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Autore: Ilovewrite    10/01/2011    5 recensioni
Fanfiction con protagonisti Jasper Alice ed un nuovo personaggio. E' ambientata sette anni dopo "Breaking Dawn"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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IRONICA SORTE

IRONICA SORTE

 

 

Jasper’s POV

 

La pioggia della città di Bergen cadeva incessantemente da quasi ventiquattro ore. Gli abitanti della città, nonostante avrebbero dovuto essere abituati,  erano furiosi ogni qual volta veniva un acquazzone del genere.

A noi Cullen, invece, rendeva la vita più facile. Era stata una vera fortuna trovare una città con un numero di piogge annuali pari a quello di Forks, ciò non avrebbe prolungato la permanenza di molto, ma avevamo maggiore libertà.

Il sole li era in sostanza una leggenda, quindi di rado usavamo la scusa d’escursioni familiari per saltare la scuola, e non eravamo mai costretti a rintanarci in casa.

La cosa ci aveva resi tutti più entusiasti.
Primo fra tutti Carlisle, che a parte le volte in cui si assentava per cacciare, poteva dedicarsi anima e corpo al suo amato lavoro.
Esme invece si occupava di restaurare opere d'arte nei musei, un lavoro che adorava. Ogni qual volta rimetteva a nuovo un quadro, esso sembrava come appena dipinto.

Edward, Bella ed Alice frequentavano l'ultimo anno di liceo, Reenesme il secondo (dimostrava quattordici anni nonostante ne avesse poco più di sette), mentre io, Rose ed Emmett ci eravamo già diplomati ed andavamo in college diversi.

Jacob invece lavorava in un pub. La sua decisione di venirci dietro, all'inizio ci aveva messo un po’ a disagio, adesso invece nessuno faceva più caso a lui, nemmeno Rosalie. D'altronde sapevamo che non poteva stare lontano da Nessie.

Ero in macchina con Emmett e Rosalie e stavamo tornando da una battuta di caccia molto soddisfacente, tanto che avevamo anticipato il ritorno. Mi sentivo molto sollevato. Stare a stretto contatto con quei due, costantemente schiavi della passione, non mi faceva sentire a mio agio, sopratutto perchè mi mancava da morire Alice. Eravamo stati lontani pochi giorni, che però mi erano sembrati un eternità.

‹‹Che fai dormi? La caccia ti ha massacrato?›› disse Emmett per interrompere il silenzio.

‹‹No, ma magari potrei essere io a massacrare te›› lo provocai. Adoravo le sue reazioni alle mie minacce.

Scoppiò in una fragorosa risata ‹‹Ma per favore! Se vuoi fermo la macchina adesso e ci mettiamo alla prova››.

‹‹Si in effetti è molto che non lottate›› si intromise Rosalie ‹‹ Saranno passati si e no trenta minuti. Non vi stancate mai?››.

‹‹No io non mi stanco mai, di nulla›› ribatté facendo irritare Rosalie. Emmett non si faceva problemi a lanciare battutacce sulla vita intima di nessuno, tanto meno della sua. Rosalie gli diede uno scappellotto.

‹‹Certo›› mi limitai a ridere soffocando le risate, non volevo prendermi anche io le manate di Rosalie.

Notai allora lo sguardo che si scambiarono Rose ed Emmett e intuii, senza bisogno della conferma di Alice, delle loro prossime intenzioni.

‹‹Ho capito›› annunciai sospirando ‹‹Emmett accosta che proseguo a piedi. Voi andate pure a...rilassarvi››.

‹‹Cavolo Jazz, sei un invasore della privacy peggio di Edward›› si lamentò mio fratello lanciandomi un occhiataccia ‹‹Con voi mantenere un segreto è impossibile››.

‹‹Anche se Edward non leggesse nella mente, o io non fossi un empatico, o Alice non vedesse nel futuro, voi non sareste comunque in grado di nascondere le vostre intenzioni. Vi si sente nel raggio di chilometri!››  sentenziai.

‹‹Tutta invidia›› ribatté lui. Ringhiai per risposta, facendo divertire Rose.

‹‹Non ti conviene troppo provocarlo››  lo avvisò Rose ‹‹Ti voglio tutto intero almeno per oggi››.

‹‹Non ho paura baby, forse c'è l'ha lui››.

‹‹Da matti›› dissi sarcastico. Emmett accostò vicino il vialetto attraverso il quale si raggiungeva la casa ‹‹Mi raccomando...evitate di costringere Esme  a rifare l'appartamento››.

