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Autore: Lhea    10/01/2011    4 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXXII

Capitolo XXXII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – Cherepova

 

Irina guardò inorridita Dimitri di fronte a lei, e qualcosa di gelido le scese nello stomaco, serrandole le viscere in una morsa più fredda del ghiaccio… Yana era stata rapita?

 

<< Chi è stato? >> esalò solo, mentre Dimitri tornava alla sua espressione imperscrutabile di sempre, il cellulare rinchiuso nella mano stretta a pugno.

 

<< Emilian mi ha detto che ancora non si è fatto sentire nessuno >> rispose lui, << Ma sono sicuro che è stato Vladimir… >>.

 

Improvvisamente Irina diede una spiegazione alla partenza improvvisa del russo: aveva in mente quel piano già da prima della Mosca-Cherepova? Aveva aspettato che Dimitri lasciasse la città in modo da avere campo libero?

 

Ma una bambina… Vladimir non poteva aver davvero rapito una bambina… Non si rendeva conto che in quel modo attirava su di lui l’ira non solo di Dimitri, ma di tutti i russi che vivevano a Mosca? Si era dimenticato di quel patto che esisteva tra loro?

 

<< Complimenti… >> disse Karim avvicinandosi, che non si era accorto di niente, << Avete vinto… >>.

 

<< Lo so >> lo interruppe Irina, continuando a guardare Dimitri come se si aspettasse che da un momento all’altro le dicesse che era tutto un errore, << Aspettate un attimo, abbiamo un problema… >>.

 

Il Mastino si era voltato e stava raggiungendo la Punto. Irina lo raggiunse, in apprensione, senza degnare di uno sguardo quelli che stavano intorno e che erano pronti a festeggiare la loro vittoria, e che molto probabilmente non capivano perché loro due stavano parlottando tra loro…

 

<< Cosa facciamo? >> chiese, sapendo che la corsa passava in secondo piano, almeno per un po’.

 

<< Io torno a Mosca il prima possibile >> rispose Dimitri, secco, mettendo la mano sulla maniglia della portiera della Punto.

 

<< Allora io vengo con te >> disse Irina.

 

Dimitri la guardò, quasi scettico.

 

<< Chi incontrerà la Lince? >> domandò lui.

 

<< La Lince aspetterà >> ribatté Irina, << E non mi sembra che abbia fretta di conoscerci. Torno a Mosca con te. Anche io tengo a quella bambina >>.

 

Si guardarono un momento in faccia, sapendo che nessuno dei due avrebbe cambiato idea; poi Dimitri disse: << D’accordo… Il tempo di mettere a posto l’auto e io sono per strada >>.

 

Irina annuì. << Perfetto >>.

 

Si voltò verso i Referenti, dove mancava Konstantin, e disse: << Non so esattamente come avrebbero dovuto andare le cose, ma dobbiamo tornare a Mosca il prima possibile. Potete riferire alla Lince di farsi sentire, quando desidererà incontrarci? >>.

 

<< Era quello che aveva intenzione di fare >> ribatté Karim, gettando un’occhiata a Varagurg.

 

<< Bene >> disse Irina, << Abbiamo bisogno che qualcuno ci rimetta a posto la macchina il prima possibile… Era previsto qualcosa del genere, al termine della gara? >>.

 

Karim annuì. << Sì, tutte le auto verranno rimesse in sesto >> rispose, << L’albergo è qui vicino >>.

 

<< Allora sbrighiamoci >>.

 

Irina raggiunse Dimitri e si mise al volante della Punto, aspettando che si sedesse anche lui al suo fianco. Gettò un’occhiata allo specchietto retrovisore, per vedere che solo in quel momento Xander era stato aiutato a uscire dalla Ferrari, e vide che era solo. Nina non lo aveva seguito nella traversata del lago…

 

Si chiese perché, poi lasciò perdere. Yana li aspettava, e lei non voleva perdere tempo. Xander stava bene, ed era quello l’importante. Accese il motore, gettò un’occhiata a Dimitri e disse, a bassa voce: << Andrà tutto bene >>.

 

Ma forse, più che convincere lui, voleva rassicurare se stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 17.00 – Mosca

 

William guardò la faccia paffuta della bambina che sedeva di fronte a lui, nella sua stanza d’albergo, e si chiese perché mai avesse accettato quel patto con Vladimir. Gli occhi della bambina lo seguivano spaventati mentre si muoveva per la camera, si per la prima volta nella sua vita si sentiva un fallito: aveva dovuto abbassarsi a tanto per far cadere in trappola Dimitri… Roba da matti.

 

Yana, così aveva capito si chiamasse la bambina, si rimise a piangere, esattamente come aveva fatto per la maggior parte del tempo da quando erano riusciti a catturarla, cosa che si era rivelata piuttosto facile. Lei e la madre non godevano di alcuna protezione, e strappare la bambina dalla mano della mamma era risultato semplice e veloce: le avevano attese mentre si recavano a scuola, la mattina presto.

 

La guardò strofinarsi gli occhi e chiedere della madre, i lucciconi che scivolavano sulle guance, e si innervosì. Gli dava fastidio quel pianto a dirotto, ma stranamente non aveva il coraggio di infierire su di lei… In più, il suo comportamento rispecchiava perfettamente le poche caratteristiche che conosceva dei marmocchi: erano rumorosi, sapevano solo mangiare e dormire, e piangevano. Non si era spettato altro da quella bambina.

 

In quel momento entrò Daniel, un vassoio di cibarie per loro, che gettò un’occhiata perplessa a Yana: anche lui non era stato particolarmente entusiasta del piano che avevano messo in atto, soprattutto perché avevano scelto come base la loro stanza d’albergo.

 

<< La rapisce e poi la molla qui >> borbottò, appoggiando il vassoio sul tavolino, << Dov’è andato Vladimir? >>.

 

William si accese una sigaretta, nervoso. Adocchiò la tazza di caffè fumante e l’afferrò, sperando che qualcosa di caldo contribuisse a farlo calmare un po’.

 

<< Credo stia andando a telefonare a Dimitri… >> rispose, bevendo un sorso, << Non lo ha ancora fatto, da quando è qui… >>. Fece un cenno verso la bambina che singhiozzava.

 

<< Voglio la mia mamma! >> gridò Yana, piangendo, << Voglio lo zio! >>.

