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Autore: l84ad8    07/01/2011    7 recensioni
La storia si svolge circa cinque anni dopo Breaking dawn.
E' la mia personale versione di come potrebbe essere iniziata la storia d'amore tra Renesmee e Jacob ed è scritta tutta dal punto di vista di lei tranne il prologo.
Spero che ne venga fuori qualche cosa di buono perchè è la mia prima FF. Ringrazio mio fratello che mi ha incoraggiata a scriverla e incrocio le dita perchè piaccia anche a voi.
Spoiler per chi non ha letto tutti e cinque i libri.
P.S. Dato che alla fine di Breaking Dawn ci sono 17 lupi ho dovuto inventare i nomi di quelli di cui non si parla.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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FESTEGGIATA

La mattina del 10 settembre mi svegliai euforica. Se c’era una cosa che non avevo ereditato dalla mamma era l’allergia ai regali e come ogni anno, avevo insistito per dormire a casa dei nonni in modo che al mio risveglio fossero già tutti li, pronti a festeggiarmi.
Mi preparai rimbalzando come un pupazzo a molla e volai giù dalle scale con un sorriso da paresi stampato in faccia.
“Famiglia arriva la festeggiata!!!” strillai eccitata.
Come se qualcuno di loro avesse potuto non accorgersene!
E infatti erano già tutti ai piedi delle scale in mia attesa. Con otto sorrisi mozzafiato su otto volti magnificamente belli. La mia famiglia perfetta. Il regalo migliore era l’amore per me che traspariva dai loro occhi ambrati ma dato che lo dispensavano generosamente ogni giorno, ero in pieno diritto di chiedere un extra per il mio compleanno.
Con un ultimo salto mi precipitai in mezzo a loro cercando di abbracciarli tutti insieme.
Freddo, freddo, freddo… Dov’era il caldo?
Allontanai la testa dall’abbraccio comune.
“Dov’è Jacob?” chiesi delusa.
“Ha chiamato dicendo che ti aspetta a La Push” disse papà affilando lo sguardo.
Quella strana defezione lo aveva messo in stato d’allerta. Probabilmente sospettava nascondesse qualcosa.
 “Io non ne so niente” chiarii tra le braccia di nonna Esme.
Dopo che ebbi spento tutte e sei le candeline e perso la vista per il milione di foto che scattarono zia Rose e zia Alice, arrivò il momento dei regali.
“Allora chi vuole essere il primo?” ricominciai a trillare, con le mani tese in avanti, le dita in febbrile attesa del primo pacchetto da scartare.
Non feci in tempo a finire la frase che zio Emmett mi si materializzò a un millimetro dalla faccia schiaffandomi tra le mani, con forza decisamente eccessiva, un pacchetto ovale con un enorme fiocco fucsia
“Cavolo zio, questo si che è entusiasmo!” dissi stiracchiando le mani indolenzite.
Si era mosso così veloce da far credere avesse il dono dell’ubiquità.
“Non volevo che Jaz ricominciasse con i suoi trucchetti” spiegò con un sorriso anche più entusiasta del mio mentre mi osservava strappare la carta argentata.
Il Natale precedente zio Jasper aveva trasmesso a tutti un’intensa sensazione di indecisione al momento giusto, riuscendo in questo modo ad aggiudicarsi il primo posto. Zio Em non l’aveva presa per niente bene.
“E’ bellissima zio.” Dissi affascinata scoprendo una collana composta da  sette doppi cerchi in oro bianco, di grandezze diverse, intersecati tra di loro. Alcuni erano lisci, altri arrotolati come una corda e da ogni coppia pendeva una perla o una pietra preziosa. Sembrava antica, quindi immaginai che la zia avesse fatto sostituire il cinturino originale. Quello nuovo era una sottile striscia di cuoio che la rendeva più semplice e assecondava i miei gusti.
“Grazie mille” dissi saltando in braccio allo zio che aspettava.
“E nel suo pacchetto ci sono gli orecchini coordinati” sogghignò occhieggiando verso la zia
“Emmett!”sibilò  lei indispettita mentre lui acchiappava al volo l’oggetto che gli aveva scagliato contro: il regalo in questione.
Me lo porse con un ghigno soddisfatto
“E con questo ho ottenuto il primo e il secondo posto.”
“Un risultato mai raggiunto prima!” lo canzonai, ma lui prese la cosa come un vero complimento e se ne andò tutto felice a cercare di rabbonire zia Rosalie che lo ignorò bellamente per venire a riempire le mie braccia tese.
“Grazie zia. E’ davvero stupenda”
“Sono felice che ti piaccia, tesoro” rispose stringendomi al suo petto freddo.
“Questa è da parte nostra” Nonno Carlisle mi tese una piccola custodia scura con una mano mentre stringeva nonna Esme con l’altra.
Sapevo perfettamente cosa conteneva, lui ne aveva una identica sulla sua scrivania. Estrassi la stilografica con reverenza. Avevo sempre ammirato quella del nonno. Nera, semplice, eppure così perfetta nei particolari, con una piccola stella bianca sul cappuccio.
