Diario di un sogno impossibile
capitolo I
Come sempre stavo per prendere il treno per arrivare a
scuola. “L’ultimo anno di liceo è il più bello!” dicevano… certo infatti io mi
stavo divertendo molto a studiare dalla mattina alla sera per quello stupido
esame, mi mancavano i bei vecchi tempi.
Nonostante fossi una ragazza economicamente ben messa e
avevo un autista mi piaceva andare a scuola a piedi. I miei genitori erano entrambi
avvocato, molto famosi, spesso erano costretti a viaggiare per i loro clienti,
abbandonandomi a casa, da sola in compagnia di quello stupido gatto che mi
stava tanto a cuore.
Quel giorno arrivai a scuola prima che i cancelli fossero
aperti, ma essendo anche la nipote del preside potevo accedere tramite la porta
posteriore. Non pensiate che, poiché fossi la nipote del preside, fossi già
promossa la mia scuola era molto severa, tutti dovevano seguire le regole e
l’unico strappo era proprio questo. Mi piaceva entrare in classe prima degli
altri e mi piaceva illudermi che non sarebbe entrato nessuno, ma puntualmente
le teste di quei squallidi secchioni apparivano non appena i cancelli fossero
aperti.
All’epoca ero una ragazza popolare, bella e intelligente.
Tutti nella scuola sbavavano dietro di me ma io non li sfioravo neanche con lo
sguardo. Io avevo occhi solo per due persone, solo per i miei fratelli. Il
secondo non viveva con noi in Giappone si era laureato ed era partito per l’
America dove lo attendeva il suo studio di indovinate un po’… di avvocato…
l’altro il più grande dopo aver preso la nazionalità americana si arruolò in esercito
ci disse che sarebbe partito per andare in guerra, lo amavo tantissimo. Cinque
mesi dopo arrivò la notizia che era morto per salvare una famiglia da un
attentato. La nostra famiglia ricevette la medaglia d’onore e divenne capitano.
Era il mio eroe, si parlò molto di lui e io volevo seguire le sue orme.
Già, sembravamo tutti destinati ad essere avvocato, ma io
sarei stata quella che avrebbe spezzato la catena, il mio sogno era quello di
entrare nell’esercito… proprio così. Tutti scommettevano invece o che avrei
seguito le orme della mia famiglia, che per me era una maledizione, o sarei
diventata modella poiché avevo un bel fisico e amavo la moda.
No, non faceva per me la vita della star. Almeno così
credevo.
Kagome Higurashi non sarebbe diventata famosa, no sarebbe
diventata molto di più… un mito. Distrattamente notai che il cortile iniziava a
riempirsi dei vari gruppetti. C’erano le popolari, le invidiose, le ambiziose,
poi c’erano i pervertiti, gli sportivi, gli idioti e infine quel gruppo composto
da due persone soltanto, i desiderati. Koga e Miroku. C’erto erano davvero
belli e anche ricchi, ma io li preferivo come amici. La mia scuola era una
scuola per ricchi e viziati compresa me, si mi definivo viziata perché ottenevo
sempre quello che volevo con o senza capricci.
L’ultimo mio capriccio era una macchina sportiva, la ottenni
e mi mancavano soltanto qualche mese al mio diciottesimo compleanno e una volta
compiuti avrei potuto guidarla.
La campanella suonò e tutti si accinsero ad entrare nelle
loro classi seguiti dai professori. La giornata passò tra lezioni e
interrogazioni, come al solito. La solita noia fino a quando il professore di Storia
richiamò la nostra attenzione.
-Ragazzi per la gioia di alcuni di voi ho un’ottima notizia-
tutti si scambiarono sguardi sorpresi e molti sorrisero impazienti. –Per la
prima volta nella storia di questa scuola è stato deciso di creare uno stage di
studio- ci guardò uno ad uno sorridendo –Chi parteciperà allo stage è stato
scelto per la condotta di tutto l’anno scolastico e solo cinque in tutta la scuola partiranno-
fece ancora una pausa… sospance del cazzo –In questa classe però è stata scelta
una sola persona e ne sono molto contento- mi ritrovai a sperare che fossi io –
Signorina…- le sue labbra andavano a rallentatore e vidi tutte le mie compagne
sporgersi dal banco con la speranza che dicesse il loro nome –Higurashi è la
fortunata- sorrisi infondo sapevo di meritarmelo al primo quadrimestre la mia
media era quella del nove ed ero una ragazza modello, mai un’assenza nonostante
sperassi ogni giorno che la scuola fosse chiusa.
-Certo, poteva mai non essere lei- si lamentò una,
invidiosa.
-A differenza di lei Signorina Hikura, la signorina
Higurashi è una studentessa modello e non perché è la nipote del preside-
grazie mille di averlo ricordato!
Ero abituata ad ascoltare le proteste dei miei compagni di
classe ma non mi importava, non avevo legato con loro dal primo giorno di scuola
e non l’avrei fatto mai. Camminavo tranquilla per andare verso la palestra dove
ogni pomeriggio, da sola, mi piaceva allenarmi in ginnastica artistica, quando
incontrai Miroku.
Ragazzo che, come ho già detto, era davvero bello. Alto,
moro, occhi grandi e blu, fisico da nuotatore e il suo punto forte un sorriso
ammaliante. Anche lui dell’ultimo anno, ricco e destinato alla carriera del
padre. Lui e Koga erano gli unici a parlare con me senza fare riferimento alla
posizione del mio caro nonnino nella scuola, erano sinceri con me.
-Ehi bellezza dove te ne vai?- mi chiese con il suo solito
sorriso, come se non lo sapesse.
-Dove vado ogni giorno Miroku. Tento di allenarmi in
ginnastica- risposi sorridendo.
-Allora chi è il
fortunato della tua classe ad esser stato scelto per lo stage?- mi chiese
mentre si avviava con me in palestra, eravamo amici da una vita.
-Come se non lo sapessi- lui sorrise –Oltre a te chi è stato
scelto?- chiesi io e lui non parve sorpreso che sapessi che anche lui era stato
scelto, anche lui era bravo.
-Koga e Hojo. Gli altri due non so chi siano- annuii distrattamente
mentre arrivata in palestra mi accingevo a entrare nello spogliatoio ma mi
bloccai quando vidi che Miroku continuava a seguirmi.
-Miroku!- lui rise e si fermò sulla porta. –Non sei
costretto a rimane, posso tornare a casa da sola- gli dissi dall’interno.
-Primo: tesoro io non mi annoio a guardarti e lo sai
perfettamente, secondo: mi impegnai con tuo fratello e terzo: che razza di
miglior amico sarei se ti lasciassi tornare a casa da sola- sorrisi alla parola
migliore e uscì. Come sempre il suo sguardo si illuminò vedendomi vestita solo
con il body bianco e blu, era un pervertito di prima categoria.
-Non mi scoccerò mai di ripeterti che il tuo bel fisico è
sprecato per indossare quell’enorme divisa militare-
-Sì, certo, come no- senza dire altro iniziai a riscaldarmi
e poi mi diressi al mio primo attrezzo preferito… la trave. Ero alta per fare
uno sport così ma ero agile e brava.
Ci salii sopra e inizia con una semplice camminata, poi
piroetta e infine iniziai con le acrobazie più difficili. Rovesciata,ruota
senza mani,verticale, flik. Miroku mi guardava incantato, la grazia era il mio
punto forte e ne andavo veramente fiera.
Quando ebbi finito mi andai a cambiare velocemente e con
Miroku tornai a casa. Come sempre lo invitai ad entrare e a fare come se fosse
a casa sua e lui, come sempre, si buttava con un salto sul divano e accendeva
la televisione. Ero da sola a casa, i miei erano partiti e lui mi faceva
compagnia.
-Non credi di dover studiare?- gli chiesi portandogli una
bibita e sedendomi accanto a lui.
-No. Mancano due mesi alla fine della scuola e indovina un po’?-
-Hai completato già tutte le interrogazioni ed essendo il
migliore non ti interrogheranno più. Già che stupida a chiedertelo, ogni anno è
così!- dissi scuotendo la testa – secchione- bofonchiai.
-Come come? Io secchione? E tu? Mai un assenza in tutto
l’anno!- mi accusò.
-Ehi io non sono una secchiona!- non era colpa mia se mi
bastava leggere soltanto una volta per imparare tutto, la mia era una mente
sviluppata e fotografica per questo ringrazio i miei genitori.
-Si certo come no!-
prese a farmi il solletico e io non riuscivo a respirare dalle risate -Mi
chiedo chi sarà il fortunato a baciarti- mi disse serio fermandosi e io
arrossii. Avevamo provato a uscire insieme una volta ma io lo consideravo solo
un amico e credevo che anche lui pensasse lo stesso di me, ma quella
rivelazione…
-Mi dispiace Miroku io ho provato a innamorarmi di te, ma
non ci sono riuscita- ammisi.
-Non te ne faccio una colpa- sorrise lui e io mi rilassai.
–Sai sembri proprio un angioletto così-
-Cosa vorresti dire?- lo fulminai.
-Che sotto a questa faccia e questo corpo di angelo si
nasconde un diavolo e lo sai- io risi ancora.
-Cosa te lo fa pensare?-
-Ma come ti sei dimenticata la festa che hai organizzato
all’insaputa dei tuoi, oppure quando ti sei ubriacata al mio party estivo? O
ancora quando sei andata a letto con il fratello di Len con cui eri stata
qualche ora prima?- diciamo che non ero la tipica ragazza che si limita a
studiare.
-Mi mancano i vecchi tempi- sospirai –a te no?-
-Sì- rise e mi abbracciò.
Il giorno seguente fui interrogata o meglio mi offrii
volontaria in tutte le materie erano le ultime rimaste così avrei chiuso anche
io le interrogazioni come Miroku. Avevo finito l’ultima interrogazione e
mentre stavo per sedermi mi chiamarono
per andare in presidenza.
Non mi domandai il perché sapevo che era per discutere del
viaggio. Infatti trovai gli altri quattro ragazzi, il preside e il mio
professore di storia.
-Finite le interrogazioni?- mi chiese in un orecchio Miroku,
gli sorrisi e lui capì che era tutto a posto.
-Eccovi qua Signori, come vi ho anticipato ieri oggi
discuteremo del vostro viaggio- iniziò il prof. –Il viaggio durerà un mese, la
vostra assenza a scuola sarà giustificata e dato le vostre medie scolastiche
non avrete bisogno di fare altri compiti o interrogazioni in sintesi siete già
ammessi all’esame.-
-Dove avverrà lo stage?- chiese l’unica ragazza oltre a me.
Era alta, snella, capelli lunghi e lisci, occhi grandi e castani come i suoi
capelli e davvero carina.
-In Italia signorina Kimiiwa- Che bello avrei visto l’Italia
e un altro dei miei sogni si stava per realizzare, tutti esclamammo eccitati
alla notizia.
-Partiremo tra una settimana ma devo avere il consenso
scritto dei vostri genitori- eccolo il problema.
-Professore- lo chiamai attirando la sua attenzione –I miei
genitori sono all’estero per lavoro- dissi.