 

La bambina sembrava inconsolabile, e William capì che doveva essere molto spaventata, a giudicare dal fatto che non si muoveva neanche, a parte i singulti per via delle lacrime. Non era stupido, sapeva che quella marmocchia non aveva idea del perché fosse lì, in mezzo a un gruppo di sconosciuti, e rassegnò al fatto che molto probabilmente sarebbero andati avanti così per molte ore.

 

<< Come facciamo a farla smettere di piangere? >> chiese scocciato Daniel, sedendosi su una sedia vicino alla finestra, << Se continua a fare tutto questo casino, rischiamo che qualcuno si accorga che qualcosa non va… >>.

 

William sputò una boccata di fumo. Guardò per un momento Daniel, poi decise di fare un tentativo che sentiva sarebbe servito a poco.

 

<< Ehi, piccoletta, hai fame? >> chiese, rivolto alla bambina.

 

Yana non diede nemmeno segno di averlo sentito: continuò a strofinarsi gli occhi e a piangere. Era sicuro che la bambina avesse capito cosa aveva detto, visto che con enorme sorpresa appena se l’era trovata davanti aveva scoperto che parlava inglese persino meglio di alcuni sui vecchi piloti, ed era tutto dire.

 

Afferrò il vassoio, sempre più innervosito, e glielo mise davanti.

 

<< Mangia >> ordinò secco, << Non ti faremo niente, ma smettila di piangere >>.

 

Yana lo guardò, il visetto da bambola arrossato e spaventato.

 

<< No! >> gridò, << Voglio andare a casa! Voglio la mia mamma! Portami a casa! >>.

 

William sbuffò, rinunciando a qualsiasi altro tentativo.

 

<< Ti lasceremo andare quando Dimitri verrà qui >> ribatté, rimettendo il vassoio sul tavolo.

 

<< Dirò a mio zio di darti tante botte! >> disse Yana con uno slancio di coraggio, << Lui è buono, non è come te! >>.

 

William guardò la bambina inarcando un sopracciglio: aveva un certo caratterino, la piccoletta. Ed anche delle convinzioni che combaciavano poco con le caratteristiche del Mastino.

 

<< Si da il caso che io conosca bene tuo… zio >> disse, e l’ultima parola suonò molto strana, associata a Dimitri, << Siamo stati amici per tanto tempo. E non credo che sia in grado di farmi qualcosa… >>. Ridacchiò, accarezzando la pistola che teneva in tasca.

 

Yana lo guardò con i suoi occhioni scuri, ancora lucidi.

 

<< Io voglio andare a casa mia >> disse, << Perché mi tieni qui? >>.

 

William inspirò una boccata di fumo.

 

<< Perché mi servi per incontrare una persona >> rispose, divertito dalla piega che stava prendendo la situazione: la bambina sembrava improvvisamente aver racimolato il coraggio per mettersi a parlare e a fare domande.

 

<< Chi? >>. Yana lo guardò in cagnesco: evidentemente non si rendeva conto che stava rischiando la pelle, in quei momenti.

 

<< Si chiama Irina >> rispose William, << Ma molto probabilmente non la conosci… >>.

 

Yana sembrò illuminarsi improvvisamente.

 

<< Tanto tu sei brutto, Irina non ti vuole >> disse saggiamente la bambina, << Mio zio è molto più bello, e Irina è troppo brava per stare con te >>.

 

William inarcò un sopracciglio, e si trattenne dallo scoppiare a ridere.

 

Ma guarda che faccia tosta, questa piccoletta… Ha proprio un bel caratterino. Non ho mai sentito nessuna donna, di qualsiasi età, darmi del brutto”.

 

<< Dimmi un po’, come fai a conoscerla? >> chiese incuriosito, mentre Dan, che stava ancora assistendo alla scena, cercava di non ridere.

 

<< Stava a casa dello zio >> rispose Yana.

 

William sentì montare l’irritazione: Irina stava a casa di Dimitri? Quando mai lui si era rivelato disposto a ospitarla?

 

Era per quello che Vladimir aveva puntato lei, sperando che il russo si facesse avanti? C’era qualche possibilità che Irina avesse stretto qualche rapporto con l’ex Mastino?

 

Scosse il capo, dandosi dell’idiota. Improvvisamente si rese conto che stava diventando quasi paranoico, e che non valeva la pena porsi quelle domande: non sapeva nemmeno quanto tempo aveva ancora da vivere, Irina… Sapeva com’era fatta, sapeva che era in grado di tradirlo. Si stupiva più che altro di Dimitri: quando mai da parte sua c’era stato un interesse per lei?

 

Però spiegherebbe l’idea di Vladimir…”.

 

<< Posso prendere questo? >>.

 

Yana interruppe il corso dei suoi pensieri, indicando il vassoio del cibo, e per la precisione un grosso bignè alla crema ricoperto di cioccolato. Improvvisamente la bambina sembrava non avere più voglia di piangere, e sul suo visetto si era dipinta un’espressione curiosa e timorosa. Forse parlare di Dimitri l’aveva convinta che presto sarebbe venuto a prenderla… Almeno ora stava zitta, ed era un miglioramento.

 

<< Prendi quello che vuoi >> ribatté secco William, << Basta che la finisci di piangere >>.

 

Guardò Yana prendere il dolce con le manine e impiastricciarsi tutta mentre lo mangiava, e si chiese cosa ci trovasse Irina in quella bambina: era sicuro che quando aveva conosciuto quella piccola russa dalla lingua lunga l’aveva adorata dal primo momento…Si ricordava ancora di quando si occupava del nipote, mentre suo fratello Dominic se l’era data a gambe. Era tipico di Irina.

 

Yana aveva la faccia piena di crema, e lo guardò ancora intimorita.

 

<< Posso prenderne un altro? >> chiese.

 

William la fissò per un momento, perplesso.

 

“E meno male che non aveva fame…”.

 

William annuì, per niente intenerito dalla sua faccia impiastricciata, e le passò il vassoio. Come bambina doveva ammettere che era simpatica, ma preferiva non averci troppo a che fare: lui non era come Irina, che sapeva sempre come prenderli… Non voleva certo rischiare che si rimettere a piangere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 18.00 – Cherepova

 

Irina richiuse il baule della Punto dopo aver caricato l’ultimo borsone, poi guardò l’orologio. Iniziava a sentire la stanchezza di tutta la giornata addosso, e sapeva che li aspettava un altro viaggio lungo e faticoso: Mosca distava tremila chilometri, e anche se questa volta avrebbero percorso tutta autostrada senza avere nessuno alle calcagna, si sarebbero riposati molto poco. Yana aspettava, e nessuno dei due voleva perdere tempo: quella bambina era innocente e non poteva rimetterci a causa loro.

