Capitolo XXXII
Ore 16.00 – Cherepova
Irina guardò
inorridita Dimitri di fronte a lei, e qualcosa di gelido le scese nello
stomaco, serrandole le viscere in una morsa più fredda del ghiaccio… Yana era stata rapita?
<< Chi è
stato? >> esalò solo, mentre Dimitri tornava alla sua espressione
imperscrutabile di sempre, il cellulare rinchiuso nella mano stretta a pugno.
<< Emilian mi ha detto che ancora non si è fatto sentire
nessuno >> rispose lui, << Ma sono sicuro
che è stato Vladimir… >>.
Improvvisamente
Irina diede una spiegazione alla partenza improvvisa del russo: aveva in mente
quel piano già da prima della Mosca-Cherepova? Aveva
aspettato che Dimitri lasciasse la città in modo da avere campo libero?
Ma una bambina…
Vladimir non poteva aver davvero rapito una bambina… Non si rendeva conto che
in quel modo attirava su di lui l’ira non solo di Dimitri, ma di tutti i russi
che vivevano a Mosca? Si era dimenticato di quel patto che esisteva tra loro?
<<
Complimenti… >> disse Karim avvicinandosi, che
non si era accorto di niente, << Avete vinto… >>.
<< Lo so
>> lo interruppe Irina, continuando a guardare Dimitri come se si
aspettasse che da un momento all’altro le dicesse che era tutto un errore,
<< Aspettate un attimo, abbiamo un problema… >>.
Il Mastino si era
voltato e stava raggiungendo la Punto. Irina lo raggiunse, in apprensione,
senza degnare di uno sguardo quelli che stavano intorno e che erano pronti a
festeggiare la loro vittoria, e che molto probabilmente non capivano perché
loro due stavano parlottando tra loro…
<< Cosa facciamo? >> chiese, sapendo che la corsa passava
in secondo piano, almeno per un po’.
<< Io torno a
Mosca il prima possibile >> rispose Dimitri,
secco, mettendo la mano sulla maniglia della portiera della Punto.
<< Allora io
vengo con te >> disse Irina.
Dimitri la guardò, quasi scettico.
<< Chi
incontrerà la Lince? >> domandò lui.
<< La Lince
aspetterà >> ribatté Irina, << E non mi sembra che abbia fretta di
conoscerci. Torno a Mosca con te. Anche io tengo a
quella bambina >>.
Si guardarono un momento in faccia, sapendo che nessuno dei due
avrebbe cambiato idea; poi Dimitri disse: << D’accordo… Il tempo di
mettere a posto l’auto e io sono per strada >>.
Irina annuì.
<< Perfetto >>.
Si voltò verso i
Referenti, dove mancava Konstantin, e disse: <<
Non so esattamente come avrebbero dovuto andare le
cose, ma dobbiamo tornare a Mosca il prima possibile. Potete riferire alla
Lince di farsi sentire, quando desidererà incontrarci? >>.
<< Era quello
che aveva intenzione di fare >> ribatté Karim,
gettando un’occhiata a Varagurg.
<< Bene
>> disse Irina, << Abbiamo bisogno che qualcuno ci rimetta a posto la macchina il prima possibile… Era previsto
qualcosa del genere, al termine della gara? >>.
Karim annuì. <<
Sì, tutte le auto verranno rimesse in sesto >>
rispose, << L’albergo è qui vicino >>.
<< Allora
sbrighiamoci >>.
Irina raggiunse
Dimitri e si mise al volante della Punto, aspettando che si sedesse anche lui
al suo fianco. Gettò un’occhiata allo specchietto retrovisore, per vedere che
solo in quel momento Xander era stato aiutato a
uscire dalla Ferrari, e vide che era solo. Nina non lo aveva seguito nella
traversata del lago…
Si chiese perché,
poi lasciò perdere. Yana li
aspettava, e lei non voleva perdere tempo. Xander
stava bene, ed era quello l’importante. Accese il motore, gettò un’occhiata a
Dimitri e disse, a bassa voce: << Andrà tutto bene >>.
Ma forse, più che
convincere lui, voleva rassicurare se stessa.
Ore 17.00 –
Mosca
William guardò la
faccia paffuta della bambina che sedeva di fronte a lui, nella sua stanza
d’albergo, e si chiese perché mai avesse accettato quel patto con Vladimir. Gli
occhi della bambina lo seguivano spaventati mentre si muoveva per la camera, si
per la prima volta nella sua vita si sentiva un fallito: aveva dovuto
abbassarsi a tanto per far cadere in trappola Dimitri… Roba da matti.
Yana, così aveva capito
si chiamasse la bambina, si rimise a piangere, esattamente come aveva fatto per
la maggior parte del tempo da quando erano riusciti a catturarla, cosa che si
era rivelata piuttosto facile. Lei e la madre non godevano di
alcuna protezione, e strappare la bambina dalla mano della mamma era risultato
semplice e veloce: le avevano attese mentre si recavano a scuola, la mattina
presto.
La guardò
strofinarsi gli occhi e chiedere della madre, i lucciconi che scivolavano sulle
guance, e si innervosì. Gli dava fastidio quel pianto
a dirotto, ma stranamente non aveva il coraggio di infierire su di lei… In più,
il suo comportamento rispecchiava perfettamente le poche caratteristiche che
conosceva dei marmocchi: erano rumorosi, sapevano solo mangiare e dormire, e
piangevano. Non si era spettato altro da quella bambina.
In quel momento
entrò Daniel, un vassoio di cibarie per loro, che gettò un’occhiata perplessa a
Yana: anche lui non era stato particolarmente
entusiasta del piano che avevano messo in atto,
soprattutto perché avevano scelto come base la loro stanza d’albergo.
<< La rapisce
e poi la molla qui >> borbottò, appoggiando il vassoio sul tavolino,
<< Dov’è andato Vladimir? >>.
William si accese
una sigaretta, nervoso. Adocchiò la tazza di caffè
fumante e l’afferrò, sperando che qualcosa di caldo
contribuisse a farlo calmare un po’.
<< Credo stia
andando a telefonare a Dimitri… >> rispose, bevendo un sorso, <<
Non lo ha ancora fatto, da quando è qui… >>.
Fece un cenno verso la bambina che singhiozzava.
<< Voglio la
mia mamma! >> gridò Yana, piangendo, <<
Voglio lo zio! >>.
La bambina sembrava
inconsolabile, e William capì che doveva essere molto spaventata, a giudicare
dal fatto che non si muoveva neanche, a parte i singulti per via delle lacrime.
