IRONICA SORTE
Jasper’s POV
La
pioggia della città di Bergen cadeva incessantemente da quasi
ventiquattro ore. Gli abitanti della città, nonostante avrebbero dovuto
essere abituati, erano furiosi ogni
qual volta veniva un acquazzone del genere.
A noi Cullen,
invece, rendeva la vita più facile. Era stata una vera fortuna trovare
una città con un numero di piogge annuali pari a quello di Forks,
ciò non avrebbe prolungato la permanenza di molto, ma avevamo maggiore
libertà.
Il sole
li era in sostanza una leggenda, quindi di rado usavamo la scusa d’escursioni
familiari per saltare la scuola, e non eravamo mai costretti a rintanarci in
casa.
La cosa
ci aveva resi tutti più entusiasti.
Primo fra tutti Carlisle, che a parte le volte in cui si assentava per cacciare,
poteva dedicarsi anima e corpo al suo amato lavoro.
Esme invece si occupava di restaurare opere d'arte nei musei, un lavoro che
adorava. Ogni qual volta rimetteva a nuovo un quadro, esso sembrava come appena
dipinto.
Edward,
Bella ed Alice frequentavano l'ultimo anno di liceo, Reenesme il secondo
(dimostrava quattordici anni nonostante ne avesse poco più di sette),
mentre io, Rose ed Emmett ci eravamo già diplomati ed andavamo in
college diversi.
Jacob
invece lavorava in un pub. La sua decisione di venirci dietro, all'inizio ci
aveva messo un po’ a disagio, adesso invece nessuno faceva più
caso a lui, nemmeno Rosalie. D'altronde sapevamo che non poteva stare lontano
da Nessie.
Ero in
macchina con Emmett e Rosalie e stavamo tornando da una battuta di caccia molto
soddisfacente, tanto che avevamo anticipato il ritorno. Mi sentivo molto
sollevato. Stare a stretto contatto con quei due, costantemente schiavi della
passione, non mi faceva sentire a mio agio, sopratutto perchè mi mancava
da morire Alice. Eravamo stati lontani pochi giorni, che però mi erano
sembrati un eternità.
‹‹Che
fai dormi? La caccia ti ha massacrato?›› disse Emmett per
interrompere il silenzio.
‹‹No,
ma magari potrei essere io a massacrare te›› lo provocai. Adoravo
le sue reazioni alle mie minacce.
Scoppiò
in una fragorosa risata ‹‹Ma per favore! Se vuoi fermo la macchina
adesso e ci mettiamo alla prova››.
‹‹Si
in effetti è molto che non lottate›› si intromise Rosalie
‹‹ Saranno passati si e no trenta minuti. Non vi stancate
mai?››.
‹‹No
io non mi stanco mai, di nulla›› ribatté facendo irritare
Rosalie. Emmett non si faceva problemi a lanciare battutacce sulla vita intima
di nessuno, tanto meno della sua. Rosalie gli diede uno scappellotto.
‹‹Certo››
mi limitai a ridere soffocando le risate, non volevo prendermi anche io le
manate di Rosalie.
Notai
allora lo sguardo che si scambiarono Rose ed Emmett e intuii, senza bisogno
della conferma di Alice, delle loro prossime intenzioni.
‹‹Ho
capito›› annunciai sospirando ‹‹Emmett accosta che proseguo
a piedi. Voi andate pure a...rilassarvi››.
‹‹Cavolo
Jazz, sei un invasore della privacy peggio di Edward›› si
lamentò mio fratello lanciandomi un occhiataccia ‹‹Con voi
mantenere un segreto è impossibile››.
‹‹Anche
se Edward non leggesse nella mente, o io non fossi un empatico, o Alice non
vedesse nel futuro, voi non sareste comunque in grado di nascondere le vostre
intenzioni. Vi si sente nel raggio di chilometri!›› sentenziai.
