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Autore: oblivium    09/01/2011    6 recensioni
Un'atroce perdita va a sconvolgere l'inquieta vita di Draco Malfoy.
Scoprirà che gli manca la delicatezza di qualcuno che ha significato tanto per lui, qualcuno che faceva parte di lui e che non smetterà mai di farlo. Sentirà la mancanza della dolcezza di qualcuno che sapeva esattamente come trattare con la sua fragilità.
E il passato sembra l'unica cosa di cui il suo animo ha bisogno di nutrirsi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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ed eccoci giunti all'ultimo capitolo, il prossimo sarà l'epilogo.. non vi anticipo niente, perché sono certa che avrete più piacere a scoprirlo da soli quello che accadrà.
desolata per l'interminabile attesa, spero che almeno il capitolo possa in qualche modo soddisfarvi <3
Chapter 4;
 
Draco schiuse le palpebre pesanti e si guardò attorno con circospezione.
La stanza era vuota, neanche l’uomo che, fino alla sera prima, dormiva nel letto affianco al suo, c’era.
Il ricordo di Hermione abbracciata a lui era impresso nella sua mente come con l’inchiostro indelebile stampato, anche se cercava di sciacquarlo via, rimaneva.
La finestra era aperta, e faceva freddo.
Provò ad alzarsi, ma fu anticipato.
-Resta dove sei, faccio io.- Hermione entrò dalla porta e corse alla finestra chiudendola.
Draco sorrise. -Dov’eri?-
-Girovagavo per l’ospedale.-
-Hermione, ma il mago...-
-L’hanno portato ieri sera sul tardi in sala operatoria, stava praticamente morendo quando hanno deciso il da farsi.- spiegò Hermione.
-E...?-
-È morto.- mormorò con la gola secca in tono conclusivo Hermione. Si sedette sul letto di Draco fissando il pavimento.
Il sorriso di Draco si spense.
Come un palloncino bucato, tutta la gioia che Draco provava nel petto si sgonfiò.
-Davvero?- disse e a Hermione parve di discutere con un bambino che non riusciva proprio a credere a ciò che gli veniva detto.
-Sì.-
Draco non disse nulla, rimase in silenzio, cercando di pensare ad altro.
Nonostante ci provasse, sembrava arduo, era come risalire a piedi un sentiero tortuoso, con la pioggia e in vento che tiravano in direzione opposta alla tua.
-Sei stata qua tutta la notte?-
Hermione annuì senza guardarlo.
-Dove hai dormito?-
-Laggiù.- Hermione indicò un angolo della stanza dove giaceva una coperta di pile.
-Per terra?- Draco sgranò gli occhi.
-Sì. L’avevo già fatto prima.-
-In mia presenza non ti sognare mai più di dormire a terra.-
-Ti si guasta l’immagine di gentiluomo.- borbottò Hermione con chiaro sarcasmo.
-Fai poco la spiritosa, Gr...-
Hermione si schiarì rumorosamente la gola, in un suono che ricordava un “ehm ehm”.
-...Hermione.- sospirò Draco senza riuscire a smettere di sorriderle.
-Meglio.-
-Quanto dovrò restare qui ancora?-
-Il dottore ha detto se tu te la senti puoi anche tornare oggi a casa. Dovrai solo trovare un mezzo alternativo alla Smaterializzazione.-
-Hai l’auto dei tuoi genitori?-
-Sì, è parcheggiata qui sotto, se vuoi ti accompagno a casa, dovrò prima fermarmi a fare benzina...-
-Benzina?- Draco inarcò un sopracciglio.
-È il carburante che aiuta le auto a muoversi.- gli spiegò con un ghigno.
-Mi vesto, tu scendi a prenderla.-
-In casa tua detterai anche legge, ma al San Mungo no, Draco.-
Draco si strinse nelle spalle, raccolse i jeans dalla sedia e li infilò saltellando su un piede.
