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Autore: Heven Elphas    09/01/2011    3 recensioni
Ci sono ricordi che mi fanno ragionare più a fondo ed altri che invece riesco a raccontare con ironia e distacco, parlare del rapporto con il mio geco leopardino fa parte della prima categoria, insieme alla mia musica. Qualsiasi altra cosa credo sia compresa nella seconda, soprattutto l’Amore e i sentimenti, la famiglia e la carriera e via dicendo. Quindi riprendiamo la trama da questa categoria di cose inutili ed insensate… Alla gente sembra piacer leggere dei fatti amorosi più di qualsiasi altra cosa. ----- Chance Millen suona in una cover band Grunge ed è in corsa verso il suo futuro come musicista, mentre l'attrazione per Kory Thorne continua a distrarlo e disilluderlo. Non è una storia così romantica e idilliaca come sembrerebbe, però... L'indcisione e le contraddizioni del protagonista continuano ad infierire su tutto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '...The laziest days of a life...'
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Don’t lie to me…

 

 

Where Will You Sleep Next Night…?

 

 

 

I can’t find the right way so I keep sleeping in the lane. (1)

 

 

 

  About Chance

        

 

        Se non sei fan dei Nirvana ma hai letto questo mini-diario fin qui, allora sei davvero una persona da stimare. O forse semplicemente sei stato così insano da farti catturare dalle parole di Chance fin dal primo insulto…

      Non importa comunque, perlomeno a me non è che interessi qualcosa di che musica ascolti e del perché stai ancora leggendo queste pagine. Basta che le parole ti siano entrate dentro e che il caro Millen ti scorra nelle vene almeno la metà di quanto scorre dentro le mie continuando ad avvelenarle. No, non sono i Nirvana che devi aver dentro, non è Kurt, a questo punto il vero motivo per cui sei ancora incollato a questo quaderno è solo lui. Chance Millen, il ragazzino egoista e schizzato che era convinto di avere il mondo in mano.

      Se hai accettato ognuna delle sue frasi sarcastiche, così come quelle profonde, o quelle davvero senza senso, allora fermati ancora un po’ a sprecare il tuo tempo. Te lo assicuro, non è poi così buttato via…

      Okay, sono Rick Clawely ed ora ho i miei bei ventidue anni. Penso mi conosciate già abbastanza, comunque piacere…

 

***

 

      Quando avevo sedici stupidissimi anni ricordo che c’era un unico motivo al mondo per cui avrei potuto mandare all’aria tutto quanto. Certo, non ero l’unico che la pensava a quel modo, ma non si trattava solo di quella cosa in sé. No… Non era la musica nella sua pura essenza ciò per cui avrei dato tutto. Ovviamente non sto rinnegando la musica, perché senza di lei probabilmente ora mi troverei a correre tra i fornelli del ristorantre di mio padre e non sarei qui a raccontare ciò che stai per leggere.

      Dicaimo che quando ero un ragazzino la mia ragione di vita era la musica… Sì, ma quella di Chance.

      So bene che la morale espressa nelle sue pagine è “non accontentarti mai, vai a vanti e trova anche il peggio che c’è… Però continua a cercare oltre quello che hai”. Come dice pure il testo della sua canzone scritta proprio in occasione della sua partenza per Londra… Bella canzone davvero. Mi piace ancora un sacco quando l’ascolto. Però, come accadeva spesso, non sono affatto d’accordo con le sue parole.

      Quello stupido egoista non avrebbe mai potuto pensare altrimenti, ma io non sono mai stato come lui. Accontentarsi per me è una cosa più che giusta, soprattutto quando ci si accorge di avere tra le mani tutto ciò che si è sempre deisderato. Perché cercare qualcos altro quando hai il meglio? Lui questo non lo riusciva a capire… Figuriamoci. Per lui c’era sempre altro da raggiungere. La famiglia, gli amici, la sua casa, i soldi e l’amore non erano abbastanza a suo parere. E credimi, nonostante ciò che diceva lui, possedeva davvero il meglio che potesse trovare.

      Però come potevi spiegarlo ad un’anima incontentabile e smaniosa come Chance?

