Sangue
e dolore
Vortici.
Pensieri
confusi, incoerenti e burrascosi di cui
non riesco ad afferrare l’essenza.
Dolore.
Sensazioni
striscianti, subdola morale
abnegata frutto di una vita dal pensiero artefatto, che
s’insinua tra le
menzogne del mio animo cercando di ledere il cuore già
fiacco.
Angoscia.
Il
nodo alla gola che m’impedisce di respirare,
origine delle mie notti insonni tormentate da fumosi incubi sospinti
dal gelido
vento di settentrione , dilanianti, soffocanti.
Pazzia.
Terrore,
del tutto fuori controllo. Mi avvicino a
quel baratro d’ora in ora sempre più tremante,
sempre più fragile.
Destino.
Crudele
gioco di parti nefande, non entità
invisibili ma che riscontrano la concretezza nelle azioni degli uomini,
un
logorante meccanismo di causa-effetto.
Eppure
devo piegarmi.
Eppure
devo agire.
Devo
sopravvivere.
Le
nocche sbiancano tendendo la pelle per la forte
presa.
Devo
aggrapparmi a qualcosa per cui andare avanti.
Lacrime
silenziose scivolano dalle mie guancie
pungendo il mio orgoglio.
Devo
credere alle Sue parole, se porterò
a termine la missione ci risparmierà.
I
muscoli del corpo contratti, sento che potrei
perdere i sensi da un momento all’altro.
Cosa sei diventato, Draco?
Ombra.
Fantasma
dei miei ricordi, impronta sfumata del
passato, ignobile strumento di una mente levantina.
Non
posso ribellarmi. Non ne ho la forza. Non sono
sicuro che sarebbe la cosa giusta.
Cosa ti sta succedendo?
Non
lo so. Non so neanche dove ho sbagliato, se
ho sbagliato.
Credevo
di essere pronto… ritenevo di essere
all’altezza delle aspettative di tutti coloro quali sono
stati i miei punti di
riferimento: persone degne della mia stima, idoli influenti, scaltri,
alteri e
aitanti, umana incarnazione dei nobili principi cui sono e son stato
sempre
devoto.
Perché
allora tanta paura? Perché il mio animo
rabbrividisce all’idea di ciò
che devo compiere?
Sono
un Purosangue, un Malfoy, sono entrato in
azione, sto combattendo per i miei ideali. Se porterò
a termine il compito non riuscirò
solo a salvare i miei genitori
ma diventerò
anche un degno erede della mia casata, un uomo
finalmente pronto per servire l’Oscuro Signore ricevendone i
suoi encomi.
Tuttavia
la scintilla di vanto che divampava nel
mio cuore quando, appena marchiato, procedevo con passo fiero e pregno
d’alterigia per gli angusti sotterranei del Maniero,
è andata scemando,
attenuando l’irruente foga dettata dalla boria
dell’immaturità, affogando
l’esuberanza, ammorbandomi l’anima.
Giorno
dopo giorno, il dapprima giustificato timore
di poter fallire ha dato vita alla pura paura che mi devasta
incontrastata e
che, seppur ho cercato di negare, ha trovato il modo di addentrarsi nel
corpo
invadendomi tutto.
Paura
di ritrovarsi con un pugno di cenere in mano,
paura di non trovare il modo di uccidere quel bonario pagliaccio di
Silente,
paura di essere ammazzato insieme alla mia famiglia, come luridi
insetti, ormai
privi di qualunque utilità e valore.
Tutte
le mie azioni sono costantemente prescritte
dalla paura.
Che
essere pavido… che vano essere sto diventando.
E
se dovessi portare a termine il piano? Se, come
nelle più rosee previsioni, riuscissi ad aggiustare quel
maledetto armadio e a
far entrare i Mangiamorte all’interno del
castello… sarei in grado infine di
ammazzare Albus Silente, il solo uomo che il mio Padrone ha sempre
temuto?
Uscire
vincitore da un duello con quel mago è come
sperare che Voldemort si penta di tutto il dolore che sta causando.
Uccidere…
sarò
capace di diventare un
assassino?
Sgombra la mente, incatena il
panico.
Non
ricordo più il sapore della pace interiore,
l’intensa serenità che distende la mente, gli
arti, che infonde calore allo
spirito rilucendo spontanea negli occhi.
