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Autore: unleashedliebe    07/01/2011    3 recensioni
- Ragazzi, lei è la modella della quale vi ho accennato prima!- Gli sguardi dei componenti si posarono su di me e mi sentì avvampare. Ringraziai mentalmente tutto il fondotinta sulla mia faccia che permise al rossore di non essere notato. Guardai chi avevo di fronte.. Ali aveva ragione! Rimasi sconvolta da tanta bellezza racchiusa in quei pochi metri quadrati. Dovetti far uso a tutto l’autocontrollo possibile per non far uscir bava dalla mia bocca. Ne avevo visti tanti di belli, lavoravo pur sempre con modelli! Ma loro erano.. indescrivibili! Di una bellezza unica! Mi maledissi in tutte le lingue che conoscevo: assomigliavo a un adolescente in calore, ma ero una “donna in carriera” diciannovenne! .. Così iniziò la mia avventura con la band tedesca. Mai avrei immaginato come questi quattro ragazzi avrebbero sconvolta la mia tranquilla esistenza.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Leb die Sekunde?- domandai piano, e lui annuì. Si alzò dal divano, mi prese per mano e mi trascinò verso la sua stanza. Era bella, c’era un gran letto matrimoniale, magliette sparse ovunque e vari cd sulla scrivania.
Appena varcata la soglia riprese a baciarmi e mi fece distendere sul letto. Baciai delicatamente il lobo del suo orecchio e lo sentì sospirare, avevo trovato il suo punto debole! Lentamente cominciò a sfilarmi la t-shirt e rimasi davanti a lui coperta dal semplice reggiseno nero. Cominciò a lasciarmi scie di soffici baci sulla pancia. Presi la sua maglietta e gliela sfilai, rimase a petto nudo: una visione strabiliante. Passai le mie mani sulla schiena, baciandogli la spalla. Poi sfilò i miei short e io tolsi i suoi pantaloni. Prima di compiere il passo successivo mi guardò negli occhi, per avere una conferma. Gli sorrisi e mi sfilò gli slip. Con una dolcezza disarmante entrò dentro di me, mi uscì una lacrima che lui raccolse col dito e ci lasciammo andare alla passione.
Non avevo mai fatto progetti sulla mia prima volta, non sognavo candele e petali di rose sul letto. Neanche il principe azzurro. Di certo non avrei mai immaginato sarebbe stata con Tom Kaulitz, chitarrista della mia band preferita e ragazzo di cui mi stavo innamorando, anzi.. di cui ero innamorata. Ed era stata una notte fantastica, non me n’ero pentita. Non sapevo che sarebbe successo il giorno dopo, intanto godevo il momento. Stretta fra la braccia del ragazzo, con il suo respiro sul collo.

La mattina, quando mi sveglia, ci misi un po’ a capire dove mi trovavo. Il braccio che circondava la mia vita mi fece comprendere: avevo passato la serata con Tom.
- Buongiorno – mormorò con voce roca, stava aprendo gli occhi.
- ‘giorno – risposi con voce dolce, stringendomi a lui.
- Come stai?- chiese ansioso. Secondo lui come stavo? Tra le sue braccia, a contatto col suo corpo nudo..
- Io? Benissimo! E tu?- domandai a mia volta, guardandolo attenta. Sul suo volte comparve un sorriso bellissimo, come quelli delle pubblicità dei dentifrici.
- Anche- si fermò per poi riprendere il discorso. – senti.. per ieri sera..- era imbarazzato, lo guardai incoraggiandolo a continuare. –Io.. non sono pronto per una storia seria okay? Non so.. non credo di esserne capace capisci?- tutta la felicità di prima svanì, come il sorriso sulle mie labbra. Mi morsi il labbro per non permettere alle lacrime di uscire.
- Quindi Tom? Cosa.. cosa dovremmo fare? Cancellare questa notte? Io.. non capisco- mormorai abbassando gli occhi. Mi sollevò il viso permettendo ai miei occhi di incrociare i suoi. Vi si leggevano tante cose dentro.
