Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: CassandraLeben    08/01/2011    10 recensioni
La memoria del passato è la chiave per affrontare il futuro.
Ma se proprio questo passato su cui facciamo tanto affidamento venisse meno?
E se improvvisamente Bella si trovasse sola, sperduta in un mondo che non riconosce più?
Cosa succederebbe a lei, a Edward, ai Cullen se un giorno la pioggia portasse via con sé anche i ricordi di Bella?
Ff ambientata tra Eclipse e Breaking Dawn (ed ideata prima dell’uscita del quarto libro).
Dal 1° cap: Mi trovavo proprio in mezzo alla strada quando, improvvisamente, un’auto uscì da un incrocio a destra. Correva a tutta velocità sull’asfalto bagnato. Tutto durò una manciata di secondi appena. Troppo poco perché persino Alice potesse aiutarmi.
Venni accecata dall’auto per un istante. Cercai di tornare
indietro ma le mie gambe non rispondevano.
Feci appena in tempo a portarmi le braccia sopra al capo in un infantile tentativo di proteggermi e poi sentii un suono acuto e spaventoso. Il guidatore, accortosi di me, aveva cercato di sterzare.
Ma l’asfalto era bagnato e lui perse il controllo del veicolo.
E poi tutto divenne nero...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve ragazze,
sono molto stata molto felice di vedere che il capitolo scorso è stato “apprezzato”. Mi ha fatto davvero un enorme piacere perchè ero così preoccupata!!!
Devo essere sincera? Mi aspettavo mails di protesta e gente con la mannaia appostata sotto casa. e invece siete state tutte carinissime nel lasciarmi quei commenti molto belli e di gran conforto!
Spero che la storia vi intrighi e che continuiate a seguirla con interesse!
La trama è un po’ intricata e con risvolti inquietanti ma spero di renderla il più possibile realistica e chiara.
Comunque, per rispondere ad alcuni dubbi: Bella ha perso la memoria con l’incidente ma sta cominciando a ricordare qualcosa. Solo poche immagini fugaci che però, pian piano, si fanno sempre più precise e più frequenti. Avendo smesso di prendere gli psicofarmaci, Bella è inoltre molto inquieta e questo contribuisce alla confusione che avverte dentro di sé.
Non riesce a gestire i fatti che accadono intorno a sé e ciò che le succede. Il non reagire è determinato dal senso di impotenza che prova dopo ciò che Phil le ha fatto.

Per l’evolversi della trama, vi chiedo di avere pazienza ancora un attimo.
Dal prossimo cap la situazione si sbloccherà. Scusate se ci ho messo tanto a postare ma sono capitoli molto complicati da elaborare perché cerco di non urtare sentimenti ed essere allo stesso tempo “delicata” nello scrivere di temi così sensibili.

Ora vi lascio alla lettura del cap 15. spero vi piaccia.

 CAP 15  Bella's POV

Alas, ‘twas not ment to be
Maledizione, non era così che doveva andare

 

Non avrei potuto parlarne con nessuno.
Chi mi avrebbe creduto?
E poi, Reneé avrebbe sofferto troppo. Non volevo caricarla di questo peso, adesso che aveva appena avuto il bimbo.
Non potevo però permettere a quel verme di restare con mia madre.
Appena fosse passato un po’ di tempo, non appena mia madre si fosse rimessa, le avrei detto almeno parte della verità. Non potevo permettere che lui le facesse del male…
Ma non potevo neanche tenermi tutto quel dolore dentro di me. Mi sembrava di scoppiare, di impazzire, di morire.
Avrei voluto passarmi la soda caustica nei punti in cui mi aveva toccata. Punti che mi parevano bruciare.
Afferrai il cellulare. Quattro chiamate senza risposta.
Jason.
Non avevo minimamente intenzione di richiamarlo. Era proprio l’ultima persona che avrei voluto sentire.
Gli mandai un sms dicendogli che Reneé aveva partorito e che ero per questo occupata.
Basta.
Le mie dita tremavano.
Poi digitai l’unico numero che mi sentivo in grado di comporre.

