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Autore: nitro    04/01/2011    2 recensioni
Può l’amore sbocciare in un terreno arido coperto solo di sangue e dolore? Due cuori, uno che ama soltanto se stesso, l’altro che non sa manifestare i propri sentimenti. Riusciranno a incontrarsi? Riusciranno a migliorarsi a vicenda? Una storia d’amore, quella tra Draco e Asteria, s’intreccerà con i tragici avvenimenti che devasteranno il Mondo Magico.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Tregua
 
Draco camminava davanti all’infermeria, andava su e giù per il corridoio come una fiera in gabbia e lanciava occhiate speranzose verso la porta.
Il senso di colpa gli stava corrodendo l’anima. Temeva per la vita di Asteria e ripensava alle sue mancanze che la avevano messa in pericolo. Più i minuti aumentavano, più il suo senso di preoccupazione si faceva straziante.
Quando Piton finalmente uscì, Draco pretese di conoscere le condizioni di Asteria, ma il professore sembrò non vederlo e si limitò a correre via, borbottando che doveva essere chiamato immediatamente il preside.
Draco s’irrigidì e se ne andò sbuffando verso i sotterranei. Tremò al pensiero che Silente volesse chiedergli delle spiegazioni e sperò con tutto se stesso che il resoconto fatto a Piton, fosse stato sufficiente.
Nel corridoio dei sotterranei incontrò Daphne. Stava correndo ed era in affanno. Lo superò senza nemmeno vederlo, ma subito si bloccò e si voltò indietro, come se avesse dimenticato qualcosa.
Si mise a correre nella direzione opposta e saltò al collo di Draco. Dopo aver blaterato un goffo “grazie”, si voltò e sparì velocemente su per le scale.
Lo stupore di Draco fu autentico, rimase immobile per alcuni secondi a bocca aperta davanti alla porta del dormitorio, ma poi scrollò le spalle e sparì dietro il muro, felice che nessun Serpeverde lo avesse visto con quell’espressione da idiota stampata in faccia.
 
Asteria aprì gli occhi e si ritrovò in un mare di coltri bianche che le fasciavano il corpo. Le lenzuola profumavano di pulito, emanando una fresca fragranza di fiori.
Guardò la stanza attorno a lei e sgranò gli occhi spaventata. Non era la sua camera. Era l’infermeria.
Un senso di vertigine e vuoto le fece girare la testa. Tentò di alzarsi dal letto ma fu bloccata da una terribile fitta alle tempie.
- Fermati immediatamente! -
Il professor Piton entrò nella sala e si avvicinò al suo letto.
- Non ti azzardare ad alzarti da quel letto! – il suo tono fu così simile a quello che solitamente usava Madama Chips, che Asteria riuscì a stento a trattenere un sorriso.
– Ieri sera sei stata colpita dalla maledizione imperius. – il sorriso sparì completamente dal volto della ragazza.
- Ti sei gettata dal ponte che divide le due ali del castello. –Asteria aprì la bocca ma non riuscì a dire una parola. Come si era salvata? Piton continuò con il suo tono petulante e noioso. Ma non rivelò ulteriori dettagli sull’incidente.
- La professoressa McGanitt mi ha portato a conoscenza del tuo problema. Ne abbiamo discusso ieri sera assieme al preside. Le misure di sicurezza sono state intensificate, ma non siamo riusciti a capire come la maledizione ti abbia raggiunto.- lanciò uno sguardo pensieroso fuori dalla finestra. - Ora riposati, altrimenti quella ferita alla spalla non guarirà mai.–
Asteria portò istintivamente lo sguardo sulla sua spalla e vide una macchia vermiglia che spiccava macabramente sul bianco che la circondava.
Il professore le accostò la bacchetta accanto alla tempia e Asteria fu colta da un improvviso torpore.
Prima di cadere nell’oblio del sonno provò un senso istantaneo di panico. Si ricordò di come Piton avesse offerto il suo aiuto a Draco per portare a termine l’ordine di Voldemort ed ebbe paura di essere caduta nuovamente nelle mani nel nemico.
Si addormentò con la nauseante paura di non risvegliarsi più.
Il suo riposo fu tormentato da strani incubi; il mondo era ricoperto da una strana patina verdastra che le impediva di muoversi e reagire, Piton la osservava con occhi famelici e rideva di lei.
Si risvegliò ancora in infermeria, sudata e terrorizzata, ma viva e sola.
Si toccò la spalla e fu presa da un moto di sconforto, si chiese se sarebbe mai guarita del tutto.
Un lieve rumore catturò la sua attenzione; era il passo leggero di sua sorella Daphne. Si muoveva come se il pavimento fosse stato ricoperto di uova e lei non avesse la minima intenzione di schiacciarle.
