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Autore: Aleu    04/01/2011    5 recensioni
"...la scintilla di vanto che divampava nel mio cuore quando, appena marchiato, procedevo con passo fiero e pregno d’alterigia per gli angusti sotterranei del Maniero, è andata scemando, attenuando l’irruente foga dettata dalla boria dell’immaturità, affogando l’esuberanza, ammorbandomi l’anima."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sangue e dolore

 

 

 

Vortici.  

Pensieri confusi, incoerenti e burrascosi di cui non riesco ad afferrare l’essenza. 

Dolore. 

Sensazioni  striscianti, subdola morale abnegata frutto di una vita dal pensiero artefatto, che s’insinua tra le menzogne del mio animo cercando di ledere il cuore già fiacco. 

Angoscia. 

Il nodo alla gola che m’impedisce di respirare, origine delle mie notti insonni tormentate da fumosi incubi sospinti dal gelido vento di settentrione , dilanianti, soffocanti. 

Pazzia. 

Terrore, del tutto fuori controllo. Mi avvicino a quel baratro d’ora in ora sempre più tremante, sempre più fragile. 

Destino. 

Crudele gioco di parti nefande, non entità invisibili ma che riscontrano la concretezza nelle azioni degli uomini, un logorante meccanismo di causa-effetto. 

Eppure devo piegarmi. 

Eppure devo agire. 

Devo sopravvivere. 

Le nocche sbiancano tendendo la pelle per la forte presa. 

Devo aggrapparmi a qualcosa per cui andare avanti. 

Lacrime silenziose scivolano dalle mie guancie pungendo il mio orgoglio. 

Devo credere alle Sue parole, se porterò a termine la missione ci risparmierà. 

I muscoli del corpo contratti, sento che potrei perdere i sensi da un momento all’altro. 

Cosa sei diventato, Draco?  

Ombra.  

Fantasma dei miei ricordi, impronta sfumata del passato, ignobile strumento di una mente levantina. 

Non posso ribellarmi. Non ne ho la forza. Non sono sicuro che sarebbe la cosa giusta. 

Cosa ti sta succedendo? 

Non lo so. Non so neanche dove ho sbagliato, se ho sbagliato.  

Credevo di essere pronto… ritenevo di essere all’altezza delle aspettative di tutti coloro quali sono stati i miei punti di riferimento: persone degne della mia stima, idoli influenti, scaltri, alteri e aitanti, umana incarnazione dei nobili principi cui sono e son stato sempre devoto. 

Perché allora tanta paura? Perché il mio animo rabbrividisce all’idea di ciò che devo compiere? 

Sono un Purosangue, un Malfoy, sono entrato in azione, sto combattendo per i miei ideali. Se porterò a termine il compito non riuscirò solo a salvare i miei genitori ma diventerò anche un degno erede della mia casata, un uomo finalmente pronto per servire l’Oscuro Signore ricevendone i suoi encomi. 

Tuttavia la scintilla di vanto che divampava nel mio cuore quando, appena marchiato, procedevo con passo fiero e pregno d’alterigia per gli angusti sotterranei del Maniero, è andata scemando, attenuando l’irruente foga dettata dalla boria dell’immaturità, affogando l’esuberanza, ammorbandomi l’anima. 

Giorno dopo giorno, il dapprima giustificato timore di poter fallire ha dato vita alla pura paura che mi devasta incontrastata e che, seppur ho cercato di negare, ha trovato il modo di addentrarsi nel corpo invadendomi tutto. 

Paura di ritrovarsi con un pugno di cenere in mano, paura di non trovare il modo di uccidere quel bonario pagliaccio di Silente, paura di essere ammazzato insieme alla mia famiglia, come luridi insetti, ormai privi di qualunque utilità e valore. 

Tutte le mie azioni sono costantemente prescritte dalla paura. 

Che essere pavido… che vano essere sto diventando. 

E se dovessi portare a termine il piano? Se, come nelle più rosee previsioni, riuscissi ad aggiustare quel maledetto armadio e a far entrare i Mangiamorte all’interno del castello… sarei in grado infine di ammazzare Albus Silente, il solo uomo che il mio Padrone ha sempre temuto? 

Uscire vincitore da un duello con quel mago è come sperare che Voldemort si penta di tutto il dolore che sta causando. 

