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Autore: Lhea    03/01/2011    3 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXXI

Capitolo XXXI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.00 – Russia, Autostrada direzione Nord

 

Irina guardava scorrere di fianco a lei il paesaggio ghiacciato che ormai faceva compagnia al loro percorso da diversi chilometri, chiedendosi se avessero preso la direzione giusta, oppure se si stessero dirigendo verso una landa senza ritorno.

 

Una vasta pianura fredda e desolata si estendeva senza fine, e un vento gelido spirava da nord, facendo muovere i cespugli ai lati della carreggiata. Il cielo era di un grigio scuro e denso, come se si preparasse a nevicare ancora. La Punto procedeva spedita sulla strada sgombra, senza incontrare ostacoli, con un’unica compagnia quella del rumore del motore.

 

<< Dovremmo incrociare tra poco il primo ritrovo… >> disse Dimitri, lanciando un’occhiata intorno, << Ormai siamo nelle vicinanze >>.

 

Irina annuì in silenzio, sentendo l’apprensione crescere: vedeva la lancetta del carburante scendere sempre di più…

 

Nonostante tutto, quella parte del viaggio era cominciata bene: non avevano incontrato nessuno, e avevano percorso trecento chilometri senza intoppi. Il percorso studiato da Dimitri si era rivelato rapido e poco conosciuto, tanto che non avevano incontrato nessun’altro pilota.

 

<< Alla prossima esci >> disse il russo, guardando la cartina.

 

Irina eseguì, immettendosi nella rampa di decelerazione: qualche minuto, e si ritrovò in una piazzola spazzata dal vento, dove c’erano parcheggiate un paio di auto scure e un grosso furgone. In piedi, il Referente Karim e un altro paio di uomini aspettavano, imbacuccati in pesanti cappotti.

 

La Punto si fermò a pochi metri da loro, e Dimitri scese in fretta, senza nemmeno darle il tempo di spegnere il motore. Irina smontò e lo raggiunse, aiutandolo a trasportare la tanica di benzina che Karim aveva scaricato dal furgone.

 

<< Siete i primi >> disse il Referente, mentre Irina apriva il bocchettone per il rifornimento, << Non è ancora arrivato nessun’altro >>.

 

<< Tanto meglio >> borbottò Dimitri, guardando il carburante fluire dalla tanica, << Quand’è la prossima stazione? >>.

 

<< Trecentocinquanta chilometri circa >> rispose Karim.

 

La tanica venne completamente svuotata, e Irina si accorse con orrore che la benzina che gli era stata fornita non era sufficiente a riempire tutto il serbatoio: doveva essere poco più della metà.

 

<< La benzina potrebbe non bastarci >> disse, rivolta sia a Dimitri sia a Karim.

 

Il Referente fece un sorrisetto.

 

<< Questo non è un problema mio >> ribatté, << Avrete tutti lo stesso quantitativo di carburante. Siete voi a dovervelo gestire >>.

 

<< E lo faremo >> ringhiò Dimitri, prendendole di mano le chiavi, << Andiamo >>.

 

Risalirono in auto, con il Mastino al volante, e Irina si chiese dove fossero tutti gli altri: anche se erano i primi ad essere arrivati al punto d’incontro, era certa che la gara non si sarebbe rivelata così semplice come sembrava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.10 – 1° punto di ritrovo

 

Xander lasciò fermare la Ferrari nello spiazzo, mentre cercava di fare mente locale e capire dove avessero sbagliato: non erano i primi ad arrivare lì, nonostante avesse tenuto una media elevata e non avesse sbagliato la strada nemmeno una volta. Il loro viaggio era stato tranquillo, a parte uno scontro con la BMW bianca che poi era sparita più di mezz’ora prima, e che probabilmente non era ancora passata di lì: era sicuro che il percorso che aveva scelto fosse il più veloce.

 

<< Guidi tu, d’ora in poi >> disse, rivolto a Nina, che sedeva di fianco a lui, silenziosa.

 

<< Ok >> fu la risposta tranquilla della ragazza.

 

Le cose tra loro non erano cambiate, nonostante la notte passata insieme, e da parte di Xander non c’era nessun comportamento che potesse far capire che era successo qualcosa tra loro due: non era freddo, ma non era nemmeno particolarmente gentile. Si teneva a debita distanza da Nina, come se la considerasse un pericolo di cui prima non si era reso conto. Da parte della russa, invece, si notava un certo compiacimento nel modo in lo avvicinava, una sorta di disgustosa civetteria che lo infastidiva.

 

Ora che Xander aveva visto il suo tatuaggio, quello del gatto dalle orecchie a punta, ci andava molto più cauto, con lei. La sua allusione al fatto che non servisse vincere la Mosca-Cherepova per incontrare la Lince era rimasta senza spiegazione: nonostante gli avesse chiesto cosa intendesse, Nina non gli aveva dato risposta. Si era limitata a sussurrare qualcosa sul fatto che aveva conoscenze molto in alto, e che si sarebbe visto tutto alla fine della gara, indipendentemente da come sarebbe andata.

 

Xander era sicuro che Nina avesse una certa influenza, da quelle parti, ma il suo dubbio era un altro: quel tatuaggio che aveva tra le spalle poteva benissimo essere una lince… Anzi, con tutta probabilità lo era.

 

La domanda “Ma Nina può essere la Lince?” se l’era posta diverse volte, in quella giornata passata a sbollire la sensazione che aveva addosso da quando ci era andato a letto, e la risposta che si era dato era sempre la stessa.

 

Nina era una donna, e come era chiaro, in Russia le donne non facevano parte del giro delle corse, a parte poche “elette”. Era la figlia del Primo Ministro, e godeva di una certa importanza indipendentemente dal fatto di essere anche una pilota clandestina. Era furba e molto intraprendente, oltre che ambiziosa.

 

Quella della Lince poteva essere la maschera perfetta per permetterle di ottenere tutto il potere che desiderava e che non avrebbe potuto avere in quanto donna. Nessuno, a parte le Sentinelle, entrava direttamente in contatto con lei, e questo era solo un punto a suo favore…

 

Perché gareggiare nella Mosca-Cherepova, allora?

 

Semplice, per vedere di persona chi avrebbe dovuto incontrare, per sondare il terreno e per vedere fin dove si spingeva la sua autorità. Si infiltrava tra loro per capire chi gli fosse davvero fedele, chi no, e da chi si dovesse guardare.

 

Riempirono il serbatoio, scoprendo da Karim che prima di loro erano passati Irina e Dimitri, e si diedero il cambio. Una volta al posto del passeggero, Xander dispiegò la cartina e cercò il percorso più breve e veloce che li avrebbe portati al secondo punto di incontro.

 

Quando la ragazza affondò il piede sull’acceleratore, imboccando la nuova strada, Xander le rivolse un’occhiata, e improvvisamente si pentì di quello che aveva fatto, di essere caduto nella sua trappola. Era stato uno stupido, perché ora capiva davvero chi aveva davanti, ma in quel momento, quando ancora bruciavano nel suo cuore le parole di Irina che lo aveva appena lasciato, non era stato in grado di prendere la decisione migliore.

 

Mise da parte la mappa e la guardò, così bella circondata dai suoi capelli biondi, eppure così perfida, sotto quella pelle diafana… Ambiziosa abbastanza da poter desiderare il potere nelle sue mani, apparentemente fragile per sembrare insospettabile…

 

<< Nina, tu sei la Lince >> disse alla fine, secco.

 

La ragazza non si scompose; rimase a guardare la strada davanti a sé, e l’unica cosa che si lasciò scappare fu un sorrisetto divertito. Niente, nella sua espressione, nei movimenti del suo corpo, fece trasparire il fatto che fosse sorpresa o preoccupata: se aveva ragione o meno, a lei non importava. Non aveva paura di essere scoperta o smascherata.

