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Autore: smiles    14/01/2011    5 recensioni
Isabella Swan ha diciotto anni e vive a Forks da quando, all’età di dieci, è stata adottata da un uomo dopo la morte dei genitori. Qui viene costretta a prostituirsi fino a quando non riesce a scappare. Ma la sua scelta la porterà in situazioni pericolose, in cui potrebbe rischiare anche la morte. Edward Cullen è un vampiro. Vive con la sua famiglia a Forks e la sua vita viene stravolta dall'odore della giovane ragazza che ritrovano nel bosco.
Cosa succederà a loro due? Perchè i loro destini sembrano essere intrecciati?
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Escaping chap.2

Chapter 2

Edward Cullen POV

Erano ormai due ore che camminavo su e giù per la casa. A dire il vero era più giusto dire che schizzavo da una parte all'altra, compiendo sempre lo stesso percorso; prima su per le scale, poi in camera mia, ancora giù per andare vicino al pianoforte e di nuovo su a guardare dalla finestra. Avevo sentito i pensieri dei miei familiari scomparire uno ad uno, probabilmente si erano allontanati troppo, e quella cosa mi metteva un'ansia terribile. Dopotutto dovevano solo andare a caccia, perchè ci mettevano così tanto?
«Edward, per favore, mi farai venire mal di testa» scherzò con la sua voce acuta Tanya, ancora mezza nuda sul divano del soggiorno. Quella donna aveva il potere di irritarmi in maniera inverosimile.
«Non dovevi andartene tu?» domandai torvo, guardando fuori dalla grande vetrata alle sue spalle. In risposta lei si alzò e si portò alle mie spalle, cingendomi la vita con le braccia.
«Fai sempre il cattivo con me però lo so che ti piaccio».
«Se fossi innamorato di tutte le donne con cui vado a letto ora probabilmente avrei un'harem intero di fidanzate» ironizzai. Lei non mi era semplicemente indifferente come le altre, io la detestavo profondamente. La sua vocina da bambina, il modo in cui si atteggiava a donna più sensuale della terra, il modo in cui faceva sesso; tutto, tutto di lei era assolutamente, terribilmente irritante. Maledizione a me, pensai mentre spostavo le sue mani che stavano velocemente posandosi sul mio inguine. Se non fossi andato a letto con lei quella sera probabilmente non avrebbe poi continuato ad infastidirmi.
Era stato un brutto periodo per lei, un anno prima, e mi era sembrata quasi una brava persona. Vederla così addolorata per la perdita di un fidanzato le restituiva un pizzico di umanità. Mi chiese di andare a letto con lei, lei che si sentiva sola e triste, lei che non si sentiva amata. Scioccamente acconsentii non avendo minimamente calcolato che poi avrei dovuto averla trai piedi ogni volta che veniva a trovare la mia famiglia. Queste visite si stavano decisamente facendo più frequenti ed era giunto il momento di mettervi fine.
«Tanya, tu sei una bellissima persona» quante volte l'avevo ripetuto alle amanti che dovevo scaricare? Tante, ne avevo perso il conto. Era una parte recitata a memoria da un attore più che bravo, maestro nell'arte della menzogna qual'ero. «però per me è solo sesso, non provo niente per te e tu meriti una persona che ti ami davvero». Mi girai dalla sua parte prendendole una mano, accarezzandola con fare dolce. «Spero che tu capisca e che questo non alteri i rapporti tra le nostre famiglie, ma devo assolutamente chiederti di andare» i miei occhi bruciavano nei suoi, la stavo circuendo come un serpente che ipnotizza la sua preda.
Sciolse la sua mano dalla mia come se avesse preso la scossa e si rivestì in fretta.  
«Questa non te la perdonerò mai Edward» sentenziò con la sua vocina infantile, impettita. «Tornerai da me strisciando».
Non contarci troppo, sgualdrina, fu il mio primo pensiero. 
Raccolse le sue cose e in silenzio si dileguò uscendo dal retro. Avevo volutamente evitato di ascoltare i suoi fastidiosi pensieri per non doverla aggredire, quelli erano decisamente la parte peggiore di lei.

