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Autore: LineGirl    06/01/2011    2 recensioni
Questa è la storia di come anche i personaggi secondari possano diventare protagonisti.
Di come l'amore sia cieco, ma che anche quando ci vede bene.. si tratta sempre di gusti, e i gusti son gusti.
Di come due vite si incrocino dal nulla, e si possano legare per sempre.
Spero di riuscire ad appassionarvi con questa storia che coinvolge un rude guerriero che miete vittime e fa tremare gi avversari sul campo da football, Rikiya Gaou, e il suo primo approccio con i sentimenti sconvolgenti di una ragazza che ha occhi solo per lui.
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  • *ho fatto il disegno di Fuyuko, lo trovate a questo link se vi interessa avere un’immagine precisa di lei in testa! ^_^  -> link:  http://img813.imageshack.us/img813/1626/yuko.png

  • *In questo capitolo ho voluto sia entrare un pò meglio nella psicologia di Fuyuko, sia introdurvi la sua famiglia.. ho cercato di mettere dei personaggi di paragone per rendere un pò meglio l’idea di come sono i fratelli, ma per il prossimo capitolo probabilmente riuscirò a fare gli schizzi di tutti loro, così sarà tutto più chiaro! enjoy!*





Il mattino appena sopraggiunto si faceva insistentemente sentire sul viso dell’adolescente con dei tiepidi ma fastidiosi raggi obliqui attraverso le fessure della finestra. Yuko cercò di sottrarsi a quel fastidioso risveglio infilando la testa sotto il cuscino, ma una fitta dolorosa sortì l’effetto contrario a quello desiderato: si tirò seduta sul letto tenendosi stretta la mano su una guancia, mentre con la mente ancora offuscata dalla nebbia del sonno cercava di ricordarsi il perchè di quel dolore..
Piano piano ai suoi occhi si ricompose la scena della sera precedente.. la strada buia, l’aggressione, lo schiaffone..
e poi..

