Capitolo 7: Pomeriggio sulla spiaggia
Dopo aver
mangiato nell’appartamento divideva con Bella, avevo deciso
che potevo lasciare
un po’ di libertà a Jane e, quindi, mi ero
ritrovato seduto su un sedile
di un vecchio Chevy che doveva essere
rosso un tempo.
-Caspita,
che auto!
-Già. E’
più lento di una lumaca e non si può guardare, ma
gli voglio bene.
-Vuoi
bene ad qualche pezzo di ferro?
-Sì, mi
ci sono affezionata: quest’auto ha segnato il mio arrivo qui!
-Non sei
di qui?
-No, in
realtà sono di Forks.
-Come mai
qui?
-E’
primavera… ed ogni primavera sto un po’ di tempo
con mia madre.
-E tuo
padre?
-Forks.
Era il
paesino più piovoso di tutta Washington e non riuscivo
davvero ad immaginare
Bella in quell’umidità.
Avevamo
chiuso l’auto ed eravamo andati a sederci sulla sabbia umida
e aprilina, su due
grossi asciugami che Bella si era premurata di portare.
Il mare
era calmo e scuro, un po’ come le nuvole che si erano
sistemate attorno al
sole, senza coprirlo.
Anche
lei, come me, stava guardando la linea sottile che divideva i due
immensi
giganti blu.
-Sai come
nasce l’orizzonte?
-No.
-Ricordo
una favola che raccontava del cielo che si innamora del mare…
-Mai
sentita.
-Davvero?
E’ molto dolce.- disse, voltandosi e guardandomi.
–Era una notte d’estate ed il
mare se ne stava lì tranquillo. L’acqua si
increspava solo quando un filo di
vento soffiava. Il mare guardava il cielo, illuminato dalla luna,
contemplava
l’immensità che esso conteneva… e lo
faceva ogni notte, perché ne era
innamorato. Il cielo, che era sempre un po’ distratto,
abbassò lo sguardo quella
notte e vide riflesse tutte le sue stelle sul filo dell’acqua
e si chiese come
fosse possibile che qualcosa di così profondo e tenebroso,
potesse riflettere
delle meraviglie tali e s’innamorò del mare.
Allora, decisero di correre,
finché non si sarebbero incontrati…
così nasce l’orizzonte: il punto in cui
mare e cielo si incontrano.
-E’
bellissima, Isabella.
-Molto.
La
osservai ancora e mi sentii totalmente rapito da quel tremore tipico
dell’infanzia che aveva avuto nella voce mentre raccontava la
sua favola.
Avrei
potuto o dovuto dire qualcosa, ma restai in silenzio.
Passammo
molto tempo a scambiarci qualche sguardo e, qualche volta, lei aveva
addirittura sorriso.
Sentivo
il vento fresco solleticarmi il viso e il calore leggero del sole
primaverile
che lo riscaldava subito dopo.
Più di
tutto, però, sentivo una sensazione strana e piacevole che
mi scuoteva le
membra e mi annebbiava il cervello.
Quando il
vento scompigliò i capelli di Bella, mi ero sporto a
riportare un ciuffo di
capelli dietro all’orecchio e mi ero soffermato ad
accarezzare la guancia e la
mascella.
Lei tremò
ed allontanai la mano. –Perdonami.
La mia
educazione mi aveva ben insegnato le buone maniere e la principale nei
confronti di una donna era quella di non toccarla, fino a che lei non
lo
avrebbe esplicitamente richiesto.
Con lei,
però, mi sentivo impedito dal rispettare quelle regole: la
voglia di sfiorarla
riusciva a mettere a tappeto la mia forza di volontà.
Bella
aveva spostato di nuovo lo sguardo all’orizzonte e questo le
aveva portato ad
alzare la testa.
Il suo
viso, allora, si illuminò di un arancio tenue misto ad un
rosa pallido e i suoi
occhi sembravano brillare.
-Sai,
invece, com’è nato il tramonto?
Scosse il
capo, poi mi sorrise. –No.
-Strano.
-Non mi
hanno letto molte favole, quando ero bambina.
-C’era
una volta il sole….