“Ci sono incise le tue iniziali sul profilo” mi fece notare la nonna.
Girai la Mont Blanc tra le mani in modo che le lettere splendessero alla luce: R.C.C., Renesmee Carlie Cullen.
“E’ magnifica. Grazie” sussurrai ancora incredula alzando lo sguardo su di loro.
“Abbiamo pensato che fosse il regalo giusto ora che hai iniziato la scuola”
Annuii incapace di aggiungere altro.
Carlisle era sempre stato il capo spirituale della nostra famiglia ed Esme la teneva unita con il suo amore per noi. L’intelligenza e la forza d’animo di uno e la generosità e la bontà dell’altra, insieme al loro profondo amore reciproco, erano un costante esempio per tutti noi. Avere qualcosa di uguale al nonno, anche se piccolo e materiale come una penna, mi faceva sentire più vicina all’obiettivo di essere un giorno il più possibile come loro. Di essere a mia volta di esempio per la mia famiglia, di essere d’appoggio e di sostegno per il mio compagno.
Corsi ad abbracciarli prima che il sentimentalismo mi facesse scoppiare il lacrime.
“Un po’ di lavoro e un po’ di svago” si inserì zio Jasper tendendomi un pacchetto quadrato e piatto.
Anche questo non lasciava molto spazio a possibili interpretazioni. Un altro disco per la mia collezione di prime edizioni.
“Born to run!” girai la custodia per guardare bene il fronte e rimasi senza fiato “Autografato!”
Non potevo crederci.
“Questo finisce nella teca. Di sicuro! Devi assolutamente dirmi dove l’hai trovato!”
“Ho le mie conoscenze” ridacchiò vago mentre lo baciavo sulla guancia.
Quando mi girai per fare lo stesso con lei, zia Alice mi tese un rettangolo di plastica nero.
“E’ da parte di tutti.”
Lo afferrai un po’ perplessa. Ci misi un paio di secondi a capire cosa fosse: una carta di credito a fondo illimitato, sicuramente collegata al conto di famiglia. Anche su quella c’era il mio nome. Per esteso stavolta.
“Se dovessi aver bisogno di aiuto per usarla, sentiti libera di chiedere alla persona più adatta” poi, per evitare anche impossibili fraintendimenti, specificò “Cioè me”
“Lo farò” la rassicurai baciando e abbracciando anche lei.
Passai dalle sue braccia a quelle di mamma che, troppo impaziente per aspettare ancora, venne a prelevarmi direttamente.
“La mia piccola brontolona” disse in un sussurro stringendomi forte
“La mia meravigliosamente perfetta mamma” risposi concedendomi un attimo di coccole in tutta quella frenesia. Un istante dopo sentì l’abbraccio di papà stringerci entrambe e spostai un braccio a circondare anche la sua vita.
Con il viso affondato nei suoi capelli inspirai il suo profumo dolce, pensando che era grazie a lei che ero li, in quel momento, a godermi il mio sesto compleanno. Grazie a lei, che mi aveva amata e voluta fin da subito e che non aveva mai cambiato idea, nonostante tutto il dolore che la gravidanza le aveva causato.
Sorrisi mio malgrado, sosteneva che il suo premio fosse la mia straordinaria somiglianza con papà.
In effetti io e lui eravamo praticamente due gocce d’acqua. La stessa forma del viso, lo stesso colore di capelli, lo stesso modo di sorridere. Se fossi cresciuta ancora un po’, nel nostro prossimo trasferimento avremmo potuto spacciarci per gemelli pensai, entusiasta all’idea. Di certo lo sembravamo più di zio Jaz e zia Rose!
Sentii papà ridacchiare ai miei sproloqui interiori.
“Pronta per il tuo regalo?” chiese
“Prontissima!” risposi eccitata, avevo una mezza idea di cosa aspettarmi.
Idea incoraggiata dal fatto che nessuno dei due teneva in mano un pacchetto. La conferma arrivò nel momento in cui papà scivolò all’ingresso e abbassò la maniglia spalancando la porta.
Una macchina tutta mia!!! Non stavo nella pelle mentre cercavo di immaginare cos’avessero scelto per me.
Un’auto velocissima come la Ferrari di mamma o da collezione come la Vanquish di papà? Potente come la Porsche di zia Alice o vistosa come la cabriolet di zia Rosalie? Avrei preferito non fosse enorme come la Jeep di zio Emmett, mi avrebbe fatto sembrare ancora più piccola e non ne avevo certo bisogno.
Magari qualcosa di sportivo, pensai precipitandomi sul portico in totale fibrillazione.
La seconda macchina di papà, la Volvo argentata, era parcheggiata davanti a casa.
Non riuscii in nessun modo a mascherare la delusione, mentre mamma mi tendeva le chiavi.
Non era esattamente quello che mi ero pregustata. Proprio per niente.