Hermione rimase a guardarlo dal ciglio della porta senza che lui se ne accorgesse.
Draco si tolse il camice rimandendo a petto scoperto.
Si sfregò gli occhi e, raccolta anche la camicia bianca infilò piano le maniche, sistemò il colletto e cominciò ad abbottonarsela.
Tirò su col naso e si infilò la giacca.
Raccolse la borsa di Hermione, rimanendo stupito che se la fosse dimenticata.
Hermione corse per il corridoio e chiamò freneticamente l’ascensore che non arrivava.
Cinque minuti parvero un eternità.
-Hermione, che stai aspettando?-
-L’ascensore. Ci sta mettendo un secolo.-
Le porte si aprirono e scesero un gruppo poco numeroso di dottori e visitatori.
Draco entrò ed Hermione lo seguì a ruota e premette il tasto del piano terra.
Le guance le si tinsero di rosso, mentre tentava disperatamente di nasconderlo.
L’ascensore cominciò a scendere, lentamente.
-Sai Hermione, sono contento che abbiamo chiarito...-
-È stato un piacere.- lo interruppe nervosa.
-Stai bene?-
-Sì, certo.- asserì con la voce che tremava.
-Sei davvero lunatica, mi spieghi cosa è successo?-
-A me? Niente, sto una favola.-
-L’importante è crederci.-
-Già.-
Draco la guardò, lei ricambiò.
-Hai caldo, per caso? Sei tremendamente rossa in faccia.- le fece notare con nonchalance.
-Sto bruciando, usciamo in fretta, si soffoca.- esclamò sventolandosi una mano vicino al volto con disinvoltura che purtroppo per lei non era proprio nel suo stile.
Draco alzò le sopracciglia e quando le porte di aprirono uscì subito afferrando Hermione per il braccio.
Hermione si fece trascinare, ammaliata da quel contatto.
-Non ci muoviamo di qua, finché non mi dice che hai.-
Hermione sentiva il respiro caldo di Draco sul collo, gli occhi le cadevano sulle sue labbra.
Il pensiero di trovarsi in ospedale era stato completamente allontanato, e dissoltosi dalla sua mente, l’aveva abbandonata.
-Parla.- le intimò scuotendola per le spalle.
-Non...-
Draco sbuffò rumorosamente fissandola con ostinazione.
-Draco, io...-
Non riusciva a proseguire, a concludere quel concetto, che fino a quel momento gli era parso così confuso, ma che ora le appariva lucido.
-Sono io? Hai qualche problema con me?-
-Non esattame...Draco, mi dispiace.- Hermione scoppiò in lacrime che non provò nemmeno a reprimere o a nascondere.
Le lasciò scivolare abbondanti dagli occhi, permettendo loro di bagnarle le labbra.
Draco osservò quella scena pietosa senza aver idea di che cosa stesse accadendo.
Doveva essersi perso qualcosa.
-Hermione, basta.- le mormorò nervosamente constatando penetranti sguardi da tutti i presenti.
Lei però non riusciva a sentirlo, non voleva sentirlo.
Draco le afferrò il polso e la trascinò poco più avanti dietro una colonna di marmo che partiva dalla lucida pavimentazione e saliva di diversi metri.
-Che hai? Si può sapere?-
Hermione si asciugò gli occhi con il dorso della mano e tirò su col naso.
-Non ce la faccio più, Draco.- disse piano con voce tremante.
Una miriade di ricordi pervasero la mente di Draco. Lo avvolsero e si sentì come se gi si fosse appena stato gettato in pieno volto un secchio d’acqua gelida.
Hermione aveva già detto quella frase, e si ricordava perfettamente in che occasione.
Distolse lo sguardo, cercando altro su cui concentrare la sua attenzione.
-Non riesco ad ignorarlo.-
-Cosa?- chiese finta ingenuità come se stesse parlando a qualcun altro lì presente.
Hermione si morse il labbro. -Non fare così, ti prego.- lo supplicò con le guance arrossate.