Non era stupido, sapeva che quella marmocchia non aveva idea del perché fosse
lì, in mezzo a un gruppo di sconosciuti, e rassegnò al fatto che molto
probabilmente sarebbero andati avanti così per molte ore.
<< Come
facciamo a farla smettere di piangere? >> chiese
scocciato Daniel, sedendosi su una sedia vicino alla finestra, << Se
continua a fare tutto questo casino, rischiamo che qualcuno si accorga che
qualcosa non va… >>.
William sputò una
boccata di fumo. Guardò per un momento Daniel, poi decise di fare un tentativo
che sentiva sarebbe servito a poco.
<< Ehi,
piccoletta, hai fame? >> chiese, rivolto alla bambina.
Yana non diede nemmeno
segno di averlo sentito: continuò a strofinarsi gli occhi e a piangere. Era
sicuro che la bambina avesse capito cosa aveva detto, visto che con enorme
sorpresa appena se l’era trovata davanti aveva scoperto che parlava inglese
persino meglio di alcuni sui vecchi piloti, ed era tutto dire.
Afferrò il vassoio,
sempre più innervosito, e glielo mise davanti.
<< Mangia
>> ordinò secco, << Non ti faremo niente,
ma smettila di piangere >>.
Yana lo guardò, il visetto da bambola arrossato e spaventato.
<< No!
>> gridò, << Voglio andare a casa! Voglio la mia mamma! Portami a
casa! >>.
William sbuffò,
rinunciando a qualsiasi altro tentativo.
<< Ti
lasceremo andare quando Dimitri verrà qui >>
ribatté, rimettendo il vassoio sul tavolo.
<< Dirò a mio
zio di darti tante botte! >> disse Yana con uno
slancio di coraggio, << Lui è buono, non è come te! >>.
William guardò la
bambina inarcando un sopracciglio: aveva un certo caratterino, la piccoletta.
Ed anche delle convinzioni che combaciavano poco con le caratteristiche del
Mastino.
<< Si da il caso che io conosca bene tuo… zio >> disse, e
l’ultima parola suonò molto strana, associata a Dimitri, << Siamo stati
amici per tanto tempo. E non credo che sia in grado di farmi qualcosa…
>>. Ridacchiò, accarezzando la pistola che teneva in tasca.
Yana lo guardò con i
suoi occhioni scuri, ancora lucidi.
<< Io voglio
andare a casa mia >> disse, << Perché mi tieni qui? >>.
William inspirò una
boccata di fumo.
<< Perché mi
servi per incontrare una persona >> rispose, divertito dalla piega che
stava prendendo la situazione: la bambina sembrava improvvisamente aver
racimolato il coraggio per mettersi a parlare e a fare domande.
<< Chi?
>>. Yana lo guardò in cagnesco: evidentemente
non si rendeva conto che stava rischiando la pelle, in quei momenti.
<< Si chiama
Irina >> rispose William, << Ma molto probabilmente non la conosci…
>>.
Yana sembrò illuminarsi
improvvisamente.
<< Tanto tu
sei brutto, Irina non ti vuole >> disse saggiamente la bambina, <<
Mio zio è molto più bello, e Irina è troppo brava per stare
con te >>.
William inarcò un
sopracciglio, e si trattenne dallo scoppiare a ridere.
“Ma guarda che faccia tosta,
questa piccoletta… Ha proprio un bel caratterino. Non ho mai
sentito nessuna donna, di qualsiasi età, darmi del brutto”.
<< Dimmi un
po’, come fai a conoscerla? >> chiese incuriosito, mentre Dan, che stava
ancora assistendo alla scena, cercava di non ridere.
<< Stava a casa dello zio >> rispose Yana.
William sentì
montare l’irritazione: Irina stava a casa di Dimitri?
Quando mai lui si era rivelato disposto a ospitarla?
Era per quello che
Vladimir aveva puntato lei, sperando che il russo si facesse avanti? C’era
qualche possibilità che Irina avesse stretto qualche rapporto con l’ex Mastino?
Scosse il capo,
dandosi dell’idiota. Improvvisamente si rese conto che stava diventando quasi
paranoico, e che non valeva la pena porsi quelle
domande: non sapeva nemmeno quanto tempo aveva ancora da vivere, Irina… Sapeva
com’era fatta, sapeva che era in grado di tradirlo. Si stupiva più che altro di
Dimitri: quando mai da parte sua c’era stato un interesse per lei?
“Però spiegherebbe l’idea di
Vladimir…”.
<< Posso
prendere questo? >>.
Yana interruppe il
corso dei suoi pensieri, indicando il vassoio del cibo, e per la precisione un
grosso bignè alla crema ricoperto di cioccolato. Improvvisamente la bambina
sembrava non avere più voglia di piangere, e sul suo visetto si era dipinta
un’espressione curiosa e timorosa. Forse parlare di Dimitri l’aveva convinta
che presto sarebbe venuto a prenderla… Almeno ora stava zitta, ed era un
miglioramento.
<< Prendi
quello che vuoi >> ribatté secco William, << Basta che la finisci
di piangere >>.
Guardò Yana prendere il dolce con le manine e impiastricciarsi
tutta mentre lo mangiava, e si chiese cosa ci trovasse Irina in quella bambina:
era sicuro che quando aveva conosciuto quella piccola
russa dalla lingua lunga l’aveva adorata dal primo momento…Si ricordava ancora
di quando si occupava del nipote, mentre suo fratello Dominic
se l’era data a gambe. Era tipico di Irina.
Yana aveva la faccia
piena di crema, e lo guardò ancora intimorita.
<< Posso
prenderne un altro? >> chiese.
William la fissò
per un momento, perplesso.
“E meno male che non aveva fame…”.
William annuì, per
niente intenerito dalla sua faccia impiastricciata, e le passò il vassoio. Come
bambina doveva ammettere che era simpatica, ma preferiva non averci troppo a
che fare: lui non era come Irina, che sapeva sempre come prenderli… Non voleva
certo rischiare che si rimettere a piangere.
Ore 18.00 – Cherepova
Irina richiuse il
baule della Punto dopo aver caricato l’ultimo borsone, poi guardò l’orologio.
Iniziava a sentire la stanchezza di tutta la giornata addosso, e sapeva che li
aspettava un altro viaggio lungo e faticoso: Mosca distava tremila chilometri,
e anche se questa volta avrebbero percorso tutta autostrada senza avere nessuno
alle calcagna, si sarebbero riposati molto poco. Yana aspettava, e nessuno dei due voleva perdere tempo:
quella bambina era innocente e non poteva rimetterci a causa loro.