- Sono sveglia…-
- Oh, meno male, temevo di fare troppo rumore. –
Asteria la guardò e attese di essere aggredita da qualche commento acido. Daphne, tuttavia, fece qualcosa che la lasciò senza fiato. Si sedette sul bordo del letto e le prese la mano fra le sue. La scrutò attentamente per accertarsi che non ci fossero altre ferite, oltre a quella più evidente sulla spalla.
Asteria s’innervosì, non era abituata a quel tipo di contatto con nessuno dei suoi famigliari. Tolse la mano e la nascose sotto le lenzuola.
Daphne sospirò e guardò il pavimento per un lungo minuto. Le sue sopracciglia erano contratte, come se stesse prendendo la decisione più importante della sua vita.
Si sistemò i capelli dorati e puntò i suoi occhi azzurri sulla sorellina.
- Asteria, dobbiamo parlare. Anzi, io ti devo parlare, e ti prego di ascoltarmi fino alla fine. – si bloccò e attese una risposta con sguardo supplichevole. Asteria non era sicura di voler sentire ciò che la sorella aveva da dirle, ma le sorrise, e questo fu un incentivo sufficiente per Daphne.
- So che non siamo mai state molto vicine, e so bene che questo non ha mai avuto importanza per entrambe…ma gli ultimi avvenimenti mi hanno fatto riflettere e mi sono sentita in dovere di dare una spiegazione al nostro rapporto. Credo che anche tu meriti una spiegazione. –
Si morse il labbro e guardò il cielo fuori oltre la vetrata.
- Nostra madre ha riposto le sue aspirazioni in ognuna di noi, abbiamo sempre dovuto essere perfette Purosangue e umili servitrici del Signore Oscuro, ma la verità è che le sue ambizioni sono state distribuite in un modo molto diverso. Io sono sempre stata attenta a comportarmi secondo le sue regole di buona condotta e non ho mai tentato di ribellarmi, desideravo la sua approvazione con tutta me stessa ma per quanto provassi, non era mai abbastanza. Non è mai abbastanza. La verità e che sei sempre stata la sua preferita ed era in te che confidava per il compito più importante. Io non ero degna di servire il Signore Oscuro, non mi crede abbastanza intelligente. -
- Come fai a sapere…- Daphne la interruppe.
- Lasciami finire, per favore. La verità è che sono sempre stata gelosa di te. Ti odiavo perché nostra madre ti amava più di quanto amasse me. Ogni volta che la deludevi, speravo che ti cacciasse da casa, che smettesse di amarti e che riponesse tutte le sue speranze in me. Ma non succedeva, e il tuo carattere schivo e solitario ti rendeva ancora più irraggiungibile ai miei occhi. Mi sono sempre trovata in imbarazzo a parlare con te e ogni volta che provavo a intavolare un discorso serio, la mia paura di essere inadeguata o di risultare stupida mi portava a parlarti esattamente delle idiozie che non sopporti. – la sua voce si incrinò, - anche se mi piace discutere di vestiti, ragazzi e pettegolezzi, non significa che sono stupida. Quando Bellatrix ti ha portato via da Villa Malfoy ho subito capito che qualcosa non andava. Lo sguardo fiero ed eccitato della mamma mi ha raggelato il sangue nelle vene e la sua rabbia quando non sei tornata poteva significare solo una cosa. Il suo piano di sottomissione totale al Signore Oscuro era fallito. Come può una madre non preoccuparsi della scomparsa di una figlia? Non sai quanto mi sono arrabbiata. Ma non ho avuto il coraggio di fare o dire nulla. È stato un sollievo vederti sana e salva con il braccio pulito…senza il Marchio, mi sono sentita felice. –
Asteria era senza parole, aveva sempre considerato sua sorella una superficiale egoista, non aveva mai considerato che le pressioni di sua madre tormentassero anche lei.
Daphne aveva avuto la maturità di capire le sue colpe e aveva analizzato anche quelle di Asteria, e la ragazzina le riconobbe.
- Ti avevo giudicato male, io non ti conosco per niente e me ne vergogno, perché non mi è mai interessato capirti. Non immaginavo che soffrissi tanto. Ero convinta che per nostra madre tu fossi la figlia perfetta, l’esempio che avrei dovuto seguire; facevo di tutto per stare lontana da voi. Hai capito bene, Kalliope mi ha venduto a Voldemort, e credo che questa sia la prova che non mi ami per niente. Quella mattina…-
Asteria le raccontò gli avvenimenti di quella terribile giornata.
- Com’è potuto accadere? Mi sento una stupida, non avevi nessuno con cui parlarne ed io sono tua sorella, avrei dovuto esserti d’aiuto! Se ti avessi tenuto d’occhio in questi ultimi tempi…-
- Non è colpa tua, dubito che saresti riuscita a fermare una maledizione di Voldemort, nessuno avrebbe potuto farlo. –
- Lo so, Piton mi ha informato immediatamente delle tue condizioni e mi ha spaventato a morte, non erano sicuri di riuscire a rimuovere la maledizione. –
- Daphne, sai come mi sono salvata? Te l’hanno detto? Piton mi ha solo raccontato che ho tentato di suicidarmi…- lunghi brividi le percorsero la schiena.
