Licht
Cavoli ragazze, mi dispiace. Tutto questo
tempo senza un aggiornamento e (purtroppo) anche senza un’idea.
Ora però, nonostante il tempo mi prema sempre
addosso, sono riuscita a scrivere un
capitolo.
Vi prometto che presto la storia inizierà a
smuoversi e le trame dei capitoli saranno più significative.
Ora passiamo a rispondere alle vostre
recensioni!
Sydelle Keat: accidenti, le tue recensioni mi fanno sempre
piacere! Ahimè, però, ti ho delusa! Non ho aggiornato presto come mi avevi
chiesto. Spero tu mi abbia già perdonata. In ogni caso, mi fa piacere che tu
abbia sguinzagliato il tuo senso da Sherlock Holmes, ma non penso proprio che
scucirò qualche informazione cruciale prima di… beh,
insomma, tra un bel po’ di tempo. Preferisco curare nel frattempo anche il
personaggio di Licht, che ti assicuro, sarà moolto
particolare! Un bacio e fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!
Akyse: grazie per i
complimenti riguardo allo scorso capitolo! Mi fa piacere sapere che ti piaccia.
Grazie anche per la comprensione per lo scorso ritardo, spero che ne avrai anche per questo (che però è
mostruoso) e che avrai voglia di farmi sapere ancora cosa ne pensi!
Lu_Pin: grazie per
la scorsa recensione! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e anche il
pezzo con la risata di Blaise (che a quanto pare sta avendo successo come
personaggio!). Spero che ti piaccia anche questo capitolo, fammi sapere!
Tsukino: eeee ultima ma non per importanza, eccoci qua! Ormai le tue
recensioni sono un po’ come gli allegati ai miei capitoli e hanno sempre il
potere di mettermi di buon umore! Che
posso dire? Sono felice che ti sia piaciuto il (breve) scorso capitolo. Per quanto
riguarda Licht, in questo capitolo compare di nuovo, mentre dal prossimo in poi
inizierò a sviluppare di più il suo personaggio. Fammi sapere cosa ne pensi!
Lily
CAPITOLO SESTO
Entrarono nell’aula di Pozioni
guardandosi intorno con circospezione.
Harry avvertì come un pugno nello
stomaco quando, come in un flash, l’immagine del mantello nero di Piton gli
passò davanti agli occhi.
Era quasi certo che tutti stavano, a
modo loro, ricordando il professore.
Lanciò un veloce sguardo a Malfoy e
Zabini, che avevano già preso un tavolo circolare in un angolo dell’aula e li
raggiunse prendendo posto a sua volta.
Pochi attimi dopo fecero il loro
ingresso gli altri studenti della casa blu-gialla, Scott e infine Sauer. Questi
ultimi, entrambi con sguardo riluttante, raggiunsero il tavolo circolare con il
terzetto dei loro compagni di casa.
Sauer mormorò un indifferente
“Buongiorno”, Scott invece non si degnò nemmeno di proferir parola.
Harry lo osservò attentamente come se
la risposta alle mille domande che gli affollavano la mente si trovasse in
bella mostra sulla sua fronte. Poi posò il suo sguardo sulla ragazza al suo
fianco e la ritrovò a fissarlo.
“Ehm, che c’è?” chiese imbarazzato,
ma lei si limitò ad alzare le spalle con un sorrisino irritante che mise in
mostra i suoi denti incredibilmente bianchi (forse l’unico pregio che le si
poteva trovare). Infine distolse lo sguardo dalla compagna di casa, poiché
aveva finalmente fatto il suo ingresso il nuovo docente di pozioni.
Al primo sguardo Harry riconobbe
subito l’uomo che li aveva accolti al portone.
Osservandolo meglio notò che aveva
dei lineamenti praticamente perfetti, ma apparentemente appesantiti dalla
stanchezza. Lo sguardo duro che li aveva accolti la sera prima era ancora lì,
ma un po’ più affaticato. I suoi capelli corvini e lucidi accarezzavano appena
le scapole, ondeggiando in un moto perpetuo e quasi ipnotico. Gli occhi erano
di un blu sorprendentemente brillante, profondi come l’oceano e i suoi fondali
inesplorati. La pelle era come una enorme ricopertura di ceramica senza
imperfezioni. Il naso dritto e stretto sovrastava una bocca dalle labbra chiare
e carnose. Inutile dire che tutta la classe ammutolì.
