Capitolo XXXI
Ore 12.00 –
Russia, Autostrada direzione Nord
Irina guardava
scorrere di fianco a lei il paesaggio ghiacciato che ormai faceva compagnia al
loro percorso da diversi chilometri, chiedendosi se avessero preso la direzione
giusta, oppure se si stessero dirigendo verso una landa senza ritorno.
Una vasta pianura
fredda e desolata si estendeva senza fine, e un vento gelido spirava da nord,
facendo muovere i cespugli ai lati della carreggiata. Il cielo era di un grigio
scuro e denso, come se si preparasse a nevicare ancora. La Punto procedeva
spedita sulla strada sgombra, senza incontrare ostacoli, con un’unica compagnia
quella del rumore del motore.
<< Dovremmo
incrociare tra poco il primo ritrovo… >> disse Dimitri, lanciando un’occhiata
intorno, << Ormai siamo nelle vicinanze >>.
Irina annuì in
silenzio, sentendo l’apprensione crescere: vedeva la lancetta del carburante
scendere sempre di più…
Nonostante tutto,
quella parte del viaggio era cominciata bene: non avevano incontrato nessuno, e
avevano percorso trecento chilometri senza intoppi. Il percorso studiato da
Dimitri si era rivelato rapido e poco conosciuto, tanto che non avevano
incontrato nessun’altro pilota.
<< Alla
prossima esci >> disse il russo, guardando la cartina.
Irina eseguì,
immettendosi nella rampa di decelerazione: qualche minuto, e si ritrovò in una
piazzola spazzata dal vento, dove c’erano parcheggiate un paio di auto scure e
un grosso furgone. In piedi, il Referente Karim e un
altro paio di uomini aspettavano, imbacuccati in pesanti cappotti.
La Punto si fermò a
pochi metri da loro, e Dimitri scese in fretta, senza nemmeno darle il tempo di
spegnere il motore. Irina smontò e lo raggiunse, aiutandolo a trasportare la
tanica di benzina che Karim aveva scaricato dal
furgone.
<< Siete i
primi >> disse il Referente, mentre Irina apriva il bocchettone per il
rifornimento, << Non è ancora arrivato nessun’altro
>>.
<< Tanto
meglio >> borbottò Dimitri, guardando il carburante fluire dalla tanica,
<< Quand’è la prossima stazione? >>.
<<
Trecentocinquanta chilometri circa >> rispose Karim.
La tanica venne completamente svuotata, e Irina si accorse con orrore
che la benzina che gli era stata fornita non era sufficiente a riempire tutto
il serbatoio: doveva essere poco più della metà.
<< La benzina
potrebbe non bastarci >> disse, rivolta sia a
Dimitri sia a Karim.
Il Referente fece
un sorrisetto.
<< Questo non
è un problema mio >> ribatté, << Avrete tutti lo
stesso quantitativo di carburante. Siete voi a dovervelo gestire
>>.
<< E lo
faremo >> ringhiò Dimitri, prendendole di mano le chiavi, <<
Andiamo >>.
Risalirono in auto,
con il Mastino al volante, e Irina si chiese dove
fossero tutti gli altri: anche se erano i primi ad essere arrivati al punto
d’incontro, era certa che la gara non si sarebbe rivelata così semplice come
sembrava.
Ore 12.10 –
1° punto di ritrovo
Xander lasciò fermare la
Ferrari nello spiazzo, mentre cercava di fare mente locale e capire dove
avessero sbagliato: non erano i primi ad arrivare lì, nonostante avesse tenuto
una media elevata e non avesse sbagliato la strada nemmeno una volta. Il loro
viaggio era stato tranquillo, a parte uno scontro con la BMW bianca che poi era
sparita più di mezz’ora prima, e che probabilmente non era ancora passata di
lì: era sicuro che il percorso che aveva scelto fosse il più veloce.
<< Guidi tu,
d’ora in poi >> disse, rivolto a Nina, che sedeva di fianco a lui,
silenziosa.
<< Ok
>> fu la risposta tranquilla della ragazza.
Le cose tra loro
non erano cambiate, nonostante la notte passata insieme, e da parte di Xander non c’era nessun comportamento che potesse far
capire che era successo qualcosa tra loro due: non era freddo, ma non era
nemmeno particolarmente gentile. Si teneva a debita distanza da Nina, come se
la considerasse un pericolo di cui prima non si era reso conto. Da parte della
russa, invece, si notava un certo compiacimento nel modo in lo
avvicinava, una sorta di disgustosa civetteria che lo infastidiva.
Ora che Xander aveva visto il suo tatuaggio, quello del gatto dalle
orecchie a punta, ci andava molto più cauto, con lei. La sua allusione al fatto
che non servisse vincere la Mosca-Cherepova per
incontrare la Lince era rimasta senza spiegazione: nonostante gli avesse
chiesto cosa intendesse, Nina non gli aveva dato risposta. Si era limitata a
sussurrare qualcosa sul fatto che aveva conoscenze molto in alto, e che si
sarebbe visto tutto alla fine della gara, indipendentemente da come sarebbe andata.
Xander era sicuro che
Nina avesse una certa influenza, da quelle parti, ma il suo dubbio era un
altro: quel tatuaggio che aveva tra le spalle poteva benissimo essere una
lince… Anzi, con tutta probabilità lo era.
La domanda “Ma Nina
può essere la Lince?” se l’era posta diverse volte, in quella giornata passata
a sbollire la sensazione che aveva addosso da quando ci era andato
a letto, e la risposta che si era dato era sempre la stessa.
Nina era una donna,
e come era chiaro, in Russia le donne non facevano
parte del giro delle corse, a parte poche “elette”. Era la figlia del Primo
Ministro, e godeva di una certa importanza
indipendentemente dal fatto di essere anche una pilota clandestina. Era furba e
molto intraprendente, oltre che ambiziosa.
Quella della Lince
poteva essere la maschera perfetta per permetterle di ottenere tutto il potere
che desiderava e che non avrebbe potuto avere in quanto
donna. Nessuno, a parte le Sentinelle, entrava direttamente in contatto con
lei, e questo era solo un punto a suo favore…
Perché gareggiare
nella Mosca-Cherepova, allora?
Semplice, per
vedere di persona chi avrebbe dovuto incontrare, per sondare il terreno e per
vedere fin dove si spingeva la sua autorità. Si infiltrava
tra loro per capire chi gli fosse davvero fedele, chi no, e da chi si dovesse
guardare.
Riempirono il
serbatoio, scoprendo da Karim che prima di loro erano
passati Irina e Dimitri, e si diedero il cambio. Una volta al posto del passeggero,
Xander dispiegò la cartina e cercò il percorso più
breve e veloce che li avrebbe portati al secondo punto di incontro.
Quando la ragazza
affondò il piede sull’acceleratore, imboccando la nuova strada, Xander le rivolse un’occhiata, e improvvisamente si pentì
di quello che aveva fatto, di essere caduto nella sua trappola. Era stato uno
stupido, perché ora capiva davvero chi aveva davanti, ma in quel momento,
quando ancora bruciavano nel suo cuore le parole di Irina che lo aveva appena
lasciato, non era stato in grado di prendere la decisione migliore.
Mise da parte la
mappa e la guardò, così bella circondata dai suoi capelli biondi, eppure così
perfida, sotto quella pelle diafana… Ambiziosa abbastanza da poter desiderare
il potere nelle sue mani, apparentemente fragile per sembrare insospettabile…
<< Nina, tu
sei la Lince >> disse alla fine, secco.
La ragazza non si
scompose; rimase a guardare la strada davanti a sé, e l’unica cosa che si
lasciò scappare fu un sorrisetto divertito. Niente, nella sua espressione, nei
movimenti del suo corpo, fece trasparire il fatto che
fosse sorpresa o preoccupata: se aveva ragione o meno, a lei non importava. Non
aveva paura di essere scoperta o smascherata.
