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Autore: wustawak    07/01/2011    8 recensioni
Era stato un dio… ed ora, non era niente.
La gente l’aveva guardato con deferenza, in passato, trattenendo il fiato come di fronte a qualcosa di troppo grandioso per passare sotto silenzio… Avevano tremato, al suo cospetto, schiacciati dalla consapevolezza della propria insignificanza, tributandogli lo stesso rispetto dovuto ad un principe. Un astro luminoso in mezzo ad una volta oscura, ultimo erede di due delle più importanti famiglie di maghi del mondo magico, fulgida promessa di rivalsa.
Una promessa, sì… Una promessa infranta.
Draco è alle prese con i demoni interiori che lo perseguitano e con una dipendenza destinata, col tempo, a distruggerlo. Hermione è forse l'unica che può tirarlo fuori dal baratro senza fondo in cui è precipitato... Ma ne sarà in grado?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutti! Eccomi di ritorno dalle vacanze con un capitolo nuovo di zecca!
Contrariamente a quello che pensavo la connessione ad internet ce l’avrei avuta anche in vacanza, ma la mia innata pigrizia ha avuto la meglio ancora una volta. =P
 
Ad ogni modo eccoci qui, prima di cominciare come al solito i ringraziamenti: desidero ringraziare Romareturn,slytherin ele, dracolover, barbarak, Public Enemy, Nimphalys e Sephora. Grazie a tutte, leggere i vostri commenti oltre a farmi molto piacere è quello che mi dà la carica per scrivere! Siete le mie muse ispiratrici! =)
 
Un grazie particolare soprattutto a Nimphalys e a Romareturn che, come ho avuto modo di scoprire, mi hanno addirittura inserito tra gli autori preferiti, cosa che mi ha dato naturalmente una soddisfazione immensa.
 
Sperando di non avervi annoiato troppo, vi auguro buona lettura.
Ciau!
 
 
Capitolo #7
Convalescenza
 
“Smettiamola qui. Non ho più voglia di fare ginnastica.” biascicò Draco con voce stravolta.


A dispetto del panorama bucolico, il tempo era trascorso tutto fuorché tranquillamente, in quel piccolo cottage sperduto nella campagna inglese.
 
Malfoy non aveva avuto un solo attimo di respiro, Hermione non gliel’aveva permesso.
 
Non si poteva certo dire che la giovane dottoressa avesse perso tempo, d’altronde era risaputo che non era nel suo carattere rimanersene con le mani in mano: in attesa che Draco decidesse di aprirsi interamente, condividendo con lei i propri segreti più intimi, Hermione si era data da fare per rimettere in sesto quel suo corpo malandato.
 
L’aveva fatto mangiare per riprendere le forze e camminare avanti e indietro per quei luoghi meravigliosi quel tanto che bastava per riacquisire una minima confidenza con il proprio corpo, l’aveva persino portato ogni giorno a nuotare nel lago; quando infine l’aveva giudicato in grado di reggersi in piedi senza troppa fatica, l’aveva messo sotto con la ginnastica riabilitativa.
 
Lo sottoponeva di continuo a quegli assurdi esercizi, lo assillava senza dargli un istante di tregua, lo torturava con flessioni e piegamenti, come nemmeno il più spietato sergente dei marines avrebbe saputo fare con i propri sventurati cadetti.
 
Ai tempi di Hogwarts la cosa non gli avrebbe dato per nulla fastidio: in quanto Cercatore di Slytherin, era avvezzo agli allenamenti quotidiani e avrebbe potuto dire tranquillamente di essere stato, all’epoca, in forma smagliante.
 
Tuttavia molti anni ormai erano passati da allora, e i suoi trascorsi da sportivo erano ormai un bel ricordo: senza contare che i continui abusi ed eccessi non avevano certo favorito il mantenimento di quel fisico di cui era andato fiero per tanti anni, ma che ora era solo un pallido riflesso di quei giorni gloriosi.
 
Cosa avrebbe pensato l’orgoglioso Draco Malfoy di quei bei tempi andati se solo lo avesse visto in quel momento…
 
Probabilmente sarebbe rimasto disgustato nel vederlo stremato e madido di sudore, affogato in quella maglietta sbiadita che gli andava troppo larga, disteso su quell’orribile tappetino rosa che, stando alle parole di Hermione, apparteneva alla madre di lei e serviva per una strana cosa babbana chiamata yoga.
 
