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Autore: Egle    18/12/2005    11 recensioni
Un nuovo anno. Il sesto ad Hogwarts. Forse il più difficile. Forse il migliore e il peggiore al tempo stesso. Fu l’anno che mi vide diventare uomo. Fu l’anno in cui fui costretto a prendere una posizione...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kissing You

Kissing You

 

Bloccata a letto da una brutta influenza, ho ritrovato per caso sul mio portatile questa storia che avevo iniziato circa un anno fa e ho pensato di continuarla...

Spero che vi piaccia ^_^

 

 

 

Capitolo 1

 

Avanzavo nella Sala Grande con la testa alta. La schiena dritta. I capelli biondi che mi rimbalzavano sulla fronte a ogni mio passo. Sentivo gli sguardi degli altri studenti scivolare su di me, tentare di penetrare nella mia corazza. Ma continuavo a camminare, accompagnato da un mormorio indistinto.

Che parlassero.

Che parlassero pure.

Che credessero pure quello che volevano…per quello che me ne fregava.

Mi sedetti al mio posto senza rivolgere la parola a nessuno. Tiger e Goyle posizionati strategicamente al mio fianco.

Un nuovo anno. Il sesto ad Hogwarts. Forse il più difficile. Forse il migliore e il peggiore al tempo stesso. Fu l’anno che mi vide diventare uomo. Fu l’anno in cui fui costretto a prendere una posizione. Fu l’anno in cui dovetti smettere di crogiolarmi nella protezione della mia famiglia…di mio padre.

Mio padre…lo amavo con tutta la devozione che un figlio può provare per il proprio genitore. Lo idolatravo come un dio, ammirando la sua eleganza, la sua arroganza, il suo freddo contegno.

Ma quello che avevo visto ad Akzaban quell’estate era un uomo piegato. Era solo un uomo.

Forse si abbandona l’infanzia quando ci si accorge di questo…quando ci si rende conto che i genitori non sono infallibili, invincibili…che sono solo esseri umani.

E’ toccato a me scendere nelle buie e tetre celle di Azkaban.

E’ toccato a me osservarlo, con il viso abbassato, i capelli una volta lucenti, diventati opachi e spenti, le mani giunte tra le ginocchia. Ma quando mi guardò, scorsi nel suo sguardo tutta la fierezza di un Malfoy. Tutta la rabbia glaciale e affilata come una lama di ghiaccio, che associavo agli occhi grigi di mio padre.

“Draco” mi disse a bassa voce, avvicinandosi con pochi passi eleganti. Le sue dita strinsero le sbarre. “Mettiti con contatto con tua zia Bellatrix. Lei può farci uscire…mi fido solo di te”mi bisbigliò piano per evitare che le guardie ci udissero.

“come?”

“Ho gettato un incantesimo sul camino del mio studio. La parola d’ordine è Sasshair…”

Promisi che lo avrei fatto, che lo avrei tirato fuori da lì. Non mi importava cosa avrei dovuto fare, volevo solo riavere mio padre.

“e Draco” mi richiamò quando ormai stavo per uscire.

Mi voltai a guardarlo e mi parve di nuovo solo un uomo dentro a una cella…solo un uomo.

“Non dir niente a tua madre. Tienila fuori da questa storia”

Lo feci. La tenni all’oscuro di tutto. Agii per conto mio, di notte, in gran segreto.

Presi contatto con Bellatrix.

E poi fui introdotto all’Oscuro Signore. Anche lui solo un uomo in qualche modo. Ma un uomo che poteva tenere in pugno il mondo. Che poteva schiacciare i nemici di mio padre…i miei nemici…come piccoli e insulsi insetti.

Durante i mesi estivi, imparai le Arti Oscure. Mi esercitai di notte, nel laboratorio di mio padre.

Imparai a manipolare la mente, a infliggere dolori in mille modi diversi, a spezzare il soffio vitale dei miei nemici. Imparai la difficile arte di preparare pozioni. Veleni, allucinogeni, ma anche antidoti, rigeneranti…perfino la pozione per impedire la trasformazione in lupo mannaro. La notte era diventata la mia sola compagna. La mia sola consigliera. Il gorgogliare delle pozioni nei calderoni l’unica voce che ascoltavo. La mia attività era febbrile. Non mi fermavo mai. Non uscivo mai se non per andare da mio padre. Il mio sonno era breve e inquieto, sempre flagellato da incubi e angosce.

Odiai il sole. Odiai il mondo intero…e odiai loro indiscriminatamente…Harry Potter e il suo stuolo di leccapiedi. I Weasley, quelli dell’Ordine della Fenice, Silente…

Odiavo tutti loro come odiavo i compagni di mio padre.