Uccidere… sarò capace di diventare un assassino? 

Sgombra la mente, incatena il panico. 

Non ricordo più il sapore della pace interiore, l’intensa serenità che distende la mente, gli arti, che infonde calore allo spirito rilucendo spontanea negli occhi. 

La testa china in avanti, le mani serrate ai bordi del lavandino, mentre i pensieri infiammano la testa lascio parlare colei che sola è riuscita a conquistare la mia fiducia approfittando della mia debolezza e della voglia dirompente di condividere il mio dolore con qualcuno, che sola ha  ottenuto  qualche mia flebile parola e che a sua volta mi ha parlato, nella vana speranza d’esser in grado di rincuorarmi. 

“No” gemette la voce di Mirtilla Malcontenta da uno dei cubicoli. “No… dimmi che cosa c’è che non va… io posso aiutarti…” 

Le risposi piano, mentre brividi incontrollati mi scuotevano partendo dalle viscere. 

“Nessuno può aiutarmi” … 

Dura da masticare ,la verità.  

“Non posso farlo… non funzionerà… E se non lo faccio presto… dice che mi ucciderà…” puro sfogo della  mia frustrazione. Parole forti, dure, come la realtà che mi sta strozzando. 

Un singhiozzo sfugge dalle mie labbra, traditore della debolezza malcelata. Deglutisco forte per respingerne un altro e, tentando di fermare le lacrime di stanchezza  e di vigliaccheria, mi costringo a raddrizzare il capo portando lo sguardo dinanzi a me. 

E’ un attimo, un solo attimo di inquietudine e poi vengo colto sovente da una miriade di emozioni che mi fanno esplodere dentro. 

Distolgo gli occhi dal riflesso di San Potter, eroe del mondo magico, dal comportamento ammirevole, sfoggio di lealtà, di audacia, di onore e di tutti quelli effimeri valori che esaltano la sua patetica figura condannandomi al ruolo del debole, del cattivo incallito. Di scatto mi volto con la bacchetta già in pugno, pronto a segnare la mia nemesi, valido esempio di tutte le qualità di cui io sono privo, stupido bamboccio già indirizzato sulla retta via, attorniato da persone che lo incoraggiano, idolatrato dai più… stupido, stupido detentore di un ardito coraggio. 

La mia maledizione colpisce una lampada a pochi centimetri da lui.  

L’odio, la rabbia e la prostrazione che provo da mesi risalgono dal profondo del mio animo, come un fiume in piena mi invadono intercalandosi nella bacchetta, unica mia difesa dalla mera compassione che, sicuramente, avrò suscitato nell’intimo di quel candido, idiota Grifondoro. 

Repentino, blocco una sua fattura e mi accingo a scagliarne un’altra mentre, come se provenisse da un mondo lontano e deforme, la voce preoccupata di Mirtilla Malcontenta giunge alle mie orecchie ma non alla mia mente che, satura d’ira, la ignora del tutto, privilegiando dosare la concentrazione adatta per lanciare l’incantesimo che, sfortunatamente, fa esplodere il bidone dietro al suo bersaglio. 

La fattura di Potter mi sfiora l’orecchio con un acuto sibilo per poi andare a rompere la cassetta su cui sedeva il fantasma. Uno strillo, acqua dappertutto. 

Come a rilento vedo Harry Potter che scivola sul pavimento bagnato offrendomi l’occasione che tanto aspettavo. 

Deve soffrire come non ha mai sofferto. 

Deve provare cosa significhi sentire il dolore irradiarsi nel corpo e trafiggere la mente come mille schegge di vetro. 

Deve patire a lungo per poi invocare pietà. 

Per una volta sarà lui a supplicare me. 

Ed io avrò la mia rivincita. Ed io sfogherò la mia collera. 

“Cruci…” 

Sectumsempra!” 

Uno spasmo scuote il corpo mentre accolgo le fitte strazianti che mi percorrono.  

Boccheggio in cerca d’aria mentre sento le gambe cedere. Un vortice di colori e di figure sfocate mi invadono gli occhi mentre cado all’indietro squassato dal dolore che mi ha lasciato senza fiato. 

Rosso.  

E’ la sola cosa ben chiara dentro la mia testa a parte lo strazio che mi percuote. 