-Higurashi per lei non ci sono problemi il preside ha già
informato i suoi genitori e domani manderanno la risposta via fax- mio nonno
era un grande, gli sorrisi e lui ricambiò. –Questi sono i fogli su cui c’è
scritto cosa sarà essenziale per il viaggio. Comprate cose estive signori in
Italia in aprile fa già molto caldo- scusa buona per fare shopping. -Un ultima
cosa, in aereo incontrerete altri ragazzi che provengo da scuole Giapponesi
come la nostra- ciò significava nuove amicizie.
L’autorizzazione dei miei genitori arrivò la sera stessa a
mio nonno che mi venne a trovare a casa. La settimana passò velocemente tra shopping
e la preparazione dei bagagli. Ero entusiasta di quel viaggio, anche se per
studio, ma cavolo era l’Italia quando l’avrei rivista ancora?
Il giorno che partimmo erano le nove dell’ ultima settimana
di marzo era sera ed era emozionata, ad accompagnarmi in aeroporto c’erano i
miei genitori tornati dal loro viaggio per salutarmi. All’aeroporto eravamo
tutti presenti e mentre i nostri genitori parlavano fra di loro noi facemmo
amicizia.
-Ciao sono Sango Kimiiwa- mi girai a guardare la ragazza che
mi tendeva la mano, sorrisi e la strinsi.
-Piacere sono Kagome Higurashi-
-Oh so chi sei, forse non lo sai ma sei molto popolare e
tutti i miei compagni di classe sbavano dietro te- sospirai e lei rise
divertita.
-Io non volevo essere popolare- confessai e lei mi guardò
incredula, che bugia immensa io amavo stare al centro dell’attenzione.
-Come? Tu non immagini cosa darei per essere popolare!- io
la guardai nello stesso modo in cui mi aveva guardato lei.
-Ma ti sei guardata allo specchio? Bella come sei non riesco
a capire perché ti lamenti- rise.
-Si ma non come te!-
Essendo vanitosa lo ammetto ero davvero bella, la cosa che
amavo di più era curare il mio aspetto fisico, nonostante il mio sogno era
quello di entrare in esercito. Ero alta e magra, capelli corti dietro e più
lunghi avanti a toccare quasi le spalle, erano neri come il carbone e lisci. I
miei occhi erano grandi e come quelli di Miroku erano blu. Il mio viso era
perfetto senza un imperfezione, labbra non troppo grandi, naso perfetto tanto
che molti si chiedevano se mi fossi operata, e pelle candida. Avevo una fila di
ragazzi dietro di me e non mi dispiaceva averli anche se spesso diventavano
assillanti. Come diceva Miroku dietro questa faccia di angelo si nascondeva un
diavolo. Mi piacevano le feste e soprattutto i ragazzi che partecipavano alle
feste, ero tutto tranne che vergine, infatti mi piaceva soprattutto quello che
accadeva con i ragazzi che partecipavano alla festa. Ero invidiata per la mia
bellezza, per il mio carattere, ma ero anche disprezzata per la mia vanità.
-Scusate se mi intrometto ma vorrei presentarmi anche io-
eccolo che arrivava, puntuale come sempre. Dove c’era una ragazza Miroku era
sempre presente. –Ciao mi chiamo Miroku Hokerue- si presento sfoderando la sua
carta vincente. Il sorriso ammaliatore.
-Piacere Sango Kimiiwa- disse arrossendo –Mi sembra strano
parlare con due dei più famosi della scuola-
-Mi sembra strano di non aver mai notato una ragazza così
bella nella nostra scuola- il sorriso si spense quando ricevette uno
scappellotto da Koga.
-Ehi Miroku già a fare strage di cuori?- chiese sorridendo
–Non farti ingannare da questo rubacuori signorina…-
-Sango Kimiiwa- disse stringendo emozionata anche la mano di
Koga.
-Koga Haru- sorrise anche lui –Hei bellezza cosa fai non mi
saluti?- chiese rivolgendosi a me, poiché non l’avevo salutato così sorrisi e
gli baciai le labbra velocemente. –È sempre emozionante avere un bacio da te-
sorrise dopo essersi leccato le labbra. Lo facevo sempre con entrambi.
-Miroku perché non ci presenti anche l’altro tuo compagno
che non conosco?- mi riferivo a quell’Hojo che sinceramene avrei fatto a meno
di conoscere, mi fissava già da troppo tempo.
-Certo lui è Hojo Kojire- disse tirando l’amico per il
braccio e presentandolo.
-Invece lui è mio fratello gemello si chiama Koaku- non
erano per nulla uguali ma alcuni tratti erano simili come il sorriso e gli
occhi. Sorrisi nel vedere come il gemello guardasse di traverso Miroku, aveva
capito anche lui tutto.
-Bene ragazzi hanno
chiamato il nostro volo. Salutate i vostri genitori e la nostra patria- il
professore amava il Giappone più di un soldato, tanto che sarebbe stato pronto
a morire per difenderla e adesso quasi piangeva nel lasciarla.
Salutammo i nostri genitori. I miei compagni ricevettero
mille raccomandazione mentre mio padre si limitò a dirmi: - Non farti pescare
ubriaca come l’ultima volta- e chi se la dimentica, quella sera quando mio
padre mi pesco completamente ubriaca. Sotto certi aspetti era fiero di me come
per quanto riguarda la scuola, ma da quando aveva scoperto del mio passatempo
preferito non mi guardava più come una volta e non mi abbraccia più.
Quando entrammo nell’aereo mi sentii completamente libera,
il divertimento stava per arrivare. Mentre aspettavamo che l’aereo si riempisse
il professore ci chiamò e noi uno alla volta rispondemmo all’appello.
-Bene ragazzi alla vostra destra si siederanno gli altri
ragazzi con cui studierete- spiegò. Io già mi immaginavo quali bei ragazzi
arrivassero ma per lo più erano tutte ragazze tranne tre bei giovani. Li
guardai sedersi nei sedili accanto ai nostri e Miroku ridere accanto a me.
-Inuyasha e io che credevo che ti scocciassi di rivedere
l’Italia- sorrise sporgendosi per stringere la mano a quello che per me parve
un dio.
-Ehi Miroku non è mai una scocciatura tornare nel luogo dove
si è nati- sorrise il dio di nome Inuyasha ricambiando la stretta. –E da tanto
che non ci si vede sono contento di poterti stringere la mano -
-Lo studio richiede più tempo del previsto. Ma dimmi la gara
come è andata?-
-Come al solito Miroku, hai il re dell’asfalto di fronte- di
cosa stessero parlando non lo sapevo ero troppo concentrata a capire quale
parte del corpo di quel ragazzo fosse imperfetto. Era alto, capelli scuri come
i miei e corti, occhi ambrati e dulci si fundo il sorriso era più bello di
quello di Miroku.
-Ragazzi vi prego di accomodarmi l’aereo e pronto per
decollare- così si sedettero entrambi. Nel sedersi però io incrociai lo sguardo
con Inuyasha e mi parve di vedere un sorriso, ma distolsi lo sguardo
velocemente.
-Chi è?- chiesi a Miroku.
-Un vecchio amico. Ti ricordi quando vedesti la mia moto e
mi chiedesti che me ne facessi?- annuì ricordando vagamente l’episodio. –Beh le
gare di qui stavamo parlando io e Inuyasha le facevamo con le moto- allora
iniziai a capire.
-Ma certo lui era il tuo migliore amico alle medie- lui
annuì.
-Lo è ancora ci sentiamo per telefono tutti i giorni solo
che non ci vediamo come i vecchi tempi- annuì e guardai di sottecchi il dio. Perché
i posti dovevano essere separati dal corridoio?
Quando si ebbe il permesso di slacciare le cinture ci
fiondammo accanto ai nostri amici io ero in compagnia di Sango e Miroku di
Inuyasha.
Sango era molto simpatica ed ero contenta di trovare una
nuova amica o l’unica amica che avessi.
-Quando torniamo in Giappone ti va di andare a fare
shopping?- mi chiese timidamente e capii che temeva una risposta negativa.
-Non sono la persona che credi che sia- le dissi,
confondendola.
-Ma si certo tu non vorrai sapere più niente di me quando
torneremo in fondo io non sono nessuno e tu sei popolare- guardai in cielo mi
sembrava di stare in quei cartoni animati dove le meno conosciute facevano
amicizia con le più popolari in un viaggio per poi dire quelle stupide cose.
-Ti conosco da poco ma già ti reputo una persona
intelligente non uscire con delle stronzate come questa- la dovetti mettere
veramente a disagio perché arrossì. –Volevo dirti che io sono una ragazza
diversa da quello che vedi- mi guardo con un sopracciglio alzato. –Diciamo che
i ragazzi che mi vengono dietro vengono solo per un motivo- il perché gli
dicessi una cosa simile mi è ancora ignoto ma la sentivo mia amica. Lei parve
capire subito e arrossì l’avevo capito che non era andata oltre un semplice
bacio.
-Hei ragazze di cosa parlate?- chiese Koga sporgendosi dai
sediolini posteriori.
-Parlavamo di me- mi sembra di avervelo detto con Koga e
Miroku ero sincera erano miei grandi amici.
-Ah io non capisco perché non vuoi stare con me, io ti
apprezzo anche per la tua intelligenza- gli sorrisi grata.
-Ehi Koga smetti di fare la femminuccia e vieni qui!- gli
urlò Miroku facendogli segno di raggiungerlo.
-Scusate se parlavo con la mia donna!- urlò in ricambio –e
chi hai chiamato femminuccia?- Miroku si ritrovò a dover schivare un pugno,
sorrisi.
-Io credevo che stessi con Miroku!- Sango si riprese tutta
la mia concentrazione.
-No. Lui e Koga sono i miei migliori amici- la vidi
spalancare gli occhi.
-Eppure a scuola dicono che tu stai con lui e che lo
tradisci con Koga-
-Si mi sono giunte queste voci- dissi stizzita. Continuammo
a parlare per molto tempo poi anche a noi venne sonno e tornai a sedermi al mio
posto accanto a Miroku che già dormiva. Mi sedetti e appoggiai la mia testa
sulla sua spalla. Lui mi abbracciò facendomi mettere in una posizione più
comoda.
-Credevo dormissi- gli dissi respirando il suo buon profumo.
-Aspettavo che tornassi- gli baciai il collo e mi sentii
osservata, infatti Koga mi fulminava come il resto degli altri ragazzi,
invidiosi.
-Non credi che dormirai meglio sdraiata?- mi chiese.
-No, voglio stare così- il mio scopo era uno solo far
ingelosire il dio greco. Per due ore non avevo fatto altro che guardarlo e
alcune volte lo beccavo che mi guardava, ma era ostinato e non abbassava lo
sguardo costringendo a farlo abbassare a me. il viaggio durò molto e quando
arrivammo sembrò un miracolo, un pulman ci aspettava all’esterno dell’aeroporto
che ci portò fino a uno degli alberghi più importanti di Roma. Roma bella come
sui libri, ricca di storia e meraviglie. Sango si sedette accanto a me mentre
eccitate indicavamo i monumenti.