‹‹Tutta
invidia›› ribatté lui. Ringhiai per risposta, facendo
divertire Rose.
‹‹Non
ti conviene troppo provocarlo›› lo avvisò Rose ‹‹Ti
voglio tutto intero almeno per oggi››.
‹‹Non
ho paura baby, forse c'è l'ha lui››.
‹‹Da
matti›› dissi sarcastico. Emmett accostò vicino il vialetto
attraverso il quale si raggiungeva la casa ‹‹Mi
raccomando...evitate di costringere Esme
a rifare l'appartamento››.
‹‹E
tu non studiare troppo che la filosofia ti sfianca›› ribatté
Emmett prima di partire in quarta per raggiungere il nido d'amore che Esme
aveva costruito per loro, luogo che distava pochi chilometri da casa Cullen e
dopo il quale si trovava la casetta di Bella ed Edward. Esme aveva pensato alle
esigenze di tutti, aveva restaurato anche un cottage per me ed Alice che si
trovava in montagna.
Camminai
a passo più lento del solito, non avevo fretta di tornare a casa,
perchè mancavano una manciata di ore prima che il resto della famiglia
tornasse da scuola o lavoro.
Ero
arrivato a metà strada, quando in lontananza sentii il rumore di un
auto. Pensai si trattasse di Rose ed Emmett ma non riuscivo ad immaginare un
motivo che li avesse potuti costringere a tornare indietro. Ma chi altro?
Quasi mai
qualcuno passava di li, non si poteva dire che la nostra casa fosse nel centro
della città. Stavo accelerando il passo, quando riconobbi che si trattava
di una delle nostre auto.
Mi fermai
e feci un gran sorriso.
"Sciocco" pensai.
Naturalmente
lei aveva visto che eravamo rientrati anticipatamente, e aveva deciso di farmi
una sorpresa.
Ripresi a
camminare lentamente in attesa che l'auto di facesse ancora più vicina.
Sentii che era accanto a me ed una voce squillante disse ‹‹Serve un
passaggio?››.
‹‹No
grazie abito li vicino›› dissi scherzosamente indicando la strada.
‹‹Ma
così si bagnerà›› osservò ‹‹Non mi
costa nulla accompagnarla››.
‹‹Costerebbe
a me, sa mia moglie è molto gelosa››.
‹‹Come
non detto›› rise e chiuse il finestrino. L'auto mi superò ed
in una manciata di secondi fu davanti la terrazza. Alice scese e mi attese
appoggiata alla portiera con le braccia conserte. Aveva un lungo cappotto
grigio abbinato ad un berretto alla francese.
Quando fu
li davanti, la imprigionai tra le mie braccia e la sollevai in modo che il suo
viso fosse un po’ più in alto del mio.
‹‹Sua moglie non ne
sarà contenta››.
‹‹Sono
sicura che capirà›› dissi prima di rapire la sua bocca.
Sentivo
quanto era felice di quel contatto. Gli ero mancato anche io.
Saremmo
potuti rimanere a baciarci sotto la pioggia in eterno, l’acqua e il
freddo non creavano alcun tipo di problema.
Senza
darla scendere, riuscii a salire i tre gradini della terrazza ed Alice
aprì la porta con un calcio senza smettere di baciarmi.
‹‹Occhio››
mormorai sorridendo ‹‹Con un altro po’ di forza
l’avresti distrutta››.
‹‹Avrei
dato la colpa a te›› rispose facendomi una linguaccia e rimettendo
i piedi per terra. La lascia andare a malincuore per liberarmi del giubbotto
fradicio che indossavo e salimmo le scale mano nella mano.
‹‹Ma
tu non dovresti essere a scuola?›› chiesi rendendomi conto che la
villa era ancora deserta.
‹‹
Ho visto che stavate per tornare e mi sono precipitata››.
‹‹Ed
hai lasciato Edward e gli altri a piedi?››.
