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Autore: nevediluna    09/01/2011    0 recensioni
Basta un istante per profondare in un oblio senza fine. Margaret, una ragazza di 17 anni, vive in una grande villa senza avere ne amici ne parenti accanto a lei. Un giorno però tutto cambia, e lei si ritrova a convivere con tre strani e misteriosi ragazzi, che stravolgono il suo universo e la spingono a riflettere su se stessa e il suo passato.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Quella mattina Margaret corse per riuscire a prendere in tempo il pullman per andare a scuola. Non poteva smettere di pensare al suo libro e al fatto che appena possibile se lo sarebbe fatto restituire.
Seduta negli ultimi posti in fondo al bus, la ragazza guardava il paesaggio scorrere veloce oltre il finestrino. Si era svegliata con la voglia di cambiare la sua vita, di una scossa di novità, e ora che aveva ottenuto quello che voleva, non faceva altro che lamentarsi. Non sopportava più quel suo modo di essere, di compiangere il passato e non riuscire ad andare avanti. Come era arrivata al punto di annullare tutti i suoi sentimenti? Di non riuscire a sentire la solitudine che le aleggiava nell'animo? Forse era proprio una ventata di aria fresca che le serviva, e quei tre ragazzi tanto misteriosi potevano portargliela.
-Dovresti stare attenta a quello che desideri Margaret- si disse con un sussurro e una pacca sulla guancia.
Chiuse gli occhi per riposare un po' prima dell'arrivo a scuola, e lasciò vagare la mente in mondi e posti lontani.
La scosse il tremolio del motore che si spegneva e il gracchiare del freno a mano che veniva tirato.
Raccolse la sua tracolla talmente tanto ricoperta di spille e pezze colorate che quasi non si vedeva più la stoffa originale, e scese dal mezzo di trasporto.
Davanti ai suoi occhi si estendeva l'enorme edificio che era adibito a scuola. Era un unico grande blocco di cemento del colore indefinito che variava dal grigio al marrone sporco.
Sulla facciata si aprivano piccole e squadrate finestrelle che apparivano come occhietti mezzi chiusi che fissavano inquietanti gli scolari entrare nella storta porta rassomigliante ad una bocca aperta.
Margaret si diresse a passo veloce verso la sua aula, senza interruzioni. Le ore passarono lente e noiose e la ragazza seguiva distrattamente le lezioni, la maggior parte del tempo guardando fuori dalla finestra il limpido cielo autunnale.
All'intervallo si diresse decisa verso il piccolo cortile sul retro, per cercare Robin; riavrebbe avuto il suo libro e non vi avrebbe rinunciato.
Nel cortiletto non ci mise molto a trovare i tre ragazzi. Erano seduti sulle traballanti gradinate affiancate al rettangolo di asfalto che veniva considerato un campo da basket. Erano circondati da un gruppetto di persone con cuoi ridevano e scherzavano. Non ci avevano messo molto a fare amicizia con i nuovi compagni dell'istituto.
Non sarebbe stato difficile: si sarebbe avvicinata e con disinvoltura avrebbe richiesto il suo tomo. Allora perché i piedi le pesavano tanto? Non aveva mai parlato molto con i giovani di quella scuola e ora, era lì a guardarli, e non riusciva ad avvicinarsi a loro.
Alla fine optò l'idea di aspettare finché Robin non fosse restato solo. L'occasione non arrivò.
Nel pomeriggio, dopo essere rientrata da scuola, delusa e amareggiata per non aver trovato il coraggio, Margaret si rinchiuse in biblioteca.
Era ormai assorta nei compiti per il giorno seguente, quando sentì aprirsi la porta alle sue spalle.
Girandosi per vedere chi fosse entrato, fece cadere il piccolo fermacarte a forma di angelo che le avevano regalato i genitori, dopo un viaggio di lavoro particolarmente lungo. Era una piccola statuina di vetro trasparente con delle venature rosse e argentee.
Si appresto a raccoglierla, sperando che non si fosse rotta.
Un'affusolata mano si protese a raccoglierla, e alzando lo sguardo per vedere di chi fosse, la ragazza si trovò difronte due meravigliosi occhi dorati.
-Che bel giochino!- disse con voce ironica il nuovo venuto.
-Non è un gioco, è un fermacarte molto prezioso- ribatté stizzita, mentre gli strappava l'amato oggetto dalle mani – e tu non lo puoi toccare!-.
Robin con un'espressione a metà tra il divertito e lo stupito alzò le mani in segno di resa :- Non ti preoccupare non lo farò più!- fece per andarsene quando lei lo afferrò per un braccio:- Aspetta rivoglio il mio libro-.
-Quale libro?-.
Il suo comportamento di ignoranza, come se non sapesse di cosa stesse parlando, la fece infuriare nuovamente – Quello che hai sottratto ieri da questa libreria!-
- Scusa, non sapevo che ti appartenesse, comunque non l'ho qui ora, te lo ridarò quando avrò finito di leggerlo, ok?- e così dicendo cercò nuovamente di andarsene.
- No, non mi va affatto bene!- Lo richiamò Margaret quasi urlando, ma il ragazzo ormai era infondo al corridoio.
La giovane rimase ferma in piedi, in mezzo alla stanza, a fissare la schiena di Robin mentre spariva dietro l'angolo verso l'ingresso, era scioccata! Quel ragazzo non poteva trattarla in quel modo, prendersi gioco di lei e pensare che non avrebbe reagito.
D'impeto si mise a correre verso il punto dove lui era sparito, ma quando svoltò nell'androne non vi era nessuno.
- Dove sarà andato?- si chiese senza però riuscire a darsi una risposta.
