Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Miss Demy    09/01/2011    13 recensioni
New York City. La città che non dorme mai. Forse perchè è proprio di notte che si accendono le luci del Moonlight.
Un incontro improvviso, un ritrovarsi in un luogo inaspettato.
In una città, dove l'amore è solo una leggenda metropolitana, vengono meno le certezze del bel Marzio Chiba, crolla il suo Mondo e se ne crea uno nuovo, uno migliore.
Dal cap.2:
- Nessuno parlava, riuscii a sentire il suono della cintura che veniva slacciata. Non poteva essere. Seiya voleva…
Non riuscivo neanche a pensarlo, figuriamoci a dirlo.
Non mi importava delle conseguenze, aprii la porta, o meglio, ci provai.
Purtroppo era chiusa a chiave. Disperazione. Ma perché? Non la conoscevo, non sapevo nulla di lei. Eppure il cuore mi batteva forte se ripensavo al suo sguardo e alla sua dolcezza di quella maledetta-santa mattina.
“Seiya, apri questa porta. Subito. Muoviti!” ripetevo, battendo pugni sulla porta, facendo intendere che avrei continuato finché non mi avesse lasciato entrare.
Il mio respiro si faceva sempre più affannato, la mano iniziava a farmi male. Non mi importava però. Io dovevo proteggerla.

Dal cap.11
-Guardavo l'Upper East Side e mi sembrava di osservarla per la prima volta.
Quella magia che si era appena creata all'interno della stanza, con lei tra le mie braccia e Lei stretta a me, così da poter udire il suo cuore battere all'impazzata sulla mia schiena mi fece riflettere sul fatto che; bastava davvero poco, era sufficiente soltanto l'affetto e l'amore delle persone amate per rendere felice un uomo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Moonlight'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
Cap. 4: Vieni via con me

Rientrato nel mio appartamento, mi sedetti sul divano del salone.
Le serrande erano ancora abbassate e il buio all’interno della stanza rispecchiava il mio umore.
Non sapevo cosa fare, non poteva finire tutto prima di essere cominciato. Non potevo perderla prima di averle rivelato i miei sentimenti.
Avvertivo che anche lei si sentiva legata a me. I suoi occhi me lo avevano confessato la sera precedente mentre mi stringeva e anche quella stessa mattina mentre mi diceva addio.
Sapevo che non rivedermi più non era ciò che realmente desiderava. Bunny, la mia dolce e tenera Bunny desiderava solo amore e protezione.
Torturavo il mio cellulare, la tentazione di chiamarla era enorme, ma sapevo che avrebbe dovuto provare e anche quel pensiero fece accellerare i battiti del mio cuore. Non volevo che si esibisse sotto gli occhi affamati di lei di tutti i presenti.
Ma in fondo, chi ero io per impedirlo? L’unica cosa che potevo fare era cercare di proteggerla, anche se sapevo non sarebbe stato facile.
Posai il cellulare sul tavolino basso davanti al divano e mi sdraiai.
Avevo ancora un intero libro da scrivere e solo due mesi di tempo.
Non avevo voglia di scrivere, ma dovevo.
E così, tirai fuori il mio Apple e iniziai il secondo capitolo.
 
Dopo quattro  estenuanti ore a scrivere, il suono del mio cellulare mi distrasse. Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata.
E se fosse stata Bunny?
Mi alzai di scatto, dirigendomi pieno di speranze verso il tavolino del salotto.
Lessi il display e una sensazione di delusione mi percorse.
“Ciao Moran.”
“Marzio, ma cosa è successo ieri notte? Ho appena parlato con Seiya, ma dico, sei impazzito?”
Il suo tono era alto, sembrava allibito per ciò che aveva saputo.
“Moran, cosa vuoi che ti dica, volevo conoscerla io e lui mi ha sfidato.”
La verità era un’altra ma non volevo che Moran la sapesse. Non perché non mi fidassi di lui, ma perché non volevo parlargli dei miei sentimenti verso Bunny. Lui non avrebbe capito. Era un caro amico ma anche un playboy, sapevo la sua opinione sulle Moonlight dancers.
Mi disse che sarebbero tornati al Moonlight quella sera, Seiya non aveva digerito la storia della sera precedente e ora per lui quella ragazza era diventata una questione di principio.