<< Perché
dici questo? >> chiese, tranquilla, mentre davanti
ai suoi occhi scorreva la strada fredda e il paesaggio ghiacciato.
<< Sarei
stupido se non lo sospettassi >> rispose Xander,
<< Hai il tatuaggio di una lince tra le spalle, e guarda caso dici di
poter incontrare la Lince quando vuoi… Se non sei tu, allora è tuo padre
>>.
Poteva anche
sbagliarsi, ma era l’unico modo per metterla alle strette e cercare di
convincerla a dire qualcosa…
Nina ridacchiò.
<<
Perspicace… >> disse, << In effetti, hai ragione, potrei esserlo. E
anche mio padre… Ma perché dovrei dirlo a te? >>.
<< Perché
tanto so già chi sei >> rispose Xander.
La ragazza tacque,
senza cambiare espressione.
<< Lo
scoprirai alla fine >> disse, << Fino ad allora,
fai pure tutte le tue congetture… Se sono la Lince, sarai il primo a saperlo
>>.
Ore 14.35 –
Russia, direzione Nord
La Punto scartò
rapidamente di lato, sfiorando il bordo della strada gelata, mentre Dimitri
teneva lo sguardo fisso davanti a sé, digrignando i denti, infuriato.
Il percorso che avevano scelto per la seconda parte della gara non si era
rivelato il migliore: avevano trovato diversi passaggi sbarrati o bloccati per
lavori o dalla neve, e Dimitri aveva dovuto scegliere un’altra strada. Avevano
perso tempo, e intanto avevano incrociato un paio di piloti che prendevano
altre direzioni.
<< Credi che
il prossimo punto d’incontro sia ancora molto lontano? >> chiese Irina,
sentendo l’apprensione crescere: non sapeva di preciso quanti chilometri avevano
percorso, ma vedeva il livello della benzina scendere sempre di più, e la
tanica di scorta non era sufficiente a tranquillizzarla.
<< Non lo so…
>> rispose Dimitri, innervosito, << Non so nemmeno
dove sono, cazzo! >>.
Irina sussultò di
fronte al suo tono rabbioso e irato, e gli rivolse un’occhiata fugace. Il
Mastino era per la prima volta in difficoltà, e lei non sapeva che fare… Per
quanto studiasse la mappa, non riusciva a capire quale strada potessero prendere, o che almeno apparisse come la migliore…
Avevano seguito per
una decina di minuti uno dei partecipanti, il tipo della BMW M3 bianca, che
avevano incontrato qualche minuto dopo aver capito di essersi persi…
Evidentemente, però, li aveva portati fuori strada, perché non avevano capito
dose stesse andando. Alla fine avevano cambiato rotta, ma l’avevano fatto
troppo tardi, perché ormai non avevano idea di dove si trovassero.
<< Sembra
esserci solo ghiaccio, da queste parti… >> ringhiò Dimitri, <<
Ghiaccio e campi rinsecchiti… Cazzo, non riesco a capire dove
siamo >>.
Irina guardò
rapidamente la cartina, cercando di capirci qualcosa, ma non aveva punti di riferimento per fare un confronto… Ci voleva un
cartello, un segnale stradale, qualcosa che gli facesse intuire almeno a dove
fossero vicini…
Leggeva la
frustrazione nei movimenti secchi di Dimitri, e si rese conto che il tempo
passava e loro consumavano benzina senza sapere esattamente quale fosse la loro
direzione. Sapeva che non era il momento per cercare un punto d’incontro con
lui, ma lasciarlo infuriare ancora di più a ogni minuto che passava
non era una buona idea.
<< Dimitri,
fermiamoci un momento >> disse, << Non serve che continuiamo a
prendere strade senza sapere dove ci porteranno… Fermiamoci un momento, diamo un’occhiata alla cartina. Sono sicura che troveremo
una soluzione >>.
Il russo le lanciò
un’occhiata di sbieco.
<< D’accordo
>> disse lentamente, << Al primo cartello mi fermo… >>.
Incontrarono un
piccolo segnale stradale che indicava che la città di Kamchakta
si trovava a circa dieci miglia di fronte a loro, e a quel punto Dimitri fermò
la Punto a lato della stradina e spense il motore. Irina lo guardò gettare
un’occhiata intorno e attese che dicesse qualcosa.
<< Passami la
mappa >> ordinò lui.
Irina eseguì, poi
lo seguì fuori dalla macchina: dispiegò la cartina sul cofano e si mise a
guardarla, il venticello gelido che faceva muovere i bordi. Lei li afferrò e la
tenne ferma, lasciando il tempo a Dimitri di capire dove fossero.
Sapeva che fermarsi
voleva dire perdere tempo prezioso, che in quel momento qualcuno poteva essere
già sulla buona strada per raggiungere il secondo punto di ritrovo, ma sentiva
che quello era l’unico modo per sbloccare la situazione. Si fidava di Dimitri,
e sapeva che avrebbe trovato la strada giusta. Gli sarebbe bastato un attimo,
ne era sicura. Non era uno che sbagliava facilmente, e se sbagliava di solito sapeva rimettere le cose a posto.
Il russo puntò il
dito sulla cartina, poi seguì un percorso per un breve tratto, quindi scosse il
capo.
<< Siamo
fortunati >> borbottò, << Dobbiamo tornare indietro di qualche
miglio, poi prendiamo la strada che costeggia il lago… Il secondo punto di
ritrovo è lungo quella >>.
Irina sorrise,
raggiante.
<< Sapevo che
l’avresti trovata >> disse.
Dimitri la fulminò
con gli occhi.
<< Non avrei
dovuto perdermi… >> ribatté, seccato, << Avanti, sali. Guidi di
nuovo tu >>.
Irina continuò a
sorridere, sapendo che evidentemente lui odiava i complimenti, e afferrò le
chiavi.
<< Mi fai da
guida? >> chiese.
Dimitri fece un
movimento brusco con la mano, come a dirle di non scherzare.
<< Muoviti.
Io metto qualche litro di benzina >>.
Irina salì al posto
di guida, attese qualche istante che Dimitri versasse la benzina nel serbatoio
e poi ripartì a razzo, facendo inversione e dirigendosi verso ovest come
avevano pianificato.
La strada in mezzo
alle campagne ghiacciate scorreva veloce sotto di loro, mentre Irina dava fondo
a tutte le sue energie, guidando più velocemente che poteva nella speranza di
non aver perso troppo tempo.
Poi la carreggiata
iniziò ad allargarsi, trasformandosi in una strada più larga e ben asfaltata,
costeggiata a destra da rocce e alberi imbiancati dalla neve, e a sinistra
comparve un enorme lago dalle acque color acciaio, e una spessa lastra di
ghiaccio che rifletteva il cielo fosco della Russia a farle da coperchio. Oltre
le sue sponde, lontano lontano,
si intravedeva una striscia di terra nera.
<< Siamo
sulla buona strada >> disse Dimitri, << Non dovrebbe mancare molto,
ormai… >>.
Irina non ebbe
nemmeno il tempo di esultare, che da una stradina laterale sbucò la BMW M3 che avevano seguito per un tratto di strada, che sgommando si
affiancò a loro, diretta dalla stessa parte. Sollevò una nuvola di pietroline mentre si rimetteva in linea e scattò avanti.
<< Vai, vai!
>> disse Dimitri.
Irina affondò
nuovamente il piede sul pedale dell’acceleratore, portando avanti il muso della
Punto, ma nello specchietto retrovisore vide brillare improvvisamente qualcosa
di rosso… Sapeva con esattezza cosa fosse…
“Xander”.
Non avrebbe
mollato, non li avrebbe lasciati passare avanti. Avevano perso tempo, ma non
era importante… Avrebbe lottato fino all’ultimo…
Superò la BMW,
mentre la Camaro rossa di Severin
sbucava da chissà dove una ventina di metri dietro di loro, slittando sulla
strada…
Irina si piazzò al
centro della carreggiata, e gettò un’occhiata allo specchietto: alla guida
della Ferrari c’era Nina, che teneva il volante stretto con la mano destra e la
fissava con determinazione, forse convinta di poterla superare.