      Lui era il tipo di persona che una volta che si fosse ritrovato sulla cima della montagna più alta avrebbe anelato al cielo. Per me era seriamente un errore… Perché prima o poi sarebbe arrivato a non aver più niente da conquistare e allora avrebbe avuto seri problemi. D’altronde non potevo nemmeno farci nulla… Era inarrestabile e poi con tutta quella sua cocciutaggine non sarei riuscito a fermarlo.

      Forse è meglio così, no? Tu che credi? Se fosse stato diverso non avrebbe dato fuori di matto quando a sedici anni decise di abbandonarci tutti quanti ed andare a Londra. Solo per puro egoismo e per pura smania. Voleva davvero prendere in mano la chitarra e cambiare il mondo. Che sciocco…

      Ma di sciocchi così ce ne vorrebbero di più, perchè la sua stoltezza mi ha cambiato seriamente la vita. Se non avessi mai avuto Chance con me non avrei mai capito nulla di quello che avevo attorno. Non avrei mai capito la mia vita, non avrei mai capito l’amore e nemmeno l’amicizia. Sì, neanche la musica… Era lui con quella sua fissa di suonare che mi aveva spiegato tante cose.

      Mai a parole ovviamente, lui se parlava sparava solo stronzate che non stavano né in cielo né in terra. Era difficile anche capire i testi che scriveva, perché se non entravi nella sua testa era davvero un’impresa comprendere una metafora. Aveva avuto poche volte la pazienza di spiegarmi perché aveva scritto quella frase e non un’altra e, quando io continuavo a non capirlo, si limitava a sorridermi e darmi una pacca sualla schiena. Eppure penso che nemmeno lui a volte si capisse veramente… Anzi, quando questo quaderno mi è capitato fra le mani ed ho letto il modo in cui ha cercato di spiegarsi, mi sono accorto che non si è mai compreso appieno nemmeno lui. Stupido Millen…

      Era davvero convinto che da solo ce l’avrebbe fatta e non ha fatto altro che mentire a se stesso quando pensava di non aver bisogno di noi. Di me…

      Chance non ha mai saputo comprendere la realtà nella quale viveva e che lo annoiava così tanto, era solo un idealista con un ego spropositato. Esatto, un idealista… Un dannatissimo sognatore. Anche se pensava di essere una persona con i piedi per terra ed iper realista, la verità è che lui non ha mai aperto gli occhi su quello che lo circondava. Leggendo queste pagine ha addirittura ammesso che si vedeva a suonare su un enorme palco e, insomma, uno così come puo’ essere realista?

      Ma Chance, anche a distanza di due anni dalla sua partenza, non aveva ancora voluto aprire gli occhi sulla realtà che gli si parava davanti fissandolo con un sorriso storto. Lui preferiva vivere nel suo mondo concentrato attorno a se stesso e alla sua musica, continuando a convincersi che poteva farcela da solo e che presto sarebbe andato a Wembley ricevendo ovazioni. Dio, Millen, così patetico e svilente con la tua utopia.

      …Torniamo però a dove lui ha lasciato a metà la sua storia, senza nemmeno lasciarci il piacere di sapere che cosa ha deciso. Sì, quando ho trovato questo diario ho proprio pensato che se qualcuno l’avesse mai letto avrebbe voluto conoscere la fine. Le storie hanno sempre una fine, no? Iniziano spesso da un punto caso, anche se quella di Chance è iniziata appositamente con Kory solo perché è l’unica cosa che in vita sua non è riuscito ad avere. L’unica cosa che gli ha dimostrato che la vita non va sempre come vogliamo… E, probabilmente, quella con Kory è pure la scopata mancata che rimpiange. 

      Per quanto riguarda la fine, beh, quella non puo’ essere mica ambientata in un locale squallido con Thorne che se ne va. C’è molto di più, dopo… C’è Chance che è tornato a Camber. Questa dovrebbe essere la fine. Lui che torna da me in un bell’idillio romantico che tanto avrebbe odiato scrivere. Vergognoso, sminuente… Voleva fare “l’uomo” forte ed indifferente, lui. Ma no, non ce la faceva affatto. Tutti abbiamo bisogno di mostrarci deboli ad un certo punto, quando ormai ci hanno rubato le speranze e quando non c’è modo per andare avanti da soli. Lui aveva bisogno di me… Per scrivere canzoni e suonarle su un palco, sì. Ma anche per non perdersi nella vita che non riusciva proprio a capire.

