Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: OrangeBubbles    09/01/2011    3 recensioni
Durante una riunione segreta dell' Esercito di Silente, un incantesimo sbagliato, su una persona sbagliata, causerà un pò di problemi a Ron Weasley e ai suoi due compagni.
Ebbene, Ron perde la memoria. Non ricorda di essere un mago ma, come sappiamo, non sa neanche nulla dei Babbani.
-Quindi voi sareste i miei migliori amici e frequentiamo la scuola di Magia e Stregoneria di Hoghenz?- ripetè stordito.
-Hogwarts.- lo corresse Hermione con una punta di stizza nella voce.-
Genere: Comico, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Il trio protagonista, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-         Memories of a Ginger W i z a r d.

-          Just trust ‘em.

 

Ron aveva girovagato per Londra per diversi giorni, dopo quell’insolito incontro.

Siamo maghi, Ron!

Non aveva la minima idea di che fare. Si crogiolava nel fastidioso dubbio che ti divora davanti ad un bivio: credere a quei due, e a quel punto dare una svolta alla propria esistenza, o non credere a quei due, come qualunque persona sana di mente avrebbe fatto.

Ma Ron, pur non ricordando assolutamente nulla, sentiva di non essere nella norma.

Siamo maghi, Ron!

Miseriaccia, tutte le persone normali portavano con sé strani oggetti dalla dubbia origine innocua, che si suonavano, si illuminavano. A volte li portavano all’orecchio e iniziavano a parlare da soli. Ron li guardava perplesso. Sembrava quasi parlassero con quegli affari!

Altri ancora presentavano degli strani prolungamenti che si infilavano nelle orecchie. Miseriaccia, sono contento di non averne uno. Sembra che da un momento all’altro possano prendere vita e dare inizio ad un’invasione aliena!, pensò terrorizzato.

Lui non aveva niente, NIENTE in comune con loro, eppure cercava disperatamente di mescolarsi tra quella gente, di non essere un emarginato.

Perché se non poteva stare da quella parte, dalla parte dei comuni, l’altra possibilità era l’essere mago. E questa scelta lo spaventava.

Siamo maghi, Ron!

Quello che per lui era uno strano e surreale scherzo, ma che in realtà era la pura verità, gli si era rovesciato addosso come un secchio d’acqua ghiacciata e sì, l’aveva intimorito.

In quel momento vagabondava per un largo viale della periferia di Londra.

Ai lati c’erano negozi su negozi, di tre o quattro piani, che riversavano gente da tutti i fori.

Alzò appena gli occhi alla sua destra e lo vide. Non fu una coincidenza e Ron lo percepì.

Lui sapeva che il rosso si sarebbe trovato lì, quel giorno.

Da una piccola finestra dalla cornice di legno e dall’aspetto sgangherato, sbucava il viso magro del ragazzo con gli occhiali che aveva visto qualche giorno prima.

Gli occhi verdi lo scrutarono con uno sguardo amichevole e ansioso. Intercettò un leggerissimo movimento delle labbra: diceva un qualcosa ad un qualcuno. Poi, scomparve.

Ron sentì premere su di lui un’atmosfera familiare, innocua.

Mentre il suo cervello lavorava febbrilmente per opporsi a quella magnifica aria, di cui non si fidava neanche un po’, ogni singola cellula del suo corpo sembrava volerlo spingere verso quel locale dall’aspetto antico. Si chiamava il Paiolo Magico. Ronald non credeva ai propri occhi.

Fermò un passante a caso, e poi un altro, e un altro ancora, e a tutti rivolgeva la stessa domanda:

-Mi scusi, mi sa dire come si chiama quel locale?-

-Figliolo- gli rispose un signore anziano, dalla barba fitta –Non c’è nessun locale!-

-Ma non è possibile!- sbottò. –Io lo vedo!-

-Sicuro di sentirti bene, ragazzo?-

Le orecchie di Ron diventarono più rosse che mai.

