Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: GaTTaRa PaZZa    12/01/2011    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Ryou e Keiichiro avessero scelto altre ragazze con il DNA compatibile a quello degli animali codice rosso? Se invece di Ichigo, Minto, Zakuro, Purin e Retasu avvesero trovato altre candidate?
Questa fiction è un adattamento delle puntate dell' anime secondo il carattere di queste altre mew mew (vedrete moltissime similitudini e citazioni, le battute a volte sono anche le stesse, a volte con varianti). Noterete che le mew mew non saranno cinque, ma ben sette. Sono ispirate alle mie amiche più intime, non potevo tralasciarle!!
Spero vi piaccia, commentate negativamente o positivamente, voglio sincerità! :)
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nella dimensione aliena un' opprimente aria di impazienza aleggiava nell' infinito spazio blu.
Tutto era immobile, niente e nessuno osava muoversi anche solo di un millimetro.
Le meduse parassite galleggiavano nell' atmosfera con una fermezza innaturale, impaurite dalla candida voce che ora si faceva molto scocciata...
«... e come si chiamano, queste ragazze invadenti?»
«I loro nomi sono mew Satō, mew Kanzō e Sakuranbo» rispose il ragazzo, inginocchiato ai piedi della luce azzurra che brillava regolare, illuminando malamente il delicato volto del servitore sotto di lei.
«Sembrano simili ai nostri, come pronuncia... beh, parlami della loro forma...»
«Beh, sono pressoché identiche a noi. Ma hanno la pelle rosea, le orecchie piccole e tonde e possono assumere una forma zoomorfa...» l' informò l' alieno, cercando di essere più distaccato. "una di loro ha profumo buonissimo di fiori, modi di fare stravaganti e occhi verdi pieni di vita. Un' altra è tetra e misteriosa, con uno sguardo di sfida così magnetico che ti fa sentire ipnotizzato. La sua forza e la sua grinta lasciano senza fiato. L' ultima è altruista, semplice e sicuramente valida alleata. Tutte e tre sono indiscutibilmente bellissime" aggiunse mentalmente, rivivendo l' incontro con le umane.
«In che senso zoomorfa? Come possono essere bestie e umane contemporaneamente?». La voce argentina ora era confusa.
«Sono capaci di subire una metamorfosi istantanea: ognuna ha particolarità fisiche di animali differenti. Diventano molto potenti dopo la trasformazione. Nel loro stato abituale, però, sono decisamente vulnerabili» disse Kisshu, rivivendo la scena di violenza del Chimero verso Sakuranbo: era lì lì per morire, se non fossero intervenute le amiche a soccorrerla.
«E' nostro dovere punire queste creature per aver inquinato un pianeta tanto bello, per averlo usato come se fosse di loro proprietà. Che alcuni di loro poi osino ostacolarci è inammissibile: devi neutralizzarli»
«Lo so... infatti ho appena messo a punto una strategia che farà al caso nostro!» sogghignò il ragazzo, un vago senso di orgoglio nella voce.
Una delle molte meduse parassita si avvicinò a lui con riluttanza, e sensa esitare, la mano bianca e fredda di Kisshu la prese con delicatezza. Appena le due pelli si sfiorarono, quella del parassita brillò di rosso cremisi, proiettando strane luci bordeaux.
«In questo alieno è presente il DNA estratto da un essere che vive su quel pianeta. Abbinandolo tramite un metodo di mia creazione alla forza vitale -l' elemento di base di ogni umano- sarò in grado di far scaturire un chimero ancora più potente e pericoloso, che ci aiuterà a realizzare i nostri piani!» spiegò l' alieno compiaciuto, l' accenno di un sorriso compiaciuto sulle labbra chiare.
«Hai la mia approvazione»
«Grazie»

***


Ricatapultiamoci a Tokyo, in uno dei quartieri benestanti, in una casa grande e originale, arredata in pieno stile occidentale. In particolare concentriamoci sulla camera da letto della ragazza, che ora riposava silenziosa immersa nelle coperte ...
«Kanzō! E' ora di alzarsi!» gridò una severa voce da uomo, proveniente dal piano inferiore; la cucina, sicuramente.
La mewmew si rigirò, mormorando parole senza senso, stanca e decisamente infastidita.
Con molta calma aprì gli occhi appesantiti dal sonno, socchiudendoli alla vista del sole che illuminava la camera dalla finestra ben chiusa.
«Che ore sono?» mugugnò, sbadigliando sonoramente. Allungò la mano, alla ricerca del cellulare abbandonato sul pavimento; lo trovò, e vide una scritta sulla schermata. 1 NUOVO MSG TESTO. Distratta da quelle parole, ignorò l' ora e lo lesse.
"Vabbè... buona notte anche a te. Dormi bene, e non sta preoccuparti x cose che non accadranno. A domani" diceva.
Quella era sicuramente Yuzu, la sua migliore amica, che conosceva dall' asilo.
Quanto erano cambiate entrambe da quei tempi remoti e felici! Ma non era il caso di deprimersi già di prima mattina.
"Sono le 9 e 07... perché diamine svegliarmi a quest' ora?! E' domenica, santo cielo! Probabilmente ci sarà qualche impegno di cui neanche so l' esistenza..." pensò. Kanzō si stiracchiò per bene, e dopo aver messo alla prova la sua forza di volontà, si alzò a fatica dal comodo materasso caldo ed invitante.
Si infilò addosso il primo maglione che le capitò sotto mano e aprì la porta della stanza decisa ad affrontare l' ignoto.
Si diresse giù per le scale e poi dritta in cucina, dove suo padre e sua madre stavano facendo colazione.
«Finalmente...» commentò Gonkuro, il papà, mentre leggeva un quotidiano con indifferenza.
La ragazza lo ignorò, lasciandosi cadere su una sedia, stendendo le braccia sul tavolo della cucina. I capelli erano tutti spettinati, ciuffi neri partivano da tutte le parti e si sentiva viva quanto un pezzo di granito.
«Guarda, non ti reggi neanche in piedi! Devi fare in fretta a lavarti e vestirti. Se non ti dai una mossa arriveremo tardi» aggiunse l' uomo, ripiegando il giornale con cura quasi ossessiva.
«Cosa intendi dire con "o arriveremo tardi"?» mugugnò Kanzō assonnata, il volto poggiato sulle braccia,gli occhi chiusi.
«Non te lo sarai dimenticata! Ho insistito per andare a questo festival e alla fine hai accettato di venire con me!» s' intromise Sanae, la madre, un po' indispettita da questo. Non ammetteva repliche: la figlia veniva con lei, punto. Niente compremessi. Non era disposta a trattare.
«Mi spiace, ma devo fare un sacco di compiti!»
«Potevi farli ieri! Visto cosa succede a rimandare sempre? Oggi c'è il festival e tu verrai» replicò la donna, decisa.
«Sanae, forse però dovremmo lasciarla fare. Kanzō sta diventando più responsabile. Ha trovato anche un bel lavoro part-time a cui stare dietro. Tra l' altro fa poco apre il Caffé, e ti devi muovere» disse Gonkuro cauto, rivolto alla sua figlioletta
«No, non mi interessa! Non sono affatto contenta, signorina,ti conviente lasciar subito perdere...» potestòla madre, offesa.
«AH sì?! Non dovrei essere io quella che deve decidere?!» s' innervosì Kanzō, alzando la voce.
«Che cos'hai detto?!»
«Che sono io che devo decidere cosa fare! Dai otōsan, dì qualcosa anche tu!!!»
Gonkuro guardò le due femmine di casa lanciarsi occhiatacce a vicenda, e ci mise un po' a fare la seguente sentenza:«Ascolta tua madre».

