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Autore: ethelincabbages    04/01/2011    6 recensioni
Fanfiction classificatasi prima al contest Con Lui/Lei - Senza Lui/Lei indetto da Erica Weasley
“Devo risponderci a una lettera, ma non ci riesco.”
“Scrivere poesie non è difficile, è difficile viverle,” disse Harry quasi sovrappensiero, ricordando la serenità compiaciuta di Luna mentre glielo diceva.
“E che vuol dire?” domandò Hagrid, estremamente perplesso di fronte alle stravaganze di Harry, che parlava a lui, con lo sguardo fisso oltre il Lago Nero.

*Scusate, ma perché non c'è Hagrid tra i personaggi???
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood, Rubeus Hagrid | Coppie: Harry/Luna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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piume

Autore: jaybree88
Titolo: Piume
Pairing: Harry/Luna
Personaggio aggiuntivo: Hagrid
Citazione: "Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle."  Charles Bukowski
Genere: Romantico, Slice of life, Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: Forse un po’ d’angst
Note dell'autore: Scrivere su qualcosa che si conosce poco è terribilmente complicato. Spero di non aver fatto troppi danni. Ho usato il pdV di Harry, perché (sarò sincera) era forse più facile da gestire rispetto alla complicata personalità di Luna Lovegood. Siamo al settimo anno bis, ovvero dopo la guerra, Harry torna a scuola e inizia una storia con Luna, poi, come spesso accade, si lasciano. In questo momento Harry ripercorre i loro momenti insieme e si pone domande sulla natura del loro amore, e del dolore che prova. Incontra Hagrid e tra i due nasce una conversazione illuminante.

Piume

Una corsetta era esattamente quello che gli serviva in quel momento. Scaricare, scaricare, scaricare si ripeteva. Scaricare e dimenticare. Tirò fuori un paio di scarpe da jogging da sotto il letto. E le indossò il più rapidamente possibile, sempre tenendo fisso lo sguardo, fuori dalla finestra, verso il Lago Nero. L’avrebbe percorso lungo tutta la riva se fosse servito ad aiutarlo a scaricare quel peso che sentiva dentro al petto.

Si sentiva decisamente stupido. Tutto. Nella sua vita aveva sopportato e superato tutto – aveva perso i genitori a un anno, aveva vissuto con i suoi zii, tanto simili alla matrigna e alle sorellastre di Cenerentola, aveva affrontato il male e la morte migliaia di volte, e aveva battuto Voldemort. Aveva battuto il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi, un anno prima, nella Sala Grande che stava a quattro passi da lui. E adesso si sentiva vuoto.

Si sentiva stupido e vuoto, appunto. Stupido perché chi ha affrontato tutte quelle prove non dovrebbe farsi abbattere da una semplice, strana, folle ragazza. E vuoto perché quella semplice, strana, folle ragazza gli mancava da morire.

Lo aveva lasciato. Solo. Di nuovo. Lo aveva lasciato nel suo modo pacato e incomprensibile per gli altri; ma non per lui. Sembrava distante, e invece stava piangendo le stesse lacrime non versate, insieme a lui.

“Non è così che deve essere. Capisci, Harry?” E lui no, non voleva capire. Non avrebbe voluto capire. Non così, non in quel momento.

Correre. Correre. Correre. Dimenticare quelle parole, il suo sguardo nero e sofferente. Correre, sempre più rapido, sempre più al limite. Prendere la scopa e volare lo avrebbe liberato. Ma lui no: voleva sudare, voleva soffrire. Voleva correre.

Gli tornò in mente il loro primo incontro. Sull’Espresso per Hogwarts tre anni prima. A quel tempo era invaghito di Cho Chang,  e non avrebbe mai pensato che quella tocca di Luna Lovegood, con la bacchetta dietro l’orecchio sinistro e la collana di tappi di Burrobirra, avrebbe potuto rubare le sue attenzioni e la sua anima. Così inspiegabilmente.

Luna era strana, dotata di un’intelligenza enigmatica, gentile, e allegra. Sembrava sempre venir fuori da un mondo tutto suo, in cui le regole della logica erano sue, e sue soltanto. Con i Nargilli che le rubavano tutto. Harry non ci mise molto a capire: lei andava oltre. Anche prima, prima di innamorarsi di lei, Luna lo aiutava a alleggerire tutte le sue ansie, e le sue paranoie. Perché lei era leggera.

E poi dopo la guerra. Dopo le morti di così tanta gente, dei loro compagni di scuola, dei loro amici, si erano alleggeriti ansie e paure vicendevolmente. Era stato naturale.