- Non lo sai?! Fortunatamente Draco passava da quelle parti, ha fermato la tua caduta e ti ha portato subito da Piton. –
Asteria non riuscì a proferire parola. Draco Malfoy le aveva salvato la vita. La confusione che si generò nella sua testa fu talmente vorticosa da farle venire un capogiro.
Daphne decise che era il momento di lasciar riposare sua sorella, si alzò dal letto si avviò verso la porta. Poco prima di sparire dall’infermeria si voltò verso Asteria e le sorrise.
Nelle settimane successive le fu impedito di alzarsi dal letto e madama Chips continuava a rimandare le sue dimissioni dall’infermeria. Diceva di volersi assicurare che la ferita alla spalla guarisse definitivamente, ma Asteria era sicura che gli ordini di tenerla sotto controllo venissero da più in alto, da qualcuno che la voleva sotto costante vigilanza.
Le giornate erano noiose, le uniche cose che si potevano fare erano leggere e dormire, attività molto riposanti, cosicché le notti insonni erano ancora più tediose. Gli unici momenti della giornata che le passavano velocemente erano le poche ore in cui le era concesso di ricevere visite. Daphne andava spesso a trovarla e le due sorelle riuscirono finalmente a conoscersi l’un l’altra. Asteria ebbe l’impressione di conversare con una sconosciuta, ma man mano che apprendeva nuove sfaccettature del carattere di Daphne si sentiva sempre più a suo agio con lei. Quando, però, Daphne parlava del suo rapporto con Blaise, quelli erano gli unici momenti in cui Asteria riconosceva la sorella che aveva sempre mal sopportato, ma non si lamentò mai della sua compagnia.
Stava finalmente costruendo una specie di rapporto, se non di affetto, almeno di rispetto e comprensione con un membro della sua famiglia.
Anche Milla andava sempre a trovarla. Ogni giorno le portava pacchi interi di appunti che aveva accuratamente stilato a lezione e ogni giorno li duplicava con un colpo di bacchetta sul suo letto, lasciandola sommersa dalle pergamene. Quando Milla se ne andava, Asteria cercava gli appunti delle lezioni che le interessavano di più e faceva sparire gli altri con un semplice incantesimo.
Una mattina ricevette la visita del capitano di Quidditch di Serpeverde.
Urquhart sembrava sinceramente preoccupato per la prossima partita contro Corvonero e si augurò che Asteria si riprendesse completamente per la fine di febbraio.
- Gli altri battitori sono un disastro! Tiger e Goyle sembrano assenti e sono stranamente nervosi. Insomma, non li ho mai visti calmi da quando li conosco, però ultimamente sono fin troppo suscettibili. -
 
Quella notte Asteria era riuscita ad addormentarsi presto, ma i suoi sogni erano tormentati. Ben presto, però, si svegliò di soprassalto, il suo urlo atroce aveva sfrattato il silenzio che dimorava nella stanza.
Una mano gelida le soffocò l’urlo in gola. Due occhi nebbiosi la inchiodarono al cuscino con aria supplichevole.
- Se Madama Chips scopre che sono qui…- mosse la bacchetta con eleganza, - muffliato… -
Il ragazzo guardò verso la porta, convinto di essere stato scoperto, ma nessuna guaritrice infuriata fece capolino.
Asteria si tolse quella mano gelida dal viso con violenza. Guardò dritto negli occhi di Draco e ricominciò a urlare, ma stavolta non uscì solo un suono. Tutta la rabbia e la delusione si riversarono sul ragazzo come un fiume di lava incandescente.
- Vattene! Figlio di puttana! Sei un maledetto vigliacco! Che cosa sei venuto a fare qui? Se credi di poter…-
- Per favore calmati! – Draco sapeva di meritarsi tutti gli insulti che gli venivano scaraventati addosso, ma non era certo il tipo di ragazzo che rimaneva impassibile alle offese.
- Non è il caso di essere sgarbati! – si accomodò elegantemente sul bordo del letto, seduto accanto all’esile corpo della ragazza.
Asteria lo fulminò con i suoi occhi nocciola e per un breve istante Draco pensò di avervi scorto all’interno un’insidiosa sfumatura rosso fuoco.
- Lasciami spiegare! Sono stato costretto a farlo. Se non avessi fatto rapporto a mia zia sulle tue reali capacità, lui mi avrebbe… -
- Bugiardo! Ti aspetti che io ti creda? Sei un bugiardo!-
Draco le sorrise, impertinente: - Non ti ho mai mentito, ho semplicemente glissato su qualche particolare…-
Asteria stava perdendo la pazienza.