Si guardò intorno,
nell’ampio garage dell’hotel superlusso che era stato messo a disposizione dai Referenti
per il termine della gara, e che teoricamente avrebbe dovuto accogliere i
festeggiamenti per la vittoria della Mosca-Cherepova.
Sicuramente tutti gli altri piloti si sarebbero fermati lì, visto che aveva
scoperto che il loro Natale si festeggiava il sei di gennaio, cosa che fino a
quel momento aveva ignorato e che Dimitri non aveva sentito il bisogno di
precisarle.
“Non doveva andare così… Povera bambina… Se quel
Vladimir le torce anche un solo capello, questa volta gli faccio
vedere davvero chi è Fenice”.
La Punto era stata
rimessa a posto da Dan, che ne conosceva la meccanica: il tempo era poco, e
aveva fatto un lavoro un po’ grossolano, ma a loro andava bene così. Una volta
a Mosca, si sarebbero occupati meglio di lei.
Stava aspettando
Dimitri: non sapeva esattamente cosa stesse facendo,
ma probabilmente stava parlando con i Referenti della situazione in corso. O
forse stava sistemando la questione con Konstantin…
Non lo voleva sapere. Meglio partire con l’unico pensiero di
andare a salvare Yana, e non avere morti sulla
coscienza. Sperava solo che venissero presi dei
provvedimenti per il suo comportamento, ma aveva poche speranze: se nessuno era
intervenuto appena subito dopo il fatto, chi avrebbe mai mosso qualche accusa
contro Konstantin, che era pure un Referente? Forse
molti erano anche d’accordo con lui: una straniera non meritava di vincere la Mosca-Cherepova, anche se accompagnata da Dimitri e
conosciuta per essere la donna dello Scorpione.
Finalmente sentì
dei passi scendere le scale, e si preparò a salire in auto. Poi si accorse che
si trattava di Xander…
Lo guardò
avvicinarsi in silenzio, gli occhi azzurri che non si staccavano da lei,
l’espressione seria. Irina ebbe una stretta al cuore, ricordando che una volta avrebbe potuto andare da lui, chiedere consiglio,
confidargli quanto si sentiva spaventata per quello che le succedeva intorno…
Aveva paura per Yana, perché le voleva bene, e sapeva
di cosa era capace Vladimir…
<< Credo di
doverti ringraziare >> disse Xander, rimanendo
a un paio di metri da lei, << Hai rischiato molto per me, oggi… Grazie
>>.
Irina sorrise
appena appena.
<< Non mi
devi ringraziare, Xander >> disse, << E’
una cosa che avrebbe fatto chiunque sia una persona normale e sana di mente…
Non mi devi nessun ringraziamento. Anzi, così siamo pari. Hai fatto… Hai fatto la stessa cosa per me, tempo fa >>.
Rimasero in
silenzio a guardarsi per qualche istante, ma almeno tra loro non c’era
tensione. Irina aveva il cuore che batteva forte, perché sentiva che non si
sarebbe mai abituata ad averlo così lontano… I suoi sentimenti non erano
cambiati nei suoi confronti, nonostante tutto.
<< Come mai
Nina non era in auto con te? >> chiese lei, per rompere il silenzio e
impedirsi di indugiare troppo su pensieri che le avrebbero fatto venire le
lacrime agli occhi.
<< Non aveva
il coraggio di passare >> rispose amaramente Xander,
<< Ma va bene così, tanto non avremmo vinto comunque. Ottima gara, la
vostra. Nessuno pensava foste in grado di rimontare in quel modo… >>.
Irina
lo osservò mentre ammetteva la sconfitta, e si rese conto che non sembrava poi
tanto infastidito: era orgoglioso, lo sapeva, e immaginava che dovesse essere
un duro colpo, per lui: battuto a un soffio dalla vittoria… Però questa volta
sembrava accettare la disfatta, come se ritenesse davvero che lei meritasse il
primo posto in quella gara, con tutta la fatica che aveva fatto e i problemi
che avevano avuto… O forse, era semplicemente sempre troppo bravo a fare
l’attore.
<< Non posso
dirti altro che grazie >> disse lei.
Improvvisamente Xander cambiò argomento.
<< So che
avete un problema a Mosca… >> disse.
Irina valutò
l’ipotesi di raccontargli come andavano le cose, sperando di non scatenare da parte sua qualche rimprovero. Non voleva litigare o discutere.
Incrociò le braccia, come per fargli capire che non si doveva intromettere
troppo nella faccenda, o avrebbero finito per litigare di nuovo.
<< Hanno
rapito la nipote di Dimitri >> spiegò, << E crediamo
sia stato Vladimir: ha un conto in sospeso con Dimitri, ma non abbastanza
coraggio per vedersela direttamente con lui. In ogni caso, che ci sia o meno Buinov, in questa storia,
dobbiamo tornare a Mosca… E’ una bambina, non può essere tirata in mezzo.
Dimitri non rimarrà qui a guardare mentre sua nipote è nelle mani di quel
criminale… E io voglio andare con lui, perché mi sono
affezionata a quella bambina >>.
Lo guardò,
sfidandolo a dire qualcosa in contrario, ma Xander rimase zitto, a fissarla come se non avesse capito
quello che aveva detto. Irina stessa si stupì della sua sicurezza, ma ormai non
era più legata a nessuno, poteva prendere le decisioni da sola… Il giudizio di Xander sulle sue azioni era diventato irrilevante, o almeno
era così che doveva essere. Anche se lei, nel profondo del suo cuore, sapeva
che ancora non era capace a essere insensibile alle sue parole.
<< Buona
fortuna, allora >> disse solo Xander. Non fece
altre domande, non cercò di ottenere altre informazioni, non la costrinse a
discutere della cosa: finalmente dimostrava che veramente non aveva molto più
interesse in quello che faceva lei.
Irina sorrise, ma
non c’era felicità dentro di lei: solo una grande tristezza, perché Xander l’aveva già dimenticata, e aveva perso ogni
interesse verso di lei.
<< Grazie.
Penso ce ne servirà molta >> rispose.
In quel momento
entrarono Dimitri e Dan, e rivolsero a Xander
un’occhiata perplessa. Il russo raggiunse la Punto e appoggiò la mano sulla
portiera.
<< Possiamo
andare >> disse, << Guido io >>.
Irina gli lanciò le
chiavi, poi guardò Dan.