“Di nuovo noi due, carina…”.
Irina si lasciò
andare a un ghigno, poi iniziò a zigzagare, bloccandole ogni spiraglio per il
sorpasso… Frammenti di ghiaccio si sollevavano al bordo della strada, il sole
che si rifletteva sulla superficie del lago… Anche questa volta, Nina avrebbe
dovuto sudare per riuscire a passarla…
Poi in lontananza
vide quattro macchine scure parcheggiate e tre furgoni neri, a bloccare il
centro della strada… Doveva essere il secondo punto d’incontro.
Irina accelerò
ancora, vedendo schizzare sempre più su la lancetta del contagiri, in testa al
gruppo di auto che ormai sfioravano la dozzina… Se solo ne avesse avuto il
tempo, si sarebbe chiesta come avevano fatto a rimontare così in fretta…
La strada si fece
sempre più stretta, fino a ridursi a un viottolo sulla sponda del lago, il
ritrovo sempre più vicino…
La Punto sbandò
improvvisamente, forse su una lastra di ghiaccio, e Irina strinse il volante,
cercando di non uscire fuori strada…
<< La tengo,
la tengo! >> gridò, mentre la Punto scivolava di
lato, scaraventando lontano un cespuglio ghiacciato. Vide il rosso della
Ferrari brillare nello specchietto sinistro…
Irruppe nello
spiazzo in scivolata, e appena sentì le ruote riprendere aderenza premette il freno,
inchiodando a pochi centimetri da uno dei furgoni, appena in tempo per non
prenderlo in pieno…
Dimitri scese di
slancio dalla macchina, mentre le altre auto si fermavano a pochi metri da
loro, spegnendo i motori. Irina smontò e raggiunse Dimitri che aveva già
afferrato la tanica di benzina e la stava versando nel tubo del serbatoio.
<< Vai a
farti dare le catene >> disse lui, secco, << Ci penso io qui
>>.
Irina si guardò
intorno, cercando rapidamente uno dei Referenti: Konstantin
era vicino a uno dei furgoni, che li guardava con una strana aria, come se non
si aspettasse di vederli lì. Lo raggiunse di corsa.
<< Ci servono
le catene >> disse lei.
Konstantin non diede segno di
aver capito, ma fece un sorrisetto.
<< Come avete
fatto ad arrivare così in fretta? >> chiese.
Irina ridusse gli
occhi a fessure, insospettita dalla domanda. Improvvisamente si domandò il
perché del fatto che fosse così stupito di vederli… Non poteva certo sapere che
si erano persi, visto che non avevano detto niente a
riguardo.
<< Non ho
tempo da perdere, dammi le catene >> ribatté, fredda.
Il russo si voltò e
con molta lentezza aprì uno degli sportelli del furgone, tirando fuori una
scatola nera di plastica. Gliela porse, e senza ringraziare lei la afferrò e
tornò rapidamente da Dimitri. Aprì il baule proprio mentre sentiva la porta di
una delle auto a fianco chiudersi violentemente e un paio di motori accendersi.
In quel momento, la fretta era troppa per soffermarsi a guardare gli altri…
<< E’
possibile che sia stato Konstantin a farci trovare la strada sbarrata? >> chiese lei,
chiudendo di scatto il baule.
Dimitri alzò lo
sguardo dalla tanica di benzina, e rispose a bassa voce: << Lo sospettavo
anche io. Ti ha detto qualcosa? >>.
<< Mi ha
chiesto come avevamo fatto ad arrivare così in fretta >> disse lei.
Dimitri richiuse la
tanica, poi gettò una rapida occhiata verso il Referente: stava venendo verso di loro.
Irina sentì la
rabbia montare: improvvisamente di rese conto che molto probabilmente Konstantin stava facendo di tutto per non farli vincere. Non sapeva come poteva aver fatto, ma era
sicura che in qualche modo era stato lui a fargli
trovare tutti quegli ostacoli… Era la sua vendetta per il coltello piantano
nella mano.
<< Non ho tempo
ora per darti un’altra lezione >> ringhiò Dimitri, lanciandogli
un’occhiata di fuoco, << Ti conviene girare al largo per un bel po’…
>>.
Konstantin ridacchiò, ma non
disse niente. Sembrò cambiare direzione, come per ascoltare il consiglio del
Mastino, e Irina guardò Dimitri per sapere quello che doveva fare.
<< Vuoi
guidare tu? >> domandò.
Sentì qualcuno
gridare qualcosa, forse un incitamento, quando il russo le rivolse un’occhiata
che non riuscì a decifrare, ma che sapeva cosa nascondeva: uno dei due si prendeva la responsabilità della vittoria, o della
sconfitta, sulle sue spalle. Forse non si sarebbero potuti fermare ancora, e di
sicuro non era consigliabile farlo…
<< Per quanto
ne hai ancora? >> domandò lui.
<< Finché non
vinco, non mollo >>.
<< Allora
sali e guida, Fenice >>.
Irina non se lo fece ripetere due volte: spalancò la porta della Punto e
saltò dentro, guardando Dimitri fare lo stesso, e provando nei suoi confronti
un’incredibile senso di gratitudine. Mise in moto, poi si accorse che qualcosa
di strano si muoveva nel suo specchietto esterno…
In quel momento il
rombo della Ferrari che ripartiva invase l’aria, seguita a ruota dalla Camaro, ma non riuscirono ad attirare la sua attenzione…
Continuò a tenere gli occhi puntati sull’ombra che si rifletteva nello
specchio, con la strana sensazione che si fosse qualcosa di strano…
Poi Irina vide con
precisione il coltello nella mano di Konstantin
brillare, appostato vicino alla ruota posteriore sinistra della Punto…
<< Ci buca le
ruote! >> gridò.
Gli occhi di
Dimitri si spalancarono, e come una furia saltò giù dalla macchina. Irina si
catapultò fuori, in tempo per vedere il Mastino che buttava a terra con un
pugno Konstantin, facendolo
volare due metri indietro.
<< Figlio di
puttana! >> ringhiò, << Non hai ancora capito con chi hai a che
fare… >>.
Irina distolse lo
sguardo, sicura che stesse per consumarsi un’altra
scena di particolare violenza, e si abbassò sulla ruota: uno squarcio si apriva
nella gomma, e l’aria fuoriusciva con un sibilo. Ormai il danno era fatto.
<< Dimitri!
>> gridò, disperata, cercando un modo per fermare la fuoriuscita d’aria,
<< L’ha bucata! >>.
Il russo si voltò
di scatto, lasciando cadere Konstantin a terra come un
sacco di patate, e la guardò, infuriato come non mai. Qualcuno lì intorno
osservò la scena, ma nessuno volle intervenire, nemmeno i Referenti.
Irina sentì il
panico che le saltava addosso, mentre nel frattempo vedeva la BMW partire a
razzo a pochi metri da loro: con una gomma bucata, avevano
finito la gara…
<< Prendi il
kit del baule >> ordinò secco Dimitri, e Irina obbedì automaticamente,
rendendosi conto che stavano perdendo minuti preziosi…
Passò il borsone con gli attrezzi a Dimitri, mentre Konstantin
si rialzava, sanguinante.
<< Cazzo!
>> sbottò improvvisamente, presa dal panico, mentre guardava impotente
tutte le altre auto partire, << Vorrei tanto usare te, come ruota di
scorta! >> gridò, rivolta al russo che aveva il
naso sanguinante.
Aveva una voglia
matta di prendere Konstantin a schiaffi, ma si
accorse che Dimitri aveva già montato il cric e stava tirando su la Punto, nel
disperato tentativo di sostituire la gomma bucata. Gli diede una mano,
iniziando a svitare i bulloni mentre lui tirava fuori la ruota dal baule.