Il professore ci avverti della divisione delle camere io e
Sango stavamo nella stessa mentre Miroku,Koga, Koaku e Inuyasha nella stessa. A
quella notizia guardai Miroku era stata una sua idea di sicuro visto che le
camere non potevano ospitare più di due persone. L’albergo era bellissimo a
quattro stelle, la hall era grande e la mobilia era di legno di noce, venimmo
accolti da un oste che ci diede le carte magnetiche per le nostre stanze. Io e
Sango ci fiondammo nella nostra rimanendo a bocca aperta era grande e sulla
parete sinistra c’erano delle grandi finestre da dove entrava la luce e il
panorama era bellissimo di fronte avevamo il Colosseo! I letti erano due e
separati e c’era un armadio a parete, poi c’era un’altra porta che era quella
del bagno.
-Caspita è davvero bello qui!- esclamò Sango aprendo la
finestra. Io annuii e sorrisi cosa volevo di più? Ero nella città più bella del
mondo e nel mio stesso albergo c’era Inuyasha. Era la mia preda e prima che
tornassimo in Giappone sarebbe caduto ai
miei piedi.
Il prof ci concesse una giornata di riposo. Disfammo le valigie
e dopo esserci cambiate andammo alla ricerca dei nostri compagni.
-Kagome aspetta vuoi entrare nella loro camera?- mi chiese
come se fosse una cosa sconvolgente.
-Sì, ti imbarazza?- le chiesi, era stupidamente arrossita ma
io l’avrei trasformata, l’avrei trasformata in una ragazza più forte. La presi
per mano e la trascinai alla ricerca della camera numero 384.
-Conosci anche il loro numero?- le mostrai il telefonino
dove c’era un messaggio firmato da Koga e Miroku. Bussai mentre dall’interno si
sentivano risate e qualcuno che litigava per prendere un letto. Mi aprì
popodimenoché il dio greco che mi sorrise mentre io sprofondavo nelle sue iridi
dorate, ma presi coraggio e sorrisi maliziosamente e con voce suadente e occhi
da gatta gli chiesi di Miroku, lui sembrò tremare nell’udire la mia voce e mi
indico il ragazzo che litigava con quello che intuii fosse Koga.
-Hei Miroku e Koga così accogliete due fanciulle?- chiesi e
i due si fermarono a guardarmi dalla testa ai piedi. Indossavo dei jeans
attillati a vita bassa sopra una magliettina bianca con due bretelline sottili
l’unico colore era un nastrino azzurro sotto il seno messo in bella mostra con
la scollatura che lasciava poco all’immaginazione e un gilè bianco a mezze
maniche lasciato aperto. Il professore aveva ragione faceva più caldo rispetto
al Giappone, ma non così tanto da stare a giro maniche . Ero truccata sugli
occhi con una matita azzurra, phard rosa
che dava un po’ di colore alle mie guancie e labbra marcate da un rossetto
rosso, essenziale per me.
Poi vidi che Miroku guardò la mia timida amica vestita anche
lei di jeans a vita bassa e una canotta rosa capelli legati in uno chignon e
leggermente truccata. Sorrisi, a Miroku interessava la piccolina e lei da come
era arrossita non gli dispiaceva essere guardata da lui. Ma mi accorsi anche dalle occhiate di
fuoco che il gemello lanciava a Miroku.
-Wow- esclamò Koga rompendo il ghiaccio.
-E allora? Per cosa litigavate?- chiesi fulminandoli e
sedendomi su uno dei due letti accanto alla finestra, non sapevo di chi era ma
non me ne feci un problema.
-Per il secondo letto accanto alla finestra- fece Miroku
piantando la testa di Koga nel materasso del letto su cui litigavano. Guardai
la situazione e sorrisi divertita.
-Posso decidere io?- i loro occhi si illuminarono e
annuirono, nel frattempo sentivo lo sguardo di fuoco di Inuyasha e solo allora
notai la borsa di un portatile ai piedi del letto, era la stessa che aveva
quando aveva salutato Miroku in aereo. Quello era il suo letto allora. –Koaku-
dissi e il ragazzo sussultò.
-Come?- chiese e gli sorrisi.
-Il letto è tuo-
-Ma io già ho scelto il mio-
-C’è un cambio di programma il letto vicino la finestra sarà
tuo- lui sorrise avevo capito che in realtà non aveva ancora scelto e la mia
era la giusta decisione–E voi Signori quando
crescerete avrete ciò che meritate- senza aggiungere altro mi alzai e
presi per mano Sango, uscendo urtai volontariamente Inuyasha.
-Scusa- dissi guardandolo negli occhi e lui mi sorrise maliziosamente.
Mi complimentai con me stessa.
Eravamo stanchi per il viaggio ma l’emozione era più forte e
scendemmo a cenare nella grande sala da pranzo in compagnia delle ragazze della
scuola di Inuyasha, due pettegole con la puzza sotto il naso e ochette di prima
categoria che già odiavo.
-Ebbene voi siete?- chiesi bevendo un sorso di acqua e
guardando le due ragazze che si sorrisero complici.
-Quello che vorresti essere tu!- Sango le guardò sbalordite
e io annuì distrattamente.
-Io sono Kagome e lei e Sango- feci finta di non aver sentito.
-Se non ti è chiaro noi non vogliamo avere niente a che fare
con… voi- disse squadrandoci e io sorrisi maligna –Sentite ho visto che siete
entrate nella stanza di Inuyasha e Miroku, vi avverto non fatelo mai più-
-Altrimenti?- mi sorpresi a sentire Sango rispondere
all’ochetta innaturalmente bionda.
-Non risponderemo delle nostre azioni- io e Sango come se ci
fossimo lette nel pensiero ci guardammo e scoppiammo a ridere. Con la piccola
ero in sintonia. Così ci alzammo e ci dirigemmo verso il tavolo dei ragazzi e
io baciai la guancia di Miroku osservando le due ochette mangiarsi le unghia.
-Servo solo per farle ingelosire- Ancora oggi mi chiedo come
facesse Miroku a sapere quello che mi passava per la testa, così lo supplicai
con lo sguardo –Vi prendo due sedie- si offrì sorridendomi sconsolato.
Mi fece sedere di fronte a Inuyasha che parlava con Koga, ma
in quel momento a me interessavano le due ochette. Mai mettersi contro Kagome
che otteneva sempre quello che voleva.
-Ehi Kagome io e Inuyasha pensavamo di convincere il
professore a portarci domani sera in discoteca tu che ne dici?- mi chiese Koga,
sapevo dove voleva arrivare. Così senza che aggiungesse altro mi alzai e andai
verso il tavolo dei professori. Io ero la favorita del professore di Storia e come
tutti anche lui cadeva ai miei piedi.
-Professore potrei chiederle un favore?- chiese con occhi da
cerbiatta. Aveva ciquant’anni un bell’uomo, ma molto introverso e troppo
innamorato dello studio per sposarsi.
-Ma certo Higurashi-
-Visto che ci piacerebbe vedere Roma anche di notte alcuni
di noi avrebbero pensato di andare a fare un giretto anche in discoteca,
premetto anche che l’orario di ritirata sarà verso le due non un minuto di più
altrimenti come potremo imparare la storia di questa magnifica città- il prof
mi guardò con aria di chi non sapeva cosa fare allora io insistetti con lo
sguardo fino a che lui non cedette.
-Non vi sembra che sia presto per uscire infondo avete un
intero mese… ma vedrò cosa posso fare Higurashi- sorrisi soddisfatta del risultato
e ringraziando il prof tornai al tavolo con aria tranquilla. Mi sedetti come se
non fosse accaduto niente e bevvi dal bicchiere di Miroku. Tutti mi guardavano
aspettando il resoconto adoravo i loro sguardi, così li guardai tutti mentre
bevevo.
-E allora?- chiese Koga impaziente.
-E allora cosa? Koga ho mai fallito?- sorrisi e lui mi mandò
un bacio a volo.
Non avevo mai fallito in niente dopo tutto, come ho detto
precedentemente, io ottenevo sempre quello che volevo. Iniziammo a parlare e
presto finimmo di cenare poi ce ne andammo nella hall e ci sedemmo sui divani.
-Ragazzi io sono esausta e domani alle sette ci aspetta la
colazione e il giro della città eterna e inoltre mi devo abituare al nuovo
orario- mi stiracchiai –Sango vieni anche tu?- annuì aveva gli occhi lucidi dal
sonno –Buona notte- dissi dando un bacio a Miroku e Koga.
-Sango un bacio non me lo dai? In fondo siamo amici no?-
Miroku sfodero il suo sorriso mentre Sango faceva invidia a un pomodoro tanto
che divenne rossa. Si avvicinò e gli baciò la guancia e fece lo stesso anche
con Koga e Koaku.
-Oh! Prima che ce ne andiamo
Miroku perché non ci presenti anche gli altri tuoi amici- solo allora mi
ricordai che io Inuyasha non l’avevo conosciuto formalmente.
-Giusto. Anche se vi conoscete perché vi parlo sempre
dell’uno all’altro lui è Inuyasha e lei e Kagome- sorrisi e strinsi la mano al
mio dio. La sua stretta era cosi delicata ma al contempo forte che parve
indugiare prima di lasciare la mia mano –Loro invece sono Ken e Horamu- salutai
anche loro, poi ce ne andammo.
La sera però era più fresca tanto che dormimmo coperte. Ma
nel momento in cui poggiai la testa sul cuscino vidi Inuyasha nei miei sogni.
La mattina ci svegliammo pimpanti e emozionate nel visitare
la città eterna, la città degli innamorati. Quel giorno avremmo visitato San
Pietro e le varie basiliche. Indossai un jeans firmato e una canottina bianca
su cui era disegnata la scritta i love moda, misi due mollettine nei capelli in
modo che non mi dessero fastidio, anche
se avere i capelli corti era un vantaggio da una parte erano anche
tremendamente fastidiosi. Mi truccai leggermente e presi uno zainetto dove ci
misi la macchinetta fotografica, il blocco per gli appunti, soldi che mio padre
aveva già fatto cambiare in euro e il blocco dei disegni. Sango aveva legato i
suoi lunghi capelli in una coda di cavallo alta e anche lei aveva uno zainetto
dove mise un blocco per gli appunti e una macchina fotografica.
Scendemmo a fare colazione sedute insieme alle vipere che
non ci degnarono ne di un saluto ne di uno sguardo. Finito prendemmo il pulman
e andammo in giro per la città, fotografando ogni cosa. Mentre la guida parlava
e spiegava io mi incantai a guardare l’esterno della Basilica di San Pietro
immaginando la sua bellezza interna impossibile da capire nei libri. Quando
entrammo rimasi a bocca aperta nel vedere la sua maestosità, i miei occhi si
illuminarono nel vedere la Pietà di Michelangelo, mai vista una statua così
precisa da sembrare reale, il velo della madonna che sembrava si muovesse
oppure il viso di Cristo deformato dal dolore. Magnifico. Presi appunti che
avrei potuto utilizzare all’esame e dopo aver fatto un giro il professore ci
diede un ora per fare ciò che volevamo. Io mi sedetti in un angolino per fare
un abbozzo della navata centrale, Sango invece chiacchierava con la guida
prendendo altri appunti e Miroku si divertiva con i ragazzi a imitare il papa.