      Chance era come uno stupidissimo ragazzino con un maglione troppo largo indosso, perso in una foresta di rovi in cui regnava una notte perenne. Lui, lì in mezzo ad occhi chiusi, andava a tentoni immaginando di poter essere libero in una steppa ventilata, continuando però a sfregiarsi il viso ed impigliarsi nei rami spinosi. Io ero la persona che, con la torcia in mano, andava a soccorrerlo e lo guidava promettendogli che prima o poi la steppa l’avremmo trovata. Ovviamente sapevo benissimo che non c’era uscita dalla foresta, ma lui aveva solo bisogno di sentirselo dire per poterla sognare.

      La via d’uscita che Chance cercava ed ancora sta cercando, sdraiato sul mio pavimento con la chitarra fra le braccia, è sempre stato il successo.

      -…ti sei convinto proprio di finir di scrivere quella stronzata? Scrivi una canzone con me, andrebbe tutto meglio. Magari è la volta buona.-

      Continua a ripetermi da ore, strimpellando e lasciando che il suono distorto della sua Explorer color fango si infranga contro le pareti. Sì, lo sa che voglio finire il suo diario… Ma non ha detto nulla, probabilmente curioso di vedere che cosa scriverò di lui. Rischierò di farlo incazzare e di certo prenderà la sua roba per uscire da questo appartamento e lasciarmi un’altra volta. Ci ho fatto l’abitudine ormai, ma tanto so che tornerà lo stesso dopo due giorni passati per i vicoli, in preda all’insonnia. Fa così da tre anni… Sì, sono tre anni che stiamo in questo piccolo trilocale che da sulla spiaggia di Camber. Una di quelle casette in mattoncini rossi lungo Saunders Way che lui non sopportava affatto. O meglio, l’appartamento era mio e lui ci si è trasferito abusivamente e senza troppe cerimonie, sapendo che non avrei mai potuto buttarlo fuori. Il solito cane randagio che bazzica i vicoli più squallidi in cerca di una mano che gli tenda cibo… Sempre la solita mano amichevole e conosciuta, comunque. Ma facendo il vagabondo continua a far finta di non essersi affezionato.

      Insomma… è proprio tre anni fa, in una sera d’estate in cui soffiava vento caldo dalla costa, che Millen si è fatto trovare fuori dalla mia porta di casa. Quando ho aperto me lo sono ritrovato davanti proprio come quando mi aveva lasciato. Clark consumate, jeans stracciati e camicia stropicciata, zaino e custodia della chitarra in spalla e… No. Mancava Jim. Ecco quello che l’aveva spinto a tornare, la perdita del suo geco leopardino.

      Sembrerà da pazzi, ma Chance aveva un legame unico e davvero bislacco con quell’animaletto trovato casualmente. Era Jim che l’aveva spinto a lasciare casa per trovare la sua agognata Libertà,  che l’aveva accompagnato ovunque nel suo peregrinare e che infine era stato al suo fianco a Londra, per quei due anni e mezzo. Quando aveva perso l’unico punto fisso a cui era riuscito ad attaccarsi, le sue speranze erano morte e quindi era venuto a cercare me… L’altra cosa che gli avrebbe dato sicurezza nel mondo.

      -Ho bisogno di un posto dove dormire… Stanotte sono stato al parco e mi fa male la spalla. Ah, tua madre ha detto di non ospitarmi altrimenti non ti farà più mettere piede in casa sua.-

      Mi disse semplicemente, mentre io gli facevo spazio sulla soglia per farlo entrare. Non potevo davvero crederci, pensavo che fosse un sogno… Dico, riavere Chance davanti in quel modo spudorato e senza nemmeno un preavviso quando ormai credevo che si fosse dimenticato di me, era davvero un viaggio da acido. Un’allucinazione creata dalla mia mente.