Aveva le dita
congelate, ma riuscì a sganciare il cerchione abbastanza velocemente, poi si
fece da parte e Dimitri sfilò la ruota, ringhiando sommessamente: << Non perderemo questa gara, fosse l’ultima cosa che faccio…
>>.
Sotto lo sguardo
perplesso e divertito dei Referenti, cambiarono la ruota nella Punto, ma quando
sfilarono il cric da sotto la macchina, ormai tutto il piazzale era sgombro, e
non si sentiva nemmeno più il rombo dei motori in lontananza. Solo il vento
gelido spazzava quel silenzio rabbioso che covava sulla strada.
<< Andiamo
>> disse il Mastino, senza degnare di un’ulteriore
sguardo Konstantin, che stava a dieci metri di
distanza, senza che nessuno gli avesse ancora fatto niente… Allora non volevano
davvero che vincessero…
Irina risalì al
posto di guida, e Dimitri lasciò tutti gli attrezzi lì dov’erano, fiondandosi
sul sedile del passeggero. Sgommando, la Punto ripartì
veloce all’inseguimento degli altri concorrenti…
Il cuore di Irina
batteva all’impazzata, senza sapere se avevano possibilità di rimontare e
sperare di rientrare in gara… Davanti a lei non vedeva altro che una strada
vuota e gelida, spazzata dal vento, e il lago alla sua sinistra…
Quanto avevano
perso? Dieci minuti? Quindici? Non lo sapeva, ma era chiaro che erano troppi…
Troppi per sperare di poter vincere…
<< Non li
riprenderemo mai… >> sussurrò, in preda alla disperazione.
Avevano avuto la
vittoria in mano, e ora tutto falliva per colpa di uno stupido russo… Doveva
essere stato lui a ostacolarli fin dall’inizio, a volerli fuori dalla gara…
Anche l’ipotesi che avesse piazzato i blocchi diventava plausibile…
Per un attimo, ebbe
la tentazione di togliere il piede dall’acceleratore e lasciare che la Punto si
fermasse. Non avevano speranza di vincere, tanto valeva ritirarsi subito…
<< Tira
questa maledetta macchina >> ringhiò Dimitri, << Premi
quell’acceleratore, o la prossima volta non prenderò
mai più parte a una gara con te >>.
Irina non distolse
lo sguardo dalla strada, ma l’ordine del russo non le diede forza: come poteva
sperare di rimontare, anche se tutti gli altri avessero incontrato delle
difficoltà? Ci sarebbe voluto un miracolo…
<< Dimitri…
>> iniziò, ma lui la zittì.
<< Tira
questa maledetta macchina, Fenice >> disse, << Non ho intenzione di perdere questa gara per una gomma bucata.
Sai meglio di me quanto questa auto può essere veloce
>>.
Irina deglutì, poi
si rese conto che lui l’aveva chiamata “Fenice”: Fenice perché lei era la
pilota clandestina che non si spaventava di fronte alle gare difficili, che non
aveva paura di sfidare i più forti, i più potenti; Fenice, che si era messa
addirittura contro lo Scorpione, che era la pilota donna più forte in
circolazione… Fenice, che aveva la sua Punto, con la quale era diventata la numero 3 della Black List…
“Non posso mollare… Non posso
mollare proprio ora. Forse Dimitri ha ragione: possiamo
ancora rimontare”.
E allora fece
affondare il piede sull’acceleratore, sentendo il motore salire su di giri con
un ruggito assordante, la lancetta bianca che impazzita schizzava in alto sul
contagiri… Come se avesse ricevuto un surplus di potenza, la Punto scattò
avanti, la neve che si sollevava dietro di lei, scia bianca sotto il cielo
plumbeo.
Non le importò più
chi aveva davanti, e quanto fossero lontani, e nemmeno se fosse possibile
riprenderli… Non le importò di poter scivolare sul ghiaccio, di perdere il
controllo e finire fuori strada, di fondere il motore, o anche solo
semplicemente di sbagliare mossa. Doveva almeno riuscire a tagliare il
traguardo, che arrivasse prima o ultima. Fenice non avrebbe mollato, non si
sarebbe ritirata.
Dimitri si lasciò
andare a un ghigno, e per un momento sembrò sul punto di voler dire qualcosa.
Alla fine invece tacque, lasciando che il rumore sempre più forte del motore
invadesse l’abitacolo.
Senza sapere fin
dove sarebbero arrivati, la Punto macinò chilometri su chilometri,
mangiando l’asfalto ghiacciato con le ruote sempre più consumate, ma mai per un
attimo diede segni di cedimento, mai sembrò sul punto di abbandonarli… Come la
sua pilota, sembrava determinata ad arrivare al traguardo, da perdente o da
vincitrice.
Poi, la prima spia
sul cruscotto dell’auto si illuminò di rosso, e non
era quella del carburante. Senza togliere il piede dall’acceleratore, Irina
abbassò lo sguardo: l’acqua del radiatore iniziava a surriscaldarsi,
probabilmente per via della velocità.
<< Questa non
ci voleva… >> sussurrò, ma sapeva bene che avrebbe dovuto aspettarselo:
ormai la lancetta del contagiri stazionava
perennemente a filo della zona rossa.
Dimitri
gettò uno sguardo sul cruscotto, ma non disse niente: anche questa volta lasciò
a lei la scelta: rallentare un po’ e permettere alla Punto si raffreddarsi,
oppure continuare e rischiare di rimanere a piedi.
La risposta si
formò nella mente di Irina immediatamente: aveva imparato a rischiare, e
avrebbe rischiato. Si era detta che sarebbe arrivata
alla fine, e l’avrebbe fatto.
“Scusami, piccola, ma devi portarmi al traguardo, costi
quel che costi”.
Non abbassò più lo
sguardo sul cruscotto, per non vedere le altre spie che si accendevano, una
dopo l’altra, ma senza che il motore della Punto emettesse alcun rumore strano,
o desse segni di cedimento. Continuò a correre, il cuore che batteva forte e la
convinzione che quella gara andava terminata, in un modo o nell’altro.
Poi davanti a loro
si stagliò un tratto di strada completamente ricoperto di neve e detriti, come
se fosse caduta una piccola valanga dalla collina di fianco. Sul terreno bianco
si vedevano chiaramente i segni delle ruote delle auto che erano passate di lì,
forse in fila indiana.
Irina fu costretta
a rallentare, e si accorse che lo strato di neve era smosso in diversi punti,
come se le macchine avessero fatto fatica a passare. Si chiese se la Punto
fosse abbastanza alta per attraversare facilmente, e
rallentò ancora.
<< Vai,
possiamo passare >> disse improvvisamente Dimitri, riaffiorando dal
silenzio in cui era piombato, << La neve è schiacciata… Devono aver perso
parecchio tempo, per aprirsi la strada. Soprattutto Went
>>.
Il russo sembrava
contento, e Irina ne comprese il motivo: chi aveva un’auto bassa, come Xander e la maggior parte degli altri piloti, doveva aver
fatto molta fatica a passare, e doveva averci impiegato un po’ di tempo. Il
tutto si traduceva in un vantaggio per loro, che vedevano il distacco ridursi.
Sorrise mentre
sentiva le zolle di neve schiacciarsi sotto gli pneumatici bollenti della
Punto, e rapida e sicura arrivò dall’altra parte, dove
la strada si riapriva sgombra e vuota, il sole che si andava via via abbassando.
Quella piccola
“sosta” bastò alla Punto per recuperare fiato: le spie si erano tutte spente, e
Irina sentì la speranza riaffiorare più forte di prima. Premette l’acceleratore
e schizzò nuovamente avanti, dritta alla meta.