<< Grazie per
la macchina >> disse, << E grazie anche per aver tifato per noi.
Forse eri l’unico >>.
Dan sorrise,
porgendole la mano.
<< Figurati,
è stato un piacere. Avete fatto una gara strepitosa.
Credo che sia stata la migliore rimonta in tutta la storia della Mosca-Cherepova… Se qualcuno non tifava per voi, nessuno
può negare che siete stati davvero grandi. In bocca al lupo >>.
Irina strinse la
sua mano.
<< Grazie,
Dan. Ci rivediamo a Mosca >>.
Fece un leggero
cenno di saluto a Xander, poi salì in macchina, dove
Dimitri aveva già preso posto. Accese il motore mentre
lei si allacciava la cintura, poi si guardarono.
<< Vai
>> disse solo lei.
Dimitri affondò il
piede sull’acceleratore, poi partì sgommando su per la rampa di scale, lasciandosi
dietro l’esito di una gara che ora non sembrava poi così
tanto importante.
Xander guardò la Punto
sparire su per la rampa, e rimase un momento a fissare il vuoto l’asciato
dall’auto di Irina. Qualcosa gli diceva che quella storia avrebbe avuto un risvolto anche su di loro, ma forse era presto per dirlo.
Ormai sembrava che azzeccasse molto poco, nelle sue
deduzioni.
Così Irina aveva
vinto la gara e ora se ne andava per salvare la nipote di Dimitri… Lui l’aveva
immaginato? No, in tutta sincerità.
E in tutta
sincerità, doveva anche ammettere che era un duro colpo, per lui. Era sempre
stato sicuro di vincere la Mosca-Cherepova, di
arrivare primo e incontrare la Lince… Invece per poco non finiva affogato
dentro una Ferrari in un lago ghiacciato… Bella consolazione.
Gettò un’occhiata a
Dan, il tizio italiano, gli fece un cenno di saluto e raggiunse la 599 ammaccata e parcheggiata poco più in là. Si sedette
al posto di guida e rimase a fissare il tachimetro, dove la lancetta era ferma
sullo zero. Zero come si sentiva lui in quel momento.
Ora che non aveva
vinto la Mosca-Cherepova, il suo ruolo si
rimpiccioliva ulteriormente… Già quando stava a San
Pietroburgo aveva avuto molto poco da fare. L’unica cosa positiva era stata l’incontro
con Nina, che l’aveva fatto partecipare alla gara, e senza la quale forse non
sarebbe arrivato da nessuna parte…
Improvvisamente si
rese conto che forse la sua missione era stata solo un ripiego, che lo avevano
mandato lì solo per tenerlo occupato e fare in modo che non interferisse con la
vera incaricata del compito, Irina… Avrebbe dovuto capirlo prima, no? Lei era
stata mandata a Mosca, nel cuore dell’azione, lui a San Pietroburgo, distante
chilometri…
L’unica possibilità
che aveva avuto per mettersi in gioco l’aveva persa:
aveva a mala pena terminato la gara, nonostante avesse avuto a disposizione una
Ferrari e Nina a fargli da guida…
“Brava Irina, mi hai dato una bella lezione, questa
volta”.
Già, Irina… Era
stata brava, davvero brava.
Come gli era apparsa diversa, poco prima… Bella, sicura, adulta…
Aveva poco a che fare con l’Irina che aveva conosciuto, con quella che aveva
lasciato tante volte a casa…
E poi, gli aveva
salvato la vita. L’aveva tirato fuori dai guai, quando se l’era vista davvero
brutta, chiuso dentro la 599 con l’acqua alla gola…
Non avrebbe mai
dimenticato la sua espressione quando l’aveva vista comparire nel suo campo
visivo mentre rischiava di scivolare nell’acqua ghiacciata: gli era parsa la
determinazione in persona. Aveva rischiato la pelle e la sua adorata macchina
per salvarlo…
Sì, era cambiata. Cambiata tanto, cambiata a tal punto da rendergliela riconoscibile…
Cambiata a tal punto da essere un’altra, ma non per questo per fargli smettere
di amarla. Perché forse quell’Irina più adulta, più sicura, più decisa gli
piaceva… Perché forse solo ora si accorgeva che lei era sempre stata metà
Fenice e metà Irina. Cioè quella di ora.
Nina non era stata
niente. Alla fine si era rivelata per quello che era: una ragazza bellissima, ma vuota. L’aveva sedotto con quell’aria sicura,
da donna “navigata”, con quel suo modo di fare sensuale, e lui ci era caduto
perché aveva voluto vedere più di quello che c’era in realtà. Ci era caduto
perché Nina rappresentava qualcosa che pochi possono
avere, perché troppo bella, troppo perfetta per le gente normale. E lui non si
era mai sentito normale, si era creduto migliore degli altri, ma non lo era mai
stato. Se fosse davvero stato migliore, avrebbe capito subito chi era Nina, che
Irina non aveva più bisogno di lui, e che la sua missione era solo un ripiego
per tenerlo occupato.
Bene, aveva fallito
su tutti i fronti.
Aveva fallito con
la missione, con Nina, con la gara, e soprattutto con Irina. Per la prima volta
nella vita, si rendeva conto di non essere stato capace di fare nulla.
Prima
o poi
il momento di incassare il colpo arriva per tutti, e per lui era arrivato
proprio in quel momento. Era ora di abbassare la testa e ammettere che aveva
sbagliato, che lasciava la palla nelle mani di qualcun altro. Continuare a
rimanere in gioco senza poter fare niente non aveva senso.
Prese il cellulare
dalla tasca e cercò un numero sulla rubrica. Poco dopo rispose la voce profonda
e seria di McDonall.
<< Pronto?
>>.
<< Sono Went >> disse Xander,
neutro, << Ha parlato con Irina? >>.
<< Sì, l’ho
sentita poco fa. Ma sono solo che ha vinto la gara, e mi ha accennato al fatto
che lei e Dimitri hanno avuto un problema a Mosca.
Ritelefonerà più tardi per spiegarmi come vanno le cose, comunque >>.
<< Bene. Visto che non ho vinto la gara, ho preso una decisione che
volevo comunicarle subito… >>.
<< Agente Went… >> lo interruppe McDonall.
<< Mi lasci
parlare. Non ho più niente da fare qui. Torno a Mosca e prendo il primo aereo
per Los Angeles… Abbandono la missione >>.