Stirai le labbra in un sorriso finto, fallendo miseramente nel tentativo di trasmetterlo anche agli occhi.
“Grazie” mormorai depressa.
Lo scoppio di varie tonalità di risa argentine mi fece girare. Erano usciti tutti dietro di me e ora letteralmente si divertivano alle mie spalle.
Non sapevo bene cosa replicare, la delusione ancora troppo cocente in me, quando il rombo di un motore che si avvicinava mi costrinse a voltarmi di nuovo.
Papà si era allontanato senza che me ne accorgessi e ora tornava alla guida di una vecchia Camaro decapottabile. Il volante vecchio stile e il fatto che l’azzurro scuro della carrozzeria fosse un po’ sbiadito erano gli unici segni del tempo.
Mi fiondai ad ammirarla da vicino completamente dimentica della delusione.
I lucidi sedili in pelle nera e il tettuccio color panna erano sicuramente nuovi. Per non parlare dell’impianto stereo ultimo modello. Dovevano averci lavorato parecchio. Cominciai a pensare che, dopotutto, forse il volante e la carrozzeria erano gli unici pezzi davvero originali in quel veicolo.
“Di che anno è?” chiesi affascinata
“1969” rispose papà con il suo sorriso sghembo
Ahi ahi! Questo poteva trasformare la velocità in un tasto dolente. Mi voltai verso zia Rose interrogativa.
“Abbiamo fatto il possibile. Ora è decente”
“Decente è perfetto!” dissi euforica. Il decententemente veloce  di zia Rose era più che sufficiente!
Saltai dentro al volo. Provando la sensazione del grande volante tra le mani e continuando a sorridere come una matta. Solo l’orologio del cruscotto mi riportò alla realtà. Otto meno dieci. Uffa era già ora di andare a scuola. Che palle! Giusto l’ultima cosa che volevo fare oggi.
“Dove sono finiti tutti i tuoi buoni propositi di poco fa?”
Sbuffai, era decisamente fastidioso avere un padre sempre nella testa.
“E’ che mi piacerebbe molto fare un giretto con il tuo fantastico regalino” lo blandii guardandolo di sottecchi e provando ad imitare lo sguardo che lui usava con la mamma quando voleva conoscere a tutti i costi qualche suo pensiero. Di solito con lei funzionava.
“Bel tentativo, ma devi ancora lavorarci su. Il mio è il risultato di anni e anni di esperienza”
“Per favore! E’ il mio compleanno!”
Non ero nemmeno stata da Jacob. Non potevo aspettare fino a sera per sapere qual’era il suo regalo. Sarei morta di curiosità!
Con un sospiro papà si arrese.
“Evviva!” gli saltai al collo stampandogli un bacio sulla guancia e inserendo le chiavi nel quadro.
“Non dimentichi qualcuno?”
La mamma apparve al suo fianco
“Scusa mamma, sono troppo su di giri” mi giustificai allungandomi anche verso di lei.
“Questo te lo manda nonno Charlie”Mi porse un foglio di carta spessa, piegato a metà.
Ridacchiai quando capii cos’era
“Oh no! Sono stata retrocessa al foglio rosa!”
“Così pare” confermò sorridendo a sua volta “Mi ha detto di ricordarti che lui e Sue ti aspettano da loro stasera”
“Si, lo so”
Lo squillo del telefono ci distrasse.
“Sarà di nuovo quel cane.” Brontolò zia Rose sparendo dentro casa. Dopo l’armistizio della sera della festa lei e Jake erano tornati al solito comportamento.
“Digli che sto partendo!” le strillai dietro senza che ce ne fosse alcun bisogno.
Misi in moto con un rombo.
“Grazie ancora a tutti. Il miglior compleanno di sempre!”
“Lo dici tutti gli anni” mi fece notare zio Jasper
“Perché è vero ogni anno!” replicai con una linguaccia mentre già partivo.
La zia aveva minimizzato, la macchina non era affatto male, all’incirca come la Volvo, e correre con l’aria sul viso, i capelli al vento, era una sensazione fantastica. Mi pentii subito, però, di non aver portato un cappello o qualche cosa del genere, sarei arrivata a destinazione con una balla di fieno sulla testa. Poi ebbi un presentimento, aprii il cassetto del cruscotto e ne scivolarono fuori due paia di occhiali, altrettanti cappelli, una piccola trousse, e ben quattro foulard. Più un numero non ben precisato di salviettine umidificate. Scoppiai a ridere, dopotutto non si poteva negare che zia Alice fosse previdente. Con o senza preveggenza!
Dieci minuti dopo ero a La Push. Jacob mi stava già aspettando fuori casa, insieme a Billy e Quil, non feci quasi in tempo a spegnere la macchina che mi strappò via dal sedile e mi fece roteare lì per la strada, mentre io mi aggrappavo a lui strillando felice.
L’euforia di poco prima tornò a esplodermi dentro e non appena mi mise giù iniziai a saltellare come una vera bambina di sei anni.