Dopo la prima ora tornammo a fare il giro di altre basiliche minori e fermarci all’ora di pranzo. Io e Sango ci
divertimmo soprattutto a prendere i regalini da portare ai nostri amici e
parenti e a fare foto con i ragazzi. Feci abbozzi anche delle altre basiliche e
presi appunti sulle cose più interessanti. Ci divertimmo un mondo quel giorno
soprattutto nel cercare di parlare con altri studenti Italiani in visita anche
loro a Roma. Riuscimmo solo a scambiarci qualche frase in inglese ma fu
divertente.
-Sono esausto- esclamò Miroku prendendosi il mio posto
accanto a Sango così io fui costretta a sedermi al suo posto accanto a Koaku
che mi sorrise.
-Sì, come se avessi fatto molto- lo prese in giro Sango.
Allora la piccola non aveva poi tanti problemi a flirtare.
-Ehi guarda che è faticoso trovare battute spiritose- fece
lui cingendole le spalle con un braccio e gettando in dietro la testa.
-Miroku ma tu non hai bisogno di prendere appunti?- chiese
ancora lei e lui le sorrise.
-Piccola guarda che io non ho bisogno di appunti perché ci
pensa Kagome a darmeli- lo fulminai –scherzo bellezza. Io ricordo tutto- e
senza che nessuno glie lo chiedesse iniziò a spiegare ciò che la guida aveva
detto.
-Miroku non rompere!- esclamò Inuyasha dal sediolino dietro
il mio lanciandogli una lattina vuota e tutti scoppiammo a ridere.
-Allora ragazzi state calmi ho una notizia per voi- disse la
professoressa che accompagnava la scuola di Inuyasha –Una vostra compagna ieri
ci ha chiesto se stasera era possibile portarvi in discoteca- un “huuu” generale
partì dal fondo –ci sembrava una sciocchezza visto che abbiamo ancora un intero
mese, ma abbiamo detto che non c’era nulla di male quindi per le dieci siate
pronti che stasera si balla- urlammo eccitati e tutti si complimentarono con me
per la mia capacità di persuadere.
Arrivammo all’albergo alle sette di sera e il cielo si era
quasi scurito del tutto. Corsi in camera e fui la prima a farmi una doccia.
-Sango io sono stanca non scendo a mangiare rimango a
riposare un po’, per le nove potresti venirmi a svegliare?- lei annuì
sorridendo e scomparve in bagno. Non ci misi molto ad addormentarmi ne avevo
bisogno.
-Kagome!- qualcuno mi chiamava ma non volevo aprire gli
occhi –bellezza se non ti svegli adesso stasera con chi ballo?- conoscevo
quella voce e seccata aprii gli occhi.
-Miroku?- lo chiamai.
-Ehi finalmente! Credevo che ti avrei dovuta svegliare con
un bacio-
-Sango?- chiesi era lei che mi doveva svegliare.
-È in bagno a prepararsi- mi alzai e mi stiracchiai e
guardai l’orario dal telefonino erano le nove e venti e ancora mi dovevo preparare.
–Sono venti minuti che ti chiamo!- esclamò vedendo il mio sguardo accusatore.
Fortunatamente già avevo deciso cosa mettere e la doccia già l’avevo fatta
quindi non mi serviva molto per prepararmi.
-Se te ne vai può darsi che mi prepari e poi ti devi muovere
anche tu- uscì senza dire niente e così mi iniziai a preparare. Sango uscì dal
bagno già pronta indossava una minigonna a pieghe nera un top marrone con un
copri spalle nero e decolté neri.
-Ulala guarda chi ha messo in bella mostra il suo corpo-
esclamai mentre si avvicinava –Farai strage di cuori- mi sorrise.
-Non sei ancora pronta tu?- ero ancora in mutande e avevo
appena finto di truccarmi.
-Ho finito devo solo mettermi il vestito-mi pettinai
lasciando i capelli sciolto. Il vestito era lungo fin sopra il ginocchio ed era
nero, dietro c’era una vertiginosa scollatura che arrivava fino al fondoschiena
mentre davanti ero coperta, al piede indossavo invece decolté con la punta
rotonda. Indossai i cerchi argentati e presi il cappottino leggero per coprirmi.
Quando arrivammo erano tutti pronti e chiacchieravano tra di loro, cercammo i
ragazzi ma non li trovammo poi sentii due braccia che mi stringevano la vita e
delle labbra baciarmi il collo. Mi girai spaventata e mi rilassai quando vidi
che era Koga.
-Mi hai spaventato- dissi guardandolo e non ero l’unica
anche le altre ragazze delle altre scuole lo guardarono. Indossava camicia nera
e pantalone bianco i capelli lisciati con la gelatina gli davano l’aria di
bravo ragazzo.
-Dove sono gli altri?- chiesi mentre lui salutava anche
Sango.
-Stanno scendendo. Ragazze siete stupende- si complimentò
fermandosi soprattutto su di me –Non credi di esagerare un po’?- mi chiese con
un sopracciglio alzato cosi mi avvicinai e gli sussurrai all’orecchio che mi ero
vestita così per lui. –Guarda che finisco per crederci-
-Signorina Higurashi e signorina Kimiiwa siete davvero belle,
fate invidia alle altre ragazze- si complimentò il professore –Mi raccomando mi
fido di voi signorine, non cacciatevi nei guai stasera e non fatevi pescare nei
bagni per favore- ci pregò e noi sorridemmo imbarazzate.
-Non si preoccupi professore noi ragazzi già ci eravamo
organizzati per tenere sotto controllo le due signorine- ci fece l’occhiolino
Koga.
-Ha la nostra parola- mi bastò sentire la sua voce perché un
brivido mi percorresse in un attimo la schiena. Era bello come mai visto in
quei giorni. Pantalone di jeans largo nero, cintura della Gucci, camicia blu
notte catenina d’oro bianco parzialmente visibile. Capelli alzati in un piccola
cresta e il suo profumo era buonissimo, un Rolex al polso e sorriso smagliante.
Lo fissai poi guardai Miroku che mi fisso arrabbiato, sapevo il motivo ne
avevamo parlato prima di partire ma io non l’avevo ascoltato. Anche lui un dio
greco con camicia nera e jeans a bassa vita, anche lui Rolex al polso e i due
orecchini d’oro bianco con la mia e la sua iniziale sull’orecchio sinistro fatte
d’oro giallo, piccolo regalo per i suoi diciassette anni dell’anno scorso.
Infondo anche io indossavo la sua catenina. Eravamo nati entrambi lo stesso
giorno,mese e anno. Mi si avvicinò con faccia truce mentre con la coda
dell’occhio notai Inuyasha guardarmi mentre seguivo Miroku mostrandogli così la
mia candida schiena.
-Mi avevi detto che non l’avresti portato- guardai in cielo,
quante storie per un vestito.
-Miroku cosa c’è di male? È un vestito e basta-
-Hai visto quei depravati delle altre scuole come ti
guardano?- mi girai a vedere e notai solo allora che molti distoglievano lo
sguardo immediatamente. Sorrisi soddisfatta. –Già pensi di portarti qualcuno a
letto?- mi chiese.
-Questa sera voglio solo divertirmi niente altro!- lo rassicurai
e gli accarezzai la guancia per poi sfiorargli gli orecchini e sorridere
soddisfatta. –Sono contenta di vederli-
-Lo stesso vale per me- sorrise –Hai qualcosa di pesante da
indossare sopra a questo pezzetto di stoffa? Fa freddo fuori-
-Si- poi abbassai lo sguardo –Sono volgare?—lessi nei suoi
occhi stupore. Non mi ero mai preoccupata di una cosa simile,ma era da qualche
tempo che pensavo che il mio comportamento era da bambina viziata.
-No, ti rende solo semplicemente bellissima. Stasera noi
ragazzi non ci staccheremo da voi quattro- mi innervosii al numero quattro e
corrugai la fronte indispettita. –Sono mie amiche Kagome e poi non saremo in
una sala solo noi ci saranno anche estranei- me ne andai senza rispondere
lasciandolo basito.
-Inuyasha stasera mi concederai un ballo?- le oche erano già
alla riscossa. Guardai il ragazzo in questione stupendomi di averlo fulminato
quando sorrise alla biondina e poi intrecciò lo sguardo con il mio.
-Andiamo- presi Sango per la mano e la trascinai fuori al
freddo.
-Kagome cosa ti prende?Cosa ti ha reso nervosa?- mi chiese
stringendosi nelle braccia per il freddo improvviso.
-Avere un migliore amico che non mi ha mai parlato delle sue
amicizie- borbottai infilando la giacca.
-Non prenderla a male Kagome se ne sarà dimenticato- cercava
di difenderlo e io la guardai.
-Ti piace- la mia era una affermazione –anche se è il
secondo giorno buttati a ballare con lui prima che lo facciano loro- e indicai
le ragazze all’interno con la testa.
-Ma…-
-Sango goditi al massimo questo mese e divertiti, non
pensare a essere seria, si è seri solo nello studio ma la sera c’è tempo solo
per il divertimento- le sorrisi e lei annuì arrossendo.
-E tu?- mi chiese. Già e io?
-Stasera voglio solo ballare- e salì sul pulman.
La discoteca era abbastanza lontana dall’ albergo e
esternamente sembrava una topaia, ma ci rimangiammo tutto quando entrammo.
C’erano ben quattro sale e in ognuna un bar. Ci dissero che noi potevamo stare
nella prima sala che era la più grande e come aveva detto Miroku c’erano anche
degli estranei. Sorrisi soddisfatta andai al guardaroba e mi tolsi la giacca
porgendola alla ragazza che attendeva.
Poi mi diressi verso la sala a passo elegante, non sorrisi
nemmeno ma godevo nel sentire gli sguardi dei ragazzi, ero una depravata lo so
ma mi piaceva. Improvvisamente sentii due forti mani prendermi i fianchi da
dietro e trascinarmi sulla pista. Sorrisi a Miroku e inizia a ballare notando poi che Sango era seduta a
guardare la pista. Pensai di lasciarla stare un po’ ci avrei pensato dopo. La
musica era forte e il dj diceva cose che per me erano incomprensibili capii
solo che aveva fatto un complimento a noi ragazze. Miroku e gli altri non si
staccarono da me e le altre due formando così un cerchio come richiesto dal
professore nel pulman.
-Vai a prendere Sango- dissi nell’orecchio a Miroku che
parve notare solo in quel momento l’assenza della brunetta. Sorrise e io
iniziai a ballare con Koga che fu più che contento, poi arrivò una delle due
oche che provò a prenderselo ma non ci riuscì così dovette ballare con uno
degli altri due suoi compagni. Distrattamente notai che Miroku era riuscito a
convincere la piccolina che in pista era tutto tranne che piccolina. Risi
divertita e ballai ancora fino a quando non sentii la necessita di dover uscire
a prendere aria.