‹‹Ci
pensa Esme ad andarli a prendere. D'altronde era inutile stare a scuola se la
mia testa era qui››.
‹‹Male
Alice, male›› la rimproverai sorridendo ‹‹E' l'anno del
diploma non puoi permetterti di distrarti››.
‹‹Ma
per favore›› sbottò divertita ‹‹Però mi
hai fatto arrabbiare››.
‹‹E
perchè mai?›› domandai curioso.
‹‹Se
avessi deciso prima di tornare in anticipo, avrei potuto organizzare una
sorpresa migliore››
‹‹Emmett
ha deciso di punto in bianco. Probabilmente ha capito che non avrebbe potuto
evitare per molto di saltare addosso a Rose davanti a me. Mi ha stupito il suo
autocontrollo››.
‹‹Beh
almeno lui ti sorprende. Io invece sto diventando banale. Mi sono semplicemente
limitata a presentarmi qui›› disse prima di entrare in camera.
Risi e la
ripresi tra le braccia ‹‹Invece mi ha sorpreso e come trovarti qui,
come se mi avessi letto nella mente a distanza ed avessi capito quanta voglia
avevo di vederti. Mi sei mancata da morire ››.
Mi
guardò con aria felice e sorpresa nello stesso tempo ‹‹ Da
quanto siamo così espliciti nelle dichiarazioni
d'affetto?››.
Feci
spallucce. Nemmeno io sapevo rispondere. Sapevo solo che non mi ero potuto trattenere
dal dirglielo.
‹‹Se
vuoi saperlo la cosa è reciproca››sussurrò
‹‹ Non ho fatto altro che pensarti. Sono stata un tormento per
Edward, tanto che anche lui non vedeva l'ora che tornassi››Scoppiai
a ridere. Essere un empatico era una vera scocciatura a volte, ma leggere i
pensieri degli altri era ancora più snervante. Provai più
compassione del solito per il povero Edward‹‹Fortuna per lui che
adesso siamo qui›› .
‹‹E
siamo soli›› aggiunse ammiccando.
‹‹Per
la prima volta da quando siamo qui, non siamo costretti a dover raggiungere la
montagna per un pò di intimità›› commentai
entusiasta.
‹‹
Spero solo di non disturbare Rose ed Emmett, poveretti anche loro avranno
bisogno di un po’ di relax››.
‹‹Dopo
le giornatacce che mi hanno fatto passare, spera che non siano loro a disturbare noi, o gli
stacco la testa a morsi›› conclusi prima di lasciarmi cadere supino
sul letto e di trascinarla con me.
‹‹Ora
che ci penso›› disse ad un tratto ‹‹Oggi è
successa una cosa interessante››.
‹‹Sarebbe?››.
‹‹Un
razzino dall'aria allampanata mi si è avvicinato spaventatissimo per
fare un sondaggio, nel quale chiedeva se credevamo nell'esistenza di creature
sovrannaturali››.
‹‹Fico››
commentai ridendo.
‹‹Gli
sono scoppiata a ridere in faccia ed è scappato via. Non ho nemmeno
fatto in tempo a dirgli che conosco un angelo›› disse dolcemente
mentre con le nocche della mano mi accarezzava il viso .
Baciai le
punte delle dita con le quali sfiorava il contorno labbra ‹‹Hai
idea di quello che mi stai facendo provare in questo momento?››.
‹‹Hai
idea di quello che mi fa provare in ogni singolo momento da cinquanta anni?
Adesso tocca a me controllare le tue emozioni››.
‹‹Sono
tuo e lo sarò per sempre›› conclusi per dimostrargli in un
modo più dolce e passionale quanto gli appartenessi.
‹‹Alice?››
la chiamai, mentre cercavo qualcosa d’asciutto da mettere.
‹‹Uhm?››
mugugnò le ancora distesa sul letto.
‹‹Che
hai combinato in mia assenza?›› chiesi scrutando la cabina armadio.