“Non trovi che il mio compleanno sia il giorno più fantastico di tutti?” chiesi elettrizzata e ancora un po’ incerta sui piedi.
“Decisamente si!” rispose, sorridendo talmente che sembrava fosse lui ad aver compiuto gli anni.
“E non trovi che questa sia la macchina più bella che tu abbia mai visto?” dissi accennando alla Camaro.
Lo vidi tentennare un po’ di fronte all’eresia che gli chiedevo di pronunciare.
“Sentiti libero di mentire” gli concessi sollevando la capotte.
“La migliore in assoluto” sghignazzò
Come al solito sembrava stesse per piovere. Sperai ardentemente non fosse l’ultima volta che riuscivo a fare un giro con la macchina scoperta.
“Indovina che altra buona notizia ho” lo stuzzicai, di nuovo su di giri
“Fammi pensare. Barbie principessa del terrore si trasferisce all’estero?”
“Jacob!” lo sgridai
“In effetti, si porterebbe dietro Emmett quindi non sarebbe del tutto buona come notizia”.
Alzai gli occhi al cielo, ridendo e gli feci rivedere zio Em durante la sua personalissima gara di quella mattina.
Esplose in una risata più o meno infinita
“E’ il migliore. Senza alcun dubbio!” riuscì a spiccicare mentre cercava di riprendersi. Con gli anni lui e zio Emmett erano diventati sempre più amici, probabilmente attirati dalla vena fanciullesca presente in entrambi.
“Allora, ti arrendi?”
“Mi arrendo”
“Ho il permesso di bigiare!” lo informai in uno strillo praticamente a ultrasuoni, le braccia al cielo in segno di vittoria.
“Non puoi chiedere il permesso di bigiare, Nessie.” Mi prese in giro Quil raggiungendoci con Billy “Si fa di nascosto. Se no che gusto c’è?”
“Parli bene tu! Vorrei proprio vederti al mio posto, con papà che ti legge in testa”  
Alzò le spalle concedendomi quell’attenuante e tendendomi la confezione di un  lettore MP3.
“Non è per il tuo compleanno.” Mi ricordò quando vide che esitavo.
Di solito Jacob era l’unico a farmi il regalo, gli altri membri del branco mi facevano solo gli auguri, quindi ero rimasta un po’ spiazzata da quell’offerta.
“E’ arrivato ieri e volevo dartelo subito.” Insisté scuotendo leggermente la scatola perché mi sbrigassi ad accettarla.
“Ah. Ok. Allora…”
“Non ringraziarmi” mi bloccò subito
“Come vuoi” lo assecondai tirando fuori il lettore dalla custodia e provando ad accenderlo
Immediatamente le note dell’ultima canzone di Hannah Montana mi risuonarono nelle orecchie.
Alzai di nuovo lo sguardo su di lui ridacchiando.
“E questa?”
“Claire ha pensato che magari ti avrebbe fatto piacere trovarci subito delle canzoni” spiegò sorridendo intenerito.
Cercai di non mettermi a ridere del tutto. Vedere un ragazzone grande e grosso come lui schermirsi tutto al ricordo della sua piccola peste era molto dolce, e anche un po’ imbarazzante. In effetti imbarazzanti lo erano un po’ tutti quelli che avevano avuto l’imprinting.
“Allora ringrazierò lei appena la vedrò” proposi
“Preferirei di no. Non vorrei fraintendesse la cosa”
“In che senso?” chiesi confusa
“Sono dieci giorni che Claire è molto più calma del solito. Non durerà ovviamente, ma per ora Superquil è in vacanza” sogghignò Jake
“Quil. Quil” rincarai scuotendo la testa “Non dovresti tipo amarla per quello che è?”
“Ed è così, ma potendo scegliere la preferisco viva” rispose secco facendoci scoppiare tutti a ridere.
“Vado, o farò tardi al lavoro” sospirò dopo che ebbi promesso di non ringraziare nemmeno lei “Vuoi ancora il passaggio a Forks?”
“Si, grazie” disse Billy lasciandosi spingere verso la macchina “Auguri Nessie”
“E’ vero! Auguri, Ness”
“Grazie”
Li salutai con la mano finchè non girarono l’angolo prima di rivolgermi di nuovo a Jacob
“E’ l’ora del regalo!!!” Canticchiai
“Non ti va di fare colazione, prima?” disse tirando in lungo.
“Secondo te?” dissi sarcastica “E poi ho mangiato un po’ di torta a casa”
“E gli altri l’avranno finita, immagino, visto che non me ne hai portata nemmeno un pezzettino!” mi prese in giro fingendosi offeso
“Smettila Jake!!!!!!!” strillai ricominciando a saltellare e tirandolo per la maglietta “Voglio il mio regalo, e lo voglio ora!”
Ridacchiò prendendomi per mano e guidandomi verso il garage sul retro di casa sua.