      -…non penso comunque di volercelo rimettere. Hey, Chance… Non ho un materasso in più.-

      Risposi io non sapendo che dirgli e lui lasciò la sua roba a terra alzando gli occhi castani su di me con un mezzo sorriso sulle labbra.

      -Tanto non lo useremmo lo stesso. Ah! Ti ho preso degli occhiali da urlo, dato che mentre mi davo all’elettronica mi piacevano un sacco.-

      Dicendolo tirò fuori dallo zaino un paio di occhiali da sole gialli con le lenti viola che io presi in mano e guardai scettico.

      -All’elettronica…?-

      Lui fece spallucce prima di togliersi la camicia da boscaiolo e restare con la t-shirt verdognola e scolorita. Non mi stupii che avesse cercato di darsi ad altri generi, dato che crescendo si cerca sempre di evolversi sentendo più roba possibile. Certo che Chance e l’elettronica non erano proprio un connubio magico. Ma da quanto mi ha spiegato più tardi era stata una fissa momentanea, sfuggita poi quando l’effetto della ketamina non gli piaceva più.

      -Perché non li provi quegli occhiali?-

      Mi domandò sedendosi sul tavolo ed alzando le sopracciglia aspettando che io gli obbedissi. Però continuai a fissarlo senza riuscire a muovermi da dove ero. Aveva tagliato appena i capelli e gli arrivavano tutti davanti al volto pallido dandogli un’aria ancora più sbarazzina e trasandata.

      -Perché ho paura che, se ora me li metto, tu scomparirai di nuovo in una giornata soleggiata ed abbagliante di Luglio…-

      Ridacchiò e con un movimento della testa si spostò la frangia dal viso, prima di metterci in mezzo le dita e spettinarla ancora. Non era poi cambiato molto da quando mi aveva lasciato… O perlomeno la prima impressione era quella. L’unica cosa cambiata, ora lo so bene, è che ora è meno convinto di poter arrivare a Wembley. …Ho detto “meno convinto”, non “del tutto demotivato”. Idealista lo rimarrà fino alla fine… Sì, Chance e la sua Utopia sono inscindibili.

      -Siamo ad Agosto ormai, Rick… Quindi potresti mettere quegli occhiali per il prossimo anno. Pensavo comunque di rimanere per un po’, quindi vai tranquillo e fammi vedere come stai.-

      Biascicò con il sorriso vago sulle labbra ed io infilai velocemente gli occhiali, ma non per obbedirgli. Volevo coprire le lacrime che stavano riempiendo i miei occhi velocemente… Dannato Chance, riusciva solo a farmi piangere come una ragazzina del cazzo. Lui piegò il capo e si grattò il mento osservandomi, prima che quel sorriso si allargasse in una splendida curva di gioia e ed incontenibile appagamento.

      -Dovresti darti all’elettronica pure tu… Anche se dicono che ora va più quel genere stupido che chiamano “Indie”. Che schifo di mondo, eh? Io che canzoni dovrei scrivere per farmi ascoltare da qualcuno?-

      Domandò prima di alzarsi e venirmi incontro per togliermi dal volto lo scudo che gli impediva di vedere le mie lacrime di felicità e nostalgia. Mi guardò stupito, prima di asciugarle ed apoggiarmi le braccia sulle spalle sospirando. Posò la fronte sulla mia, come se non fosse mai accaduto nulla e fino al giorno prima stesse stato al mio fianco, poi mi diede una piccola testata.

      -…a me piacerebbe che tu suonassi quello che ti passa per la testa come hai sempre fatto.-

      Melenso ed ingenuo come sempre, non resistevo e dovevo dire a Millen quello che pensavo. Dovevo dirgli che la sua musica è sempre stata tutto nella mia vita. Anche ora… Sì, adesso che strimpella melodie distorte e fastidiose sul pavimento. Note ruvide e da brivido, stonature che continuano ad entrarmi dentro.