Il sangue mi gelò nelle vene, il senso di impotenza mi divorò.
Non volevo che la toccasse, che la spaventasse. Lei non lo avrebbe voluto ma lo avrebbe dovuto accettare. Diceva che si sarebbe abituata ma io non volevo che lo facesse. Lei doveva essere felice, la vita era già stata crudele con lei davvero troppo, non doveva ancora pagare per colpe che non aveva.
Riagganciai il telefono dopo aver salutato Moran dicendo che sarei andato al night club da solo. In fondo non era il caso, dopo quello che era successo, di avere Seiya intorno.
Ripresi a scrivere, tutto sommato l’argomento da trattare si era fatto meno enigmatico.
In una città dove si può trovare di tutto, io avevo trovato colei che riusciva ancora ad essere ingenua e piena d’amore. Riuscii a rispondere a una delle tante domande del mio libro. Sì, a NYC l’amore esisteva ancora. Io lo avevo trovato.
 
Quella giornata, dopo essermi separato da Lei, sembrava non finire mai. Contavo le mancanti prima di poterla rivedere, mi sembravano un’eternità.
 
Ore 23.30
Moonlight - East Side.
Ero già all’interno del locale, e sebbene fossi arrivato da solo, una volta dentro la solitudine non si avvertiva più.
Vi erano sempre coppie di hostess pronte ad accompagnare gli arrivati ai tavoli; pronte sempre a fare loro compagnia.
Ma quella sera, sebbene Rea volesse intrattenermi durante lo spettacolo, le dissi cordialmente che stavo bene da solo e che volevo solo guardare lo spettacolo.
In realtà, io volevo solo guardare Lei. Volevo solo lei, Bunny.
Vidi arrivare Moran e Seiya. Senza aspettarmelo, vennero insieme verso di me.
Salutai Moran e, come se nulla fosse accaduto, Seiya mi porse la mano.
Aggrottai la fronte, porsi la mia.
“Ciao Marzio, complimenti per la mira!”
Non capivo, non era in collera con me, anzi, aveva il solito sorriso allegro e divertito.
“Tranquillo, a me quella ragazza non importava più di tanto. Io… beh, le preferisco più esperte!”
Mi fece l’occhiolino come a far intendere che la sera precedente Bunny era stata troppo timida e questo gli aveva fatto perdere l’interesse.
“Non ci riproverai più, quindi?” domandai, ricordando la telefonata di Moran.
Sorrise di nuovo: “No, tranquillo. All’inizio mi ero fatto prendere dall’orgoglio maschile, ma credimi, non ne vale la pena, è tutta tua!”
Non volevo che parlasse così di Bunny, per me era preziosa, ma non potevo dire nulla, non volevo mettere in mostra i miei sentimenti davanti ad uno che non sapeva neanche cosa fossero.
Rimasi in silenzio, sentendo i due ragazzi parlare, fino a quando lo spettacolo iniziò.
Alcune Moonlight dancers aprirono lo show e, tra un balletto e un altro,  io speravo che Lei non si esibisse.
Purtroppo il mio desiderio non fu esaudito.
Accolta da numerosi applausi di presenti in delirio, la mia Bunny salì sul palco. Stasera non in versione Sailor, ma con un gonnellino inguinale, velato, bianco che mostrava un perizoma dello stesso colore e un reggiseno bianco con delle lavorazioni dorate. In testa una corona, la rendeva una regina sexy e desiderata. Era stupenda, non credo ci fossero parole per definire la sua bellezza.
Il suo corpo era così perfetto e provocante che nessun uomo del Pianeta  potesse resisterle.
Io stesso, appena vidi tutte le sue forme, non riuscii a controllarmi. La desiderai ancora di più. Volevo farla mia, salire su quel palco per prenderla e portarla via con me, stringerla, baciare ogni centimetro del suo corpo fatto di velluto, sentire il contatto della sua pelle nuda a contatto con la mia e, infine, farla abbandonare al piacere.
Credo che lo stesso pensiero, mentre lei si muoveva con più spigliatezza rispetto alla sera precedente, fosse nella mente, e non solo, di tutti i presenti.