- Non ho detto questo! Te l’ho detto ieri no? Tu mi piaci. Io sto bene così, con te-
- Cioè? Ti piace parlare con me e.. fare altro. A cosa non vuoi rinunciare? Alle uscite? Alla tua libertà? O alle tue amate grupies?- dissi con tono amaro, portando lo sguardo altrove.
Boccheggiò colto alla sprovvista dalla mia domanda, chiuse la bocca e non rispose.
- Okay Tom. Come preferisci! Facciamo finta di nulla, va bene? Ieri sera non è successo nulla. Ho solo dormito qui, niente di più, niente di meno. Da adesso, tu e io siamo solo.. colleghi di lavoro- conclusi con tono deluso.
Silenziosamente mi alzai dal letto, raccolsi i miei vestiti e li indossai. Sentivo ancora il profumo di Tom su di me. Mi stavo dirigendo verso la porta pregando che cambiasse idea, che venisse da me e si scusasse. Che si dichiarasse, che facesse qualcosa insomma!
- Deike.. – sussurrò talmente piano che pensavo di essermelo immaginato. Mi girai verso lentamente verso il chitarrista, aveva indossato i boxer e era di fronte a me che mi fissava impotente. Aprì la bocca ma la richiuse subito dopo. Sospirai e chiusi la porta alle mie spalle, lasciandolo lì.
Scesi di corsa le scale, chiamai un taxi e tornai a casa mia.
Ero stata una stupida, ma non mi ero pentita. Fare l’amore con lui era stato fantastico, non potevo odiarlo per ciò che era successo dopo. D'altronde, non m’aveva promesso né amore eterno né altro, ero io che avevo lasciato correre la fantasia. Appena varcata la porta di casa, mi buttai a letto e chiamai Ali.
- Buongiorno Alice – dissi senza allegria.
- Stella! Che è successo?- sorrisi, capiva subito quando qualcosa non andava.
- Ho fatto una cazzata, ma una grande. Insomma, perché devo sempre fantasticare io? Dovrei essere più realista! Si soffre di meno!- sbottai triste.
- Mi sono persa qualche passaggio. Che è successo?- chiese in ansia.
- Ieri sera.. sono andata a letto con Tom – confessai.
Silenzio. Non rispondeva, cominciai preoccuparmi.
- Alice? .. non mi sono comportata da meretrice vero?- domandai incerta.
- Deike, ti sei innamorata- non era una domanda, era una costatazione.
- Già, sono stata proprio una stupida. Perché di lui? Perché non di uno che poteva ricambiare?-
-Ehi piccola, non abbatterti così. Ma.. come siete rimasti?- le fui grata per non avermi chiesto dettagli.
- Non se la sente. Non se la sente d’avere una ragazza. Però ha detto che gli piaccio. Ma che cazzo devo fare adesso io? Quando me ne sono andata gli ho detto che saremmo stati solo colleghi. Ho fatto male?-
Sentì un lungo respiro dall’altra parte della linea. – No, non hai fatto male. Però.. soffrirai da morire, lo sai vero? Tu con lui ci lavori, lo vedrai tutti i giorni. Poi probabilmente anche gli altri si accorgeranno che qualcosa è cambiato fra di voi. – aveva ragione, come sempre.
- Lo so, soffrirò solo perché quella sottospecie di chitarrista sexy e bellissimo non sa venire a patto con il suo cuore del cazzo! Ma guarda, tutte a me devono capitare!- esclamai esasperata e ironica, facendo ridere la mia amica.
- Tu, promettimi una cosa: non devi piangere. Tu sei forte, ne hai superate tante, non vale la pena sprecare le tue lacrime. Tienile per qualcosa di bello, okay?-
- Te lo prometto- le dissi sinceramente. Non rispose subito, sentivo che mi voleva chiedere qualcosa ma forse non ne aveva il coraggio. –Alice? Si, è bravo a letto se vuoi saperlo. Si merita il soprannome di SexGott -
Detto ciò chiusi la comunicazione e mi immersi nella vasca. Uscì un’ora dopo, pulita e profumata. Era ancora mattina, avevo un mucchio di tempo libero visto che l’impegni oggi erano scarsi: solamente un’uscita alle dieci, dovevamo passare la serata in discoteca. Che depressione. Sommersa nei pensieri più cupi, sentì il cellulare suonare e sbiancai alla vista dell’interlocutore: mia madre. Era da una settimana che non la sentivo, dovevo chiamarla io. Ops, me n’ero dimenticata!