Gli abiti
che vi erano all'interno sembravano ancora più stipati tra loro di
quanto non lo fossero prima. Temevo che da un minuto all'altro il mobile
sarebbe scoppiato.
Si
sedette sul letto a gambe incrociate e mi guardò con espressione di
finta innocenza ‹‹Mi annoiavo›› si limitò a
mormorare.
‹‹Ed
hai deciso di svaligiare qualche centro commerciale?››.
‹‹Metà
delle cose nuove sono per te›› si giustificò per
ammorbidirmi.
‹‹E
quali sarebbero?›› domandai non vedendo altro che abiti femminili
nei paraggi.
Si
alzò e mi scansò di lato. Pochi secondi dopo tornò con un
sacchetto bianco.
‹‹Visto?
Basta fare pratica e troverai tutto in poco tempo›› disse, mentre
estraeva dal sacchetto un paio di pantaloni neri ed una camicia di cotone
azzurra.
Scossi la
testa mentre mi rivestivo. Lei rimane in piedi a braccia conserte ad
osservarmi.
‹‹Allora?››
le chiesi facendo un giro completo.
‹‹Bellissimo››
commentò soddisfatta ‹‹ Devo ammettere che ero indecisa se
prenderla azzurra o bianca così le ho prese entrambe››.
Non avevo
notato che nel sacchetto vi era un’altra camicia ancora col cellophane.
‹‹Niente
scarpe?›› domandai scherzosamente.
‹‹Ci
mancherebbe!›› squillò ‹‹Ne ho prese sei
paia››.
‹‹Toglimi
una curiosità. Chi si è immolato?››.
‹‹Nessie››
rispose ridacchiando.
L'unica a
parte me che non era in grado di dire di no ad Alice, o almeno non ancora.
‹‹Poveretta››
commentai con un pò di compassione per mia nipote.
‹‹Mi
descrivete come un mostro affamato di shopping. Non è
carino›› disse imbronciandosi.
Presi il
suo meno tra il pollice e l'indice per alzarle il viso ‹‹Tu sei il
nostro piccolo mostriciattolo affamato di shopping›› sussurrai
facendo un cenno alla cabina armadio.
Mi
guardò ancora torva poi scoppiò a ridere e affondò la
testa nel mio petto.
‹‹Sarà
meglio che mi vesta anch'io›› dichiarò gettandosi dentro la
cabina armadio.
Mi
affacciai alla finestra e li vidi arrivare. Fortuna che io ed Alice sapevamo
fermarci anche quando la passione tra noi sembrava incontrollabile, altrimenti
la situazione sarebbe stata al quanto imbarazzante.
Mi voltai
e la trovai già pronta. Al posto della vestaglia di flanella che
indossava poco prima, aveva una gonna nera a palloncino lunga fino al ginocchio
ed una maglia bianca.
‹‹Troppo
bella›› dichiarai osservando quanto anche le cose più semplici
su di lei sembrassero dei capolavori.
‹‹Giudizio
di parte oserei dire, ad ogni modo non credo mi stiano proprio
male››.
‹‹Per
niente›› ribadii.
‹‹Alice?››
chiamò una voce proveniente dal piano terra.
Ci avviamo dai nostri familiari.
‹‹Jasper!››
esclamò Nessie sorpresa.
‹‹Non
sapevate del nostro ritorno anticipato?›› domandai curioso mentre
abbracciavo la mia nipotina.
‹‹Alice
si è limitata a chiamarmi per dire di passare a scuola senza dare
nessuna spiegazione›› raccontò Esme dandomi un bacio sulla guancia.
‹‹Ero
di fretta›› si giustifico lei,
‹‹Ciao
Jazz›› mi salutò Edward.
‹‹Ciao
Ed›› “Ti chiedo perdono per la tortura” dissi
sperando che a causa dei pensieri di Alice non fosse arrivato ad odiarmi.
