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Autore: Jade_    03/01/2011    2 recensioni
Ora di pranzo nel prestigioso college.
Tutto quello che si riusciva a vedere era un ragazzo accerchiato da tutto il corpo studentesco femminile e maschile. Mi correggo quasi tutto il corpo studentesco.
Infatti, io e miei migliori amici rimanemmo seduti sul nostro tavolo a parlare come se non fosse successo niente.
Come se Lui non fosse mai arrivato.
Quella era la nostra scuola e noi ne eravamo i re e le regine.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Ma chi pensava di essere?

Seduta al tavolo guardavo che diavolo stava facendo.

Era lì, in piedi sulla sedia a scegliere le “fortunate” ragazze che avrebbero pranzato con lui.

Io non mi sarei seduta accanto a lui nemmeno se mi avessero pagata.

Era solo uno stupido ragazzo montato dalla testa ai piedi.

“Che ne dici?” mi destò dai pensieri Kiki.

“Scusate non vi stavo ascoltando”

I due per risposta fecero una faccia rassegnata con un sorrisino sul volto.

“Che stavate dicendo?” chiesi con fare innocente.

“Una festa in stile Harris” rispose Kiki che quando pronunciò la parola festa le s’illuminarono gli occhi.

“Certamente! Non rifiuto mai una festa, lo sai bene. Pensi a tutto tu?” concordai felice, almeno per un po’ avrei dimenticato il nuovo arrivato.

“Lo sai che le basta un messaggio” aggiunse il mio dolce fratellino.

La bionda tirò fuori dalla tasca il suo I-phone rosa, scrisse qualcosa e iniziò a contare:

“3..2..1..”

I telefoni iniziarono a squillare all’unisolo, un messaggio era arrivato, il nostro messaggio.

E che festa sia.

“Honey, non ho ancora inviato il messaggio al nuovo arrivato. Lo invitiamo?” mi domando sempre con il suo telefono in mano.

Non era il caso di meravigliarsi se Kiki avesse già il suo numero nonostante non avesse mai parlato con lui, lei conosceva tutti e aveva i numeri di tutti, non si sa bene come, però li aveva.

Cercai questo Liam con gli occhi e vidi che mi fissava leggermente intimorito con i suoi occhi verde intenso.

Sorrisi complimentandomi per avere ancora quell’effetto sui nuovi arrivati.

Un solo click e la sera mi sarei trovata quel gradasso in casa.

Nel mio territorio.

“No, assolutamente” risposi sicura, incosciente che dopo avrei cambiato idea.

L’ora di pranzo finì, ci alzammo da sopra il tavolo e andammo insieme verso l’aula di letteratura.

Gli passammo davanti senza nemmeno guardarlo, doveva essersene accorto, mi sentivo osservata.

Dopo poco lui ci superò velocemente e si mise davanti alla porta della classe bloccandone il passaggio.

Lo fulminai con lo sguardo, ma non intendeva muoversi.

“Spostati” sibillai.

“Perche dovrei? Sono comodo” rispose in tono di sfida.

Sorrisi bastarda, consapevole di aver appena avuto un’idea, al mio fianco Erik e Kiki lo avevano capito e mi seguirono ghignando.

“Non avresti dovuto dirlo” dichiarai minacciosamente.

“E’ una minaccia?” domandò sarcastico con quel suo fare da sbruffon e passandosi una mano tra i folti capelli neri.

“Vedila come.. un avvertimento” continuai sempre fissandolo negli occhi.

Conoscevo bene l’effetto che faceva il mio sguardo e questa volta non venne meno.

“Paura” disse ridendo.

“Dovresti averne.” Risposi seria e sicura di me.

“E’ appena arrivato, non lo sapeva” cercò di scusarlo sarcasticamente Kiki.

“Andiamo ci ha già fatto perdere troppo tempo” conclusi.

Lo spinsi via dalla porta come se niente fosse e passai tranquillamente, sedendomi poi al mio solito banco in fondo alla classe, seguita da Kiki.

Erik gli passò di fianco dandogli una pacca sulla spalla e dicendogli con fare amichevole:

“Tranquillo, fa così con tutti.”

Infine mio fratello prese posto accanto a noi.