Tornai vicino al piano, guardando distrattamente una delle finestre e cercando di ascoltare i rumori provenienti dal bosco; il vento che sferzava gli alberi, qualche ramo che scricchiolava sotto il peso di alcuni piccoli animaletti, un ruscello poco distante da casa che gorgogliava tranquillo e pacifico. Poi un suono strano catturò la mia attenzione e scioccamente cercai di mettere a fuoco un punto oltre il vetro della finestra. Per quanto la vista da vampiro fosse acuta non potevo certo vedere oltre gli oggetti, e quel colpo sordo proveniva sicuramente dal centro della foresta. Ora tutto taceva, solo due respiri affannati si riuscivano ad udire flebili tra gli alberi, poi ancora quel colpo sordo e un tonfo ovattato dallo scricchiolare delle foglie secche. Qualcuno si allontanava correndo, troppo distante perchè ne udissi i pensieri. Non passarono neanche cinque minuti ed ecco i pensieri dei miei familiari e subito mi rilassai. Cominciavo seriamente a preoccuparmi di che fine avessero fatto.

Povera ragazza, pensò Alice, speriamo che Carlisle la rimetta in sesto. Ragazza? Di che ragazza parlava?
Questa famiglia è piena di complicazioni. Riconobbi il tono critico di Rosalie, intenta a correre al fianco di Emmett e subito di fronte a lei c'era Carlisle. Riuscivo a vederli perchè Rose associava spesso i pensieri alle immagini, per qualche strana ragione. Ma che diamine portava Carlisle in braccio? Appena furono abbastanza vicini uscii di casa per capire la situazione.
Mai errore fu più grave. Furono oltre il limitare del bosco velocemente e il primo che vidi fu mio padre - lo chiamavo così anche se non ci legavano veri vincoli di sangue - che teneva tra le braccia una ragazza, ferita all'addome.
«Edward, prepara le attrezzature al secondo piano, devo operarla» mi disse concitato, facendosi stada fino alla porta di casa. Una folata di vento mi portò alle narici l'odore di quella fragile sconosciuta. I miei sensi presero fuoco, scatenando un'ondata di veleno che mi invase la bocca e subito, istintivamente, cacciai un ringhio. Era deliziosa! E come sembrava dissetante il suo sangue! Riuscivo a percepire il suo cuore spingere nelle vene quel nettare dolcissimo e desideravo poterlo assassiare anche solo una volta, anche una sola piccola goccia. Senza nemmeno pensarci mi posizionai in attacco. Dovevo averla, dovevo dissetarmi con il sangue di quella piccola sciaguarata che si era trovata nel posto sbagliato con le persone sbagliate - se poi persone potevamo davvero definirci - e poco mi importava se infrangevo le regole della mia famiglia. La volevo, solo quello contava.
«Emmett, bloccalo!» Lo scampanellio della voce di Alice irruppe nei miei pensieri nello stesso istante in cui mio fratello fu dietro di me, stritolandomi nella sua presa da orso. Io ringhiai, divincolandomi con forza.
«Che diamine fai, lasciami andare!» le mie parole sembravano più il ruggito di un leone furente e pronto all'attacco piuttosto che la mia voce.
Alice mi si parò davanti, tirandomi uno schiaffo. A cosa serviva? Sapeva perfettamente che non poteva farmi male.
«Ti stai comportando come un neonato, stupido e privo di alcun autocontrollo» mi ammonì dura, dovevo ammettere che quando si arrabbiava era proprio autoritaria. «Emmett, Jazz, portatelo nel bosco. Noi ci occupiamo della ragazza» disse prima di schizzare oltre la soglia della porta seguendo Esme e Rosalie. Sentivo Carlisle al piano di sopra accendere tutti i macchinari e il battito del cuore di quella ragazza mi scatenava una sete tremenda. Jasper e Emmett si portarono ai lati e, trascinandomi per le braccia, mi condussero nel bosco. Mi lasciarono andare andare solo quando fummo abbastanza lontani da casa.
«Cosa accidenti ti è preso Edward? Tu eri quello con più autocontollo di tutti», disse Emmett scrollandomi violentemente per le spalle.
Mi portai una mano collo, mi sembrava di avere un ferro rovente conficcato nella gola.
«Non lo sentite quanto è delizioso il suo sangue? Riesco a percepirlo persino da qui scorrere dentro quelle vene fragili... La voglio, troppo.» Già sentivo il potere di Jasper farsi strada nel mio corpo e placare la frenesia, portandomi in una specie di torpore dei sensi. Anche la sete, ora che riuscivo a respirare l'aria senza sentire il suo profumo, sembrava placarsi.