Quello di Edward.
Avevo bisogno di lui. Volevo che mi portasse via da quell’inferno insopportabile. Volevo che venisse a salvarmi dal baratro in cui sapevo star annegando. Avevo bisogno di lui…
Con mano tremante, premetti il tasto  verde ed attesi.
Invano.
Il cellulare risultava spento o non raggiungibile.
Mi ricordai della nostra ultima telefonata. Della sua voce preoccupata.
Delle sue parole…

“Bella, io voglio che tu mi faccia una promessa. Mi devi giurare che mi telefonerai. Se succede qualcosa, qualsiasi cosa, tu mi devi telefonare, mandare un messaggio… ed io verrò ad aiutarti. Me lo prometti? Se non trovi me, puoi chiamare Carlisle, Esme, chiunque di noi. E noi verremo ad aiutarti.”
Non potei frenare le lacrime.
Non me la sentivo di parlare con Esme o con Carlisle. con loro non avrei potuto confidarmi. Mi vergognavo troppo di quello che era successo. Non era di loro che avevo bisogno, in quel momento.
Però, potevo mandare un messaggio ad Edward, chiedergli di richiamarmi il prima possibile…
Se davvero ci teneva a me, mi avrebbe aiutata.
Nella mia mente continuavo a ripetermi: “Edward, Edward, vienimi a prendere. Ti prego… ti prego.” Rannicchiata in un angolo, dondolandomi avanti ed indietro tra le lacrime, tenevo il cellulare tra le dita. Volevo scrivergli ma non sapevo come dirgli ciò che era successo.
Mi sentivo così male, così sbagliata.
Forse, se glielo avessi detto, avrebbe deciso di non volermi più del tutto.
Potevo rischiare?
Dovevo.
“ Edward, scusa se ti disturbo. Ho bisogno di parlarti. È molto urgente. Richiamami. Per favore, è importante. ”
Rimasi a fissare il display per venti minuti prima di decidermi ad inviarlo, poi, inghiottendo il groppo che mi sentivo in gola, premetti quel maledetto tasto.

 Sentivo bruciare fastidiosamente e dolorosamente il punto più recondito del mio corpo. Lo sentivo pulsare. E quel dolore mi ricordava in ogni istante ciò che era accaduto. Mi impediva di dimenticare anche solo per un istante.
Edward… Edward…

 < Isabella! > Sussultai, sentendo la sua voce.
Phil battè con forza sulla porta della camera del bambino. Mi ci ero chiusa dentro a chiave. Mi rannicchiai ancora di più  nel piumone nel cui mi ero avvolta, accovacciata per terra, come in un vano tentativo di nascondermi al mondo esterno.
 Mi faceva venire la nausea l’idea di tornare in camera mia.
Quando ero andata a vestirmi e a pulirla, vedendo il letto, avevo rivissuto tutto quello che era successo. Non potevo sopportarlo ancora..
< Isabella, esci immediatamente di lì! Tua madre ci aspetta all’ospedale. Muovi il tuo culo venduto e vieni. >
Impotente, aprii la porta e me lo trovai davanti.
Tenevo gli occhi bassi, evitando di incrociare il suo sguardo.
Mi diede una spinta tra le scapole e per poco non caddi giù dalle scale.

Il tragitto in auto non fu disturbato da parola alcuna.
Muti, entrambi.
Solo nel parcheggio lui mi disse: < Per quanto riguarda quello che è accaduto questa notte, non credo che tu voglia che tutti sappiano quanto ti è piaciuto, quindi vedi di non aprir bocca. Saluta tua madre e poi vieni in auto. Intesi? >
Annuii. In silenzio, scesi e mi avvicinai all’ingresso. Seguii Phil lungo i corridoi fino alla sezione di ostetricia e ginecologia.
Le pareti dipinte di rosa avrebbero dovuto trasmettere sicurezza. A me incutevano timore.
La stanza di mia madre era la quinta del corridoio B. Phil entrò senza farsi problemi. Io invece indugiai sulla porta.

Reneé stata seduta sul letto e aveva occhi solo per il bimbo che stringeva al petto.
Aveva gli occhi lucidi.
< Reneé… come ti senti tesoro? Sei riuscita a riposare un pochino questa mattina? >
Si chinò a baciarle la fronte e le sistemò i capelli dietro all’orecchio.
Provai disgusto. Avrei voluto urlargli quanto mi faceva schifo ma non ce la feci.
Stavo per piangere.
Le lacrime avrebbero sciolto il trucco e tutti avrebbero visto l’occhio nero, il labbro rotto…
Mi voltai e cominciai a correre.
Sentii mia madre chiamare il mio nome, preoccupata. La sua voce svanì quando mi infilai nelle scale. Le scesi di corsa e, ovviamente, inciampai. Riuscii a mettere le mani avanti e salvai denti, faccia e tutto il resto. Sentivo solo pulsare il ginocchio. Non era nulla in confronto al terribile dolore che stavo patendo.
Alzai lo sguardo e vidi che mi trovavo al piano terra.
Vagai per alcuni minuti senza sapere dove andare. L’istinto mi diceva di fuggire. Di andare lontano. Tornare a Forks. Andare da Edward a Syracuse.
Ma lo avrei trovato disposto ad aiutarmi? Non ne ero tanto sicura. 
Non mi aveva richiamata, non mi aveva mandato nessun messaggio. Non gli importava niente di me.

