Harry Potter               [5° anno, dormitorio di Grifondoro, ore 11,40]

Steso sul letto, pensavo…
Mi rigiravo sulle coperte, cercando di concentrarmi su bei ricordi, per non addormentarmi, per non sognare di nuovo quella porta nera, per non sentire la cicatrice bruciare, perché, nonostante la curiosità di sapere che cosa ci fosse in quella stanza di così importante per Voldemort, sapevo che non si sarebbe mai aperta, che mi avrebbe lasciato di nuovo solo in ansia…
Cercai nuovamente ad aggrapparmi ai miei ricordi migliori…Ma quali erano ormai? L’ES forse? Beh, i ragazzi stavano facendo progressi davvero eccezionali, ma era quello il mio ricordo migliore ultimamente? Era forse Cho, con cui, dopo l’uscita ad Hogsmeade non parlavo praticamente più? Provavo ancora qualcosa per lei? Poi mi vennero in mente i visi di Ron e di Hermione, i miei migliori amici, quelli di Neville e di quella pazza di Luna Lovegood, il sottile viso di Ginny (a quest’ultimo pensiero provai strana una fitta allo stomaco)…
Pensai a Silente, che cercava di evitarmi, a Piton e ai suoi orribili ricordi, a mio padre, a Sirius, l’unico parente che mi era rimasto ormai…
Poi mi ritrovai di nuovo davanti alla porta nera che questa volta, con mia enorme sorpresa, si aprì; c’erano strani oggetti disposti sugli scaffali, ma non gli diedi troppa importanza: camminavo a passo veloce, cercavo qualcosa, o qualcuno, forse? Subito mi ritrovai davanti alla fila novantasette; era colma di sfere trasparenti, impolverate, che rilucevano di un chiaro bagliore. Ma ben presto la mia attenzione si posò su una figura distesa sul pavimento: si contorceva sotto tortura, urlava e, scorgendo il suo viso, il suo urlo di dolore si confuse con il mio.