 

<< Perché dici questo? >> chiese, tranquilla, mentre davanti ai suoi occhi scorreva la strada fredda e il paesaggio ghiacciato.

 

<< Sarei stupido se non lo sospettassi >> rispose Xander, << Hai il tatuaggio di una lince tra le spalle, e guarda caso dici di poter incontrare la Lince quando vuoi… Se non sei tu, allora è tuo padre >>.

 

Poteva anche sbagliarsi, ma era l’unico modo per metterla alle strette e cercare di convincerla a dire qualcosa…

 

Nina ridacchiò.

 

<< Perspicace… >> disse, << In effetti, hai ragione, potrei esserlo. E anche mio padre… Ma perché dovrei dirlo a te? >>.

 

<< Perché tanto so già chi sei >> rispose Xander.

 

La ragazza tacque, senza cambiare espressione.

 

<< Lo scoprirai alla fine >> disse, << Fino ad allora, fai pure tutte le tue congetture… Se sono la Lince, sarai il primo a saperlo >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 14.35 – Russia, direzione Nord

 

La Punto scartò rapidamente di lato, sfiorando il bordo della strada gelata, mentre Dimitri teneva lo sguardo fisso davanti a sé, digrignando i denti, infuriato.

 

Il percorso che avevano scelto per la seconda parte della gara non si era rivelato il migliore: avevano trovato diversi passaggi sbarrati o bloccati per lavori o dalla neve, e Dimitri aveva dovuto scegliere un’altra strada. Avevano perso tempo, e intanto avevano incrociato un paio di piloti che prendevano altre direzioni.

 

<< Credi che il prossimo punto d’incontro sia ancora molto lontano? >> chiese Irina, sentendo l’apprensione crescere: non sapeva di preciso quanti chilometri avevano percorso, ma vedeva il livello della benzina scendere sempre di più, e la tanica di scorta non era sufficiente a tranquillizzarla.

 

<< Non lo so… >> rispose Dimitri, innervosito, << Non so nemmeno dove sono, cazzo! >>.

 

Irina sussultò di fronte al suo tono rabbioso e irato, e gli rivolse un’occhiata fugace. Il Mastino era per la prima volta in difficoltà, e lei non sapeva che fare… Per quanto studiasse la mappa, non riusciva a capire quale strada potessero prendere, o che almeno apparisse come la migliore…

 

Avevano seguito per una decina di minuti uno dei partecipanti, il tipo della BMW M3 bianca, che avevano incontrato qualche minuto dopo aver capito di essersi persi… Evidentemente, però, li aveva portati fuori strada, perché non avevano capito dose stesse andando. Alla fine avevano cambiato rotta, ma l’avevano fatto troppo tardi, perché ormai non avevano idea di dove si trovassero.

 

<< Sembra esserci solo ghiaccio, da queste parti… >> ringhiò Dimitri, << Ghiaccio e campi rinsecchiti… Cazzo, non riesco a capire dove siamo >>.

 

Irina guardò rapidamente la cartina, cercando di capirci qualcosa, ma non aveva punti di riferimento per fare un confronto… Ci voleva un cartello, un segnale stradale, qualcosa che gli facesse intuire almeno a dove fossero vicini…

 

Leggeva la frustrazione nei movimenti secchi di Dimitri, e si rese conto che il tempo passava e loro consumavano benzina senza sapere esattamente quale fosse la loro direzione. Sapeva che non era il momento per cercare un punto d’incontro con lui, ma lasciarlo infuriare ancora di più a ogni minuto che passava non era una buona idea.

 

<< Dimitri, fermiamoci un momento >> disse, << Non serve che continuiamo a prendere strade senza sapere dove ci porteranno… Fermiamoci un momento, diamo un’occhiata alla cartina. Sono sicura che troveremo una soluzione >>.

 

Il russo le lanciò un’occhiata di sbieco.

 

<< D’accordo >> disse lentamente, << Al primo cartello mi fermo… >>.

 

Incontrarono un piccolo segnale stradale che indicava che la città di Kamchakta si trovava a circa dieci miglia di fronte a loro, e a quel punto Dimitri fermò la Punto a lato della stradina e spense il motore. Irina lo guardò gettare un’occhiata intorno e attese che dicesse qualcosa.

 

<< Passami la mappa >> ordinò lui.

 

Irina eseguì, poi lo seguì fuori dalla macchina: dispiegò la cartina sul cofano e si mise a guardarla, il venticello gelido che faceva muovere i bordi. Lei li afferrò e la tenne ferma, lasciando il tempo a Dimitri di capire dove fossero.

 

Sapeva che fermarsi voleva dire perdere tempo prezioso, che in quel momento qualcuno poteva essere già sulla buona strada per raggiungere il secondo punto di ritrovo, ma sentiva che quello era l’unico modo per sbloccare la situazione. Si fidava di Dimitri, e sapeva che avrebbe trovato la strada giusta. Gli sarebbe bastato un attimo, ne era sicura. Non era uno che sbagliava facilmente, e se sbagliava di solito sapeva rimettere le cose a posto.

 

Il russo puntò il dito sulla cartina, poi seguì un percorso per un breve tratto, quindi scosse il capo.

 

<< Siamo fortunati >> borbottò, << Dobbiamo tornare indietro di qualche miglio, poi prendiamo la strada che costeggia il lago… Il secondo punto di ritrovo è lungo quella >>.

 

Irina sorrise, raggiante.

 

<< Sapevo che l’avresti trovata >> disse.

 

Dimitri la fulminò con gli occhi.

 

<< Non avrei dovuto perdermi… >> ribatté, seccato, << Avanti, sali. Guidi di nuovo tu >>.

 

Irina continuò a sorridere, sapendo che evidentemente lui odiava i complimenti, e afferrò le chiavi.

 

<< Mi fai da guida? >> chiese.

 

Dimitri fece un movimento brusco con la mano, come a dirle di non scherzare.

 

<< Muoviti. Io metto qualche litro di benzina >>.

 

Irina salì al posto di guida, attese qualche istante che Dimitri versasse la benzina nel serbatoio e poi ripartì a razzo, facendo inversione e dirigendosi verso ovest come avevano pianificato.

 

La strada in mezzo alle campagne ghiacciate scorreva veloce sotto di loro, mentre Irina dava fondo a tutte le sue energie, guidando più velocemente che poteva nella speranza di non aver perso troppo tempo.

 

Poi la carreggiata iniziò ad allargarsi, trasformandosi in una strada più larga e ben asfaltata, costeggiata a destra da rocce e alberi imbiancati dalla neve, e a sinistra comparve un enorme lago dalle acque color acciaio, e una spessa lastra di ghiaccio che rifletteva il cielo fosco della Russia a farle da coperchio. Oltre le sue sponde, lontano lontano, si intravedeva una striscia di terra nera.

 

<< Siamo sulla buona strada >> disse Dimitri, << Non dovrebbe mancare molto, ormai… >>.

 

Irina non ebbe nemmeno il tempo di esultare, che da una stradina laterale sbucò la BMW M3 che avevano seguito per un tratto di strada, che sgommando si affiancò a loro, diretta dalla stessa parte. Sollevò una nuvola di pietroline mentre si rimetteva in linea e scattò avanti.

 

<< Vai, vai! >> disse Dimitri.

 

Irina affondò nuovamente il piede sul pedale dell’acceleratore, portando avanti il muso della Punto, ma nello specchietto retrovisore vide brillare improvvisamente qualcosa di rosso… Sapeva con esattezza cosa fosse…

 

Xander”.

 

Non avrebbe mollato, non li avrebbe lasciati passare avanti. Avevano perso tempo, ma non era importante… Avrebbe lottato fino all’ultimo…

 

Superò la BMW, mentre la Camaro rossa di Severin sbucava da chissà dove una ventina di metri dietro di loro, slittando sulla strada…

 

Irina si piazzò al centro della carreggiata, e gettò un’occhiata allo specchietto: alla guida della Ferrari c’era Nina, che teneva il volante stretto con la mano destra e la fissava con determinazione, forse convinta di poterla superare.