< Signorina, posso aiutarla? > Era stata una giovane infermiera a parlarmi. Mi guardava in modo strano. Sembrava preoccupata. Dovevo avere un aspetto orribile.
< Ehm, dovrei andare a trovare mia madre, in ostetricia. Ha appena avuto un bambino… temo di essermi persa. >
Lei mi sorrise e mi accompagnò ad un ascensore.
< Devi salire al quinto piano e poi girare a destra, fino a che non vedi il rosa. > mi disse con un sorriso. La ringraziai e premetti il 5. raggiunsi le orribili pareti rosa pastello e mi diressi lentamente al corridoio B.
Entrai in camera tenendo lo sguardo basso.
< Bella! > dissero all’unisono Reneé e Phil. La prima sollevata, il secondo profondamente irato.
< Bella, mi hai fatto preoccupare. Perché sei scappata in quel modo? Non vuoi conoscere il tuo fratellino? > < Scusami mamma. Mi dispiace. È stata… l’emozione. Non volevo essere così… maleducata. >
< Vieni qui, piccola. > mi disse mia madre facendomi spazio sul letto. Mi sedetti vicino a lei e mi lasciai abbracciare. Sebbene la sua presa fosse lieve e delicata, mi procurò dolore.
< Non preoccuparti, Bella. Tu sarai sempre la mia piccola bambina. > e mi baciò sulla guancia.
Mi osservò attentamente e disse: < Tesoro, ti sei truccata! > il suo tono era stupito.
< Oh… si beh… ecco… >
< Stai benissimo. È per Jason, vero? > mi chiese con un gran sorriso speranzoso dipinto in volto.
Come potevo deluderla? Come potevo dirle la verità nel momento in cui teneva la ano a quel bastardo di Phil, con il loro bambino poggiato contro il suo seno?
< Beh, anche per te. era un’occasione importante. Volevo essere carina. >
< Oh, tesoro… > mi accarezzò la guancia. < Tu sei così bella. E intelligente. Troverai qualcuno che ti ami e sarai felice anche tu come lo sono io adesso, con la nostra bellissima famiglia. >
Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre mi guardava e mi diceva quelle parole.
Phil le strinse la mano.
Forse non era colpa degli ormoni. Venni pervasa dal panico.
< Mamma? Tutto bene? Perché piangi? >
Lei scosse la testa e distolse lo sguardo dal mio, fissando il mio fratellino.
< Non è niente, piccola. Niente. non preoccuparti. È colpa del parto. È stata dura.
Con te è stato più veloce. Non vedevi l’ora di venire al mondo.
C’è anche da dire che non ho più diciannove anni… >
Sciolse la presa di Phil e, sempre cingendomi le spalle con l’altro braccio, accarezzò il capo del piccolo.
< I miei figli. Vi amo così tanto… >
< Oh, mamma… > le sussurrai baciandole la guancia e trattenendomi dal piangere.
< Siete ciò che di più prezioso io abbia al mondo. >
Rimanemmo abbracciate per qualche minuto, in silenzio.
Quando ci separammo, Reneé sorrideva. Sembrava così felice.
Non potevo, non potevo dirle cosa era accaduto.
< Bella, forse è meglio se ora lasci tua madre riposare. > la voce autoritaria di Phil ruppe il silenzio e mi fece gelare.
Baciai mia madre sulle guance e accarezzai il mio fratellino prima di lasciare la stanza.
Reneé mi saluto con un gran sorriso prima che Phil si chinasse e la baciasse sulla bocca.
Ebbi un conato di vomito vedendolo. Vedendo cosa lui avesse il coraggio di fare.
Mi diressi al parcheggio in silenzio ed entrai in auto dove aspettai Phil a lungo. Sapevo che avrei dovuto scappare. Che avrei dovuto andarmene il più lontano possibile ma non ce la facevo. Ero come incatenata, avvinta a quell’inferno. Non riuscivo a fuggire.

Quando, circa un’ora dopo, la portiera si aprì, io mi ero quasi addormentata sul sedile posteriore, sebbene avessi fatto di tutto per rimanere vigile. La notte precedente, dato ciò che era successo, non ero riuscita a dormire. sentivo la stanchezza pervadermi ma ero terrorizzata all'idea di dormire. avevo paura che tutto succedesse di nuovo...
Phil non disse nulla. Non una parola per tutto il tragitto.
Nel più completo silenzio parcheggiò e nel più completo silenzio io uscii dal veicolo dirigendomi a passo sostenuto in casa. Una volta dentro, corsi in camera mia. Mi chiusi dentro.
Osservai la stanza intorno a me.
Nulla lasciava pensare cosa fosse accaduto proprio lì appena qualche ora prima.
Cercai di ignorare il bruciore che sentivo fra le gambe e mi lasciai scivolare lungo il muro.