La
testa china in avanti, le mani serrate ai bordi
del lavandino, mentre i pensieri infiammano la testa lascio parlare
colei che
sola è riuscita a conquistare la mia fiducia approfittando
della mia debolezza
e della voglia dirompente di condividere il mio dolore con qualcuno,
che sola
ha ottenuto qualche mia flebile parola e che a sua
volta mi ha
parlato, nella vana speranza d’esser in grado di rincuorarmi.
“No”
gemette la voce di Mirtilla Malcontenta da uno
dei cubicoli. “No… dimmi che cosa
c’è che non va… io posso
aiutarti…”
Le
risposi piano, mentre brividi incontrollati mi
scuotevano partendo dalle viscere.
“Nessuno
può
aiutarmi” …
Dura
da masticare ,la verità.
“Non
posso farlo… non funzionerà… E se non
lo
faccio presto… dice che mi
ucciderà…” puro sfogo della
mia frustrazione.
Parole forti, dure, come la realtà che mi sta strozzando.
Un
singhiozzo sfugge dalle mie labbra, traditore
della debolezza malcelata. Deglutisco forte per respingerne un altro e,
tentando di fermare le lacrime di stanchezza e di
vigliaccheria, mi
costringo a raddrizzare il capo portando lo sguardo dinanzi a me.
E’
un attimo, un solo attimo di inquietudine e poi
vengo colto sovente da una miriade di emozioni che mi fanno esplodere
dentro.
Distolgo
gli occhi dal riflesso di San Potter, eroe
del mondo magico, dal comportamento ammirevole, sfoggio di
lealtà, di audacia,
di onore e di tutti quelli effimeri valori che esaltano la sua patetica
figura
condannandomi al ruolo del debole, del cattivo incallito. Di scatto mi
volto
con la bacchetta già in pugno, pronto a segnare la mia
nemesi, valido esempio
di tutte le qualità di cui io sono privo, stupido bamboccio
già indirizzato
sulla retta via, attorniato da persone che lo incoraggiano, idolatrato
dai più…
stupido, stupido detentore di un ardito coraggio.
La
mia maledizione colpisce una lampada a pochi
centimetri da lui.
L’odio,
la rabbia e la prostrazione che provo da
mesi risalgono dal profondo del mio animo, come un fiume in piena mi
invadono
intercalandosi nella bacchetta, unica mia difesa dalla mera compassione
che,
sicuramente, avrò
suscitato nell’intimo di quel
candido, idiota Grifondoro.
Repentino,
blocco una sua fattura e mi accingo a
scagliarne un’altra mentre, come se provenisse da un mondo
lontano e deforme,
la voce preoccupata di Mirtilla Malcontenta giunge alle mie orecchie ma
non
alla mia mente che, satura d’ira, la ignora del tutto,
privilegiando dosare la
concentrazione adatta per lanciare l’incantesimo che,
sfortunatamente, fa
esplodere il bidone dietro al suo bersaglio.
La
fattura di Potter mi sfiora l’orecchio con un
acuto sibilo per poi andare a rompere la cassetta su cui sedeva il
fantasma.
Uno strillo, acqua dappertutto.
Come
a rilento vedo Harry Potter che scivola sul
pavimento bagnato offrendomi l’occasione che tanto aspettavo.
Deve
soffrire come non ha mai sofferto.
Deve
provare cosa significhi sentire il dolore
irradiarsi nel corpo e trafiggere la mente come mille schegge di vetro.
Deve
patire a lungo per poi invocare pietà.
Per
una volta sarà lui a supplicare me.
Ed
io avrò
la mia rivincita. Ed io
sfogherò
la mia collera.
“Cruci…”
“Sectumsempra!”
Uno
spasmo scuote il corpo mentre accolgo le fitte
strazianti che mi percorrono.
Boccheggio
in cerca d’aria mentre sento le gambe
cedere. Un vortice di colori e di figure sfocate mi invadono gli occhi
mentre
cado all’indietro squassato dal dolore che mi ha lasciato
senza fiato.
Rosso.
E’
la sola cosa ben chiara dentro la mia testa a
parte lo strazio che mi percuote.
C’è
tanto rosso… tanto sangue.