‹‹Stava
diventando insopportabile›› anche Bella mi abbracciò.
‹‹Zia
Rose?›› chiese Nessie guardandosi intorno.
‹‹In
giro con zio Emmett›› mentii. Non volevo essere io a raccontare a
Reenesme le cose dei grandi, anche se probabilmente la sapeva più lunga
di quanto immaginassi.
‹‹
Oh beh allora mi toccherà farmi aiutare da te›› disse
lanciando un occhiata ad Alice.
‹‹Si
tratta di Jacob, non riesco a vedere niente›› dedusse.
‹‹Vorremo
uscire stasera›› raccontò lanciando un occhiata ad Edward
che non doveva essere molto d’accordo.
‹‹Non
dire niente!›› esclamò saltellando Alice ‹‹Ti
renderò bellissima!!!Dobbiamo iniziare adesso!››.
‹‹Ma
mancano ancora cinque ore!›› piagnucolò Nessie.
Probabilmente si era pentita di averle chiesto aiuto, immaginando la tortura
alla quale sarebbe stata sottoposta.
‹‹Chi
ha tempo non aspetti tempo!›› gridò trascinando Nessie per
la mano. Poi si fermò e guardò verso di me ‹‹Non ti
dispiace?››.
Scossi la
testa ‹‹Vado in biblioteca a cercare un libro per la
tesi››.
‹‹Okay
adesso mi dedico a Nessie›› mi mandò un bacio e poi
saltellò verso le scale.
‹‹Alice
Cullen attenzione con le torture a mia figlia›› intimò Bella
andandole dietro.
‹‹Ti
serve uno strappo?››
domandò mio fratello gentilmente.
Feci
cenno di no ‹‹Mi piacerebbe tanto prendere la moto, ma. Prendo la
porsche di Alice››.
‹‹Quella
si che passa inosservata›› commentò sarcastico Edward e mi
lanciò la chiave della sua macchina.
"Grazie" pensai, mentre mi dirigevo un
garage per uscire
Il
traffico era tremendo a quell'ora di pomeriggio. Avrei fatto molto prima
andando a piedi, ma sarebbero andati in fumo tutti i nostri tentativi di vivere
nell'anonimato. Una persona normale evitava di camminare sotto il diluvio
universale.
Dopo
quasi un ora riuscii a raggiungere la biblioteca che cercavo. Non avevo urgenza
di finire la tesi (quella sarebbe stata la mia ennesima laurea, ma era un modo
come un altro per distrarmi e non stare in casa ad annoiarmi mentre Alice si
occupava di Nessie.
Parcheggiai
davanti un gruppetto di ragazzini: alcuni ammiravano l'auto, mentre altri,
donne specialmente mi lanciavano strane occhiate e segnali equivoci. Sentivo
quello che provavano e scoppiai a ridere tra me e me al pensiero di quello che
gli avrebbe fatto Alice se lo avesse saputo.
Entrato,
mostrai la tessera alla segretaria e mi avviai alla ricerca del mio obiettivo,
l'unico libro al mondo che Carlisle non possedeva. Con una racconta completa di
libri sull'operato di Schopenhauer, mi diressi nel tavolo più isolato
dell'edificio. Ormai il mio autocontrollo si era affinato come quello degli
altri, ma avevo scarsa fiducia in me e preferivo non esporre nessun innocente
al pericolo.
Prima di
sedermi, notai poggiato sul tavolo un altro libro. Era strano, nessuno si
sedeva li.
Lo presi
tra le mani. Parlava della caccia alle streghe. Misi di lato il mio libro di
filosofia e iniziai a leggerlo. Ero alla decima pagina, quando mi accorsi di
non essere più solo.
Mi
voltai.