- Deike! Ma allora sei ancora viva eh? Non dovevi chiamare?- che palle.
- Scusa mamma, sono stata molto impegnata.- scusa patetica.
- Uhm, si certo! Allora come va? Tutto bene a lavoro?- sbuffai.
- Si, tutto bene! Senti, devo andare, devo prepararmi, ciao-
La ciliegina sulla torta di una giornata iniziata pessima. Sconsolata, mi buttai sul divano decisa a non alzarmi fino a sera. Così feci. Riemersi dai cuscini alle otto per fiondarmi nell’armadio. La mia voglia d’uscire era pari a zero, ma era pur sempre lavoro. Scelsi un vestito nero – come il mio umore in effetti -, lungo fino a metà coscia, non molto attillato e  un paio di ballerine nere. Raccolsi i capelli in uno chignon, lasciando ricadere due boccoli sulle spalle. Non mi truccai, uscì di casa alle nove e mezza, chiamai un taxi che mi portò al locale. Entrai cercando di evitare troppi paparazzi e cercai il tavolo dei ragazzi, arrivati una mezzora prima di me.
- Ciao ragazzi!- salutai cercando di sembrare allegra.
- Ciao Deike!-  risposero in coro, tranne Tom che teneva lo sguardo basso.
- Come siete belli stasera!- esclami squadrandoli: Bill aveva i dread legati in una coda, indossava una maglietta nera con scollo a v e jeans attillati. Gustav e Georg avevano l’abbigliamento di sempre. Tom aveva una camicia a scacchi neri e verdi – amavo il verde su di lui – e un paio di mega jeans.
- Anche tu sei molto bella Deike! Belle gambe davvero!- si complimentò Georg, che si guadagnò una profonda occhiataccia dal chitarrista. Arrossì e bofonchiai un grazie poco convinto.
- Tutto bene? Sembri.. diversa!- disse Bill, io avvampai mentre Tom quasi si strozzò con la birra che stava bevendo.
- Oh no, forse è perché ho legato i capelli in modo diverso!- inventai una scusa al momento.
- Sarà..- disse ma non era molto convinto. 
- Abbiamo visto le foto del servizio fotografico di ieri, sono davvero molto belle!- Disse Gus.
- Già, secondo me sareste una bellissima coppia!- aggiunse Bill con l’aria di chi la sa lunga.
Lanciai un’occhiata a Tom, non spiccava parola. Il gemello intercettò la mia occhiata e mi spiegò.
- Lascialo perdere, è da stamattina che è così taciturno!- il chitarrista lo fulminò.
- Ragazzi.. ho fatto abbastanza presenza per stasera? Dite che posso andare a casa?- dissi speranzosa dopo esser stata lì un’ora a chiacchierare con loro.
- Si dai, hai fatto abbastanza! Ti serve un passaggio?- domandò Georg.
- No, non serve! Abito qua vicino!- sorrisi e corsi fuori dal locale, un po’ d’aria finalmente!
La strada era silenziosa, se non fosse stata così illuminata avrei avuto paura. Sentì dei passi dietro di me e mi girai spaventatissima.
- Oddio, Tom! Mi hai fatto prendere un colpo!- Esclamai dopo aver riconosciuto il chitarrista. Avevo il cuore in gola. Che ci faceva dietro di me?
- Scusami – disse solamente. Lo guardai in attesa di una spiegazione.
- Bill mi ha obbligato a seguirti, era preoccupato a farti andare da sola- si giustificò.
- Ah – dissi delusa. Speravo volesse chiarire. E invece.. no.
- Senti, dobbiamo parlare.. posso salire?- domandò incerto. Annuì. Salimmo i tre piani di scale in religioso silenzio. Aprì la porta di casa e si accomodò a disagio sul divano. Io mi sedetti sul tavolo della cucina.