Poi la sua voce roca risuonò nella
stanza.
“Buongiorno, mi chiamo Ottavius Smuk e sarò il vostro
insegnante di pozioni per questo anno scolastico.”
Nessuno fiatava, così l’uomo continuò
senza problemi.
“Non inizierò con un discorso su
quanto voi dell’Ottavo Anno siate fortunati nel poter arricchire ulteriormente
il vostro percorso di studi, perché ci penseranno già i miei colleghi.”
Alcuni studenti blu-gialli
mormorarono qualcosa, ma smisero subito.
“Dunque, ho letto i vostri curricula scolastici e sono rimasto abbastanza
colpito da alcuni di voi. Sia in senso negativo che in senso positivo. Per
quanto riguarda alcune delle facce che vedo ora qui nella mia aula, mi sono
immediatamente chiesto come abbiate fatto ad arrivarvici.
Mentre di altre facce mi sono fatto una più che buona opinione, che però mi
dovrete confermare durante tutto l’anno.”
“Tuttavia, so per certo che molte
cose possono cambiare in una persona della vostra età nel corso di pochi mesi e
ho quindi deciso di sottoporvi ad un piccolo test. Giusto per confermare o
ribaltare le mie impressioni su di voi”
A quel punto il discorso fu
definitivamente interrotto dai rumorosi bisbigli dei ragazzi. Solo nel tavolo
dei rosso-argento non volava una mosca.
I ragazzi si limitavano a
squadrarsi e valutarsi silenziosamente,
come se la cosa più importante non fosse dimostrare quel che si valeva al
professore, bensì ai compagni stessi.
Poi Smuk si
volto verso la lavagna pulita e con un movimento della bacchetta vi fece
comparire le istruzioni per la preparazione della pozione soporifera.
Tutti rimasero piuttosto stupiti, si
aspettavano molto di più in effetti.
Harry sentì qualcuno mormorare
“Evidentemente non sa che questa pozione l’abbiamo sperimentata già molto tempo
fa”.
Si voltò verso i suoi compagni di
casa e con imbarazzo si accorse di essere l’unico a non aver ancora preso tutti
gli ingredienti necessari.
Si diresse quindi frettolosamente
verso l’armadio degli ingredienti e prese le disgustose lumache cornute e i
fagioli sopoforosi.
Tornato al suo posto notò che tutti
gli altri si erano già messi all’opera.
Sapeva che Draco era molto
appassionato a Pozioni, ma non aveva mai capito se questa sua passione
dipendesse da un effettivo interesse o piuttosto da una spasmodica ammirazione
per Piton.
Anche Blaise sembrava cavarsela
abbastanza bene. Ogni tanto una provvidenziale gomitata da parte del biondo
amico gli evitava qualche errore.
Harry mise l’acqua nel calderone ed
accese il fuoco, mentre sminuzzava distrattamente le lumache cornute.
Il professore, con le mani congiunte
sotto il mento e lo sguardo concentrato su pensieri che loro non potevano
conoscere, si era accomodato alla sua cattedra.
Harry tornò a prestare attenzione
alla sua pozione e gettò le lumache sminuzzate nell’acqua. Alzò la fiamma, così
come c’era scritto di fare sulla lavagna e cominciò a girare svogliatamente in
senso orario.
Ogni tanto risuonavano degli scoppi o
degli sbuffi nell’aria, segno che molti di loro non avrebbero dovuto
sottovalutare quella pozione.
“E quindi non ti piace pozioni,
Potter”
Harry si voltò di scatto, colto alla
sprovvista dalla voce di Sauer.
“Tu che ne sai?” chiese irritato,
“Oh avanti, si vede lontano un miglio
che ti butteresti dalla torre di Grifondoro pur di non essere qui!”
Harry non rispose, apparentemente troppo impegnato a
schiacciare i fagioli sopoforosi. Così Sauer continuò a parlare.