“Dovresti imparare ad essere più paziente sai?”
“Lo metterò tra i buoni propositi per l’anno nuovo” replicai svolazzandogli dietro per l’eccitazione.
Sentimento ampiamente giustificato dal fatto che i regali di Jacob erano sempre fantastici.
L’anno precedente, per esempio, lui e Billy mi avevano costruito una libreria tutta intagliata, che occupava un’intera parete di camera mia, per metterci la mia collezione di dischi. Non gli avevo mai detto come avrei voluto che fosse eppure era perfetta. Con il posto per lo stereo e le casse, uno spazio alla mia portata per i miei preferiti e nella parte superiore delle teche per quelli più rari. L’anno prima ancora invece, dimostravo su per giù tredici anni, avevo ricevuto il cofanetto con tutte e sette le serie di “Una mamma per amica”. Un regalo bellissimo già di per se, visto e considerato che era stata la mia fissazione del momento, in più lui si era sparato una puntata dopo l’altra sul divano con me. Centocinquantatre episodi, per un totale di circa seimilatrecento minuti, alias centocinque ore.
Embry mi aveva confidato dopo qualche tempo che nel branco mi avevano odiata praticamente tutti, con la straordinaria eccezione di Ethan che aveva sfruttato le nuove conoscenze per fare ulteriormente colpo su una ragazza che gli piaceva. Era stato li che avevo iniziato a capire veramente quanto i pensieri di uno influenzassero quelli degli altri.
 Arrivati alla rimessa mi lasciò la mano, dirigendosi spedito verso il fondo.
“E io sarei quella impaziente?” gli feci notare accendendo la luce che lui si era dimenticato prima di raggiungerlo. Non che ne avessimo bisogno, era più una questione di abitudine.
“D’accordo forse lo sono un po’ anche io” ammise lanciandomi un fagotto scuro
“Ma un pacchetto no?” protestai afferrandolo al volo.
Era un nuovo giubbotto da motociclista in pelle, molto simile al suo ma ricamato sulla schiena.
“Non ho trovato abbastanza carta” sogghignò togliendo con un solo gesto il telo che copriva una moto rossa fiammante.
Rimasi a guardarla senza osare battere le palpebre per dieci secondi buoni prima di riuscire a spiccicare parola. Da quando Jake aveva deciso di sfidare papà? Così apertamente almeno.

“Cosa credi di fare, signorina?” era arrivato alle mie spalle silenzioso come la morte, almeno a giudicare dal tono di voce.
Mi ero girata a metà, colpevolmente situata in sella all’enorme moto argentata dello zio con le chiavi già nel quadro, tentando un sorrisetto, per attenuare l’aura furibonda che lo circondava.
“Io…ecco…pensavo di…ehm…ecco…di” mi ero lanciata automaticamente alla ricerca di una scusa, nonostante avessi ben chiaro che non avevo possibilità di farla franca.
“Risparmiati lo sforzo e scendi subito di li” ecco appunto “Non voglio più vederti su una moto, Renesmee, sono stato chiaro?”
“Ma ci vado sempre con Jacob!” avevo protestato stizzita
“Lui è abbastanza grande e soprattutto abbastanza responsabile per guidarne una senza ammazzarsi. Tu nessuna delle due”
Non potevo crederci. Di tutte le motivazioni che poteva opporre per giustificare il suo ordine, proprio quella? Perché aveva paura che mi accoppassi? Io. Una mezza vampira. Ma stava scherzando?
“Non scherzo affatto”
“Su cosa non scherzi?” Jake era entrato a sua volta sfoderando il suo solito sorriso impertinente e io mi ero affrettata ad avvicinarmi a lui. Fronte comune.
“Papà crede che io possa farmi male cadendo in moto”
“E dai Edward, lo sai che ci sto attento.” Mi aveva passato una mano tra i riccioli per poi posarla sulla mia spalla, stringendomi a se.
“Non è questo il punto Jake! Lui non vuole che io ci vada da sola”
“Ah”
Ah? Solo Ah? Bene, se era tutto l’aiuto che potevo ottenere da quel sodalizio era il caso che mi arrangiassi da me.
“Dai papà, sii serio. Obiettivamente, anche se cadessi, e non succederà perché sono perfettamente in grado di cavarmela, che male potrei farmi?”
“Come facciamo a sapere che non possa succedere?”
“Perché ho la vostra stessa pelle?”
“Tu sei diversa da noi, Renesmee. Devi mettertelo in testa. Non sappiamo fino a che punto le nostre caratteristiche si ripetano in te. E se scoprissimo che strisciare per un centinaio di metri sull’asfalto è proprio quello che ti ci vuole per farti male?”
“E se scoprissimo che mio nonno era un mer–lo” lo sguardo gelido che mi aveva rivolto aveva cancellato del tutto il tono interrogativo e Jake mi aveva dato un pizzicotto. D’accordo, avevo esagerato.