-Non proprio.- ammise in un sussurro.

Dopodichè, successero tre cose in contemporanea.

Due tizi dall’aspetto insolito, con mantelli e cappelli di colori sgargianti, entrarono nel Paiolo Magico. Parlavano del Ministero della Magia.

Si scontrarono con due ragazze, ma tirarono dritto.

Una di loro era quella che aveva detto di chiamarsi Hermione. Uscì dalla locanda con un’aria mortificata.

Davanti a lei, con aria imperiosa e occhi che saettavano sulla folla, c’era un’altra ragazza.

Aveva i capelli rossi fiammeggianti, come quelli di Ron, e lentiggini sulle guance lattee.

I suoi occhi si posarono su di lui. Boccheggiò.

Hermione la portò via di corsa e Ron capì.

Le persone normali non possono vederlo.

La verità lo ghiacciò dal primo capello rosso ai piedi.

Sono un mago. Provò a mormorarlo. –Sono un ma-go.-

Suonava ridicolo. E improbabile.

Entrò al Paiolo senza curarsi di non farsi vedere dai passanti.

Al suo ingresso, qualche faccia curiosa si voltò a guardare il nuovo cliente. Qualcuno gli sorrise affabile.

I due uomini vestiti in modo particolare ciarlavano allegri con il barista. La tunica azzurra fluorescente di uno faceva a pugni con il cappello dorato dell’altro.

Ron si sedette accanto a loro e comprese troppo tardi il suo errore.

Non che fosse grave, certo, ma dimenticarsi di Dedalus Lux, membro dell’Ordine insieme ai suoi genitori, beh, era una bella fregatura.

-Ron Weasley!- esclamò Dedalus, del quale Ron non ricordava neanche l’iniziale. –Ciao, ragazzo, come procede?-

Ron sgranò gli occhi. Impallidì e arrossì ad alternanza almeno quattro volte. –T-tutto bene…?- disse, accennando appena il tono interrogativo.

Chi è questo tizio?!

-Oh, egregio, Ron!- Lux gli dedicò una poderosa, amichevole pacca sulla spalla. –Il buon vecchio Arthur, eh? E tua madre, come sta? La Tana è la solita deliziosa casetta?-

Se Ron avesse saputo come fare sarebbe scomparso, polverizzato, smaterializzato all’istante.

Chi miseriaccia è Arthur? Cos’è la Tana? E CHI E’ MIA MADRE?

Si disse che tanto valeva improvvisare. –Tutto benone, certo, tutto okay.- disse, poco convinto.

Dedalus Lux montò uno strano sorriso.

-Ma perché non sei a Hogwarts?- chiese a bruciapelo.

Ron era sul punto di fingere un malore –e non era poi tanto sicuro di dover fingere- o di svenire sul pavimento.

SALVATEMI! pensò con tanta foga che, per un momento, dati gli occhi e la bocca spalancata dell’uomo al suo fianco, arrivò alla terrorizzante idea che i maghi potessero leggere nel pensiero.

-Per la barba di Merlino, come si è fatto tardi!-

Strinse la spalla di Ron per un momento a di saluto, si allontanò dagli altri verso il centro della sala. Alzò il cappello in un ultimo congedo e dopo uncrac’, diventò una cosa informe di colore e massa prima di sparire del tutto.

Ron si scandalizzò non poco. –Ma che cazz…!- si lasciò sfuggire.

Il barista tossicchiò per riportare l’ordine.

-Signor Weasley- disse il barista in tono professionale. –Se cerca il signor Potter, mi ha incaricato di dirle che l’ha preceduta a Diagon Alley.-

-Oh, bene, bene! Devo proprio fermarmi al Ghirigoro.- esclamò contento l’uomo panciuto con la tunica azzurra. Si chinò verso di Ron e gli disse, in tono di chi se ne intende –Mi è arrivata la voce che c’è lo sconto di dieci galeoni su un certo libro sulle Creature Magiche. Voglio proprio saperne di più sugli Schiopodi Sparacoda, sai?- terminò con un sorriso mancante di un canino.