Ore 19.00 –
Autostrada
Irina frugò nella
borsa in cerca del cellulare, mentre l’abitacolo era illuminato solo dalla luce
dei lampioni che scorrevano a folle velocità ai loro lati, la carreggiata
dell’autostrada fortunatamente abbastanza sgombra da permettergli di tenere una
buona andatura… Dimitri stringeva il volante con la fronte corrugata,
silenzioso.
<< Eccolo…
>>.
Cercò il numero
nella rubrica, poi attese che rispondessero dall’altra parte della linea.
<< Agente Dwight,
sono pronto ad ascoltare quello che avete da dire >> disse McDonall, ma nella sua voce c’era una nota preoccupata,
<< Cosa sta succedendo? >>.
Irina gli spiegò
rapidamente come era andata la gara, la vittoria e il
problema che era sorto all’improvviso. Gli raccontò del rapimento di Yana, e che Dimitri era determinato a liberarla: non faceva
parte della missione, ma non potevano certo lasciare una bambina nelle mani di
Vladimir.
<< Capisco…
>> disse lentamente McDonall, << E
ritengo dobbiate informare anche Demidoff di quello
che sta succedendo, visto che è territorio loro >>.
<< Lo faremo
>> disse Irina, << Intanto aspetteremo la chiamata della Lince, visto che sarà lei a farsi vedere >>.
<< Va bene
>> McDonall si schiarì la voce, << Ho
sentito l’agente Went, poco fa… >>.
Irina si chiese se
il Vicepresidente fosse al corrente di ciò che era
accaduto tra loro due. Evidentemente, dal tono vagamente
imbarazzato, sapeva qualcosa. Forse Xander
doveva averli accennato al fatto che non erano più legati di quando lo erano
all’inizio, giusto per informarlo che le cose in missione cambiavano…
<< Tornerà a
San Pietroburgo, immagino >> si affrettò a dire Irina, perché parlare
delle sue vicende personali e affettive con il Vicepresidente
le avrebbe creato un po’ di imbarazzo, << Potrebbe avere ancora un ruolo,
nonostante non abbia vinto… >>.
<< No, Irina
>> rispose McDonall, << L’agente Went ha deciso di ritirarsi, di abbandonare la missione
>>.
Irina tacque,
stupita. Xander non aveva mai abbandonato niente in
vita sua, non si era mai lasciato battere… Ne aveva passate di peggiori, non
era il tipo da abbassare la testa e accettare la sconfitta…
<< Perché?
>>.
<< Ritiene di
non avere più nulla da fare >> disse McDonall,
<< Che non può ottenere risultati migliori di questi… >>.
Irina fissò senza
vederla la strada buia che scorreva davanti a lei.
<< Ma non è
così >> disse, << Ci sono ancora un sacco
di cose da fare… Non è detto che Lince voglia davvero incontrare noi. E se…
>>.
Stava per dire: “E se
io avessi bisogno di lui?”, ma si trattenne. Non poteva più contare su Xander, non da quando gli aveva rinfacciato di starle
troppo addosso… Non poteva più pretendere qualcosa da lui.
<< Non aveva
mai abbandonato una missione, fino ad oggi >> disse McDonall,
<< Ma quel momento arriva per tutti… >>.
<< Ok, ma… >> Irina si portò una mano alla fronte.
<< Lasciamo stare… E’ una sua decisione, nessuno può interferire
>>. Non ci poteva credere, ma era l’evidente verità.
<< Concordo. Però mi ha riferito i suoi sospetti riguardo a una certa
Nina Kraracova >> disse McDonall,
come soppesando le parole, << Mi ha detto che ci sono ampie possibilità
che la Lince sia lei… E devo dire di essere d’accordo. Molte cose combaciano
>>.
Il nome della
ragazza stridette nella testa di Irina. Nina la Lince? Era per quello che Xander aveva scelto lei, come co-pilota? Aveva sospettato
fin dall’inizio di lei? Si apriva un ventaglio di ipotesi che potevano spiegare molte cose, ma… Ma non era
così stupida da illudersi che quello potesse cambiare le cose tra lei e Xander.
<< D’accordo,
ne terremo conto allora >> disse, neutra, << Se è lei, allora me la
sono già fatta nemica… >>.
<< Devo
parlare anche con Dimitri >> disse McDonall.
Irina passò il
telefono al russo, che con la mascella contratta rispose a una domanda di McDonall che lei non sentì, ma che intuì lo infastidisse
molto.
<< Sì, so
esattamente a cosa stiamo andando incontro >> sbottò, << No… Lo
saprò solo quando sarò davanti a Buinov, e non c’è
missione che mi terrà lontano da lui… Se è davvero così, rischiano più di
quanto hanno messo in conto >>.
Dimitri salutò e
chiuse la telefonata: Irina ebbe l’impressione che, anche questa volta, avessero parlato di qualcosa di cui lei era all’oscuro. La
stessa che tempo prima Dimitri non gli aveva voluto rivelare.
<< Pensi che
Vladimir voglia incontrare di nuovo te? >> chiese lei.
<< Vladimir
vuole me, nessun’altro >> rispose lui, quasi
ringhiando, << Sapeva che durante la Mosca-Cherepova
Yana e Vilena sarebbero
rimaste sole in casa… Ha aspettato la gara per quello. Mi chiedo come abbia
trovato il coraggio di farlo un’altra volta… Non ha nemmeno idea di quello che
farò io a lui quando lo avrò tra le mani… >>.
Le nocche di
Dimitri, strette sul volante, sbiancarono.
<< Tanto lo sapevo
che si stava preparando… >> aggiunse, << Lo sapevo che lo avrebbe
fatto di nuovo… Solo che credevo puntasse a qualcun altro >>.
Irina sospirò.
<< Me,
immagino >> disse a bassa voce, << Forse sarebbe davvero stato
meglio che rapisse me, non una bambina… Solo che per lui sarebbe stato più
difficile… Dimitri, mi dispiace averti messo nei guai: se avessi saputo che le
cose sarebbero andate così, ci avrei pensato due volte a mettermi contro
Vladimir… >>.
<< Tu non
centri >> disse secco Dimitri, << Non centri niente. Tornare qui
significava anche questo, e io lo sapevo. Ma questa volta… >>.
Un cellulare
squillò nel silenzio dell’abitacolo e interruppe Dimitri. Il russo lo tirò
fuori dalla tasca, tenendo il volante con l’altra mano, e guardò il display.
<< E’ lui
>> disse solo.
Irina annuì,
abbassò il volume della radio e lo guardò rispondere alla chiamata.