***


Caffé mewmew, 10.05, mattinata soleggiata e fresca.
Gli uccellini cinguettavano spensieratamente, ignari del significato di "senso del dovere" e "paga mensile". Loro svolazzavano liberi tra un ramo e l' altro, con un solo pensiero in testa: l' autunno era alle porte, e bisognava organizzare l' ennesima migrazione.
All' interno del locale, l' ambiente era ben diverso: Kanzō passava l' aspirapolvere all' ingresso, Satō passava uno straccio su uno dei tanti tavolini bianchi, e Sakuranbo sorseggiava una cioccolata calda, con tanto di biscottini al cacao.
L' orsetta la stava osservando da un bel po': non l' aveva mai vista alzare un dito, non si era mai messa a lavorare. Se ne stava lì a mangiare, o a tiranneggare loro due e l' unica volta che si era comportata da cameriera era per aver portato un paio di ordinazioni. E basta.
«Saku-chan, vorrei chiederti una cosa» attaccò per l' appunto, con un tono di voce estremamente gentile e cortese, così dolce da far venire i brividi a chiunque, avvicinandosi con grazia minacciosa all' amica.
«Ti ascolto, Satō-san!»
«E' stato appena aperto il caffé, vorresti degnarti di darci una mano?» domandò, abbassando la voce in un tono cristallino di pura premura, così inquietante da far tremare persino Freddy Krueger.
«Ma è quello che sto facendo!» replicò la bionda con altrettanta gentilezza, poggiando la tazza leggermente sporca ai bordi.
«Come, scusa?!?!» esclamò l' altra sbalordita, rinunciando alla falsità e alla fredda cortesia.
La tigrotta prese un' altra sorsata, pensierosa. «Controllo che la cioccolata che promuoviamo oggi sia di buona qualità,no? E ti posso assicurare che è davvero ottima!» le spiegò infine, con un sorrisetto impertinente.
Satō rimase basita per un minuto buono, poi cominciò a riscaldarsi di rabbia, e ben presto divenne dello stesso colore della divisa di Sakuranbo. «Kanzō! NON POSSIAMO CONTINUARE COSI'! BISOGNA GESTIRE UNA RIVOLTA!!!» strillò, offesa e assolutamente nervosa, lanciando un' occhiata intimidatoria alla pipistrellina, come dire "non-schierarti-con-me-e-sei-morta".
Se questa storia avesse una colonna sonora di sottofondo, direi che il ritornello di Riot dei Three Days Grace ci starebbe benissimo. Purtroppo, nessun personaggio al suo interno aveva acceso uno stereo che trasmettesse questa canzone.
L'ironia perversa della sorte volle far apparire Ryou proprio in quel momento, con la solita maglietta nera e pantaloni bianchi, braccia incrociate e schiena poggiata al muro. «Avete spazzato davanti all' enrata?» chiese, ignorando completamente il grido della cameriera bianca.
«Non ancora, ma lo faremo subito» rispose prontamente Kanzō, per evitare casini con il biondo. Non che gli stesse simpatico (aveva i capelli biondi, un reato!!) ma riteneva che era meglio non discutere troppo con lui.
«Kona, ci pensi tu?» chiese il ragazzo, con un ghigno malvagio sulle labbra. OH, quanto adorava infastidirla!
All' interpellata esplosero i nervi, già in palese tensione. «NO! Non so se ne sei al corrente Ryou, ma oggi è domenica!» urlò, uno sguardo spiritato negli occhi marrone scuro.
«Sì, e allora?».
«E me lo chiedi anche?! E' l'unico giorno della settimana che abbiamo libero, mi spieghi perché dobbiamo lavorare??!!!!»

«Beh, altrimenti niente aumento no?» le fece notare lui angelico, dandole le spalle e ritornando nei meandri oscuri del locale...
Così la mew mew, ben sapendo che il suo portafoglio non conteneva altro che falene morte, si ritrovò in mano una ramazza spazzando via le foglie secche.
«Perché sono i soldi a far girare il mondo, perché?» brontolò, guardando una cinciallegra che cantava su un ramo di ciliegio in pace. In quel momento desiderò fortemente di essere un passerotto.
«Ehm, excuse me!» proruppe una voce di donna, cauta e decisamente straniera.
Satō si girò con degli occhi da cucciolo, decisamente confusa, e si ritrovò di fronte una donna con lunghissimi capelli biondo cenere mossi, vestita di tutto punto in un tailleur a quadretti blu scuro e una collana d' oro, intonata con i bracciali e gli orecchini. Aveva un profumo raffinato, di una qualche produzione oltreoceano. Era truccata benissimo.
«Well, Hi! My name is Kelly Mc.Guire, i would like to meet mr. Ryou Shirogane» aggiunse con un sorrisino da insegnante d' asilo, come se stesse parlando con dei bambini piccoli.
La giapponesina la fissava scandalizzata, desiderando di non essere mai uscita a pulire il vialetto d' ingresso. Che diamine stava dicendo? L' inglese non lo studiava da un sacco di tempo....
«I'm here to discussing 'bout the piano programme for the Party... ehm, could you tell me where i can found him?» chiese la signora, tutta sorridente.
L' orsacchiotta la fissò con occhi sbarrati, stringendo convulsamente la scopa. E adesso cosa poteva fare? Come spiegarle che non riusciva a capire un accidenti?!
E se la stava insultando? Si chiese se era il caso di tirarle una scopata addosso. "No, non lo è" rispose una vocetta scandalizzata nella sua testa. "Guardala, è troppo ben vestita e ricca per prenderti in giro. Ragiona, fruga nei cassetti della memoria e tenta una risposta" proseguì il suo subconscio, relativo e ogettivo come sempre.
«Ehm, ellò! Mai neim is Kona Satō!» riuscì a balbettare, con un sorrisone forzato decisamente impotente. Nonostante la ragazza avesse ascoltato il suo senno di poi, proprio non riusciva a mollare la ramazza. Come arma poteva andare benissimo.
«Nice to meet you, Satō!» rispose quella, iniziando però a preoccuparsi.
«Ehmmmm... dis is a pen!!! End a ket is on de teibol!!» rispose la giovane, cominciando a indietreggiare.
Gli occhioni blu scuro della forestiera si allargarono, straniti. «"This is a pen"?! What's the meaning?!?! Mr. Shirogane isn't here?» domandò inarcando le sopracciglia, completamente confusa.
Per grazia divina, la mew mew captò il nome del biondo in mezzo alla conversazione e si disperò un po' meno di prima. «Ies!!! Ryou Shirogane!!» strillò, indicando con insistenza la porta, gesticolando come un' invasata. Si sentiva molto, molto, molto stupida.
«Oh, he's in the café?» rispose la donna, un po' più sollevata.
Satō non resistette un secondo di più: cosa diamine poteva fare? Pensa,pensa,pensa...
«RYOUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!!»
urlò, a pieni polmoni, strillando con il tono di voce più alto che potesse fare.
Una specie di razzo giallo,bianco e nero si catapultò fuori dalla porta del locale, atterrando a una spanna di distanza dalla bruna, che per la prima volta in vita sua, era contenta della presenza del ragazzo. «Satō, stai bene? Cos'è successo?» chiese, sinceramente preoccupato, poggiando le mani sulle spalle della ragazza, disgustata, che indicò la signora che fissava la scena con l' aria di non capirci nulla. «Ah, Goodmorning, miss Mc.Guire, i was waiting for you!» esclamò lui, decisamente rilassato, riabbassando le braccia al loro posto. «Tu continua a spazzare... Please, come this way» aggiunse, acido, per poi tornare tutto zuccheroso con la straniera prendendola a braccetto e portandola nel grazioso Caffé Mew Mew.
«Oh mio dio, non lo sopporto!» sibilò, scoccando un' occhiata di puro odio a Ryou, che si allontanava indifferente. "Però... è accorso subito appena l'ho chiamato... e si era davvero preoccupato per me. E mi ha chiamato per nome!! Che strano...".
Alla fine la ragazza riuscì a fare un bel mucchio di foglie secche a lato della stradina d' ingresso, e soddisfatta della propria opera, rientrò.
E si paralizzò all' ingresso: la tizia di prima sedeva su uno sgabellino bianco, e stava suonando un pianoforte a coda dello stesso colore che nessuno aveva mai notato prima. Da dove sbucava?!
Le dita della tipa non sembravano solo dieci, ma almeno trenta. Era impossibile che solo un paio di mani potevano creare quell' armonia perfetta e imponente, avvincente quando dolce, temprata e malinconica. "Questa melodia la devo ricordare. Voglio proprio vedere cosa succede se la suono con il mio flauto" pensò Satō rapita, avvicinandosi allo strumento, accerchiato dalle altre ragazze e dai due uomini.
«Che pezzo magnifico» commentò, interessata.
«Ooooook, ma da dove salta fuori quel coso?» sussurrò Sakuranbo perplessa, indicando col pollice il maestoso pianoforte.
«E che importa? Ascolta la musica così non dobbiamo lavorare» bisbigliò Kanzō velenosa, assottigliando lo sguardo mentre guardava la bionda zittirsi con un' espressione comica.
Alla fine del brano, seguì uno scrocio di applausi, capitanati soprattutto dall' energia cameriera in rosso.
«Brava!»
«Veri gud!»
«Really lovely, miss Mc.Guire»
«Oh, thank you very much!»
«Sisi bravissima bellissima eccetera, ma si può sapere chi diavolo è 'sta qui??». Quei modi diretti erano sicuramente di Sakuranbo.
Keiichiro si prese la briga di dare una spiegazione, come al solito toccava a lui:«Vedete, Ryou nel finesettimana organizzerà una festa molto elegante proprio qui al Caffé, e Kelly si è gentilmente offerta di suonare per noi»
«Una festa? E perché mai?» chiese la pipistrellina inarcando la sopracciglia, stupita. Non amava affatto le feste eleganti. Per nulla.
«Sì. Beh, è un modo per ringraziarvi di aver deciso di prendere parte al Progetto Mew. Non avete idea di quanto vi siamo riconoscenti»
«Cooosa?! Ma non ha senso! Non siamo nemmeno tutte e 7!» ribadì Satō critica, e decisamente scettica. C'era qualcosa sotto.
«Mmmmm non possiamo portare un' amica?» domandò Sakuranbo, senza aspettare che Keiichiro rispondesse.
«Beh sì, portate chi volete. Ma dovete sapere una cosa: agli abiti li abbiamo già acquistati noi, non dovete preoccuparvi. Spero vi piacciano, li ho fatti confezionare secondo i vostri gusti...»
«Bene porterò Kurumi, che ne dici, Chukonen?». «Ok, Satō. Io ti presenterò Shikimi, la mia migliore amica!». «Dobbiamo proprio proprio venire?!» si esasperò Kanzō, terrorizzata da cosa potesse aver organizzato uno come Ryou. E chissà il vestito! E che stress, una festa in suo onore senza nemmeno conoscere i partecipanti!!!
«Certo che sì. See you at the party, miss» le rispose il biondo, spietato, mentre cavallerescamente aiutava la donna ad alzarsi dallo sgabellino.
«See you then!» trillò l' altra, dirigendosi verso le ragazze con un sorriso dolce, che rendeva tutto molto inquietante.
«Oh no!! Sta venendo qui!» squittì Sakuranbo, aggrappandosi alla moretta, che cercava di squagliarsela più velocemente possibile.
«FERMAAA! IO NON PARLO UNA PAROLA DI INGLESEEEE!»si difese la mew mew bianca in preda al panico, mentre muoveva le braccia senza che il cervello glielo comandasse, sfogandosi con una risatina nervosa.
«Satō, i'm glad to play the piano for a pretty girl like you» disse quella, prendendole le mani con fervore reverenziali, con quel solito sorrisetto ad occhi chiusi.
«Che cosa??» ansimò. La stava minacciando? Ricattando? Insultando?
«Ha detto che è felice di suonare il piano per una ragazza carina e simpatica come te» tradusse il moro affabile, mentre accompagnava Kelly Mc.Guire all' uscita.
«Beh grazie, ma io non sono carina...» mugugnò, rossa d' imbarazzo e un po' irritata. Come si permetteva di fare l' ipocrita in quel modo??!!
«Ma stai zitta e non dire cazzate» le rispose dietro Kanzō, mentre un "Goodbye!" gioioso si levava dalla bocca rossettata della straniera.
«Che donna dolce e affascinante! E Ryou si è davvero infatuato del suo modo di suonare» commentò Keiichiro paterno, cingendo con le braccia le tre sue dipendenti.
«Ah beh... solo del suo modo di suonare?» sogghignò Sakuranbo maliziosa, scoccando un' occhiata obliqua a Satō, che la guardò storto. «Perché fissi me, scusa?!?!»