-Yuko, che hai? Sei ancora scossa per ieri sera?-
La famiglia di Fuyuko non era da considerarsi.. canonica. Nè banale, o .. standard.
La grande casa a due piani era abitata da ben sei esponenti della famiglia Ishii, tutti della stessa generazione. I genitori di quella squadra di calcetto più arbitro, ovvero il papà e la mamma di Fuyuko e dei suoi fratelli, erano lontani dalle loro vite ormai da tanto di quel tempo che la loro esistenza si era perfettamente adattata alla loro completa assenza: ciò era possibile grazie a Mitsuyoshi, il primogenito, che si era preso carico dell’intera famiglia anni addietro decidendo di trasferirsi in una casa diversa da quella del padre, portandosi dietro tutti i fratelli.
Vivevano bene, e MItsuyoshi faceva loro da amico, da confidente, da fratello e anche un pò da padre. Specialmente per Fuyuko.
-Uhm? .. oh no, no davvero, sono solo un pò intontita dal risveglio.-
La colazione era un momento sacro per la famiglia: ognuno se ne stava al suo posto, si faceva conversazione, si raccontavano i vari piani per la giornata. In più, quel momento di raccolta serviva a Mitsuyoshi per fare con loro il punto della situazione sulle varie prove o  spettacoli che c’erano in programma per i giorni seguenti: la loro band,  I Sei Dell’Apocalisse, aveva una piccola nicchia di fan che li seguivano nei vari concerti solitamente ospitati da locali e pub della zona. Più che per un compenso, giusto un surplus visto il lauto vitalizio che ogni mese ricevevano dai genitori, quello per loro era modo di esprimersi e di rimanere uniti ed affiatati, una cosa meravigliosa che avevano iniziato anni prima come un gioco, e che adesso manteneva vivo in loro un legame più unico che raro in una famiglia così numerosa.
Ognuno di loro aveva un carattere ed uno stile particolare.
Mitsuyoshi era appunto il fratello maggiore (25 anni), ed era senza dubbio il più grosso e piazzato di tutta la famiglia; non si sapeva bene da chi avesse preso, ma anche grazie ad una vita votata allo sport ed all’attività atletica in generale poteva vantare un fisico da vero “guerriero”:  alto più di un metro e ottanta, sembrava un vero e proprio armadio (Non raggiungeva le dimensione di Gaou, ma ci andava davvero vicino, NdM).. probabilmente era colpa sua se l’uomo perfetto nella mente di Fuyuko era diventato lo stereotipo del gigante dalle spalle di un metro e mezzo e i muscoli d’acciaio. Aveva capelli corti con davanti un morbido ciuffo che ricadeva sulla fronte, vestiva sempre abiti comodi e abbastanza sportivi e nella band, oltre ad essere il leader, manager ed organizzatore, suonava la batteria.
Il secondo in scala di età era Mitsumasa (23 anni): era il bassista del gruppo, e di certo quello che riscuoteva più successo con le ragazze e le fan. Aveva un fisico davvero invidiabile, muscoloso e ben proporzionato (una sorta di incrocio tra la sessitudine e la massa di Musashi e la carineria e l’impatto sul pubblico di Sakuraba, NdM), e se ne andava in giro indossando jeans attillati e giubbotti di pelle in perfetto stile Harley Davidson. I suoi capelli erano mossi e i riccioli ben delineati arrivavano di lunghezza fino alle spalle: un anellino d’oro spesso nascosto da qualche ciocca ribelle impreziosiva il suo sopracciglio destro, anche se l’elemento che più attirava l’attenzione in quel viso così bello era senza dubbio il suo caldo, sexy, irresistibile sorriso. Era un miracolo che ancora non gli fosse stata proposta una carriera da idol. O forse gli era stata proposta, ma non lo aveva detto a nessuno.. era abbastanza riservato anche con i fratelli su molte cose, e loro avevano imparato ad accettarlo così, con i suoi silenzi e i suoi sguardi ammalianti.
Mitsunori (20 anni) era il terzogenito della famiglia, ed incarnava senza dubbio la carica di “punta di diamante” che i fratelli gli avevamo scherzosamente affibbiato. Da sempre dedito allo studio due anni prima si era iscritto in uno delle università più prestigiose di tutta la regione grazie agli ottimi voti con cui era riuscito ad uscire dal liceo. Era un tipo piuttosto scrupoloso ed ordinato: teneva i capelli un pò lunghi e sempre tirati indietro con il gel (vedi Marco, NdM), e probabilmente preso dalla mentalità della divisa delle severe scuole in cui era sempre andato, era solito vestire con camicie dal colletto rigido e gilet di lana o di gessato, in completi scuri o chiari con cravatte in ogni occasione perfettamente abbinate che lo facevano sempre risultare molto più grande di quanto non fosse (apparte durante i concerti, dove doveva sottostare alla volontà di Fuyuko ed indossare gli abiti di scena). Il suo strumento era la tastiera anche se, come sempre desiderava specificare ogni volta uscisse il discorso, la sua era un’impostazione da pianista.
C’è da dire che, nonostante Mitsuyoshi fosse l’effettivo capo della band, il fondatore e l’ideatore di nome, colori e simbolo (un basso incrociato con una chitarra che escono da una bibbia aperta) era Yoshio (18 anni): era sua la voce che sparava a tutto volume i testi epici delle loro canzoni, e nonostante fosse decisamente inferiore per bravura e tecnica alla sorella riusciva comunque ad esaltare il pubblico. Era un vero e proprio ribelle, se ne andava a giro con pantaloni strappati e maglie attillate, ogni suo passo era accompagnato da un rumoroso sferragliare di catene e borchie di ferro, e anche quando doveva indossare la divisa scolastica il suo aspetto metallico rimaneve ben visibile nel gran numero di piercing che aveva in faccia, alle orecchie, e in altre parti del corpo che adesso non è il caso di menzionare. I capelli  lunghi alla spalla erano sempre abbastanza a caso, sparati a volte in aria da file di creste, a volte voluminose pettinature leonine. Ogni giorno c’era un nuovo stile da sperimentare per lui (non mi viene in mente nessuno a cui paragonarlo, però diciamo che come fisico può essere associato a Jumonji, NdM)
Infine, gli ultimi due del branco: Fuyuko e Fumiaki (16 anni), ovvero Yuko e Aki. Erano gemelli omozigoti, e vederli insieme era sempre uno spettacolo divertente. Erano praticamente identici, una cosa apparentemente scomoda per Aki che spesso e volentieri (leggi: sempre) veniva scambiato per una ragazza: capelli lisci, lunghi fino alle scapole spesso raccolti in una morbida treccia o con piccoli fermagli in cima alla testa, fisico lingilineo e minuto, un viso femminile con labbra carnose e ciglia lunghe.. quando dico che era IDENTICO a Yuko, non scherzo. Fortunatamente il seno piuttosto abbondante della sorella permetteva, in presenza di entrabi, di distinguerli, visto che la sua tendenza ad atteggiarsi, apparire e vestirsi come una ragazza non aiutava di certo (ok, immaginatevi uno effemminato come Kisaragi ma.. che sembra una ragazza! XD NdM). Era davvero incredibile vederli assieme: in più, c’è da dire che i due nel corso degli anni avevano affinato a tal punto la loro sintonia da assumere uno stile simile anche nel vestire e nel parlare, tanto che nei vari locali, nonostante sapessero ormai bene della vera natura di Fumiaki, i due fratelli venivano chiamati “le gemelline”. E ad Aki la cosa non dispiaceva.
I due, chiudendo quindi la cerchia degli strumenti della band, erano le due chitarre: Yuko la principale, ed Aki la secondaria.