Una sera, nemmeno poi così lontana, stavano cercando insieme, l’ennesimo paio di scarpe che i Nargilli (o i loro compagni) le avevano nascosto. I mostriciattoli invisibili (o i burloni di turno) le avevano appese sul ramo più alto del Faggio Gigante nel giardino ovest del castello*, e avevano anche avuto la brillante idea di incantarle, cosicché recuperarle non fu affatto impresa semplice: ogni volta che cercavano di tirarle giù con la bacchetta tornavano al loro posto. Harry allora richiamò la sua scopa dalla sua camera da letto sulla torre dei Grifondoro, e si apprestò a riportarle in salvo. In bilico sulla scopa cercava di acchiapparle con le mani, ma queste si spostavano come fossero state un boccino dispettoso, e i lacci tornavano ad attorcigliarsi sul ramo.

Luna lo guardava con i suoi occhi enormi e sembrò colpita da qualcosa.

“Harry?”

“Sì”

“Credo di essere innamorata di te.” Schietta, come sempre. Lo aveva appena capito, e glielo diceva come se si fosse appena accorta che Harry aveva una foglia tra i capelli. Il ragazzo era quasi riuscito ad agguantare quelle complicate scarpe, ma appena sentì le parole di Luna, cadde in maniera scomposta dalla scopa.

“Harry, stai bene?” Quando riaprì gli occhi, era saldamente coricato sull’erba, e ritrovò di fronte a sé il viso preoccupato di Luna.

“Sì.” Annuì, ancora non del tutto consapevole di quanto in realtà stesse bene.

Con lei stava bene. Era sereno, dopo tanto tempo. Era contento di appisolarsi sul divano, con libro in testa, e la mano di lei tra le sue, o di saltellare come un ragazzino nella neve. Contento.

Senza sapere ancora di essere felice.**

Questi ricordi suonavano troppo simili a rimpianti per non bruciare sui suoi occhi. Bruciavano come il sudore sulle sue labbra. Bruciava. Bruciava troppo.

Era amore, Harry? Era il vero amore? Quello delle favole? Quello delle poesie? Diversa da Cho, diversa da Ginny, diversa. E speciale.

Talmente speciale che ogni volta la cosa più difficile era cercare di sorprenderla. E Harry non la spuntava mai. Ricordava bene quante ore di un’ Hermione sapientina e di un Ron annoiato – continuava a tirargli addosso palline di carta! – aveva dovuto sopportare pur di trovare un verso, un solo ineguagliabile verso come degno regalo di compleanno per la sua Luna.

E quando finalmente era riuscito a consegnarle il libro, in una cornice da favola, lei aveva sorriso, lo aveva baciato, e poi aveva risposto, tutta seria. “Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle.”

In quei versi aveva solo riconosciuto quello già sapeva, quello che lei stava cercando di mostrargli ogni momento della loro vita. Quello che stava cercando di dirgli in quell’ istante. Amore è poesia.

Amore. Il motivo essenziale per cui era ancora vivo. La magia più potente. Ma forse no. No, no, no, si diceva. No! Urlava. L’amore non può fare così male. Amore è antitesi del male.

E Luna gli aveva fatto bene. Si erano fatti bene a vicenda, e poi si erano lasciati andare. È così che doveva essere: così funziona l’amore. Farsi del bene, e quando si inizia a farsi del male, lasciarsi andare.

Eppure si sentiva perso.

La sua corsa forsennata si placò un poco mentre ripercorreva i suoi momenti di felicità. Si ritrovò nei pressi della Foresta Proibita, un’ombra familiare era appoggiata a un albero con l’aria quasi pensierosa.

Hagrid con quel viso serio era qualcosa che lo avrebbe riscosso da ogni dramma esistenziale. Si accostò all’amico mezzo gigante, e vide che trafficava con piuma e pergamena. Doveva forse fare qualche richiesta scritta al Ministero? Che si fosse deciso a chiedere il permesso per poter tenere uno dei suoi tanti ‘animali domestici’?

Quando si accorse della sua presenza Hagrid lo chiamò col suo vocione e lo invitò a prendere posto accanto a lui.

“Harry, in giro per i boschi, eh?” Harry si limitò a scrollare le spalle, cercando di dimenticare il motivo che lo aveva condotto lì.

“Che fai con la piuma in mano?” chiese invece all’amico spiegazioni sulla sua attività, strana per lui.

“Eh, Harry sapessi che ci devo fare …” Il mezzo gigante sembrava leggermente imbarazzato dal fatto che il ragazzo avesse notato la piuma.

“Se me lo dici …” insisté Harry.

“Devo scrivere … unalttrad’amr”

“Una cosa?”

“Mmh, ti ricordi Olimpe?” La preside di Beauxbatons? La mezza gigantessa per cui Hagrid aveva una cotta, mica tanto nascosta? Il visone imbarazzato e sognante del suo vecchio amico guardiacaccia gli portò un moto di allegria nel cuore, e un sorriso sulle labbra. Aveva capito. E gli parve in un istante che il cosiddetto amore non poteva fare così male se riusciva a trasfigurare così tanto il faccione di Hagrid, senza bisogno di alcuna magia. “Devo risponderci a una lettera, ma non ci riesco.”