      -Potrei anche farlo, sai… Però vorrei che ci fossi tu a perfezionare ciò che scrivo.-

      Nel sentirmelo dire persi qualche anno di vita… Chance Millen che ammetteva di aver bisogno di qualcuno era un avvenimento più unico che raro. Fu seriamente la sola volta che gli sentii dire una cosa del genere. Lo strinsi in un abbraccio e lui ridacchiò, lamentandosi nel mio orecchio di quanto fossi appiccaticcio ed invadente. D’altronde non potevo essere altrimenti… Per due anni e mezzo avevo aspettato che mi chiamasse, che tornasse da me. Desideravo sentire di nuovo la sua voce, sfiorare la sua pelle, vederlo suonare la chitarra su quel palco in riva al mare mentre le luci accarezzavano la sua fronte imperlata di sudore.

      Chance non se n’è più andato. Beh, sì,  se non contiamo le piccole fughe e le litigate di cui ho scritto prima. Londra a quanto pare l’ha massacrato abbastanza e non partirà. Non da solo perlomeno. Capita spesso che si avvicini e mi appoggi la mano sulla spalla poi, guardandomi dritto negli occhi con espressione convinta e sognante, mi sussurra “andiamo via da qui con gli strumenti in spalla”. Ovviamente sa bene che non lo farò, che continueremo a sognare sdraiati tra le sterpaglie della spiaggia di Camber.

      In questi tre anni al suo fianco ho deciso di lasciar perdere subito il mio side-project abbiamo di nuovo messo su i Straight Phobia, sempre con Fred. Beh, perlomeno da quando è uscito indenne e cambiato dal riformatorio con una voglia matta di mettersi di nuovo alla batteria con il doppio pedale. Ovviamente funzioniamo da Dio come ai primi tempi, forse di più… E le canzoni di Chance sono sempre le migliori che ho mai ascoltato. Sarà che la sua voce graffiante mi raschia il petto ogni volta che lo sento cantare…

      Continua a dire che devo riuscire a scrivere perfettamente la melodia che gli ho cantato quella sera di sei anni fa sulla spiaggia, ma ogni volta che proviamo a suonarla non gli va bene. Non riuscirò a fargli capire che non era la melodia la cosa che gli era entrata dentro… Avrei anche potuto intonare “London Bridge is Falling Down” e gli sarebbe venuta la pelle d’oca in quel momento. Sì, perché quello che l’aveva fatto stare così bene era il fatto di aver stretto la mano nella mia. La cosa che ricordava con così tanta nostalgia era l’essere al mio fianco e stare in pace con se stesso e con il mondo. Come ha scritto anche lui, il tempo avrebbe potuto fermarsi lì…

      Ora che ci penso, tuttavia, il mio orologio si è fermato là tra quei cespugli. Con Jim che si arrampicava lesto sulla spalla di Chance e le luci del palco che ci illuminavano il volto. Oggi ancora rivedo la scena vivida davanti ai miei occhi… Ed ancora le cose paiono non essere cambiate: osservo Millen che, ammaliato e trasognato, fissa e brama i riflettori.

      Anche qualche settimana fa ci siamo trovati in una situazione del genere. I Bitter Crime stavano suonando in un festival abbastanza famoso e noi siamo andati a vederli, ma non siamo andati nel pogo. Io e Chance siamo rimasti in un punto del prato da dove la musica arrivava meno potente e Kory era meno visibile. Tanto lui è diventato distante e la nostra compagnia ormai si è sciolta, a causa dei suoi tour per il paese.

      Millen ha sorriso malinconico e ha afferrato la mia mano, restando immobile a guardare il palco, desiderando di essere lui quello là sopra.

      -Vorrei che un pubblico così cantasse le mie parole.-

      Io gli ho stretto la mano e l’ho guardato mentre il suo sguardo si accendeva di bramosia.

      -Un giorno le canteranno, Chance… E tutti vorranno dormire in un vicolo per imitarti.-

      Scherzai facendolo ridere, prima che si voltasse verso di me per baciarmi delicatamente le labbra. Non ha mai detto di amarmi… Eh sì, non ancora perlomeno. Ma siamo ancora giovani e posso anche aspettare che prima o poi smetterà di darmi del “ragazzo-usa-e-getta” e si deciderà ad ammettere di considerarmi qualcosa di più stabile. Sì, perché sono sicuro che sono molto di più che il bassista della sua band o un amante per lui. Aspetterò… Basta che continui a ripetermi di suonare le sue canzoni al suo fianco.