 

Si guardò intorno, nell’ampio garage dell’hotel superlusso che era stato messo a disposizione dai Referenti per il termine della gara, e che teoricamente avrebbe dovuto accogliere i festeggiamenti per la vittoria della Mosca-Cherepova. Sicuramente tutti gli altri piloti si sarebbero fermati lì, visto che aveva scoperto che il loro Natale si festeggiava il sei di gennaio, cosa che fino a quel momento aveva ignorato e che Dimitri non aveva sentito il bisogno di precisarle.

 

“Non doveva andare così… Povera bambina… Se quel Vladimir le torce anche un solo capello, questa volta gli faccio vedere davvero chi è Fenice”.

 

La Punto era stata rimessa a posto da Dan, che ne conosceva la meccanica: il tempo era poco, e aveva fatto un lavoro un po’ grossolano, ma a loro andava bene così. Una volta a Mosca, si sarebbero occupati meglio di lei.

 

Stava aspettando Dimitri: non sapeva esattamente cosa stesse facendo, ma probabilmente stava parlando con i Referenti della situazione in corso. O forse stava sistemando la questione con Konstantin… Non lo voleva sapere. Meglio partire con l’unico pensiero di andare a salvare Yana, e non avere morti sulla coscienza. Sperava solo che venissero presi dei provvedimenti per il suo comportamento, ma aveva poche speranze: se nessuno era intervenuto appena subito dopo il fatto, chi avrebbe mai mosso qualche accusa contro Konstantin, che era pure un Referente? Forse molti erano anche d’accordo con lui: una straniera non meritava di vincere la Mosca-Cherepova, anche se accompagnata da Dimitri e conosciuta per essere la donna dello Scorpione.

 

Finalmente sentì dei passi scendere le scale, e si preparò a salire in auto. Poi si accorse che si trattava di Xander

 

Lo guardò avvicinarsi in silenzio, gli occhi azzurri che non si staccavano da lei, l’espressione seria. Irina ebbe una stretta al cuore, ricordando che una volta avrebbe potuto andare da lui, chiedere consiglio, confidargli quanto si sentiva spaventata per quello che le succedeva intorno… Aveva paura per Yana, perché le voleva bene, e sapeva di cosa era capace Vladimir…

 

<< Credo di doverti ringraziare >> disse Xander, rimanendo a un paio di metri da lei, << Hai rischiato molto per me, oggi… Grazie >>.

 

Irina sorrise appena appena.

 

<< Non mi devi ringraziare, Xander >> disse, << E’ una cosa che avrebbe fatto chiunque sia una persona normale e sana di mente… Non mi devi nessun ringraziamento. Anzi, così siamo pari. Hai fatto… Hai fatto la stessa cosa per me, tempo fa >>.

 

Rimasero in silenzio a guardarsi per qualche istante, ma almeno tra loro non c’era tensione. Irina aveva il cuore che batteva forte, perché sentiva che non si sarebbe mai abituata ad averlo così lontano… I suoi sentimenti non erano cambiati nei suoi confronti, nonostante tutto.

 

<< Come mai Nina non era in auto con te? >> chiese lei, per rompere il silenzio e impedirsi di indugiare troppo su pensieri che le avrebbero fatto venire le lacrime agli occhi.

 

<< Non aveva il coraggio di passare >> rispose amaramente Xander, << Ma va bene così, tanto non avremmo vinto comunque. Ottima gara, la vostra. Nessuno pensava foste in grado di rimontare in quel modo… >>.

 

Irina lo osservò mentre ammetteva la sconfitta, e si rese conto che non sembrava poi tanto infastidito: era orgoglioso, lo sapeva, e immaginava che dovesse essere un duro colpo, per lui: battuto a un soffio dalla vittoria… Però questa volta sembrava accettare la disfatta, come se ritenesse davvero che lei meritasse il primo posto in quella gara, con tutta la fatica che aveva fatto e i problemi che avevano avuto… O forse, era semplicemente sempre troppo bravo a fare l’attore.

 

<< Non posso dirti altro che grazie >> disse lei.

 

Improvvisamente Xander cambiò argomento.

 

<< So che avete un problema a Mosca… >> disse.

 

Irina valutò l’ipotesi di raccontargli come andavano le cose, sperando di non scatenare da parte sua qualche rimprovero. Non voleva litigare o discutere. Incrociò le braccia, come per fargli capire che non si doveva intromettere troppo nella faccenda, o avrebbero finito per litigare di nuovo.

 

<< Hanno rapito la nipote di Dimitri >> spiegò, << E crediamo sia stato Vladimir: ha un conto in sospeso con Dimitri, ma non abbastanza coraggio per vedersela direttamente con lui. In ogni caso, che ci sia o meno Buinov, in questa storia, dobbiamo tornare a Mosca… E’ una bambina, non può essere tirata in mezzo. Dimitri non rimarrà qui a guardare mentre sua nipote è nelle mani di quel criminale… E io voglio andare con lui, perché mi sono affezionata a quella bambina >>.

 

Lo guardò, sfidandolo a dire qualcosa in contrario, ma Xander rimase zitto, a fissarla come se non avesse capito quello che aveva detto. Irina stessa si stupì della sua sicurezza, ma ormai non era più legata a nessuno, poteva prendere le decisioni da sola… Il giudizio di Xander sulle sue azioni era diventato irrilevante, o almeno era così che doveva essere. Anche se lei, nel profondo del suo cuore, sapeva che ancora non era capace a essere insensibile alle sue parole.

 

<< Buona fortuna, allora >> disse solo Xander. Non fece altre domande, non cercò di ottenere altre informazioni, non la costrinse a discutere della cosa: finalmente dimostrava che veramente non aveva molto più interesse in quello che faceva lei.

 

Irina sorrise, ma non c’era felicità dentro di lei: solo una grande tristezza, perché Xander l’aveva già dimenticata, e aveva perso ogni interesse verso di lei.

 

<< Grazie. Penso ce ne servirà molta >> rispose.

 

In quel momento entrarono Dimitri e Dan, e rivolsero a Xander un’occhiata perplessa. Il russo raggiunse la Punto e appoggiò la mano sulla portiera.

 

<< Possiamo andare >> disse, << Guido io >>.

 

Irina gli lanciò le chiavi, poi guardò Dan.