Con la differenza che loro volevano soltanto soddisfare se stessi, io volevo amarla.
Il pubblico era in delirio alla vista dei suoi sensuali e audaci movimenti. Lo sarei stato anche io se non la avessi conosciuta, se non avessi saputo chi in realtà fosse. Guardai il suo tenero e stupendo viso, era ravvivato dal trucco, ma il suo sguardo e i suoi occhi erano sempre gli stessi. Malinconici, tristi, bisognosi di amore e rassicurazioni sulla salute della piccola Usa.
Incrociò i suoi occhi con i miei. Si stupì, non si aspettava di vedermi lì, o forse si vergognava di farsi vedere in quel modo da me. Fino a quella mattina mi aveva mostrato le sue emozioni, mi aveva confidato la sua storia. Ora sapevo che si imbarazzava a mostrarmi ben altro. Io continuavo a fissarla nell’azzurro limpido dei suoi  occhi, il mio sguardo era serio, volevo mostrarmi arrabbiato, facendole capire che non volevo dirle addio, che non mi rassegnavo all’idea di starle lontano.
Ricambiò per alcuni minuti il mio sguardo, mentre continuava a ballare nella mia direzione. Voleva sedurmi, giocare con me, vedere per quanto tempo la avrei guardata in viso senza cadere in tentazione e guardarla addosso.
Chi lo sa se rimase delusa o fu contenta notando che i miei occhi erano rimasti ad ammirare lo specchio della sua anima, che nessun altro riusciva a vedere.
Sono certo, però, che la sua fosse una tattica per capire se anche io fossi in realtà come tutti gli altri o se potesse davvero fidarsi di me.
Mi sorrise, ma solo in apparenza, in realtà soffriva. Per quella situazione di imbarazzo, per sua sorella, per i suoi genitori, per non potersi lasciare andare ai suoi veri sentimenti. Sì, quella sera fu tutto chiaro, lei provava qualcosa per me.
Pieno di rabbia, mi alzai di scatto mentre continuava a ballare. Non ci riuscivo, era più forte di me. Non ce la facevo a vederla così. Lei non era quella che appariva durante i balletti sensuali. Lei era Bunny, la mia Bunny, la mia dolce e tenera Bunny.
Mentre mi allontanavo dal palco, la vidi con la coda dell’occhio guardarmi con curiosità fin quando non scomparii dalla sua visuale.
Mi diressi all’ingresso dei camerini, sapevo che dopo l’esibizione si sarebbe diretta lì e, stavolta, non avrei permesso a nessuno di portarla via. Io dovevo parlarle.
Quando udii calorosissimi applausi, capii che l’esibizione era finalmente finita.
Il cuore iniziò a battermi forte, tra qualche minuto la avrei rivista, le avrei parlato.
Ed eccola. Adesso, lontano dalle luci dei riflettori, il suo sorriso malizioso e forzato era scomparso, facendo ritornare il suo viso malinconico e dolce.
Mi vide e abbassò lo sguardo. Perché con gli altri non lo faceva? Perché era solo con me che si vergognava di farsi guardare negli occhi? Credeva forse che avrei capito che si stava innamorando di me? Chissà.
Cercò di entrare nel camerino, ma glielo impedì, bloccandole il passaggio.
“Bunny, io…”
“Lasciami passare, Marzio.” La sua voce tremava, il mascara si stava sciogliendo a causa delle lacrime che avevano iniziato a scenderle sul viso che teneva basso.
Con un braccio la spinsi verso me, cingendole la vita, cercando di farmi guardare in viso. Era tesa, voleva andare via da me. Strano, la sera prima si era rifugiata tra le mie braccia e ora voleva evitarmi.
“Ti prego, non andare via, non voglio spaventarti, non voglio farti del male, non te ne farei mai, lo sai.” Anche la mia voce tremava, ma per paura di spaventarla, per paura che andasse via da me.
Mi guardò e notai il suo dolore. Con le lacrime che le appannavano quegli occhi tanto belli e la voce piena di rabbia mi disse:
“Me ne stai facendo, Marzio! Non sai quanto male mi stai facendo!”
Mi uccise. Perché? Per quale assurdo motivo diceva una tale pazzia?