La lezione iniziò con la prof che presentava alla classe il nuovo “fantastico” arrivato, mentre io e la mia compagna di banco mettemmo i piedi sul banco e prendemmo a organizzare la festa via sms.

Dopo qualche minuto la professoressa ci vide e chiese ironicamente:

“Volete che vi porti anche te e pasticcini?”

Io e Kiki la fulminammo con lo sguardo all’istante.

Dovevamo forse ricordarle chi finanziava quella scuola da quattro soldi?

Ci limitammo però a dire:

“Sì grazie ed in fretta, sempre se non le dispiace.”

La signora si rassegnò e tornò a parlare della carriera di attore, che riteneva alquanto ardua e che il successo a volte montava la testa e per fortuna non era successo al suo adorato Liam.

Ero sicura che non l’avesse visto a pranzo.

“Liam caro, hai già visitato l’intera scuola?” chiese lei.

“No, purtroppo.” rispose lui con un espressione fintamente rassegnata e triste.

“Allora un alunno ti accompagnerà a visitarla. Spero la troverai di tuo gradimento.”

“Non ne dubito”

Questo ragazzo aveva una bella faccia tosta!

Prima in giro a fare lo sbruffone, invece ora a lavorarsi per bene i professori.

La prof si guardò intorno e scelse:

“Harris”

Io e mio fratello alzammo lo sguardo insieme.

“Intendevo Erik Harris, tu Honey lo faresti scappare.”

“E’ ancora in tempo a cambiare idea.” Risposi tornando ai miei messaggi.

In quel momento un’idea si fece spazio tra i miei pensieri.

Sì, poteva funzionare.

Il ragazzo avrebbe presto capito che era meglio non mettersi contro di noi, soprattutto contro di me.

 
***

 

Avevo appreso la nobile arte di manipolare i professori già da piccolo, loro mi adoravano.

Dopo che la professoressa ebbe finito di presentarmi, vi assicuro che non avevo mai sentito una presentazione così lunga, mi mandò a sedermi vicino a questo Erik Harris.

Man mano che mi avvicinavo mi accorsi che era identico alla ragazza che avevo fermato alla porta.

Quindi lui doveva essere il Re di cuori.

“Ehi” mi salutò amichevolmente.

Non sembrava così scontroso come la sorella.

Risposi al saluto con un cenno.

Restammo qualche minuto in silenzio , ma presto fummo interrotti dalla vibrazione di un cellulare.

Il biondo al mio fianco tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un nuovissimo modello di I-Phone bianco, lesse attentamente e guardò la sorella negli occhi.

Sembrava che stessero parlando senza usare le parole.

Lui fece un cenno e si focalizzò sulla star del momento, cioè io.

“Senti, visto che devo farti conoscere un po’ l’ambiente che ne dici di una festa?”

“Certo, dove?”

“Ti spiego tutto dopo, quando faremo il giro della scuola. Ora stiamo attenti, io non sono come mia sorella, ci tengo ai voti” e così concluse.

Una festa il primo giorno.

Dopotutto non dovevo essere stato tanto male se ero stato invitato di persona da Erik Harris.

Mi sarei dovuto ricordare di chiedergli se avessi potuto portare degli amici, Jason e gli altri ne sarebbero stati felici.

Tra tutto quello che mi aveva detto mi aveva colpito una frase: “io non sono come mia sorella.”

Erano, quasi, uguali fisicamente, ma caratterialmente dovevano essere l’opposto.

Lei era così fredda, lui invece sembrava così amichevole.

Lei sembrava fregarsene di tutti, mentre lui invece era lì attento a seguire la lezione.

La fissai un momento.

Aveva le gambe distese sul banco, gli occhi puntati sull’ i-phone nero e i capelli sciolti sulle spalle.

Ma cos’era questa mania dell’ I-phone?

Ero l’unico a non averlo?

Dovevo assolutamente rimediare.

Tornando a lei, seppur Regina dei ghiacci era una visione incantevole.

Non vedevo l’ora di vederla alla festa.

C’era attrazione fisica tra noi, lo sentivo.

Però non ero l’unico a fissare da quella parte e dubitavo che Erik stesse fissando sua sorella, il suo sguardo era focalizzato sulla bionda al fianco di Honey, davvero bella anche lei, Kiki.