Era una
ragazza sopra i vent'anni, con gli occhi cerulei, la carnagione chiara a dispetto
dei lunghi capelli nero corvino. La frangetta copriva la fronte ampia e le
sopraciglia. Aveva le braccia conserte e mi fissava sfacciatamente. Il suo era
un odore comune, non provocava più di tanto l'arsura alla gola, forse
perchè ero andato a caccia da poco. Le sue emozioni mi lasciarono
perplesso, era come se le stesse nascondendo. Percepivo solo una lieve
curiosità e qualcosa che somigliava a...soddisfazione? Non capivo.
L'espressione del suo viso era neutra. Continuò a fissarmi senza dire
una parola.
‹‹Serve
qualcosa?›› domandai interrompendo il silenzio. Il suo sguardo
indagatore non mi piaceva.
‹‹Il
mio libro›› rispose senza degnare l'oggetto di uno sguardo.
La sua
voce era melodiosa, non aveva nessun accento in particolare. Il suo tono era
freddo come il ghiaccio dei suoi occhi.
Richiusi
il libro che avevo tra le mani e glielo porsi ‹‹Scusa, l'ho visto
qui e nessuno era nei paraggi››.
‹‹Ed
era difficile per te immaginare che qualcuno si fosse allontanato un
attimo›› commentò un acido sarcasmo.
‹‹Nessuno
si siede mai in questo tavolo››.
‹‹Ci
credo, nessuno ci tiene a farsi fregare i libri se si allontana››
disse sedendosi nella sedia di fronte alla mia.
La
ignorai e presi a leggere uno dei libri che avevo preso prima. Nonostante non
la osservassi, percepii che si era innervosita.
"Ben
ti sta". Ero grato a qualunque cosa avesse influenzato il suo umore
‹‹Facevo
meglio a cedertelo›› borbottò gettandolo dall'altro capo del
tavolo ‹‹E' pieno di cavolate››.
‹‹Prendine
un altro›› suggerii senza staccare gli occhi dal libro.
‹‹Che
consiglio geniale›› tuonò senza nemmeno ridacchiare. A quel
punto sollevai lo sguardo e gli lanciai la peggiore delle occhiate.
‹‹Ho
avuto una pessima giornata›› sentenziò come se fosse colpa
mia.
‹‹E
quando hai delle pessime giornate ti rivolgi così alla gente?››.
Di solito
non mi rivolgevo a nessuno in maniera maleducata, ma lei mi stava provocando.
‹‹Peggio››
le labbra si curvarono a formare un inquietante sorriso ‹‹Il fatto
che mi limiti solo ad essere acida con le parole è una gran
fortuna››.
‹‹Rischi
di spaventarmi così›› dissi con voce pacata mentre
continuavo a leggere. La mia reazione apatica l'aveva resa furiosa.
Si alzò e si diresse a grani passi verso l'uscita.
Fui
sollevato dal non averla più tra i piedi. In secoli di vita immortale,
gli umani mi erano stati a debita distanza. Ora, la prima che violava il
tabù era la più scorbutica che avessi mai incontrato.
Che
ironica sorte...
La mia
lettura fu nuovamente interrotta da un rumore che mi fece andare nel panico. Si
trattava dell'antifurto dell'auto di Edward.
Scattai
subito fuori e vidi il vetro del finestrino in frantumi e nessuno nei paraggi.
Allora???? Critiche da fare?
XD Se ci sono fatele pure mi raccomando…Come ho anticipato il prossimo
capitolo sarà un Rea’s
POV…
SPOILER:
Diedi un colpo al poggiatesta del
sedile col cuore che batteva a mille per l'ansia e la rabbia.
Era passata un infinità di tempo
dall'ultima volta che avevo perso il controllo in quella maniera. Dopo quella
volta, in cui c'era andata di mezzo una persona e non un finestrino, avevo promesso a me stessa di tenermi a bada, prima di
potermene finalmente liberare di quella che solevo definire “la piaga
della mia esistenza”. Ed invece non ci ero
riuscita.
A presto! :D