Mi diressi prima verso il bancone e chiesi al barista,
riuscendo a farmi capire con l’inglese, che volevo qualcosa di apparentemente
innocuo così mi fece un bicchiere di Rum e coca-cola, lo stavo per pagare ma mi
disse che era un omaggio da parte sua per una bella ragazza. Gli italiani sanno
come trattare le donne, gli sorrisi maliziosa e uscii. Certo che la sera faceva
veramente freddo e non avevo neanche la mia giacca ed ero sudata. Bevvi un
sorso della bevanda e tremai nel sentire il freddo di quella scorrermi in gola
come anche il suo sapore. Buono. Mi strinsi nelle braccia e chiusi gli occhi
mentre ascoltavo la musica assopita dalle spesse mura. Poi sentii qualcosa di
caldo sulle spalle e mi girai di scatto.
Inuyasha era di fronte a me che si accendeva una sigaretta.
-Non dovresti stare senza nulla a dosso al freddo e con quel
vestito- mi disse e mi senti profondamente dispiaciuta, non gli piaceva…
Lo guardai per un po’ poi distolsi lo sguardo –Miroku?-
-Mi manda lui qui perché è troppo occupato- poco prima mi
aveva fatto una scenata per il vestito e poi mi mandava un estraneo, ben gradito,
a controllarmi come se ne avessi bisogno.
-Grazie per la giacca- non avevo la forza di guardarlo
altrimenti lo avrei assalito –Ma puoi tornare anche dentro a ballare con le due
papere, non ho bisogno della balia- mi guardò sorpreso espirando il fumo.
-Ma io non sono qui per te, ma per lei- e alzò la sigaretta
per mostrarmela, io la guardai e gli e la strappai dalle mani, feci un tiro per
restituirla poi al proprietario –Non credevo che le ragazzine per bene e
studiose come te fumassero e indossassero vestiti così…- disse squadrandomi –Ti
preferisco di giorno-
-Senti se non ti piace il mio vestito non mi interessa e non
mi interessa ciò che pensi di me. E poi non me ne frega nulla di te- gli dissi
acida appoggiandomi al muro. Bastò un battito di ciglia per ritrovarmelo davanti
a me, le mani appoggiate ai lati del mio viso e il suo a pochi centimetri dal
mio.
-Sai hai un bel caratterino. Non direi che di me non ti
interessa nulla visto che mi hai fulminato prima di uscire. E per tuo interesse
il vestito mi piace, molto… soprattutto indossato su un corpo come il tuo-
sorrise malizioso e io ricambiai, la cosa stava andando troppo veloce ma mi
bastava uscirci una sola sera per dimenticarlo il giorno dopo, volevo la mia
vittoria. Che errore. –Sei davvero bella lo sai?- non ebbi il tempo di
rispondergli che le sue labbra furono sulle mie e meno tempo ci volle perché la
sua lingua prese a giocare con la mia. Sapeva baciare divinamente e mi bastò
quel bacio per capire che il signorotto era identico a me. Angelo di giorno e
demone la sera. Mi lasciai andare in quel bacio lasciando cadere la mia bibita
e lui si premette di più contro il mio corpo schiacciandomi al muro. Mi mancava
l’aria ma non mi volevo staccare e neanche lui a quanto pareva. Era un bacio
freddo poi si riscaldò. Fremetti quando sentì una sua mano sotto la mia nuca e
l’altra che mi cingeva la vita. Ci staccammo lentamente e il bacio finì,
ansimavamo entrambi e io sentivo il desiderio di baciarlo ancora. Le mie labbra
bruciavano e incrociai il mio sguardo nel suo che mi apparve sconvolto, anche
io lo ero. Mi morsi il labbro inferiore avevo provato quella sensazione che
provai una sola volta, tanto tempo fa. Scossi la testa mi tolsi la giacca dalle
spalle e gliela ridiedi, lui la prese senza parlare e mi sorrise compiaciuto e
vittorioso ma leggevo comunque che era sempre sconvolto. Entrai veloce dentro e
corsi in bagno mi guardai allo specchio e al posto della mia immagine vidi lui.
Quel bacio era stato così ardente, il suo sapore così buono. Mi arrabbiai e mi
morsi il labbro inferiore così forte da farlo sanguinare. Mi sentii un po’
meglio. Uscii e tornai in pista, Sango si era riseduta esausta mentre Miroku
ballava con una sconosciuta, mi avvicinai a lei e la scostai in malo modo. Non
so come Miroku fece con quelle luci a notare il mio labbro inferiore rotto e
ancora un po’ sporco di sangue, ero così arrabbiata da non aver avuto la
decenza di sciacquarmi. Mi prese il mento e si avvicinò poi mi prese per mano e
mi portò nel corridoio tornando a esaminarmi, ma lo scansai in malo modo.
-È stato lui?- non direttamente ma è colpa sua.
-No- mentii acida.
-Allora chi?- lui,lui e vediamo… ancora lui!
-Non è niente Miroku mi sono morsa un po’ troppo il labbro
mentre uno mi faceva godere- ricevetti un’occhiata furiosa ma sapevo che non mi
aveva creduto. –Non è niente davvero, mi sono arrabbiata quando ti ho visto
ballare con quella- non ci credette ancora ma si arrese. Mi accarezzò la guancia
avevo bisogno di lui in quel momento, lo abbracciai e mi lasciai cullare. –Ti
prego torniamo a ballare ho voglia di scatenarmi ancora- sorrisi e lui annuì.
–Avviati e prendi Sango costringila, tu gli piaci-
-E tu?- mi chiese preoccupato ma sorrise alla notizia.
-Vado a sciacquarmi e arrivo- lui mi diede un bacio a timbro
amichevolmente e andò via.
Non avrei mai immaginato che uscita dal bagno avrei
incrociato quel dio che con un bacio mi aveva fatto toccare il cielo con un
dito. Non lo guardai, ma quando mi afferrò il braccio lo fulminai e lui indugiò
un po’ prima di lasciarlo.
Ero sicura, neanche lui capiva perché mi avesse fermato.
Entrò poco dopo di me tornando a ballare con l’oca bionda che mi lanciava degli
sguardi di vittoria, ma lei che ne poteva sapere che io avevo vinto. Già…
vinto.
Alle due precise il professore si butto sulla pista e a
passo di danza antica richiamò tutti i ragazzi per il rientro. Non avevo
dimenticato quello che era successo ma mi ero divertita lo stesso. Sango aveva
un sorriso che andava da un orecchio all’altro si era divertita a ballare con
Miroku e anche lui si era divertito a ballare soltanto e sparare forse qualche
cazzata alla mia nuova amica, ma si era comportato da vero gentiluomo senza
comportarsi da depravato. In tanto io avevo scoperto che nella famiglia di
Sango avevano la disco nel sangue, se Sango era brava suo fratello era un
maestro. Mi ero divertita a ballare anche con lui ed era davvero simpatico.
Quando rientrammo nelle stanze il mio umore non era affatto
migliorato e il labbro si era leggermente gonfiato. Gettai tutto su una sedia e
mi spogliai velocemente infilandomi il pigiama.
-Kagome ho notato che hai un labbro gonfio, cosa hai fatto?
Qualche ragazzo?- non le risposi ma i miei gesti si fecero più duri e lei capì
di aver toccato un tasto sbagliato –Scusami- mormorò dispiaciuta.
-Non preoccuparti- cercai di tranquillizzarla ma il danno
era fatto.
-Buona notte- mormorò infilandosi nel suo letto. Ricambiai
il saluto e spensi le luci ma non riuscivo ad addormentarmi. Era passata già
una mezzora ma niente, Morfeo non arrivava.
-Sango- mi decisi a chiamarla – dormi?- le chiesi.
-No, non ci riesco- disse alzandosi a sedere e io la seguii
accendendo la luce dal comò.
-Come mai?- le domandai.
-Ripenso alla bella serata passata con Miroku- sorrise
timidamente e arrossendo.
-Ti ha baciata?- divenne completamente rossa ma scosse la
testa con vigore.
-No. Ha detto che vuole conoscermi meglio- sorrisi e così
Miroku si voleva impegnare per una volta, forse era la volta buona che si
dimenticava di me. La cosa mi rattristava un po’ però non potevo non ritenermi
contenta per lui. – E tu perché non dormi?- me l’aspettavo quella domanda era
palese. Lottai con me stessa per decidermi se dirle tutto gli unici che
sapevano erano Miroku e Koga.
-Io… ho avuto una brutta sorpresa- senza fermarmi le
raccontai cosa era accaduto e alle emozioni di quel bacio. Della rabbia che mi
aveva portato a farmi sanguinare il labbro, a quando lui mi aveva fermato nel
corridoio. Poi la domanda che aspettavo arrivò.
-Chi ti ha fatto soffrire Kagome?- sorrisi amara mentre i
miei occhi si riempirono di lacrime al ricordo.
-Sango devi sapere che io prima non ero così assolutamente.
Ero una ragazza tranquilla, come mi hai visto oggi durante la gita, socievole e
avevo tanti amici. Era il mio primo anno al liceo ed ero già popolare per il
mio cognome, ma anche per la mia bellezza e le amicizie con Koga e Miroku. Io e
Miroku siamo cresciuti insieme e siamo nati entrambi nello stesso giorno.
Quell’anno conobbi un ragazzo di quarta a una festa di Miroku, frequentava la
nostra stessa scuola forse lo conoscevi perché era molto famoso Naraku Oshoki-
lei annuì e si alzò per sedersi accanto a me e le sorrisi facendole posto –Fu
molto gentile con me, mi faceva tanti complimenti e quella sera ci baciammo.
Per i giorni a venire si presentava sempre fuori la mia classe all’ora della
merenda, mi riaccompagnava a casa e ci sentivamo anche per telefono. Poi mi
propose di fare coppia fissa. Ero contentissima, mi ero innamorata subito di
lui, il mio cuore galoppava quando lo vedevo e quando mi sussurrava che stava
bene con me e che io ero troppo importante per lui. Mi amava ne ero convinta
perché aspettò un anno intero prima di portarmi a letto. Avvenne a casa mia
quando i miei genitori partirono. Fu la notte più speciale della mia vita. Mentre
mi mandava in paradiso continuava sussurrarmi che non avrei dovuto
cambiare, che un giorno l’avrei capito e che ero speciale- sorrisi a quei
ricordi ma il sorriso si trasformò in un ghigno malefico. –La mattina mi
svegliai e lo trovai sveglio che mi accarezzava i capelli con un sorriso
strano. Mi baciò e poi mi disse che si andava a fare una doccia. Era stata la
mia prima volta ed era stato magnifico. Poi improvvisamente sentii vibrare e
presi il suo telefono dal comodino, c’era un messaggio di una certa Kikyo,
diceva che era contenta di stare con lui e di amarlo mai come prima di allora e
che era contenta di partire con lui per la Francia- Sango sussultò aveva
intuito il seguito –Mi aveva preso in giro per un intero anno, tutte le sue
parole dolci, i suoi baci erano solo una scusa e un modo per farmi cedere e
portarmi a letto- la mia voce era diventata un sussurrò –Quando tornò gli
lanciai il telefonino contro e lui capì cosa era successo dal mio sguardo .“Posso
spiegarti?” disse come se bastassero delle parole per spiegare la situazione.