“Ok. Ok. Scusa, scusa” mi affrettai a ritirare “Non volevo essere maleducata. Però il tuo ragionamento è assurdo, e secondo me…”
“Non ti sto chiedendo un parere. Ti sto dicendo che non puoi e basta”
“Ma non è giusto!”
“No? Secondo me si. Sai invece cosa non è giusto? Che una ragazzina di quattordici anni vada in giro in macchina con un documento falso. Vuoi che te lo tolga?”
Avevo scosso il capo giusto il minimo indispensabile, furibonda. Bella forza approfittarsi di avere il coltello dalla parte del manico
“Non essere infantile. Sono tuo padre, è ovvio che io sia preoccupato se decidi di scappare di nascosto in sella ad un instabile veicolo a due ruote. Sconsiderata e incosciente come sei per di più. Quindi te lo ripeto una volta per tutte. Stai lontana dalla moto di tuo zio. Mi sono spiegato?”
Mi farò prestare quella di Jake.
Non si riesce a bloccare un pensiero immediato. E’ infattibile. Se hai un po’ di preavviso puoi concentrarti su altro e cavartela ma così, sul momento, non si può fare e basta. Il pensiero salta fuori e una frazione di secondo dopo pensi che non devi pensarci. Ma lo hai già fatto. Per questo è odioso avere un padre nella testa.
“Ti avverto, anzi vi avverto” minacciò il mio dopo un respiro molto profondo “Se scopro che lo hai convinto a prestarti, regalarti o costruirti una qualsiasi moto, prendo baracca e burattini e ti trascino via da Forks per un mese intero.”
Io e Jacob ci eravamo stretti automaticamente una all’altro e papà era sparito in un battito di ciglia senza nemmeno aspettare la risposta verbale.

“Jake, davvero, non credo di riuscire a fare finta di niente. Me lo leggerà in testa” confessai mentre ritiravo all’istante la mano che avevo teso a toccare la sella e la stringevo nell’altra.
“Non preoccuparti, non dovrai fare finta di niente.” Replicò lui, iniziando a spingerla verso l’esterno.
“Non capisco, è un modo per dirmi che vuoi liberarti di me? Perché potresti almeno aspettare domani” una leggera ansia serpeggiava nell’ironia.
“Non dire sciocchezze!” sbuffò riposizionando la moto sul cavalletto appena fuori dal garage  “Vedi, tecnicamente non sto violando nessuna delle sue regole perché questa moto non è mia, è di tua mamma. Quindi, sempre tecnicamente, è lei a regalartela” sorrise furbo.
Riflettei un attimo sul suo escamotage. Poteva funzionare. Papà si sarebbe arrabbiato di sicuro, ma non avrebbe potuto farci niente. Magari se mamma si fosse dichiarata contraria, ma a lei piacevano le moto quanto a me ed era molto più obiettiva di lui riguardo la mia resistenza. E poi ormai avevo sedici anni no? Mi era legalmente consentito di usarla.
“Non credo che lui coglierà la differenza, ma hai ragione, potremmo anche farcela!” ammisi entusiasta provando subito a salire in sella.
“Già!” confermò lui riacchiappandoci entrambe mentre stavamo per precipitare “Attenta!”
“Tranquillo.” Dissi cercando di recuperare equilibrio e credibilità “Pensavo fosse più bassa. Come faceva la mamma a fermarsi?”
“In genere cadeva prima di doversene preoccupare” rise
“Davvero?” chiesi incredula.
“Certo, abbiamo fatto un abbonamento al pronto soccorso in quel periodo. Ogni dieci punti una radiografia in omaggio.”
Ridacchiai
“Ecco perché questa bellezza è stata sotto quel telo per tutto questo tempo. C’era qualcun altro preoccupato della mia incolumità oltre a papà”
“Non capisco proprio di cosa tu stia parlando” replicò scuotendo la testa
“Ma, visto e considerato che non mi sono spiaccicata l’altro giorno giù a First Beach, ti sei reso finalmente conto che non sono proprio così delicata” conclusi ignorandolo
“Vuoi che rimetta la moto in garage o preferisci che ti spieghi come usarla?”
“D’accordo, lasciamo perdere” concessi magnanima
“Allora, ascoltami bene” iniziò spiegandomi via via tutte le varie parti utili di quella meraviglia.
Osservai il suo bel viso entusiasmato nascondendo un sorriso, come poteva davvero credere che mi servisse quella lezione dopo che lo avevo visto ripetere gli stessi movimenti a sua volta per anni? Continuava a sottovalutarmi.
Ogni tanto sollevava lo sguardo per controllare che stessi seguendo e io rispondevo istantaneamente ai suoi sorrisi, sempre più attratta da lui. Era tanto ingenuo quanto affascinate. Fino al giorno prima dovevo essere stata proprio cieca per non notarlo.
Decisi di lasciarlo fare, da quanto tempo era che non aveva l’occasione di insegnarmi qualcosa dopotutto? Se lo rendeva felice potevo anche pazientare un pò. In ogni caso altri due minuti e poi gli avrei fatto vedere la reale situazione.