 

<< Grazie per la macchina >> disse, << E grazie anche per aver tifato per noi. Forse eri l’unico >>.

 

Dan sorrise, porgendole la mano.

 

<< Figurati, è stato un piacere. Avete fatto una gara strepitosa. Credo che sia stata la migliore rimonta in tutta la storia della Mosca-Cherepova… Se qualcuno non tifava per voi, nessuno può negare che siete stati davvero grandi. In bocca al lupo >>.

 

Irina strinse la sua mano.

 

<< Grazie, Dan. Ci rivediamo a Mosca >>.

 

Fece un leggero cenno di saluto a Xander, poi salì in macchina, dove Dimitri aveva già preso posto. Accese il motore mentre lei si allacciava la cintura, poi si guardarono.

 

<< Vai >> disse solo lei.

 

Dimitri affondò il piede sull’acceleratore, poi partì sgommando su per la rampa di scale, lasciandosi dietro l’esito di una gara che ora non sembrava poi così tanto importante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Xander guardò la Punto sparire su per la rampa, e rimase un momento a fissare il vuoto l’asciato dall’auto di Irina. Qualcosa gli diceva che quella storia avrebbe avuto un risvolto anche su di loro, ma forse era presto per dirlo. Ormai sembrava che azzeccasse molto poco, nelle sue deduzioni.

 

Così Irina aveva vinto la gara e ora se ne andava per salvare la nipote di Dimitri… Lui l’aveva immaginato? No, in tutta sincerità.

 

E in tutta sincerità, doveva anche ammettere che era un duro colpo, per lui. Era sempre stato sicuro di vincere la Mosca-Cherepova, di arrivare primo e incontrare la Lince… Invece per poco non finiva affogato dentro una Ferrari in un lago ghiacciato… Bella consolazione.

 

Gettò un’occhiata a Dan, il tizio italiano, gli fece un cenno di saluto e raggiunse la 599 ammaccata e parcheggiata poco più in là. Si sedette al posto di guida e rimase a fissare il tachimetro, dove la lancetta era ferma sullo zero. Zero come si sentiva lui in quel momento.

 

Ora che non aveva vinto la Mosca-Cherepova, il suo ruolo si rimpiccioliva ulteriormente… Già quando stava a San Pietroburgo aveva avuto molto poco da fare. L’unica cosa positiva era stata l’incontro con Nina, che l’aveva fatto partecipare alla gara, e senza la quale forse non sarebbe arrivato da nessuna parte…

 

Improvvisamente si rese conto che forse la sua missione era stata solo un ripiego, che lo avevano mandato lì solo per tenerlo occupato e fare in modo che non interferisse con la vera incaricata del compito, Irina… Avrebbe dovuto capirlo prima, no? Lei era stata mandata a Mosca, nel cuore dell’azione, lui a San Pietroburgo, distante chilometri…

 

L’unica possibilità che aveva avuto per mettersi in gioco l’aveva persa: aveva a mala pena terminato la gara, nonostante avesse avuto a disposizione una Ferrari e Nina a fargli da guida…

 

“Brava Irina, mi hai dato una bella lezione, questa volta”.

 

Già, Irina… Era stata brava, davvero brava.

 

Come gli era apparsa diversa, poco prima… Bella, sicura, adulta… Aveva poco a che fare con l’Irina che aveva conosciuto, con quella che aveva lasciato tante volte a casa…

 

E poi, gli aveva salvato la vita. L’aveva tirato fuori dai guai, quando se l’era vista davvero brutta, chiuso dentro la 599 con l’acqua alla gola…

 

Non avrebbe mai dimenticato la sua espressione quando l’aveva vista comparire nel suo campo visivo mentre rischiava di scivolare nell’acqua ghiacciata: gli era parsa la determinazione in persona. Aveva rischiato la pelle e la sua adorata macchina per salvarlo…

 

Sì, era cambiata. Cambiata tanto, cambiata a tal punto da rendergliela riconoscibile… Cambiata a tal punto da essere un’altra, ma non per questo per fargli smettere di amarla. Perché forse quell’Irina più adulta, più sicura, più decisa gli piaceva… Perché forse solo ora si accorgeva che lei era sempre stata metà Fenice e metà Irina. Cioè quella di ora.

 

Nina non era stata niente. Alla fine si era rivelata per quello che era: una ragazza bellissima, ma vuota. L’aveva sedotto con quell’aria sicura, da donna “navigata”, con quel suo modo di fare sensuale, e lui ci era caduto perché aveva voluto vedere più di quello che c’era in realtà. Ci era caduto perché Nina rappresentava qualcosa che pochi possono avere, perché troppo bella, troppo perfetta per le gente normale. E lui non si era mai sentito normale, si era creduto migliore degli altri, ma non lo era mai stato. Se fosse davvero stato migliore, avrebbe capito subito chi era Nina, che Irina non aveva più bisogno di lui, e che la sua missione era solo un ripiego per tenerlo occupato.

 

Bene, aveva fallito su tutti i fronti.

 

Aveva fallito con la missione, con Nina, con la gara, e soprattutto con Irina. Per la prima volta nella vita, si rendeva conto di non essere stato capace di fare nulla.

 

Prima o poi il momento di incassare il colpo arriva per tutti, e per lui era arrivato proprio in quel momento. Era ora di abbassare la testa e ammettere che aveva sbagliato, che lasciava la palla nelle mani di qualcun altro. Continuare a rimanere in gioco senza poter fare niente non aveva senso.

 

Prese il cellulare dalla tasca e cercò un numero sulla rubrica. Poco dopo rispose la voce profonda e seria di McDonall.

 

<< Pronto? >>.

 

<< Sono Went >> disse Xander, neutro, << Ha parlato con Irina? >>.

 

<< Sì, l’ho sentita poco fa. Ma sono solo che ha vinto la gara, e mi ha accennato al fatto che lei e Dimitri hanno avuto un problema a Mosca. Ritelefonerà più tardi per spiegarmi come vanno le cose, comunque >>.

 

<< Bene. Visto che non ho vinto la gara, ho preso una decisione che volevo comunicarle subito… >>.

 

<< Agente Went… >> lo interruppe McDonall.