Con tutta la freddezza e la cattiveria che avevo lo cacciai di casa ma lui
cercò di farmi ragionare, proprio mentre io gli urlavo contro, Miroku era
entrato silenziosamente, veniva ogni mattina a controllare che stessi bene, ma
quando mi vide avvolta nel lenzuolo ancora seduta nel letto in lacrime, e lui
che cercava di avvicinarsi si arrabbiò da morire e dopo aver picchiato il
ragazzo della mia vita lo buttò fuori casa. Era terrorizzato credeva che mi
avesse violentato, ma gli spiegai cosa era successo, di come quel messaggio era
arrivato puntuale per rovinare tutto. Così tra le lacrime giurai di cambiare,
di diventare una nova Kagome e non innamorarmi mai più e non provare mai più
quelle emozioni che lui mi aveva regalato. Mantenni la mia promessa, iniziai a
vestirmi diversamente quando andavo alle feste, tagliai i rapporti con tutti
gli amici tranne che con Koga e Miroku, mi portavo a letto tutti i ragazzi che
volevo per divertimento… così nacque una nuova Kagome. Miroku mi espose i suoi
sentimenti giurando che lui non mi avrebbe fatto più soffrire- le lacrime ormai
scendevano copiose da tempo ma continuai come se non mi potessi fermare, ma a
ogni parola un senso di liberazione mi invadeva. –Mi dissi che provare non
costava nulla, ma non riuscii ad amarlo e rimanemmo amici anche se sapevo che
lui soffriva, ma stasera lo visto rinascere con te accanto ne sono contenta- le
sorrisi e lei si asciugò le lacrime per poi abbracciarmi –E stasera il calore
di quel bacio è stato troppo bello. Non posso provare una sensazione del genere
con un estraneo che come me mi vuole portare solo a letto è impossibile- la
strinsi a me forte la situazione mi spaventava e non sapevo che pensare.
Sango cercò di sorridermi e mi asciugò gli occhi. –Prova a
evitarlo per un po’- come se fosse facile, ihuu eravamo nello stesso albergo,
si trovava nella stanza dei miei due migliori amici, l’avrei visto in
continuazione. –Lo so a cosa pensi, ma tu fai finta che non esiste se lo
incroci nei corridoi superalo senza alcun timore-
-Ma…-
-Niente ma Kagome, adesso sei sconvolta e hai bisogno di
riflettere, forse ciò che hai provato era solo di passaggio uno scherzo del
destino e che se la prossima volta, se ci sarà, lo bacerai non proverai più
niente- mi sorrise –Adesso è meglio che dormi domani dobbiamo visitare il
Colosseo e Piazza di spagna- mi sorrise e io ricambiai avevo abbastanza soldi
per comprarmi qualcosa di marca. Seguii il suo consiglio e mi addormentai subito dopo con una
tranquillità inimmaginabile, parlare mi aveva fatto bene.
La mattina in bagno costatai felicemente che il labbro si
era sgonfiato e che i miei occhi non erano ne rossi e non avevo borse. Mi
preparai e raggiunsi Sango in sala da pranzo. Mi aveva lasciato dormire ancora
un po’ prima di chiamarmi sul telefonino. Mi sentivo bene e mangiai tutta la
colazione ignorando gli sguardi delle ochette che avevano certe facce, di
sicuro non avevano dormito molto a causa dell’orario diverso. Non guardai nemmeno una volta il tavolo dei
ragazzi e dovetti subirmi la ramanzina di Miroku e Koga per non averli
salutati. Partimmo poco dopo e il sole brillava in cielo riscaldandomi. Io e
Sango ci facemmo tantissime foto all’interno del Colosseo e con Koga e Miroku
che ci fecero divertire un mondo, notai spesso Inuyasha ma Sango mi aveva detto
che anche lui cercava di evitarmi. Come sempre il professore ci diede un ora e
io mi misi a disegnare e a ridere nel sentire Miroku cercare di parlare
italiano con un centurione che se la rideva. Poi inaspettatamente Miroku chiamò
Inuyasha che iniziò a parlare in Italiano corretto sbalordendomi, capii che la
frase di Miroku “credevo ti scocciassi di rivedere l’Italia” si riferiva forse
al fatto che lui aveva vissuto qui per molto. Era bravo e il centurione si
stupì a sentirlo parlare così poi iniziarono a discutere di calcio perché anche
Miroku si intromise parlando in giapponese mentre Inuyasha traduceva.
-Ehi e il mio consiglio di evitarlo?- Sango si era
inginocchiata di fronte a me e mi guardava con uno sguardo truce.
-Guardavo il centurione- mentii e lei lo capì, infatti
sbuffo.
-Infondo chi sono io per darti consigli- eccola che iniziava
con le cazzate.
-Hei Kagome sei molto brava- disse Koaku alle mi spalle
riferendosi ai disegni sorrisi grata e gli mostrai anche gli altri.
Sango solo allora capì quello che volevo dire che di giorno
ero una persona e la sera un’altra. In quel momento sembravo una ragazza
normale, con tanti amici ed ero serena e tranquilla. Mi resi conto del suo sguardo
triste e la fulminai, lei mi fece la linguaccia e prese il suo gemello sotto
braccio e lo costrinse a farsi delle foto con lei.
Io rimasi ancora sola ma non mi dispiaceva a volte quando ne
avevo bisogno tutti si trovavano in torno a me. Improvvisamente un brivido mi
percosse la schiena era strano perché ero seduta al sole, così mi guardai in
giro e lì lo notai. Perché doveva rendere le cose sempre difficili? Mi guardava
e io cercavo di ignorarlo così mi alzai e raggiunsi i gemelli. Durante il resto
della giornata quella situazione di disagio non ci fu più, con mio sollievo. Ci
divertimmo un mondo e gioimmo alla notizia del professore che un giorno a
settimana potevamo andare in giro per la città da soli. Arrivati a piazza di
spagna io e Sango ci fiondammo nei negozi di alta moda comprando due vestiti a
testa e due paia di scarpe. Anche Sango era ricca aveva madre che lavorava per
il presidente americano per questo non la vedeva spesso e padre aveva una casa
discografica ed era molto famoso, infatti mi stupii della mia stupidaggine per
non aver collegato il cognome. Lei e il fratello infatti parlavano benissimo l’
Inglese come tutti noi. Inuyasha italiano e inglese, Miroku inglese e francese,
lo stesso io e Koga. Le nostre famiglie pretendevano molto da noi.
La sera il professore ci disse che andavamo a mangiare
insieme un gelato e noi non potemmo fare altro che gioire, era un mitico il mio
professore. Mi vestii semplice con scarpette da ginnastica, jeans e maglietta,
ma facevo sempre il mio figurino. Sango invece si vestì più elegante indossando
un pantaloncino corto fascia azzurra e un giubbetto primaverile bianco come il
mio. Quando guardammo le altre ragazze delle altre scuole non ci sentimmo
affatto a disagio noi sportive e loro troppo eleganti per un gelato.
-Siete semplicemente belle vestite anche così- disse Miroku
baciandoci la guancia. I ragazzi erano sempre belli. E le altre ragazze
andarono in bestia quando i ragazzi si complimentarono con noi.
Miroku porse il braccio a Sango mentre io presi quello di
Koga e Koaku poi uscimmo. Andammo a piedi e camminammo a lungo e ci fermammo a
una bellissima gelateria. Ordinammo tutti e il professore si servì di Inuyasha per farsi capire. Sorrisi a Koga che
mi fissava intensamente per un motivo che non tardai a conoscere.
-Mi ricordi te in passato- argomento dolente. Era strano
come dopo aver detto tutto a una persona sconosciuta l’argomento si faceva vivo
in ogni situazione.
-Koga ti prego- dissi acida e lui sorrise.
-Adesso ti riconosco- poi si avvicinò con la sedia e mi
sussurro all’orecchio che però la vecchia Kagome gli mancava un po’.
Il giorno seguente fu lo stesso divertente anche se delle
nuvole in cielo fecero la loro comparsa. Per il giorno successivo era stato
deciso come il giro di piacere da soli. Mi preparai indossando un pantaloncino
corto di jeans e una canotta nera. Legai i capelli in una piccola coda e mi
truccai indossando anche due brillantini alle orecchie. Quando scendemmo
eravamo tutti molti attivi. Il sole era in cielo anche se come il giorno
precedente in cielo c’erano delle piccole nuvole.
-Ragazzi per favore un attimo di attenzione- il professore
richiamò la nostra attenzione e noi lo ascoltammo –Per motivi di sicurezza
abbiamo deciso io e i miei colleghi di formare dei gruppetti di due persone-
presi subito la mano di Sango e lei ricambiò la stretta –E ancora per motivi di
sicurezza le coppie saranno formate da un ragazzo e una ragazza- ci dispiacque
ma non più di tanto, ci sorridemmo dispiaciute ma anche complici –le coppie
saranno- iniziò a elencare le coppie. Piano pian a ogni nome la paura mi prese guardai
Sango che mi sorrise non capendo –Hokerue e Kimiiwa- quando si dice il caso…
-Haru e Frjii- ti pareva anche lui non veniva assegnato all’ochetta bionda che
mi parve dispiaciuta perché non faceva coppia con Inuyasha –Kimiiwa e Mohera-
No anche Kohaku con l’ochetta no… poi capii che il professore aveva messo ogni
ragazzo con qualcuno di un’altra scuola socializzare era il suo motto, l’unica
eccezione erano Sango e Miroku… poi arrivò quel nome e il mondo crollo sulle
mie spalle e Sango mi guardò preoccupata –No Taisho e Higurashi- ci guardammo
ma non tradii nessuna emozione.
Mentre Inuyasha andava a prendere la cartina io salii a
prendere la mia borsa ficcandoci dentro anche un ombrello, misi il cappellino e
scesi prendendo anche la borsa di Sango.
-Non guardarmi così Sango non ti ho raccontato la mia storia
per essere guardata con compassione-
-Si scusa hai ragione, allora buona fortuna- mi diede un
bacio sulla guancia e andò da Miroku che
mi salutò con l’occhiolino.
-Andiamo?- per quanto volessi odiarla quella voce mi piaceva
troppo, annuì e non potei far ameno di sorridere.
Uscimmo e lo seguii, infondo lui aveva la cartina e lui
parlava italiano.
-Allora sei cresciuto in Italia- dissi per spezzare il
silenzio che mi opprimeva, certo avrei preferito non stare con lui però non mi
piaceva visitare un posto senza parlare.
-Sì, mia madre è Italiana sono cresciuto qui a Roma- disse
guardandomi con un sopracciglio alzato.
