Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: Back To Vegas Skies    03/01/2011    4 recensioni
Non poteva rovinare tutto così. Frank era l’unico amico che aveva, non doveva mandare tutto a farsi benedire innamorandosi di lui. E poi era un uomo sposato, con una moglie, una figlia. No, non doveva, continuava a ripetersi. Ma probabilmente il suo cuore non l’aveva capito: batteva così forte che sembrava volergli saltare fuori ed entrare nel petto dell’altro, che ora premeva contro il suo. Frank si staccò dall’abbraccio e si sedette, Gerard lo imitò, ancora perso nei suoi pensieri e con le guance in fiamme.
Frerard, ovviamente. Non è la prima che scrivo, ma la prima che trovo il coraggio di pubblicare. Siate clementi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La prima storia che pubblico non poteva che essere una Frerard :D
Ovviamente tutto ciò che scrivo è frutto della mia mente. 

Ah, l'ultima cosa: 
Quello nero è Gerard, cioè i suoi pensieri e la situazione vista attraverso la sua ottica, quello blu è Frank. 


You can runaway with me anytime you want.


When the lights go out, will you take me with you?


La ghiaia del sentiero principale scricchiolava sotto le ruote del piccolo passeggino blu spinto da un giovane papà dai capelli rosso acceso e dagli occhi tristi, molto tristi.

Si sedette su una panchina che dava su un piccolo laghetto e sistemò accanto a sé il passeggino dove la sua fotocopia in miniatura e con i capelli neri lo guardava sorridendo.
- Dada! – gli disse, tendendo le piccole braccia paffute.
Il giovane la prese in braccio, le diede un bacio leggero sulla fronte e la strinse forte al petto. Era sua figlia, la sua bambina, la creatura che più amava al mondo. Se la sistemò sulle ginocchia e, mentre lei rideva indicando le anatre che increspavano la superficie dell’acqua, si ritrovò a pensare a quanto fosse incredibile il fatto che un esserino così piccolo fosse l’unica cosa che lo spingeva ad andare avanti e a non puntarsi una pistola alla testa. Era incredibile che in quel corpicino di poco più di 10 chili risiedesse la maggior parte della sua felicità. La maggior parte, ma non tutta. Per quanto l’amasse, per quanto cercasse di vederla sorridere con ogni mezzo, per quanto lei fosse la bambina più dolce dell’universo, non riusciva a compensare tutto ciò che gli mancava. Gli mancava una moglie che lo amasse, dato che la sua sapeva solo urlargli contro, gli mancava la sua famiglia, che viveva troppo lontano, gli mancava un amico con cui parlare e sfogarsi…
Rimise la bambina nel passeggino e le accarezzò la testa con dolcezza.
- Scusi, la disturbo se mi siedo qui?
Sobbalzò, colto alla sprovvista. Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era accorto del ragazzo che gli si era avvicinato. Annuì velocemente, alzando lo sguardo.
Il giovane che gli stava davanti era mingherlino, dimostrava sì e no 25 anni, aveva grandi occhi castani e un viso dolce incorniciato da capelli neri. Le braccia, interamente tatuate fino alle mani, spingevano un passeggino a due posti nel quale dormivano placidamente due bimbe molto piccole, identiche. Il ragazzo si sedette sorridente e, nonostante il suo interlocutore sembrasse quasi assente, continuò:
- Sa, lì ci sono solo mamme che non fanno altro che parlare di pannolini, pappine e biberon!
Rise, indicando un gruppetto di donne un po’ più in là.
Il ragazzo dai capelli rossi si voltò verso di lui: quella risata sembrava quella di un bambino, talmente limpida, talmente bella…
Non poté fare a meno di sorridergli a sua volta.
- Sai che divertimento! Comunque io sono Gerard. - Gli disse, tendendogli la mano, che l’altro prontamente strinse.
- Io mi chiamo Frank, piacere di conoscerti. Posso darti del tu, vero?
Gerard sorrise di nuovo e annuì, staccando la sua mano da quella dell’altro, scoprendo, con sua sorpresa, di interrompere una stupenda sensazione.
- E loro sono Cherry e Lily, le mie bambine – Continuò Frank, indicando le gemelline.
- Oh, lei è Bandit, Bandit Lee. – disse Gerard che si era quasi dimenticato di sua figlia, che ora guardava curiosa il ragazzo che le stava sorridendo.
Chiacchierarono per un bel po’ e Gerard sentiva una sempre maggiore simpatia nei confronti di quel ragazzetto dal sorriso facile e gli occhi luminosi che ora cullava una delle sue bambine che si era svegliata piangendo.
- Deve essere difficile crescerne due insieme! Già con una è un’impresa… - Osservò Gerard.
- Soprattutto se si è soli. – aggiunse sottovoce Frank.
Il rosso lo guardò con aria interrogativa. Il più piccolo si era fatto improvvisamente serio, guardò sua figlia, sospirò e disse: - Mia moglie è morta poco dopo il parto. Una complicazione, così hanno detto i medici. Ma stai tranquillo – continuò sorridendo con aria malinconica notando l’espressione davvero dispiaciuta dell’altro, - è passato quasi un anno, e poi loro mi aiutano ad andare avanti. Mi tengono così occupato che non ci penso.
L’atmosfera si era fatta pesante ed era calato un silenzio imbarazzato, nonostante avessero parlato ininterrottamente fino a pochi istanti prima. Fu Frank a ricominciare a parlare dopo un minuto che sembrò un mese. – E tua moglie? – chiese –È davvero una donna fortunata ad avere un marito simpatico come te. – Sorrise di nuovo, guardando Gerard che rispose: - Forse lei ancora non lo sa! –
E finalmente risero di nuovo insieme.