 

<< Mi lasci parlare. Non ho più niente da fare qui. Torno a Mosca e prendo il primo aereo per Los Angeles… Abbandono la missione >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 19.00 – Autostrada

 

Irina frugò nella borsa in cerca del cellulare, mentre l’abitacolo era illuminato solo dalla luce dei lampioni che scorrevano a folle velocità ai loro lati, la carreggiata dell’autostrada fortunatamente abbastanza sgombra da permettergli di tenere una buona andatura… Dimitri stringeva il volante con la fronte corrugata, silenzioso.

 

<< Eccolo… >>.

 

Cercò il numero nella rubrica, poi attese che rispondessero dall’altra parte della linea.

 

<< Agente Dwight, sono pronto ad ascoltare quello che avete da dire >> disse McDonall, ma nella sua voce c’era una nota preoccupata, << Cosa sta succedendo? >>.

 

Irina gli spiegò rapidamente come era andata la gara, la vittoria e il problema che era sorto all’improvviso. Gli raccontò del rapimento di Yana, e che Dimitri era determinato a liberarla: non faceva parte della missione, ma non potevano certo lasciare una bambina nelle mani di Vladimir.

 

<< Capisco… >> disse lentamente McDonall, << E ritengo dobbiate informare anche Demidoff di quello che sta succedendo, visto che è territorio loro >>.

 

<< Lo faremo >> disse Irina, << Intanto aspetteremo la chiamata della Lince, visto che sarà lei a farsi vedere >>.

 

<< Va bene >> McDonall si schiarì la voce, << Ho sentito l’agente Went, poco fa… >>.

 

Irina si chiese se il Vicepresidente fosse al corrente di ciò che era accaduto tra loro due. Evidentemente, dal tono vagamente imbarazzato, sapeva qualcosa. Forse Xander doveva averli accennato al fatto che non erano più legati di quando lo erano all’inizio, giusto per informarlo che le cose in missione cambiavano…

 

<< Tornerà a San Pietroburgo, immagino >> si affrettò a dire Irina, perché parlare delle sue vicende personali e affettive con il Vicepresidente le avrebbe creato un po’ di imbarazzo, << Potrebbe avere ancora un ruolo, nonostante non abbia vinto… >>.

 

<< No, Irina >> rispose McDonall, << L’agente Went ha deciso di ritirarsi, di abbandonare la missione >>.

 

Irina tacque, stupita. Xander non aveva mai abbandonato niente in vita sua, non si era mai lasciato battere… Ne aveva passate di peggiori, non era il tipo da abbassare la testa e accettare la sconfitta…

 

<< Perché? >>.

 

<< Ritiene di non avere più nulla da fare >> disse McDonall, << Che non può ottenere risultati migliori di questi… >>.

 

Irina fissò senza vederla la strada buia che scorreva davanti a lei.

 

<< Ma non è così >> disse, << Ci sono ancora un sacco di cose da fare… Non è detto che Lince voglia davvero incontrare noi. E se… >>.

 

Stava per dire: “E se io avessi bisogno di lui?”, ma si trattenne. Non poteva più contare su Xander, non da quando gli aveva rinfacciato di starle troppo addosso… Non poteva più pretendere qualcosa da lui.

 

<< Non aveva mai abbandonato una missione, fino ad oggi >> disse McDonall, << Ma quel momento arriva per tutti… >>.

 

<< Ok, ma… >> Irina si portò una mano alla fronte. << Lasciamo stare… E’ una sua decisione, nessuno può interferire >>. Non ci poteva credere, ma era l’evidente verità.

 

<< Concordo. Però mi ha riferito i suoi sospetti riguardo a una certa Nina Kraracova >> disse McDonall, come soppesando le parole, << Mi ha detto che ci sono ampie possibilità che la Lince sia lei… E devo dire di essere d’accordo. Molte cose combaciano >>.

 

Il nome della ragazza stridette nella testa di Irina. Nina la Lince? Era per quello che Xander aveva scelto lei, come co-pilota? Aveva sospettato fin dall’inizio di lei? Si apriva un ventaglio di ipotesi che potevano spiegare molte cose, ma… Ma non era così stupida da illudersi che quello potesse cambiare le cose tra lei e Xander.

 

<< D’accordo, ne terremo conto allora >> disse, neutra, << Se è lei, allora me la sono già fatta nemica… >>.

 

<< Devo parlare anche con Dimitri >> disse McDonall.

 

Irina passò il telefono al russo, che con la mascella contratta rispose a una domanda di McDonall che lei non sentì, ma che intuì lo infastidisse molto.

 

<< Sì, so esattamente a cosa stiamo andando incontro >> sbottò, << No… Lo saprò solo quando sarò davanti a Buinov, e non c’è missione che mi terrà lontano da lui… Se è davvero così, rischiano più di quanto hanno messo in conto >>.

 

Dimitri salutò e chiuse la telefonata: Irina ebbe l’impressione che, anche questa volta, avessero parlato di qualcosa di cui lei era all’oscuro. La stessa che tempo prima Dimitri non gli aveva voluto rivelare.

 

<< Pensi che Vladimir voglia incontrare di nuovo te? >> chiese lei.

 

<< Vladimir vuole me, nessun’altro >> rispose lui, quasi ringhiando, << Sapeva che durante la Mosca-Cherepova Yana e Vilena sarebbero rimaste sole in casa… Ha aspettato la gara per quello. Mi chiedo come abbia trovato il coraggio di farlo un’altra volta… Non ha nemmeno idea di quello che farò io a lui quando lo avrò tra le mani… >>.

 

Le nocche di Dimitri, strette sul volante, sbiancarono.

 

<< Tanto lo sapevo che si stava preparando… >> aggiunse, << Lo sapevo che lo avrebbe fatto di nuovo… Solo che credevo puntasse a qualcun altro >>.

 

Irina sospirò.

 

<< Me, immagino >> disse a bassa voce, << Forse sarebbe davvero stato meglio che rapisse me, non una bambina… Solo che per lui sarebbe stato più difficile… Dimitri, mi dispiace averti messo nei guai: se avessi saputo che le cose sarebbero andate così, ci avrei pensato due volte a mettermi contro Vladimir… >>.

 

<< Tu non centri >> disse secco Dimitri, << Non centri niente. Tornare qui significava anche questo, e io lo sapevo. Ma questa volta… >>.

 

Un cellulare squillò nel silenzio dell’abitacolo e interruppe Dimitri. Il russo lo tirò fuori dalla tasca, tenendo il volante con l’altra mano, e guardò il display.

 

<< E’ lui >> disse solo.

 

Irina annuì, abbassò il volume della radio e lo guardò rispondere alla chiamata.