-Così, come?-
-Smettila, in questo preciso istante.- gli intimò furibonda. Era stanca del suo essere infantile quando si trattava di sentirsi in colpa.
E lei c’era stata sempre, il minimo era che almeno la ascoltasse o provasse a capire, ma a quanto sembrava stava ostinatamente cercando di rimuovere qualsivoglia ricordo con lei.
-No, Granger, smettila tu.- e prima che Hermione potesse contestare le sue ultime parole, Draco alzò in aria un dito minacciosamente.
Hermione negò col capo, ridendo per la situazione. -Esattamente cosa dovrei smettere di fare? Di essere sincera in tutto e per tutto? Dovrei cominciare a negare l’evidenza e continuare a vivere in questa agonia?-
-Ci ho vissuto a lungo e continuo a viverci io stesso, sarà il caso di cominciare a farci l’abitudine, non credi, Granger?-
-No, Malfoy.Non credo che sia giusto avere la possibilità di avere una vita migliore e rovinarla per paura del passato.-
-Il passato è passato, e io non lo temo.-
-E invece sì, hai solo paura di commettere di nuovo lo stesso errore. Altrimenti perché tutte quelle scene a Villa Malfoy ieri? Perché negavi di avermi detto quelle cose?- Hermione stava di nuovo piangendo, e urlava e gesticolava animatamente per esprimere più chiaramente il suo concetto.
Draco sospirò intensamente e si passò una mano fra i capelli scompigliati.
-Non lo so nemmeno io.-
-Sei solo un bugiardo, Malfoy.-
-Cosa stai insinuando, scusa?- si accigliò.
-Nascondi la tua paura dietro una bugia. Non so più se credere nelle tue parole. Sei un bambino spaventato. Ed io, onestamente, non so cosa fare per aiutarti a guarire da questa tua codardia...- fece spallucce e lo guardò aspettandosi una risposta.
-Sì, sono spaventato. Dovresti esserlo anche tu. Ti ho ferita, ho rovinato i tuoi anni a Hogwarts per il mio orgoglio...- cominciò a urlare tenendosi le mani fra i capelli.
-Non è stato il tuo orgoglio, ma quello di tuo padre...- lo interruppe correggendolo.
-Mi spieghi perché allora quando è morto sei venuta al funerale e ti ho vista anche inginocchiata presso la tomba a pregare?- aveva bisogno di quel tassello del puzzle per completare la sua lista mentale delle domande irrisolte.
-Perché avevo bisogno di vederti e perché sapevo quanto significasse per te tuo padre, anche se vi trovavate spesso in contrasto l’uno con l’altro.- rispose semplicemente in un sussurro.
-Hermione, io...lo sai...non so se posso.-
-Cosa ti ferma?- Hermione fece un passo verso di lui con sguardo speranzoso.
-Il ricordo di Lucius. Lui non avrebbe voluto, tradisco la sua memoria,...-
-...Tuttavia non sai quale potrà essere il tuo più grande rimorso nella vita: se avermi allontanata o se aver infranto le leggi puritane di tuo padre.- concluse Hermione affranta.
Draco la guardò dritta negli occhi sorpreso.
Hermione sorrise appena, imbarazzata.
-Non posso rischiare. Ho fin troppi rimpianti. Mi dispiace.- fu testamentario e molto esplicito.
Fu come se una freccia avesse appena trapassato l’addome di Hermione, provava lo stimolo di piegarsi in due e lentamente afflosciarsi al suolo.
Draco distolse lo sguardo, con una mano le prese il volto, come avvolgendolo in una leggera carezza e posò le sue labbra su quelle tremanti di Hermione in un dolce bacio che li trattenne a lungo, tuttavia non lasciava speranza dietro di sé.
Quando Draco si separò da lei non esitò, e si allontanò a grandi falcate verso la porta, senza voltarsi indietro.
 

 

  
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