Ron si trovò a dover improvvisare una seconda volta. –Ah…sì… Gli Schiopodi Sparacoda!- ripetè con voce tremula. –Creature molto…molto affascinanti!- continuò mettendo enfasi.

Il barista ed il signore lo guardarono in silenzio: Ron capì di aver appena fatto un’epica Gaffe.

-Sì, bene, vogliamo andare, giovanotto? Ti faccio strada io!-

In un solo movimento fluido –che Ron non si sarebbe mai aspettato da un uomo con una pancia del genere-, si alzò e procedé verso la porta dietro il bancone. Il rosso lo seguì incerto.

Lo vide picchiettare una particolare stecca di legno chiaro su determinate mattonelle del muro che gli sbarrava il cammino. Come l’ostacolo si aprì –letteralmente-, Ron indietreggiò di qualche passo. Il chè fece stranire il suo accompagnatore. –Cosa c’è?- chiese sospettoso.

-Nulla, mi ha sempre fatto u-n certo effetto questo… questo… quest’incantesimo!-

-Mio caro ragazzo!- ridacchiò il panzone. –Non è certo un incantesimo questo… vedi…-

Entrarono a Diagon Alley mentre il signore spiegava a Ron cosa fosse quella cosa a cui avevano appena assistito, ma lui non ascoltava.

Si guardava attorno ammaliato, c’erano posti di ogni tipo, d’abbigliamento, ma no di certo con vestiti normali come quelli che indossava lui ora –si chiese però, cosa fosse veramente normale in quella situazione-, biblioteche con libri che svolazzavano qua e là come se avessero vita propria, negozi di scope, che sospettava non si utilizzassero per togliere la polvere, e, alla fine della strada, un’enorme costruzione di marmo bianco.

Creaturine alte poco più del suo stinco andavano avanti e indietro da quel posto, con aria indaffarata e professionale.

-Le dispiace se vado a farmi un giro? Devo cercare Harry Fett… Lott… , beh, Harry!-

Senza aspettare risposta, si rintanò in un vicolo poco frequentato. Non aveva la minima, minima idea di come poter rintracciare quel ragazzo. E la sua amica.

Forse avrebbe dovuto credergli che… credeva a quanto gli avevano detto. Che si era sbagliato a dargli degli strambi e trattarli così freddamente perché, se era tutto vero, allora era vero anche che quelli erano i suoi migliori amici. Ma, per il momento, era meglio trattenersi solo sulla questione della magia.

Miseriaccia, Ron Weasley non chiede scusa per i suoi comportamenti!

Ignorò la vocina remota che, nella sua mente, chiese: Ma…chi è Ronald Weasley?

Poi, tirò fuori quello specchio che gli aveva dato giorni prima quel ragazzo.

Glielo aveva donato, aveva insistito perché lo accettasse. A qualcosa doveva pur servire.

Ron decise che quello, era il momento adatto a scoprirlo.

 

 


Spazio per la Sbilfia. che no, non è una malattia, ma il mio soprannome.
Mi ero detta che avrei postato ogni due giorni… e quindi sono in un ritardo bestiale.
Chiedo venia, signore!
Vi prego di leggere quanto segue, perché importante per la storia.
Bene, a quanto pare Ron ha capito la faccendaccia e presto intuirà l’utilità dello specchio di Sirius.
Per questa storia purtroppo ho dovuto modificare questo particolare:
Siamo al quinto anno, perché l’Esercito di Silente c’è ancora nel suo massimo splendore, però Harry riceve lo specchio solo alla fine dell’anno. Per questa mia longfic ho dovuto cambiare proprio questo, cioè che Sirius gli da il suo dono all’inizio del libro.
Scusatemi per la modifica… ma mi era necessaria per rendere possibile la storia!

OrangeBubbles.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: OrangeBubbles