 

<< Spiegami con quale coraggio lo hai fatto di nuovo >> ringhiò il Mastino nel microfono, << Sei un coniglio, Vladimir. Avresti dovuto venire da me subito, non scappare durante la Mosca-Cherepova. Dimmi quello che vuoi, ma credo già di saperlo >>.

 

Ci fu un momento di silenzio, poi Dimitri sembrò assumere un’espressione perplessa.

 

<< Perché tutti e due? >> disse solo.

 

Irina lo guardò, con l’impressione che ci fosse qualcosa di strano. Fece un cenno a Dimitri per dirgli che non capiva cosa stava succedendo.

 

<< Ci vuole entrambi >> rispose il russo.

 

Irina rimase interdetta, poi domandò: << Puoi mettere il vivavoce, per favore? >>.

 

Dimitri schiacciò un tasto sul cellulare, e lo diede a lei.

 

<< Perché ci vuoi tutti e due, Vladimir? >> chiese Irina.

 

La frase cadde nel silenzio, poi una risatina si propagò nell’abitacolo.

 

<< Fenice, sei in ascolto? >> chiese Buinov, fintamente sorpreso.

 

<< Sì, sono in ascolto >> rispose lei, << Con quale coraggio prendi in ostaggio una bambina, per di più innocente? >>.

 

<< E’ inutile che mi facciate la ramanzina >> disse Vladimir, divertito, << Sono io ad avere il coltello dalla parte del manico, perciò mi ascolterete, se volete che la vostra bambina ne esca sana e salva… Voi vi presentate quando ve lo dico io in un posto che vi farò sapere una volta arrivati a Mosca, e io libero la bambina. Tutti e due. Se ritenete che la vita della sgorbietta valga così tanto, non dovrebbe essere un problema per voi >>.

 

Irina guardò Dimitri.

 

<< Io mi presenterò >> disse il Mastino, sia rivolto a Buinov che a lei, << Sai che non mi tirerò indietro… Cosa c’entra Irina? >>.

 

Vladimir ridacchiò.

 

<< Bé, in tutta sincerità, a me serve ben poco, la tua amichetta >> rispose Buinov, << Ma sai, se si possono prendere due piccioni con una fava, perché non approfittarne? >>. Ridacchiò.

 

Irina non era convinta dalle parole del russo: quella non era una risposta. In effetti, Vladimir voleva Dimitri morto, ma non aveva mai detto di voler uccidere anche lei… Aveva solo rifiutato la sua proposta di alleanza, ma bastava solo quello a fargli cambiare idea?

 

<< Una persona per una persona >> disse Dimitri, << O me, o niente. A meno che tu non ammetta che c’è qualcun altro che ti sta aiutando… >>.

 

<< Qualcun altro? >> fece Vladimir, << , è ancora presto per scoprirlo… Voi pensate bene alla mia proposta, e fatemi sapere. Altrimenti sai che fine fa la tua adorata nipotina >>.

 

La telefonata venne chiusa, e Irina rimase impalata a guardare il cellulare. Decisamente c’era qualcosa di strano, e Dimitri lo sapeva. Lo guardò, leggendo nei suoi movimenti rigidi l’apprensione e la rabbia.

 

<< Cosa stava dicendo? >> chiese.

 

Dimitri scosse il capo.

 

<< Sono convinto che ci sia dietro qualcos’altro, altrimenti non chiederebbe anche te come ostaggio >> rispose, << Se ci vuole entrambi, un motivo c’è >>.

 

<< E quale potrebbe essere? >> chiese Irina.

 

<< Ci ritiene entrambi pericolosi >> rispose Dimitri, << O forse ti vuole usare per incontrare la Lince. Saprà sicuramente che abbiamo vinto la gara, e saprà altrettanto bene che prima o poi la Lince si farà viva con noi… Con te, soprattutto >>.

 

<< Non ha molto senso >> ribatté lei, << A meno che tu non sappia qualcosa che io non so… >>.

 

Gli rivolse un’occhiata eloquente, ma Dimitri non si scompose.

 

<< So un sacco di cose che non sai, Irina >> disse lui, << Decisamente molte. Vladimir vuole incontrare la Lince per ucciderla, credo. Vuole te perché forse pensa di potermi tenere sotto tiro anche in quel modo… Ci sono un sacco di motivi per spiegare il suo comportamento, ma tu non verrai con me, e lui lo dovrà capire: non rischierò che ammazzi due persone per avere me >>.

 

Irina lo guardò, e comprese ciò che preoccupava Dimitri: il suo pensiero era andato a sua sorella, prima rapita e poi uccisa… Vladimir aveva cercato di attirarlo nello stesso modo, e cosa gli impediva di fare di nuovo la stessa cosa? Magari si sarebbero presentati da lui per poi scoprire che aveva sgozzato Yana senza pietà… Poteva accadere di nuovo, e Dimitri ne era consapevole.

 

Abbassò lo sguardo per un momento, cercando di pensare.

 

Non poteva esserci un modo per mettere al sicuro almeno Yana? In fondo lei non c’entrava nulla, era una bambina… Come potevano fare in modo che Vladimir non si trovasse in una posizione di vantaggio?

 

<< Lo so a cosa stai pensando… >> disse lentamente, rivolta a Dimitri, << Vladimir potrebbe tenderci un’altra trappola come quella in cui uccise tua sorella >>.

 

Il russo strinse il volante.

 

<< Lo so >> ringhiò tra i denti, << Ma per il momento non posso fare nient’altro, se non presentarmi lì. Una volta che saremo di fronte, saprò se mi ha ingannato ancora… >>.

 

Irina guardò fuori dal finestrino, mentre il guard-rail scorreva rapido nella notte.

 

<< Credi che mi voglia uccidere? >> domandò.

 

<< Non lo so >>.

 

<< Non c’è un modo per mettere Yana al sicuro prima di incontrarci? >> domandò lei.

 

<< Se ci fosse, lo avrei già messo in pratica… >>.

 

Ma Irina non credeva alle sue parole: improvvisamente, aveva capito che un modo esisteva. Esisteva, e forse Dimitri ci aveva già pensato, ma non voleva vagliarlo.

 

Subito si diede della pazza, perché ci andava coraggio e follia per mettere in atto una cosa del genere, soprattutto di propria spontanea volontà. Ma aveva una coscienza che le diceva che la vita di quella bambina valeva molto più della sua.