“Hai capito tutto?” chiese quando ebbe finito
“Si”
“Ti serve una mano ad accenderla?”
“No, ce la faccio” dissi pregustando il momento “Puoi lasciare il manubrio ora”
“Sicura?”
“Si, si, lascialo ti dico” insistei
“D’accordo” fece un paio di passi indietro, rimanendo comunque pronto a intervenire.
Ascoltai eccitata il motore ringhiare sotto di me quando provai a giocare con l’acceleratore.
“Ok, Ness. Brava. Ora prova a fare un giro qui davanti per vedere come va.”
“Ho un’idea migliore. Perché non facciamo una gara fino all’officina e chiediamo a Seth se puoi avere la giornata libera?” Sogghignai, schizzando via.
Ci mise un secondo di troppo a capire che non scherzavo quindi riuscì solo ad acchiappare l’aria mentre io gli sgusciavo tra le braccia.
Scoppiai a ridere esaltata quando lo sentii imprecare mentre si precipitava all’inseguimento.
Il mio vantaggio non durò molto in ogni caso. Sentii la sua moto dietro di me a neanche metà strada, ma accelerai ancora, decisa a provare un modo alternativo per batterlo in velocità.
Entrai nel parcheggio del capannone praticamente volando e in quel preciso momento mi accorsi che il freno posteriore non funzionava. Ci affondai il piede per compensare la frenata brusca ma l’aggeggio non diede segno di vita.
“Oh, cazzo!”
Non c’erano clienti in giro per fortuna quindi quando la ruota dietro slittò rischiando mandarmi a sfracellare contro la parete non mi feci molte remore a piantare i piedi nel terreno e a tenerla su con quelli. Per fortuna dall’officina non uscì solo Seth ma anche Embry cosicché riuscirono a fermarmi prima che facessi ulteriori danni.
Jacob arrivò giusto tre secondi dopo, grazie al cielo ero riuscita a stare in piedi altrimenti con tutta probabilità quello sarebbe stato il mio primo e ultimo giro.
“Ma. Sei. Impazzita?” mancava molto poco a che fosse un urlo
“Ah io sarei quella pazza? Non tu che mi dai una moto senza neanche controllare che funzioni?” replicai “Per tua informazione il freno dietro non va”
“Hai ascoltato una sola parola di quello che ti ho spiegato prima?”
Ops, beccata.
“Ecco appunto.” Disse interpretando il mio viso “Se avessi ascoltato sapresti che l’ho staccato io. Visto che stai imparando!”
“Ma io la so già usare la moto” protestai, abbassando la testa, completamente consapevole di essere dalla parte del torto.
“Si Jacob, è evidente che la sa usare” ridacchiò Embry
“Zitto tu, antipatico” lo rimbeccai
Infilai le mani in tasca iniziando a strusciare un piede per terra mentre Jacob mi faceva notare il casino che sarebbe successo se ci fosse stato qualcun altro.
 “Dai, Jakey” mi lamentai guardandolo da sotto in su quando ritenni si fosse sfogato abbastanza “non mi sgridare, è il mio compleanno”
Inspirò ad occhi chiusi tutta l’aria che poteva, prima di buttarla fuori con uno sbuffo rassegnato. “D’accordo.” Cedette “Ma puoi cercare, per favore, di fare un po’ più di attenzione?”
“Non ce ne sarà bisogno dato che ora mi ricollegherai il freno” gli risposi impertinente.
Sospirò di nuovo.
“Tu mi farai diventare pazzo, Ness, davvero”
“Dai, sbrigati che così partiamo” lo incitai
“Partite per dove, scusa?” mi chiese Seth divertito mentre guardava Jake andare a prendere gli attrezzi.
“Ah, già, eravamo venuti a chiederti se puoi fare a meno di lui per oggi”
“Nessun problema. Ma tu non hai scuola?” chiese scettico.
“Ho intenzione di bigiare” mi pavoneggiai
“Ha avuto il permesso di bigiare” sogghignò Jacob inginocchiandosi vicino alla moto e facendo scoppiare a ridere gli altri due
“Ma dovevi proprio dirlo?” sbuffai
“In qualche modo dovrò pur vendicarmi, no?”
“In ogni caso non saresti potuta andare a scuola lo stesso” Mi fece notare Seth indicandomi i piedi.
Seguii il suo cenno e inorridii alla vista delle mie scarpe. Praticamente disintegrate.
“Spero non fossero un regalo di compleanno di tua zia” disse Jacob preoccupato
Risi “Non credo che zia Alice mi regalerà mai un paio di Converse”
“Che ne so, magari erano una versione limitata disegnata da qualche stilista pazzo dei suoi”
“Mmm, vero, non ci avevo pensato. Per fortuna no. Lei e zio Jaz mi hanno regalato ‘Born to run’ autografato” rivelai eccitata.
“E gli altri?”