***


Alla fine, venne il giorno della festa al Caffé e Kanzō era nervosa da capo a piedi: aveva invitato Yuzu con lei, perché sapeva che col suo supporto si sarebbe sentita molto meglio, ma lei aveva risposto di no perché doveva tenere un concerto. "Concerto è una parola inadatta. Gran bordello sarebbe più appropiato" pensò, mentre si asciugava i capelli con il phon, cosa che faceva rarissimamente.
In quei giorni non aveva osato aprire il pacco infiocchettato che Keiichiro le aveva dato il giorno che aveva incontrato la pianista, perché era troppo spaventata da cosa potesse esserci dentro. Ma doveva venire il momento prima o poi...
La ragazza perse più tempo possibile in bagno: dopo esserseli asciugati, si pettinò i capelli con estrema cura, districando tutti i nodi. Si lavò i denti, si mise lo smalto nero sulle unghie delle mani e dei piedi, si mise una crema dal lieve profumo di menta e mise i vestiti sporchi in una cesta.
Pulì il piatto doccia dai capelli persi, asciugò le pareti della cabina doccia e constatò che il bagno aveva fatto tutto.
Era arrivato il momento. Il momento di andare al di là delle sue paure ed affrontare quella maligna scatola con un pacchiano fiocco rosa sopra.
Sgattaiolò in camera correndo, e con fermezza sfidò il pacchetto con lo sguardo. «Io non ho paura di te!» esclamò, sperando di apparire sicura.
"Mal che vada ruberò un vestito a mia madre" pensò, sospirando. Serrò gli occhi, sfilò il nastro e alzò il coperchio. Aprì gli occhi.
Beh, per ora poteva vedere solo una massa nera. Almeno questo era positiva. Sfilò l' abito dal suo contenitore, e quello che le apparì davanti la lasciò senza fiato.