      Mi darà dello stupido sdolcinato non appena leggerà queste cose, ne sono certo. Ma in qualche modo dovevo dare una fine a tutta questa storia e doveva essere qualcosa di lieto, no?

      Sento tirarmi i pantaloni mentre scrivo e abbassando lo sguardo vedo Phobie, il nuovo animale domestico del mio coinquilino. Un’iguana che ha visto bene di comprarsi non appena ha messo via abbastanza soldi. Lui e la sua fissa per i rettili… Ha detto che ora puo’ tenerselo perché non ha il problema di chiedersi dove metterlo per portarlo in giro, dato che ha una casa dove stare.

      Ho dimenticato di dire che i suoi non lo vogliono più vedere del tutto? Ecco, lo dico ora… Ma non importa a nessuno tanto. Non importa nemmeno che Joe abbia un bel matrimonio, una bella casa e due bambini.

      Parlavo di Phobie, l’iguana rompiscatole che gira libero sul pavimento esattamente come sta facendo il mio coinquilino. L’osservo che recupera l’animale e lo prende fra le braccia, così questo gli morde il ciondolo che tiene al collo. Un geco d’argento… Chance non se lo toglie mai. Dice che è un ricordo di Jim che vuole tenersi addosso per sapere dove andare e cosa fare in futuro. Dice anche che nessun’altro animale sarà mai come il suo carissimo Jim, ma anche Phobie rappresenta qualcosa d’importante. La stabilità, mi ha spiegato…

      Vorrei finire questo “diario delle memorie di uno stupido idealista dicendoti di pensare a Chance seduto su un tappeto rosso che stringe Phobie sulla sua maglia verde marcio e ride senza più sentirsi annoiato ed inadatto.

      Immaginalo pure come un ingenuo ragazzino di tredici anni, come quando l’ho conosciuto io, che tiene fra le mani una Strato e cerca di tirare fuori una cover decente di “Milk it”.

      Ripensa a lui però come a volte piace ricordarlo pure a me, nei miei sogni ad occhi aperti sulla spiaggia… Ripensa alla sua camicia da boscaiolo beige sopra la maglia dei Nirvana con lo smile, alle sue clark rovinate, ai jeans rattoppati, allo zaino e alla chitarra sulle sue spalle e a Jim fra le sue mani.

      Ma ricorda le sue dita intrecciate le mie… Ricordalo per com’è adesso, con il sorriso sulle labbra e meno matasse di pensieri complicati per la testa. Ricorda il suo sogno…

      Ricorda la sua canzone e -devo per forza scriverlo anche se lui mi ucciderà- dimenticati dei Nirvana.

      Ricorda solo l’unica citazione che vale la pena di essere tenuta a mente in tutte queste pagine… La frase che Chance non ha voluto scrivere di mano propria.

 

 

Next night will sleep in the lane, but you can take my hand and pray.

Next night I can sleep where you want me to…

Next night you will find my way too.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Note/citazioni…

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

1 Canzone di Chance puramente inventata.

 

 

 

 Scusate per tutto il tempo che ci ho messo ad aggiornare, ma purtroppo mi stavo uccidendo nel trovare una fine decente

Spero davvero che chiunque abbia letto la storia sia soddisfatto e che lascerà un commento per farmi sapere se gli è piaciuta….

 

Grazie ai personaggi a cui è ispirata la storia, anche se l’originale di Chance mi ha deluso un sacco ultimamente!

Chiudo la storia, chiudendo un capitolo di vita con il vero Chance e lasciandolo indietro! XD

 

Gre grazie per la recensione!!! E dimmi come ti sembra la fine… Non collassarmi. XD

 

Grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto e a chi ha voluto e vorrà lasciare un pensierino nelle recensioni.

 

Che Kurt sia con voi! E ascoltate i Nirvana, mi raccomando! XD

 

XOXO

Miky

 

 

 

   
 
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