- Tralasciare dei particolari può essere accettabile, ma solo finché quei particolari non costano la vita di qualcuno! –
Draco sospirò e abbassò lo sguardo. Il guizzo d’impertinenza che aveva illuminato i suoi occhi era completamente sparito.
- E se svelare quei particolari avesse costato comunque la vita di qualcuno?- la guardò intensamente, - leggi la mia mente, conosci l’incantesimo? -
Asteria lo conosceva, ma era furiosa e non era sicura di poter trovare la concentrazione per eseguire un incantesimo tanto difficile.
Mentre prendeva la sua bacchetta, le mani le tremavano dal nervosismo e si sentiva il viso in fiamme.
Respirò a fondo e chiuse gli occhi.
- Legimens. -
Una densa nebbia oscurò la percezione mentale della ragazza, era il meccanismo di difesa della mente di Draco.
Lentamente la foschia si diradò e Asteria scorse le pareti dei sotterranei della villa dei coniugi Malfoy. Il lungo tavolo usato per le riunioni era deserto, come il giorno in cui la ragazza era stata condotta in quella stanza.
Asteria sussultò e perse per un momento il contatto con la mente di Draco, ma riuscì subito a riprenderlo.
Bellatrix Lestrange apparve all’improvviso alle sue spalle con la sua risata deviata.
- Salve, nipote! -
Asteria stava guardando la scena dal punto di vista di Draco, stava guardando la strega attraverso i suoi occhi. Percepì chiaramente il timore e la reverenza del ragazzo per la sua consanguinea.
- Il nostro signore ha un piccolo incarico da affidarti. – gli occhi ferini di Bellatrix lampeggiarono per l’eccitazione.
- Non credi che il mio compito principale sia già abbastanza arduo da portare a termine? –
La strega si infuriò: - Quello è un atto quantomeno dovuto! L’inettitudine di tuo padre deve essere riscattata! – la sua voce diventò melliflua, velenosa, - Se mia sorella non avesse sposato quel fallito, poco mi importerebbe della rovina della famiglia Malfoy; per fortuna, o purtroppo, abbiamo la possibilità di recuperare un po’ della fiducia del Signore Oscuro, grazie a te. –
La strega gli sorrise e fece ondeggiare i lunghi capelli neri.
- La più piccola delle Greengrass ha attirato la curiosità di Lord Voldemort. Abbiamo bisogno di rinforzare le fila del nostro esercito con maghi e streghe dotate e Asteria ha un grosso potenziale dentro di sé. Tu, mio caro nipote, dovrai scoprire tutto sulle sue abilità magiche e capire cosa ha imparato a Durmstrang, poi dovrai riferire a me. Semplice, non trovi? -
Asteria percepì l’indignazione che scorreva nelle vene di Draco.
- Ha quattordici anni! È una ragazzina, accidenti! Mi rifiuto di…ah!- un dolore acutissimo scosse le membra del ragazzo fino alle ossa. Asteria riconobbe la maledizione cruciatus che lei stessa aveva dovuto sopportare poche settimane prima. Il tormento durò a lungo e Asteria si sentì quasi svenire. Desiderava di poter strappare il corpo di Draco da quel dolore ma era tristemente consapevole della sua impotenza. Cercò di convincersi che fosse solo un ricordo.
Quando il dolore cessò Draco crollò a terra ansimando.
Bellatrix lo afferrò per i capelli e gli alzò la testa, in modo che la potesse guardare negli occhi. Il suo volto era sfigurato dalla rabbia.
- Sei fortunato, ragazzo. Il Signore Oscuro al posto mio ti avrebbe ucciso, non tollera l’isolenza. Credo sia inutile rammentarti la punizione per i tuoi sbagli o la tua disobbedienza…ma te lo dirò ugualmente: tu e tua madre sarete uccisi senza pietà! -
Draco tremò, Asteria percepì chiaramente il terrore che si impossessava della mente del ragazzo, aveva paura di perdere sua madre.
Una densa nebbia si sollevò dal pavimento e inghiottì la stanza, assieme agli occhi squilibrati di Bellatrix.
Draco osservava le gote rosse di Asteria che lentamente impallidirono e assunsero un malsano colorito verde. L’espressione infuriata della ragazza si tramutò in un misto di preoccupazione e dolore.
Draco ripercorreva l’onda dei ricordi e fu tentato di accarezzare il volto di Asteria, quando le mostrò la tortura che era stato costretto a subire.
Asteria riaprì gli occhi e guardò Draco per un istante, poi distolse lo sguardo e si adagiò sul cuscino. Era stordita e confusa e un fastidioso senso di nausea la costrinse a deglutire molte volte.
Capì la disperata situazione in cui Draco era costretto a vivere, ma non la trovava una giustificazione sufficiente a ciò che le aveva fatto. Non sarebbe mai riuscito ad evitare che Bellatrix la conducesse presso l’Oscuro Signore, ma avrebbe almeno potuto avvertirla.