-Che c’è?-
-Nulla- sorrise –Hai qualche posto che ti piacerebbe
vedere?-
-Mi piacerebbe completare il disegno della navata di San
Pietro ma ci metterei troppo- dissi facendo spallucce.
-Abbiamo una giornata intera- cascato in pieno, sorrisi
soddisfatta.
Prendemmo un taxi che ci porto alla piazza. Non potevo far
ameno di rimane di nuovo sorpresa, mi sentivo così piccola di fronte alla sua
grandezza. Mi avviai senza aspettarlo mentre pagava il taxi feci la fila per
passare nei metal detector e entrai sorridendo togliendo il cappellino.
-Ehi aspettarmi no?!- disse fermandomi per un braccio con aria
arrabbiata –Non ho scelto io di stare in coppia con te quindi non te la
prendere con me,però ho delle responsabilità verso di te-
-Scusa- dissi finta dispiaciuta, annuì e mi lasciò andare.
–Io finisco e poi ce ne andiamo-
-Io non vado lontano ma tu non allontanarti altrimenti se ti
perdo i professori mi ammazzano- feci ruotare gli occhi e se ne andò ad
osservare una statua. Mi concentrai e iniziai a finire la parte destra della
navata mi bastava solo una parte. Però spesso il mio sguardo ricadeva su quel
ragazzo che si piegava per leggere le informazioni delle statue. Sapevo di
averlo fatto scocciare ma era una specie di vendetta, appena ebbi finito mi
avvicinai e gli toccai il braccio.
-Finito?- annuii –Bene ti porto a vedere un posto speciale-
lo guardai e accettai. Rimanere sola con lui infondo non mi dispiaceva poi così
tanto. –Rimani qui- mi disse e io lo aspettai paziente. Tornò poco dopo in
compagnia di una guida, ragazza molto carina e vanitosa, conosceva di sicuro
Inuyasha visto da come gli parlava.
-Kagome ti presento Stefania è una guida e ci darà i pass
per il posto che ti dicevo- lei mi tese la mano e io la strinsi sorridendo.
Disse qualcosa in italiano a Inuyasha che non capii.
-Piacere- disse subito dopo in Giapponese.-Venite con me vi
accompagno- disse sorridendo.
-Dove andiamo?- le chiesi.
-Su- mi disse indicando la cupola, mi illuminai. Sapevo che
si poteva salire sulla cupola ma che ci
voleva molto tempo perché fosse dato il permesso. Sorrisi a Inuyasha e seguii
la guida.
Cinquecentociquantuno gradini di storia. Dopo un po’ mi
affaticai e mi dovetti fermare.
-Ce la fai?- chiese il dio greco sorridendo beffardo, ma
anche lui era leggermente affaticato.
-Beh ragazzi io vi ho accompagnato fin qui, ma potete
proseguire da soli e se qualcuno vi chiede qualcosa mostrategli i pass, ma
Inuyasha tu conosci già gli altri- disse sorridendo e andandosene.
-Perché se ne va?-
-Deve lavorare. Dai andiamo- mi porse la mano ma io non
accettai l’aiuto e salii, non volevo avere nessun contatto.
Finalmente arrivammo su’ e il panorama era semplicemente
stupendo. Da lì vedevo tutta Roma. Castel Sant’angelo, Il Tevere era tutto così bello. L’unico problema si
presentò quando mi azzardai a guardare in basso per vedere la piazza e mi sentii
girare la testa. Indietreggiai per il terrore di cadere giù e urtai Inuyasha.
-Vertigini?- annuii e lui mi prese le spalle e mi riavvicinò
alla ringhiera –basta non guardare giù- avvampai, le sue mani sulle spalle
erano calde… alla faccia del nessun contatto.
-Qui è bellissimo, ma come hai fatto?- gli chiesi.
-Ho delle amicizie… per un po’ ho studiato qui-
-Ulalà Inuyasha si intende di storia- lo presi un po’ in
giro e lui sorrise.
Restammo li a parlare un po’ e lui mi indicò dei punti e mi
spiegò che erano le parti antiche di Roma.
-Grazie- dissi voltando lo sguardo dall’altra parte.
-Per cosa?-
-Per avermi portato qui-
-Prego- scendemmo e prendemmo un altro taxi che ci porto a
piazza Navona. Vidi la fontana dei quattro fiumi, mi divertii a guardare gli
artisti che disegnavano e Inuyasha anche. Era angelico quando sorrideva. Mi
stavo divertendo a differenza di quel che pensavo.
Poi all’ora di pranzo ci fermammo a mangiare lì e offrì
tutto lui.
-È molta la strada da fare per vedere la fontana di Trevi?-
chiesi guardandolo a cerbiatta.
-Bisogna camminare molto- sorrisi e lui mi guardò
intensamente ma io abbassai lo sguardo finendo il mio frullato. –Kagome abbiamo
iniziato con il piede sbagliato, mi dispiace per quello che è accaduto in
discoteca- mi alzai di scatto.
-Che fai? Rimani ancora seduto?- non lo guardai e iniziai a
camminare.
-Dove vai? La direzione è sbagliata- gli feci la linguaccia
e cambiai direzione. L’argomento non fu più sfiorato e camminammo molto.
-Come mai sei venuto in Giappone?- chiesi.
-Mio padre voleva che passassi un po’ di tempo anche con
lui- aspettavo che continuasse –i miei sono sposati ma mia madre vive qui
perché è un’archeologa- spiego e io annuii capendo tutto.
-Ti manca tua madre?- lui sorrise.
-Tua madre non ti manca?- mi chiese e io sorrisi tranquilla.
-No, non mi manca per nulla- mi guardò sorpreso –Sono
cresciuta con una tata- dissi –Tua madre lavora ancora qui?-
-Sì. Eccola la più bella fontana- disse spingendomi un po’ e
mostrandomi l’orgoglio di Roma. Che bella che era quella fontana mi ricordava
quel film, di cui non ricordo mai il nome, dove quella bella ragazza si faceva
il bagno all’interno. Scesi e mi avvicinai al bordo della fontana toccando
l’acqua limpida e fredda. –Tieni- mi mise una monetina nelle mani.
-Ehi dovrei darla io a te perché hai offerto tutto tu oggi,
prima il taxi poi il pranzo…-
-Il galateo dice che l’uomo offre, la donna accetta. Quindi
zitta esprimi un desiderio e lancia la moneta- sorrise contenta, mi piaceva
Inuyasha mi ricordava tanto Miroku e Koga. Chiusi gli occhi e lancia la moneta.
Mentre prendevamo una strada per passeggiare un po’ il cielo
iniziò a oscurasi e iniziò a piovere improvvisamente. Avevo dimenticato la
felpa sul letto e l’ombrello era troppo piccolo perché ci stessimo due di noi.
-Vieni!- disse prendendomi per mano e portandomi sotto un
balcone di un palazzo.
-Cavolo fa freddo- dissi tutta bagnata stringendomi nelle
braccia. Lui si tolse la felpa e me la mise a dosso.
-Non è molto asciutta però ti terrà un minimo al caldo-
disse e io borbottai nervosa.
-Mi spieghi perché sei così aggraziata e poi hai la fama di
una prostituta?-mi disse dopo un po’, lo fulminai a quella parola odiandolo di
nuovo.
-Sai io credevo che di essermi sbagliata sul fatto che fossi
stronzo, ma non mi sbagliavo affatto-
-Okok scusa ho esagerato-
-E poi che ne sai della mia fama?-
-Me l’hanno detto le mie due compagne di scuola ti conoscono,
conoscono tutti e tutte-
-E sarei io la puttana- rise divertito.
-Hai ragione. Ma spiegami ti prego-
-No- tagliai corto e lui annuì arreso.
-Sai sei così diversa sei così… bella hai degli occhi
stupendi e lo eri anche in discoteca, ma semplice sei ancora più bella-
arrossii.
-Grazie-
-È la verità- sorrise –Però adesso ci dobbiamo chiarire-
tremai dal freddo e un po’ perché non volevo affrontare l’argomento –hai ancora
freddo?- mi chiese. Cavolo improvvisamente ha iniziato a diluviare, sono zuppa
e ho addosso una felpa più bagnata di me, erano domande da fare? Ma annuii semplicemente.
Inaspettatamente mi abbraccio e io mi congelai –Non voglio
farti nulla di male tranquilla, non proverò a baciarti voglio solo riscaldarti-
mi rassicurò. – A proposito di baci mi dispiace di averti spaventato-
-Tu non mi hai spaventato-
-Se ti fossi vista, adesso non lo diresti-
-Credo che tu avessi la mia stessa faccia- colpito e
affondato.
-Ok. Non so cosa mi sia preso- sorrisi, neanche a me –Non mi
capitava da tempo-
-Anche a me- lui mi guardò –Ehi non sono gli altri che
portano me a letto sono io che porto gli altri- scostai il cappello mettendo la
visiera dietro.
-Tradita?-
-Anche tu?- rise e io capii, avevo ragione nel dire che
eravamo uguali.
-Di un anno più piccola di me scappata con un ragazzo-
-Sembra la mia storia-
-Giurai di non amare più nessuno- disse serio.
-Non copiarmi la vita- risi ancora e lui con me –Non
l’augurerei neanche al mio più acerrimo nemico- divenni d’un tratto seria. -Mi
dispiace- dissi sincera.
-Anche a me dispiace… per te intendo-
-Non sono stupida-
-Te lo lascio credere- lo colpii a un braccio con un pugno
ma lui non si mosse neanche. –Andiamo ha smesso di piovere guarda- mi indico il
cielo e io rimasi spiazzata, non c’era più una nuvola non era possibile!
-L’Italia è strana-
-Non hai mai sentito il termine temporale di passaggio o
nuvola di Fantozzi?- scossi la testa –In Giappone non capita mai- spiegò lui
–Sono nuvole che passano scaricano l’acqua e poi se ne vanno- poi mi indicò
ancora il cielo e sorrisi nel vedere un arcobaleno. –E meglio che torniamo in
albergo prima che ti buschi un raffreddore- annuì e preso il terzo taxi tornammo
in albergo, fummo i primi.
-Io vado a farmi una doccia calda- dissi premendo il tasto
dell’ascensore. –Mi sono divertita oggi-
-Ne sono contento- poi mi guardò negli occhi –Ti va di
cominciare da capo?- sorrisi imbarazzata quando lui tese la mano. –Piacere sono
Inuyasha No Taisho- disse quando gli strinsi la mano.
-Kagome Higurashi- sorrisi poi si aprirono le porte del mio
piano superiore al suo. –Allora a stasera-
-Certo- fece un gesto teatrale e io sorrisi. Quando si
furono chiuse le porte sospirai e mi diressi verso la mia camera canticchiando.
Mi feci una doccia e mi beai del getto di acqua calda sul
corpo. Quando uscii credevo che Sango fosse rientrata e invece no. Così decisi
di chiamarla.
-Kagome?-
-Ciao Sango dove sei?-
-Io sono in giro con Miroku, tu e Inuyasha?- aveva ragione
erano solo le cinque eppure ci eravamo già abituati del fuso orario.
