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Autore: Lussissa    15/01/2011    17 recensioni
-James?- Lui alzò lo sguardo su di lei, cercando di non pensare a quanto stesse male, in quel momento. -Mi baci?- James la guardò, sentendo la rabbia che piano piano gli saliva al petto. Ripensò a tutte le volte che aveva sperato di sentire quelle parole uscire da quelle labbra.[...] E lei era lì, calda, invitante, con le labbra che tremavano leggermente, gli occhi verdi velati da un sottile strato di lacrime, i capelli rossi scarmigliati, che dava voce ai suoi desideri più profondi con una semplicità disarmante.[...]Ma non poteva, maledizione. Non adesso, dopo tutto quello che era successo.[...]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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cap 34 L'attesa può uccidere un essere umano.
Emmeline pensò che chi aveva detto una frase del genere doveva per forza non esserci completamente con la testa.
Infatti, per quanto la riguardava, avrebbe aspettato volentieri altri due o tre secoli, piuttosto di vedere il ghigno strafottente di Avery che spuntava insieme alla sua testa scura dalla Sala Comune dei Serpeverde.
-Emmeline Vance- il ghigno mellifluo diede ad Em l'impressione che qualcosa di viscido le stesse scorrendo lungo la gola. -a cosa devo l'onore di questa visita, mia cara fidanzata?-
La Vance trattenne un brivido di disgusto, cercando con tutta se stessa di mordersi la lingua per evitare di ribattere in maniera acida che no, lei non era affatto la sua fidanzata, nè mai lo sarebbe stata.
Quelle parole non poteva più concedersele.
Doveva cancellarle dal suo vocabolario.
Dirlo al cuore però era uno sforzo che richiedeva tutta l'energia che aveva messo nel trattenere le lacrime in tutti quegli anni.
E se voleva davvero ottenere quello che le aveva chiesto Silente, doveva mettere in atto tutta la gentilezza e la persuasione di cui era capace.
Per la prima volta nella sua vita, doveva mettere in pratica ciò che la tradizione Purosangue insegnava ai suoi pargoli da oltre millenni.
Se sei una donna Purosangue, sii sempre servizievole e accondiscendente con il tuo futuro o presente marito: per quanto tu sia di buona famiglia, non sarai mai al suo livello.
Ricordava ancora come sua madre snocciolava quelli che per le famiglie più in alto erano i comandamenti da seguire senza esitazione.
-Non sono qui per una visita di piacere.-
Non ce l'avrebbe mai fatta, ad essere meno fredda di così, mai. Per un attimo sentì le sue convinzioni vacillare.
Avery ghignò, un barlume malizioso negli occhi che sapeva irritarla più di qualsiasi botta di suo padre, più di qualsiasi parola malevola di sua madre.
Il tuo destino è segnato, Emmeline. Prima te ne farai una ragione, prima ti sarà più facile guardarlo negli occhi senza sputargli addosso.
-Lo immaginavo.- fece un passo verso di lei, continuando a sorridere. Emmeline ficcò le unghie nei palmi, cercando di non allontanarsi in modo brusco finchè la sua mano bianca andava a scostarle un ciuffo di capelli.
Lui sapeva perfettamente di farle saltare i nervi, toccandola.
Lei sapeva perfettamente di doversi abituare a quelle mani da perfetto figlio di papà senza che le venisse ogni volta il voltastomaco.
-E cosa vuole la mia adorata fidanzata, da spingerla fino al covo dei Serpeverde?-
Em fremette ancora, alla parola fidanzata.
Ci si sarebbe mai abituata?
Lui lo faceva solo per provocarla, ne era certa, lo vedeva da quegli occhi inondati di perfidia nera.
Fece per aprire bocca, trovandosi la gola secca e incapace di emettere suoni.
Era come affacciata su un baratro.
Un vuoto scuro accarezzava i suoi piedi, mentre sulle spalle aveva un bagaglio di buone intenzioni.
Doveva solo saltare.
Saltare senza guardare, saltare verso la parte dei cattivi, dove il buio non sarebbe più stato solo un vuoto da superare ma sarebbe stato un sentimento che le avvolgeva il cuore.
Il bagaglio di buone intenzioni era acciambellato sulle sue spalle fragili, pesava tanto, troppo per quelle spalle a cui era già stata inflitta tanta violenza, e per la prima volta da quando aveva preso la sua decisione, Em aveva voglia di scrollarselo di dosso, di lanciarlo a qualcun altro, di dire che non poteva sempre essere lei, a soffrire la scomodità di quel peso.
Poteva non saltare, tornare da dove era venuta, prendere per mano i suoi amici e non lasciarli più andare, proteggerli così.