- Vattene Malfoy, per favore. Ho bisogno di riflettere. -
Il ragazzo le sorrise lievemente, la delusione dipingeva una triste ombra sul suo volto pallido. Prima di lasciarla le fece apparire tra le mani l’ultimo numero della rivista ufficiale del Quidditch.
Non tornò più a trovarla e il suo orgoglio cocciuto gli impedì di cercarla, quando finalmente fu dimessa dall’infermeria.
 
Asteria fu rilasciata da Madama Chips a metà del mese di febbraio. La neve si era ormai sciolta e i cortili della scuola erano coperti da ampie pozzanghere di fango. Asteria non riuscì a partecipare alla partita contro Corvonero e fu costretta a guardare l’imbarazzante gioco della sua squadra dagli spalti. Il capitano era talmente furioso che non convocò nemmeno il gruppo nell’Antro della Gloria dopo la partita.
La spalla di Asteria non sanguinava più da giorni ormai, ma aveva ancora dei dolori pungenti e le era stato proibito anche soltanto di volare.
Marzo portò con sé un clima umido e ventoso. La prima domenica del mese Asteria si recò al campo di allenamento per avvisare Urquhart che avrebbe potuto ricominciare ad allenarsi appena alla fine del mese.
Il capitano accolse la notizia con un grugnito e la pregò di assistere all’allenamento.
Asteria osservava con invidia dagli spalti i compagni che volteggiavano in aria. Seguiva i bolidi e le pluffe che correvano a destra e a sinistra nel campo.
La tribuna dei Serpeverde era sempre stata piena di ragazzine adoranti, ma quel giorno era deserta. I beniamini della squadra avevano deluso le attese di tutti.
Asteria quasi sobbalzò quando vide una testa bionda apparire dalle scalette laterali.
Draco la guardò allibito e arrestò la sua salita.
- Scusa, da sotto la tribuna sembrava vuota. Se vuoi, me ne vado. -
Dal suo tono era chiaro che si aspettava di essere cacciato via, ma nel suo sguardo lampeggiava la voglia di sentirsi dire di restare.
Asteria aveva riflettuto molto su ciò che aveva visto nei ricordi del ragazzo e aveva deciso di fingere di non averlo mai conosciuto.
Di fronte a quei due laghi ghiacciati, però, le sue decisioni andavano sempre in frantumi. Si sgretolavano come lo strato di ghiaccio del Lago Nero in primavera, quando l’acqua che tornava magicamente a scorrere lasciava crepe profonde sulla superficie.
Fu costretta ad arrendersi.
Non riuscì a resistere alla muta supplica di Draco e gli fece cenno di sedersi accanto a lei.
Draco la raggiunse con movimenti eleganti. Scrutò a lungo il volto di Asteria. Vide molte emozioni sul suo viso. La rabbia e la delusione solcavano le sopracciglia castane e il rancore le incurvava i lineamenti delicati della bocca.
Lentamente il viso di Asteria si rilassò e quando Draco vi lesse il perdono, le sorrise dolcemente. Non c’era bisogno di parole. Lo sguardo tranquillo della ragazza non lasciava dubbio alcuno.
Guardarono l’allenamento in silenzio, finché Asteria non sbuffò rozzamente.
Draco la guardò e per la prima volta si accorse di quanto poco aggraziati fossero i movimenti della ragazza. Asteria era seduta a gambe aperte con le mani incrociate al petto.
Il Serpeverde ringraziò mentalmente che Asteria portasse dei pantaloni e rise.
- Qualcuno ti ha mai detto che sei un maschiaccio? -
Asteria arrossì violentemente e si ricompose.
Rimase basita dalla sua insolita reazione. Quella frase le era stata detta quasi da chiunque avesse posato gli occhi su di lei per più di mezzo minuto, ma Asteria non ne aveva mai fatto un problema. La maggior parte delle volte aveva risposto con una scrollata di spalle, ma con Draco era differente.
Perché le importava cosa pensasse di lei? Perché le importava di quel ragazzo difficile e impertinente?
Rispose a denti stretti.
- Stavo solo pensando a quanto vorrei volare. Sono stufa di questa dannata spalla! -
Draco osservò la benda che partiva dalla clavicola di Asteria e le fasciava tutto il braccio.
Abbassò subito lo sguardo e si sentì responsabile. La voce uscì dalle sue labbra carnose un po’ impacciata e imbarazzata.
- Senti, forse conosco il modo per farti volare, ma dovremo infrangere qualche regola. -
Il volto di Asteria si illuminò. Avrebbe infranto anche gli incantesimi di protezione della scuola per salire ancora su una scopa. Lo esortò a continuare.