 

<< Andrò solo io >> disse Irina, << Chiederò a Vladimir uno scambio di persona. Libera Yana e prende me, dopodiché potrà tenermi in ostaggio finché tu non ti presenterai di fronte a lui >>.

 

Nell’abitacolo calò il silenzio, e per un momento Irina pensò che Dimitri non l’avesse proprio sentita. Poi lui fece una smorfia, stringendo convulsamente il volante.

 

<< Avevo appena detto che non avevo intenzione di metterti in mezzo… >> ringhiò.

 

<< Sono già in mezzo >> ribatté lei, << E’ l’alternativa migliore. Vladimir avrà sempre il suo ostaggio da tenere sotto tiro, ma intanto Yana sarà al sicuro… E intanto tu potrai prepararti per l’incontro con lui >>.

 

Ancora silenzio: Dimitri soppesava le sue parole.

 

<< Cosa ti fa pensare che lui accetterà? >> chiese alla fine.

 

<< Nulla, ma possiamo tentare >> rispose lei, << Gli chiederemo se gli va bene lo scambio, e se davvero c’è qualcosa dietro, sono sicura che accetterà. In questo modo ci avrà tutti e due, esattamente come vuole >>.

 

Lo sapeva che era qualcosa di avventato, pericoloso e incosciente… Non faceva parte della sua missione, non era lì per vedersela con un russo pazzo, ma qualcosa le diceva che quella era la decisione migliore da prendere. Yana andava portata in salvo, e lei non aveva paura di mettere a repentaglio la sua vita per lei.

 

<< Sei una stupida >> disse Dimitri, << Ti farai ammazzare, così… E’ una cosa tra me e lui, tu non c’entri nulla, non ti devi immischiare… >>.

 

<< Io non sono tua sorella, Dimitri >> ribatté Irina, << So come si comportano i piloti clandestini, so cosa vuol dire essere presi in ostaggio… Ho molte più possibilità di cavarmela di quanto pensi. Tra me e Yana chi credi che corra meno rischi? >>.

 

Dimitri tacque, e Irina sapeva che il suo ragionamento non faceva una piega.

 

<< Dimitri, lo sai che ho ragione >> continuò lei, << Non essere stupido, e non cercare di convincermi che non ce ne sia bisogno… Capisco che per te sia un problema mettermi in mezzo, ma lo sai meglio di me se non vuoi correre rischi è il piano migliore che abbiamo >>.

 

Il russo le gettò un’occhiata, gli occhi grigi imperscrutabili.

 

<< Perché dovresti farlo? >> ringhiò, << Non sei una di noi, non c’entri in questa storia… >>.

 

Irina decise di giocarsi il tutto per tutto: finché non si rendeva conto di tutti i pericoli, doveva assolutamente convincerlo… Dopo, il minimo pensiero avrebbe potuto intaccare le sue certezze e soprattutto la sua convinzione.

 

<< Allora rispondi a questa domanda: preferisci me, o preferisci Yana? >>.

 

Dimitri fece una smorfia, ma rimase zitto. Irina non gli staccò gli occhi di dosso, cercando di capire cosa passasse nella sua testa, ma lei sapeva già la risposta: anche se tra loro era successo quello che era successo, era certa che Dimitri tenesse più a Yana che a lei. E in ogni caso, quale che fosse stata la sua idea, Dimitri non avrebbe risposto, perché rispondere significava mettere a nudo un’altra volta i suoi sentimenti…

 

<< Fa’ quello che vuoi, Irina >> disse alla fine, seccato e infastidito, << Se vuoi farti ammazzare, fa’ pure. Basta che sai esattamente quello che stai facendo, perché le cose a volte non vanno come vorremmo >>.

 

<< So quello che faccio, Dimitri >> ribatté lei, << Ma Yana è una bambina, e sono pronta a correre il rischio per lei. Dammi il cellulare, telefono a Vladimir >>.

 

Dimitri non si mosse, continuando a tenere stretto il volante con le mani. Irina gli gettò un’occhiataccia, anche se le venne da sorridere: sembrava determinato a non metterla in mezzo, a non farle fare di testa sua… I tempi in cui credeva che la odiasse erano passati.

 

<< Avanti >> lo incitò lei.

 

Il russo le passò il cellulare, e lei lo prese, sapendo che forse stava facendo la cosa più stupida e avventata di tutta la sua vita, compresa quella di entrare nel giro di William Challagher.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 20.30 – Mosca

 

William guardò il cellulare appoggiato sul tavolo vibrare e illuminarsi insistentemente nella stanza semi buia, sul display il nome “Dimitri Goryalef” che giganteggiava minaccioso. Alzò lo sguardo su Vladimir, seduto dall’altra parte del tavolo, e disse a bassa voce: << Di già? Hanno fatto in fretta a parlarne… >>.

 

Il russo si strinse nelle spalle. << C’era poco da pensare. Sono stato piuttosto chiaro >>.

 

<< Voglio comunque sentire quello che diranno >> disse William, << Andiamo di là, e metti il vivavoce. Non voglio che la marmocchia si svegli, visto che finalmente sta zitta… >>.

 

Yana, dopo essersi sbafata metà del vassoio di dolci che Dan gli aveva portato, si era addormentata nel suo letto e con suo enorme fastidio. In quel momento giaceva sotto la coperta con la faccia ancora impiastricciata di zucchero a velo, e dormiva beata ignara del fatto che stavano per parlare con il suo adorato zietto

 

Uscirono dalla stanza e si sedettero nel piccolo salotto. Vladimir sistemò il telefono sul tavolo, poi premette un tasto.

 

<< Presa la vostra decisione, Dimitri? >> chiese, sardonico.

 

<< Sì, ma non sono Dimitri, e la decisione che abbiamo preso è un po’ diversa dalla tua >>.

 

La voce di Irina, limpida, chiara, sicura uscì dal microfono del telefono lasciando William paralizzato dov’era, preso alla sprovvista, impreparato a quel suono che in un attimo lo riportò indietro di anni, in un'altra città, in un’altra stanza, in un altro mondo che si era sbriciolato nel momento stesso in cui aveva sentito quella voce per la prima volta…

 

Strinse il pugno, mentre le parole appena pronunciate da Irina riverberavano dentro di lui, come amplificate, e una sensazione di urgenza si impossessò di lui… Fissò il cellulare, realizzando solo in quel momento che Irina era dall’altra parte della linea, che esisteva ancora, che non era un semplice ricordo che si era tenuto stretto per avere uno scopo… Irina viveva, ignara che lui la stava ascoltando; ignara che lui ricordava tutto; ignara che la stava cercando…

 

<< Oh, Fenice, sei tu >> disse Vladimir, per niente sorpreso, e che non si era accorto della sua reazione, << Cosa intendi dire? >>.