- Mi dispiace – interruppe il silenzio. – mi sono comportato da stronzo-
- Un po’- sospirai. – però.. è stata anche colpa mia. Non dovevo illudermi- dissi triste. Abbassai lo sguardo e lui fece lo stesso. Rimanemmo in silenzio per un po’, finchè non lo sentì alzarsi per prendere qualcosa vicino alla televisione. Alzai gli occhi e vidi che teneva in mano il ritratto che gli avevo fatto, arrossì.
- E’.. bellissimo – disse dopo un po’. Non rispose e lui si avvicinò a me.
- Scusami- sussurrò a un millimetro dalla mia bocca.
- Tom – misi le mani sul suo petto e lo distanziai da me.
- Io.. credo.. credo di essermi innamorato di te!- disse tutto d’un fiato, grattandosi l’orecchio, lo faceva quando era in imbarazzo. Il mio cuore cominciò a battere velocemente. Appena pronunciata quella frase, non gli lasciai tempo di dire altro: aveva le labbra occupate in altre attività. Ciò che era iniziato in cucina, si concluse in camera da letto, dove divenni sua per la seconda volta.

La mattina dopo mi sveglia presto, a causa di qualcosa che premeva sulla mia pancia: il braccio di Tom. Sorrisi guardandolo: sembrava un angioletto quando dormiva. Gli accarezzai delicatamente il viso lasciandogli un leggero bacio sulla bocca.
- buongiorno!- mormorò felice stringendomi a se.
- Anche a te – dissi aggrappandomi a lui e baciandogli il collo.
- Proprio una bella giornata!- disse malizioso, facendomi ridacchiare.
- Dobbiamo andare, Bill si sarà preoccupato non vedendomi rientrare, mi starà aspettando all’Universal. Andiamo?- domandò. Annuì andandomi a vestire.
Tornammo al locale per prendere la Cadillac e partimmo alla volta degli studi. Entrammo insieme, catturando le occhiate curiose degli impiegati e di chi era lì.
- Tom! Dove cavolo sei stato? Ah, ciao Deike.- disse il cantante guardandoci straniti.
- Ho passato la notte con la mia ragazza – rispose il chitarrista con semplicità. Il mio cuore fece i salti di gioia, ero la sua ragazza! Ero la sua ragazza! Ero la sua ragazza! La , sua, ragazza!
Bill ci mise un attimo per connettere, lanciò occhiate prima al fratello, poi a me. Finalmente, quando capì, il suo volto si illuminò con un bellissimo sorriso.
- Voi due? Insieme?- Ci travolse con un mega abbraccio. – lo sapevo io! L’avevo detto che eravate una bella coppia! Come siete dolci!- sorridemmo imbarazzati.
- Beh.. ehm.. cambiando discorso, che impegni abbiamo oggi?- bello Tom, anche lui era umano e si imbarazzava!
Mentre il cantante spiegava tutto il programma, presi il cellulare e inviai un messaggio ad Alice.
La tua migliore amica è la ragazza di Tom Kaulitz!” Un minuto dopo mi stava chiamando.
- Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!! Dici sul serio?- mi urlò Alice al telefono, catturando l’attenzione dei gemelli che mi fissarono curiosa.
- Si, sono così felice! Ha detto che.. crede di essersi innamorato di me! E ieri.. beh è successo ancora!- esclamai io rossa come un pomodoro, in italiano ovviamente per impedire agli altri di capire.
- Okay, adesso che avete rimesso a posto le cose voglio i dettagli! Com’è a letto Tom?- chiese ridacchiando.
- Te l’ho già detto piantala! Sono qui di fronte a me, sto facendo una figuraccia!-
- Oh. Loro.. che figura di merda! Ciao, ci sentiamo!- disse ridacchiando e mettendo giù il telefono.
- Chi era?- chiesero in coro curiosi.
- La mia migliore amica- dissi ridacchiando.
Poco dopo arrivarono anche gli altri due della band e anche il loro manager. Guardarono la mia mano stretta a quella di Tom, non dissero niente ma ci regalarono un sorriso. Prova passata.

   
 
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