- Stasera, dopo il coprifuoco vieni al settimo piano, a metà del corridoio c’è un grande arazzo. Ci vediamo lì. -
- Hai intenzione di volare all’interno del castello? –
Draco sfoggiò il sorriso di uno che la sapeva lunga.
- Vedrai. Ora devo andare. -
Asteria lo bloccò per un lembo della divisa.
- Aspetta. Perché non ci incontriamo nella Sala Comune? In due è più facile evitare Gazza. -
Il viso di Draco si rabbuiò e lui girò il volto per nascondersi dagli occhi castani della ragazza.
- Sarò già lì. - e la lasciò sola.
 
Asteria cenò in Sala Grande assieme a Milla. La sua compagna di stanza le raccomandò di rimettersi in pari con le lezioni e con i compiti: - Dopo cena, se vuoi, ti spiego la lezione di Erbologia. –
Ma Asteria non aveva la minima intenzione di studiare e appena entrarono nella loro stanza finse un dolorosissimo mal di testa e si infilò velocemente sotto le coperte. Sperò con tutta se stessa che Milla fosse stanca e si coricasse in fretta.
- Milla, tu non hai sonno? Domani sarà lunedì, ricominceranno le lezioni, dobbiamo riposare. -
Sfortunatamente la sua compagna aveva notato il guizzo di eccitazione che correva negli occhi di Asteria.
- Cosa ti succede? Improvvisamente ti interessano le lezioni?  Sembrerebbe che tu voglia mettermi a nanna il più presto possibile per sgattaiolare via dalla stanza. – Milla spalancò gli occhi e saltò sul letto di Asteria. – Non dirmi che hai un appuntamento! Chi è? -
Asteria si nascose sotto le coperte e imprecò per la sua stupidità. Non poteva starsene zitta?
Non aveva ancora avuto modo di riflettere sul fatto che Draco la aveva invitata a trascorrere un po’ di tempo con lui. Era stata troppo presa dall’eccitazione di poter volare.
Milla continuò a punzecchiarla per un po’, ma poi si vestì per la notte e si buttò sul suo letto, addormentandosi quasi subito.
Asteria attese con trepidazione lo scoccare del coprifuoco. Si rigirava nel letto e tentava di convincersi che il loro incontro non fosse un vero e proprio appuntamento.
Alle undici Asteria si alzò dal letto e si precipitò fuori dal dormitorio Serpeverde. Si accertò che il corridoio fosse deserto e cominciò a salire le scale. A metà rampa si bloccò e guardò la tuta da ginnastica nera che indossava. Con un colpo di bacchetta tramutò i suoi vestiti in un paio di jeans e in un maglioncino color beige. Era il massimo dell’eleganza che voleva permettersi. Si mise a correre per i corridoi deserti maledicendosi per la sua frivolezza.
Fortunatamente non incontrò Gazza o la sua gatta e arrivò velocemente al settimo piano.
Draco la aspettava appoggiato al muro con una sigaretta tra le dita.
Le sorrise porgendole la mano.
-Dove vorrebbe volare, signorina? – condì la sua frase con delle ricercate boccate di fumo.
Asteria inclinò la testa e lo guardò come si farebbe con un qualsiasi pazzo. Certamente non era una ragazza incline al romanticismo.
Draco roteò gli occhi e le spiegò in sostanza cosa doveva fare.
- Pensa a un posto in cui vorresti essere, ripeti mentalmente per tre volte la meta prescelta e…attendi. -
Asteria pensò intensamente per tre volte al Lago di Durmstrang nella stagione autunnale.
Una grossa porta apparve magicamente sulla parete di mattoni di fronte ai suoi occhi.
Draco aprì il pesante ingresso e le fece cenno di accomodarsi. Asteria aveva ancora la bocca aperta per lo stupore e non accennava a muoversi.
Il ragazzo si spazientì e la spinse bruscamente oltre la soglia.
Ciò che si spalancò davanti ai suoi occhi fu uno spettacolo sconvolgente. La riva del lago del castello di Durmstrang era solcata da acque calme e silenziose. La foresta era ormai ingiallita dal sopraggiungere della stagione autunnale e splendidi riverberi dorati si riflettevano sulla superficie del lago, dipingendo le acque con tinte fulve.
Asteria si voltò e spalancò la bocca ancora di più. La porta era sparita, al suo posto c’erano solo gli alberi della Foresta Nera.
Draco la guardava divertito, con un ghigno di soddisfazione. Pensò intensamente per tre volte alla sua Nimbus e questa apparve tra le sue mani.
Si avvicinò ad Asteria e le posò la mano sulla spalla. Lei rimase impassibile, allora lui la scrollò e la costrinse a voltarsi e a guardarlo negli occhi.
- Sei ancora intenzionata a volare? -, le mostrò la scopa per scuotere ulteriormente la sua coscienza.