Era umiliante per uno come lui, e non aveva più intenzione di sottoporsi a quello strazio: ma nonostante le sue proteste, Hermione proseguiva imperterrita a fare quegli stessi esercizi che l’avevano messo al tappeto, con una grazia e una grinta degna di un’atleta professionista. Sembrava quasi che non provasse nemmeno fatica!
 
Dal momento quindi che la giovane dottoressa non accennava a dargli retta, Draco decise di rincarare la dose.
 
“Sei diventata sorda, Mezzosangue?” mugugnò, stravolto “Ti ho detto che sono stanco. Non mi va più di fare gli esercizi.”
 
“Devi.” disse Hermione, severa, decidendosi infine a rispondergli “Il programma che il fisioterapista della clinica ha stilato prevede che tu ti faccia come minimo un'altra oretta di allenamento. E se continui a battere la fiacca come stai facendo le ore diventano due.” lo minacciò scherzosamente.
 
“Io non devo fare proprio un bel niente.” ribatté Draco, altezzoso.
 
“Il tuo tono muscolare è andato giù, gli esercizi ti servono per farlo ritornare com’era prima.” disse la giovane dottoressa, con un tono di voce che al suo infastidito paziente parve tremendamente saccente “Ora smettila di fare i capricci e torna ai tuoi esercizi!”
 
“Non faccio i capricci.” borbottò il giovane Malfoy, seccato. Per chi lo aveva preso, per un bambino pestifero?
 
Si abbandonò sul materassino, scoraggiato, respirando profondamente, nel vano tentativo di riportare il battito del proprio cuore ad una velocità vagamente accettabile.
 
Hermione non disse nulla, concedendogli un attimo di tregua nell’attesa che si riprendesse: lui approfittò di quel raro intervallo di pausa per guardarla di sfuggita, con la coda dell’occhio, cercando di non farsi scoprire dalla ragazza nell’atto di spiarla.
 
Era diventata innegabilmente una donna di notevole bellezza: in passato era stata una bambina graziosa (nonostante i capelli crespi e i denti sporgenti) e poi, in seguito, una bella ragazza, era infine sbocciata nella donna stupenda ch’era diventata.
 
I capelli crespi erano stati domati in morbidi riccioli, le forme acerbe s’erano tramutate in curve sinuose; ed era in forma, dannazione, in forma smagliante.

Si piegava e si torceva senza sforzo, probabilmente molto più avvezza di lui alla ginnastica quotidiana, fasciata strettamente in una canottiera nera che gli faceva ribollire il sangue.
 
Si scoprì a guardarla con risentimento: tutta quella situazione lo faceva imbestialire.
 
Hermione aveva fatto esattamente gli stessi identici esercizi che aveva fatto lui, ma se Draco faceva fatica a respirare a causa della fatica e aveva tutte le membra indolenzite, lei, invece, era fresca come una rosa, tonica e bella come una fotomodella.
Non era nemmeno sudata, dannazione! Aveva solo le gote lievemente arrossate, cosa che la rendeva, se possibile, ancora più attraente.
 
Provò a contrarre gli addominali per mettersi seduto, ma non servì a nulla: il suo corpo si rifiutava categoricamente di obbedirgli.
 
Era in debito d’ossigeno e le tempie gli pulsavano dolorosamente: odiava quella situazione. Detestava sentirsi debole, impotente, inferiore.
 
Sì, inferiore. Durante tutta la sua giovinezza gli avevano insegnato ad essere superiore, un modello a cui ispirarsi, un dio tra gli uomini, baciato in fronte dalla fortuna benigna e da un fato particolarmente fasto, destinato a svettare come un titano in mezzo a tante insignificanti formiche.
 
Persone come Paciock, Weasley o anche Tucker, per esempio, un tempo gli sarebbero parsi alla stregua di tanti miseri insetti sul proprio glorioso cammino, destinati ad essere calpestati senza alcun ritegno, né più né meno di un povero ramoscello da spezzare in due come e quando gli piaceva. Adesso, invece, era lui l’insetto, il ramoscello, la nullità, il microbo!
 