-Sembra
l’inizio di un cartone della Disney.
Misi il
broncio. –Vuoi che non la racconti più?
-Oh no,
ti prego. Continua… non saprei come fare…- e
sorrise, dopo aver messo su
un’espressione inorridita.
-Bene. Dicevo…
-Sembra
il discorso di un professore antipatico.
-Isabella.
-Sì,
prego.
-C’era
una volta il sole…- vidi il suo sorriso incresparsi ed ero
certo che mi avrebbe
interrotto ancora, quindi le posai una mano sulla bocca. –Ed
era sempre lì, a
rincorrere la luna. Gli diceva ogni giorno che era bellissima e che
avrebbe
voluto farla innamorare. Ma la luna fuggiva e così scendeva
la sera. Era sempre
più pallida e la sua luce si stava affievolendo,
così, il sole le porse un po’
della sua luce, ma lei rifiutò. Una notte, la luce della
luna era debole tanto
che la luna non riuscì ad illuminare più di un
triangolo di cielo… così, corse
dal sole e gli si posizionò davanti. Così nasce
un’eclissi.
-Dovevi
raccontarmi come nasce il tramonto.
-Non ho
ancora finito, infatti.
-Oh,
d’accordo. Continua, allora.
-Il sole,
allora, le donò la sua luce e la luna continuò a
brillare. Ovviamente, doveva
trovare un modo per ringraziare il sole… e lo
lasciò brillare. Passarono
un’altra notte ed un altro giorno, poi la luna si decise e,
prima che le
lasciasse il posto, la luna baciò il sole e lui
arrossì… così nasce il
tramonto.
-L’hai
messa in piedi da solo?
-Può
darsi.
-Fantasia
a briglia sciolta.
-Sì.
Rideva di
gusto ed io la imitavo: quando rideva, gli occhi diventavano
più piccoli e il
viso sembrava illuminarsi di luce propria.
Mi
sentivo come il mare che ammirava il cielo e che non riceveva alcuno
sguardo,
alcun segno…se non l’indifferenza.
Eppure,
Bella non mi sembrava irraggiungibile come quel cielo stellato: era
stupenda,
come ogni singola stella del manto blu. Era profonda e immensa come
quel cielo,
ma non irraggiungibile: se avessi allungato una mano avrei potuto
sfiorarla. Se
mi fossi sporto un po’, avrei anche potuto baciarla.
-Andiamo?
-Sì,
direi che è ora.
-Restate
da noi, questa sera?
-Non
credo sia il caso.
-James e
Jane si vedranno tra due settimane.
-D’accordo
allora.
Tornammo
allo Chevy e Bella mise in moto, avviandosi a casa.
Restammo
nel silenzio più assoluto, ma nella mia testa, i miei
pensieri urlavano e, più
di tutto, sentivo a sentire quanto il suo nome fosse presente tra essi.
Bella. L’avevo
vista una sola volta e non avevo smesso un attimo di pensarla.
–Siamo a casa.-
disse, fermando l’auto e scendendo.
Rimasi
ancora un po’ sul sedile e mi decisi a scendere solo quando
Bella venne ad
aprirmi la portiera e e mi aveva guardato con aria di sfida.
-Che c’è?
-Scendi.
-Scommetti?
-Scommetto.
A modo mio?
-Ognuno a
modo proprio.
Alzò un
sopracciglio e cominciò a farmi il solletico e non mi
lasciava il tempo di
recuperare un respiro, quindi, cercai di attaccarla allo stesso modo.
Bella,
però, non lo soffriva il solletico: rideva per riflesso ed
era bellissima.
Ci
ritrovammo mani nelle mani e la guardai negli occhi… non era
affatto
inafferrabile come quel cielo.
***
Angolo Autrice:
Un solo giorno di ritardo!
Ben tornate a voi e a me... che mi sono data tanto da fare per scrivere questo capitolo ^^
Allora, cosa dire?
Il capitolo è solo di passaggio, ma almeno Bella ed Elwin si sono avvicinati, no?
Ok... ora vi lascio!
Ringrazio le 23 seguite, le 4 preferite e le 4 ricordate.
A presto, la vostra Exentia_dream