Ah, la cosa che di certo colpiva di più a vedere i fratelli Ishii era che.. avevano tutti i capelli rossi.  Era un loro segno distintivo: castani di natura, si tingevano tutti periodicamente di un intenso rosso magma, e vederli tutti insieme era davvero fantastico.

-Yucchan, quando è la partita di football della tua scuola?- La voce gentile di Aki interruppe le supposizioni del fratello maggiore, attirando su di se e sull’argomento intavolato l’attenzione generale.
-Tra cinque giorni.. sono un pò preoccupata per la mia esibizione, non ho mai cantato in uno stadio..-
-Noi ti verremo a vedere! Vero Mitsuyoshi?-
-Beh penso proprio di si!-
-No! Lo sapete che poi mi vergogno!!-
-Ma ti vuoi vergognare dei tuoi fratelli??-
-Hahahahahaha!-

Era così ogni mattina.
Calorosa, familiare, fantastica.

°°°


-Yuko!-
La ragazza si voltò verso la voce femminile che l’aveva appena chiamata, sorridendo serenamente.
-Buongiorno Mamori, come stai?-
Mamori si bloccò non appena l’amica si fu voltata verso di lei, rimanendo per un attimo interdetta con un’espressione decisamente preoccupata.
-Oddio! Ma che ti è successo alla faccia??-
-Ah, dici questo?-
chiese tentando di essere il più naturale possibile mentre con la mano sfiorava il grosso cerotto quadrato che si era messa sulla guancia per coprire l’ematoma scuro -Ieri sera ho avuto un brutto incontro per strada, ma alla fine.. diciamo che è andato tutto molto bene.-
-Ma.. ma sei stata aggredita? Cosa è successo?- con le mani incrociate sul petto Mamori la guardava preoccupata, mentre insieme si dirigevano verso il campo da football: la sera prima le ragazze le avevano proposto, se non aveva di meglio da fare, di passare un pò di tempo con loro mentre assistenvano agli allenamenti dei ragazzi, e lei aveva accettato di buon grado.
-Si beh, diciamo che ho subito un aggressione anche se.. ehm.. non è stata la cosa che mi ha sconvolto di più di tutta la vicenda..- Un lieve rossore le imporporì la guancia libera e il naso, mentre sorridendo all’idea che ancora vivida nella mente aveva del suo salvatore guardava davanti a se. Raccontò così alla compagna del.. diciamo romantico incontro con l’energumeno che l’aveva salvata da quella banda di deliquenti, esaltando nel miglior modo possibile quelle qualità fisiche che l’avevano fatta tremare tutta la sera.
L’unica cosa su cui sorvolò, per il fatto che probabilmente in quel momento sarebbe stato futile citarlo, fu il nome: le possibilità che Mamori lo conoscesse erano davvero scarse, e tanto valeva tralasciare.
Arrivarono al campo, e nuovamente Yuko fu costretta a raccontare la storia della serata precedente (sorvolando stavolta quasi del tutto sulla figura di Gaou, non volendo esternare le sue “debolezze” a dei ragazzi, e limitandosi ad accennare ad un uomo che l’aveva tirata in salvo) all’intera squadra che, nonostante l’avesse vista per un pomeriggio solo, sembrava già affezionata a lei.
il pomeriggio precedente si era trattenuta con loro a parlare dopo l’allenamento conoscendoli un pò tutti di persona, e alcuni dei giocatori erano entrati quasi da subito nella schiera dei più simpatici. Ma in particolare uno dei ragazzi aveva attirato la sua attenzione, specialmente per il modo educato e i bei (anche se rapidi) sorrisi che le rivolgeva mentre gli parlava.
-Fortunatamente è intervenuto quel tizio, altrimenti avresti rischiato di ritrovarti con qualcosa di più che un semplice livido sulla guancia.-
La mano di Musashi le si posò sulla spalla per qualche secondo, ed un sorriso rassicurante si affacciò sul suo volto adulto: Yuko rispose gentile al sorriso, e l’atleta, congedandosi con un gesto della mano, tornò in mezzo al campo raggiungendo la pedana da Kicker per riprendere gli allenamenti.
Non sapeva perchè, ma quel ragazzo le dava una sensazione positiva, si trovava bene in sua presenza.
Certo, non era l’unico che aveva attirato la sua attenzione: in modo un pò meno rassicurante, anche Taki ed il trio Eh-eh sembravano voler avvicinarsi alla ragazza, e Yuko si divertiva a vedere i voluttuosi tentativi di abbordaggio del biondo e le ridicole dimostrazioni di forza fisiche che i tre finti fratelli tentavano in continuazione di esibire di fronte a lei.
Si trovava bene con la squadra.