 

“Di nuovo noi due, carina…”.

 

Irina si lasciò andare a un ghigno, poi iniziò a zigzagare, bloccandole ogni spiraglio per il sorpasso… Frammenti di ghiaccio si sollevavano al bordo della strada, il sole che si rifletteva sulla superficie del lago… Anche questa volta, Nina avrebbe dovuto sudare per riuscire a passarla…

 

Poi in lontananza vide quattro macchine scure parcheggiate e tre furgoni neri, a bloccare il centro della strada… Doveva essere il secondo punto d’incontro.

 

Irina accelerò ancora, vedendo schizzare sempre più su la lancetta del contagiri, in testa al gruppo di auto che ormai sfioravano la dozzina… Se solo ne avesse avuto il tempo, si sarebbe chiesta come avevano fatto a rimontare così in fretta…

 

La strada si fece sempre più stretta, fino a ridursi a un viottolo sulla sponda del lago, il ritrovo sempre più vicino…

 

La Punto sbandò improvvisamente, forse su una lastra di ghiaccio, e Irina strinse il volante, cercando di non uscire fuori strada…

 

<< La tengo, la tengo! >> gridò, mentre la Punto scivolava di lato, scaraventando lontano un cespuglio ghiacciato. Vide il rosso della Ferrari brillare nello specchietto sinistro…

 

Irruppe nello spiazzo in scivolata, e appena sentì le ruote riprendere aderenza premette il freno, inchiodando a pochi centimetri da uno dei furgoni, appena in tempo per non prenderlo in pieno…

 

Dimitri scese di slancio dalla macchina, mentre le altre auto si fermavano a pochi metri da loro, spegnendo i motori. Irina smontò e raggiunse Dimitri che aveva già afferrato la tanica di benzina e la stava versando nel tubo del serbatoio.

 

<< Vai a farti dare le catene >> disse lui, secco, << Ci penso io qui >>.

 

Irina si guardò intorno, cercando rapidamente uno dei Referenti: Konstantin era vicino a uno dei furgoni, che li guardava con una strana aria, come se non si aspettasse di vederli lì. Lo raggiunse di corsa.

 

<< Ci servono le catene >> disse lei.

Konstantin non diede segno di aver capito, ma fece un sorrisetto.

 

<< Come avete fatto ad arrivare così in fretta? >> chiese.

 

Irina ridusse gli occhi a fessure, insospettita dalla domanda. Improvvisamente si domandò il perché del fatto che fosse così stupito di vederli… Non poteva certo sapere che si erano persi, visto che non avevano detto niente a riguardo.

 

<< Non ho tempo da perdere, dammi le catene >> ribatté, fredda.

 

Il russo si voltò e con molta lentezza aprì uno degli sportelli del furgone, tirando fuori una scatola nera di plastica. Gliela porse, e senza ringraziare lei la afferrò e tornò rapidamente da Dimitri. Aprì il baule proprio mentre sentiva la porta di una delle auto a fianco chiudersi violentemente e un paio di motori accendersi. In quel momento, la fretta era troppa per soffermarsi a guardare gli altri…

 

<< E’ possibile che sia stato Konstantin a farci trovare la strada sbarrata? >> chiese lei, chiudendo di scatto il baule.

 

Dimitri alzò lo sguardo dalla tanica di benzina, e rispose a bassa voce: << Lo sospettavo anche io. Ti ha detto qualcosa? >>.

 

<< Mi ha chiesto come avevamo fatto ad arrivare così in fretta >> disse lei.

 

Dimitri richiuse la tanica, poi gettò una rapida occhiata verso il Referente: stava venendo verso di loro.

 

Irina sentì la rabbia montare: improvvisamente di rese conto che molto probabilmente Konstantin stava facendo di tutto per non farli vincere. Non sapeva come poteva aver fatto, ma era sicura che in qualche modo era stato lui a fargli trovare tutti quegli ostacoli… Era la sua vendetta per il coltello piantano nella mano.

 

<< Non ho tempo ora per darti un’altra lezione >> ringhiò Dimitri, lanciandogli un’occhiata di fuoco, << Ti conviene girare al largo per un bel po’… >>.

 

Konstantin ridacchiò, ma non disse niente. Sembrò cambiare direzione, come per ascoltare il consiglio del Mastino, e Irina guardò Dimitri per sapere quello che doveva fare.

 

<< Vuoi guidare tu? >> domandò.

 

Sentì qualcuno gridare qualcosa, forse un incitamento, quando il russo le rivolse un’occhiata che non riuscì a decifrare, ma che sapeva cosa nascondeva: uno dei due si prendeva la responsabilità della vittoria, o della sconfitta, sulle sue spalle. Forse non si sarebbero potuti fermare ancora, e di sicuro non era consigliabile farlo…

 

<< Per quanto ne hai ancora? >> domandò lui.

 

<< Finché non vinco, non mollo >>.

 

<< Allora sali e guida, Fenice >>.

 

Irina non se lo fece ripetere due volte: spalancò la porta della Punto e saltò dentro, guardando Dimitri fare lo stesso, e provando nei suoi confronti un’incredibile senso di gratitudine. Mise in moto, poi si accorse che qualcosa di strano si muoveva nel suo specchietto esterno…

 

In quel momento il rombo della Ferrari che ripartiva invase l’aria, seguita a ruota dalla Camaro, ma non riuscirono ad attirare la sua attenzione… Continuò a tenere gli occhi puntati sull’ombra che si rifletteva nello specchio, con la strana sensazione che si fosse qualcosa di strano

 

Poi Irina vide con precisione il coltello nella mano di Konstantin brillare, appostato vicino alla ruota posteriore sinistra della Punto…

 

<< Ci buca le ruote! >> gridò.

 

Gli occhi di Dimitri si spalancarono, e come una furia saltò giù dalla macchina. Irina si catapultò fuori, in tempo per vedere il Mastino che buttava a terra con un pugno Konstantin, facendolo volare due metri indietro.

 

<< Figlio di puttana! >> ringhiò, << Non hai ancora capito con chi hai a che fare… >>.

 

Irina distolse lo sguardo, sicura che stesse per consumarsi un’altra scena di particolare violenza, e si abbassò sulla ruota: uno squarcio si apriva nella gomma, e l’aria fuoriusciva con un sibilo. Ormai il danno era fatto.

 

<< Dimitri! >> gridò, disperata, cercando un modo per fermare la fuoriuscita d’aria, << L’ha bucata! >>.

 

Il russo si voltò di scatto, lasciando cadere Konstantin a terra come un sacco di patate, e la guardò, infuriato come non mai. Qualcuno lì intorno osservò la scena, ma nessuno volle intervenire, nemmeno i Referenti.

 

Irina sentì il panico che le saltava addosso, mentre nel frattempo vedeva la BMW partire a razzo a pochi metri da loro: con una gomma bucata, avevano finito la gara…

 

<< Prendi il kit del baule >> ordinò secco Dimitri, e Irina obbedì automaticamente, rendendosi conto che stavano perdendo minuti preziosi… Passò il borsone con gli attrezzi a Dimitri, mentre Konstantin si rialzava, sanguinante.

 

<< Cazzo! >> sbottò improvvisamente, presa dal panico, mentre guardava impotente tutte le altre auto partire, << Vorrei tanto usare te, come ruota di scorta! >> gridò, rivolta al russo che aveva il naso sanguinante.

 

Aveva una voglia matta di prendere Konstantin a schiaffi, ma si accorse che Dimitri aveva già montato il cric e stava tirando su la Punto, nel disperato tentativo di sostituire la gomma bucata. Gli diede una mano, iniziando a svitare i bulloni mentre lui tirava fuori la ruota dal baule.