“Che cosa dici? Come puoi dirlo? Io non ti ho mai fatto male, sono sempre stato gentile con te, perché sei ingiusta?”
Nel frattempo la tenevo fra le mie braccia, stretta ma, riuscendo a  guardarla in viso.
Prese un respiro e poi aggiunse:
E’ proprio con la tua dolcezza, è proprio con il tuo modo di essere così adorabile con me che mi stai facendo del male.”
Adesso la mia stretta aumentò. La abbracciai così forte da toglierle il respiro, così intensamente da poter sentire il suo odore. E lei, ora, poteva udire il mio cuore battere forte solo per lei.
Mi amava, non mi ero sbagliato. Lei amava me.
E ora che fare? Come dovevo comportarmi? Se le avessi detto di amarla forse le avrei fatto ancora più male.
“Bunny, non piangere…” dissi mentre cercavo di tranquillizzarla tenendola stretta a me.
Ma lei piangeva e combatteva con se stessa. Da una parte voleva rimanere stretta a me, dall’altra sapeva che ciò avrebbe complicato le cose e voleva andare via.
La lasciai andare e lei, guardandomi per l’ultima volta negli occhi, mi disse: “Perdonami, Marzio, ma devo dirti addio.”
Si voltò verso il camerino, asciugandosi le lacrime, quando una voce la costrinse a voltarsi nuovamente.
“Bunny, c’è qualcuno che stasera apprezzerebbe la tua compagnia.” Era lady Amy con un uomo di circa trent’anni.
La ragazza aveva uno sguardo serio, come se avesse notato tra noi qualcosa che le aveva dato fastidio e cercasse di rimproverare tra le righe Bunny.
 L’uomo invece era il classico esempio di newyorkese che, dopo una giornata di duro lavoro, avesse bisogno di rilassarsi.
Già lo odiavo. Per come la guardava, per come la mangiava con gli occhi. E io in quel momento non potevo fare nulla.
Anzi, qualcosa potevo fare.
“Mi spiace, ma ho appena invitato la signorina a farmi compagnia e ha già accettato.”
Rimasero tutti sorpresi, compresa Bunny. Era stupita, sapevo che adesso si sentiva al sicuro. Anche per quella sera non avrebbe dovuto fare ciò che non voleva.
“È cosi?” domandò la giovane donna, scrutandomi dopo aver visto gli occhi di Bunny sporchi dal trucco rovinato.
“Sì, per stasera ho già compagnia.” La voce di Bunny era dolce e aggraziata e io riuscii a notarvi anche un po’ di gioia.
L’uomo ci rimase male e, insieme a lady Amy, tornò ai tavoli in cerca di qualche altra intrattenitrice.
Io invece mi sentii sollevato.
Guardandomi negli occhi Bunny mi disse:
“Vuoi davvero la mia compagnia?”
Rimanendo serio, dispiaciuto per la nostra precedente conversazione, annuii.
Mi prese sottobraccio e mi condusse verso la sua stanza. Non parlava ma il suo sguardo era strano, confuso, come se fosse delusa.
Una volta dentro la sua stanza, mi lasciò il braccio. Mentre potevo scorgere le lacrime scendere ancora una volta dai suoi occhi tenuti bassi, nonostante la camera fosse buia, iniziò a tirare giù le bretelle del reggiseno.
“In fondo sono contenta che la mia prima volta sia con un ragazzo che mi ha trattata bene, che mi rispetta.” Un singhiozzo, un altro.
Mi avvicinai a lei, fermando le sue mani con le mie, facendo in modo che non si spogliasse.
Le sistemai le bretelline e accarezzai il suo viso per asciugarle le lacrime.
“Cosa dici, piccola? Pensi davvero che farei una cosa del genere? Non potrei mai.”
Era incredula: “Ma hai detto che volevi la mia compagnia, giusto?”
Sorrisi e annuii: “Non capisci che, vorrei proteggerti da chiunque voglia approfittare di te senza considerare la tua ingenuità? Bunny, io non voglio che qualcuno ti tocchi, il solo pensiero mi fa impazzire, ma non potrò proteggerti sempre. Prima o poi capiterà che qualcuno riesca ad entrare qui, anche se tu in realtà non lo vuoi, anche se io ne morirei.”