____________________________


 
L’allenamento nel campo adiacente al liceo hakushu era terminato ormai da una mezz’ora, e mentre i componenti della squadra iniziavano a ritirarsi verso casa dopo aver fatto la doccia, sulla solita panca i due assi del team se ne stavano seduti parlando tra loro: Marco, al suo solito, sorseggiava una bottiglietta di cola, mentre Gaou pareva essere più serio del solito, sia nell’atteggiamento che nella discussione.
-Con le ultime prove che abbiamo fatto oggi, dovremmo essere preparati anche per l’eventualità più disastrosa per la partita.-
-Anche se non ce ne sarà bisogno. Non permetterò a Hiruma di arrivare intero a quel punto del match.-
-Si si lo so, ma essere preparati è sempre una buona cosa.-

Nonostante le apparenze diciamo un pò.. primitive e rozze, Gaou non era un tipo silenzioso: certo, quando poteva preferiva parlare con le mani, ma sotto a quella incredibile massa muscolare si nascondeva un individuo molto intelligente e riflessivo, che si intratteneva volentieri, specialmente con Marco, a fare due chiacchere. Certo, gli argomenti di conversazione dei quali era lieto discutere erano spesso limitati, ma in fondo da una vita in cui presenti sono solo il football, il cibo e le botte non è che ci si possa aspettare una disquisizione sulla filosofia del mondo.
Marco si soffermò un secondo con ancora il vetro della bottiglia poggiato sulle labbra, fissando il suo sguardo sul bel fisico della giovane Maruko che, risoluta, passava di fronte a loro dall’altra parte del campo. I suoi occhi seguivano i movimenti della ragazza, mentre lei sembrava voler ignorare quelle due presenze non lontane da lei.
-Certo che. è davvero bellissima..- Il commento sgusciò dalle labbra del quarterback, quasi senza accorgersene.
Accanto a lui il compagno di squadra sembrò scuotersi dal torpore che lo aveva acchiappato da qualche minuto, e parlando con tono incuriosito si voltò versò Marco.
-Se ci sei ancora così legato, perchè non torni da lei? Tu le piaci ancora, nonostante tutto.-
Marco finì di bere la sua bibita con lo sguardo ancora perso nello scrutare la figura della ragazza, prima di rispondergli pacatamente.
-No, non posso, non ancora. Voglio tornare da lei da vincitore assoluto, non prima.-
-E’ una brava ragazza, state bene assieme. Credo.-

