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Autore: Gloom    14/01/2011    2 recensioni
Per tutti, Mem è mitica: sempre presente per tutti, sempre disposta ad ascoltare, ad aiutare, a sorridere.
Eppure non permette mai a nessuno di avvicinarla troppo: l'unico che ci è riuscito è un Old Boy tenero e non troppo alto.
Ma Mem ha anche un padre, dilaniato dalla paura di perdere l'ultima donna della sua vita; qualche sua iniziativa potrebbe compromettere la fama della mitica Mem che tutti conoscono.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Fuori faceva indecentemente caldo per essere gennaio; la giornata era cominciata nel più splendido dei modi, con un'alba mozzafiato dalle tinte sgargianti, e pian piano il cielo era diventato azzurro come se volesse fingersi estivo. Bastardo: ci pensava un vento malefico a ricordarti che era inverno.
 Solo che era arrivata la sera e il cielo non si vedeva più. C'erano un po' di stelle, ma non bastavano per essere romantiche.
 Non era neanche necessario che lo fossero: già c'era abbastanza imbarazzo tra i due uomini, dentro il pub.
Era un giovedì sera e tutti gli universitari si stavano dando da fare, come al solito. Il locale era pieno di giubbotti neri, birra, giovani e meno giovani.
Un posto perfetto per loro, insomma.
 Il padre di Mem era arrivato con qualche minuto in anticipo sulla sua auto nera che puzzava costantemente di fumo. Aveva aspettato che l'orologio digitale scattasse a segnare le diciotto e trenta, poi era sceso ed si era acceso una sigaretta. 
 Conosceva di vista il ragazzo di sua figlia: i due stavano insieme da abbastanza tempo per poter essere stati beccati in giro. Ogni tanto, il sabato sera, lo riaccompagnava pure fino a casa sua.
 Però al telefono era stato abbastanza simpatico: imbarazzato, sì -so per certo che tra i due era stato lui il più stupito-, ma lo era anche lui, quindi non ci aveva fatto caso. E poi voleva trovare più pregi possibili a quel ragazzo... dato che era riuscito in quello che a lui era stato negato: ottenere la fiducia di Mem. 
 Appoggiato alla portiera della macchina, lo vide scendere da un autobus qualche minuto dopo. Prendeva l'autobus: mmm.
 Lui lo riconobbe e, con lo sguardo basso, si avvicinò titubante. Poi si ricordò di doversi mostrare all'altezza, quindi alzò il viso e porse la mano all'uomo.
 -Buonasera- disse, cercando di apparire sicuro.
 -Buonasera- rispose il padre di Mem.
 Imbarazzo: non c'era parola più adatta per descrivere i secondi immediatamente successivi.
 -C'è un posticino qui vicino...- tentò l'Old Boy.
E fu così che si ritrovarono nel pub. A ordinare due birre, a guardare le ragazze poco dignitose e a stropicciarsi mani e dita sempre più sudate.
 -Come va con lo studio...?- chiese il padre di Mem.
 -Non vado all'università, lavoro in una pizzeria. E' quella in centro, che fa angolo con via Cinelli...-
 -Oh. Be', interessante- risose secco l'uomo. Mmm.
 -Non molto in realtà... ma sto spedendo delle tavole ad alcune case editrici, avere una possibilità in quel campo sarebbe una cosa che mi piacerebbe molto di più...- l'Old Boy rispose con quel tono sofisticato che in genere si usa durante le interrogazioni o gli esami.
 -Direi proprio di sì. E' una tua passione, il disegno?-
 -Sì. Per questo mi piacerebbe riuscire. Insomma... essere pagati per qualcosa che piace è una doppia soddisfazione: per me, e per chi usufruisce del mio lavoro... dato che i risultati saranno sicuramente migliori. Ehm... giusto?-
 -Giustissimo-.
 L'Old Boy esultò intimamente.
 Arrivarono le birre e la cameriera sorrise all'Old Boy. Lui distolse lo sguardo: non era proprio il caso.
 -Be'... brindisino a Mem- disse l'uomo.
 -A Mem- sorrise l'Old Boy.
 Trassero un primo sorso; l'Old Boy misurò attentamente il momento esatto in cui posare il boccale: prima del padre di Mem sarebbe stato perfetto.
 -Sai che ti dico, non è il massimo questa birra- disse l'uomo.
 -Be'... a me piace-.
 Istante di silenzio: i due stavano iniziando a tracciare i propri territori.
 -In Germania ho bevuto birre divine-.
 -Oh... la invidio. L'anno scorso io e un po' di amici stavamo pensando di andare all'Oktoberfest, ma poi non se n'è fatto più nulla-.
 -Come mai?-
 -Impegni universitari degli altri, soldi... le solite cose-.
 Il padre di Mem arricciò un angolo del labbro e se l'Old Boy non sentiì quell'ennesimo mmm fu solo per il chiasso del pub.
 -Avresti portato Mem con te?- chiese poi a tradimento.
 Il ragazzo si morse il labbro: era il momento di dire esattamente la cosa giusta.
 -Non stavamo ancora insieme. Ci conoscevamo, ma solo di vista...-
 Ecco, aveva sbagliato: se ne accorse subito dopo aver parlato.
 -...E se foste stati insieme?- chiese infatti il padre di Mem.
 -Be'... penso di no. A parte che Mem ha ancora la scuola, non può assentarsi all'inizio dell'anno per due settimane, e poi... lei ha i suoi spazi. Non credo che sprizzerebbe di gioia a dover passare diversi giorni in compagnia di altre persone ventiquattro ore su ventiquattro-.
 -Credo di no, hai ragione-.