 

Aveva le dita congelate, ma riuscì a sganciare il cerchione abbastanza velocemente, poi si fece da parte e Dimitri sfilò la ruota, ringhiando sommessamente: << Non perderemo questa gara, fosse l’ultima cosa che faccio… >>.

 

Sotto lo sguardo perplesso e divertito dei Referenti, cambiarono la ruota nella Punto, ma quando sfilarono il cric da sotto la macchina, ormai tutto il piazzale era sgombro, e non si sentiva nemmeno più il rombo dei motori in lontananza. Solo il vento gelido spazzava quel silenzio rabbioso che covava sulla strada.

 

<< Andiamo >> disse il Mastino, senza degnare di un’ulteriore sguardo Konstantin, che stava a dieci metri di distanza, senza che nessuno gli avesse ancora fatto niente… Allora non volevano davvero che vincessero…

 

Irina risalì al posto di guida, e Dimitri lasciò tutti gli attrezzi lì dov’erano, fiondandosi sul sedile del passeggero. Sgommando, la Punto ripartì veloce all’inseguimento degli altri concorrenti…

 

Il cuore di Irina batteva all’impazzata, senza sapere se avevano possibilità di rimontare e sperare di rientrare in gara… Davanti a lei non vedeva altro che una strada vuota e gelida, spazzata dal vento, e il lago alla sua sinistra…

 

Quanto avevano perso? Dieci minuti? Quindici? Non lo sapeva, ma era chiaro che erano troppi… Troppi per sperare di poter vincere…

 

<< Non li riprenderemo mai… >> sussurrò, in preda alla disperazione.

 

Avevano avuto la vittoria in mano, e ora tutto falliva per colpa di uno stupido russo… Doveva essere stato lui a ostacolarli fin dall’inizio, a volerli fuori dalla gara… Anche l’ipotesi che avesse piazzato i blocchi diventava plausibile…

 

Per un attimo, ebbe la tentazione di togliere il piede dall’acceleratore e lasciare che la Punto si fermasse. Non avevano speranza di vincere, tanto valeva ritirarsi subito…

 

<< Tira questa maledetta macchina >> ringhiò Dimitri, << Premi quell’acceleratore, o la prossima volta non prenderò mai più parte a una gara con te >>.

 

Irina non distolse lo sguardo dalla strada, ma l’ordine del russo non le diede forza: come poteva sperare di rimontare, anche se tutti gli altri avessero incontrato delle difficoltà? Ci sarebbe voluto un miracolo…

 

<< Dimitri… >> iniziò, ma lui la zittì.

 

<< Tira questa maledetta macchina, Fenice >> disse, << Non ho intenzione di perdere questa gara per una gomma bucata. Sai meglio di me quanto questa auto può essere veloce >>.

 

Irina deglutì, poi si rese conto che lui l’aveva chiamata “Fenice”: Fenice perché lei era la pilota clandestina che non si spaventava di fronte alle gare difficili, che non aveva paura di sfidare i più forti, i più potenti; Fenice, che si era messa addirittura contro lo Scorpione, che era la pilota donna più forte in circolazione… Fenice, che aveva la sua Punto, con la quale era diventata la numero 3 della Black List

 

“Non posso mollare… Non posso mollare proprio ora. Forse Dimitri ha ragione: possiamo ancora rimontare”.

 

E allora fece affondare il piede sull’acceleratore, sentendo il motore salire su di giri con un ruggito assordante, la lancetta bianca che impazzita schizzava in alto sul contagiri… Come se avesse ricevuto un surplus di potenza, la Punto scattò avanti, la neve che si sollevava dietro di lei, scia bianca sotto il cielo plumbeo.

 

Non le importò più chi aveva davanti, e quanto fossero lontani, e nemmeno se fosse possibile riprenderli… Non le importò di poter scivolare sul ghiaccio, di perdere il controllo e finire fuori strada, di fondere il motore, o anche solo semplicemente di sbagliare mossa. Doveva almeno riuscire a tagliare il traguardo, che arrivasse prima o ultima. Fenice non avrebbe mollato, non si sarebbe ritirata.

 

Dimitri si lasciò andare a un ghigno, e per un momento sembrò sul punto di voler dire qualcosa. Alla fine invece tacque, lasciando che il rumore sempre più forte del motore invadesse l’abitacolo.

 

Senza sapere fin dove sarebbero arrivati, la Punto macinò chilometri su chilometri, mangiando l’asfalto ghiacciato con le ruote sempre più consumate, ma mai per un attimo diede segni di cedimento, mai sembrò sul punto di abbandonarli… Come la sua pilota, sembrava determinata ad arrivare al traguardo, da perdente o da vincitrice.

 

Poi, la prima spia sul cruscotto dell’auto si illuminò di rosso, e non era quella del carburante. Senza togliere il piede dall’acceleratore, Irina abbassò lo sguardo: l’acqua del radiatore iniziava a surriscaldarsi, probabilmente per via della velocità.

 

<< Questa non ci voleva… >> sussurrò, ma sapeva bene che avrebbe dovuto aspettarselo: ormai la lancetta del contagiri stazionava perennemente a filo della zona rossa.

 

Dimitri gettò uno sguardo sul cruscotto, ma non disse niente: anche questa volta lasciò a lei la scelta: rallentare un po’ e permettere alla Punto si raffreddarsi, oppure continuare e rischiare di rimanere a piedi.

 

La risposta si formò nella mente di Irina immediatamente: aveva imparato a rischiare, e avrebbe rischiato. Si era detta che sarebbe arrivata alla fine, e l’avrebbe fatto.

 

“Scusami, piccola, ma devi portarmi al traguardo, costi quel che costi”.

 

Non abbassò più lo sguardo sul cruscotto, per non vedere le altre spie che si accendevano, una dopo l’altra, ma senza che il motore della Punto emettesse alcun rumore strano, o desse segni di cedimento. Continuò a correre, il cuore che batteva forte e la convinzione che quella gara andava terminata, in un modo o nell’altro.

 

Poi davanti a loro si stagliò un tratto di strada completamente ricoperto di neve e detriti, come se fosse caduta una piccola valanga dalla collina di fianco. Sul terreno bianco si vedevano chiaramente i segni delle ruote delle auto che erano passate di lì, forse in fila indiana.

 

Irina fu costretta a rallentare, e si accorse che lo strato di neve era smosso in diversi punti, come se le macchine avessero fatto fatica a passare. Si chiese se la Punto fosse abbastanza alta per attraversare facilmente, e rallentò ancora.

 

<< Vai, possiamo passare >> disse improvvisamente Dimitri, riaffiorando dal silenzio in cui era piombato, << La neve è schiacciata… Devono aver perso parecchio tempo, per aprirsi la strada. Soprattutto Went >>.

 

Il russo sembrava contento, e Irina ne comprese il motivo: chi aveva un’auto bassa, come Xander e la maggior parte degli altri piloti, doveva aver fatto molta fatica a passare, e doveva averci impiegato un po’ di tempo. Il tutto si traduceva in un vantaggio per loro, che vedevano il distacco ridursi.

 

Sorrise mentre sentiva le zolle di neve schiacciarsi sotto gli pneumatici bollenti della Punto, e rapida e sicura arrivò dall’altra parte, dove la strada si riapriva sgombra e vuota, il sole che si andava via via abbassando.

 

Quella piccola “sosta” bastò alla Punto per recuperare fiato: le spie si erano tutte spente, e Irina sentì la speranza riaffiorare più forte di prima. Premette l’acceleratore e schizzò nuovamente avanti, dritta alla meta.