 
 - Okay, non c’è nulla di male nel fatto che mi piaccia un uomo. Che mi piaccia esteticamente un uomo.
Frank cercava di auto-rassicurarsi (con scarsi, scarsissimi risultati) mentre imboccava il sentiero principale del parco spingendo il passeggino delle gemelle. Sorrise, pensando che erano quasi due mesi che non faceva altro che ripeterselo inutilmente e che, anzi, questo non faceva altro che aumentare il suo interesse nei confronti di quel ragazzo con i capelli rosso fuoco e gli occhi meravigliosamente verdi che da tre mesi era entrato a far parte della sua vita. Si era ritrovato ogni sera a pregare che il giorno dopo ci fosse il sole, o almeno un clima adatto per poter portare le bambine al parco, così da poterlo incontrare e parlare con lui. Ma più il tempo passava, più si accorgeva che gli bastava anche solo vederlo per un minuto per sentirsi felice. Lui gli faceva dimenticare i suoi problemi, lo faceva sorridere e per di più le loro bambine andavano d’accordo.
E pian piano si era reso conto che quella che sembrava amicizia era qualcosa di più per lui. Molto di più. Sognava i suoi occhi, i suoi capelli, la sua bocca lievemente storta che gli piaceva così tanto e quelle mani che gesticolavano sempre…
Scosse la testa e accelerò: quei pensieri gli avevano fatto aumentare il desiderio di anticipare quell’incontro, ormai abituale, che segnava in positivo tutte le sue giornate.
Eccolo lì, seduto sulla loro panchina con i capelli rossi scompigliati dal venticello di inizio autunno.
- Ttio Fenk! – urlò Bandit, indicandolo e sorridendo.
- Ciao principessa! Come stai stamattina? – Rispose lui chinandosi verso di lei e carezzandole la guancia, ricevendo una risata acuta come risposta.
- E il povero papà un saluto non se lo merita? – Disse Gerard, con un finto tono offeso. Frank si alzò, gli si avvicinò e lo abbracciò, per la prima volta in tre mesi.
Poi disse: - Così va bene?

 
 
A Gerard sembrò di poter morire. Aveva sempre saputo di essere attratto dagli uomini, aveva persino avuto un fidanzato al liceo. Per lui non era mai stato un problema, ma ora… Non poteva rovinare tutto così. Frank era l’unico amico che aveva, non doveva mandare tutto a puttane innamorandosi di lui. E poi era un uomo sposato, con una moglie, una figlia. No, non doveva, continuava a ripetersi. Ma probabilmente il suo cuore non l’aveva capito: batteva così forte che sembrava volergli saltare fuori ed entrare nel petto dell’altro, che ora premeva contro il suo. Frank si staccò dall’abbraccio e si sedette, Gerard lo imitò, ancora  perso nei suoi pensieri e con le guance in fiamme.
 
 
- Sai, credo che qualche volta dovremmo vederci senza le bambine. Non che mi diano fastidio, ma… Vorrei poter parlare tranquillamente con te.- Frank si sforzò di fingersi disinteressato, mentre pronunciava quella frase su cui aveva rimuginato una settimana. Gli tremavano le mani e si morse il labbro, trepidante per la risposta.
- Credo che tu abbia ragione. Sarebbe bello fare quattro chiacchiere in pace. – Rispose Gerard.
Frank si sentì sollevato, ma in ansia. Cosa avrebbero fatto? Cosa si sarebbero detti? Era un appuntamento? No, certo che no… Si girò verso l’altro e lo sorprese a guardarlo. 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Back To Vegas Skies