Come biasimarlo?

La campanella suonò dopo breve tempo per decretare la fine di un giornata scolastica, ridestandoci dai sovrappensieri.

“Pronto per il giro turistico?” mi domandò sorridendo.

“Credo di sì.”

Due ragazze si avvicinarono a noi, vidi che Kiki dava una leggera gomitata a Honey che prese a sorridere, leggermente.

“Ehì ragazzi noi andiamo a fare shopping pre-festa, vi unite a noi?” chiese l’ultima.

Sembrava quasi..gentile.

“No, ti prego! Noi non vi facciamo da facchini.” Rispose veloce Erik.

“Come volete. Dovrebbe arrivare Jennifer verso le 6, apri tu se non fossimo ancora arrivate.” Diede istruzioni la regina dei ghiacci.

“Sta sera verrà DJ Scart, ti va bene?” domandò Kiki eccitata per l’imminente festa.

“Certamente, mia regina della notte”

Parlavano davvero così fra loro?

Lei s’inchinò e lui le fece il baciamano.

“Su dai Kiki, basta scherzare. Andiamo perché se no, non riusciamo a tornare nemmeno per le otto.”

I due si misero a ridere e le ragazze si allontanarono.

“Andiamo, ti mostro la palestra. Intanto ti do le informazioni per stasera.”

Prendemmo a camminare lungo i corridoi ormai vuoti.

Le pareti bianche sembravano appena state verniciate, odoravano di vernice.

Erik mi vide fissarle e parlò:

“So quello che stai pensando, sono state appena verniciate per il tuo arrivo”

Rise e io lo seguii.

Sembrava simpatico, completamente diverso da Honey.

“Posso farti una domanda?” chiesi mentre continuavamo a camminare.

“Certamente.”

“Ma tra te e Kiki c’è qualcosa?” domandai innocentemente.

“Non sono affari tuoi.”

Okay, avevo toccato un tasto dolente.

“Questa è la palestra. Ora andiamo in cortile”

La sua voce era diventata fredda quasi quanto quella della sorella.

Cercai di allentare la tensione parlando d’altro:

“Ma tua sorella è sempre così?” domandai.

“No, al contrario. E’ molto dolce con noi, la freddezza è solo una maschera. Però ti assicuro che è meglio averla come amica che come nemica. Cerca di non provocarla e starai bene.”

Era la seconda persona che mi diceva che Honey era pericolosa, ma non riuscivo a capire.

Avrebbe tirato fuori una mitraglietta puntandomela contro alla prima occasione?

“A che ora bisogna presentarsi sta sera?” chiesi cambiando argomento.

“Alle 22. Mettiti un costume, da bagno”rispose tranquillamente.

“Posso portare qualcuno?”

“Porta chi vuoi, più gente c’è meglio è. Questo è il cortile. Vuoi che ti faccia vedere anche le aule?” domandò cortesemente.

“No, grazie. Le ho già viste questa mattina.”

“Okay. Comunque tra me e Kiki non c’è niente.” Disse tutto d’un fiato

“Va bene, comunque era solo per parlare. Ci vediamo sta sera.”

“Certo. A dopo.”

Dopo che se ne fu andato presi il mio Nokia ultimo modello (dovevo assolutamente comprare un I-phone) e composi il numero di un mio amico.

“Pronto?”

“Ehì Jason, tutto bene?”

“Sìsì, te?”

“Benissimo. Senti sta sera c’è una festa. Ti va di venire?”

“Certo. A che ora?”

“Alle 9 e 30 da me. Mettiti anche un costume da bagno.”

“Ma io piaccio anche senza.” Scherzò.

“A me no. Quindi mettitelo.”

“Agli ordini! A dopo”

“Sì ciao.”

Attaccai e chiamai altri due amici:

Kyle e Jack.

Ripetei a tutti e due le indicazioni e tutto.

Ci saremmo divertiti quella sera, almeno speravo...






Note dell'autrice:  Buon anno a tutti!
Un grazie immenso a chi recensisce e a chi si limita a leggere.
Grazie davvero di cuore.
N.d.a. dsdsdsdsd 

  
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