-Sono in albergo la pioggia ci ha presi alla sprovvista ed
eravamo fradici-
-Vuoi che torni?- mi chiese e io sorrisi.
-No, divertiti ancora un po’-
-Stai bene?- mi chiese poi con voce più bassa per non farsi
sentire.
-Benissimo ti racconterò stasera-
-Va bene a dopo- attaccai e mi stesi sul letto.
-Kagome- Sango mi chiamò e solo allora mi accorsi che mi ero
addormentata con l’accappatoio, i capelli si erano asciugati da soli.
-Che ore sono?- chiesi stiracchiandomi e sentendomi strana.
-Sono le sette e mezza, tra poco è pronta la cena- mi
sorrise.
-Allora mi vado a vestire- dissi ma quando mi alzai mi girò
la testa pensai che fosse normale e mi andai a vestire.
-Hai preso anche del sole oltre alla pioggia- mi disse Sango
affacciandosi nel bagno. Mi guardai allo specchio e notai un rossore sulle guancie
però era strano perché avevo tenuto il cappello tutto il giorno. Non ci feci
caso ma era comodo non avevo bisogno del phard. Mi truccai leggermente e
scendemmo.
-Stai bene Kagome?- no, mi sentivo strana.
-Certo perché?- lei fece spallucce e mi chiese come era
andata la giornata e le raccontai tutto.
-Bene quindi vi siete chiariti-
-Siamo amici adesso-
quella parola mi risultò così piccola, volevo di più.
Ci stupimmo nel trovare al nostro tavolo le due oche più
tutti i ragazzi e due sedie libere accano a Inuyasha e Miroku. Parlammo di
quello che avevamo visto tutto il giorno e la nostra fu quella più bella.
Mangiai poco e niente e sia Koga, Miroku, Sango e Inuyasha se ne accorsero.
-Kagome?- la voce mi giunse ovattata –Kagome stai bene?-
-Credo che tornerò in camera- dissi ma non riuscivo a capire
nulla. Ero ancora seduta ma la testa mi girava, la vista era leggermente
appannata e le orecchie mi fischiavano. Mi alzai stancamente e prima di cadere
a terra sentii due braccia prendermi e l’intera sala sussultare spaventata, poi
il buio.
-Perché non l’hai portata prima in albergo?- chi era che
rompeva facevano troppo chiasso.
-Ma se l’ho portata appena ha smesso di piovere-
-Miroku e Inuyasha gentilmente c’è una ragazza che sta male
se volete litigare vi prego di uscire- chiunque fosse io tifavo per quella voce.
La mia mente non connetteva ancora –Comunque quando sono tornata Kagome si era
fatta la doccia e si era addormentata ancora bagnata. Quindi non credo che sia
solo colpa di Inuyasha- mi incolpava? E io che facevo il tifo per lei…
-Ehi smettetela di urlare- dissi con voce flebile.
-Koga avvisa il dottore che Kagome si è svegliata- adesso la
riconoscevo era Sango. –Finalmente ti sei svegliata ci hai fatto venire un
colpo-
-Che ho? Sto per morire?- chiesi ironica.
-Che spiritosa che sei- era Miroku ed era arrabbiato –Perché
non ti sei portata nulla stupida?-
-Ehi calma con i paroloni. Mi sento come se fossi ubriaca-
-Altro che ubriaca ti è salita la febbre a quaranta!-
esclamò.
-Miroku se devi urlare sai dov’è la porta- ripeté Sango.
-Perché ti scaldi tanto la prendo sempre la febbre- mentii
non mi ammalavo facilmente, ero forte io.
-Dov’è la malata?- di sesso però, mi dissi in mente e mi
venne da ridere contagiando anche gli altri che prima si erano guardati
sconvolti.
-Sono qui dottore- dissi alzando il braccio che posai poi
sugli occhi, la luce era troppo forte. Deliravo, sicuro che non mi ero
ubriacata?
-Signori siete pregati di uscire- guardai da sotto il
braccio il dottore e mi stupii a pensare di portarmi a letto anche lui, era
davvero un bell’uomo e parlava l’inglese, era mai possibile che tutti quelli
che avevo incontrato parlavano una lingua per me comprensibile, mah!
Mi visitò e misurò la febbre. Quando mi misero a sedere la
stanza si capovolse e lo stomaco minacciava di cacciare tutto quello che avevo
mangiato la sera prima.
-Ho la nausea- dissi e il dottore sorrise. –Quanto tempo ho
ancora?-
-Non ho mai visto nessuno che avendo quaranta di febbre fa
battute- e chi scherzava –Deve solo riposare signorina, stare a letto per
quattro gironi- strabuzzai gli occhi, non era possibile tutte a me. –Adesso e
meglio che riposi-
Mi stesi con stizza e chiusi gli occhi mi addormentai in un
attimo, ma fu un sonno tormentato dai mal di testa e dalla tosse.
Non so se a dormire con me ci fu Sango o la professoressa di
Inuyasha ma non mi interessava. La mattina però mi svegliai e in camera non
c’era nessuno. Avevano abbandonato una moribonda nel letto, che galanteria. Poi
la porta si aprii e entrò Inuyasha.
-Che ci fai tu qui?- chiesi senza avere la forza di alzarmi
–Non è possibile che il prof abbia lasciato che un ragazzo si prenda cura di
me- era troppo antico il prof.
-E invece si. Si fida di me- disse alzando le spalle. –La
prof mi ha dato la colpa di quello che è successo e mi ha costretto a rimanere
in albergo a sorvegliarti così perdo anche io la gita. Come se avessi bisogno
di visitarla ancora questa città- disse –Sango voleva rimanere ma l’ho convinta
ad andare- mi guardò e credette che mi ero addormentata di nuovo.
-Devo prendere qualche medicinale?- chiese mentre lo sentii
avvicinarsi.
-Sei allergica a qualche medicinale?- scossi la testa
–allora si-
-Non ce la faccio ad alzarmi- sussultai quando sentì la sua
mano fresca sulla fronte.
-Hai la febbre ancora alta- poi fece passare un braccio
sotto la mia schiena e mi aiutò a mettermi seduta a mo di bambina. Se avessi
avuto le forze mi sarei ribellata ma non ne avevo. La testa pesava cosi
l’appoggiai sulla sua spalla. –Tieni- mi porse un bicchierino con un liquido
dentro lo presi senza troppi capricci, se serviva a farmi passare il mal di
testa…
-Bell’inizio no?-
-Cosa?-
-Dico finalmente dopo due giorni che mi hai evitato facciamo
amicizia e adesso sei abbracciata a me- scherzava lo sapevo ma non riuscivo a
muovermi. –Sai ho una sorella più piccola prende sempre la febbre adesso
assomigli a lei-
-Mi domandavo infatti se avessi fratelli o sorelle- lasciai
perdere il paragone con la bambina.
-Oltre a lei ho un fratello più grande- bene il signorotto
aveva un fratello.
-È bello come te?- solo dopo un secondo capii cosa avevo
detto e divenni rossa.
-Ti è salita di più la febbre? Sei tutta rossa- rise e io
nascosi il mio viso nel suo collo. Che errore madornale, il suo profumo mi
investi e la tentazione di baciargli il collo fu forte. –Comunque è bello ma
non quanto me- disse beffardo facendomi sorridere.
-Ho sonno- gli dissi soffiandogli sul collo e lo sentii
stringermi di più e fremere, avevo capito che non gli ero indifferente. Poi
piano piano mi appoggio sul letto e prima di staccarmi da lui gli sfiorai con
le labbra il collo, volevo vedere la sua reazione ma mi addormentai.
Mi svegliarono per farmi mangiare, cosa che non volevo fare,
ma Miroku mi minaccio di ficcarmi un panino in bocca se non avessi mangiato
qualcosa. Mangiai riluttante ma mi serviva per prendere le medicine. La febbre
era calata a trentotto, meglio di nulla. La sera mi vennero a trovare i
professori che si informarono e anche Koga e il gemello di Sango, i compagni di
Inuyasha con cui avevo parlato poco e niente. Poi tornò la calma, Sango rimase
con me sveglia a sorvegliarmi poi le venne a dare il cambio Miroku.
-Hei bellezza-
-Perché mi dovete sempre svegliare non potete aspettare che
mi sveglio di mia spontanea volontà?- rise e mi accarezzò i capelli.
-Il dottore ha detto che ogni tre ore devi prendere le
medicine-
-Tanto che sto male?- lui rise e continuò ad accarezzarmi i
capelli.
-Perché non te li fai ricrescere?-
-No- non fui mai più acida come in quel momento. Miroku
scostò la mano dispiaciuto e mi porse la medicina.
-Prendila- riuscii ad alzarmi da sola, presi la medicina e
tornai a stendermi girando la schiena dall’altra parte. Però lui era cocciuto
si avvicinò e mi baciò la guancia calda dopo crollai. Forse la febbre mi risalì
perché non dormii bene. E poi facevo un
dormiveglia e alcune volte sentivo che qualcuno mi appoggiava delle pezze
fredde sulla fronte. Ma poi la febbre scese fino ai decimi.
Inuyasha mi fece compagnia tutto il giorno successivo,
dormivo solo poche ore così parlammo del più e del meno.
-Kagome dimmi una cosa- lo guardai mentre addentavo una
briosce, lo stomaco si era riaperto.-Il ragazzo che ti ha fatto soffrire…- mi
irrigidii sapeva che mi dava fastidio come dava fastidio anche a lui parlare
del passato -…ecco si chiamava Naraku vero?- gli occhi si riempirono di lacrime di rabbia e rimisi la briosce nel
piatto.
-Perché?-
-Rispondimi- insistette.
-Si- la mia voce tremava.
-Ecco perché credevo di averti già vista, conoscevo Naraku-
disse e io strinsi le mani.
-Ti prego non parlare più- lui annuì.
-Ma prima devo dirti una cosa e poi non ne parlerò più- anche la sua voce tremava –Ti vidi a una festa con lui- non dissi niente –Hai mai sentito il nome Kikyo?- tremai come potevo dimenticarlo, lo guardai piena di rabbia per avermi ricordato di lei, ma mi sciolsi al suo sguardo triste. –Era la mia ragazza-
Salve a tutti!Sono ancora viva XD è una sorpresa anche per me.
allora allora, da dove posso cominciare? beh prima di tutto sono contenta di aver finalmente pubblicato quasta FF era da un pò che ce l'avevo pronta e la leggevo e rileggevo ma non ero e non sono ancora del tutto convinta, ma vedremo come andrà :P
Seconda cosa: avete visto le ultime puntate di Inuyasha the final act? piango al solo pensiero.... heheheheh...
e infine volevo dire che sto ancora scrivendo il continuo di The War of the Dragons purtroppo non ho mai tempo a causa della scuola per continuare come vorrei, poi ho la revisione e il controllo dei capitoli precedenti... lo finiro mai? spero prima dell'esame : P....
beh spero in tanti commenti positivi e anche negativi ( spero che siano più positi) accetto anche consigli....
vi lascio con un grosso kizzullo
da 8kanemi8