Piansi. Piansi a lungo fino a farmi bruciare gli occhi.

Il sole, che entrava dalla finestra con l’angolazione tipica del pomeriggio,  mi colpiva il viso. Con la mano mi levai il trucco sciolto dal volto.
In silenzio mi diressi in bagno. Mi lavai, di nuovo. E di nuovo fu inutile. Mi sentivo sporca e orribile. Una volta asciutta e vestita, sgattaiolai al piano inferiore. Sentivo la televisione accesa al piano terra. Phil probabilmente non si era accorto che ero uscita dalla mia camera. Senza far rumore, entrai nel loro bagno privato. Cominciai a cercare. Sospirai quando vidi l’oggetto della mia ricerca. Una scatola di pastiglie. Controllai due volte per essere sicura di non prendere il medicinale sbagliato e poi assunsi la piccola pillola. Non volevo che ciò che era successo la notte precedente avesse delle ripercussioni per tutta la mia esistenza. Non volevo che ci fosse neanche la possibilità che restassi incinta di Lui. Non avrei potuto sopravvivere.
Con un sospiro, rimisi tutto al suo posto e lasciai il bagno. A testa bassa, lasciai la stanza e, cercando di non fare alcun rumore, ritornai in camera mia. Controllai due volte di aver chiuso a chiave.

Una volta chiusami dentro, vidi il telefonino lampeggiare.
“Edward” pensai e corsi al piccolo apparecchio.
Le mie speranze svanirono non appena lessi il nome di chi mi stava chiamando.
Era Alice.
Smise di vibrare. Non avevo risposto. Non ne avevo avuto il coraggio. Notai che vi erano altre 9 chiamate senza risposta. Mentre piangevo non mi ero accorta che il mio cellulare stesse vibrando.
Stavo per riporlo nuovamente sul comodino quando riprese a lampeggiare e vibrare.
Con un gesto automatico e, non so quanto, inconscio, risposi.

Sentii la voce di Alice all’altro capo del telefono e, impaurita, stavo per chiuderle la conversazione ma la sua voce mi fece desistere.
< Bella? Bella, ti prego, non riattaccare. >
< Alice? > La mia voce era roca. Si sentiva che avevo pianto?
< Bella, per favore, non riattaccare. >
< Va bene, ok. >
Ci fu un attimo di silenzio e poi lei disse: < Bella, senti… >
Sembrava mi volesse dire qualcosa ma, allo stesso tempo, sembrava non ci riuscisse o non potesse.
< Ti ascolto. > la mia voce era quella di una morta.
< Senti, io ed Esme stiamo pensando di venire a trovare Reneé.
Ci ha detto che è nato il bambino… > sembrava che stesse cercando una scusa.
< Oh, sarebbe molto bello… se veniste. Reneé sarebbe molto felice di vedervi. Verreste solo voi?
< Sì. Edward e gli altri non possono lasciare la scuola ma i miei corsi non sono ancora iniziati. Forse Carlisle riesce a prendere un paio di giorni di permesso, magari ci raggiunge… > Di punto in bianco mi chiese: < Bella, come stai? Perché prima stavi piangendo? >
< Non stavo… come fai a saperlo? >
Sulla difensiva, lei mi rispose: < si sentiva. Dalla voce. Come stai? Tutto bene? > Era preoccupata.
Di sicuro non poteva neanche immaginare cosa stesse succedendo nella mia vita. Né era mia intenzione renderla partecipe. Nessuno doveva e poteva saperlo.< Sì. Qui va tutto bene. >
< E allora perché piangevi? >
< Perché… perché… sai, è nato il bambino. Sono emozionata. È tutto così strano. Però va tutto bene. Davvero. >
Lei non mi sembrava affatto tranquilla ma, per fortuna, non volle approfondire ulteriormente il discorso.
Non so perché lo feci però, senza preavviso, le dissi: < Ho chiamato Edward, gli anche mandato un messaggio. Lui non mi ha risposto. Avevo bisogno di parlargli ma non si è neanche degnato di rispondere. È stato lui a dirmi che ci sarebbe stato, se avessi avuto bisogno di lui. È un bugiardo. Io avevo bisogno di lui e lui non c’era. >
Lei tacque per un istante e poi, con voce incerta mi disse: < Ci sono io. E c’è anche Esme, Carlisle. Potevi chiamare noi… > Sembrava affranta.
< Io non avevo bisogno di voi. Avevo bisogno di lui. > ribattei con voce tagliente. Più aspra di quanto non avrei voluto. Mi affrettai ad aggiungere: < Scusami. Non volevo essere scortese. >
< No… no. Non preoccuparti. Senti, il nostro parte domani sera. Noi arriveremo dopodomani, di mattina. Su tutti i voli precedenti non c’erano più posti liberi.
Reneé ha insistito per ospitarci a casa tua. Ha detto che Esme e Carlisle possono dormire nella stanza degli ospiti ma io dovrei dormire in camera con te. È un problema? Se vuoi, possiamo prendere una stanza in albergo… >
< Ma no, non c’è alcun problema. Possiamo usare la poltrona letto. >
Mi sembrò molto sollevata dalla mia risposta e il tono della conversazione si fece più leggero.
< Allora ci vediamo dopodomani mattina. Veniamo direttamente a casa tua. >
< Non volete che vi passi a prendere Phil?avrete i bagagli… > domandai incerta. Non volevo assolutamente coinvolgerlo ma volevo che tutto sembrasse normale. Una normale famiglia.
La sua risposta, fin troppo tempestiva, mi fece per un attimo pensare che lei sapesse o sospettasse qualcosa. < No, No. Non preoccuparti. Non vogliamo disturbare più del necessario. Noleggeremo un’auto. Allora, ci vediamo domani mattina. >
< Va bene. A presto, allora. > e la telefonata si concluse in quel modo. 