Certamente, era un capo d' abbigliamento stupendo ed elegantissimo, ma addosso a lei come sarebbe sembrato? Non poteva fare altro che provarselo.
Lo indissò con estrema attenzione, cercando di non rompere nulla, e trovò in fondo alla scatola un girocollo abbinato al vestito di gocce nere, bellissimo. Se lo agganciò con cura: non stringeva, non irritava, non dava fastidio.
Poi, con un respiro profondo, si girò verso lo specchio intero che teneva rintanato ad un angolo remoto della camera.
La ragazza riflessa era sicuramente lei, ma quel vestito la rendeva aggraziata e slanciata, almeno se stava ferma immobile. Risaltava le sue forme e sulla pelle era morbido come seta. Forse era seta. L' unica che non le andava giù era quel fiocco sul fianco... ma era perdonabile.
Quanti soldi avevano speso Shirogane e Keiichiro per quello? Subito si sentì in colpa. Avevano comprato quell' abito per lei, e doveva indossarlo, anche se non le fosse piaciuto. Non poteva lamentarsi. Solo essere riconoscente con loro.
«OKASAN, SONO PRONTA!» urlò, con il consueto nervosismo che aumentava ogni minuto. Scese le scale con molta goffaggine, ben attenta a non fare muovimenti bruschi: non poteva assolutamente rovinare tutto adesso.
«Kanzō, da dove viene quello?!» commentò Sanae stupita. Non ricordeva di averlo mai comprato.
«Ehm, era compreso con l'invito» rispose subito, arrossendo. Il biglietto lo teneva saldamente in mano. Senza quello, niente ingresso.
«Stai scherzando?»
«No. Ryou è molto ricco. Non gli fa differenza» ribatté irritata la mew mew, mentre si infilava i sandali stile gladiatore che le piacevano molto e che riteneva adatti all' occasione.
«Mmm... sarà. Dai sbrigati che se no arrivi in ritardo».
Kanzō era a posto, ma sua mamma insistette perché si raccogliesse i capelli. Un paio di ciuffi davanti,comunque, restarono liberi anziché imprigionati in una crocchia alta.
Salirono in macchina in un battibaleno, e in men che non si dica raggiunsero il Caffè Mew Mew. La ragazza salutò sua madre con la promessa che le avrebbe mandato un messaggio e si diresse con infinita lentezza verso l' entrata. Sentiva musica, sentiva chiacchiere, sentiva risate.
Accidenti, a quanto pareva era una festa ben organizzata. Diede l' invito a un controllore ed entrò...
I tavolini erano spariti. La porta della cucina chiusa. La sala con le tavole erano spariti, e al suo posto c' erano un sacco di persone.
Tende e festoni erano appesi ovunque, e notò che i presenti erano tutti elegantissimi e dall' aria parecchio raffinata. Sembrava esserci la crema della società di Tokyo là dentro... Si guardò intorno, in cerca di una faccia amica, in preda all' agitazione. Come era fuori luogo in quel posto!!
«Psssst! Di qua!» sussurrò qualcuno, e una mano con un guanto azzurro pallido la trascinò in disparte. Era Satō, incantevole con i boccoli ornati da un cerchietto scintillante e un vestito bianco favoloso, con una fascia dorata in vita. Sembrava molto più adulta.
Così infagottata, sembrava proprio una giovane sposa occidentale, di quelle con le gonne a sbuffo bianche al posto del solito, convenzionale Kimono. . Vicino a lei stava una ragazza magra, alta, con lunghi capelli color sabbia,castano mielato, un po' mossi e un po' lisci, con dei vestiti... molto... strani: portava una gonna scozzese verde e rossa fino al ginocchio, e una maglietta scollata marrone molto larga. Indossava degli stivaletti beige e sul polso destro un braccialetto stracarico di figure d' argento, e dal collo pendeva una collana larga con palline colorate a forma di occhi.
«Jundo, questa è Kurumi Sheru, in classe mia e di Sakuranbo» la presentò l' orsacchiotta con un sorriso, e la tipa agitò la mano destra, che tintinnava rumorosamente.
«Piacere, Jundo-san!» esclamò la ragazza, con una voce allegra.
«Arigatou, piacere mio Sheru-san» rispose la mew mew, sospettosa. Perché tutta quella confidenza?? Non ne era abituata.
«Bene, finite le presentazioni ^^! Avete per caso visto Chukonen da qualche parte?» domandò Satō gioiosa, guardandosi attorno curiosa.
Neanche a farlo apposta, in quel preciso istante, una vocetta acuta e isterica distrusse l' eleganza compassata di tutti gli altri ospiti:«ITSUKI!!! COME TI SEI PERMESSO DI VENIRE CONCIATO COSI'?!?!?! AVEVO DETTO E-LE-GAN-TE!!!!!!!».
La bionda aveva raccolto i capelli in una coda alta, e qualche ciuffetto ribelle le incorniciava il volto fremente di rabbia, rosso fuoco. Era infiocchettata in un abito da cocktail bordeaux, il corpetto stretto ed aderente, senza spalline, e la gonna a sbuffo di raso color lampone che partiva dalla vita stretta. Si vedeva chiaramente che non era a suo agio in quel vestitino da bambola di porcellana.
Di fronte a lei stava un ragazzo con i capelli scuri spettinati che indossava una camicia bianca e dei pantaloni verdi, più una cintura nera. Era il ritratto della normalità -sì,beh, forse non per quel verde acceso-, ma a quanto pareva a Sakuranbo non andava affatto bene. Probabilmente esigeva che venisse in frac e cilindro. «Dai cucciola non stà strillare così che ti stanno tutti a guardare! E poi così per me è elegante!» protestò il tipo, perché era calato un silenzio di tomba.
«BEH?! RIPRENDETE A SUONARE!!» strillò la mew mew, con sguardo nevrotico. Voleva proprio vedere chi avrebbe osato contraddirla.
Il piano riprese la monotona melodia di fondo, e la sala si riempì di chiacchiere come poco prima, ignorando la scena.
«Si fa proprio riconoscere,eh?» commentò Satō, scuotendo la testa, un sorrisetto sulle labbra.
«Direi di sì... quello è il tizio con la moto della Hikirazaka?» chiese la ragazza strana, incuriosita. Aveva vispi occhi azzurro-grigio-verde-giallo che guardavano molto fisso. Leggermente inquietanti.
«Hikirazaka hai detto? Forse conosce Yuzu...» sussurrò Kanzō, rammentando il nome della scuola dell' amica.
«Sì che è lui!! Ovviamente... sempre a bisticciare loro, eh?»rispose l' orsacchiotta tutta allegra. Si stava divertendo.
«Ehhh c'è sicuramente qualcosa sotto, si vede che lui è cotto. Spero solo che non si fidanzino, devo ammettere che non mi sta molto simpatico...» esclamò Sheru pensierosa. «Ah, scusatemi, vado a farmi un giro! Devo controllare se ci sono abbastanza estintori in caso di emergenza!» aggiunse, sventolando la mano pallida. Si voltò e con una leggadria fuori dal comune si confuse nella folla tirata a lucido,senza dare spiegazioni sensate.
«Oh guarda, c'è Kelly al pianoforte! Oddio, è divina!» disse la pipistrellina, tanto per non perdersi in commenti sulla strana amica della mew mew bianca.
«Effettivamente è bellissima... quel tubino bianco le sta benissimo! Ah, no, non ci credo... Sakuranbo e Funsui stanno cercando di ballare!!!!» ansimò l' altra, trattenendo il respiro. Poi scoppiò a ridere a più non posso, col fiato corto. Non riusciva a controllarsi.
Gli occhi verdastro-dorati di Kanzō si girarono a guardare la scena più improbabile dell' universo: i due erano impacciatissimi, e Chukonen si stava decisamente rifiutando di danzare, ma Itsuki la obbligava a muoversi un po', con il risultato che si misero ad oscillare sul posto, buffissimi e simpatici. Il ragazzo aveva stampato sul volto un sorrisone, e sembrava che cercasse continuamente di non scoppiare in risate folli come quelle di Satō. Non gli importava della pomposa gente che lo attorniava, voleva solo divertirsi.
Lo stesso non si poteva dire della sua partner, che era costantemente in tinta col suo vestito, e sembrava non essersi mai vergognata così in tutta la sua vita: nonstante tutto però, erano carini. Sembravano i bambini che nelle feste contadine si mettevano a ciondolare credendosi grandiosi ballerini di fama mondiale.
«Ah eccovi qui voi due! Konbanwa!» salutò una voce educata e distaccata, ma nonostante tutto parecchio rilassata. Ryou.
Si era infilato in uno spocchioso completo bianco, i bottoni dorati lucidi sul petto, camicia candida e papillon azzurro, della stessa tonalità degli occhi felini.
«Però... sei... ehm, elegantissimo» si sforzò di balbattere la dama in nero, cercando di trattenere il disgusto. Così bianco sembrava un pupazzo di neve con la paglia in testa e un naso al posto della carota. Notò una cosa: era in perfetta sintonia con l' abito di Satō. Lo sposo e la sposa. Sicuramente non era un caso.
«Sì, ma decisamente orrenderrimo» completò acidamente la bruna, storcendo la bocca. Lei non si era accorta di nulla.
Ryou ignorò il commento finale:«Vorrei vedere! L'ho organizzata io la festa,non potevo di certo presentarmi in jeans» rispose, altezzoso.
Fissava la pista da ballo: a parte un curioso vortice rosso,verde e bianco, tutte le altre coppie erano piuttosto brave nella danza, e andavano a ritmo con le note prodotte dalla signora Mc.Guire.
«Caspita però! Sembra di stare a un ballo vero commentò per l' appunto Satō, intimidita.
«Infatti lo è,no?-.-^»
«Che ne dite di unirci agli altri? A quanto vedo, Sakuranbo si è già buttata!» propose Keiichiro, apparendo dal nulla, con lo stesso completo di Ryou, solo che rigorosamente nero, più elegante e meno appariscente.
«COOOOOOOOOOOSA?!?! NEANCHE PER SOGNO!» sbottarono in coro le ragazze, sbigottite e disgustate.
«Tsk! Che esagerate! Vieni, ti insegno io come si fa» ordinò il ragazzo, afferrando l' orsetta per il polso guantato e trascinandola in mezzo, ignorando i suoi lamenti scocciati e spaventati.
Il moro, che come sempre teneva i capelli in coda, porse una mano a Kanzō, che arrossì e scosse la testa, alzando gli angoli della bocca per rassicurarlo. Non voleva mica offenderlo, era stato gentile a invitarla, ma gli avrebbe fatto fare una figuraccia.
«Ehi Jundo!! Eccomi qua! Sai dove si è cacciata Kona?» domandò Sheru di ritorno, mentre si faceva largo tra la folla per raggiungere l' interpellata.
«In questo momento la tua amica è impegnata con Ryou. Piacere signorina, sono Keiichiro Akasaka» disse l' uomo, stringendo la piccola mano della ragazza, che ne rimase colpita positivamente. «Kurumi Sheru! Piacere mio!» si presentò, entusiasta, con un sorrisone da stregatto.