 

Forse ormai non mancavo troppi chilometri all’arrivo, ma aveva paura di sapere quanti fossero esattamente. Strinse il volante, sentendo i muscoli delle braccia intorpiditi, le gambe anchilosate… Scacciò quelle sensazioni, perché non avrebbe permesso al suo fisico di cedere e fermarla…

 

Qualcosa brillò davanti a loro, a grande distanza, troppo lontano per capire cosa fosse, ma Irina sentì il cuore accelerare: era un’auto… Forse li stavano raggiungendo…

 

Anche Dimitri sembrò dare segni di inquietudine. Si sporse in avanti, e ridusse gli occhi a fessure, senza staccarli mai dal punto dove quella piccola luce bianca brillava lontana…

 

Poi si avvicinò, sempre più velocemente. Troppo velocemente.

 

A Irina ci volle un attimo per capire che quello che vedevano lo stavano raggiungendo decisamente troppo in fretta, per poter essere un’auto in fuga.

 

Era un’auto, sì; ma stava correndo dalla loro parte.

 

Perplessa, Irina continuò a mantenere la velocità, Dimitri di fianco a lei che tirò rapidamente fuori la pistola che aveva in tasca. Poteva essere Konstantin che veniva a finire il lavoro, a farli uscire fuori gara… Non si sarebbe stupita, se fosse stato così. Non volevano farli vincere, ma evidentemente non volevano nemmeno che arrivassero al traguardo…

 

L’auto si avvicinò e prese le sembianze di una Mitsubishi Lancer azzurra, un’auto che non aveva preso parte alla gara. Irina non riuscì a distinguere chi ci fosse al volante, ma sentì Dimitri togliere la sicura alla pistola.

 

<< Qualunque cosa succeda, continua a guidare >> ringhiò lui, << Abbiamo già perso troppo tempo… >>.

 

La Lancer si parò davanti a loro all’improvviso, e per un attimo sembrò volesse superarli e continuare per la sua strada; ma all’improvviso rallentò e con un colpo di freno a mano girò il muso, appena in tempo per recuperarli e affiancarli.

 

Irina guardò dentro la Lancer, e con stupore vide che si trattava di Dan, l’italiano. Il ragazzo fece loro un cenno con il pollice alzato, ma Dimitri non abbassò la guardia.

 

<< Che ci fa qui!? >> gridò Irina.

 

Il finestrino della Lancer si abbassò, e Irina fece altrettanto con quello della Punto. L’aria gelida piombò nella macchina, e sentì la voce di Dan distante e soffocata, mezza coperta dal rumore dei motori.

 

<< Ho saputo cosa è successo! >> gridò per farsi sentire, senza che le due auto rallentassero, << Ho dietro dei ricambi, vi serve qualcosa? >>.

 

<< No! >> rispose Irina, << Quanto manca all’arrivo? Sono lontani gli altri? >>

.

Dan fece un sorrisetto.

 

<< Quaranta chilometri all’arrivo>> gridò, << Continua così che li raggiungi, Fenice! Non sono lontani! Io vi seguo! >>.

 

Irina sentì un’ondata di adrenalina scaricarsi nelle vene, mentre il finestrino veniva chiuso e l’aria gelida smetteva di vorticare nell’abitacolo. Li stavano raggiungendo, non stavano correndo senza una meta!

 

La Lancer si accodò a loro, mentre la Punto continuava a correre lungo quel paesaggio russo, il lago sempre alla loro sinistra, la strada sempre più dritta.

 

Le spie sul cruscotto tornarono ad accendersi, ma Irina le ignorò: ormai si sentiva così sicura, che sapeva che la Punto non l’avrebbe mai abbandonata. Non in quel momento dove stavano scrivendo la più grande rimonta mai avvenuta nella Mosca-Cherepova.

 

Finalmente, come un miraggio, diversi oggetti cominciarono a brillare nuovamente in lontananza, e come in un sogno le forme delle auto dei partecipanti si stagliarono all’orizzonte. Irina sentì il cuore accelerare, e mormorò: << Li prendo, li prendo… >>.

 

Gettò uno sguardo nello specchietto retrovisore, e vide che aveva staccato anche la Lancer dietro di lei: non vedeva più la faccia di Dan, ma era sicura che in quel momento l’italiano stesse sorridendo…

 

Poi, vide le auto davanti a lei sbandare improvvisamente, alcune finire di sbieco sulla strada, altre girare su se stesse. Riconobbe la Ferrari tra quelle che scivolavano come se passassero sul sapone, mentre altre si fermarono con difficoltà proprio di fronte a un grosso cartello che indicava il lago.

 

Un attimo, e anche la Punto scivolò a tutta velocità sul ghiaccio, senza però perdere il controllo. Irina inchiodò, sentendo le ruote pattinare, e si fermò a qualche metro dalla Camaro rossa di Severin, ferma sul ciglio del lago.

 

Non capì come mai si fossero fermati, perché in quel momento l’unica cosa che rimbombava nella sua mente era: “li abbiamo raggiunti!”. Forse avevano davvero compiuto la più grande rimonta nella storia della Mosca-Cherepova… E anche se così non fosse stato, per lei era comunque la migliore in tutta la sua carriera di pilota. Per un attimo aveva creduto di non potercela fare, di aver buttato all’aria tutto il loro lavoro: invece eccola lì, di nuovo in gara più determinata di prima.

 

La gente là attorno la guardava sbigottita, senza parole… Lei sorrise, e guardò le loro espressioni con aria di sfida.

 

“Non basta bucarmi le ruote per fermarmi”.

 

La Lancer si fermò in quel momento dietro di loro, e vide Dan rivolgerle il pollice alzato in segno di vittoria. Lei rispose, certa che almeno l’italiano stesse dalla loro parte, poi rivolse la sua attenzione intorno, intuendo finalmente perché tutti i piloti erano fermi.

 

La strada era finita, ma non la corsa. Il traguardo, delineato da due fumogeni rossi che brillavano oltre la sponda del lago, non distava che qualche centinaio di metri, e ad attenderli c’erano anche in quel caso un paio di auto e un furgone. In mezzo, tra loro e la vittoria, c’era un corridoio di ghiaccio da attraversare, che andava da riva a riva… Una strada di acqua congelata da percorrere per porre fine a quella gara.

 

<< Bastardi >> disse Dimitri, << L’hanno fatto davvero, alla fine… Dobbiamo attraversare il lago >>.

 

Irina lo guardò con la bocca aperta, poi tornò a fissare la superficie del lago ghiacciato, grigia come l’acciaio.

 

Era un suicidio. I Referenti non potevano scegliere un modo migliore per decretare il vincitore della Mosca-Cherepova. Anche questa volta si trattava di una prova di coraggio alla quale solo i migliori avrebbero risposto.

 

Vide Severin scendere dalla Camaro e andare a guardare la superficie del lago, come per valutare quanto potesse reggere, o forse se non ci fosse un trucco. Un altro paio di piloti fecero altrettanto, ma né Xander né Nina si arrischiarono a uscire dalla Ferrari.

 

Dan superò la loro auto, e Severin si voltò dalla sua parte, dicendo qualcosa in tono piuttosto adirato. L’italiano rispose allargando le braccia, avvicinandosi alla riva del lago.

 

<< Scendo un momento… >> mormorò Irina.

 

Aprì la portiera della Punto e sentì Dan dire, tranquillo: << Non sono stato io a decidere il percorso, non dipende da me. Ma non credo ci siano problemi a passare: penso che i Referenti sappiano quello che fanno… >>.

 

<< Cosa vuol dire questo? >> sbraitò Severin, << Nessuno ha la certezza che riusciremmo ad arrivare dall’altra parte! Il ghiaccio potrebbe non reggerci tutti! >>.

 

<< Allora prendere un’altra strada >> ribatté Dan, << Tornate indietro e fate il giro… Se non volete rischiare, cambiate percorso. Il traguardo è laggiù, voi dovete solo arrivarci: non siete obbligati a passare di qui >>.

 

Severin digrignò i denti e tornò a guardare il lago gelato, mentre gli altri piloti confabulavano tra loro, irritati. Irina tornò dentro la Punto e gettò uno sguardo a Dimitri.