Forse ormai non
mancavo troppi chilometri all’arrivo, ma aveva paura di sapere quanti fossero
esattamente. Strinse il volante, sentendo i muscoli delle braccia intorpiditi,
le gambe anchilosate… Scacciò quelle sensazioni, perché non avrebbe permesso al
suo fisico di cedere e fermarla…
Qualcosa brillò
davanti a loro, a grande distanza, troppo lontano per capire
cosa fosse, ma Irina sentì il cuore accelerare: era un’auto… Forse li stavano
raggiungendo…
Anche Dimitri
sembrò dare segni di inquietudine. Si sporse in
avanti, e ridusse gli occhi a fessure, senza staccarli mai dal punto dove
quella piccola luce bianca brillava lontana…
Poi si avvicinò,
sempre più velocemente. Troppo velocemente.
A Irina ci volle un
attimo per capire che quello che vedevano lo stavano raggiungendo decisamente troppo in fretta, per poter essere un’auto in
fuga.
Era un’auto, sì; ma
stava correndo dalla loro parte.
Perplessa, Irina continuò
a mantenere la velocità, Dimitri di fianco a lei che tirò rapidamente fuori la
pistola che aveva in tasca. Poteva essere Konstantin
che veniva a finire il lavoro, a farli uscire fuori
gara… Non si sarebbe stupita, se fosse stato così. Non volevano farli vincere,
ma evidentemente non volevano nemmeno che arrivassero
al traguardo…
L’auto si avvicinò
e prese le sembianze di una Mitsubishi Lancer
azzurra, un’auto che non aveva preso parte alla gara. Irina non riuscì a
distinguere chi ci fosse al volante, ma sentì Dimitri togliere la sicura alla
pistola.
<< Qualunque
cosa succeda, continua a guidare >> ringhiò lui, << Abbiamo già
perso troppo tempo… >>.
La Lancer si parò davanti a loro all’improvviso, e per un
attimo sembrò volesse superarli e continuare per la sua strada; ma
all’improvviso rallentò e con un colpo di freno a mano girò il muso, appena in
tempo per recuperarli e affiancarli.
Irina guardò dentro
la Lancer, e con stupore vide che si trattava di Dan,
l’italiano. Il ragazzo fece loro un cenno con il
pollice alzato, ma Dimitri non abbassò la guardia.
<< Che ci fa
qui!? >> gridò Irina.
Il finestrino della
Lancer si abbassò, e Irina fece altrettanto con
quello della Punto. L’aria gelida piombò nella macchina, e sentì la voce di Dan distante e soffocata, mezza coperta dal rumore dei
motori.
<< Ho saputo
cosa è successo! >> gridò per farsi sentire, senza che le due auto
rallentassero, << Ho dietro dei ricambi, vi serve qualcosa? >>.
<< No!
>> rispose Irina, << Quanto manca all’arrivo? Sono lontani gli
altri? >>
.
Dan fece un
sorrisetto.
<< Quaranta
chilometri all’arrivo>> gridò, << Continua così che li raggiungi, Fenice! Non sono lontani! Io vi seguo! >>.
Irina sentì
un’ondata di adrenalina scaricarsi nelle vene, mentre il finestrino veniva chiuso e l’aria gelida smetteva di vorticare
nell’abitacolo. Li stavano raggiungendo, non stavano
correndo senza una meta!
La Lancer si accodò a loro, mentre la Punto continuava a
correre lungo quel paesaggio russo, il lago sempre alla loro sinistra, la strada
sempre più dritta.
Le spie sul
cruscotto tornarono ad accendersi, ma Irina le ignorò: ormai si sentiva così
sicura, che sapeva che la Punto non l’avrebbe mai abbandonata. Non in quel momento
dove stavano scrivendo la più grande rimonta mai avvenuta nella Mosca-Cherepova.
Finalmente, come un
miraggio, diversi oggetti cominciarono a brillare nuovamente in lontananza, e
come in un sogno le forme delle auto dei partecipanti si stagliarono
all’orizzonte. Irina sentì il cuore accelerare, e mormorò: << Li prendo,
li prendo… >>.
Gettò uno sguardo
nello specchietto retrovisore, e vide che aveva staccato anche la Lancer dietro di lei: non vedeva più la faccia di Dan, ma
era sicura che in quel momento l’italiano stesse sorridendo…
Poi, vide le auto
davanti a lei sbandare improvvisamente, alcune finire di sbieco sulla strada,
altre girare su se stesse. Riconobbe la Ferrari tra quelle che scivolavano come
se passassero sul sapone, mentre altre si fermarono con difficoltà proprio di
fronte a un grosso cartello che indicava il lago.
Un attimo, e anche
la Punto scivolò a tutta velocità sul ghiaccio, senza però perdere il
controllo. Irina inchiodò, sentendo le ruote pattinare, e si fermò a qualche metro
dalla Camaro rossa di Severin,
ferma sul ciglio del lago.
Non capì come mai
si fossero fermati, perché in quel momento l’unica cosa che rimbombava nella
sua mente era: “li abbiamo raggiunti!”. Forse avevano
davvero compiuto la più grande rimonta nella storia della Mosca-Cherepova…
E anche se così non fosse stato, per lei era comunque la migliore in tutta la
sua carriera di pilota. Per un attimo aveva creduto di non potercela fare, di
aver buttato all’aria tutto il loro lavoro: invece eccola lì, di nuovo in gara
più determinata di prima.
La gente là attorno la guardava sbigottita, senza parole… Lei sorrise, e
guardò le loro espressioni con aria di sfida.
“Non basta bucarmi le ruote per fermarmi”.
La Lancer si fermò in quel momento dietro di loro, e vide Dan
rivolgerle il pollice alzato in segno di vittoria. Lei rispose, certa che
almeno l’italiano stesse dalla loro parte, poi rivolse la sua attenzione
intorno, intuendo finalmente perché tutti i piloti erano fermi.
La strada era
finita, ma non la corsa. Il traguardo, delineato da due fumogeni rossi che
brillavano oltre la sponda del lago, non distava che qualche centinaio di
metri, e ad attenderli c’erano anche in quel caso un paio di auto e un furgone.
In mezzo, tra loro e la vittoria, c’era un corridoio di ghiaccio da attraversare,
che andava da riva a riva… Una strada di acqua congelata da percorrere per
porre fine a quella gara.
<< Bastardi
>> disse Dimitri, << L’hanno fatto
davvero, alla fine… Dobbiamo attraversare il lago >>.
Irina lo guardò con
la bocca aperta, poi tornò a fissare la superficie del lago ghiacciato, grigia
come l’acciaio.
Era un suicidio. I
Referenti non potevano scegliere un modo migliore per decretare il vincitore
della Mosca-Cherepova. Anche questa volta si trattava
di una prova di coraggio alla quale solo i migliori avrebbero risposto.
Vide Severin scendere dalla Camaro e
andare a guardare la superficie del lago, come per valutare quanto potesse
reggere, o forse se non ci fosse un trucco. Un altro paio di piloti fecero altrettanto, ma né Xander
né Nina si arrischiarono a uscire dalla Ferrari.
Dan superò la loro
auto, e Severin si voltò dalla sua parte, dicendo
qualcosa in tono piuttosto adirato. L’italiano rispose allargando le braccia,
avvicinandosi alla riva del lago.
<< Scendo un
momento… >> mormorò Irina.
Aprì la portiera
della Punto e sentì Dan dire, tranquillo: << Non sono stato io a decidere
il percorso, non dipende da me. Ma non credo ci siano
problemi a passare: penso che i Referenti sappiano quello che fanno… >>.
<< Cosa vuol dire questo? >> sbraitò Severin,
<< Nessuno ha la certezza che riusciremmo ad arrivare dall’altra parte!
Il ghiaccio potrebbe non reggerci tutti! >>.
<< Allora
prendere un’altra strada >> ribatté Dan, << Tornate indietro e fate
il giro… Se non volete rischiare, cambiate percorso. Il traguardo è laggiù, voi
dovete solo arrivarci: non siete obbligati a passare di qui >>.
Severin digrignò i denti e
tornò a guardare il lago gelato, mentre gli altri piloti confabulavano tra
loro, irritati. Irina tornò dentro la Punto e gettò uno sguardo a Dimitri.
