“E’ l’alba” dissi notando i raggi del sole
La luna era tornata normale e l’acqua del lago non aveva più
riflessi rossi ma color oro, Yuki guardò i pallidi
raggi si alzò e mi tese la mano.
Io l’afferrai e mi alzai lui si avvicinò e mi sussurrò
“Scusami se scappo così, ma
è tardi, stanotte il tempo è volato ora devo andare” stavo per parlare quando
lui posò le sue labbra sulle mie; e poi sparì.
Fissavo il vuoto davanti a me, il battito del mio cuore era
impazzito di nuovo sentivo ancora le sue labbra sulle mie.
La luce prendeva il posto dell’oscurità che pian piano spariva.
Decisi di tornare casa. Per tutta la strada i miei pensieri erano
rivolti a lui, a quel ragazzo che era riuscito a risvegliare in me quei
sentimenti che tenevo nascosti che nessuno era mai riuscito a far uscire.
Arrivai che il sole era
ormai sorto, entrai senza far rumore dalla finestra della mia stanza che
lasciavo sempre aperta, guardai la sveglia, erano le sette e qualche minuto,
indossai subito il pigiama e mi buttai sul letto pensando e ripensando ancora a
Yuki ma il sonno arrivò subito e mi addormentai.
Mi trovavo in una stradina buia, scappavo.
C’era qualcuno che m’inseguiva, io cercavo di scappare, ma per
quanto scappassi mi trovavo sempre nello stesso posto e lui si avvicinava
sempre di più, avevo paura. Ero da sola; mi raggiunse. Aveva il volto ricoperto di sangue e non riuscivo a
muovermi, volevo gridare, ma non avevo voce. Stava per attaccarmi quando un uomo cercò di
salvarmi; ma dopo vidi sangue, tanto sangue.
Mi svegliai di soprassalto, ero seduta, sudavo e avevo il respiro
affannato, tremavo, mi ci volle un po’ per capire che si trattavo solo di un
incubo; ancora una volta quel incubo. Era da più di un mese che mi tormentava.
Guardai la sveglia, erano le sette e mezzo, mi ristesi cercando di
calmarmi, ma ormai il sonno era passato, mi alzai e andai a fare colazione.
Scesi in cucina, come al solito era vuota, mia madre dormiva e
anche la mia sorellina o meglio sorellastra, mia madre si era ricostruita una
nuova vita dopo che mio padre andò via; già mio padre: chi era, non ricordavo
nulla di lui.
“Buon giorno Aki” mi disse mia madre
distogliendomi dai miei pensieri
“Giorno” risposi un po’ seccata
“Hai una brutta cera, hai dormita male piccola?”
Odiavo quando mi chiamava cosi, cercava di dimostrarsi dolce e
gentile ma sapevo che in fondo non mi sopportava, lei era come tutte l’altra gente:
odiava le mie passioni.
“Ti sbagli, non ho dormito male, non ho dormito proprio” le dissi,
sapevo che le dava fastidio, ma mi divertivo troppo. Una nuova lite era alle
porte, come ogni mattina del resto.
“Sei stata in giro di nuovo tutta la notte?” mi domandò cercando
di mantenere un tono calmo
“Certo come al solito” lo facevo sempre quando non andavo a
scuola.
“Quante volte te lo devo dire non mi piace che tu vada in giro la
notte” iniziava ad arrabbiarsi
“Invece a me piace, di certo non incontrerò persone false o che mi
odiano” ora si che avrebbe perso ogni controllo come al solito.
“Signorina, sei mia figlia e decido io quello che devi o non devi
fare. D’ora in poi non potrai più uscire la notte”
“Non dire scemenze, tu non puoi impedirmi nulla” le dissi e mi
avviai verso la mia stanza
“Sei esattamente come lui” urlò ed io mi bloccai
“Che vuoi dire”
“Sei strana come lui, non mi stupirò se farai la sua stessa fine”
“Lui chi?”
“Tuo padre e chi altrimenti” disse con un ghigno maligno
Non avevamo mai parlato di lui, ogni volta che chiedevo qualcosa
cambiava discorso.
La sua pazienza doveva essere arrivata al limite se ora mi parlava
di lui.
“Per fortuna allora, almeno nono sarò come te” le risposi
lasciandola senza parole “comunque cerca di gridare di meno o sveglierai la
piccola Miki” finii ed andai nella mia stanza.
Mi stesi sul letto e iniziai a pensare; che voleva dire con quella
frase.
Dovevo ricordare il mio passato, già, ma come? Dovevo trovare un
modo.
Mi riaddormentai e quando mi svegliai era già sera inoltrata. Guardai
la sveglia, erano le dieci, avevo dormito tantissimo, mi dovevo sbrigare.
Uscii come al solito.
Correvo verso il cimitero, lui era l’unico che mi faceva sentire
bene.
“Ti aspettavo piccola, credevo non venissi più”
“Scusami, ma ho dormito fino a poco fa” gli dissi un po’
imbarazzata
“Non ti preoccupare, non devi giustificarti” mi disse “Andiamo”
“Ok” gli risposi sorridendo
“Dove mi porti di bello questa sera?” domandai curiosa
“Ti va di andare al mare?”
“Mi piace il mare; soprattutto di notte”
Il cielo era limpido e il mare era calmissimo
“Ti piacciono le stelle?” gli domandai
“Molto e a te?”
“A volte passo intere notti ad osservarle”
Si alzò un leggero venticello che mi fece rabbrividire
“Ti senti bene?” mi domandò
“Si, ho solo un po’ di freddo”
Lui si avvicinò e mi abbracciò.
“Ti va di stare con me?” mi domandò lasciandomi senza parole.
“Se è uno scherzo non è divertente” dissi
“Scusami se ti è sembrato uno scherzo, ma ti capisco se non vuoi
stare con un tipo come me” mi disse allontanandosi da me
Era triste; cavoli Aki sei stata un idiota,
come ti è venuta in mente che scherzasse.
Scema. Scema. Scema. Ed ora trova subito un modo per sistemare la
situazione.
“Scusami” dissi riavvicinandomi a lui “E’ che non mi sembrava
vero. Tu vuoi stare con me; cavoli non so che dire. È cosi tutto strano. Si voglio
stare con te” lo abbracciai e lo baciai.
Ci sedemmo sulla spiaggia, abbracciati e passammo tutta la notte
così ad osservare le stelle…