Erano ormai anni che la gente lo guardava dall’alto al basso, con aria di superiorità. Il fatto di essere trovati svenuti nel proprio vomito un giorno sì e uno no non giovava certo, dovette ammettere Draco; eppure non si era ancora abituato agli sguardi delle persone, ai commenti malevoli che si scambiavano alle sue spalle, convinti che lui fosse troppo fatto o ubriaco per sentirli.
 
D’altronde fin da piccolo si era abituato all’ammirazione e all’invidia della gente, per quanto in basso potesse essere caduto non era facile guardare in faccia l’amara verità, ovvero che la sua presunta superiorità non era che una mera illusione destinata ad infrangersi miseramente, come un bel sogno al risveglio.
 
Sospirò, affranto.
 
Erano trascorsi ormai diversi minuti e il suo fiato non ne voleva sapere di tornare alla normalità.
 
Sentì su di sé lo sguardo preoccupato di Hermione. Lo schivò, chinando il capo con vergogna, per paura di scoprirlo simile a quello degli ipocriti che l’avevano sempre giudicato e deriso: non voleva leggervi disgusto per la sua patetica condizione o, peggio ancora, compassione.
Compatire lui, Draco Malfoy! Il Principe delle Serpi!
Il solo pensiero lo faceva infuriare, tanto da fargli pulsare più veloce il sangue nel petto.

“Non ti fermare per troppo tempo, Draco, cerca di non perdere il ritmo. Fammi ancora dieci piegamenti e poi passiamo ad altro, ti va?” gli disse Hermione, sorridendo comprensiva “Intanto ricomincia pure senza di me, devo chiamare Robert. Gli avevo promesso che l’avrei chiamato ieri sera e poi me ne sono scordata, sarà preoccupatissimo.”
 
La rabbia lo assalì non appena sentì nominare quel maledetto medico. O forse non fu il fatto di averlo sentito nominare, forse fu semplicemente quell’intimità sottintesa nell’uso del nome proprio.
 
Robert.
 
A cos’era dovuta quella confidenza, quella familiarità?
 
Chiaramente agli occhi della Mezzosangue uno come Tucker doveva apparire ben più appetibile di un miserabile come lui, che non era uomo abbastanza nemmeno per dominare il proprio corpo.
 
Le tempie gli martellavano furiosamente, un po’ per la fatica e un po’ per la rabbia: quel maledetto dottore gli sembrava così in alto adesso, così irraggiungibile!
 
Le parole gli uscirono di bocca in un soffio rabbioso, senza che potesse fare niente per trattenerle:
 
“Non hai paura di far ingelosire Donnola a furia di tubare con Tucker, Mezzosangue? O Robert, come lo chiami tu.”
 
“Non fare così, Draco…” mormorò Hermione, con espressione addolorata.
 
Si chinò su di lui per aiutarlo a mettersi seduto, ma lui fu più lesto nel ritrarsi: fu solo un attimo, ma fu come se qualcuno avesse calato un velo rosso davanti ai suoi occhi.
 
La rabbia lo assalì, e non capì più nulla: fu solo quando quella scarica adrenalinica fu passata che si rese conto di averle sputato addosso.
 
“Toglimi di dosso le tue luride mani, puttana d’una Sanguesporco! Vai a farti fottere da quello stronzo di Tucker!” aveva ruggito, furibondo, alla ragazza che lo fissava impietrita, sconvolta da quel gesto di umiliante disprezzo.
 
Hermione indietreggiò, non si sarebbe aspettata una reazione così violenta da parte di Draco, non dopo quello che avevano condiviso nei giorni passati.
 
“Che c’è, Mezzosangue, non rispondi? Non dici niente?” la provocò il giovane Malfoy, con i lineamenti deformati dalla collera.
 
“Si vede allora che ho colpito nel segno. Ti piace quel Tucker, non è così?” ringhiò, facendo ricorso al poco fiato che gli restava, con la voce resa roca dalla fatica.


“Piantala, Draco.” sussurrò Hermione, con le lacrime agli occhi, ma lui non l’ascoltò.

“Te lo vuoi sposare? Vuoi scopartelo?” sibilò, maligno “Allora fallo, smettila di perdere tempo con me e fallo!”
 