***


La luna dipingeva la sera con le sue romantiche pennellate bianco perla, e all' esterno del Caffé Mew Mew, l' aria si riempì di increspature lievi e tremolanti, come quelle di una goccia che cade su una superficie d' acqua: Kisshu comparve dal centro esatto del buco d' aria, e atterrò in punta di piedi sulla volta del tetto.
Sotto di lui stava una terrazza e logicamente una porta: si sporse a guardare oltre il vetro, incuriosito: da lì proveniva calore, luce e musica, che gli ricordavano molto le feste dei Nobili di Sayari, riccastri spocchiosi che spendevano soldi nella propria compiacienza piuttosto che aiutare la popolazione. Anche se il pianeta era in crisi, i Nobili facevano finta di essere ciechi. "E' un periodo provvisorio. Cambierà presto" ripetevano, ingannando pure sé stessi dall' ovvietà arida della miseria.
"E gli umani sono infinitamente benestanti, hanno un mondo meraviglioso che stanno uccidendo. Che stupidi. Beh, concentriamoci sul lavoro" pensò, ignorando i sentamentalismi e prendendo in mano la situazione. Con occhi gialli da gatto perlustrò il salone, in cerca del soggetto adatto.
«C'è così tanta gente che sarà facile trovare ciò che fa al caso mio» si disse, per sembrare più sicuro di sé. Aprì il palmo della mano diafana, ed ecco apparire la solita medusina luminescente rossa, che pulsava inquietantemente...

***


Satō era arrabbiata come non mai: imprigionata in un vestito candido e molto poco pratico era stata costretta da Ryou Shirogane, una delle persone che più odiava al mondo, ad andare al centro della stanza per ballare con lui. Quella era la peggior tortura che potesse immaginare, forse peggiore di quelle che subivano le streghe nel medioevo. Sì, preferiva essere scuoiata viva che dover danzare con un damerino figlio-di-papà come il suo attuale accompagnatore.
Mentre lui la strascinava, lei gli aveva pestato il piede con tutta la forza che può avere una scarpetta a tacco quadrato dorata comprata a 1000 yen in una bancarella sfigata al sabato mattina di una sonnecchiosa giornata d' estate. «Ohhhh non l'ho fatto apposta!»sussurrò angelica, sbattendo le ciglia scure. L'ironia tagliente di quelle parole era chiara solo a lei.
«Mmmm, così non va. Devi stare più vicina al cavaliere» disse lui, dolcemente, con un' occhiata seria nei begli occhi azzurro cielo.
«Eh?!» ansimò la ragazza disgustata, ma ormai era troppo tardi: lui gli mise un braccio attorno alla vita e la strinse forte a sé, così da non farla più muovere di un millimetro. Satō si colorò di porpora, e si sentiva lo stomaco stringere, come se fosse stato buttato nell' acido corrosivo. Voleva morire, sotterrarsi. Ma era anche furiosa con Ryou: COME SI PERMETTEVA??????
«Ecco, ora lasciati guidare da me» proclamò, e iniziò a muoversi con sciolta fermezza, per nulla rigido. Fece svolazzare la mew mew in giro per la sala, senza che creasse danni o andasse a sbattere contro qualcuno. Lui era molto bravo, e soprattutto aveva un talento per far sembrare brava anche l' inetta compagna.
"Oh toh, ha ragione lui... sto imparando!!" pensò la bruna, con una soddisfazione inaspettata. Però non vedeva l' ora che la canzone finisse, così da poter scappare di nuovo dalle sue amiche.
Il pezzo di Kelly finì, dolce e malinconico, e mentre l' ultima nota vibrava nel silenzio, il fragrante suono di applausi congedò la donna, che si alzò con un gran sorriso. Piegò la testa in un inchino umile, facendo risaltare il cerchiello rosso fuoco sbrilluccicoso, e la figura della signora si erse in tutta la sua occidentale bellezza: alta, formosa, snella e slanciata. L' abito chiaro che indossava sembrava disegnato apposta per lei: un' ampia scollatura ornata da piume, una fascia stretta in vita da cui ricadeva morbida la gonna lunga...
Satō non perse l' occasione per scappare via dalle braccia forti del biondino, e si rintanò dietro Kanzō, Sakuranbo e Itsuki, Kurumi e Keiichiro.
«Scusatemi, vado a prendere una boccata d' aria» proclamò la pipistrellina, osservando con sospetto tutte le coppiette di ballerini. Chissà se poteva nascere una storia...
Si diresse senza esitare verso una porta/finestra di vetro con l' aspetto molto promettente, e la varcò. Pensierosa, si appoggiò al corrimano di pietra levigata del terrazzino dove era sbucata, respirando l' aria fresca di quella serata noiosa. Sì, si era divertita guardando le sue compagne ridicolizzarsi in pista, ma si sentiva a disagio come previsto: non era il suo ambiente quello, per nulla. «Ah, ci voleva!» mormorò, quando un po' di vento le fece agitare i ciuffetti a lato del viso. Quella frescura sulla pelle era ben accetta: lì dentro faceva un caldo incredibile, il tipico effetto-stalla di decine di persone raggruppate in un luogo chiuso.
Chiuse gli occhi, sospirando sonoramente. Non vedeva l' ora di tornarsene in camera sua, cambiarsi e andare a letto.
Guardò in basso: di sotto, nel vialetto del giardino, la signora mc.Guire camminava tranquilla, apparentemente rilassata. Si stava godendo un momento di frescura, proprio come lei.
«Salve!» la salutò qualcuno, qualcuno di familiare. Quel tono impertinente e sfacciato non era affatto nuovo... chi poteva essere?
Si voltò. Non c' era nessuno! Alzò lo sguardo, perplessa.
In aria c' era una figura esile con lunghe orecchie a punta da cui pendevano dei lacci lunghi: lui era... era l' alieno che aveva incontrato la volta scorsa. «oh no!! ci mancavi solo tu!!» borbottò, sospirando. La mano scattò verso la borsetta, perché li conteneva il prezioso ciondolo che le avrebbe consentito di trasformarsi.
Era il pazzo maniaco che l' altra volta l' aveva stuzzicata... Cos' aveva detto? "Tornerò... ma per questa volta per te,principessa!".
Quel ricordo la fece innervosire parecchio, ma una piccolissima parte di lei era segretamente lusingata. Nessuno ci aveva mai provato con lei... mah. Gli alieni sembravano avere gusti strani.
«Sai, ho una mezza idea di movimentare una pò la festa! tu che ne pensi?» chiese, sarcastico, con un sorrisone da gatto da cui sbucavano i lunghi canini affilati.
Kanzō fece finta di non capire:«Che intendi dire?».
Il nemico ridacchiò, per far capire quanto assurda e inutile era quella domanda. Allungò il braccio magro e bianco verso Kelly, che subito si accasciò a terra, ferma e pallida. «Oh cazzo! KELLY! KELLY!» la chiamò, sorpresa, ma non ebbe risposta.
Una palla di luce fuxia uscì dal corpo immobile di lei, direttamente dal petto, dal cuore. Fluttò leggiadra verso la mano aperta dell' alieno, e appena toccò la sua pelle algida, la sfera luminescente assunse la forma di un cuore, che s' ingrandì un attimo prima di scoppiare, sprizzando scintille rosa ovunque. Dal mezzo del cuore piombò nel palmo del verdino una strana croce ansata di cristallo, trasparente e sfavillante come diamante puro. «Ora ti mostro cosa succede se unisco un' Ankh, cioè la chiave della vita o forza vitale di una persona e un alieno parassita! Oh, sono certo che ne vedremo delle belle!» esclamò lui con noncuranza, l' accenno del suo solito sorriso sulla bocca. La medusina inglobò l' Ankh di Kelly, e una persistente luce rossa ne uscì: la mew mew riuscì a vedere dei tasti di un pianoforte usati come scale e una lince o un cucciolo di ghepardo percorrerle, e poi non vide più nulla per un attimo. Gli occhi erano immersi nel rosso vivo e lampeggiante di quell' anormale bagliore.
E poi, ecco apparire una figura di donna... ricoperta di pelliccia sulla pelle... con il muso da felino... e i capelli biondi. Era orribile, un miscuglio atroce di donna e animale, che indossava una mantellina rossa e una tastiera nella mano/zampa destra.
«Hai visto, bambolina? Niente male,vero?» commentò il ragazzo soddisfatto. Al suo parere, l' opera era stata compita bene...
Kanzō invece ne era disgustata: non credeva possibile che la specie umana potesse essere peggio del normale, ma a quanto pareva si sbagliava... la prova stava davanti ai suoi occhi increduli. «Oddio... che cosa le hai fatto??!!»
Lui non le rispose, altezzoso, e fece un cenno alla creatura. «Forza, adesso puoi andare. Combatti!» ordinò, ed ecco la mostruosità buttarsi con agilità giù dal tetto e atterrare sul terrazzino dove stava la pipistrellina.
La ragazza saltò dal corrimano, senza preoccuparsi di farsi del male: sapeva che oramai, da mew mew, il dolore fisico non era sicuramente un problema. Poteva lanciarsi da altezze incredibili senza farsi un graffio, e per l' appunto atterrò sull' erba fresca di umidità viva e vegeta.
«Stammi a santire Kiss, Ghish o come diavolo ti chiami, io non ti permetto di rovinarmi l' esistenza in questo modo, chiaro??!! Già è complicata di suo, se ti ci metti anche tu è un disastro completo!!!!!»

