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Autore: Nikaido    15/12/2005    4 recensioni
"E qui entri in gioco tu [...] l'unica incognita nel mio passato, l'unica certezza nel mio presente."
"Voglio poterti rincontrare un giorno e voglio poterlo fare ostentando di nuovo il mio nome. Voglio tornare a vivere nel mondo dei maghi. Voglio un'altra possibilità [...]. E voglio che tu non sprechi la tua di possibilità."
Salve a tutti questa è la mia prima vera long fic! Spero che vi possa piacere ^___^ le critiche sn molto gradite! a presto, Gin
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrò in casa… finalmente poteva concedersli la pace dei sensi

Entrò in casa… finalmente poteva concedersi la pace dei sensi. Non che gli dispiacesse andare ai rave organizzati dagli amici, ma ogni tanto aveva bisogno di staccare. Il lavoro lo stava veramente distruggendo e non sapeva fino a che punto avrebbe retto sostenendo quel passo. Aveva forse fatto il passo più lungo della gamba? No… ne era certo: da sei anni a quella parte non aveva più sbagliato un solo movimento! Aveva ventitre anni e la cosa migliore che avesse fatto era stata quella di lasciare Hogwarts e tutti i maghi con una faccia da ebeti mentre lui: l’erede Malfoy, Draco Lucius Malfoy, abbandonava per sempre il mondo magico. Vivere all’ombra di Lucius? Perché?! Sottostare alle idee di un pazzo? Per qual motivo?! Fidarsi di un mezzosangue? Possibile, ma che non si chiamasse Riddle… altro che mezzosangue e maghinò! Erano sei anni che non vedeva l’ombra di una scintilla magica. Si era abituato fin troppo ad usare tutte le diavolerie che i babbani avevano inventato per sopperire alla mancanza di una bacchetta magina e qualche “cromosoma impazzito” che sprigionasse energia da vendere… non si riconosceva più: lui che ridicolizzava i maghi, i purosangue, che difendeva i babbani e che ne faceva parte… il mondo girava alla rovescia e i poli dovevano essersi invertiti!! Invece no: più semplicemente Draco Malfoy aveva capito che la testa non serve solo per dividere le orecchie, ma anche per pensare e proprio per quello ognuno aveva una testa “personale”: ognuno lo doveva fare da solo! Ed eccosi accontentato. Aveva riflettuto quanto? Una notte? Una notte di insonnia indotta e basta? Forse ci aveva pensato un po’ su anche al mattino, magari mentre si lavava i denti o gettava il gel fuori dalla finestra, non se lo ricordava, ma non avrebbe mai dimenticato le facce attonite e il ghigno di Silente: così simile al suo in quel momento! Un cenno del capo al preside e poi si era diretto al portone centrale mentre tutto il settimo anno di Slytherin gli si riversava alle calcagna per spiegazioni… poveri illusi. Non si era mai sentito così leggero. Li stava beatamente ignorando sorridendo all’infinito che gli si apriva davanti. L’ultima cosa che aveva fatto era stata un saluto appena accennato a Blaise e poi aveva chiamato il Nottetempo. Il resto era solo storia. E fortuna!! Quanta fortuna! Meno male che all’università aveva conosciuto Mark… d’accordo! Era più giovane di tutti quelli del proprio corso perché aveva solo diciassette anni anziché i loro 18-20, ma non era mica la fine del mondo! Alla fine li aveva superati tutti… eheheheh la sua solita modestia innata. Per i primi tempi aveva avuto molta paura: il padre lo cercava ed era intenzionato ad ammazzarlo! Di certo non gliel’avrebbe fatta passare liscia… ma o Lucius era troppo scemo per pensare di cercarlo tra i babbani o reputava che suo figlio fosse davvero un coglione che si era lasciato riempire la testa di segatura e sogni altrui.

Si tolse la giacca e lanciò le chiavi nel piattino che raccoglieva tutto quello che aveva in mano all’entrata. Sfilò tutto fino a rimanere a torso nudo e si stravaccò sul divano per godersi quel moemnto di assoluto silenzio. Erano rari in quella città caotica e non voleva assolutamente perderselo. Come ogni volta però il “rumore” di quel silenzio cominciò ad insinuarglisi nella testa prepotente, irrispettoso e privo di scrupoli. E come ogni volta si vide costretto a rifugiarsi nell’altro mondo. Si alzò svogliatamente e prese a sfogliare tutte le varie custodie dei cd originali e masterizzati che aveva fino a firmarsi ad uno che aveva fatto lui stesso e che una sua cara amica gli aveva gentilmente decorato con la scritta “Ti piace la musica? È solo il mondo in cui ti rifugi per spezzare il silenzio della tua solitudine…” sorrise al ricordo e infilò il cd senza ulteriori indugi nel lettore dell’impianto… ancora pochi attimi… canzone? Tre… nemo… non gli piaceva il metal, ma quella era veramente da ascoltare… la voce melodica di una donna cominciò a cantare…