«Edward, questa è la vita che ci siamo scelti. Credo che nessuno più di me sappia quanto sia difficile» Jasper cercava sempre di essere rassicurante con le sue parole «ma, davvero, quella ragazza non ha un odore poi così diverso dagli altri umani.»
Persino lui era riuscito a controllarsi più di me, dannazione! Perchè solo a me sembrava che quell'essere avesse il profumo più succulento del mondo?
«In ogni caso, presto non dovrai preoccupartene. Se tutto procede come deve non avrà più quell'aspetto appetitoso» continuò lui destandomi dai miei pensieri.
«Vuole trasformarla? Un altro neonato a cui badare? Dovremo trasferirci ancora?» domandai spostandomi e camminando nervosamente su e giù per il piccolo spiazzo dove mi avevano condotto.
«Carlisle vuole provare a salvarla, la sta operando ma l'hai vista è conciata proprio male» rispose Jasper scuotendo la testa.
«Una neonata è un pericolo Jasper! Potrebbe dare nell'occhio. E lo sai, siamo sempre osservati da loro.» Non volevo ammettere che semplicemente odiavo quella stupida umana perchè non potevo averla, era il mia piccola punizione personale.
«Mi sembra di sentire Rose! Quando sei diventato così Edward? Io ci so fare con i neonati e poi non è detto che la ragazza voglia unirsi alla nostra famiglia.»
«Peggio! Un neonato senza regole che vaga libero per il mondo, che bella cosa!» Un po' - ma poco, molto poco - mi spaventava lasciare andare quella giovane chissà dove.
Emmett ci interruppe sbuffando. «Edward sei un rompipalle, punto. Non sappiamo neanche se quella ragazza sopravviverà, dacci un taglio.»
Mi passai una mano tra i capelli, per un attimo mi ero quasi dimenticato della sete pressante che avevo.
«Vado a caccia» sibilai prima di sparire tra gli alberi. Dannazione, ci mancava solo questa! Una neonata! Una neonata parecchio appetitosa, mi ricordò il mio subconscio. Mentre correvo cercai di rilassarmi e dimenticare tutto, dovevo scordarmi di Tanya, della sconosciuta, di tutto. Lasciarmi andare all'istinto era estremamente facile quando ero così assetato.
Ed eccomi nel bosco, il predatore per eccellenza; chiusi gli occhi e mi lasciai guidare dai sensi. Schivai qualche albero facendo molta attenzione a fare meno rumore possibile e mi misi in ascolto, cercando la mia preda. Un coniglio si spostò impaurito, rintanandosi da qualche parte, ma le mie prede erano altre. Aprii gli occhi non appena percepii due cuori pulsanti in prossimità di un laghetto e mi preparai all'attacco; schiena leggermente arcuata in avanti, sguardo vigile e attento, gambe piegate pronte a scattare. Due grossi cervi maschi si abbeveravano tranquilli, incuranti dei rumori tra gli alberi. Velocissimo mi gettai sopra il più vicino, gli spezzai velocemente il collo e affondai i denti tagliando la pelle e trovando le sue vene dalle quali prosgiugai in fretta tutto il sangue. L'altro, spaventato, aveva subito cominciato a correre. Stupido, stava soltanto facendo diventare la caccia il gioco più eccitante che esistesse. Mi lanciai al suo inseguimento e gli fui dietro presto. Con uno scatto repentino lo bloccai al suolo, mordendolo subito dopo. Quando mi alzai, ormai sazio, non avevo neanche una macchia o un capello fuori posto. Ormai potevo considerarmi un buon cacciatore, certamente veloce e molto astuto; ma con gli animali era tutto troppo semplice. Che gusto c'è ad inseguire qualcosa che in un modo o nell'altro finirà per diventare un pasto? Con gli umani era decisamente più divertente. Inseguirli, torturarli psicologicamente, sentirne la paura crescere istante per istante fino all'attacco finale e poi il loro sangue. Ah! quella era decisamente la parte migliore. Vi avevo rinunciato tanto tempo prima però e non avevo mai valutato l'idea di tornare a quello stile di vita se non fosse stato per lei, la piccola umana che mi stava facendo perdere il nume della ragione.
Feci un bel respiro profondo - era una delle abitudini umane che nessuno di noi abbandona mai veramente quella di respirare - e decisi che forse era ora di tornare a casa. Avrei trovato un nuovo membro della famiglia in piena trasformazione? Oppure sarebbe solo stata un cadavere di cui far perdere le tracce per sempre?