***


Un pupazzetto rosa a forma di cuore scivolava con destrezza tra le caviglie degli invitati, alla ricerca delle altre mew mew. Aveva appena compiuto un' opera di bene: si sentiva realizzato e soddisfattissimo di sé. Da solo, da solo aveva trovato un' altra ragazza coinvolta nel progetto mew, ma aveva anche visto che Kanzō aveva incontrato Kisshu. Doveva trovare rinforzi... Alla fine risalì dalle gambe di Sakuranbo, e s' infilò nella borsa della ragazza senza farsi notare da nessuno.
«Sakuranbo, un Chimero ha attaccato Kanzō!!» squittì, preoccupato. Sapeva che di fronte a un Chimero così potente lei da sola non poteva sconfiggerlo, aveva bisogno di una mano. O anche due.
«Oh beh, problema suo!!! Io non so cosare quei cosi, ho rischiato di morire! E suppersakuranbo non può moriiiiire!» protestò, spaventata, al ricordo del mega gatto assassino.
«Non fare la stupida, vedrai che ti verrà naturale una volta imparato! andiamo!»la rimproverò Satō perentoria, afferrandola per il polso.
«Di cosa state parlando?» s' intromise Kurumi nel suo solito tono gentile. Non le piaceva essere tagliata fuori... e perché la biondina parlava di morire, poi?
Le due mew mew si scambiarono sguardi imbarazzati:«Oh emmmm.... beh ecco....». «No vedi è che...». «Si esatto, dobbiamo... ehm, noi...».
«No! Kurumi-san è dei nostri!» trillò Mash nelle profondità oscure della borsetta di Chukonen, e le spiegazioni senza senso delle ragazze s' interruppe subito.
«Ah beh... tanto meglio! Vieni con noi Sheru! ah... ITSUKI!» gridò la tigrotta, girandosi per guardare il ragazzo. Meno male che Ryou e Keiichiro lo stavano distraendo... o avrebbe trovato parecchio curiosa e interessante la discussione delle tre dame. «Eh? Sì?» domandò di rimando, interrompendo un' animata descrizione del campionato calcistico del giappone del decennio scorso con il biondo Shirogane.
«Io vado un attimo fuori con Kona e Sheru! Robe da donne! Tu stà la e restaci!!!» strepitò con severità Sakuranbo, e senza attendere una risposta, s' incamminò dove Mash le diceva di andare, con le altre al seguito.
«Non ho ben capito cosa dobbiamo fare» commentò Kurumi perplessa, affrettandosi per star dietro alle amiche.
«Devi trasformarti in una ragazza-animale e combattere un essere mostruoso capitanato da un alieno verde» rispose Satō ironizzando, captando da sola il tono cupo della sua risposta. Non era esattamente entusiasta.
«Ah e quell' alieno potrebbe farti delle advances a sorpresa! E rischi la vita ogni secondo che gli passi accanto!» aggiunse la mew mew rossa aspramente, stringendo le labbra contrariata. Lo odiava con tutta sé stessa.
«Eh? Temo di non aver capito bene»
«Invece temo proprio che tu abbia capito benissimo... sempre che Mash non abbia sbagliato -cosa assai probabile,comunque-...».
«Ti sbagli! E' una mew mew! Le ho già dato il ciondolo!» si difese il robottino offeso, la vocina metallica otturata.
Così, mentre Sakuranbo e Mash battibeccavano e Satō raccontava per bene la storia del progetto mew, il quartetto arrivò in giardino, dove Kanzō arretrava di fronte a un qualcosa di indefinito con una mantellina rossa.
La mora si era accorta del loro arrivo:«Ragazze, quell' essere immondo ha tramutato Kelly in un chimero» spiegò, guardinga. Le fissò con solennità.. e si notò una presenza allibita in più. «E quella chi è?» sussurrò, inarcando le sopracciglia.
«Quello è il nemico?...cosa devo fare?» chiese Kurumi incerta, ma determinata. Si sentiva dentro una pessima soap opera americana: alieni, stranezze, mostri... c' era tutto il necessario per una scenografia d' effetto.
«Tira fuori il coso d' oro che Mash ti aveva dato... e poi ti verrà da sola l' ispirazione! Però... scusami ma com' è possibile trasformare un umano in un chimero?!» spiegò l' orsetta preoccupata. Questa volta sarebbe stato più difficile combattere... osservò disgustata la creatura al fianco del ragazzo pallido, e notò che effettivamente aveva una postura da donna. E anche la forma del corpo, nonostante il pelo maculato.
«Ahhhhh è un' altra ragazza del team!! Molto bene, ci serviva proprio un aiutino. E' nostro dovere salvare la pianista prima che sia troppo tardi» intuì la pipistrellina sollevata. Non riusciva a spiegarsi la presenza di quella intrusa lì, avrebbe certamente rischiato la vita. E alle persone non piaceva la morte, chissà perché.
«Guarda ti faccio vedere come si fa... Mew Satō Metamorphosis!» proclamò la bruna, tirando fuori la capsula dorata col ghirigoro sopra. Dai disegnetti finamente intagliati scaturì un' abbagliante luce bianca, e dopo un po' ne uscì una Satō in short e corpetto bianchi, più un basco che le ricadeva dolcemente sopra una delle due orecchiette da orso polare. Aveva straordinari occhi azzurro ghiaccio.
Kisshu nel frattempo le guardava sarcastico, come se aspettasse che finissero prima di attaccarle. «Con comodo, eh! Fate pure come se non ci fossi...» mormorò ironico.
«Credo di avere capito... Mew Kurumi Metamorphosis!» tentò, ed ecco che un forte raggio bronzeo scaturì dal medaglione tra la dita della confusa biondiccia, e sentì una forza incredebile penetrarle dentro. Si sentiva cambiata, diversa. Qualcosa le ordinò di muovere braccia,gambe e busto, e vedeva i vestiti cambiare.
Gli stivaletti country cambiarono in stivali più lucidi e moderni, la gonna si tramutava in pantaloncini infinitamente corti a sbuffo, e la maglietta senza maniche diventava la parte superiore del body a pantolincino. Un qualcosa, una specie di nuova appendice le nasceva dal fondo della schiena: una coda liscia e sottile, come quella di un topo. Una fascia marrone le avvolgeva il polpaccio destro, mentre sulle braccia sentiva degli sbuffi di stoffa comparirle sopra la pelle. Infine, il vortice color bronzo le salì fino alla testa, dove le orecchie si rimpicciolirono e si ricoprirono di pelo marrone chiaro. I capelli si scurirono un poco, e gli occhi si colorarono di un bel color nocciola.
Era una ragazza-lontra. Una lontra marina del nord america, precisamente, di quelle che hanno rischiato l' estinzione per la loro folta pelliccia.
Nel frattempo anche le altre due si erano trasformate, e le quattro mew mew si erano riunite insieme, pronte a combattere.
«Molto bene! Che brave, sembra di stare a teatro... dai, vai e distruggile! Vaiii!» commentò Kisshu allegro, per poi sibilare l' ultima frase, spronando il suo Chimero.
Quello era molto veloce, non si riusciva nemmeno a vedere i suoi movimenti: si sentiva semplicemente una folata i vento e un turbinio giallo e rosso, che vorticava tra le mew mew con un' agilità incredibile. Kurumi si trovava in seria difficoltà: per essere il suo primo scontro però, se la stava cavando bene. Non si era ferita, era semplicemente caduta per terra.
«Ehi ragazze! Sia ben chiaro, non prendetevela con me! Mi ha chiesto Deep Blue di farvi questo!» gridò l' alieno, tra il compassionevole e il divertito. Gli facevano un po' pena quelle poverette. Se ne stava appoggiato alle tegole del tetto e godersi il massacro con calma, proprio come se fosse a teatro.
«E chi è 'sto Dip blù?» domandò Satō distrattamente, ed ecco che il Chimero la travolge, buttandola a gambe all' aria. Sakuranbo corse a soccorrerla, alzandola da terra con velocità e leggerezza. «ATTENTA!» strillò, e mentre il felino cercava di tirarle un' unghiata, le due stavano roteando a due metri dal suolo, grazie alla grazia tigresca della mew mew rossa.