<< Cosa pensi? >> chiese lei.
<< Penso che
l’unico modo per vincere è quello di passare da quella
parte >> rispose, neutro.
Irina strinse il
volante, cercando di pensare con lucidità. L’adrenalina dell’inattesa rimonta
lasciò spazio alla preoccupazione per la nuova situazione…
Se avessero tutti
scelto una via alternativa, ci avrebbero impiegato altro tempo a raggiungere il
traguardo, e non era nemmeno detto che non rimanessero a piedi durante il
percorso: poteva rompersi l’auto, finire la benzina, esserci un incidente…
Avrebbero dovuto studiare un altro percorso adatto, e ci avrebbero impiegato
del tempo, forse troppo.
Tentare di passare sul
lago ghiacciato invece presentava troppi rischi: non sapevano quanto fosse
spessa la lastra di ghiaccio che lo ricopriva, né se poteva davvero reggerli
tutti. Una volta a metà strada, poteva creparsi, e se fossero finiti dell’acqua
gelida c’erano poche possibilità di salvarsi…
Però dall’altra
parte c’era quel maledetto traguardo, e la vittoria
della Mosca-Cherepova.
<< Che
facciamo? >> domandò a bassa voce, soprattutto a sé
stessa.
<< Prendiamo
una decisione il più in fretta possibile >> rispose Dimitri, senza in
realtà cambiare la situazione, << Dobbiamo battere gli altri sul tempo,
se vogliamo vincere >>.
Irina sospirò.
“Davvero sarei disposta a rischiare tutto questo?”.
Si guardò intorno,
notando che ancora nessuno sembrava aver preso una decisione: tutti si
chiedevano se il gioco valeva la candela. Oppure aspettavano che uno di loro
facesse il primo passo, aprendo la strada a tutti quanti.
Se avesse preso
un’altra strada, forse gli altri non l’avrebbero seguita, e qualcuno avrebbe
finalmente rischiato passando attraverso il lago, per paura che lei riuscisse a
trovare una via alternativa abbastanza breve da portarla al traguardo in tempo
rapido. A quel punto, però, tutti tranne lei avrebbero
saputo se la via sul ghiaccio fosse stata sicura.
Se avesse atteso
che qualcuno provasse a passare per primo sul lago, sicuramente non ci sarebbe
stato tempo per superarlo, e fare manovre su una lastra di ghiaccio era troppo
rischioso. In più, gli altri sarebbero partiti tutti assieme, e…
<< Il
ghiaccio non ci reggerebbe sicuramente tutti contemporaneamente >> disse
a sé stessa, << Ma potrebbe reggere uno solo di
noi. Il primo a passare >>.
Si voltò a guardare
Dimitri, e sul suo volto non trovò alcuna espressione.
<< Se
dobbiamo passare di lì, dobbiamo farlo per primi
>> disse lui, << Io sono pronto a rischiare, quindi la decisione è
tua >>.
Irina distolse lo
sguardo, e capì che aveva di fianco qualcuno disposto a rischiare la vita per
lei e la sua missione… Nonostante nessuno all’F.B.I.
si fidasse di lui, si stava rivelando il miglior agente che potessero mandare. Non
lo avrebbe dimenticato.
<< E se
dovesse succederci qualcosa? >> disse lei, << Non mi perdonerei mai
il fatto di averti coinvolto in questa storia… Se il ghiaccio si rompe e
finiamo nel lago, non so quante possibilità abbiamo di… >>.
<< Se
avessimo sempre contato le possibilità, non saremmo mai partiti >> la
interruppe Dimitri, << Se avessimo sempre contato le possibilità, ci sarebbero state un sacco di cose che non sarebbero accadute.
Se tu sei pronta a farlo, premi quell’acceleratore e arriva dall’altra parte
>>.
C’erano molte cose
non dette in quella frase, molti riferimenti che Irina comprese subito ma che
non ebbe il coraggio di commentare. Tuttavia,
nonostante la paura, sapeva cosa si doveva fare.
<< Ok,
Dimitri. Voglio passare >> disse.
Il russo le gettò
un’occhiata e sembrò trattenere un sorriso.
<< Allora
alleggeriamo questa macchina, Fenice >> disse.
Irina annuì e si
spostò in un angolo un po’ più appartato, spegnendo il motore della Punto. Gli
altri stavano ancora valutando la situazione, ma dovevano fare in fretta per evitare
che qualcuno avesse la loro stessa idea.
<< Lasciamo
qui tutto quello che non è necessario >> disse Dimitri, << Togli la
tanica di benzina, quello che rimane degli attrezzi. Tutto quello che riesci a
smontare. Io svuoto il serbatoio fino al livello minimo indispensabile. Sarà
poco, ma comunque potrebbe fare la differenza >>.
Irina annuì e andò
ad aprire il portellone dietro: tolse la tanica di benzina ancora e metà, gli
attrezzi, il borsone con le sue cose e quello di Dimitri, le due bottiglie di
acqua di scorta. Gettò tutto vicino a un mucchio di neve ingrigita e coprì le
cose con la coperta che teneva nel baule.
Nessuno parve accorgersi
di quello che stavano facendo, perché sembravano tutti troppo concentrati su
come superare quell’ostacolo. Solo Xander sembrò
gettare dalla loro parte un’occhiata imperscrutabile, e Irina si chiese se
avesse già capito quello che stavano facendo.
Dimitri aprì il
cofano, rompendo i sigilli che lo chiudevano, e solo in quel momento qualcuno
sembrò interessarsi a quello che stavano facendo: gli sguardi verso di loro si
fecero sospettosi. Molti forse pensavano che stessero tentando di modificare il
motore, perché nessuno diede segno di capire il significato di quella mossa.
Sotto la Punto
iniziò ad aprirsi una chiazza scura di benzina, che si allargò mano a mano che il carburante fuoriusciva dal serbatoio.
Qualcuno strabuzzò gli occhi senza capire, ma Dimitri si voltò verso Dan e gli
disse, tranquillo: << Non credo che bucare il serbatoio sia una modifica
a nostro favore >>.
L’italiano si
strinse nelle spalle, ma sembrò capire le loro intenzioni.
<< Dopo una
rimonta come la vostra, vi potrei permettere di tutto >> disse, e si
voltò tornando verso la Lancer. << In ogni
caso, il regolamento non proibisce di danneggiare la propria auto… >>. Irina
sorrise guardandolo allontanarsi.
Quando il livello
del carburante fu sceso abbastanza per i suoi gusti, Dimitri tappò il buco del
serbatoio con un pezzo di nastro adesivo isolante e svuotò rapidamente anche
l’acqua del radiatore e l’olio, riversandoli tutti a terra. A quel punto guardò
Irina e disse, serio: << Possiamo andare >>.
Forse avevano
guadagnato solo una ventina di chili in meno, forse qualcosa in più, ma tutto poteva
fare la differenza in quel caso, e Irina pregò che funzionasse. Mise in moto la
Punto e lentamente si avviò verso la superficie del lago, sotto lo sguardo di
tutti i piloti, ora. Avevano capito quello che stava per fare, ma nessuno osò
muoversi.
<< Abbiamo
tutto ridotto al minimo >> disse Dimitri, << Non correre troppo,
una volta dall’altra parte, altrimenti rischiamo di fondere il motore >>.
<< Se ci
arriviamo, dall’altra parte… >> mormorò Irina.
Fermò la Punto a
pochi metri dal bordo, e vide Severin fare un passo
indietro. Aveva paura, doveva ammetterlo, e non sapeva se aveva fatto la scelta
migliore… Un conto era rischiare da sola, un conto era rischiare insieme a qualcun altro per una gara… Una gara importante, ma pur
sempre una gara…
Sentiva il suo
cuore battere all’impazzata, il suo respiro soffiare nell’abitacolo, il piede
sfiorare il pedale…
Avrebbe avuto il
coraggio?