This is me for forever One of the lost ones The one without a name Without an honest heart as compass…

Sbuffò divertito dall’ironia… nemo, nessuno. Proprio come lui… oltretutto quel nome gli faceva tornare alla mente il personaggio di un romanzo che aveva letto tempo fa sulla saga di artù… una ragazza di nome Nemo che era arrivato ad odiare per la sua stupidità infinita!!! Quell’orchestra che risuonava nelle stanze era proprio ciò che gli voleva… 4 minuti e 37 secondi di pace assoluta e nemmeno le proteste del rompi palle di sotto sarebbero valse a rovinargli l’angolo di paradiso in cui si era calato a forza!

This is me for forever One without a name These lines the last endeavor To find the missing lifeline

Era piacevole… senza alcun dubbio era piacevole lasciarsi scorrere addosso quelle parole così melodiose e così strazianti… in fin dei conti era una supplica quella canzone. Una supplica non accettata cm quasi tutte le suppliche che vengono dette nel mondo, suppliche che lui per primo aveva ignorato in più occasioni. Madonna che sonno… si alzò mentre cadenzava i passi con il tempo della strofa e oscillava le braccia per accompagnare l’ancheggiare… si preparò qualcosa di bere di veloce: non aveva assolutamente voglia di perdere tempo con shaker e alambiccarsi il cervello inutilmente: non doveva farsi vedere proprio da nessuno in quel momento. Andò nel bagno… doveva togliersi quelle lenti o sarebbe impazzito. Alle volte non le sopportava anche se gli erano fondamentali per sopravvivere… certo che era triste dover aver paura della propria immagine riflessa negli occhi degli altri… voleva almeno sperare che se un giorno avesse incrociato ancora gli occhi freddi e spietato di Lucius Malfoy il padre non avrebbe visto lo stesso color argento rispondergli, ma un rosso acceso. Il rosso non era mai stato un colore della nobile e aristocratica famiglia Malfoy anzi! Era quasi considerato sciatto e volgare… eppure nel castello ne aveva tinte di pareti con quel colore… soprattutto nelle segrete…

Oh how I wish For soothing rain All I wish is to dream again My loving heart Lost in the dark For hope I`d give my everything Oh how I wish For soothing rain Oh how I wish to dream again Once and for all And all for once Nemo my name forevermore

Aveva persino chiuso il rubinetto per poter sentire meglio il ritornello.. lo faceva letteralmente impazzire!! D’altronde chiunque sarebbe impazzito per quelle parole, a meno che non si stesse parlando con delle capre nigeriane assolutamente intente a belare e ruminare…

-All i wish is to dream again… mmmmh-mh… nemo my name… forevermore… m-mhhhh…-

E se lui arrivava a canticchiare una canzone voleva dire che ne era rimasto davvero colpito!

My flower, withered between The pages 2 and 3 The once and forever bloom gone with my sins

Il mio fiore appassito tra pagina 2 e 3?! No.. questo decisamente no… no.. lui aveva salvato se stesso prima di appassire e di questo doveva solo ringraziare se stesso! Quel cretino di suo padre… non aveva apprezzato ed era subito corso ad acciuffarlo. Non se lo aspettava, non aveva pianificato una sua mossa del genere e il primo tentativo era svanito come fumo in mezzo ad una forte raffica di vento… al manor era sotto sorveglianza, ma non troppo stretta e ovviamente giocava in casa. Sua madre l’aveva aiutato… l’unica parente che gli mancasse davvero, in fin dei conti. Il secondo tentativo non era stato così spavaldo come il primo: aveva capito che salvare la pelle non voleva dire salvare anche l’apparenza!! Era sgattaiolato via, di notte, sotto un mantello che probabilmente in futuro lo avrebbe segnato come mangiamorte dietro una maschera d’argento. Peccato che lui avesse appena buttato la sua maschera personale e non aveva assolutamente intenzione di mettere quella di qualcun altro!! Che roba…

Walk the dark path Sleep with angels Call the past for help Touch me with your love And reveal to me my true name