 

<< So che ci vuoi entrambi, ma noi non ci fidiamo di te >> disse Irina, sicura, << Chi mi dice che una volta che ci consegneremo, libererai la bambina? >>.

 

<< Nessuno ve lo dice, infatti >> ribatté Vladimir, << Ma se la volete rivedere viva, dovete venire da me… >>.

 

“L’ho trovata… L’ho trovata…”.

 

I pensieri iniziarono a susseguirsi nella mente di William, pensieri senza senso, di quello che era successo in passato, di quello che poteva succedere, di quello che sarebbe successo

 

<< Io ho un’idea migliore >> disse Irina, catturando ancora la sua attenzione, << Facciamo uno scambio: prendi me al posto della bambina, così Dimitri sarà sicuro che a Yana non verrà fatto del male. Quando lei sarà a casa, lui tornerà per venire a prendere me e vedersela con te. Ci avrai tutti e due, ed è quello che vuoi, no? >>.

 

William guardò Vladimir, basito. Non tanto per quello che voleva fare Irina, ma per come lo aveva detto: non sembrava quasi una proposta, sembrava un ordine. La sua voce era così sicura, così diversa da quella che l’aveva implorato in quei giorni dove avevano consumato la loro rovina, che non sembrava fosse lei a parlare.

 

“Devo vederla… La devo vedere”.

 

<< Non vi ho detto che potevate fare delle proposte >> disse Vladimir, << Vi ho solo detto di decidere sì, oppure no, alla mia >>.

 

<< Allora rischi di non vederci proprio >> ribatté Irina, << Se ci vuoi avere tutti e due, devi accettare la nostra proposta, altrimenti io non mi presenterò all’incontro… Anche perché non capisco cosa tu voglia da me >>.

 

Vladimir alzò lo sguardo su William, come a dire: “Sentito la ragazza? Fa la furbetta…”.

 

Lo Scorpione rimase di sasso, con la forte tentazione di parlare e sentire la voce di Irina rompersi per la paura e la sorpresa, ma si trattenne. Lei era dall’altra parte del telefono, ma lui voleva averla davanti… Voleva vedere di nuovo il suo volto, voleva vedere le sue labbra muoversi per implorare ancora, voleva vedere i suoi occhi abbassarsi di fronte ai suoi… Perché se lei avesse saputo, se lei avesse sospettato che in mezzo c’era anche lui, non si sarebbe mai presentata…

 

<< Ci sono un sacco di persone a cui non piaci, Fenice >> rispose baldanzoso Vladimir, << E che sarebbero molto felici di saperti fuori dalla circolazione… Magari anche la stessa Lince, chi lo sa. E poi, mi piacerebbe fare ancora due chiacchere con te: non so se faresti più tanto la coraggiosa, in certe situazioni… >>.

 

William alzò lo sguardo su Buinov, arricciando le labbra.

 

“Lei è mia… Lei è solo mia”.

 

<< Avrai modo di parlare tutto il tempo che vuoi, con me >> rispose Irina, << Ma lascia andare la bambina. Ci avrai entrambi, tanto. Volevi rapire me perché eri convinto che Dimitri sarebbe venuto a prendermi, no? >>.

 

Un bisogno assurdo di vederla prese possesso di William: al diavolo Dimitri, al diavolo Vladimir, lui doveva vedere Irina. Doveva averla davanti per prendersi la sua vendetta, non voleva aspettare ancora…

 

Fece un cenno a Vladimir, che tolse il vivavoce dal telefono. << Accetta >> gli disse.

 

Dimitri poteva aspettare: voleva ucciderlo, non parlare con lui. Ma con Irina voleva usare tutto il tempo necessario, tutto quello di cui c’era bisogno…

 

<< E se Dimitri non viene? >> domandò Vladimir, irritato.

 

<< Verrà >> ribatté William.

 

<< Ti assumi tu la responsabilità di tutto >> disse Vladimir, << Se non viene a cercarla, mi tengo la ragazza >>.

 

William annuì. Il russo premette di nuovo il tasto del vivavoce e disse, seccato: << D’accordo, Fenice. Faremo questo scambio. Ma se il tuo amichetto non si farà vivo, andrai incontro a una morte molto dolorosa >>.

 

Chiuse la telefonata, e William rimase a guardarlo, sentendo qualcosa dentro di lui crescere a dismisura, qualcosa che sembrava soddisfazione mista a compiacimento…

 

Alla fine il momento era arrivato. Alla fine avrebbe avuto la sua vendetta: Irina sarebbe stata davanti a lui, dopo due lunghi anni di attesa… E avrebbe risposto a tutte le sue domande, che volesse o meno.

 

“I giochi sono finiti, bambolina”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Allors, come vedete Irina ha avuto una bella idea, eh? E’ abbastanza incline ai gesti suicidi, ultimamente… Mah, tanto è chiaro che incontrerà William e lì si renderà conto del guai in cui si è cacciata.

Quando a Xander… Si ritira. Qualcuno lo aveva creduto possibile? Abbandona la missione, e forse alcune lettrici credono che sia la lezione che si merita per il comportamento che ha tenuto fino ad ora… Però mi sembra che abbia capito un po’ dei suoi errori, no?

Dimitri… Ah, Dimitri si trova in bel guazzabuglio: meglio Yana o Irina? Chissà cosa passa dentro la sua bella testa (non esiste un pov di Dimitri perché sarebbe impossibile descrivere tutto quello che pensa e che prova… e poi si svelerebbero troppe cose, no?)… Però chiaramente non è molto contento nel mandare Irina nella tana del lupo, quale che sia la sua motivazione. Il suo cuore di ghiaccio si è un po’ sciolto, forse.

William… William credo ormai sia sull’orlo di una crisi di astinenza: se non vede Irina il prima possibile impazzisce. Che la voglia uccidere o no, la vuole davanti perché ha ancora bisogno di sentirsi odiato da lei: è l’unica cosa che è rimasta uguale a quando era ancora libero. Sarà il loro incontro a mostrarci qualcosa di nuovo, credo.

 

Ringrazio tutti per le recensioni e vi mando un bacio enorme!

 

 

 

 

 

 

  
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