“Scrivere poesie non è difficile, è difficile viverle,” disse Harry quasi sovrappensiero, ricordando la serenità compiaciuta di Luna mentre glielo diceva.

“E che vuol dire?” domandò Hagrid, estremamente perplesso di fronte alle stravaganze di Harry, che parlava a lui, con lo sguardo fisso oltre il Lago Nero.

“Vuol dire che non devi stare a perdere tempo a trovare le parole giuste da dire, devi gettare la penna e correre a perdifiato finché non la raggiungi, e non fate l’amore fino a stare male.”*** Il volto del mezzo gigante si colorò di un rosso acceso, mentre scuoteva la testa. “Vuol dire che devi cogliere la poesia che ti viene offerta. Adesso, senza lasciarla scorrere via, senza pensare a quanto più si merita, o quando poco sei degno di lei, o a come fare per impressionarla.” La piovra gigante fece capolino nel Lago, scuotendo leggermente l’acqua altrimenti placida. Harry ci aveva messo un po’, ma alla fine aveva capito.

“Ama e basta.”

--

*Non so se esista, me lo sono inventato perché non mi veniva in mente un luogo, nei dintorni Hogwarts, abbastanza neutro.

** E’ un verso di ‘Mi dispiace’ di Laura Pausini, dall’album ‘Le cose che vivi’.

***Credo che sia una leggera parafrasi di un verso di ‘Certe Notti’ di Ligabue – ‘Quelle notti da farci l’amore, fin quando fa male, fin quando ce n’è’. Non era una citazione voluta, ma mi sono accorta della somiglianza e non potevo lasciarla passare. Ci tengo alla mia precisione filologica!

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Giudizio di Erica Weasley

Piume di jaybree88
Totale punti: 64.50/65 

Originalità: 15/15 punti
Allora, come dire: WOW! Ecco questa è l’unica cosa che mi esce spontanea dalla bocca, sul serio! Quando ho visto che pairing, personaggio e citazione ti erano capitati pensavo che ne sarebbe saltato fuori qualcosa di puramente demenziale, cioè, non riuscivo a collegarli in una storia nella mia testa. Niente paura, ci hai pensato tu, lasciandomi a dir poco senza parole! L’originalità di questa fanfic mi ha colpito molto, sul serio. Perciò, ho solo una cosa da dirti, complimenti, sei stata bravissima!
Grammatica e forma: 15/15 punti
Nulla da dire nemmeno qui, lo stile è scorrevolissimo, non ho trovato errori, e mi piace anche l’utilizzo delle frasi brevi e concise: fanno risaltare meglio l’idea del dolore e rendono il ritmo a dir poco ideale per una persona che sta correndo. Non ho altro da aggiungere!

Caratterizzazione personaggi: 9.5/10 punti
Ti ho tolto quel misero mezzo punto per questa frase “Ama e basta. E vivrai di questo amore in eterno.” Harry non mi sembra il tipo che direbbe una cosa del genere, proprio non mi convince purtroppo. Per il resto Hagrid è reso alla grande, Luna è fantasticamente se stessa e Harry incredibilmente Harry. Ok, mi sembra di star diventando davvero monotona, meglio che chiudo e che ti rinnovo i miei complimenti!

Attinenza al tema: 10/10 punti
Ma serve anche scriverlo?I sentimenti sono belli, descritti in modo esauriente, né troppo né troppo poco, seppur la storia non sia lunghissima. La traccia è fedelissima, non ho nulla da dire in proposito.
Gradimento personale: 10/10 punti
Ho pensato a tante parole che potessero descrivere questa meraviglia, ma alla fine mi sembrano degli eufemismi. E’ una delle storie migliori che abbia mai letto e ne sono rimasta molto affascinata. Diciamo che l’ho letta giusto UN PO’ di volte, sì! Mi piace. Appena la pubblichi su EFP te la aggiungo alle preferite, ricordate, seguite, ti faccio una recensione pari alla lunghezza dei poemi omerici e ti farò un tempio nel mio giardino vicino a quello del Dio Bacco e Minerva (ok, deliro, scappa!). Scherzo, ovviamente, ma mi è piaciuta tantissimo. Tantissimissimo. Troppo.
Eventuali punti bonus: 5/5 punti
Beh, complimenti, mi hai stupito e hai combinato una bellissima storia con una citazione che io non avrei saputo dove ficcare all’interno di pairing e personaggi. I miei più sentiti complimenti, sei bravissima.

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EDIT – Ormai la modifica nel mio test di Word era effettiva da qualche giorno. La frase finale era una stonatura inutile, in un testo altrimenti piuttosto coerente nel resto, quindi, zac!, taglio netto e non ci pensiamo più. ‘Ama e basta’ ha molto più senso, ed è molto più da Harry. Per la serie, non si finisce mai di im … correggere. XD

   
 
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