C’è tanto rosso… tanto sangue. 

A bocca aperta, inizio a tremare incontrollatamente mentre le mie mani sfregano il mio petto dilaniato.   

Il dolore è totalizzante, si irradia dal torace fin al volto e mi preclude le vie respiratorie, immobilizzandomi. 

L’odore del sangue si impregna nel mio cervello. 

Mi sembra di scorgere il viso di Potter… forse qualcuno sta urlando… non lo so, non capisco. Ho freddo. 

C’è tanto dolore nella mia mente… e tanto sangue. Come se il mondo fosse fatto solo di dolore e sangue, null’altro più. 

Sangue e dolore. 

D’improvviso una litania cattura la mia attenzione,  dolce, lenta. 

Mi sforzo di concentrarmi su di essa tentando d’ignorare tutto quel buio, velenifera sofferenza. 

Sangue e dolore. 

La nenia continua infondendomi miracolosamente una sorta di calura. Sento il corpo distendersi mentre la melodia mi inonda le orecchie, lenendo piano il dolore.  

Sangue e dolore. 

Ritrovo quella particolare sensazione, quella che provavo da bambino mentre mia madre cantava un’antica ninna nanna cadenzata ed il pianto lentamente scemava sostituito dall’intima sensazione di protezione. 

Sangue e dolore. 

Le dita serrate a pugno iniziano a rilassarsi, l’aria scorre nella mia gola riarsa come benevolo antidoto e l’ultima fitta al petto va dissipandosi. Una mano grande mi accarezza il volto riuscendo un poco a dissolvere l’odore aspro che mi intasava le narici. 

Sangue e dolore sono andati via, momentaneamente allontanati dal mio corpo esausto, dalla mia mente stravolta.  

Con gli occhi semi chiusi mi accorgo che qualcuno mi sta drizzando in piedi sorreggendomi paziente. 

“Devi andare in infermeria. Può darsi che restino delle cicatrici, ma se prendi subito del dittamo forse riusciamo ad evitarlo… vieni…”. 

La sua voce è bassa ma decisa, mi invita a seguirlo con gentilezza e premura. Già, quando Piton parla con me, a volte, dal suo tono traspare una nota di velata dolcezza. Forse anche lui prova pena per me. 

Lentamente mi lascio guidare dal mio salvatore, fin troppo consapevole del fatto che il sangue ed il dolore si sono adagio dileguati ma che, troppo presto, torneranno a consumarmi l’animo. 

Nota dell'autrice: Salve! Questa è la mia prima fan fiction su Harry Potter... da tanto avrei voluto scriverne una ma non avevo mai trovato"l'ispirazione adatta".

Tra queste righe troviamo Draco Malfoy (un personaggio a cui sono particolarmente affezionata) preda delle sue violente emozioni scaturite dalla difficile situazione in cui è venuto a trovarsi. 

Sinceramente, non ho mai visto questo personaggio come un playboy super sicuro di se, ho sempre creduto che fosse sì, un ragazzo arrogante  e fondamentalmente arrivista, pieno di supponenza e convinto dei suoi discutibili ideali, ma in fondo fragile e pavido. Ingozzato fin da piccolo di attenzioni e assurdi principi ha sviluppato il suo lato superbo ed indisponente credendo, come tutti i bambini, nei fermi valori che gli venivano impartiti.

"Ma tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare". Quando viene a scontrarsi con la realtà, le sue convinzioni iniziano a vacillare e le sue paure più intime emergono lasciando apparire le sue debolezze che, essendo un Purosangue Malfoy, non avrebbe mai dovuto mostrare.

Quindi l'animo viene "ammorbato" poichè Draco scopre di essere, come tutti, un essere umano qualsiasi, percepisce forte la precarietà della vita e che  tutto può cambiare da un momento all'altro. Da buon Serpeverde si preoccupa della propria incolumità e di quella dei suoi genitori. La paura diventa la sua compagna di vita così come il dolore che prova dovendo effettuare certe scelte.

Non è un eroe e credo che non lo sarà mai ma proprio in questa sua imperfezione che trovo racchiusa la bellezza del personaggio. Tra sbagli e maschere rappresenta l'instabilità della vita umana. Spero di aver ben interpretato questo complicato personaggio e di avervi donato una piacevole lettura!

  
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