Ma le sue buone intenzioni non si sarebbero mai scollate dalle sue scapole.
Sarebbero rimaste lì, ingombranti, a ricordarle ogni giorno che la scelta più facile non era quella che li avrebbe messi al sicuro.
Era un peso che sarebbe scomparso solo saltando. La verità le sminuzzava il cuore, facendolo sanguinare, eppure era una verità che andava accettata.
Si preparò a lanciarsi.
Silente le aveva detto esattamente cosa fare, in quel caso.
L'aveva preparata a non demordere, l'aveva preparata a combattere con la giusta dose di distaccata freddezza.
Strinse i pugni, sentendo che ormai le unghie grattavano la pelle in maniera dolorosa e insistente.
Si schiarì la gola, liberandosi per un secondo dell'amarezza che le seccava l'anima.
Il ghiaccio nei suoi occhi rispecchiava la voce con cui parlò, senza più esitazioni, guardandolo direttamente nelle pupille scure.
-Ho da proporti un patto.-
-Un patto?- lo sguardo del ragazzo brillò, sinistro come l'ala spezzata di un corvo. -Che patto potrebbe mai proporre una dei cocchi di Silente al suo fidanzato Serpeverde?-
Questa volta neanche un velo di irritazione si mostrò sul suo viso che pareva scolpito direttamente nel marmo, angelico e senza imperfezioni come solo una statua può essere.
-Se non ti dispiace, vorrei parlartene in una sede lontana da orecchie indiscrete.-
Robert Avery si limitò a ghignare.

-Io non capisco Sirius!-
-Detto da te è preoccupante.-
James ignorò totalmente il commento di Remus, limitandosi a scuotere la testa con aria rassegnata.
-Mi pare evidente che Marlene gli piace. Se ne accorgerebbe persino Mrs Purr!L'unico a non accorgersene ovviamente è lui.-
Il corridoio su cui stavano camminando era illuminato solo da qualche lanterna luminosa, e le uniche voci che parevano rieccheggiare erano le loro.
Remus fece un sorriso divertito, osservando James.
Il Malandrino aveva da poco finito l'allenamento di Quidditch, a cui Remus era andato ad assistere, visto che aveva già finito i compiti per la settimana, e gli sembrava giusto un tantino eccessivo iniziare già quelli per il mese sucessivo.
Ramoso aveva lo sguardo esasperato di chi non ne può più di sopportare i continui cambi di umore del proprio migliore amico, che, per inciso, quel giorno agli allenamenti di Quidditch era stato intrattabile, al punto che James aveva dovuto dirgli di darsi una calmata visto la zizzania che seminava in tutta la squadra.
Quando poi era uscito dalla doccia nella speranza di parlare a Sirius come si deve, si era ritrovato soltanto Remus ad aspettarlo fuori dagli spogliatoi, che gli aveva comunicato che Sirius si era letteralmente volatilizzato senza nemmeno pensare di sfiorare l'acqua della doccia.
-Merlino, James, questa frase ti faceva sembrare proprio una vecchia comare. Allora è vero che con l'amore ti sei rammollito.-
La faccia di Ramoso si accartocciò in maniera impareggiabile.
-Che cosa?Ma non è affatto vero!-
Remus rise, vedendo l'espressione indignata di James.
-Ramoso, non c'è niente di male, sai?- sarebbe risultato convincente, se non si stesse trattendendo con tutte le sue forze dal ridergli in faccia.
Il moro gli diede uno spintone, per scherzo, facendolo scoppiare definitivamente a ridere.
-Sirius ha una cattiva influenza su di te, Rem.-
-Ah, perchè invece tu hai un'ottima influenza su di me, immagino.-
-Certo, io sono un irreprensibile esempio di virtù e bontà.-
-Ti sei guardato allo specchio ultimamente, James?Perchè mi sa che non stiamo parlando della stessa persona.-
-Ma guardate un po' chi si vede in giro!-
Prima che James avesse la possibilità di replicare a Remus, il sorriso gli morì sulle labbra, sostituito da una smorfia infastidita.
Cinque membri della casa di Salazar si erano appena piazzati davanti a loro, i ghigni che trasudavano malvagità e disprezzo.
-Mulciber e compagnia bella, e ti pareva.- James alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
-Potter e il secchione, è un onore avervi nel nostro territorio, davvero. Come mai senza il rinnegato e lo sfigato?-
Dietro Mulciber, James distinse una figura più esile delle altre, che gli pareva avesse un che di familiare.
Gli occhi blu, il profilo elegante e aristocratico. Non serviva nemmeno conoscere Sirius bene come lo conosceva lui, per riconoscere immediatamente il portamento altezzoso dell'ultimo esponente della casata dei Black.