Come odiavo l’Oscuro Signore. Se era così potente perché aveva permesso che mio padre venisse sbattuto ad Azkaban? Perché non combatteva in prima persona? Perché non aveva ammazzato Silente ed Harry Potter quando ne aveva avuto l’occasione? Perché permetteva ancora a quelli come Silente e quegli idioti del Ministero di spadroneggiare?

E odiavo mio padre. Forse furono la rabbia, la delusione di conoscerlo solo come un uomo, che mi spinsero a odiarlo.

Ero cambiato. In quei lunghi e solitari mesi estivi ero inesorabilmente cambiato.

Draco Malfoy, il ragazzino viziato se n’era andato per lasciar posto a me.

Era così che a settembre ero ritornato a Hogwarts. A testa alta. Lo sguardo impenetrabile. La rabbia  sepolta sotto strati e strati di gelo, pronta a divampare come il più devastanti degli incendi.

Ero calmo, controllato. Il tempo delle zuffe con i Weasley e Potter per i corridoi della scuola era finito. Basta con i giochi per bambini. Basta con gli insulti e con gli incantesimi lanciati alle spalle. Avevo altro a cui pensare, avevo responsabilità, avevo doveri che dovevo assolvere.

Ma c’era un angolo in cui permettevo alle mie spalle di incurvarsi sotto il peso che dovevo sopportare. In cui permettevo alla mia fronte di abbassarsi. Al gelo di ritirarsi per dar spazio al dolore.  Il reparto “miti e leggende” della biblioteca era abbandonato da tempo, da quando il Ministero aveva deciso quasi trent’anni prima di togliere questa materia dal programma scolastico. Ma i grandi tomi rilegati erano rimasti, inutilizzati per decenni.

La leggera brezza che penetrava dalle grandi finestre aperte, ammorbidendo l’acuto odore di muffa e polvere. Il pulviscolo che ondeggiava armonioso nella calda luce del sole al tramonto. Il fresco respiro del vento autunnale e il lieve fruscio della sua carezza sui vecchi libri, ordinatamente disposti sugli scaffali, che si ergevano tra me e il resto della biblioteca…il resto del mondo…come un muro silenzioso.

Appoggiai i palmi delle mani sul davanzale, chinando il capo tra le braccia e rilasciando piano il fiato. Ero così stanco…

E poi un rumore…una mano pallida, con dita lunghe e sottili, aggrappata a una delle librerie, un viso costellato di lentiggini, le guance arrossate… e due occhi color del mare puntati nei miei.

Staccai le mani dal davanzale riprendendo la posizione eretta, indurendo i tratti del mio viso, serrando forte la mascella. Lei…come si era permessa lei…proprio lei di insudiciare il mio personale santuario con la sua presenza. Proprio lei

“Che cosa vuoi?” ringhiai.

“T-ti senti bene?”

Quella domanda così semplice, così naturale…non mi ricordo da quanto tempo non mi venisse fatta. Strinsi il pugno lungo il mio fianco, voltandole le spalle.

“Non sono affari tuoi. Vattene”

“E’ solo che…mi sembri un po’ pallido. Forse è meglio che tu ti sieda per qualche minuto. Non vorrai stramazzare al suolo svenuto!” insistette. Sentii i suoi passi sul pavimento avvicinarsi.

“Ti ho detto di andartene. Sei sorda o soltanto stupida?” ruggii, girandomi verso di lei con un gesto rabbioso.

I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa.

“Non c’è bisogno di essere così maleducati! Ti ho semplicemente fatto una domanda! Ecco cosa ci ricava uno a preoccuparsi per un Malfoy!” rispose, arrossendo violentemente.

“Vattene” sibilai, dandole nuovamente le spalle e fissando un punto indeterminato fuori dalla finestra. La udii allontanarsi in fretta, scendendo le scale di corsa.

Il giorno seguente trovai sul tavolo una barretta di cioccolato al latte.

La scartai e me ne infilai un pezzetto in bocca. Era di marca scadente.

Era solo cioccolato grossolanamente confezionato, eppure non avevo mai mangiato niente di più buono.

Era dolce e confortate. Subito un mite tepore s’irradiò per tutto il mio corpo, facendomi sentire, per la prima volta dopo mesi di tenebre e odio, bene.

E per la prima volta dopo mesi di rabbia, mi sedetti a terra e piansi con il cioccolato che Ginny Weasley mi aveva regalato tra le mani.

 

continua...

 

Prima di salutarvi e di pregarvi di lasciarmi un commentino, anche piccolo piccolo, volevo ritagliarmi due spazie pubblicitari, uno per il gioco di ruolo a cui partecipo Equilibrium (http://www.greatestjournal.com/community/equilibrium_rpg/)

e uno per una storia che Elivi ed io stiamo scrivendo dedicata ai Serpeverde e che potete leggere a questo qua: http://www.egoio.net/efp/viewstory.php?sid=62791&i=1

alla prossima ^_^

   
 
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