‹‹E tu non studiare troppo che la filosofia ti sfianca›› ribatté Emmett prima di partire in quarta per raggiungere il nido d'amore che Esme aveva costruito per loro, luogo che distava pochi chilometri da casa Cullen e dopo il quale si trovava la casetta di Bella ed Edward. Esme aveva pensato alle esigenze di tutti, aveva restaurato anche un cottage per me ed Alice che si trovava in montagna.

Camminai a passo più lento del solito, non avevo fretta di tornare a casa, perchè mancavano una manciata di ore prima che il resto della famiglia tornasse da scuola o lavoro.

Ero arrivato a metà strada, quando in lontananza sentii il rumore di un auto. Pensai si trattasse di Rose ed Emmett ma non riuscivo ad immaginare un motivo che li avesse potuti costringere a tornare indietro. Ma chi altro?

Quasi mai qualcuno passava di li, non si poteva dire che la nostra casa fosse nel centro della città. Stavo accelerando il passo, quando riconobbi che si trattava di una delle nostre auto.

Mi fermai e feci un gran sorriso.
"Sciocco" pensai.

Naturalmente lei aveva visto che eravamo rientrati anticipatamente, e aveva deciso di farmi una sorpresa.

Ripresi a camminare lentamente in attesa che l'auto di facesse ancora più vicina.
Sentii che era accanto a me ed una voce squillante disse ‹‹Serve un passaggio?››.

‹‹No grazie abito li vicino›› dissi scherzosamente indicando la strada.

‹‹Ma così si bagnerà›› osservò ‹‹Non mi costa nulla accompagnarla››.

‹‹Costerebbe a me, sa mia moglie è molto gelosa››.

‹‹Come non detto›› rise e chiuse il finestrino. L'auto mi superò ed in una manciata di secondi fu davanti la terrazza. Alice scese e mi attese appoggiata alla portiera con le braccia conserte. Aveva un lungo cappotto grigio abbinato ad un berretto alla francese.

Quando fu li davanti, la imprigionai tra le mie braccia e la sollevai in modo che il suo viso fosse un po’ più in alto del mio.

 ‹‹Sua moglie non ne sarà contenta››.

‹‹Sono sicura che capirà›› dissi prima di rapire la sua bocca.

Sentivo quanto era felice di quel contatto. Gli ero mancato anche io.

Saremmo potuti rimanere a baciarci sotto la pioggia in eterno, l’acqua e il freddo non creavano alcun tipo di problema.

Senza darla scendere, riuscii a salire i tre gradini della terrazza ed Alice aprì la porta con un calcio senza smettere di baciarmi.

‹‹Occhio›› mormorai sorridendo ‹‹Con un altro po’ di forza l’avresti distrutta››.

‹‹Avrei dato la colpa a te›› rispose facendomi una linguaccia e rimettendo i piedi per terra. La lascia andare a malincuore per liberarmi del giubbotto fradicio che indossavo e salimmo le scale mano nella mano.

‹‹Ma tu non dovresti essere a scuola?›› chiesi rendendomi conto che la villa era ancora deserta.

‹‹ Ho visto che stavate per tornare e mi sono precipitata››.

‹‹Ed hai lasciato Edward e gli altri a piedi?››.

‹‹Ci pensa Esme ad andarli a prendere. D'altronde era inutile stare a scuola se la mia testa era qui››.

‹‹Male Alice, male›› la rimproverai sorridendo ‹‹E' l'anno del diploma non puoi permetterti di distrarti››.

‹‹Ma per favore›› sbottò divertita ‹‹Però mi hai fatto arrabbiare››.

‹‹E perchè mai?›› domandai curioso.

‹‹Se avessi deciso prima di tornare in anticipo, avrei potuto organizzare una sorpresa migliore››

‹‹Emmett ha deciso di punto in bianco. Probabilmente ha capito che non avrebbe potuto evitare per molto di saltare addosso a Rose davanti a me. Mi ha stupito il suo autocontrollo››.

‹‹Beh almeno lui ti sorprende. Io invece sto diventando banale. Mi sono semplicemente limitata a presentarmi qui›› disse prima di entrare in camera.

Risi e la ripresi tra le braccia ‹‹Invece mi ha sorpreso e come trovarti qui, come se mi avessi letto nella mente a distanza ed avessi capito quanta voglia avevo di vederti. Mi sei mancata da morire ››.

Mi guardò con aria felice e sorpresa nello stesso tempo ‹‹ Da quanto siamo così espliciti nelle dichiarazioni d'affetto?››.

Feci spallucce. Nemmeno io sapevo rispondere. Sapevo solo che non mi ero potuto trattenere dal dirglielo.