A
bocca aperta, inizio a tremare incontrollatamente
mentre le mie mani sfregano il mio petto dilaniato.
Il
dolore è totalizzante, si irradia dal torace fin
al volto e mi preclude le vie respiratorie, immobilizzandomi.
L’odore
del sangue si impregna nel mio cervello.
Mi
sembra di scorgere il viso di Potter… forse qualcuno
sta urlando… non lo so, non capisco. Ho freddo.
C’è
tanto dolore nella mia mente… e tanto sangue.
Come se il mondo fosse fatto solo di dolore e sangue,
null’altro più.
Sangue e dolore.
D’improvviso
una litania cattura la mia
attenzione, dolce, lenta.
Mi
sforzo di concentrarmi su di essa tentando
d’ignorare tutto quel buio, velenifera sofferenza.
Sangue e dolore.
La
nenia continua infondendomi miracolosamente una
sorta di calura. Sento il corpo distendersi mentre la melodia mi inonda
le
orecchie, lenendo piano il dolore.
Sangue e dolore.
Ritrovo
quella particolare sensazione, quella che
provavo da bambino mentre mia madre cantava un’antica ninna
nanna cadenzata ed
il pianto lentamente scemava sostituito dall’intima
sensazione di protezione.
Sangue e dolore.
Le
dita serrate a pugno iniziano a rilassarsi,
l’aria scorre nella mia gola riarsa come benevolo antidoto e
l’ultima fitta al
petto va dissipandosi. Una mano grande mi accarezza il volto riuscendo
un poco
a dissolvere l’odore aspro che mi intasava le narici.
Sangue
e dolore sono andati via, momentaneamente
allontanati dal mio corpo esausto, dalla mia mente stravolta.
Con
gli occhi semi chiusi mi accorgo che qualcuno
mi sta drizzando in piedi sorreggendomi paziente.
“Devi
andare in infermeria. Può
darsi che restino delle cicatrici, ma se prendi subito del dittamo
forse
riusciamo ad evitarlo… vieni…”.
La
sua voce è bassa ma decisa, mi invita a seguirlo
con gentilezza e premura. Già, quando Piton parla con me, a
volte, dal suo tono
traspare una nota di velata dolcezza. Forse anche lui prova pena per me.
Lentamente mi lascio guidare dal mio salvatore, fin troppo consapevole del fatto che il sangue ed il dolore si sono adagio dileguati ma che, troppo presto, torneranno a consumarmi l’animo.
Nota dell'autrice: Salve! Questa è la mia prima fan fiction su Harry Potter... da tanto avrei voluto scriverne una ma non avevo mai trovato"l'ispirazione adatta".
Tra queste righe troviamo Draco Malfoy (un personaggio a cui sono particolarmente affezionata) preda delle sue violente emozioni scaturite dalla difficile situazione in cui è venuto a trovarsi.
Sinceramente, non ho mai visto questo personaggio come un playboy super sicuro di se, ho sempre creduto che fosse sì, un ragazzo arrogante e fondamentalmente arrivista, pieno di supponenza e convinto dei suoi discutibili ideali, ma in fondo fragile e pavido. Ingozzato fin da piccolo di attenzioni e assurdi principi ha sviluppato il suo lato superbo ed indisponente credendo, come tutti i bambini, nei fermi valori che gli venivano impartiti.
"Ma tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare". Quando viene a scontrarsi con la realtà, le sue convinzioni iniziano a vacillare e le sue paure più intime emergono lasciando apparire le sue debolezze che, essendo un Purosangue Malfoy, non avrebbe mai dovuto mostrare.
Quindi l'animo viene "ammorbato" poichè Draco scopre di essere, come tutti, un essere umano qualsiasi, percepisce forte la precarietà della vita e che tutto può cambiare da un momento all'altro. Da buon Serpeverde si preoccupa della propria incolumità e di quella dei suoi genitori. La paura diventa la sua compagna di vita così come il dolore che prova dovendo effettuare certe scelte.
Non è un eroe e credo che non lo sarà mai ma proprio in questa sua imperfezione che trovo racchiusa la bellezza del personaggio. Tra sbagli e maschere rappresenta l'instabilità della vita umana. Spero di aver ben interpretato questo complicato personaggio e di avervi donato una piacevole lettura!