“Cos’è, Potter, i comuni mortali non
sono autorizzati a parlare con il Salvatore, per caso?” sibilò acida.
Harry sbatté il coltellino sul tavolo
con forza sufficiente a fare volare via parte dei fagioli ancora interi.
Tutta la classe si girò a guardarlo,
compreso il professore.
“Ehi, voi! Non vi sembra di essere
troppo grandi per perdervi ancora in scaramucce?” esclamò infatti Smuk, attirando anche l’attenzione di quelle poche persone
che non si erano voltate prima.
“Mi scusi professore, non succederà
di nuovo” mormorò Harry astioso, e tutti ritornarono alle proprie pozioni.
Al tavolo rosso-argento regnava il
silenzio. Riddle aveva seguito tutto lo scambio di battute e ora osservava la
ragazza con curiosità.
Sembrava piuttosto divertita dallo
strano gioco di provocare Potter, ma quest’ultimo non sembrava divertirsi
altrettanto, naturalmente.
Lui piuttosto si divertiva nel vedere
come Potter facesse di tutto per contenere la sua rabbia, come se qualcuno
dall’alto l’avesse investito del mistico compito di dare l’esempio.
La McGranitt gli aveva raccontato
molto di lui durante quell’estate e per Tom vederlo “dal vivo” in quei momenti
era come vedere il film di un libro letto e riletto.
Tuttavia la McGranitt aveva sbagliato
in alcune cose. Harry era molto più testardo di come l’aveva descritto. Non
serviva passarci molto tempo per capirlo.
Era infatti anche sicuro che non si
sarebbe arreso e che sarebbe voluto arrivare fino in fondo alla faccenda della
notte prima.
Ma se pensava di spuntarla con lui,
allora non sapeva bene con chi avrebbe avuto a che fare. Tom Riddle era molto
più testardo di Harry Potter.
Parecchi minuti dopo, Smuk alzò una mano diafana nell’aria pesante dell’aula di
pozioni e tutti capirono che era il momento della valutazione.
L’uomo si alzò dalla sua sedia e
cominciò a girare tra i tavoli.
Ogni tanto pronunciava qualche
complimento sempre molto ristretto e ordinava al fortunato ragazzo di andare a
posare la sua pozione sulla cattedra.
Molto più spesso rovesciava il
contenuto di qualche calderone in uno dei lavandini attaccati alla parete.
Pareva impossibile. Ad inizio lezione
sembrava che tutti avrebbero passato quel test ad occhi chiusi.
E invece in quel momento le facce
deluse o arrabbiate di alcuni di loro dimostravano che si erano decisamente
sbagliati.
Infine il professore arrivò al loro
tavolo.
“Eccellente, Malfoy, posa pure una
provetta della tua pozione sulla mia cattedra”
“Lo stesso vale per te, Scott.
Complimenti”
“Anche tu, Sauer”
“Zabini e Potter, invece, per quanto
riguarda voi. Non posso dire che siano perfette come quelle dei vostri
compagni, ma comunque ne ho viste di ben peggiori. In ogni caso non serve che
le buttiate, posatele pure sulla cattedra”
Harry e Blaise tirarono un sospiro di
sollievo e si scambiarono un breve sguardo divertito.
Dopo aver posato le pozioni, con i
propri nomi appuntati sopra, sulla cattedra, tutti gli studenti si riavviarono
al proprio tavolo.
“Bene, le persone che non sono
riuscite a preparare la pozione soporifera, per domani mi faranno avere due
fogli di pergamena sui vari utilizzi delle lumache cornute”
Diversi mormorii di dissenso si
alzarono da vari punti dell’aula. Subito messi a tacere da un gesto stizzito
del docente.
“Per quanto riguarda le persone che
invece ce l’hanno fatta, che sono ben poche, ora vi chiedo se c’è tra di voi un
volontario disposto a provare la pozione”
Questa volta, la risposta fu un
silenzio tombale. Harry si chiese se per caso non avesse sentito male. Non era
mai capitato che un insegnante chiedesse loro di provare una pozione.