‹‹Se vuoi saperlo la cosa è reciproca››sussurrò ‹‹ Non ho fatto altro che pensarti. Sono stata un tormento per Edward, tanto che anche lui non vedeva l'ora che tornassi››Scoppiai a ridere. Essere un empatico era una vera scocciatura a volte, ma leggere i pensieri degli altri era ancora più snervante. Provai più compassione del solito per il povero Edward‹‹Fortuna per lui che adesso siamo qui›› . 

‹‹E siamo soli›› aggiunse ammiccando.

‹‹Per la prima volta da quando siamo qui, non siamo costretti a dover raggiungere la montagna per un pò di intimità›› commentai entusiasta.

‹‹ Spero solo di non disturbare Rose ed Emmett, poveretti anche loro avranno bisogno di un po’ di relax››.

‹‹Dopo le giornatacce che mi hanno fatto passare, spera che  non siano loro a disturbare noi, o gli stacco la testa a morsi›› conclusi prima di lasciarmi cadere supino sul letto e di trascinarla con me.

‹‹Ora che ci penso›› disse ad un tratto ‹‹Oggi è successa una cosa interessante››.

‹‹Sarebbe?››.

‹‹Un razzino dall'aria allampanata mi si è avvicinato spaventatissimo per fare un sondaggio, nel quale chiedeva se credevamo nell'esistenza di creature sovrannaturali››.

‹‹Fico›› commentai ridendo.

‹‹Gli sono scoppiata a ridere in faccia ed è scappato via. Non ho nemmeno fatto in tempo a dirgli che conosco un angelo›› disse dolcemente mentre con le nocche della mano mi accarezzava il viso .

Baciai le punte delle dita con le quali sfiorava il contorno labbra ‹‹Hai idea di quello che mi stai facendo provare in questo momento?››.

‹‹Hai idea di quello che mi fa provare in ogni singolo momento da cinquanta anni? Adesso tocca a me controllare le tue emozioni››.

‹‹Sono tuo e lo sarò per sempre›› conclusi per dimostrargli in un modo più dolce e passionale quanto gli appartenessi.

 

‹‹Alice?›› la chiamai, mentre cercavo qualcosa d’asciutto da mettere.

‹‹Uhm?›› mugugnò le ancora distesa sul letto.

‹‹Che hai combinato in mia assenza?›› chiesi scrutando la cabina armadio.

Gli abiti che vi erano all'interno sembravano ancora più stipati tra loro di quanto non lo fossero prima. Temevo che da un minuto all'altro il mobile sarebbe scoppiato.

Si sedette sul letto a gambe incrociate e mi guardò con espressione di finta innocenza ‹‹Mi annoiavo›› si limitò a mormorare.

‹‹Ed hai deciso di svaligiare qualche centro commerciale?››.

‹‹Metà delle cose nuove sono per te›› si giustificò per ammorbidirmi.

‹‹E quali sarebbero?›› domandai non vedendo altro che abiti femminili nei paraggi.

Si alzò e mi scansò di lato. Pochi secondi dopo tornò con un sacchetto bianco.

‹‹Visto? Basta fare pratica e troverai tutto in poco tempo›› disse, mentre estraeva dal sacchetto un paio di pantaloni neri ed una camicia di cotone azzurra.

Scossi la testa mentre mi rivestivo. Lei rimane in piedi a braccia conserte ad osservarmi.

‹‹Allora?›› le chiesi facendo un giro completo.

‹‹Bellissimo›› commentò soddisfatta ‹‹ Devo ammettere che ero indecisa se prenderla azzurra o bianca così le ho prese entrambe››.

Non avevo notato che nel sacchetto vi era un’altra camicia ancora col cellophane.

‹‹Niente scarpe?›› domandai scherzosamente.

‹‹Ci mancherebbe!›› squillò ‹‹Ne ho prese sei paia››.

‹‹Toglimi una curiosità. Chi si è immolato?››.

‹‹Nessie›› rispose ridacchiando.

L'unica a parte me che non era in grado di dire di no ad Alice, o almeno non ancora.

‹‹Poveretta›› commentai con un pò di compassione per mia nipote.

‹‹Mi descrivete come un mostro affamato di shopping. Non è carino›› disse imbronciandosi.

Presi il suo meno tra il pollice e l'indice per alzarle il viso ‹‹Tu sei il nostro piccolo mostriciattolo affamato di shopping›› sussurrai facendo un cenno alla cabina armadio.

Mi guardò ancora torva poi scoppiò a ridere e affondò la testa nel mio petto.