<< Spiegami
con quale coraggio lo hai fatto di nuovo >> ringhiò il Mastino nel
microfono, << Sei un coniglio, Vladimir. Avresti dovuto
venire da me subito, non scappare durante la Mosca-Cherepova.
Dimmi quello che vuoi, ma credo già di saperlo >>.
Ci fu un momento di
silenzio, poi Dimitri sembrò assumere un’espressione perplessa.
<< Perché tutti e due? >> disse solo.
Irina lo guardò,
con l’impressione che ci fosse qualcosa di strano. Fece un cenno a Dimitri per
dirgli che non capiva cosa stava succedendo.
<< Ci vuole
entrambi >> rispose il russo.
Irina rimase
interdetta, poi domandò: << Puoi mettere il vivavoce, per favore?
>>.
Dimitri schiacciò
un tasto sul cellulare, e lo diede a lei.
<< Perché ci
vuoi tutti e due, Vladimir? >> chiese Irina.
La frase cadde nel
silenzio, poi una risatina si propagò nell’abitacolo.
<< Fenice,
sei in ascolto? >> chiese Buinov, fintamente
sorpreso.
<< Sì, sono
in ascolto >> rispose lei, << Con quale coraggio prendi
in ostaggio una bambina, per di più innocente? >>.
<< E’ inutile
che mi facciate la ramanzina >> disse Vladimir, divertito, << Sono
io ad avere il coltello dalla parte del manico, perciò mi ascolterete, se
volete che la vostra bambina ne esca sana e salva… Voi vi presentate quando ve
lo dico io in un posto che vi farò sapere una volta arrivati a Mosca, e io libero la bambina. Tutti e due.
Se ritenete che la vita della sgorbietta valga così tanto, non dovrebbe essere un problema per voi
>>.
Irina guardò
Dimitri.
<< Io mi
presenterò >> disse il Mastino, sia rivolto a Buinov
che a lei, << Sai che non mi tirerò indietro…
Cosa c’entra Irina? >>.
Vladimir ridacchiò.
<< Bé, in
tutta sincerità, a me serve ben poco, la tua amichetta >> rispose Buinov, << Ma sai, se si possono prendere due
piccioni con una fava, perché non approfittarne? >>. Ridacchiò.
Irina non era
convinta dalle parole del russo: quella non era una risposta. In effetti,
Vladimir voleva Dimitri morto, ma non aveva mai detto di voler uccidere anche
lei… Aveva solo rifiutato la sua proposta di alleanza, ma bastava solo quello a
fargli cambiare idea?
<< Una
persona per una persona >> disse Dimitri,
<< O me, o niente. A meno che tu non ammetta che
c’è qualcun altro che ti sta aiutando… >>.
<< Qualcun
altro? >> fece Vladimir, << Bè, è ancora
presto per scoprirlo… Voi pensate bene alla mia proposta, e fatemi sapere.
Altrimenti sai che fine fa la tua adorata nipotina >>.
La telefonata venne chiusa, e Irina rimase impalata a guardare il
cellulare. Decisamente c’era qualcosa di strano, e
Dimitri lo sapeva. Lo guardò, leggendo nei suoi movimenti rigidi l’apprensione
e la rabbia.
<< Cosa stava dicendo? >> chiese.
Dimitri scosse il
capo.
<< Sono
convinto che ci sia dietro qualcos’altro, altrimenti
non chiederebbe anche te come ostaggio >> rispose, << Se ci vuole
entrambi, un motivo c’è >>.
<< E quale
potrebbe essere? >> chiese Irina.
<< Ci ritiene
entrambi pericolosi >> rispose Dimitri, << O forse ti vuole usare
per incontrare la Lince. Saprà sicuramente che abbiamo vinto la gara, e saprà
altrettanto bene che prima o poi la Lince si farà viva
con noi… Con te, soprattutto >>.
<< Non ha
molto senso >> ribatté lei, << A meno che
tu non sappia qualcosa che io non so… >>.
Gli rivolse
un’occhiata eloquente, ma Dimitri non si scompose.
<< So un
sacco di cose che non sai, Irina >> disse lui, << Decisamente molte. Vladimir vuole incontrare la Lince per
ucciderla, credo. Vuole te perché forse pensa di potermi tenere sotto tiro
anche in quel modo… Ci sono un sacco di motivi per spiegare il suo
comportamento, ma tu non verrai con me, e lui lo dovrà capire: non rischierò
che ammazzi due persone per avere me >>.
Irina lo guardò, e
comprese ciò che preoccupava Dimitri: il suo pensiero era andato a sua sorella,
prima rapita e poi uccisa… Vladimir aveva cercato di attirarlo nello stesso
modo, e cosa gli impediva di fare di nuovo la stessa cosa? Magari si sarebbero
presentati da lui per poi scoprire che aveva sgozzato Yana
senza pietà… Poteva accadere di nuovo, e Dimitri ne era consapevole.
Abbassò lo sguardo
per un momento, cercando di pensare.
Non poteva esserci
un modo per mettere al sicuro almeno Yana? In fondo
lei non c’entrava nulla, era una bambina… Come potevano fare in modo che
Vladimir non si trovasse in una posizione di vantaggio?
<< Lo so a
cosa stai pensando… >> disse lentamente, rivolta a Dimitri, <<
Vladimir potrebbe tenderci un’altra trappola come quella in cui uccise tua
sorella >>.
Il russo strinse il
volante.
<< Lo so
>> ringhiò tra i denti, << Ma per il momento non posso fare
nient’altro, se non presentarmi lì. Una volta che saremo di fronte, saprò se mi
ha ingannato ancora… >>.
Irina guardò fuori
dal finestrino, mentre il guard-rail scorreva rapido nella notte.
<< Credi che
mi voglia uccidere? >> domandò.
<< Non lo so
>>.
<< Non c’è un
modo per mettere Yana al sicuro prima di incontrarci?
>> domandò lei.
<< Se ci
fosse, lo avrei già messo in pratica… >>.
Ma Irina non credeva alle
sue parole: improvvisamente, aveva capito che un modo esisteva. Esisteva, e
forse Dimitri ci aveva già pensato, ma non voleva vagliarlo.
Subito si diede
della pazza, perché ci andava coraggio e follia per
mettere in atto una cosa del genere, soprattutto di propria spontanea volontà. Ma aveva una coscienza che le diceva che la vita di quella
bambina valeva molto più della sua.
<< Andrò solo
io >> disse Irina, << Chiederò a Vladimir uno scambio di persona.