Dallo specchietto
retrovisore vide Xander uscire dalla Ferrari, ma
rimanere inchiodato di fianco alla porta aperta. Non sarebbe venuto a fermarla,
forse, ma di sicuro aveva voglia di farlo…
Irina deglutì. Mise
la mano sul pomello del cambio, ma non ingranò la marcia. Rimase a fissare la
superficie del lago, chiedendosi se avrebbe retto, cosa avessero fatto se quel
ghiaccio si fosse spezzato, portandoli giù, sempre più giù, senza via di scampo.
Poi sentì una mano
calda poggiarsi sulla sua, stringendola in una morsa bollente e decisa,
facendole arrivare il calore fin nelle ossa, fin nel sangue che sentiva ormai
gelato dalla paura…
<< Avanti
Fenice >> disse Dimitri, << Qualsiasi cosa succeda, non morirai in
un lago ghiacciato. Te lo garantisco >>.
Irina lo guardò, e
annuì. Si fidava di Dimitri, credeva alle sue parole, e il fatto che la stesse fissando con quei suoi occhi grigi che erano caldi
come quella notte che avevano passato insieme, le diede forza. Lasciò che
guidasse la sua mano fino a ingranare la prima, le dita sotto le sue… Poi
Dimitri la lasciò andare, e Irina premette l’acceleratore, trattenendo il
respiro.
La Punto filò
silenziosa avanti, poggiando le ruote sul ghiaccio senza nessun rumore. Avanzò
lenta, come a rallentatore, finché tutti gli pneumatici non furono a contatto
con la lastra di acqua ghiacciata…
Irina non aumentò
la velocità, avanzò sempre lenta avanti, nel silenzio più totale. Niente segni
di cedimento, niente crepe nel ghiaccio… Niente di niente.
Dovevano essere
quattrocento metri, non di più, a separarla dal traguardo. Premette leggermente
di più l’acceleratore, e gettò uno sguardo nello specchietto retrovisore: erano
tutti impietriti a bordo del lago. Solo Dan sembrava divertito, e li guardava
con un sorriso a trentadue denti.
Irina capì che il
ghiaccio non li avrebbe traditi, non finché fossero rimasti gli unici su quella
lastra… Accelerò ancora, vedendo il traguardo avvicinarsi sempre di più…
Un altro sguardo
allo specchietto, e vide la Ferrari di Xander partire
a razzo per seguirla. Un attimo dopo, la Camaro di Severin sgommò e si gettò sul ghiaccio con un rumore
assordante…
<< Vai vai! >> gridò Dimitri.
Irina sentì il panico
montare alle stelle, l’adrenalina scaricarle addosso una
sensazione di terrore puro, e affondò il piede sul pedale, lanciando la Punto
sul ghiaccio con un ruggito del motore ormai al limite…
Qualcosa
scricchiolò sinistramente, mentre la macchina scivolava in avanti, e crepa si
formò sotto di loro, come un’enorme fulmine nel cielo…
La Ferrari scivolò
di lato, sbandando, e la Camaro gli andò addosso.
Un’altra crepa di aprì sotto di loro, mentre la 599
inchiodava per evitare il buco che si era formato davanti a lei…
Irina proseguì
dritta, sempre più veloce, la crepa che la inseguiva rapida con uno
scricchiolio come un serpente sul terreno, senza guardarsi indietro per paura
di vedersi aprire una voragine enorme pronta a inghiottirli… Sentì il motore
ruggire disperatamente mentre spingeva l’auto avanti, pattinando, schegge di
ghiaccio sollevate dalle ruote che volavano in alto…
La crepa si allargò
e un’onda d’acqua si riversò sulla superficie, facendoli sbandare… Le gomme
della Camaro fischiarono, uno specchietto volò via
superandoli, poi altri scricchiolii invasero l’aria…
Irina sterzò di
lato, la Punto toccò la Ferrari, la Camaro scivolò a
sinistra… Poi la 599 finì in testa coda, l’auto di Severin
anche, e la Punto rimase l’unica a puntare ancora verso il traguardo…
Altra acqua si
riversò sulla superficie, facendoli scivolare di lato, senza possibilità di
fermarsi… Irina controsterzò, sentendo le gomme gemere sul ghiaccio tentando di
riprendere aderenza… Sentì il rumore della lamiera accartocciarsi, mentre la
599 veniva colpita alla porta dalla Camaro, senza più controllo… Ma ormai la riva era sempre
più vicina…
Con uno scossone,
la Punto risalì la riva, e le ruote fecero presa sull’asfalto, guadagnando
velocità, il motore ormai al limite, le spie rosse
tutte accese…
Poi, superò il
traguardo, prima.
In un attimo, la
tensione abbandonò Irina lasciando spazio alla più pura euforia, a una
sensazione di felicità assurda che ripagò tutto il terrore che aveva provato
fino a quel momento.
“Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!”.
Si voltò per
guardare Dimitri, ma lui sembrava fissare lo specchietto retrovisore, gli occhi
grigi puntati su qualcosa che stava alle loro spalle. Qualcuno gridò, poi si
sentì un rumore come lo squarciarsi di qualcosa di enorme, e lo scrosciare di
acqua…
Irina si voltò di scatto,
e la scena che si presentò ai suoi occhi cancellò in un secondo tutta la
felicità che aveva addosso.
La superficie del
lago era tutta piena di crepe enormi, come un’immensa ragnatela d’acqua, e da
un momento all’altro il ghiaccio si sarebbe staccato, aprendo delle voragini…
La Camaro sgommò, appena in tempo per evitare di finire
inghiottita dai flutti, e la 599 la scansò per un soffio. Con uno scricchiolio
sinistro, Severin la superò e guadagnò la riva. Poi,
un tonfo e uno scrosciare di acqua, e un’enorme buco
si aprì sotto il posteriore della Ferrari, inghiottendo le ruote dietro…
Irina gridò, e si
precipitò fuori dalla macchina, per vedere la 599 che scivolava piano piano indietro, senza che Xander
riuscisse a tirarsi fuori… I cerchi il lega finirono
nell’acqua ghiacciata, continuando a girare vorticosamente…
Il panico la
invase, e qualcosa le gridò da dentro che Xander non
poteva morire, perché sarebbe morta anche lei. Era già
successo, tanto tempo prima, quando tra loro le cose andavano bene…
Sperava uscisse
dalla macchina prima che finisse completamente nel lago, ma forse la portiera accartocciata
era bloccata, perché Xander non riuscì ad aprirla… Il
motore andò su di giri, nel disperato tentativo di schizzare avanti, verso la
salvezza…
Nessuno si muoveva,
perché evidentemente tutti erano paralizzati e non sapevano cosa fare, ma
l’acqua ormai lambiva i fari posteriori della 599… Ancora poco, e sarebbe stata
inghiottita, portandosi dietro Xander…
Doveva fare
qualcosa, immediatamente. Al diavolo la missione, la copertura, la gara…
<< Dimitri,
dobbiamo tirarlo fuori! >> gridò, << Mi serve una corda! >>.
Si voltò verso i Referenti, fermi a guardarla impalati. << Avete una
corda?! >>.
Karim ne tirò fuori una
dal baule dell’auto, e Irina la afferrò di corsa.
<< Dimitri,
io attacco questa alla macchina e la trasciniamo fuori,
ok? Fondi anche il motore, non mi interessa, chiaro?
>>.
Prima che qualcuno
avesse il tempo di fermarla, andò di corsa verso il lago, e senza nemmeno
chiedersi se il ghiaccio l’avesse retta o ci fosse stata la possibilità di
scivolare, mise piede sulla superficie ghiacciata, sentendola scricchiolare
sotto le suole. In quel momento il motore della Ferrari si spense.
Corse fino alla 599,
saltando le crepe nel ghiaccio, e raggiunse l’auto. Legò la corda nel primo
buco che trovò nel paraurti e poi fece un cenno verso la riva. La Punto partì,
artigliando l’asfalto asciutto con le ruote…
La corda si tese di
corsa, e Irina iniziò a tirarla come se sperasse di essere abbastanza forte per trascinare fuori la Ferrari da sola… L’auto sembrò
andare ancora giù, poi lentamente iniziò a risalire, il ghiaccio che si
sbriciolava mentre la trascinavano…
<< Avanti,
avanti! >>.