Ero fuori di me al solo pensiero, poggiai la mia fronte contro la parete. Avrei voluto sbatterla e rendermi conto che era tutto un sogno. Che la realtà era diversa. Nessuna Bunny dolce e tenera, nessun essere perfetto che sconvolgesse la mia vita.
“Chi sei tu che in punta di piedi entri nella mia vita sconvolgendo la mia esistenza?”
Mi voltai dopo averle sentito pronunciare quelle dolci parole.
Mi guardava e i suoi occhi malinconici parlavano.
Col respiro affannato, avvicinandomi a lei, tra sentimenti contrastanti di rabbia, impotenza e amore nei suoi confronti, risposi:
“Tu chi sei che, solo con un tuo sorriso, fai crollare le mie certezze e mi rendi un uomo diverso, un uomo migliore?”
Rimase in silenzio, voltandosi di spalle e avvicinandosi alla portafinestra da cui era possibile ammirare la Luna piena.
La sentivo piangere.
Le andai dietro e cingendola con le mie braccia le chiesi:
“Bunny, ti prego, vieni via con me. Io ho bisogno di te, io…”
Si voltò di scatto verso me, ora eravamo uniti, così vicini da sembrare un tutt’uno.
Mi mise l’indice della mano destra sulle labbra:
“Ti prego non dirlo…”
Baciai il suo dito e lei ansimò, di paura.
“Non capisci che non sono come gli altri? Sì, lo sono stato ma da quando ti ho conosciuta io mi sento diverso, tu mi hai reso diverso.
Grazie a te, ai tuoi dolci occhi e al tuo modo di essere, così ingenuo e tenero, il mio mondo è crollato, tu ne hai costruito uno migliore. Io non voglio perderti, non ora che ti ho trovata.
Io ti amo, Bunny.”
Una lacrima scese dal mio viso, per la prima volta in tutta la mia vita, non me ne vergognai.
Il suo sguardo ora era triste e combattuto, so che avrebbe voluto dire anche lei che mi amava, percepivo che voleva lasciarsi andare a quel dolce sentimento di cui entrambi avevamo bisogno.
Accarezzò il mio viso, con le dita tremanti, per asciugarmi le lacrime.
“Tu mi ami?” incredula, chiese.
Annuii soltanto, sorridendole e guardandola con intensità negli occhi. Stavolta volevo che fossero loro a parlare, a farle capire la verità.
“Marzio, credimi, prima non volevo trattarti male dicendoti che mi stai facendo del male. Perdonami.
Il fatto è che io non sono abituata ad avere qualcuno che mi voglia bene, che mi faccia sentire bene. Tu con la tua dolcezza e il tuo essere protettivo, mi hai spiazzato.
Io so di provare un profondo sentimento per te ma non posso, devo frenarlo prima che mi faccia morire.”
Nel frattempo continuavamo a stare abbracciati. Io con le braccia attorno alla sua schiena nuda e lei con le mani sulle mie braccia.
Nessuno dei due voleva allontanarsi.
“Bunny, vieni via con me, credimi, ti aiuterò, ti proteggerò, mi prenderò cura di te e Usa. Non sei obbligata a stare qui, non più.”
Abbassò lo sguardo, scuotendo la testa.
“E se ti stancassi di me? E se non fossi in grado di affrontare la mia situazione? Io che farei? Non potrei più tornare qui. E poi… ho firmato un contratto annuale con lady Amy e recedere significherebbe dover pagare un risarcimento di una somma a tanti zeri. Io non posso.”
“Sei quindi disposta a concederti al primo schifoso che voglia approfittare di te? Vuoi davvero perdere la tua ingenuità con il primo che capiti? È questo ciò che vuoi? Vedere ogni sera uomini mangiarti con gli occhi e usarti come se fossi una delle tante?”
Mi guardò sconvolta e spaventata.
“Vuoi che la tua prima volta sia solo un dovere professionale? Sei disposta a questo invece di fidarti di me?” continuai, cercando di farla ragionare, stavolta con un tono più dolce.
Scrollò la testa, che teneva bassa, come a dire no, mentre la sentivo tremare e piangere.
“Vieni via con me, amore mio.” Lo sussurrai al suo orecchio e le baciai la guancia. Era bagnata dalle lacrime e morbida.