Durante il tragitto non incontrai i pensieri di Emmett e Jasper, segno che erano già rientrati. In prossimità della casa l'odore di sangue era sparito lasciando spazio a quello acre di disinfettante, probabilmente per cercare di rendere a tutta la famiglia la vicinanza ad un umana più sopportabile. Mi portai subito al piano di sopra nella stanza che Carlisle aveva adibito a studio medico. "In caso di emergenze" aveva detto lui. Emergenze che non si erano mai verificate, eccetto quel giorno. Appena oltrepassata la soglia una mano di Emmett fu sulla mia spalla.
Sii prudente, non fare sciocchezze, mi avvertì. Io annuii piano, avvicinandomi a Carlisle, chino sulla figura della ragazza, intento a ripulire la ferita della ragazza che era stata ricucita. L'ha salvata! pensai con una certa gioia. Perchè ero felice per lei? Cercai di non pensarci, distraendomi ad ascoltare il leggero bip dei macchinari. Aiutai Carlisle ad intubarla, aveva bisogno di respirazione artificiale e di una flebo di morfina per sedare i dolori che avrebbe sicuramente avuto al risveglio.
Non respirai per evitare qualsiasi spiacevole incidente e mi ritrovai a fissare intensamente il suo volto, percorrendo ogni particolare con estremo interesse. La fronte piccola, le due linee curve e sottili delle sopracciglia, le palpebre chiare e bordate da ciglia lunghe e nere, il naso minuto e grazioso leggemente all'insù, le guance morbide e leggermente rosee, le labbra rosse e carnose al punto giusto, non eccessive. In quel momento mi perve bella, bella di una bellezza disarmante. Ma che stavo pensando? Bella? Nessuno chiama un pasto bello! Non doveva essere altro che un pasto nella mia testa.
Nel preciso istante in cui feci per allontanarmi due occhi color cioccolato si fissarono intensamente nei miei, inchiodandomi inesorabilmente a lei.





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Salve a tutti!
Come vedete la storia si sta evolvendo. E' stato parecchio complicato scrivere questo capitolo, lo ammetto, ma alla fine penso che ne sia venuto fuori qualcosa di buono. Ringrazio chi ha recensito (sopratutto Ila, che ha letto sotto mia personale minaccia, I Love You, babe!), chi ha inserito la storia tra le seguite e ringrazio anche chi l'ha semplicemente letta. Ringrazio inoltre chi leggerà, recensirà ecc. ecc. anche questo capitolo. Troppi ringraziamenti forse, ma mi sento in dovere di farli.
Cercherò di aggiornare sempre piuttosto velocemente, fantasia permettendo, sperando di non deludere le vostre aspettative.
Un abbraccio enorme e al prossimo capitolo;
Mary (smiles).
  
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