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Autore: kari87    14/01/2011    2 recensioni
Amavo la solitudine e tutto ciò che riguardava il sopranaturale, l’occulto, l'oscurità. La mia passione?? Fare lunghe passeggiate di notte, stranamente mi sentivo al sicuro quando ero avvolta dalle tenebre, mi sentivo protetta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella mia città vi erano due cimiteri, uno era molto antico risaliva al XIII secolo, ad esso erano attribuite strane leggende; alcune erano terrificanti. Giravano voci che fosse abitato da esseri spaventosi, chi vi entrava di notte non faceva più ritorno.

Per questi motivi gli abitanti del posto ne costruirono un altro, e l’altro fu abbandonato…

 

C’incontrammo come al solito vicino al cimitero nuovo.

“Dove andiamo stasera?” mi domandò curioso

“Ti va di fare una passeggiata nel vecchio cimitero?” chiesi

“Nel vecchio cimitero?” mi domandò molto stupito

“Si si proprio li. O hai paura?” lo stuzzicai.

“No, non ho paura” mi rispose sorridendo

“E allora andiamo, sai conosco dei posti davvero carini anche se non ci vado da un po’” dissi ricambiando il sorriso

“Cosa? Conosci dei posti carini?”

Mmh? Si perché?”

“Sai piccola tu mi stupisci”

“Ti detto che la mia era una lunga storia, tu non mi credi” gli risposi facendo finta di offendermi

“Io ti credo, solo che m’incuriosisci, a volte sei misteriosa” mi rispose

“Non sono l’unica ad essere misteriosa” gli dissi scherzando

“Per caso l’altro sarei io?” mi domandò

“No, il ragazzo che ho di fronte” gli risposi ridendo “Dai ora andiamo, altrimenti si fa tardi”

“Ok andiamo”

Mi afferrò per mano e ci avviammo verso il vecchio cimitero.

“Come mai vuoi andare nel vecchio cimitero?” mi domandò curioso

“E’ un posto davvero carino; tutto quello che si dice su quel luogo non è vero” gli risposi

“Ne sei sicura?”

“Si, prima ci andavo ogni tanto e come vedi sono ancora qui. E poi ho la sensazione di esserci già stata quando ero piccola” dissi cercando di ricordare; ma nulla era tutto inutile!

 

Nella sua voce notai nostalgia e dolore, com’era possibile che una ragazza non avesse paura, mi incuriosiva, sembrava fosse legata alle creature delle notte in qualche modo, modo che forse neanche ricordava. Ormai era un po’ che stavamo insieme o che comunque ci frequentavamo, ma mi resi conto che non la conoscevo per niente.

Per il resto della strada nessuno dei due parlò, si creò uno strano silenzio.

 

“Siamo arrivati” dissi interrompendo quel silenzio

“Bene, sei ancora sicura di voler entrare?” mi domandò un po’ preoccupato

“Si sono sicura, ma perché quella domanda? Hai paura?”

“Ti ripeto che non ho paura è solo che prima, quando abbiamo parlato del cimitero ti sei intristita e non voglio vederti così”

“Non preoccuparti” gli dissi cercando di sorridere “Ho dei bei ricordi in questo luogo, anche se sono vaghi, può sembrare strano ma è cosi”

“Allora andiamo che aspettiamo” e mi trascinò dentro

Le luci dei lampioni erano troppo distanti e deboli per illuminare il cimitero, l’unica luce che lo illuminava era quella della luna.

Si vedevano delle tombe sparse qua e la tra le numerose cripte.

A vederle erano molto vecchie sembravano essere in stile gotico e avevano delle ampie vetrate.

“Allora dove si va di bello?” domandai a Yuki

“Non eri tu quella che conosceva dei posti carini?” mi domandò con un tono sarcastico

“Giusto ero io” risposi “che ne dici di fare un giretto per le varie cripte?”

“Come vuoi” mi rispose rassegnato “Tanto non riuscirò a farti cambiare idea” e iniziammo il nostro giro.

 

Giravamo da una cripta all’altra senza sosta, finche non arrivammo vicino ad un albero dove mi bloccai.

Provavo una strana sensazione, qualcosa in me si stava risvegliando, sentivo delle voci lontane, una bambina piangeva…

Aki che succede? Che hai?” mi domandò Yuki, ma sentivo le sue parole distanti, mi sentivo debole non capivo che mi stava succedendo, caddi a terra forse mi addormentai non lo so ma quando mi risvegliai Yuki non c’era ma di fronte a me vidi un uomo alto e pallido, vestito di nero con un cappotto lungo, anch’esso nero.

 Avevo la sensazione di conoscerlo. Lo guardai negli occhi; avevano qualcosa di familiare, ma non ricordavo dove lo avevo visto.

Era con una bambina, forse quella che avevo sentito piangere. La guardai, aveva degli occhi neri come la notte ma erano tristissimi, mi avvicinai

“Scusatemi per caso avete visto un ragazzo?” ma nessuno dei due mi rispose, sembrava che non mi avessero sentita, mi avvicinai ancora di più ma nulla, non mi vedevano.

“Piccolina devo andare via” disse quell’uomo

“No papà non voglio, voglio stare con te” rispose la bambina cercando di trattenere le lacrime ma inutilmente “Voglio venire con te”

“Non posso portarti con me, è troppo pericoloso” l’uomo continuava a cercare di convincere la bambina che ormai piangeva senza sosta

“Non voglio rimanere con loro, sono cattivi con me, sono diversi da me” continuava a supplicarlo cercando di convincerlo

“Il tuo posto per ora non è con me, ma con loro” disse l’uomo mentre prendeva in braccio la bambina per cercare di calmarla

“Non è vero papà, io sono come te” gli disse abbracciandolo forte

“Ancora non lo sei, e se un giorno lo sarai ci ritroveremo” disse poggiando la bambina a terra, si inginocchiò e guardandola le disse “Sii forte e non abbatterti mai, ricorda la notte è tua amica non avere mai paura di lei perché finche avrai fiducia in lei sarai sempre al sicuro”

“Va bene” disse singhiozzando “Sarò forte e non piangerò più e la notte sarà sempre mia amica”

“Brava piccolina così mi piaci e ora devo andare”

L’uomo si alzò e andò via. Mi avvicinai alla bambina per cercare di consolarla, in lontananza sentii delle parole “Finche non sarai pronta sarà meglio che non ricordi nulla, fino ad allora avrai solo dei vaghi ricordi di me e dei momenti passati insieme ma non ricorderai che cosa sono se faccio questo è per il tuo bene Aki, ti voglio bene piccola mia, sarai sempre nel mio cuore”

Mi girai di scatto, non era possibile, non poteva essere lui mi alzai per inseguirlo ma mi sentii di nuovo debole e caddi a terra “Papà” sussurrai.

   
 
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