«Oddio grazie! E' un chimero ben diverso da quello dell' altra volta!» si lamentò l' orsacchiotta, sciogliendo la presa dell' amica su di sé.
«Niente paura, ci penso io a fermarlo! Ribbon Kanzō Fury!», e così dicendo, l' ascia nera si materializzò in mano della moretta, che non attendeva altro se non distruggere con le sue mani quel coso. Tirò un fendente all' aria, ed ecco che un agglomerato di luce a forma di lama schizzò contro la presunta Kelly, che l' evitò con cura, al grido di: «Dannazione!».
«Ok ci provo io.. Ribbon Satō Snowflake!», ed ecco che il flauto di ghiaccio apparve. La ragazza prese a suonarlo con grinta e passione, e si accorse con stupore che stava eseguendo una perfetta versione del Waltzer dei fiocchi di neve di Tchaikovsky. Era un' esecuzione perfetta.
Il Chimero si bloccò un attimo, quel ghigno affilato stampato sul muso. Brandì la tastiera che portava a tracolla, e prese a suonarla con altrettanta concentrazione e talento. Suonava il suo stesso pezzo, inserendo complicate variazioni di armonia degne di un grande maestro.
Quelle note creavano un fortissimo dolore acuto alle orecchie, e tutte cercarono di corpirsele alla bell' è meglio. «Insopportabile!»[/color] sussurrò Sakuranbo sconvolta, toccando con il gomito il ciondolo che portava al collo. E poi le venne l' ispirazione. [COLOR=#800000]«Ribbon Sakuranbo Spirit!» disse, ed ecco che una bolla color lampone si creò dal nulla, fluttuando davanti a lei.
Era un momento solenne: chiuse gli occhi rosso sangue, allungò le braccia esili, e sentì caderle sulla mano qualcosa di liscio e duro. Li riaprì, e si trovò tra le dita dei Tonfa della stessa tonalità del suo costume. «Ohohoh. Come cavolo si usano??!!» strepitò la rossa, perplessa, mentre una risata sarcastica la canzonava. Era Kisshu, che se la godeva come non mai.
Il Chimero continuava la sua terribile musica spaccatimpani, e le quattro non sapevano proprio che pesci pigliare. Tanto meno Sakura e Kurumi.
«E adesso cosa facciamo?!?!» urlò la tigrotta, facendo vorticare la sua arma con impazienza. La ritaneva assolutamente inutile... il massimo che faceva era scagliare laser in tutte le direzioni possibili, tranne che dritto in faccia alla creatura da annientare. Pazzesco.
«Kurumi! Prova a fare qualcosa anche tu!» la invitò Satō, mezza disperata.
«E come si fa???!!!!!»
«Devi dire le parole che l'istinto ti consiglia!» spiegò Kanzō, le delicatissime orecchie da pipistrello distrutte dal dolore.
La ragazza-lontra avvolse il ciondolo che portava al collo nella mano sinistra, il polso ricoperto di nastrini castani, e attese. Il cuore le batteva, le orecchie sembravano andare a fuoco, sentiva le gambe tremare e l' ansia inaridirle il cervello. Ma doveva provare. «Ribbon Kurumi Maze!» strillò, e una specie di palo sottile apparve dal nulla, con un manico elaborato al centro. Sulla punta c' era una specie di cerchio mistico ornato da pietre cremisi incastonate dentro. Era molto carino: sembrava un bastoncino per le bolle un po' più grande del normale. Estasiata, lo afferrò con un' espressione radiosa; lo agitò a destra e a sinistra, ed ecco milioni di bolle di sapone di tutte le grandezze cospargersi per l' intero giardino.
Il Chimero smise per un attimo di suonare, cercando di coprirsi con le zampe da quelle buffe bolle luccicanti al buio: emise un verso straziato, e subito miliardi di sfere trasparenti si concentrarono attorno a lei, iniziando a vorticare furiosamente, come un tornado di bolle.
«Toh! Sembra che funzioni!!» esclamò mew Sakuranbo felice, ma un po' invidiosa. Perché Kurumi sapeva usare la sua arma (che era poi una figata assurda) mentre lei non capiva nemmeno da che parte si teneva la sua??!!!
«Non durerà, non durerà!» le disilluse mew Kanzō, scuotendo la testa. Scagliò altri triangoli di luce verso il Chimero, che si lamentò di nuovo. Ora era attorniata da bolle e lame abbaglianti. E infatti, con una specie di ruggito, la bestia si riprese, spezzando il vortice attorno a sé: era furiosa, e molto più pericolosa di prima. Erano finiti i giochetti, ora la sua rabbia poteva essere fatale.
«Ohia ohia, sembra parecchio offesa!» commentò una vocina timida e impaurita, proveniente dalla rossa, che si rifugiava dietro le spalle dell' orsacchiotta. «Che si può fare?» aggiunse, rivolta alle altre.
«Forse... ho un' idea. Saku-chan, corri nel salone e fai suonare a qualcuno la melodia di prima, quella che suonava Kelly!» le ordinò la ragazza davanti, scollandosela di dosso.
«Subito,capo!» rispose l' altra, e se la defilò all' interno del locale velocissima. Nemmeno si vedevano le gambe, da quanto era svelta.
«E noi? Che facciamo?» domandò la mew mew nera, mentre evitava con agilità e naturalezza l' attacco del Chimero infuriato.
«Continuate ad attaccare, voi due insieme potete farcela a trattenerla. Siete le più...velenose, tenetele a bada» affermò la bruna determinata. Perché chiedevano il consenso a lei? Cos'era, la leader del gruppo? «EHI,TU!» gridò, rivolta Kisshu, che se ne stava tranquillo sul tetto come uno spettatore alla prima di un concerto. Guardò in basso con i suoi occhi d' oro, stupito che stesse parlando a lui. «Che c'è,dolcezza?» domandò, con un sorriso gentile altamente ironico.
«Dimmi con quale coraggio osi manipolare una donna capace di creare una musica così bella per dar vita o un orribile Chimero!!! Adesso prova ad ascoltare la forza positiva di questa canzone: quelle tue orecchie enormi serviranno a qualcosa,no?» gli strillò, lanciandogli una frecciatina maligna. Non poteva permtettersi di essere il solo a prendere in giro le nemiche, bisognava fare altrettanto o si sarebbe montato troppo la testa. Le umane potevano essere cattive, bisognava farglielo capire.
Un' armonia dolce e delicata, complessa e grintosa si sprigionò nell' aria bellicosa del giardino: le note danzavano esuberanti, svelte e birichine, ma il ritmo rallentava e loro si acquietavano, piroettando con grazia e malinconia, muovendosi con estrema leggiadria sulla pista di ballo chiamata Spartito.
Il Chimero non sopportava tutta questa bontà, tutta questa maestria imponente, questa barocca magnificenza; il vortice si fece più stretto, mentre la creatura si dimenava e guaiva, abbassando le orecchie feline. Le pupille azzurre si strinsero, rimpicciolendosi come schegge di lapislazzuli, e gli arti sembravano scollegarsi col cervello: non riusciva a muovere muscolo, quella melodia lieve ma incisiva le stava penetrando dentro, bloccandola.
«Che succede?!» ansimò l' alieno, materializzandosi vicino alla sua creatura con affetto quasi paterno.
«Mew Satō, suona quel dannato flauto, maledizione! Non potremo andare avanti molto!» la sgridò Kurumi, impugnando con forza il suo bastone color nocciola. Le bolle continuavano ad uscire, ma sempre più piccole e deboli.
«Ok ok, scusa!!!!!!!!!!!!!!» protestò, aggrottando le sopracciglia, concentrata. Si portò lo strumento alle labbra rosee, e lo suonò con vigore. Imitò la canzone che veniva dal locale, cercando di riprodurla il più fedelmente possibile.
Entrò a canone, dando un' effetto di propagazione del suono incredibile: il tutto sembrava ancora più potente, più imperiale di prima. Più forte.