Libera Yana e prende me, dopodiché potrà tenermi in
ostaggio finché tu non ti presenterai di fronte a lui >>.
Nell’abitacolo calò
il silenzio, e per un momento Irina pensò che Dimitri non l’avesse proprio
sentita. Poi lui fece una smorfia, stringendo convulsamente il volante.
<< Avevo
appena detto che non avevo intenzione di metterti in mezzo… >> ringhiò.
<< Sono già
in mezzo >> ribatté lei, << E’ l’alternativa
migliore. Vladimir avrà sempre il suo ostaggio da tenere sotto tiro, ma intanto
Yana sarà al sicuro… E intanto tu potrai prepararti
per l’incontro con lui >>.
Ancora silenzio:
Dimitri soppesava le sue parole.
<< Cosa ti fa
pensare che lui accetterà? >> chiese alla fine.
<< Nulla, ma
possiamo tentare >> rispose lei, << Gli chiederemo se gli va bene
lo scambio, e se davvero c’è qualcosa dietro, sono sicura che accetterà. In
questo modo ci avrà tutti e due, esattamente come
vuole >>.
Lo sapeva che era
qualcosa di avventato, pericoloso e incosciente… Non faceva parte della sua
missione, non era lì per vedersela con un russo pazzo, ma qualcosa le diceva
che quella era la decisione migliore da prendere. Yana
andava portata in salvo, e lei non aveva paura di mettere a repentaglio la sua
vita per lei.
<< Sei una
stupida >> disse Dimitri, << Ti farai ammazzare, così… E’ una cosa tra
me e lui, tu non c’entri nulla, non ti devi immischiare… >>.
<< Io non
sono tua sorella, Dimitri >> ribatté Irina, << So come si
comportano i piloti clandestini, so cosa vuol dire essere presi in ostaggio… Ho
molte più possibilità di cavarmela di quanto pensi. Tra me e Yana chi credi che corra meno rischi? >>.
Dimitri tacque, e
Irina sapeva che il suo ragionamento non faceva una piega.
<< Dimitri,
lo sai che ho ragione >> continuò lei, << Non essere stupido, e non
cercare di convincermi che non ce ne sia bisogno… Capisco che per te sia un
problema mettermi in mezzo, ma lo sai meglio di me se non vuoi correre rischi è
il piano migliore che abbiamo >>.
Il russo le gettò
un’occhiata, gli occhi grigi imperscrutabili.
<< Perché
dovresti farlo? >> ringhiò, << Non sei una di noi, non c’entri in
questa storia… >>.
Irina decise di
giocarsi il tutto per tutto: finché non si rendeva conto di tutti i pericoli,
doveva assolutamente convincerlo… Dopo, il minimo pensiero avrebbe potuto
intaccare le sue certezze e soprattutto la sua convinzione.
<< Allora
rispondi a questa domanda: preferisci me, o preferisci
Yana? >>.
Dimitri fece una
smorfia, ma rimase zitto. Irina non gli staccò gli occhi di dosso, cercando di
capire cosa passasse nella sua testa, ma lei sapeva già la risposta: anche se
tra loro era successo quello che era successo, era
certa che Dimitri tenesse più a Yana che a lei. E in
ogni caso, quale che fosse stata la sua idea, Dimitri non avrebbe risposto,
perché rispondere significava mettere a nudo un’altra
volta i suoi sentimenti…
<< Fa’ quello
che vuoi, Irina >> disse alla fine, seccato e infastidito, << Se
vuoi farti ammazzare, fa’ pure. Basta che sai
esattamente quello che stai facendo, perché le cose a volte non vanno come
vorremmo >>.
<< So quello
che faccio, Dimitri >> ribatté lei, << Ma Yana
è una bambina, e sono pronta a correre il rischio per lei. Dammi il cellulare,
telefono a Vladimir >>.
Dimitri non si
mosse, continuando a tenere stretto il volante con le mani. Irina gli gettò
un’occhiataccia, anche se le venne da sorridere: sembrava determinato a non
metterla in mezzo, a non farle fare di testa sua… I tempi in cui credeva che la
odiasse erano passati.
<< Avanti
>> lo incitò lei.
Il russo le passò
il cellulare, e lei lo prese, sapendo che forse stava facendo la cosa più
stupida e avventata di tutta la sua vita, compresa quella di entrare nel giro
di William Challagher.
Ore 20.30 –
Mosca
William guardò il cellulare
appoggiato sul tavolo vibrare e illuminarsi insistentemente nella stanza semi
buia, sul display il nome “Dimitri Goryalef” che giganteggiava minaccioso. Alzò lo sguardo su Vladimir,
seduto dall’altra parte del tavolo, e disse a bassa voce: << Di già? Hanno fatto in fretta a parlarne… >>.
Il russo si strinse
nelle spalle. << C’era poco da pensare. Sono stato piuttosto chiaro
>>.
<< Voglio
comunque sentire quello che diranno >> disse
William, << Andiamo di là, e metti il vivavoce. Non voglio che la
marmocchia si svegli, visto che finalmente sta zitta… >>.
Yana, dopo essersi
sbafata metà del vassoio di dolci che Dan gli aveva portato, si era
addormentata nel suo letto e con suo enorme fastidio. In quel momento giaceva
sotto la coperta con la faccia ancora impiastricciata di zucchero a velo, e
dormiva beata ignara del fatto che stavano per parlare con il suo adorato zietto…
Uscirono dalla
stanza e si sedettero nel piccolo salotto. Vladimir sistemò il telefono sul
tavolo, poi premette un tasto.
<< Presa la
vostra decisione, Dimitri? >> chiese, sardonico.
<< Sì, ma non
sono Dimitri, e la decisione che abbiamo preso è un po’ diversa dalla tua
>>.
La voce di Irina,
limpida, chiara, sicura uscì dal microfono del telefono lasciando William paralizzato
dov’era, preso alla sprovvista, impreparato a quel
suono che in un attimo lo riportò indietro di anni, in un'altra città, in un’altra
stanza, in un altro mondo che si era sbriciolato nel momento stesso in cui
aveva sentito quella voce per la prima volta…
Strinse il pugno,
mentre le parole appena pronunciate da Irina riverberavano dentro di lui, come
amplificate, e una sensazione di urgenza si impossessò
di lui… Fissò il cellulare, realizzando solo in quel momento che Irina era dall’altra
parte della linea, che esisteva ancora, che non era un semplice ricordo che si
era tenuto stretto per avere uno scopo… Irina viveva, ignara che lui la stava
ascoltando; ignara che lui ricordava tutto; ignara che la stava cercando…
<< Oh,
Fenice, sei tu >> disse Vladimir, per niente sorpreso, e che non si era
accorto della sua reazione, << Cosa intendi
dire? >>.