- Sì, ma cos’è questo posto? Non siamo nella vera foresta di Durmstrang, in questo periodo dell’anno è ricoperta dalla neve, e dov’è il castello? –
Draco sospirò, - Questa è la stanza delle necessità, per farla apparire bisogna pensare intensamente per tre volte all’oggetto o a qualsiasi cosa di cui si ha bisogno. Quando la apri, ti trovi davanti alla tua richiesta, qualunque essa sia.-, incrociò le braccia e sbuffò, - Allora, vuoi volare oppure no? –
Asteria fece un debole cenno di assenso e guardò il cielo azzurro e sereno sopra le loro teste.
Draco fece alzare la scopa da terra e la mise in posizione orizzontale. Si avvicinò ad Asteria e la afferrò per i fianchi, facendola accomodare delicatamente di traverso sul manico. Asteria sussultò per quell’improvviso contatto, ma si riscosse immediatamente, notando che il ragazzo stava per salire davanti a lei per guidare la Nimbus.
La ragazza lo spinse giù per una spalla.
-Cosa fai? Non sono venuta qua per farmi scorazzare in giro! –
Balzò agilmente in avanti e si mise cavalcioni sulla scopa. Guardò Draco con un’espressione di pura felicità. Lui la guardava stupito e un po’ deluso, il disegno di portare Asteria romanticamente tra le nuvole era stato rozzamente cancellato dall’esuberanza di Asteria.
Asteria ghignò e lo punzecchiò.
- Sali con me o aspetti che compaia magicamente un’altra scopa? -
Dracò soffiò rassegnato, si mise cavalcioni dietro di lei e ancorò saldamente le dita al manico della scopa.
Asteria non attese un secondo di più e decollò verso l’alto sfrecciando a una velocità folle.
La ragazza conduceva la scopa a destra e a sinistra e si cimentò in una miriade di capriole e giravolte, si godeva il vento fresco sulle gote e assaporò la sensazione di vuoto sotto di sé.
Draco notò che Asteria rideva e non riuscì a trattenere un sorriso di serenità.
Improvvisamente Asteria si bloccò in aria, molti metri sopra al lago e osservò il panorama magnifico che si stagliava sotto di lei.
- Mi mancava questo posto! -
Si era quasi dimenticata della presenza di Draco e trasalì quando una voce alle sue spalle le rispose.
- È bellissimo! -
Asteria sorrise e gli rispose, continuando a scrutare il lago.
- Grazie, Draco. -
Il ragazzo tremò nel sentire il suo nome pronunciato con tanta dolcezza.
Osservò i boccoli di Asteria resi dorati dal riflesso dell’autunno e provò l’irresistibile desiderio di accarezzarli. Percorse con le dita le onde sinuose che ricadevano morbide fino a metà schiena. Con l’altra mano passò oltre il corpo di Asteria e lo attirò più vicino al suo. Asteria fu scossa da una matassa di palpiti, ma non si oppose.
Draco spostò delicatamente la coltre di riccioli e scoprì un lato del collo della ragazza. Istintivamente vi appoggiò sopra i polpastrelli e lo accarezzò fino alla clavicola.
Asteria ruotò leggermente verso di lui e lo osservò con la coda dell’occhio.
I corti capelli, solitamente biondi, sembravano quasi platinati nella luce dorata in cui erano immersi.
Quando Asteria incontrò il suo sguardo, la nebbia dei suoi occhi grigi si diradò. Il colore indaco del cielo si riflesse nelle iridi di Draco e creò una danza di sfumature di un incredibile blu.
Le dita pallide e affusolate di Draco le accarezzarono il mento e la costrinsero gentilmente a girare la testa un altro po’.
Le sorrise e le stampò un casto bacio sulle labbra. Asteria chiuse gli occhi per un istante e spasimò per la sensazione di vuoto che sentiva sulle labbra. Riaprì gli occhi e attirò di nuovo a sé il viso di Draco, catturandolo per la nuca.
Le labbra morbide la coccolavano armoniosamente e Asteria si lasciò trasportare da quel vortice di piacere e tenerezza.
La Nimbus cominciò a volteggiare delicatamente verso il basso, guidata dal turbine del loro bacio e non più dalla volontà di Asteria.
Si lasciarono cullare da quel rassicurante senso di vertigine finché i loro piedi toccarono l’acqua gelida del lago.
Si staccarono con una risata di stupore. Asteria si voltò e riacquistò il controllo del mezzo, riportandolo verso la riva.
Quando la ragazza scese dalla Nimbus, sentì una fitta di dolore alla spalla e si portò la mano sull’arto dolorante.
Draco si accorse della sua sofferenza e abbassò lo sguardo verso il bagnasciuga sassoso.
- Guarirà mai del tutto? -
Asteria capì il senso di colpa che opprimeva il ragazzo.
- Madama Chips pensa che per fine marzo dovrei essermi del tutto ripresa. -
- Scusa. –
Asteria scrollò le spalle e si voltò a osservare il lago. Da quanto tempo erano lì? In quella stanza esisteva il tempo o erano intrappolati dentro una cartolina animata?