“Zia Rose e zio Em una collana e degli orecchini. Il nonno e la nonna una maisterstuck”
“Una che?” chiese Embry
“Una Mont Blanc.”
Non sembrarono trovare utile il suggerimento.
“Una stilografica” chiarii paziente “E mamma e papà una camaro del ’69”
“Quindi direi che ho vinto io” si vantò Jacob
Tecnicamente ha vinto mamma” precisai ridacchiando un po’ sorpresa.
Strano. La classifica di gradimento dei regali, in genere, era prerogativa di zio Emmett. Non sua.
“Temevo l’avresti vista così” disse sospirando in maniera teatrale “Peccato”
“Perché” chiesi stringendo gli occhi, la sorpresa trasformata in sospetto.
Non riuscì a trattenere un sorriso di trionfo mentre sganciava la bomba
“Perché ho due biglietti per il concerto dei Pearl Jam alla Key Arena. Pensavo di andarci insieme per festeggiare la vittoria. Ma dato che ha vinto Bella.” Alzò le spalle fingendo indifferenza, doveva essersi accorto che avevo smesso di respirare alla parola concerto. “Vuol dire che li darò a Rachel e Paul”
“Mi stai prendendo in giro” sussurrai
Infilò una mano nella tasca posteriore dei jeans e quando la tirò fuori stringeva i due biglietti.
“Hai vinto” concessi immediatamente, allungando la mano ancora incredula.
“Come sempre” si vantò consegnandomeli
Rimasi a studiarli per un bel pezzo. Girandoli, rigirandoli e leggendo anche la più piccola scritta disponibile. Il mio primo concerto. Non potevo crederci.
Rialzai lo sguardo su Jacob che osservava divertito ogni mia mossa.
“Mi porti al concerto dei Pearl Jam” dissi, a metà tra affermazione e domanda, ancora trasognata
“Così pare” confermò ridendo
“Ommioddio vado al concerto dei Pearl Jam!!!! Vado al concerto dei Pearl Jam!!!!!” strillai iniziando a saltare come un’invasata
L’ultimo salto lo sfruttai per precipitarmi in braccio a lui, con il risultato che rovinammo entrambi per terra.
“Non ci posso credere, Jake. E’ fantastico. Fantastico. Il regalo migliore che potessi farmi in assoluto. Tu sei il migliore. Il migliore. Il migliore. Il migliore.”
Ridacchiava contento della reazione mentre alternavo i complimenti ai baci. Lo abbracciai ma solo per allontanarlo dopo un secondo.
“E Asia sarà così invidiosa! Parlavamo del concerto ieri dopo pranzo. E dicevamo che sarebbe stato meraviglioso avere i biglietti. Pensavo di chiedere a papà ma ormai è tardi non ero sicura li avrebbe trovati.  E invece mi porti tu!!!” esultai tornando a stringerlo a me fin quasi a soffocarlo per l’eccitazione.
“Ok, Ness” mi disse dopo qualche secondo picchiettandomi sulla schiena “forse è il caso che ti alzi se vuoi andare a fare un giro”
Sembrava un po’ a disagio e mi resi conto che doveva essere perché gli stavo ancora sdraiata addosso, immobilizzandolo a terra.
“Oh si, scusa” ubbidii all’istante un po’ imbarazzata a mia volta
Una volta in piedi però ero ancora troppo su di giri per stare zitta quindi rivolsi la mia euforia verso i nostri spettatori
“Seth, vado al concerto dei Pearl Jam”
“Si, ho sentito” rise.
“Embry, vado al concerto dei Pearl Jam”
“Ho sentito anche io.”
“Andrai avanti così per due settimane?” si informò Jake quando si fu rialzato
“Non so. Penso di si” decisi, sorridendo ancora di più
“Il freno è a posto”
“Allora andiamo a rendere orgogliosa zia Alice” dissi salendo in sella “Ti informo che stai per essere testimone della prima strisciata della mia nuova carta di credito”
“Cazzo no! Proprio oggi che ho dimenticato la macchina fotografica?”

***
Ecco il nuovo capitolo, e tra l'altro scusate per l'attesa. L'ho riletto solo un paio di volte perchè boh...non mi piace particolarmente. Ahahah...il sospetto è che continuando a leggere le cose di Jakefan e Blacksea i miei canoni si siano alzati...e io non gli sto dietro...
In ogni caso come al solito fatemi sapere cosa ne pensate sia in bene che in male...ok?? Anche tu...tu Tu, che leggi sempre e non commenti mai perchè pensi di non sapere cosa scrivere. Vedi Tu, anche io sono come te, non so mai cosa dire, ma due righe bastano giuro!Anche una sola!
Scusate se scrivo poco ma sono di fretta. 
Il prossimo lo posto tra 10 giorni quindi il 17. Vi avverto che è l'ultimo che avevo da parte quindi poi boh...chi vivrà vedrà. Si intitolerà "First Beach"
Un bacio a tutti.
   
 
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