 -Lei mi ha chiamato per parlare proprio di Mem, vero?- chiese l'Old Boy.
 -Sì, esattamente. Credo che tu ne sappia molto più di me-.
 L'Old Boy si sentì in un certo senso colpevole. Non era nell'ordine naturale delle cose, che un padre non conoscesse la propria figlia...
 -Lei è pur sempre suo padre- mormorò.
 -Questo sì... sai, la conosco da quando era piccola e lo so che non è mai stata molto affettuosa. Ho sempre pensato che crescendo sarebbe stata... solitaria. Invece, è successo proprio l'opposto: è estremamente socievole, con tutti gli amici. Almeno a quanto risulta a me...- 
 -Oh, è così-. L'Old Boy si sentiva inquieto a parlare di Mem davanti a suo padre, ma capiva che era l'unica cosa da fare. -Mem è... be', agli occhi di tutti è mitica. Estremamente forte... ma di tutta le gente che conosce, pochi sanno molto di lei. Ha ragione quando dice che è socievole: le piace stare con le persone, le piace che stiano bene; ma quando si avvicinano troppo, inizia a fissare dei paletti e non permette che si oltrepassino. Le piace stare sola-.
 -Stare sola... sai, lei è stata sola molto spesso. Quando sua madre se n'è andata io lavoravo a turni pieni, e lei restava a casa in compagnia di una babysitter a cui non ha mai dato troppa confidenza. Poi... la storia la sai-.
 -Già-.
 -Ma è forte-.
 -Immensamente-.
 -Da un lato è una colpa. Colpa mia, di sua madre e di quello che le abbiamo fatto passare-.
 -Lei dice che era così che dovevano andare le cose. Che il suo futuro non prevedeva due genitori uniti... e quindi si era adattata, cercando di farsene una ragione-.
 -Non ho mai capito se ci è riuscita-.
 L'Old Boy ci pensò un po' su:
 -Io penso di sì. E' tranquilla quando si tratta di spiegare che i suoi non stanno insieme... ma nell'intimo qualcosa le manca. Manca un po' a tutti i figli in queste situazioni, no?-
 Al padre di Mem non piacque quell'"Io" all'inizio della frase. E per questo rincarò il tono: voleva chiarire che Mem era prima di tutto sua.
 -Ci abbiamo pensato a lungo, io e sua madre. Ma certe cose non sono prevedibili, e quando succede... tu sei giovane, ma lo capirai.
 Se a lui non era piaciuto un semplice pronome, all'Old Boy non piacquero le ultime due frasi: come se lui fosse ancora così immaturo.
Ma c'era una gerarchia da rispettare: Mem era prima di tutto del padre.
 -Ne sono sicuro...- Be', Mem era del padre, ma lui sapeva tutto ciò che a lui mancava. Teoricamente era più in alto il padre, ma praticamente il comando lo teneva l'Old Boy. -Ma Mem è venuta su così, e nessuno può farsene una colpa... anche perché Mem tutto rappresenta, tranne che una colpa. Anzi... se fosse mia figlia, ne sarei orgoglioso-.
 Il padre ebbe bisogno di un attimo, così tracannò un sorso di birra.
 -Infatti ne sono orgoglioso. E' di come è stata costretta a crescere che non lo sono-.
 L'Old Boy prese anche lui un po' della sua birra.
 -Ma quello che è stato, è stato. Non serve starsi a recriminare le cose... ora ci sono altre questioni, giusto?-
 -Giusto. Ecco, io... mi piacerebbe che tu me la descrivessi. Che me la descrivessi come la vedi tu, come la vedete voi... fuori da casa-.
 L'Old Boy bevve ancora un po', poi posò il boccale.
 -Mem...- non voleva sbagliare, voleva dire tutto chiaramente. Solo che, tenendo presente Mem, la cosa era un po' difficile... però ci provò: -Mem è una brava ragazza. Brava nel senso che è buona: una piacevole novità, quando tutte le ragazzine fanno di tutto per essere delle...- non mi pare proprio il caso di uscirmene con un...
 -Puttane?-
Questione risolta.
 -Ecco, quello. Mem si sforza per essere buona. E' la sua caratteristica principale. Non che ci riesca sempre, ovvio... E poi è forte: è una cosa che notano tutti, non appena le parlano un po'. E' buona, è forte... è riservata. Ad alcuni sembra fredda-.
 -Questo è quello che so anche io...- lo interruppe il padre di Mem.
 -Questa è Mem. E non ci credo che lei non la conosca: è suo padre. Forse la conosce anche meglio di quanto si conosca lei stessa...-
 -Qualcosa mi avrà pur spinto a cercarti, non credi?-
 -Sicuro. Ma io non posso aiutarla più di quanto non possa fare lei-.
 Se fosse stata presente, Mem sarebbe stata percorsa dai brividi per tutta la conversazione, fino a sarentare il terrore a quest'ultima battuta: l'Old Boy stava allargandosi troppo.
Ma lei non c'era e lui era solo a fare i conti con limiti che non conosceva.
 -Siamo punto e a capo, allora...- l'uomo cercò di non sembrare troppo aggressivo.
 -Non credo- L'Old boy in realtà era ormai convinto di aver capito quale fosse il problema dell'uomo che aveva davanti: paura.
Paura di sbagliare, di perdere per sempre l'unica donna che era rimasta nella sua vita... ma non aveva la minima idea di come farglielo capire: non poteva certo dirglielo così.
 -Se vuole, posso parlarle io- propose.
 -No, so cavarmela. Grazie comunque della chiacchierata...-
 -Faccio io- disse l'Old Boy non appena l'uomo fece per cacciare il portafoglio.
 -Non dire sciocchezze-.
  
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