-Già!- Sul volto di Marco apparve un sorriso divertito mentre staccatosi da Maruko adesso il suo sguardo indagatore rincorreva gli occhi sfugenti del lineman. -Cos’è, mica mi fai questo discorso perchè vuoi provarci te con la sempai? Ahaha!-
Gaou ignorò la risata ironica del compagno, rispondendo seriamente alla domanda da lui posta.
-No, non mi interessa la Manager.-
Marco non si aspettava una risposta a quella che voleva essere solo una battuta divertente, e rimase un secondo a riflettere: ciò che aveva appena sentito dal ragazzo gli aveva messo in testa una domanda che in effetti si faceva da un pò, e che fino a quel momento non aveva avuto modo di tirare fuori.
-Senti ma.. - In effetti non sapeva bene come cominciare la frase: come ipotesi c’erano “c’è una rgazza che ti piace?” o un più azzardato “ehi, hai mai avuto una ragazza?” per poi pensare ad un estremo “uhm, ma a te piacciono le ragazze?”. In effetti non era facile iniziare il discorso, percui decise di rimanere sul vago. -.. non ti ho mai sentito parlare di donne, mi chiedo quali siano i tuoi gusti in questione.-
Giusto per non sembrare terrorizzato da un eventuale brutta reazione stappò un altra bottiglietta di coca cola, inziando con nonchalance a scolarsela.
Gaou rimase in silenzio un paio di minuti (minuti che a Marco sembrarono secoli) in cui i suoi occhi continuarono a fissare quelli del compagno. Poi, improvvisamente, si tirò su raddrizzando la schiena e stirandosi, il suo sguardo si diresse verso le cime degli alberi dall’altra parte del campo e la sua voce si fece quasi (QUASI) amichevole.
-Non saprei.-
Marco, tranquillizzato da quella reazione positiva, si fece coraggio provando a spingere un pò di più sull’argomento.
-Uhm, non c’è qualche bella fanciulla che attira la tua attenzione al momento?-
-No, nessuna. E’ che fondamentalmente non ho ancora trovato.. nessuna che mi interessi.- Il discorso sembrava essere partito bene, ma in effetti neanche lui sapeva bene rendere ciò che aveva in mente. -Le ragazze non mi sono mai interessate, non ci ho neanche mai fatto amicizia. Penso che quando troverò una ragazza che mi piace, me ne accorgerò.-
-Ah, non fa una piega.-
Marco ironizzò, ma sotto sotto era un pò deluso da quella conversazione. Si aspettava qualcosa del tipo “Io mi innamorerò della donna che mi batterà!” oppure “Solo la ragazza con uno sguardo assassino potrà rubarmi il cuore!” ma non uscì niente di tutto ciò dalla sua bocca.
-Quindi vuoi dirmi che andrebbe bene anche una.. chessò, ragazza debole?-
-Fisicamente intendi? Diavolo, sinceramente mi spaventerei a trovare una ragazza che sia forte come me, o quasi. No, io penso che le ragazze debbano avere altre forze. Un pò come la Manager, che ha un carattere forte.- Marco ascoltava attentamente il discorso del compagno: era una delle prime volte in cui sembrava.. aprirsi diciamo, ed era la prima in assoluto in cui il discorso non verteva sul football. -Secondo me, noi uomini dobbiamo essere forti anche per loro, per proteggerle. Mentre loro devono essere forti di spirito anche per noi, per darci aiuto quando noi cediamo.-
-Forse..-
azzardò Marco vedendo Gaou in vena di riflessioni -.. la ragazza per te dovrebbe avere uno spirito forte, ma un carattere dolce per stemperare il tuo. Forse eh.-
-Uhm, forse.- Gaou s alzò in piedi, ergendosi in tutta la sua imponenza e proiettando un’ombra tale da coprire completamente la figura del quarterback dietro di lui: fece qualche passo  verso lo spogliatoio, voltandosi solo per dire le ultime parole sulla questione, prima di scomparire definitivamente nell’edificio scolastico.
-Adesso però per me, c’è solo la partita contro il Deimon, e contro Kurita.-
  
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