‹‹Sarà meglio che mi vesta anch'io›› dichiarò gettandosi dentro la cabina armadio. 

Mi affacciai alla finestra e li vidi arrivare. Fortuna che io ed Alice sapevamo fermarci anche quando la passione tra noi sembrava incontrollabile, altrimenti la situazione sarebbe stata al quanto imbarazzante.

Mi voltai e la trovai già pronta. Al posto della vestaglia di flanella che indossava poco prima, aveva una gonna nera a palloncino lunga fino al ginocchio ed una maglia bianca.

‹‹Troppo bella›› dichiarai osservando quanto anche le cose più semplici su di lei sembrassero dei capolavori.

‹‹Giudizio di parte oserei dire, ad ogni modo non credo mi stiano proprio male››.

‹‹Per niente›› ribadii.

‹‹Alice?›› chiamò una voce proveniente dal piano terra.

 Ci avviamo dai nostri familiari.

‹‹Jasper!›› esclamò Nessie sorpresa.

‹‹Non sapevate del nostro ritorno anticipato?›› domandai curioso mentre abbracciavo la mia nipotina.

‹‹Alice si è limitata a chiamarmi per dire di passare a scuola senza dare nessuna spiegazione›› raccontò Esme dandomi un bacio sulla guancia.

‹‹Ero di fretta›› si giustifico lei,

‹‹Ciao Jazz›› mi salutò Edward.

‹‹Ciao Ed›› “Ti chiedo perdono per la tortura” dissi sperando che a causa dei pensieri di Alice non fosse arrivato ad odiarmi.

‹‹Stava diventando insopportabile›› anche Bella mi abbracciò.

‹‹Zia Rose?›› chiese Nessie guardandosi intorno.

‹‹In giro con zio Emmett›› mentii. Non volevo essere io a raccontare a Reenesme le cose dei grandi, anche se probabilmente la sapeva più lunga di quanto immaginassi.

‹‹ Oh beh allora mi toccherà farmi aiutare da te›› disse lanciando un occhiata ad Alice.

‹‹Si tratta di Jacob, non riesco a vedere niente›› dedusse.

‹‹Vorremo uscire stasera›› raccontò lanciando un occhiata ad Edward che non doveva essere molto d’accordo.

‹‹Non dire niente!›› esclamò saltellando Alice ‹‹Ti renderò bellissima!!!Dobbiamo iniziare adesso!››.

‹‹Ma mancano ancora cinque ore!›› piagnucolò Nessie. Probabilmente si era pentita di averle chiesto aiuto, immaginando la tortura alla quale sarebbe stata sottoposta.

‹‹Chi ha tempo non aspetti tempo!›› gridò trascinando Nessie per la mano. Poi si fermò e guardò verso di me ‹‹Non ti dispiace?››.

Scossi la testa ‹‹Vado in biblioteca a cercare un libro per la tesi››.

‹‹Okay adesso mi dedico a Nessie›› mi mandò un bacio e poi saltellò verso le scale.

‹‹Alice Cullen attenzione con le torture a mia figlia›› intimò Bella andandole dietro.

‹‹Ti serve uno strappo?››  domandò mio fratello gentilmente.

Feci cenno di no ‹‹Mi piacerebbe tanto prendere la moto, ma. Prendo la porsche di Alice››.

‹‹Quella si che passa inosservata›› commentò sarcastico Edward e mi lanciò la chiave della sua macchina.

"Grazie" pensai, mentre mi dirigevo un garage per uscire la Volvo che fortunatamente era davanti a tutte le altra auto.

Il traffico era tremendo a quell'ora di pomeriggio. Avrei fatto molto prima andando a piedi, ma sarebbero andati in fumo tutti i nostri tentativi di vivere nell'anonimato. Una persona normale evitava di camminare sotto il diluvio universale.

Dopo quasi un ora riuscii a raggiungere la biblioteca che cercavo. Non avevo urgenza di finire la tesi (quella sarebbe stata la mia ennesima laurea, ma era un modo come un altro per distrarmi e non stare in casa ad annoiarmi mentre Alice si occupava di Nessie.

Parcheggiai davanti un gruppetto di ragazzini: alcuni ammiravano l'auto, mentre altri, donne specialmente mi lanciavano strane occhiate e segnali equivoci. Sentivo quello che provavano e scoppiai a ridere tra me e me al pensiero di quello che gli avrebbe fatto Alice se lo avesse saputo.