Quella canzone tremendamente magnifica proveniva da tutte le parti, e l' atmosfera sembrava surreale, come all' interno di un film. Una colonna sonora di speranza, amarezza e malinconia, mischiata alla dolcezza e alla resistenza, sembrava un' Inno alla forza di volontà, all' amore, a tutte le belle cose esistenti sulla Terra.
Una purezza simile non poteva essere ignorata da nessuno, persino gli invitati si accorsero della presenza di un incredibile flautista che accompagnava il piano, senza capire da dove provenisse. Quella musica flautata non passava per le orecchie, si formava direttamente nel cervello, si stampava nell' anima.
Kisshu guardava la mew mew bianca a bocca aperta, sbalordito da come delle dita e un fiato potessero sconfiggere il suo Chimero. Ma non la guardava allibito solo per quello: quella ragazza, in quel momento, non sembrava affatto un nemico. Era così imponente, così assorta, così bella che sembrava un' angelo.
Completamente bianca da capo a piedi, con una forza interiore così potente da distruggere le montagne che sembrava rilucerle sulla pelle (o forse era solo il riflesso del flauto ghiacciato, ma non si può star certi) sembrava un Cherubino sceso direttamente dalla prima sfera del Paradiso, e una perfezione simile non poteva essere malvagia.
Non poteva combattere un angelo, non poteva cercare di uccidere una creatura divina come lei... non poteva essere cattiva, lei era l' incarnazione della bontà, della positività, non poteva, non doveva e non voleva farle del male. D' altronde, stava solo cercando di difendere la sua gente... lui non stava facendo altrettando? Non era venuto sulla Terra per poterla offrire a Deep Blue, che poi l' avrebbe data al popolo? Entrambi stavano facendo la cosa giusta nella propria prospettiva, e guerrigliare non poteva risolvere assolutamente nulla. Ma era più importante il destino di un' umanità selvaggia e spietata contro la natura, o il destino di oppressi scacciati dalla loro patria natia? Ovviamente la seconda, era giusto così, lui era là per quello: sconfiggere i terrestri e ripopolare il pianeta con la sua gente.
Ma i terrestri non potevano essere maligni... bastava dare un' occhiata a Satō in quel momento. Splendeva, ed era splendida. Di giustizia, di coraggio, di bontà.
All' improvviso, nel bel mezzo del crescendo, la musica cessò, e la ragazza perse la magnificenza di prima. Ma non se la sarebbe mai dimenticato, mai.
Kelly/Chimero si dissolse in una parete di luce bianca, da cui spuntò l' alieno parassita e l' Ankh della donna. «Eliminato!» trillò, soddisfatto.
Mash, il robottino peloso rosa, inghiottì la medusina, assimilandola come se la stesse mangiando con ingordigia, e le quattro mew mew (nel frattempo Sakuranbo era tornata in scena, ma Kisshu era stato troppo assorto dall' orsetta per accorgersene) erano sfinite ma contente.
«Caspita Kona, sei stata bravissima! Veramente, siamo tutti rimasti senza parole!» si complimentò Kanzō ammirata, con una specie di sorriso forzato.
«Non... non so neanche come ho fatto! E comunque, non ce l' avrei mai fatta senza te e Mew Kurumi, veramente» rispose l' altra, incredula. Non poteva credere di essere stata così potente, anche se solo per poco.
«Questa serata è stata incredibile... prima mi dite che posso trasformarmi tipo le eroine degli anime, poi incontro un alieno, poi combatto contro una chimera, e poi ecco la mia Satō sgominare tutti con quel... quel... non ho nessuna parola per descrivere cos'è stato, sul serio!!» commentò la ragazza-lontra distrutta, gli occhi marroni rassegnati all' impossibile ma eccitati.
«Eh qui bisogna imparare a credere a tutto e a liberarsi dei limiti del cervello umano. Bisogna imparare a vedere le cose che non si possono guardare all' interno della nostra normalità. Ora viviamo nel soprannaturale e bisogna farsene una ragione» s' intromise Sakuranbo seria, mentre prendeva in mano l' Ankh della signora mc.Guire, solenne. L' avvicinò al corpo dell' interessata, che subito l' assimilò nel petto, ritornando al suo posto, incastonata nel cuore. Subito la pelle si surriscaldò, colorandosi del rosato di prima, anziché celeste.
«Nooooooooo, hai detto una cosa intelligente!!!!!!!!!» si meravigliò la pipistrellina, fingendosi molto colpita. Rise quando l' altra cominciò a incazzarsi e a parlare della propria intelligenza sopraffina e del suo QI elevato, ma non le prestò attenzione. Alzò il viso verso l' alieno che svolazzava a mezz' aria, diffidente ma consapevole della forza delle sue rivali. «Non ho ancora capito bene quale siano le tue intenzioni,ma sappi che non l' avrai mai vinta!» sibilò, fulminandolo con il suo tipico sguardo nero tagliente.
«Ma davvero? Beh, mie belle bamboline, avremo altre occasioni per giocare insieme. Soprattutto voglio giocare con te, principessa... Tornerò presto, potete contarci care!» esclamò Kisshu, con un ghigno malizioso. Preferiva buttarla sul ridere, e irritare un po' la ragazza simile alla sovrana Kraehe. Però non gli sarebbe dispiaciuto continuare a tormentare la bionda... e anche la serafica orsacchiotta non era affatto da buttar via, anzi... Per un attimo assunse un' espressione pensierosa. Poi, scomparve.
«Che puttaniere» constatò Sakuranbo critica, stringendo le labbra. Le dava proprio fastidio che prima ci provasse con lei, e poi eccolo fare il galletto con altre. Non che ne fosse interessata... come si poteva interessarsi a un pallido anoressico coi capelli verdi e gli occhi gialli??!! Però le dava il nervoso lo stesso.
«Suvvia, Chukonen, non essere così volgare. Che mormone potrebbe andare meglio» la rimproverò Sheru, mentre scuoteva delicatamente Kelly.
Tutte quante si erano ri-trasformate, e indossavano i vestiti chic che Ryou aveva comprato per loro, come se non fosse successo assolutamente niente.
«Satō! What happened??» domandò la donna, che si riprese velocemente, sbattendo le palpebre. Non capiva perché fosse seduta su un prato con quattro ragazze preoccupate attorno a lei.
Si guardarono tutte in faccia: chi sapeva l' inglese tra loro? Cosa cavolo stava dicendo??
Levarono un sospiro di sollievo quando Keiichiro e Shirogane raggiunsero il quintetto, pacifici, camminando con calma. Ovviamente, sapevano che cos' era successo (con la coda dell' occhio tenevano sempre d' occhio la situazione dalla finestra) ma non potevano lasciare gli invitati soli a brancolare nel buio. Dovevano tenerli distratti e illuderli che andasse tutto bene, e che la musica aggiunta era un fuori programma a sorpresa. Inoltre, dovevano badare a Funsui che era parecchio perplesso nel non vedere la sua bella tornare... :shifty:
«Kelly, that's all right?» chiese Ryou, aiutando la mc.Guire ad alzarsi. Lei sorrise ad annuì, sorreggendosi grazie al suo aiuto cavalleresco.
«Girls, come here!» le invitò, gentilmente, facendole con la mano il gesto di avvicinarsi.
Le quattro si riunirono tutt' attorno a lei, a disagio. Era l' ora dell' interrogatorio?
«Thank you very,very much. Really. You saved my life» sussurrò, e fece un occhiolino. Perciò, sapeva che cos' era successo. Ricordava tutto, ma almeno aveva abbastanza buonsenso per tenerlo nascosto. Si girò e si lasciò condurre dai due ragazzi nel salone, raccontandogli che probabilmente era svenuta in giardino. Non sapeva che loro sapevano....
  
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