Mi cinse il collo con le braccia e accarezzò i miei capelli. Era una sensazione divina.
“Voglio che la mia prima volta sia con te.” Mi baciò il mento.
Rimasi di sasso. Lei voleva farlo per la prima volta con me. In che senso?
“Cosa significa?” domandai.
“Se lavorare qui significa concedersi a chi lo desideri, allora voglio che la prima volta sia con te.”
Mi sentii crollare il mondo addosso, quel mondo migliore che lei, con la sua dolcezza, aveva costruito.
Mi allontanai da lei, voltandole le spalle:
“Scordatelo. Non sarò per te il primo di una lunga serie di approfittatori. Io… io ti voglio tutta per me, lontano da questo posto. Perché ti ostini a non capire? Perché non vuoi fidarti di me?”
“Non volevo offenderti. Mi dispiace. So che non approfitteresti mai di me e sappi che non ti considero uno da usare. Anche io ti vorrei tutto per me. Anche io vorrei essere tutta tua, Marzio.”
Mentre parlava mi teneva una mano tra le sue. Non riuscivo a vederla, dato che ero di spalle, ma avvertii il suo sguardo confuso e sempre più triste.
“La proprietaria non mi lascerebbe mai andar via. Mi considera una delle migliori. Sia perchè, essendo nuova, attiro maggiori spettatori e sia perché… insomma…sono ancora…”
Mi voltai di scatto. Il mio cuore ormai aveva cessato di battere. Avrei preferito morire al suono di quelle parole.
“Allora ti concederai, non è vero?”
“Non voglio ma ho un contratto che lo prevede, i soldi mi servono e qui mi pagano bene. Credimi, lo faccio solo per Usa, non me lo permetterei mai se, per colpa mia, lei non potesse essere curata.”
I suoi occhi lucidi tremavano e brillavano allo stesso tempo.
“Mi costringi a prenderti e portarti via se non vuoi capire che non devi preoccuparti. Ci penserò io a voi. Mi prenderò io cura di te, piccola mia.”
“Marzio, non rendere tutto più difficile, io non avrei mai dovuto incontrarti. Adesso è tutto complicato, non doveva esserlo…”
“Potrebbe essere tutto più semplice, potresti essere felice. Potremmo esserlo assieme.”
“Marzio, lady Amy non accetterebbe mai che io andassi via e, se anche riuscissimo a pagare l’enorme risarcimento, lei è molto influente in questa città, hai visto quanti uomini di potere frequentano questo locale, molti sono medici del reparto dove è ricoverata mia sorella. Ho paura che si vendichi su Usa. Non posso permetterlo. Mi dispiace.”
 Adesso non sapevo più cosa dire, come convincerla.
Mi sentivo di nuovo impotente. Avrei tanto voluto svegliarmi da quell’incubo che ci voleva separati.
Portai la mia mano alla testa, tirando indietro i ciuffi che mi scendevano sulla fronte. Ero confuso, in quel tunnel senza uscita.
Lasciò la mia mano e si voltò.
“Ti prego, se è vero che mi vuoi bene, và via, Marzio. Te lo chiedo per favore.” La sua voce tremava, Lei combatteva con le sue emozioni, coi suoi sentimenti e piangeva.
Chiusi gli occhi per un attimo, cercando di rimanere lucido.
Mi avvicinai a lei, le accarezzai i lunghi capelli, che quella sera aveva tenuto sciolti, e baciai dolcemente la sua guancia.
“Non puoi neanche immaginare quanto bene ti voglia. Sappi che ci sarò sempre per te.” Lo sussurrai e poi, facendomi coraggio, nonostante sentissi il mio cuore frantumarsi e lei singhiozzare, uscii dalla stanza, richiudendo la porta dietro di me.
 


Il punto dell'autrice

Eccomi con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto!
Ovviamente ho ancora tanto da scrivere e tante emozioni da regalarvi, quindi spero continuerete a seguirmi e a farmi sapere cosa ne pensate, per me è davvero molto importante.
Vi ringrazio di cuore per tutto l’affetto che mi dimostrate!
Un bacio e a presto!
Demy

Image and video hosting by TinyPic
Moonlight fan club Facebook
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Miss Demy