Indecisa uscì dalla porta d'entrata, e si guardò intorno. Magari lui aveva deciso di fare una passeggiata, ma li non c'era nessuno. Non poteva nemmeno essere salito al piano soprastante della villa, perché non aveva sentito i suoi passi rimbombare sui gradini di marmo bianco della scalinata.
Stava riflettendo sul dove fosse andato quando sentì un forte rumore giungere dal retro della residenza. Guardando in quella direzione vide un verde fumo che si levava in in morbide volute verso il cielo e fra esso le sembrò di scorgere delle minuscole scintille d'oro e d'argento. Mentre si avvicinava l'immagine divenne sempre più chiara, e le scintille assomigliavano sempre più a leggiadre e piccine creature. Si diede della stupida con un'immaginazione troppo fervida.
Raggiunto il retro della casa non poté fare a meno di rimanere senza fiato. Lo spiazzo d'erba che si frapponeva tra la casa e il bosco era pieno di esseri elementari e incorporei, non più grandi di una bambola; fluttuavano e vorticavano in una lotta arcana, alcuni erano effettivamente del colore dell'argento ma quelli che a prima vista le erano sembrati dorati erano in verità del colore del rame. Combattevano con affilatissimi artigli e aguzze zanne. Il verde fumo veniva emanato dal loro corpo ogni volta che venivano feriti.
Nel mezzo di tutto ciò Margaret riuscì a intravedere delle figure umane, prima di venire atterrata da una di quelle entità impetuose.
Urlò cercando di liberarsi, ma non fece altro che attirare l'attenzione di altri esseri che si fiondarono su di lei.
Non riusciva a toglierseli di dosso, si dimenava, tirava pugni e calci, ma per uno che allontanava c'è nera un altro che le si attaccava al corpo. Gli affilati artigli le penetravano la carne e le tagliavano i vestiti. Disperata cercò di alzarsi ma ogni grinfia che la graffiava le lasciava sempre meno forze, come se quelle cose risucchiassero l'energia vitale.
Inaspettatamente un fascio di luce argentea la avvolse, era calda e rigenerante, non aveva mai provato una sensazione tanto belle. L'entità che la attanagliavano si dispersero quasi impaurite ed disorientate. In quel momento il fascio d'argento si dissolse e Margaret con timore di essere aggredita nuovamente, si accucciò su se stessa cercando qualcosa con cui potersi difendere. A pochi centimetri da dove era lei, vide un bastone abbastanza lungo da poter essere impugnato con entrambe le mani e resistente. Lo raccolse pronta a combattere e quando vide un ombra sovrastarla, scattò in piedi dimenando il bastone.
- Calmati, o potrebbe farsi male qualcuno!- conosceva quella voce, purtroppo.
- Robin! Cosa sta succedendo?- la voce le tremava e gli occhi si stavano riempendo di lacrime- Ho preso un tale spavento-.
-Sta tranquilla ora ti difendo io!- guardandolo però la ragazza non riusciva a credergli. I vestiti del ragazzo erano laceri e il viso pallido era annerito del fumo, per non contare del lungo tagli che gli attraversava il braccio destro.- Si certo, ma hai visto come sei ridotto!-.
- Non so se ti sei guardata ultimamente, tu non sei messa molto meglio.- e nel dirlo la tirò verso di lui per evitare che un essere sparato nella loro direzione li colpisse.
- Non abbiamo tempo di discutere, ora vieni con me, devi rientrare in casa!- la prese per mano e la trascinò verso la porta sul retro.
- Aspetta là in mezzo ci sono altre persone- gridò la ragazza per sovrastare il rumore delle deflagrazioni che nel frattempo avevano cominciato a colpire quegli esseri.
- Sono Sem e Willi non ci pensare, sanno come difendersi!-
Continuava a sospingerla verso la residenza ma Margaret non poteva abbandonare i due ragazzi.
Quando giunsero all'entrata Robin la spinse a forza nel corridoio che conduceva in cucina, richiudendosi la porta alle spalle.
- Rimani qui, in casa quei cosi non possono entrare, io torno fuori!- la guardava con uno sguardo tanto serio che lei non aveva mai visto, e capì che poteva fidarsi di lui, più di chiunque altro.
- Aspetta.... vengo anch'io- ma l'occhiata che il giovane le rivolse le fece subito decidere che non era una buona idea.
- Ok, ma stai attento-
Lo seguì con lo sguardo oltre la porta, mentre sentiva le farfalle nella pancia.
Anche se non poteva uscire, doveva vedere cosa stava succedendo . Si diresse in cucina, dove vi era un'ampia finestra dalla quale si poteva vedere abbastanza bene la situazione nel giardino. Le entità incorporee combattevano ancora, ma quelle argentee stavano avendo il sopravvento, aiutate anche dalle esplosioni di luce che assomigliavano al raggio che l'aveva avvolta prima. Erano alcune rosse come il fuoco, altre azzurre cobalto così intese da fare male agli occhi, e altre ancora argentate. Le creature investite dalle detonazioni si ritiravano emanando striduli gridi di dolore. In mezzo a tutto ciò si ergevano Robin, Willi e Sem. Avevano il volto tirato in smorfie di dolore e stanchezza, le braccia issate davanti a loro si muovevano velocemente in gesti incomprensibili. Il potere che stava sconfiggendo gli esseri sembrava provenire da loro.
Cosa stava succedendo la fuori? Non era plausibile che nel mondo reale ci fosse una battaglia fra potenze surreali! Nella concretezza della sua vita non aveva mai preso in considerazione che esistessero veramente forze sovrannaturali, magiche o auree, anche se leggeva molto su di loro.
Ma come negare la realtà? Tre ragazzi che vivevano con lei erano là, a combattere contro qualcosa che non poteva e non voleva spiegarsi, rischiando di farsi molto male. Si ritrovò a sperare che non succedesse loro niente di male. 
  
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