Non sapeva nemmeno da dove gli uscivano quelle cattiverie Hermione era stata l’unica ad essere stata gentile con lui in maniera disinteressata, ed era così che la ripagava? Ma fu più forte di lui, quella frase gli uscì dalle labbra con un soffio rabbioso.
 
Dopotutto uno scorpione non poteva trattenersi dal pungere la rana, e per lui affondare il pungiglione in quella schiena indifesa fu la cosa più naturale che gli venne in mente di fare.
 
Poco importava se la rana in questione aveva aiutato lo scorpione quando tutti gli altri gli avevano voltato le spalle…
 
Hermione serrò le labbra. Sentiva che stava per scoppiare a piangere ma non voleva farlo davanti a lui, non voleva dargli quella soddisfazione.
 
Ricacciò indietro le lacrime che, brucianti, lottavano furiosamente per fuoriuscire.
 
Non sapeva nemmeno perché ci fosse rimasta così male, dopotutto Draco Malfoy non era mai stato un gentiluomo con lei. Forse si era illusa che, dopo quello che avevano passato in quegli ultimi giorni, l’antica cattiveria dell’ex Slytherin si fosse attenuata… Aveva creduto che quello che lei aveva fatto per lui avesse avuto un qualche valore, ma evidentemente si sbagliava.
 
Quello che avevano condiviso, in fondo, si era rilevato una menzogna, nient’altro che una schifosa, miserabile menzogna.
 
“Sei fuori luogo, come al solito. E gratuitamente maligno, ma non vedo come potrei stupirmene, visto e considerato con chi mi sto confrontando.” disse Hermione, con voce piatta.
 
Si alzò da terra e si allontanò lentamente, dandogli le spalle, stando ben attenta a non incrociare mai lo sguardo con quello del giovane Malfoy.
 
“Per oggi abbiamo finito.” aggiunse poi, freddamente.
 
Fece per andarsene. Draco la guardò inebetito, boccheggiante, senza sapere cosa fare: si era già pentito del proprio comportamento e non aveva la minima idea di come fare per rimediare alle cose orribili che le aveva vomitato addosso, da perfetto bastardo qual era.
 
“No ti prego!” gridò di istinto, prima ancora di aver formulato un qualsiasi pensiero.
 
Hermione si fermò, ma non si voltò indietro. Rimase semplicemente ferma al centro della stanza, immobile, in attesa di sentire quello che il giovane aveva da dirle.
 
“Ti prego… ti scongiuro, non te ne andare!” sussurrò Draco.
 
Aveva definitivamente mandato al diavolo il proprio orgoglio, e la cosa strana era che non gliene importava un accidente.
 
Implorare, umiliarsi… Non l’aveva mai fatto e non l’avrebbe fatto per nessun altro al mondo, ma per lei sì. La paura che se ne andasse, che lo abbandonasse, lo aveva ghermito con i propri gelidi artigli, e prima che potesse formulare un qualsivoglia pensiero razionale aveva pronunciato quelle parole.
 
“Ti chiedo scusa per quello che ho detto, ma non te ne andare. Non voglio rimanere da solo.” ammise mortificato, con sincerità, chinando lo sguardo.
 
Si sentiva strano, non era mai stato così onesto con nessuno in vita sua.
 
Per la prima volta aveva deciso di mettere da parte l’orgoglio e di offrire il fianco scoperto a qualcuno, a rischio di venir ferito a sua volta. Non era mai stato così vulnerabile, così esposto, ma non gli importava: al momento voleva solo che lei lo guardasse di nuovo senza quello sguardo infelice a rabbuiare quel suo bellissimo volto.
 
Voleva disperatamente rivedere il suo sorriso…
 
Hermione si voltò di scatto verso di lui, per poterlo guardare negli occhi: non vi lesse altro che sincera accettazione. Si rispecchiò nelle grandi iridi grigie di Draco, non vi erano menzogne o bugie a rabbuiare quei limpidi specchi d’argento che, una volta tanto, erano a rivolti a lei non in una beffarda presa in giro, bensì in una tacita supplica.
 
Perché fosse stato tanto onesto con lei, una disprezzabile Mezzosangue che tanto aveva odiato durante la sua gioventù, questo non le era dato saperlo... Ma lo era stato, e questo era l’importante.
 