Belle parole… quella canzone era tutta belle parole, ma lui? Lui che dal passato stava fuggendo come poteva anche solo pensare di chiedere aiuto ad azioni morte e sotterrate da tempo?! Lui che rifiutava anche il presente che avrebbe dovuto appartenergli! Lui che rinnegava la conoscenza di qualunque cosa definita “sopranormale” e che predicava la magnificenza delle stronzate scritte sui maghi nelle saghe fantasy! Lui che aveva vietato a chiunque di raggiungerlo, di parlargli. Ogni persona. Per qualunque motivo. Non comprava nemmeno più la gazzetta: si era totalmente disinteressato. Non era quello il suo mondo. Era solo il mondo che qualcun altro aveva creato e ora non riusciva più a sorreggere. Bhè: lui non era lì per beneficienza! Mettersi al servizio di qualcuno e rischiare la propria vita per l’incapacità altrui? Ma anche no!

Nemo sailing home Nemo letting go

Ed era finita… di nuovo era finita quella canzone… guardò l’ora con poco interesse: le 7:10… aveva circa 3 ore di sonno prima di andare ad adempire al suo lavoro… e con i pantaloni ancora addosso si buttò tra le braccia protese di morfeo addormentandosi quasi all’istante…

Le dieci lo scoprirono fin troppo presto e lo svegliarono con quel suono schifoso ed odioso della sveglia… che nervi quell’aggeggio! Eppure era utile nel suo piccolo: non voleva che la “vecchia megera” avesse di che dirgli dietro più del solito!! Mentre si alzava allungò il giro fino davanti al rettilario e ne tirò fuori il suo grazioso famiglio… uno di quei serpentelli assolutamente innocui che ti attorcigliano addosso… di un bel verde sgargiante! Giusto per non essere appariscente… era divertente quel serpente mal riuscito… ed era silenzioso! Ottima qualità… lo districò dal suo polso lasciandolo scivolare sul tavolo e gli lasciò cadere davanto al piccolo muso triangolare qualche cubetto di carne: non voleva certo che morisse di fame!! Era il suo confidente e anche l’unico a conoscenza della sua vera identità. E di certo non avrebbe potuto raccontarlo ad anima viva… si rabbuiò a quel pensiero: riflettendoci conosceva un paio di persone a cui quel maledetto rettile avrebbe potuto raccontare vita, morte e miracoli di Draco Malfoy… scacciò con forza il pensiero dalla propria mente e si concentrò sulla clazione, la propria questa volta!

Alle 11 spaccate era davanti alla serranda di un negozio. Lui era in orario, la padrona un po’ meno… dopo dieci minuti buoni sul voso dell’”albino” si dipinse un ghigno poco promettente…

-Ehilà capo!! È questa l’ora di arrivare per caso??-

-Oh sta’ zitto Ivan!! È la prima volta in tre anni che capita una cosa del genere!! E oltretutto ho un’ottima mot…-

-Si capo, non stento a crederlo… apri ora o lasciamo che i clienti facciano self service??-

L’altra gli scoccò un’occhiataccia che non gli fece ne caldo ne freddo e si affrettò ad alzare la serranda illuminando il negozietto pulito ed estremamente umido… tutti ordinati su scaffali e ripiani c’erano decine e decine di fiori che mischiavano l’aria di troppi odori perché ci si potesse più raccapezzare, ma lui adorava quella strana atmosfera e forse, inconsciamente, gli ricordava quegli aloni stravi chespesso aleggiavano ad Hogwarts, ma non l’avrebbe mai ammesso a se stesso. Ad ogni modo il “capo” aveva notato come lo sguardo del giovane si rilassasse appena metteva piede in quell’ambiente. E pensare che tutto era partito per scherzo. Ivan voleva lavorare e lei aveva bisogno di un paio di braccia cn sacchi e casse e poi da lì tutto si era evoluto: la straordinaria conoscenza di piante e semi che il ragazzo mostrava raramente, la misura nei gesti con i quali non rompeva mai uno stelo, la passione che filtrava da quegli occhi rosso sangue che ad avviso della donna stonavano in quel viso diafano. Era come dire che lì dentro, in mezzo a quel casino, quella terra impregnata di odore di “vero”, quegli strumenti che richiamavano il principio dello sviluppo di tutto, quegli innaffiatori ricolmi di acqua cristallina, ma celata lui fosse se stesso. Ed ora erano anni che si conoscevano e collaboravano e pareva davvero che quella sarebbe stata l’unica cosa nella vita dei due che non sarebbe mai cambiata a discapito di qualunque situazione.

  
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