 

<< Cosa pensi? >> chiese lei.

 

<< Penso che l’unico modo per vincere è quello di passare da quella parte >> rispose, neutro.

 

Irina strinse il volante, cercando di pensare con lucidità. L’adrenalina dell’inattesa rimonta lasciò spazio alla preoccupazione per la nuova situazione…

 

Se avessero tutti scelto una via alternativa, ci avrebbero impiegato altro tempo a raggiungere il traguardo, e non era nemmeno detto che non rimanessero a piedi durante il percorso: poteva rompersi l’auto, finire la benzina, esserci un incidente… Avrebbero dovuto studiare un altro percorso adatto, e ci avrebbero impiegato del tempo, forse troppo.

 

Tentare di passare sul lago ghiacciato invece presentava troppi rischi: non sapevano quanto fosse spessa la lastra di ghiaccio che lo ricopriva, né se poteva davvero reggerli tutti. Una volta a metà strada, poteva creparsi, e se fossero finiti dell’acqua gelida c’erano poche possibilità di salvarsi…

 

Però dall’altra parte c’era quel maledetto traguardo, e la vittoria della Mosca-Cherepova.

 

<< Che facciamo? >> domandò a bassa voce, soprattutto a stessa.

 

<< Prendiamo una decisione il più in fretta possibile >> rispose Dimitri, senza in realtà cambiare la situazione, << Dobbiamo battere gli altri sul tempo, se vogliamo vincere >>.

 

Irina sospirò.

 

“Davvero sarei disposta a rischiare tutto questo?”.

 

Si guardò intorno, notando che ancora nessuno sembrava aver preso una decisione: tutti si chiedevano se il gioco valeva la candela. Oppure aspettavano che uno di loro facesse il primo passo, aprendo la strada a tutti quanti.

 

Se avesse preso un’altra strada, forse gli altri non l’avrebbero seguita, e qualcuno avrebbe finalmente rischiato passando attraverso il lago, per paura che lei riuscisse a trovare una via alternativa abbastanza breve da portarla al traguardo in tempo rapido. A quel punto, però, tutti tranne lei avrebbero saputo se la via sul ghiaccio fosse stata sicura.

 

Se avesse atteso che qualcuno provasse a passare per primo sul lago, sicuramente non ci sarebbe stato tempo per superarlo, e fare manovre su una lastra di ghiaccio era troppo rischioso. In più, gli altri sarebbero partiti tutti assieme, e

 

<< Il ghiaccio non ci reggerebbe sicuramente tutti contemporaneamente >> disse a stessa, << Ma potrebbe reggere uno solo di noi. Il primo a passare >>.

 

Si voltò a guardare Dimitri, e sul suo volto non trovò alcuna espressione.

 

<< Se dobbiamo passare di lì, dobbiamo farlo per primi >> disse lui, << Io sono pronto a rischiare, quindi la decisione è tua >>.

 

Irina distolse lo sguardo, e capì che aveva di fianco qualcuno disposto a rischiare la vita per lei e la sua missione… Nonostante nessuno all’F.B.I. si fidasse di lui, si stava rivelando il miglior agente che potessero mandare. Non lo avrebbe dimenticato.

 

<< E se dovesse succederci qualcosa? >> disse lei, << Non mi perdonerei mai il fatto di averti coinvolto in questa storia… Se il ghiaccio si rompe e finiamo nel lago, non so quante possibilità abbiamo di… >>.

 

<< Se avessimo sempre contato le possibilità, non saremmo mai partiti >> la interruppe Dimitri, << Se avessimo sempre contato le possibilità, ci sarebbero state un sacco di cose che non sarebbero accadute. Se tu sei pronta a farlo, premi quell’acceleratore e arriva dall’altra parte >>.

 

C’erano molte cose non dette in quella frase, molti riferimenti che Irina comprese subito ma che non ebbe il coraggio di commentare. Tuttavia, nonostante la paura, sapeva cosa si doveva fare.

 

<< Ok, Dimitri. Voglio passare >> disse.

 

Il russo le gettò un’occhiata e sembrò trattenere un sorriso.

 

<< Allora alleggeriamo questa macchina, Fenice >> disse.

 

Irina annuì e si spostò in un angolo un po’ più appartato, spegnendo il motore della Punto. Gli altri stavano ancora valutando la situazione, ma dovevano fare in fretta per evitare che qualcuno avesse la loro stessa idea.

 

<< Lasciamo qui tutto quello che non è necessario >> disse Dimitri, << Togli la tanica di benzina, quello che rimane degli attrezzi. Tutto quello che riesci a smontare. Io svuoto il serbatoio fino al livello minimo indispensabile. Sarà poco, ma comunque potrebbe fare la differenza >>.

 

Irina annuì e andò ad aprire il portellone dietro: tolse la tanica di benzina ancora e metà, gli attrezzi, il borsone con le sue cose e quello di Dimitri, le due bottiglie di acqua di scorta. Gettò tutto vicino a un mucchio di neve ingrigita e coprì le cose con la coperta che teneva nel baule.

 

Nessuno parve accorgersi di quello che stavano facendo, perché sembravano tutti troppo concentrati su come superare quell’ostacolo. Solo Xander sembrò gettare dalla loro parte un’occhiata imperscrutabile, e Irina si chiese se avesse già capito quello che stavano facendo.

 

Dimitri aprì il cofano, rompendo i sigilli che lo chiudevano, e solo in quel momento qualcuno sembrò interessarsi a quello che stavano facendo: gli sguardi verso di loro si fecero sospettosi. Molti forse pensavano che stessero tentando di modificare il motore, perché nessuno diede segno di capire il significato di quella mossa.

 

Sotto la Punto iniziò ad aprirsi una chiazza scura di benzina, che si allargò mano a mano che il carburante fuoriusciva dal serbatoio. Qualcuno strabuzzò gli occhi senza capire, ma Dimitri si voltò verso Dan e gli disse, tranquillo: << Non credo che bucare il serbatoio sia una modifica a nostro favore >>.

 

L’italiano si strinse nelle spalle, ma sembrò capire le loro intenzioni.

 

<< Dopo una rimonta come la vostra, vi potrei permettere di tutto >> disse, e si voltò tornando verso la Lancer. << In ogni caso, il regolamento non proibisce di danneggiare la propria auto… >>. Irina sorrise guardandolo allontanarsi.

 

Quando il livello del carburante fu sceso abbastanza per i suoi gusti, Dimitri tappò il buco del serbatoio con un pezzo di nastro adesivo isolante e svuotò rapidamente anche l’acqua del radiatore e l’olio, riversandoli tutti a terra. A quel punto guardò Irina e disse, serio: << Possiamo andare >>.

 

Forse avevano guadagnato solo una ventina di chili in meno, forse qualcosa in più, ma tutto poteva fare la differenza in quel caso, e Irina pregò che funzionasse. Mise in moto la Punto e lentamente si avviò verso la superficie del lago, sotto lo sguardo di tutti i piloti, ora. Avevano capito quello che stava per fare, ma nessuno osò muoversi.

 

<< Abbiamo tutto ridotto al minimo >> disse Dimitri, << Non correre troppo, una volta dall’altra parte, altrimenti rischiamo di fondere il motore >>.

 

<< Se ci arriviamo, dall’altra parte… >> mormorò Irina.

 

Fermò la Punto a pochi metri dal bordo, e vide Severin fare un passo indietro. Aveva paura, doveva ammetterlo, e non sapeva se aveva fatto la scelta migliore… Un conto era rischiare da sola, un conto era rischiare insieme a qualcun altro per una gara… Una gara importante, ma pur sempre una gara…

 

Sentiva il suo cuore battere all’impazzata, il suo respiro soffiare nell’abitacolo, il piede sfiorare il pedale…

 

Avrebbe avuto il coraggio?