- Perché mi hai salvato? Se Voldemort dovesse scoprire il motivo per cui sono ancora viva, potrebbe punirti. -
Gli occhi di Draco si sbarrarono per lo stupore.
- Avrei dovuto lasciarti morire? Se devo essere sincero, non mi ero accorto subito che fossi tu, ma non mi leverò mai dalla testa il terrore che ho provato quando ho visto i tuoi occhi. Erano verdi, sembravano…morti –, il ragazzo scosse il capo e strinse i pugni con rabbia.
- Sono stufo. Vorrei uscire da questa situazione, ma non ho vie di fuga. –
Asteria aggrottò le sopracciglia.
- Credevo che per te, servire Voldemort, fosse motivo di orgoglio. -
- Lo era. Ma non sono più disposto a mettere da parte i miei desideri e le mie convinzioni. Non sono un assassino. Non voglio veder morire nessuno. Ti prego di non chiedermi informazioni della mia missione, non posso dirti nulla.–
La ragazza si portò vicino a lui e gli prese le mani tra le sue.
- Non c’è modo di farla finita? Posso fare qualcosa? Se soltanto mi dicessi cosa devi fare per Voldemort…-
Asteria pensò alla professoressa Mcgranitt e alla sua devozione verso gli alunni della scuola, avrebbe fatto di tutto per sino per un Malfoy.
Draco rabbrividì al pensiero dei diversi modi di “farla finita” che gli erano passati per la testa, e tutti terminavano con la sua morte disonorevole.
- Hai già fatto abbastanza per me, non passavo una serata serena come questa da mesi. -
Le regalò un sorriso disarmante e la attirò a sé, stringendola al petto.
Asteria sentì uno scricchiolio nel profondo della sua anima. Il sangue pompava feroce nel suo cuore e tentava disperatamente di sciogliere la dura corazza che lo imprigionava. Quella spessa protezione era però difficile da rompere e il sangue riuscì ad assottigliarla soltanto un po’.
Draco si staccò da lei e rimontò in sella alla scopa. Le porse galantemente una mano e la invitò a salire.
- Posso mostrarti come dovrebbe volare un vero Serpeverde? -
- Composto e impettito? –
- Avanti sali, non avrai paura? Fidati di me. –
Asteria lo fulminò e gli fece chiaramente capire che aveva usato il termine sbagliato.
-Non pronunciare la parola “fiducia” davanti a me. Se vuoi guadagnartela, la mia fiducia, comincia a raccontarmi del tuo compito. –
Sapeva che non avrebbe ottenuto risposta e così salì sulla scopa dietro a Draco e si ancorò saldamente al suo petto.
Volarono per molto tempo e Asteria scoprì che anche al giovane Malfoy piaceva lasciarsi andare in picchiata, fino a quasi sfiorare il terreno e poi rilanciarsi su, verso il cielo.
Ritoccarono terra dopo una brusca frenata, causata dalla velocità con cui si muoveva la Nimbus.
Asteria rimise i piedi a terra e si sentì improvvisamente stanca. Un grosso sbadiglio riuscì a scivolare fuori dalle sue labbra.
Draco la guardò e si mise a ridere.
- È tardi per una ragazzina come te, è ora che ti rispedisca a nanna, piccola. -
Asteria rispose con un pugno ben assestato sul deltoide.
Draco si limitò a ghignare e a chiudere gli occhi.
Il mondo attorno a loro vorticò e si trasformò in una stanza spoglia e polverosa. Soltanto una grossa porta decorava le pareti di pietra.
La mano di Asteria fu catturata dalle dita bianche di Draco e fu trascinata verso l’uscita.
- Io rimango qui ancora un po’, - un lampo di buio oscurò il suo viso, ma Draco si ricompose immediatamente, - vicino all’arazzo sulla parete, dalla parte opposta del corridoio c’è una porta nascosta nel muro. Basta farla ruotare con una lieve spinta. Troverai una scala a chiocciola che porta dritta ai sotterranei. -
Sorrise all’espressione di stupore e irritazione che apparve sul volto della ragazza.
- Non potevi dirmelo prima? -
- Volevo metterti alla prova, e poi lo sai che mi piace glissare…–
L’impertinenza aveva ripreso il suo posto tra i lineamenti del viso del ragazzo.
- Sei un freddo e sleale calcolatore! -, l’offesa, però, fu accompagnata da un sorriso divertito.
- Non dirlo come se fosse una peculiarità negativa…-
 
Buon anno a tutti!
Risposte alle recensioni:
 
shoppingismylife: grazie infinite per la bellissima recensione! (almeno c’è qualcuno che si fa sentire ^^) Spero che questo nuovo capitolo di piaccia e mi auguro di sentirti presto! 

   
 
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