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Autore: Sintesi    10/01/2011    0 recensioni
"Lo sai, Arthur Miles, che fra poco morirai?"
Alzai le spalle, ogni mio muscolo doleva terribilmente: "E te che sei venuta a fare qui, se devo morire?"
La guardai, fissando il mio sguardo sul suo naso, sulle sue guance scavate e sul suo collo magro e lunghissimo. Mi concentrai sui suoi occhi, verdi come prati a primavera, la stessa stagione in cui eravamo in quel periodo.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Death's Heart;

"Arthur, vero?"
"Sì, mi chiamo Arthur. Arthur Miles"
Annuì, come se se ne intendesse di cognomi terresti. Raggrinzò la pelle attorno alla bocca in un sorriso di circostanza.
"Lo sai, Arthur Miles, che fra poco morirai?"
Alzai le spalle, ogni mio muscolo doleva terribilmente: "E te che sei venuta a fare qui, se devo morire?"
Lei si aggiustò la casacca e si rese conto di aver saltato un'asola, così si sbottonò completamente, mostrandomi la sua pelle talmente traslucida da far intravedere le ossa candide sotto di essa. Si sistemò con noncuranza, come se fosse normale per lei farsi vedere nuda ad un ragazzo di vent'anni. Lei, che era così vecchia che non si capiva nemmeno quanti anni avesse.
"Volevo essere l'ultima visione della tua vita, Arthur Miles"
La guardai, fissando il mio sguardo sul suo naso, sulle sue guance scavate e sul suo collo magro e lunghissimo. Mi concentrai sui suoi occhi, verdi come prati a primavera, la stessa stagione in cui eravamo in quel periodo.
"L'avevo immaginata diversa, l'ultima visione della mia vita" le confessai con un sorriso incerto, "sai, qualcosa più sul tipo, non so … una bella biondona che piange per me distesa sul mio lettino, con le cosce di fuori e … e non so insomma"
Lei mi fissò con fare materno: "Arthur Miles, nessuno può programmare la propria morte"
"Lo so, lo so. Però vedi, è che uno è già spaventato di suo a sentirsi dire 'stai per morire!', e in più si trova davanti una … una …"
"Una come me?"           
Abbassai lo sguardo, preparandomi al peggio, ma quando continuò a parlare nella sua voce non c'era risentimento.
"Tutti siamo brutti, Arthur Miles. Anche tu, sai? Magari non ora, ma un giorno, quando sarai solo un mucchio di ossa ingiallite in un grigio cimitero … allora sarai brutto anche tu. Anche la tua super biondona, da vecchia magari sarà una grassona con gli apparecchi acustici e la dentiera, che ne sai? Il punto è che, vedi, io sono qui perché devi morire, ma sono qui principalmente perché devo chiederti una cosa"
Cercai di comprendere le sue parole, e infine dissi: "Dimmi pure, cosa ti serve?"
Lei mi fissò con insistenza, e lentamente portò una mano sul mio petto: "Il tuo cuore, Arthur Miles"
Sbarrai gli occhi, senza capire: "Come scusa?"
Annuì di nuovo, accarezzandomi: "Ho bisogno del tuo cuore. Tu presto morirai, e a me serve il tuo cuore. Il tuo cuore con dentro le tue emozioni, le tue sensazioni, i tuoi ricordi, i tuoi sogni. E la tua vita, Arthur Miles"
"Ma … ma … e se non dovessi morire? E se riuscissi a superare la notte?"
Lei scosse la testa, baciandomi la fronte. Le sue labbra erano ruvide e gelate, come se a baciarmi fosse stata una scheggia di granito.
"Se io sono qui, vuol dire che non ce la farai"
La macchina che controllava i miei battiti cardiaci iniziò a segnare i battiti più velocemente, mentre io mi rendevo conto che era davvero la fine.
"Non piangerai, vero?"
Feci no con la testa, traendo un profondo respiro che mi procurò un doloroso scricchiolio della cassa toracica.
"Ehi, mi è finito addosso un camion, come posso pensare di sopravvivere?" dissi quasi a me stesso, mentre lei se ne stava seduta accanto a me.
"Però prima di morire, avevo giurato che avrei dato una lezione a quel fanatico di Bruce, quel coglione senza cervello che mi ha tirato quel pugno giovedì. Cazzo, non si può aspettare?"
Lei mi diede leggeri colpetti sul petto con la mano che non aveva più mosso: "Arthur, Arthur … non cercare scuse. Anche Bruce morirà un giorno, non ti puoi lamentare. Settant'anni cosa vuoi che siano?"
"Un buon motivo per morire. Ma morire a vent'anni è … oh, lo sai"
"Ingiusto?"
"Sì"
"Sai, pochi giorni fa nella stanza accanto alla tua, è morta una bimba di appena due anni. E un mese fa, sempre in questo reparto, è morto un nonnino di navantaquattro anni. Ora, io sono andata a trovare entrambi e sai cosa mi hanno detto, sia la bambina che il nonno?"
"No, cosa?"
"Che la loro morte era ingiusta"
Mi scappò da ridere, e benché avessi entrambe le braccia rotte allungai le dita più che potei per sfiorare le sue: "Avanti, dai, non credo farà così male, vero?"
"Non fa mai male, al contrario di quello che dicono, Arthur Miles. La morte fa parte della vita e quella sì, che a volte fa male"
Mi prese per mano e con due dita di quella libera mi chiuse gli occhi.
"Arthur Miles, grazie per il tuo cuore. Con me non andrà perduto. E se chi ti vuole bene sentirà la tua mancanza, io sarò pronta a regalargliene un pezzetto. Perché ogni persona ha diritto ad un tuo ricordo, Arthur Miles. Sul tuo cuore inciderò le iniziali di ogni persona che ti rivolgerà un pensiero"
E poco dopo la macchina cessò di dare impulsi, e mi ritrovai in braccio a quella signora vecchia, brutta e esageratamente magra, proprio lì, nel cuore della morte.



Olèè, finita *-*
Non so bene sotto che genere metterla. Per ora resta su Generale, se qualcuno poi ha suggerimenti migliori me li dica pure.
Come sempre, grazie a te che sei arrivato fin qui
   
 
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