Le lacrime sopraggiunsero nuovamente, non più di dolore questa volta, ma di commozione per quell’inaspettato gesto che mai si sarebbe aspettata provenire da Draco Malfoy. Non le ricacciò indietro stavolta, ma le lasciò uscire, silenziose e salate, accogliendole assieme a quella splendida sensazione di gioia che le accompagnava.


Lo raggiunse immediatamente con pochi, rapidi passi, e si sedette al suo fianco, sul parquet lucido di quel piccolo cottage immerso nel verde.
 
Lo abbracciò stretto, stringendosi a quel torace magro… Insinuò le braccia sotto quelle magre di Draco e appoggiò il capo sul petto del giovane.
 
Dapprima titubante, infine cedette e si abbandonò tra quelle braccia morbide e sottili, appoggiando la testa nell’incavo della spalla di lei, appagato da quel contatto dolce e inebriante, tanto inaspettato quanto apprezzato e, segretamente, desiderato.
 
“E’ stato tanto brutto appoggiarsi ad un’altra persona? Chiedere aiuto, per una volta?” gli domandò Hermione, sorridendogli dolcemente.

“Se vogliamo essere precisi io non ti ho chiesto aiuto. Ti ho chiesto di rimanere, è diverso.” puntualizzò il giovane, cocciuto.


“Se è così allora me ne vado.” disse Hermione, facendo finta di essere seccata… Ma Draco si strinse ancora di più a lei, per impedirle di mettere in atto la minaccia.
 
Draco Malfoy era una persona decisamente complicata, si ritrovò a pensare Hermione, mentre ricambiava quell’abbraccio dolce e sudaticcio. Passava repentinamente da un un’aggressività malcelata ad una tenerezza quasi bambinesca, da una rabbia spumeggiante e distruttiva a quella dolcezza sincera e disarmante.
 
Era una persona difficile, sì… Ma ormai riusciva ad intravedere la sua vera personalità dietro a quella corazza di collera, odio e amarezza, e si sorprese a pensare che non le dispiaceva affatto, anzi: ne era in un certo senso attratta e affascinata.
 
Affondò il volto nel collo di Draco, con i lunghi capelli biondi di lui che, spettinati, le solleticavano la fronte.
 
Era sudato per via della ginnastica, ma aveva comunque un buon odore…
 
Scostandosi da lui solo quel tanto che bastava da poterlo guardare negli occhi, Hermione gli parlò con espressione seria:
 
“Ascoltami, Draco… E’ importante che tu capisca che, nonostante quello che hai passato e che stai passando, non sei solo. C’è un sacco di gente disposta ad aiutarti.”

“C’è un sacco di gente disposta ad arricchirsi alle mie spalle.” disse Draco, scontroso “C’è una bella differenza.”

“Io non voglio arricchirmi, ma solo aiutarti.” gli fece notare Hermione, infilando la mano nella sua, intrecciando le dita a quelle pallide e sottili di Draco, scoprendole fredde come il ghiaccio.

Gli strinse forte la mano, come se con quel gesto tenero potesse cedergli un po’ del proprio calore.


“Lo so. Lo so.” mormorò Draco, a voce bassa. Lo sapeva bene: era forse l’unica al mondo che gli aveva teso una mano senza chiedere nulla in cambio e questo lo sconvolgeva, al punto da esitare a rivolgerle la parola per paura che cambiasse improvvisamente idea e decidesse di voltargli le spalle.
 
Ma nonostante tutto lei era ancora lì, nonostante le ingiurie, le offese e le prese in giro era rimasta al suo fianco, pronta a tendergli la mano quando lui ne aveva bisogno.
 
“Sei l’unica.” aggiunse Draco sottovoce, arrossendo leggermente nel guardarla dritto negli occhi. Quelle pozze profonde color cioccolata lo fissavano con dolcezza infinita, con quella tenerezza che lei gli riservava ogni volta e che il giovane Malfoy faticava ancora a credere poter essere rivolta ad uno come lui…
 
Sei unica, avrebbe tanto voluto aggiungere… Ma ci sarebbe stato tempo per quello, pensò abbandonandosi in quell’abbraccio.

Quel momento era perfetto così com’era, senza bisogno di dire nient’altro.
 
 
 
CONTINUA... 
  
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