“Oh, su, non abbiate paura! Quella
che vi ho fatto preparare è una versione molto debole della pozione soporifera
e non vi causerà nient’altro che un leggero senso di spossatezza”
Ancora nessuna risposta. Gli studenti
di entrambe le case erano sempre più stupiti.
“Bene, dunque vorrà dire che chiamerò
io qualcuno a caso”
Harry pregò con tutte le forze di non
essere scelto e soffocò un moto di euforia nel sentire che il nome chiamato non
era il suo. Subito dopo però l’euforia si tramutò in stupore.
Tom Riddle si alzò lentamente dallo
sgabello e si diresse verso il professore.
“Molto bene. Quindi, ora osserveremo
gli effetti di questo infuso dalla preparazione tanto sottovalutata. Prego,
Scott, prenda una delle provette e beva senza preoccuparsi”
Scott scelse una provetta a caso e ne
bevve il contenuto senza fare una piega.
Tutta la classe osservava la scena
senza battere ciglio.
Harry, stupito, si accorse che stava
trattenendo il respiro.
Poi, passati pochi istanti, Scott,
dovette appoggiarsi alla cattedra.
Questa volta fu anche il resto della
classe ad inspirare con forza.
Le ginocchia di Tom cedettero e il
professore gli cinse le spalle con un braccio. Harry notò che Riddle faceva di
tutto per staccarsi da quella presa e trattenere gli sbadigli, ma evidentemente
la pozione lo aveva reso troppo debole.
“Vedete, non c’era nulla da temere,
ragazzi” esclamò il professore, come se un ragazzo semiaddormentato nella sua
classe fosse la cosa più bella che potesse accadergli.
Riddle farfugliò qualcosa in protesta
all’esclamazione di Smuk, ma evidentemente il
professore non vi badò.
Poi con il braccio libero estrasse
una boccetta contenente un liquido arancione dalla sua tasca e la porto alla
bocca di Scott.
“Tieni, bevi, con questo ti sentirai
subito meglio”
Riddle fece come gli aveva detto il
professore, con un espressione estremamente irritata dipinta in volto.
Non appena ebbe bevuto l’antidoto,
con un ultimo sbadiglio, si staccò bruscamente dal professore.
“Bene Scott, grazie per la tua
splendida dimostrazione, puoi tornare a posto” disse ancora Smuk,
ma non ce n’era bisogno, Riddle era già tornato a sedersi sul suo sgabello, con
uno sguardo che sembrava poter uccidere chiunque.
“Dovete sapere ragazzi, che la parte
sperimentale della mia materia, è quella che preferisco. Trovo molto utile per
voi, infatti, osservare gli effetti reali di ciò che avete preparato”
La classe era ancora ammutolita.
“Quindi, ove questo non si riveli
pericoloso, penso che ci troveremo spesso a condurre dei singolari esperimenti.
E ora potete andare”
I ragazzi si riversarono fuori dalla
classe come se stessero fuggendo da un’epidemia di spruzzolosi.
“Bella lezione, no?” fece Zabini ai
compagni di casa, mentre si dirigevano a pranzo.
“Cosa dici, Blaise? Quel tizio è
fuori di testa!” esclamò subito Malfoy,
“Sarà la seconda volta nella mia
vita, ma non posso fare a meno di dare ragione a Malfoy. Non era mai successo
che ci chiedessero di provare una pozione!” rispose a sua volta Harry.
“Oh avanti! Non era mica Distillato
della Morte Vivente! Non poteva succederci nulla” sbuffò Zabini,
“Sì, ma hai visto la faccia di Scott?
Se l’è presa parecchio!” farfugliò Malfoy
“Beh! Ha poco da prendersela! Non mi
sembra nella posizione per arrabbiarsi con nessuno!” esclamò Harry con astio,
ma subito si pentì.
“Che intendi, Potter? Non lo conosci
nemmeno!” fece infatti subito Malfoy.
Ma Harry intravide Ernie MacMillan
nella folla della Sala Grande e corse a salutarlo, così da sviare la piega
imbarazzante che avrebbe preso quel discorso.
Doveva stare più attento a quel che
diceva.