la porta del bagno.                                                 
« Scusami, non so che mi è preso. » mi giustificai.                                                                                           
« Vattene prima che io mi arrabbi! Vattene! »                                                                               
Doveva aver sicuramente bevuto, perché mi trascinò nel parcheggiò a forza, mi fece salire in macchina
e ci dirigemmo a tutta velocità verso il suo hotel Entrammo nella sua stanza e iniziò ad insultarmi.
« Sei solo una puttana! Ti sei venduta a me fin dalla prima sera e hai continuato! »                             
« Non penso di essere l’unica che c’è stata! » gli dissi.                                                         
« Rimani una puttana lo stesso: vai in giro con questi vestitini! » disse indicando gli straccetti che indossavo.

Ero sdraiata sul letto e lui era ai bordi e mi prese per i piedi e mi trascinò verso di sé strappandomeli del tutto.
Avevo paura, perché non era mai stato così violento, neanche quando arrabbiato.
Ma quando mi guardò negli occhi, capii che c’era dolore e non rabbia, come poteva apparire.
Capii che era successo qualcosa per cui lui stava soffrendo più del normale. Si prese la testa fra le mani, che poi sbattè contro il muro provocando così un grosso rimore ed in un momento “sobrio” mi spiegò la situazione molto delicata.
« Megan, non possiamo più vederci, neanche per scopare. » mi confessò.                                             
« David non … David non vuole più, dice che è pericoloso e che se non obbedisco, perdo il lavoro.
Lui non … non vuole che noi due ci frequentiamo quindi mi ha apertamente detto che dovrò starti lontano o provvederà lui a farlo.» continuò cercando di trattenere le lacrime. Io però non lo feci e lui si avvicinò e mi abbracciò. 
« Meg, ti prego, no piangere, andrà tutto bene, io non … non lo permetterò per quello che posso. » mi accarezzò i capelli.                                                                                                                        
« Rimani ti prego, rimani. » lo implorai.
La mattina quando mi svegliai non era più lì. Mi aveva lasciata a Milano da sola, sola con il mio dolore.
L’unica cosa che c’era fu una nostra vecchia foto, che scattammo un anno prima a casa sua. Sì, mi ci aveva portata per la prima volta.
Avevo conosciuto Bill e sua madre, ma non come fidanzata, solo come “amica” anche se lei ci aveva chiesto ripetute volte se c’era qualcosa tra di noi. Penso che entrambi avremmo volentieri risposto “Sì, solo sesso”, ma ci limitammo a guardarci di sfuggita con occhiatine poco innocenti.
E poi ebbi la prova che Bill mi odiava . E così mi aveva lasciato quel ricordo doloroso ed un bigliettino:

“ [...] Penso di essere stato davvero molto bene con te. Ne abbiamo passate di tutti i colori davanti ai paparazzi. Ne abbiamo passate di ancora più divertenti sotto alle coperte, anche se non eravamo sempre comodi in un letto di una calda stanza d’hotel. Ma a parte questo ti voglio ringraziare, perché oltre a tutte le nottate insonne, mi sono davvero affezionato. Mi dispiace se a volte ti lasciavo senza salutarti o dirti niente, o tutte le volte che, vedendo il sangue, non facevo niente. Scusami per tutti gli sbagli che ripetevo pronunciando l’inglese, ma non ci sono mai andato d’accordo. Un giorno tornerò te lo prometto. Te lo giuro su Bill che un giorno ti ritroverò. Ti voglio bene Meg. Non ti dimenticare di me, di noi. Trovati un ragazzo, rimpiazzami con lui e divertiti, e poi un giorno tradiscilo con me. Ahah. Sto scherzando. Scusa se non riesco a scrivere altro, ma non riesco a trattenere le lacrime. Stammi bene. Salutami la Ford.

Whit love, Tom.”

    
E tutto ciò che rimaneva di lui era questo. Quando mi accorsi che a breve le lacrime sarebbero scese,
mi alzai, mi vestì, tolsi la federa al cuscino su cui aveva dormito, ci infilai dentro il biglietto e chiusi tutto in valigia.
Ed il giorno seguente, ero già in America pronta a parlare del mio nuovo album.
Un anno dopo, nel 2016, ci incontrammo per la prima volta dopo quella notte nel backstage degli Ama’s Award,
forse il primo che loro avevano vinto e lo vidi. Bello come il sole che stava provando con la chitarra.
Quando notò la mia presenza, abbassò gli occhi e si autocostrinse a venir a chiudere la porta.
Mi guardò per un attimo e poi il suo viso fu oscurato da quella superficie bianca.
« Vattene. » mi disse Bill comparendo dietro di me.                                                              
« Mi dispiace, ma non leggo il cartello “vietato l’accesso”. » replicai.                                                       
« Vattene. » ripetè furioso.                                                                                                                          
« E’ sempre stato lui a scoparmi, per tua informazione. » lo provocai. Mi fulminò e gli sorrisi.
Mi allontanai e sculettai mentre camminavo, così da farlo arrabbiare ancora di più.
Quel ragazzo provava ribrezzo per me. Forse mi odiava fino a volermi vedere perdere ogni singola possibilità con il fratello.
Ma non era così famigerata da non essere accettata da lui no?

 

Do you understand who I am ?
Do you wanna know?
 

Quando arrivai sul palco, non c’era più l’adrenalina di quattro anni prima.
Non c’era più la voglia di muovermi come avevo in precedenza.
La testa diceva solo di scappare, allontanarmi, o mentre il cuore pulsava fortemente comandandomi di andargli vicino e baciarlo, finchè  capisse quando avessi     bisogno di lui.                

Grazie ad un paio di amici, scoprii in che stanza alloggiava.
Il suo residence non era molto lontano dalla periferia e così riuscii a raggiungerlo in poco tempo.
Poi bussai alla sua porta, finita la corsa per le scale e quando mi aprì, mi lasciò entrare, senza obbiettare.
Ma prima che parlasse, aprii bocca io.

 

But just tonight I won't leave ,
I'll lie and you'll believe.

 

« So che non dovrei essere qui, e mi dispiace di tutto, ma dovevo vederti. » gli confessai.          
« Megan … » cercò di controbattere.
« Tom ascoltami, lo so che non è passato poco tempo dall’ultima volta e so che rischierei di crearti qualche problema, ti chiedo scusa e ti prego di perdonarmi, ma avevo bisogno di dirti che … che ho bisogno di te. » una, due, forse nove o dieci lacrime caddero.
Silenziose tanto quanto un cuore spezzato che inevitabilmente fa “crack”.
Ma uno di quei rumori che rimbombano nelle orecchie per ore, fino a sminuire la sonorità prima di sparire.

« Ti amo. » sussurrò avvicinandosi e baciandomi il collo, come quattro anni prima.

« Ti amo. » ripetè più forte e sicuro.

« Ti amo. » concluse in un sussurro prima che, oltre alle labbra, qualcos’altro si attaccasse.fine

Note dell’autrice: Allora, il prossimo sarà l’ultimo capitolo, anche se vi spiegherò alla fine di tutto. Volevo solo sottolineare che il “Whit” è scritto appositamente così, anche se in realtà, come penso sappiate, la “h” sarebbe dopo la “t”. Comunque la canzone, per me bellissima, è Just Tonight dei "The Pretty Reckless" che ho usato per tutta la storia. Infine, un grazie a tutti quelli che hanno letto la storia.
Becauseofme.

  
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