<< So che ci
vuoi entrambi, ma noi non ci fidiamo di te >> disse Irina, sicura,
<< Chi mi dice che una volta che ci
consegneremo, libererai la bambina? >>.
<< Nessuno ve
lo dice, infatti >> ribatté Vladimir, << Ma se la volete rivedere
viva, dovete venire da me… >>.
“L’ho trovata… L’ho trovata…”.
I pensieri
iniziarono a susseguirsi nella mente di William, pensieri senza senso, di
quello che era successo in passato, di quello che poteva succedere, di quello
che sarebbe successo…
<< Io ho
un’idea migliore >> disse Irina, catturando ancora la sua attenzione, <<
Facciamo uno scambio: prendi me al posto della
bambina, così Dimitri sarà sicuro che a Yana non
verrà fatto del male. Quando lei sarà a casa, lui tornerà per venire a prendere
me e vedersela con te. Ci avrai tutti e due, ed è
quello che vuoi, no? >>.
William guardò
Vladimir, basito. Non tanto per quello che voleva fare Irina, ma per come lo
aveva detto: non sembrava quasi una proposta, sembrava
un ordine. La sua voce era così sicura, così diversa da quella che l’aveva
implorato in quei giorni dove avevano consumato la loro rovina, che non
sembrava fosse lei a parlare.
“Devo vederla… La devo vedere”.
<< Non vi ho
detto che potevate fare delle proposte >> disse
Vladimir, << Vi ho solo detto di decidere sì, oppure no, alla mia
>>.
<< Allora
rischi di non vederci proprio >> ribatté Irina, << Se ci vuoi avere
tutti e due, devi accettare la nostra proposta,
altrimenti io non mi presenterò all’incontro… Anche perché non capisco cosa tu
voglia da me >>.
Vladimir
alzò lo sguardo su William, come a dire: “Sentito la ragazza? Fa la furbetta…”.
Lo Scorpione rimase
di sasso, con la forte tentazione di parlare e sentire la voce di Irina
rompersi per la paura e la sorpresa, ma si trattenne. Lei era dall’altra parte
del telefono, ma lui voleva averla davanti… Voleva
vedere di nuovo il suo volto, voleva vedere le sue labbra muoversi per
implorare ancora, voleva vedere i suoi occhi abbassarsi di fronte ai suoi… Perché
se lei avesse saputo, se lei avesse sospettato che in mezzo c’era anche lui,
non si sarebbe mai presentata…
<< Ci sono un sacco di persone a cui non piaci, Fenice >>
rispose baldanzoso Vladimir, << E che sarebbero molto felici di saperti
fuori dalla circolazione… Magari anche la stessa Lince, chi lo sa. E poi, mi
piacerebbe fare ancora due chiacchere con te: non so
se faresti più tanto la coraggiosa, in certe
situazioni… >>.
William alzò lo
sguardo su Buinov, arricciando le labbra.
“Lei è mia… Lei è solo mia”.
<< Avrai modo
di parlare tutto il tempo che vuoi, con me >> rispose Irina, << Ma
lascia andare la bambina. Ci avrai entrambi, tanto. Volevi rapire me perché eri
convinto che Dimitri sarebbe venuto a prendermi, no? >>.
Un bisogno assurdo
di vederla prese possesso di William: al diavolo
Dimitri, al diavolo Vladimir, lui doveva vedere Irina. Doveva averla davanti
per prendersi la sua vendetta, non voleva aspettare ancora…
Fece un cenno a
Vladimir, che tolse il vivavoce dal telefono. << Accetta >> gli
disse.
Dimitri poteva
aspettare: voleva ucciderlo, non parlare con lui. Ma con
Irina voleva usare tutto il tempo necessario, tutto quello di cui c’era bisogno…
<< E se
Dimitri non viene? >> domandò Vladimir, irritato.
<< Verrà
>> ribatté William.
<< Ti assumi
tu la responsabilità di tutto >> disse Vladimir, << Se non viene a
cercarla, mi tengo la ragazza >>.
William annuì. Il
russo premette di nuovo il tasto del vivavoce e disse, seccato: <<
D’accordo, Fenice. Faremo questo scambio. Ma se il tuo
amichetto non si farà vivo, andrai incontro a una morte molto dolorosa
>>.
Chiuse la
telefonata, e William rimase a guardarlo, sentendo qualcosa dentro di lui
crescere a dismisura, qualcosa che sembrava soddisfazione mista a compiacimento…
Alla fine il
momento era arrivato. Alla fine avrebbe avuto la sua vendetta: Irina sarebbe stata
davanti a lui, dopo due lunghi anni di attesa… E avrebbe risposto a tutte le sue
domande, che volesse o meno.
“I giochi sono finiti, bambolina”.
Spazio Autrice
Allors, come vedete Irina ha avuto una bella idea, eh? E’ abbastanza incline ai
gesti suicidi, ultimamente… Mah, tanto è chiaro che incontrerà William e lì si
renderà conto del guai in cui si è cacciata.
Quando a Xander… Si ritira. Qualcuno lo aveva creduto possibile? Abbandona
la missione, e forse alcune lettrici credono che sia la lezione che si merita
per il comportamento che ha tenuto fino ad ora… Però mi sembra che abbia capito
un po’ dei suoi errori, no?
Dimitri… Ah,
Dimitri si trova in bel guazzabuglio: meglio Yana o Irina? Chissà cosa passa dentro la sua bella testa
(non esiste un pov di Dimitri perché sarebbe
impossibile descrivere tutto quello che pensa e che prova… e poi si
svelerebbero troppe cose, no?)… Però chiaramente non è molto contento nel
mandare Irina nella tana del lupo, quale che sia la sua motivazione. Il suo
cuore di ghiaccio si è un po’ sciolto, forse.
William… William
credo ormai sia sull’orlo di una crisi di astinenza: se non
vede Irina il prima possibile impazzisce. Che la voglia uccidere o no,
la vuole davanti perché ha ancora bisogno di sentirsi odiato da lei: è l’unica
cosa che è rimasta uguale a quando era ancora libero. Sarà il loro incontro a
mostrarci qualcosa di nuovo, credo.
Ringrazio tutti per
le recensioni e vi mando un bacio enorme!