Entrato, mostrai la tessera alla segretaria e mi avviai alla ricerca del mio obiettivo, l'unico libro al mondo che Carlisle non possedeva. Con una racconta completa di libri sull'operato di Schopenhauer, mi diressi nel tavolo più isolato dell'edificio. Ormai il mio autocontrollo si era affinato come quello degli altri, ma avevo scarsa fiducia in me e preferivo non esporre nessun innocente al pericolo.

Prima di sedermi, notai poggiato sul tavolo un altro libro. Era strano, nessuno si sedeva li.

Lo presi tra le mani. Parlava della caccia alle streghe. Misi di lato il mio libro di filosofia e iniziai a leggerlo. Ero alla decima pagina, quando mi accorsi di non essere più solo.

Mi voltai.

Era una ragazza sopra i vent'anni, con gli occhi cerulei, la carnagione chiara a dispetto dei lunghi capelli nero corvino. La frangetta copriva la fronte ampia e le sopraciglia. Aveva le braccia conserte e mi fissava sfacciatamente. Il suo era un odore comune, non provocava più di tanto l'arsura alla gola, forse perchè ero andato a caccia da poco. Le sue emozioni mi lasciarono perplesso, era come se le stesse nascondendo. Percepivo solo una lieve curiosità e qualcosa che somigliava a...soddisfazione? Non capivo. L'espressione del suo viso era neutra. Continuò a fissarmi senza dire una parola.

‹‹Serve qualcosa?›› domandai interrompendo il silenzio. Il suo sguardo indagatore non mi piaceva.

‹‹Il mio libro›› rispose senza degnare l'oggetto di uno sguardo.

La sua voce era melodiosa, non aveva nessun accento in particolare. Il suo tono era freddo come il ghiaccio dei suoi occhi.

Richiusi il libro che avevo tra le mani e glielo porsi ‹‹Scusa, l'ho visto qui e nessuno era nei paraggi››.

‹‹Ed era difficile per te immaginare che qualcuno si fosse allontanato un attimo›› commentò un acido sarcasmo.

‹‹Nessuno si siede mai in questo tavolo››.

‹‹Ci credo, nessuno ci tiene a farsi fregare i libri se si allontana›› disse sedendosi nella sedia di fronte alla mia.

La ignorai e presi a leggere uno dei libri che avevo preso prima. Nonostante non la osservassi, percepii che si era innervosita.

"Ben ti sta". Ero grato a qualunque cosa avesse influenzato il suo umore

‹‹Facevo meglio a cedertelo›› borbottò gettandolo dall'altro capo del tavolo ‹‹E' pieno di cavolate››.

‹‹Prendine un altro›› suggerii senza staccare gli occhi dal libro.

‹‹Che consiglio geniale›› tuonò senza nemmeno ridacchiare. A quel punto sollevai lo sguardo e gli lanciai la peggiore delle occhiate.

‹‹Ho avuto una pessima giornata›› sentenziò come se fosse colpa mia.

‹‹E quando hai delle pessime giornate ti rivolgi così  alla gente?››.

Di solito non mi rivolgevo a nessuno in maniera maleducata, ma lei mi stava provocando.

‹‹Peggio›› le labbra si curvarono a formare un inquietante sorriso ‹‹Il fatto che mi limiti solo ad essere acida con le parole è una gran fortuna››.

‹‹Rischi di spaventarmi così›› dissi con voce pacata mentre continuavo a leggere. La mia reazione apatica l'aveva resa furiosa.
Si alzò e si diresse a grani passi verso l'uscita.

Fui sollevato dal non averla più tra i piedi. In secoli di vita immortale, gli umani mi erano stati a debita distanza. Ora, la prima che violava il tabù era la più scorbutica che avessi mai incontrato.

Che ironica sorte...

La mia lettura fu nuovamente interrotta da un rumore che mi fece andare nel panico. Si trattava dell'antifurto dell'auto di Edward.

Scattai subito fuori e vidi il vetro del finestrino in frantumi e nessuno nei paraggi.

 

 

Allora???? Critiche da fare? XD Se ci sono fatele pure mi raccomando…Come ho anticipato il prossimo capitolo sarà un Rea’s POV…

 

SPOILER:

 

Diedi un colpo al poggiatesta del sedile col cuore che batteva a mille per l'ansia e la rabbia.

Era passata un infinità di tempo dall'ultima volta che avevo perso il controllo in quella maniera. Dopo quella volta, in cui c'era andata di mezzo una persona e non un finestrino, avevo promesso a me stessa di tenermi a bada, prima di potermene finalmente liberare di quella che solevo definire “la piaga della mia esistenza”. Ed invece non ci ero riuscita.

 

 

 

A presto! :D

  
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