 

Dallo specchietto retrovisore vide Xander uscire dalla Ferrari, ma rimanere inchiodato di fianco alla porta aperta. Non sarebbe venuto a fermarla, forse, ma di sicuro aveva voglia di farlo…

 

Irina deglutì. Mise la mano sul pomello del cambio, ma non ingranò la marcia. Rimase a fissare la superficie del lago, chiedendosi se avrebbe retto, cosa avessero fatto se quel ghiaccio si fosse spezzato, portandoli giù, sempre più giù, senza via di scampo.

 

Poi sentì una mano calda poggiarsi sulla sua, stringendola in una morsa bollente e decisa, facendole arrivare il calore fin nelle ossa, fin nel sangue che sentiva ormai gelato dalla paura…

 

<< Avanti Fenice >> disse Dimitri, << Qualsiasi cosa succeda, non morirai in un lago ghiacciato. Te lo garantisco >>.

 

Irina lo guardò, e annuì. Si fidava di Dimitri, credeva alle sue parole, e il fatto che la stesse fissando con quei suoi occhi grigi che erano caldi come quella notte che avevano passato insieme, le diede forza. Lasciò che guidasse la sua mano fino a ingranare la prima, le dita sotto le sue… Poi Dimitri la lasciò andare, e Irina premette l’acceleratore, trattenendo il respiro.

 

La Punto filò silenziosa avanti, poggiando le ruote sul ghiaccio senza nessun rumore. Avanzò lenta, come a rallentatore, finché tutti gli pneumatici non furono a contatto con la lastra di acqua ghiacciata…

 

Irina non aumentò la velocità, avanzò sempre lenta avanti, nel silenzio più totale. Niente segni di cedimento, niente crepe nel ghiaccio… Niente di niente.

 

Dovevano essere quattrocento metri, non di più, a separarla dal traguardo. Premette leggermente di più l’acceleratore, e gettò uno sguardo nello specchietto retrovisore: erano tutti impietriti a bordo del lago. Solo Dan sembrava divertito, e li guardava con un sorriso a trentadue denti.

 

Irina capì che il ghiaccio non li avrebbe traditi, non finché fossero rimasti gli unici su quella lastra… Accelerò ancora, vedendo il traguardo avvicinarsi sempre di più…

 

Un altro sguardo allo specchietto, e vide la Ferrari di Xander partire a razzo per seguirla. Un attimo dopo, la Camaro di Severin sgommò e si gettò sul ghiaccio con un rumore assordante…

 

<< Vai vai! >> gridò Dimitri.

 

Irina sentì il panico montare alle stelle, l’adrenalina scaricarle addosso una sensazione di terrore puro, e affondò il piede sul pedale, lanciando la Punto sul ghiaccio con un ruggito del motore ormai al limite…

 

Qualcosa scricchiolò sinistramente, mentre la macchina scivolava in avanti, e crepa si formò sotto di loro, come un’enorme fulmine nel cielo…

 

La Ferrari scivolò di lato, sbandando, e la Camaro gli andò addosso. Un’altra crepa di aprì sotto di loro, mentre la 599 inchiodava per evitare il buco che si era formato davanti a lei…

 

Irina proseguì dritta, sempre più veloce, la crepa che la inseguiva rapida con uno scricchiolio come un serpente sul terreno, senza guardarsi indietro per paura di vedersi aprire una voragine enorme pronta a inghiottirli… Sentì il motore ruggire disperatamente mentre spingeva l’auto avanti, pattinando, schegge di ghiaccio sollevate dalle ruote che volavano in alto…

 

La crepa si allargò e un’onda d’acqua si riversò sulla superficie, facendoli sbandare… Le gomme della Camaro fischiarono, uno specchietto volò via superandoli, poi altri scricchiolii invasero l’aria…

 

Irina sterzò di lato, la Punto toccò la Ferrari, la Camaro scivolò a sinistra… Poi la 599 finì in testa coda, l’auto di Severin anche, e la Punto rimase l’unica a puntare ancora verso il traguardo…

 

Altra acqua si riversò sulla superficie, facendoli scivolare di lato, senza possibilità di fermarsi… Irina controsterzò, sentendo le gomme gemere sul ghiaccio tentando di riprendere aderenza… Sentì il rumore della lamiera accartocciarsi, mentre la 599 veniva colpita alla porta dalla Camaro, senza più controllo… Ma ormai la riva era sempre più vicina…

 

Con uno scossone, la Punto risalì la riva, e le ruote fecero presa sull’asfalto, guadagnando velocità, il motore ormai al limite, le spie rosse tutte accese…

 

Poi, superò il traguardo, prima.

 

In un attimo, la tensione abbandonò Irina lasciando spazio alla più pura euforia, a una sensazione di felicità assurda che ripagò tutto il terrore che aveva provato fino a quel momento.

 

“Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!”.

 

Si voltò per guardare Dimitri, ma lui sembrava fissare lo specchietto retrovisore, gli occhi grigi puntati su qualcosa che stava alle loro spalle. Qualcuno gridò, poi si sentì un rumore come lo squarciarsi di qualcosa di enorme, e lo scrosciare di acqua…

 

Irina si voltò di scatto, e la scena che si presentò ai suoi occhi cancellò in un secondo tutta la felicità che aveva addosso.

 

La superficie del lago era tutta piena di crepe enormi, come un’immensa ragnatela d’acqua, e da un momento all’altro il ghiaccio si sarebbe staccato, aprendo delle voragini…

 

La Camaro sgommò, appena in tempo per evitare di finire inghiottita dai flutti, e la 599 la scansò per un soffio. Con uno scricchiolio sinistro, Severin la superò e guadagnò la riva. Poi, un tonfo e uno scrosciare di acqua, e un’enorme buco si aprì sotto il posteriore della Ferrari, inghiottendo le ruote dietro…

 

Irina gridò, e si precipitò fuori dalla macchina, per vedere la 599 che scivolava piano piano indietro, senza che Xander riuscisse a tirarsi fuori… I cerchi il lega finirono nell’acqua ghiacciata, continuando a girare vorticosamente…

 

Il panico la invase, e qualcosa le gridò da dentro che Xander non poteva morire, perché sarebbe morta anche lei. Era già successo, tanto tempo prima, quando tra loro le cose andavano bene…

 

Sperava uscisse dalla macchina prima che finisse completamente nel lago, ma forse la portiera accartocciata era bloccata, perché Xander non riuscì ad aprirla… Il motore andò su di giri, nel disperato tentativo di schizzare avanti, verso la salvezza…

 

Nessuno si muoveva, perché evidentemente tutti erano paralizzati e non sapevano cosa fare, ma l’acqua ormai lambiva i fari posteriori della 599… Ancora poco, e sarebbe stata inghiottita, portandosi dietro Xander

 

Doveva fare qualcosa, immediatamente. Al diavolo la missione, la copertura, la gara…

 

<< Dimitri, dobbiamo tirarlo fuori! >> gridò, << Mi serve una corda! >>. Si voltò verso i Referenti, fermi a guardarla impalati. << Avete una corda?! >>.

 

Karim ne tirò fuori una dal baule dell’auto, e Irina la afferrò di corsa.

 

<< Dimitri, io attacco questa alla macchina e la trasciniamo fuori, ok? Fondi anche il motore, non mi interessa, chiaro? >>.

 

Prima che qualcuno avesse il tempo di fermarla, andò di corsa verso il lago, e senza nemmeno chiedersi se il ghiaccio l’avesse retta o ci fosse stata la possibilità di scivolare, mise piede sulla superficie ghiacciata, sentendola scricchiolare sotto le suole. In quel momento il motore della Ferrari si spense.