Rimasi a guardare il telefonino nella mia mano per qualche minuto prima di decidermi a scendere le scale e andare a parlarne con Phil.
Lo trovai in salotto, sprofondato nella poltrona. Appena mi vide appoggiò la lattina di birra per terra e si mise seduto meglio. Mi fece segno di sedermi sulle sue ginocchia.
Lo guardai sprezzante. < Penso che Reneé ti abbia detto che alcuni dei Cullen verranno a farci visita dopodomani. I signori Cullen dormiranno nella camera degli ospiti e Alice starà in camera mia. >
Si era alzato in piedi e si era messo davanti a me. Mi squadrava minaccioso.
< Te lo dico a puro titolo informativo. Sai, non vorrei che ti venisse qualche strana idea in mente e ti presentassi in camera nel cuore della notte. Alice potrebbe non gradire i tuoi modi. Se la toccassi anche solo con un dito, sono certa che ti denuncerebbe. Chissà che non lo faccia anche io. >
Un secondo dopo sentii la sua mano colpire il mio viso. Mi fece cadere a terra, contro il divano. Restai immobile.
< Non permetterti di parlarmi in questo modo. Non azzardarti  a dire nulla a chicchessia altrimenti la prossima volta ti troverai qualcosa di peggio che un labbro rotto. > mi sibilò lui.
Mi afferrò il polso sinistro con forza. Tanto da farmi male. Mi strattonò violentemente, ordinandomi di dire che avevo capito. Mi impediva di ripararmi il volto e temevo mi colpisse di nuovo. Per questo gli risposi di sì, che avevo capito e che avrei obbedito. Soddisfatto, mi lasciò andare il polso dolorante, tornando a sedersi alla sua poltrona.

In silenzio, ingoiando le lacrime, mi rimisi in piedi e, ondeggiando, tornai in camera. Mi ci chiusi dentro e, raggomitolata tra le coperte, mi addormentai piangendo.
Non ero riuscita a tenergli testa. Ero troppo debole per contrastarlo.
< Edward! Edward! > sussurrai tra le lacrime mentre cercavo di non pensare ai crampi della fame e al terribile senso di sporco che mi attanagliava, al bruciore che sentivo…
Edward… Edward…
Nonostante lo odiassi per avermi abbandonata, non potevo fare a meno che pensare a lui. Era lui l’unico che volessi vicino in quel momento così doloroso. L’unico di cui mi potessi fidare.

La testa mi pulsava, mi doleva tutto il corpo. Non dormivo da più di ventiquattro ore e, nonostante il terrore che provavo all’idea di chiudere gli occhi, non riuscivo più a sopportare l’orrore della consapevolezza. Inoltre, sentivo il bisogno fisico di dormire. Immaginai di coricarmi vicino ad Edward, di abbracciarlo, di sentire le sue braccia intorno al mio corpo.

E fu pensando a lui che mi addormentai, stremata e sconvolta.

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: CassandraLeben