Il rumore del
motore della Punto arrivò fino alle sue orecchie, ma non gli interessò se
stesse per fondersi… Doveva tirare fuori di lì Xander,
era l’unica cosa che le interessava…
Un’altra crepa si
formò sul ghiaccio vicino alla riva, scricchiolando… Un’altra ancora sotto la
ruota sinistra della 599…
Irina tirò la
corda, con la paura che da un momento all’altro l’auto venisse
risucchiata…
Poi la Ferrari
toccò terra lentamente e i piedi di Irina sentirono di nuovo il duro asfalto
sotto le suole… La Punto si fermò, ma la corda rimase tesa, mentre Irina la
lasciava e tornava a respirare…
Mise una mano sulla
carrozzeria bagnata della 599, il fiato corto ma il sorriso sulle labbra… Xander era salvo, e loro avevano vinto.
Gettò un’occhiata
dentro la macchina, dove gli occhi azzurri e stupefatti di Xander
la raggiunsero, e lei sentì di nuovo addosso quella
sensazione che provava solo quando guardava lui… Avrebbe voluto saltargli al
collo, baciarlo, ma non poteva farlo: né andava della loro missione, ma
soprattutto non aveva più il diritto di poterlo fare.
“E’ vivo. Tutto questo è l’importante… Anche
se non stiamo più insieme, rimane comunque un pezzo della mia vita”.
Sorrise appena e si voltò,
raggiungendo di corsa Dimitri, che era sceso dalla Punto e la guardava
tranquillo.
<< Hai altro
da fare, ora? >> chiese lui, ma sul suo volto balenava un sorriso mal celato.
<< No, credo
di aver finito per oggi >> rispose lei, e tese la mano, << Ottimo
lavoro, Mastino >>.
Il russo gliela
strinse con vigore, e per la prima volta dopo molti giorni le sorrise per
davvero, regalandole una di quelle meravigliose espressioni che teneva sempre
nascoste a tutti.
<< Ottimo
lavoro il tuo, Fenice >>.
Poi un cellulare
squillò, e Irina capì che era quello di Dimitri. Lo guardò rispondere, ancora
euforica per la vittoria, e notò la sua espressione mutare nel giro di pochi
secondi. Troppo velocemente per i suoi gusti.
<< Come è successo? >> sussurrò lui.
Irina sentì il
cuore accelerare di nuovo. Dimitri ora sembrava tornato di ghiaccio. Gettò
un’imprecazione, poi chiuse il telefono di scatto.
<< Cosa è successo? >> domandò lei, preoccupata.
Dimitri sembrò
impallidire impercettibilmente.
<< Hanno
rapito Yana >> rispose.
Spazio Autrice
E anche la Mosca-Cherepova è andata… I nostri due eroi hanno vinto,
nonostante le difficoltà. Ma come vedete, i problemi non sono finiti: William e
Vladimir hanno messo in atto il loro piano, e ora non resta cosa scoprire cosa
faranno Irina e Dimitri… Qualcosa mi dice che non si godranno
affatto questa vittoria.
Fox001: ciao! Benvenuta tra le mie lettrici,
allora! E’ sempre un piacere sapere che qualcuno di nuovo si unisce al pubblico!
In tre giorni?? Bé, devi
essere stata una delle più veloci! Non sapevo di essere in grado di incollare così tanto i lettori allo schermo (ma ne sono entusiasta,
naturalmente!). Sì, Xander sta antipatico un po’ a
tutti, ultimamente, ma forse saprà farsi perdonare. Quanto a William, lo so, è
odioso, e soprattutto cattivo, ma devo ammettere che per me ha sempre un suo
fascino… Non lo so, forse sono gusti. Continua a seguirmi, e se apprezzi non
esitare a farmelo sapere! Baci!
Eff: ciao! Bè, mai nessun
complimento è di troppo, soprattutto se è sincero! Ti ringrazio infinitamente,
e sono altrettanto contenta di non essere stata una delusione con questo
seguito… In effetti, ci ho pensato un bel po’ anche io
prima di metterlo in cantiere, anche se l’idea mi era venuta ancora prima di
terminare il Gioco dello Scorpione: sapevo che RR sarebbe stata diversa, e
forse anche per questo che è andata bene! Sì, Irina è e penso rimarrà per
sempre la mia “pupilla”: l’ho plasmata dandogli tutte le caratteristiche che
avrei voluto avere io, alcune delle quali ho anche la presunzione di possedere (ma
sono davvero molte poche!). William forse è il migliore cattivo che io sia
riuscita a creare, e credo che lo rimarrà per sempre: sono riuscita a dargli un
fascino a cui nessuno sa resistere, e non ho nemmeno
capito come ho fatto! Eh eh,
no, un po’ lo so, e credo che tutto si riassuma in una sola parola: coerenza. Cerco
di rendere tutti i miei personaggi coerenti con ciò che sono e che voglio che
siano: difficile, ma da risultati abbastanza soddisfacenti. Quanto a Dimitri,
mi dispiace dirtelo, ma ai tempi della Black List Irina per lui rappresentava solo una scocciatura,
niente di più. Lo incuriosiva, certo, perciò la osservava: non gli era sfuggito il fatto che Irina fosse una ragazza “particolare”,
ma non si era mai dato la possibilità di conoscerla davvero: c’era William, in
mezzo, e lui aveva altro a cui pensare, in quel momento. Però
a Mosca ha recuperato tutto il tempo perduto, e ha finalmente aperto gli occhi,
eh? Non ti preoccupare per la lunga recensione, io le adoro! Baci!
Smemo92: e lo so, e purtroppo vorrei avere molto
più tempo da dedicare alla scrittura! Spero di essermi rifatta con questo cap lungo e combattuto! Irina e Dimitri? Eh, non sarà così
facile: si sono trovati bene insieme, e forse sarebbero davvero perfetti, ma
lei ha ancora in testa Xander… Se vuoi sposare
Dimitri, devi metterti in fila perché c’è una coda lunghissima! Bè, su William vorrei spezzare una
lancia: se hai notato, ci ha pensato anche lui momento sul fatto che Yana sia una bambina… Si è quasi dato una scusa, dicendo
che non aveva intenzione di farle del male… Potrebbe essere un segno di
redenzione? Lo Scorpione comincia a perdere colpi? Uhm, su, forse non è proprio
cattivissimo… Già che ci sono rispondo alla tua domanda alla recensione dello
scorso capitolo: ho mai pensato di inviare questa storia a una casa editrice?
Bé, sì, mi piacerebbe davvero vedere almeno il Gioco dello Scorpione trasformato
in un libro vero, ma in tutta sincerità credo che il tema sia talmente strano
che sarebbe un terno al lotto per chiunque. Purtroppo,
il genere credo possa risultare di scarso interesse
per un pubblico che ultimamente è avvezzo a generi quali Harry Potter o Twilight (con cui non posso sicuramente sperare di
competere), e in più è molto difficile rendere interessante una storia dove l’azione
è rappresentata da corse automobilistiche… Ci vuole una certa abilità per
rendere entusiasmante qualcosa che avrebbe certamente un impatto visivo
migliore. Sicuramente sarebbe più adatta a un film, ma non sono mica così folle da pensare che sia anche lontanamente
fattibile! Per il momento penso che rimarrà una storia custodita nel mio pc, e su EFP, ma magari un giorno, quando avrò raggiunto
livelli di follia veramente alti, potrei anche pensare di proporla a qualcuno! Quanto
a una sorta di libro… Bé, se mi lasci il tuo indirizzo e-mail, la befana
potrebbe recapitarti qualcosa di carino, visto che sei
una mia affezionata lettrice! Bacioni!