 

Corse fino alla 599, saltando le crepe nel ghiaccio, e raggiunse l’auto. Legò la corda nel primo buco che trovò nel paraurti e poi fece un cenno verso la riva. La Punto partì, artigliando l’asfalto asciutto con le ruote…

 

La corda si tese di corsa, e Irina iniziò a tirarla come se sperasse di essere abbastanza forte per trascinare fuori la Ferrari da sola… L’auto sembrò andare ancora giù, poi lentamente iniziò a risalire, il ghiaccio che si sbriciolava mentre la trascinavano…

 

<< Avanti, avanti! >>.

 

Il rumore del motore della Punto arrivò fino alle sue orecchie, ma non gli interessò se stesse per fondersi… Doveva tirare fuori di lì Xander, era l’unica cosa che le interessava…

 

Un’altra crepa si formò sul ghiaccio vicino alla riva, scricchiolando… Un’altra ancora sotto la ruota sinistra della 599…

 

Irina tirò la corda, con la paura che da un momento all’altro l’auto venisse risucchiata…

 

Poi la Ferrari toccò terra lentamente e i piedi di Irina sentirono di nuovo il duro asfalto sotto le suole… La Punto si fermò, ma la corda rimase tesa, mentre Irina la lasciava e tornava a respirare…

 

Mise una mano sulla carrozzeria bagnata della 599, il fiato corto ma il sorriso sulle labbra… Xander era salvo, e loro avevano vinto.

 

Gettò un’occhiata dentro la macchina, dove gli occhi azzurri e stupefatti di Xander la raggiunsero, e lei sentì di nuovo addosso quella sensazione che provava solo quando guardava lui… Avrebbe voluto saltargli al collo, baciarlo, ma non poteva farlo: né andava della loro missione, ma soprattutto non aveva più il diritto di poterlo fare.

 

“E’ vivo. Tutto questo è l’importante… Anche se non stiamo più insieme, rimane comunque un pezzo della mia vita”.

 

Sorrise appena e si voltò, raggiungendo di corsa Dimitri, che era sceso dalla Punto e la guardava tranquillo.

 

<< Hai altro da fare, ora? >> chiese lui, ma sul suo volto balenava un sorriso mal celato.

 

<< No, credo di aver finito per oggi >> rispose lei, e tese la mano, << Ottimo lavoro, Mastino >>.

 

Il russo gliela strinse con vigore, e per la prima volta dopo molti giorni le sorrise per davvero, regalandole una di quelle meravigliose espressioni che teneva sempre nascoste a tutti.

 

<< Ottimo lavoro il tuo, Fenice >>.

 

Poi un cellulare squillò, e Irina capì che era quello di Dimitri. Lo guardò rispondere, ancora euforica per la vittoria, e notò la sua espressione mutare nel giro di pochi secondi. Troppo velocemente per i suoi gusti.

 

<< Come è successo? >> sussurrò lui.

 

Irina sentì il cuore accelerare di nuovo. Dimitri ora sembrava tornato di ghiaccio. Gettò un’imprecazione, poi chiuse il telefono di scatto.

 

<< Cosa è successo? >> domandò lei, preoccupata.

 

Dimitri sembrò impallidire impercettibilmente.

 

<< Hanno rapito Yana >> rispose.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

E anche la Mosca-Cherepova è andata… I nostri due eroi hanno vinto, nonostante le difficoltà. Ma come vedete, i problemi non sono finiti: William e Vladimir hanno messo in atto il loro piano, e ora non resta cosa scoprire cosa faranno Irina e Dimitri… Qualcosa mi dice che non si godranno affatto questa vittoria.

 

Fox001: ciao! Benvenuta tra le mie lettrici, allora! E’ sempre un piacere sapere che qualcuno di nuovo si unisce al pubblico! In tre giorni?? Bé, devi essere stata una delle più veloci! Non sapevo di essere in grado di incollare così tanto i lettori allo schermo (ma ne sono entusiasta, naturalmente!). Sì, Xander sta antipatico un po’ a tutti, ultimamente, ma forse saprà farsi perdonare. Quanto a William, lo so, è odioso, e soprattutto cattivo, ma devo ammettere che per me ha sempre un suo fascino… Non lo so, forse sono gusti. Continua a seguirmi, e se apprezzi non esitare a farmelo sapere! Baci!

 

Eff: ciao! , mai nessun complimento è di troppo, soprattutto se è sincero! Ti ringrazio infinitamente, e sono altrettanto contenta di non essere stata una delusione con questo seguito… In effetti, ci ho pensato un bel po’ anche io prima di metterlo in cantiere, anche se l’idea mi era venuta ancora prima di terminare il Gioco dello Scorpione: sapevo che RR sarebbe stata diversa, e forse anche per questo che è andata bene! Sì, Irina è e penso rimarrà per sempre la mia “pupilla”: l’ho plasmata dandogli tutte le caratteristiche che avrei voluto avere io, alcune delle quali ho anche la presunzione di possedere (ma sono davvero molte poche!). William forse è il migliore cattivo che io sia riuscita a creare, e credo che lo rimarrà per sempre: sono riuscita a dargli un fascino a cui nessuno sa resistere, e non ho nemmeno capito come ho fatto! Eh eh, no, un po’ lo so, e credo che tutto si riassuma in una sola parola: coerenza. Cerco di rendere tutti i miei personaggi coerenti con ciò che sono e che voglio che siano: difficile, ma da risultati abbastanza soddisfacenti. Quanto a Dimitri, mi dispiace dirtelo, ma ai tempi della Black List Irina per lui rappresentava solo una scocciatura, niente di più. Lo incuriosiva, certo, perciò la osservava: non gli era sfuggito il fatto che Irina fosse una ragazza “particolare”, ma non si era mai dato la possibilità di conoscerla davvero: c’era William, in mezzo, e lui aveva altro a cui pensare, in quel momento. Però a Mosca ha recuperato tutto il tempo perduto, e ha finalmente aperto gli occhi, eh? Non ti preoccupare per la lunga recensione, io le adoro! Baci!

 

Smemo92: e lo so, e purtroppo vorrei avere molto più tempo da dedicare alla scrittura! Spero di essermi rifatta con questo cap lungo e combattuto! Irina e Dimitri? Eh, non sarà così facile: si sono trovati bene insieme, e forse sarebbero davvero perfetti, ma lei ha ancora in testa Xander… Se vuoi sposare Dimitri, devi metterti in fila perché c’è una coda lunghissima! , su William vorrei spezzare una lancia: se hai notato, ci ha pensato anche lui momento sul fatto che Yana sia una bambina… Si è quasi dato una scusa, dicendo che non aveva intenzione di farle del male… Potrebbe essere un segno di redenzione? Lo Scorpione comincia a perdere colpi? Uhm, su, forse non è proprio cattivissimo… Già che ci sono rispondo alla tua domanda alla recensione dello scorso capitolo: ho mai pensato di inviare questa storia a una casa editrice? Bé, sì, mi piacerebbe davvero vedere almeno il Gioco dello Scorpione trasformato in un libro vero, ma in tutta sincerità credo che il tema sia talmente strano che sarebbe un terno al lotto per chiunque. Purtroppo, il genere credo possa risultare di scarso interesse per un pubblico che ultimamente è avvezzo a generi quali Harry Potter o Twilight (con cui non posso sicuramente sperare di competere), e in più è molto difficile rendere interessante una storia dove l’azione è rappresentata da corse automobilistiche… Ci vuole una certa abilità per rendere entusiasmante qualcosa che avrebbe certamente un impatto visivo migliore. Sicuramente sarebbe più adatta a un film, ma non sono mica così folle da pensare che sia anche lontanamente fattibile! Per il momento penso che rimarrà una storia custodita nel mio pc, e su EFP, ma magari un giorno, quando avrò raggiunto livelli di follia veramente alti, potrei anche pensare di proporla a qualcuno! Quanto a una sorta di libro… Bé, se mi lasci il tuo indirizzo e-mail, la befana potrebbe recapitarti qualcosa di carino, visto che sei una mia affezionata lettrice! Bacioni!

 

 

 

 

 

 

 

  
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