Regulus Black doveva avere appena cominciato il suo quinto anno, e già era entrato a far parte della cricca di verde-argento che aspiravano a diventare i cocchi del Signore Oscuro.
-Non ti conviene darti tante arie, Mulciber. Ci metto un attimo a farti espellere.-
-Oh, avete sentito ragazzi?Potterino qui si crede superiore solo perchè ha una spilla che attesta di aver leccato il culo a Silente più di tutti gli altri Grifondoro.-
-Lestrange, non vorrei ricordarti che anche il tuo amico qui è un Caposcuola, sebbene non si comporti affatto come tale.- Remus, nonostante tutto, manteneva la solita aria pacata, come se stesse semplicemente parlando del tempo.
James sorrise, sapendo quanto il licantropo potesse far saltare i nervi con quel suo comportamento tranquillo.
-Potter ti fai difendere da un ibrido, adesso?-
Severus Piton aveva parlato dal suo angolino nascosto affianco a Regulus, le labbra strette a incorniciare l'espressione di disgusto dipinta in volto.
L'odio verso Potter era aumentato a dismisura, dall'ultimo incontro.
-Lascia stare, Severus.- Mulciber sorrise, malefico. -Inutile stare qui a discutere: tempo qualche mese e tutti quelli come lui strisceranno ai nostri piedi chiedendoci una pietà che non avranno mai.-
-Sei solo un figlio di..-
-Che linguaggio, Potteruccio. Non si addice proprio a un Purosangue come te, sai?-
Il Malandrino fece per ribattere, quando venne interrotto da Remus, che gli posò una mano sul braccio, come per calmarlo.
-James. Andiamocene. Vogliono solo provocarci, lo sai anche tu.-
-Si giusto, andatevene. Tanto ci rivedremo presto, suppongo. Non vedo l'ora di vedere quanto piangerete, quando i Mezzosangue saranno finalmente sterminati. La piccola Jenny è stata solo la prima di una lunga serie che comprenderà anche la tua adorata rossa, Potter.-
James tirò fuori la bacchetta, puntandogliela al petto, stringendo gli occhi a fessura.
-Un'altra parola, Mulciber, e vedrò di ucciderti con le mie stesse mani. Non me ne sbatte un cazzo di finire ad Azkaban, se è per liberare il mondo dal tuo brutto muso.-
Mulciber sorrise, vedendo come la mano di James tremasse di rabbia attorno alla bacchetta.
Che spreco. Potter sarebbe stato un ottimo combattente, tra le schiere del Signore Oscuro.
Un'altra famiglia Purosangue insudiciata dalle mani sozze di quegli scarti umani detti Mezzosangue.
Un vero peccato.
-Che paura che mi fai, Potter, non vedi come tremo?La cosa che mi fa ridere è che fate tanto i gradassi in pubblico, poi in privato è tutta un'altra storia, non è così?-
-Cosa intendi dire, Mulciber?-
Remus aveva posato una mano sulla spalla di James, ma questa volta teneva il busto leggermente piegato in avanti, e la mano pronta a scattare verso la tasca dove teneva la bacchetta.
Anche lui trasudava rabbia da tutti i pori.
Lestrange ghignò, malefico.
-Il mio amico ha ragione. Prendete quella puttana che vi portate sempre appresso, la bionda che si fa menare dal padre. Fa tanto la vittima, ma non ha affatto avuto problemi a trascinare il nostro amico Avery in una stanza vuota qualche minuto fa, secondo voi per cosa?-
-Sicuramente per fare quello che sa fare meglio: la puttana.-
-Oh no Mulciber, non dire così, sei cattivo. In fondo, quella troia è la più furba di tutti i Grifondoro: ha capito che farsi diseredare e cancellare dall'albero genealogico non l'aiuterà certo ad ottenere tutti i soldi che le verrano concessi con il matrimonio combinato con una delle più ricche famiglie Purosangue del mondo Magico.-
Fu un attimo.
Un attimo, e Lestrange si trovò a terra, colpito in pieno stomaco da un pugno tremendamente potente.
Lestrange spalancò gli occhi. Non era certo preparato a parare un attacco alla Babbana così, all'improvviso.
Gli ci volle un attimo per realizzare cosa fosse successo.
Un attimo, e al pugno ne seguì un secondo, questa volta sul viso, che gli fece emettere uno strillo soffocato dal dolore.
Un attimo fu il tempo che ci volle a tutti per capire che a colpire Lestrange non era stato il più scontato James Potter, ancora in piedi con gli occhi sbarrati.
Remus Lupin, il dolce e pacato Remus, Remus il prefetto, Remus il ragazzo contrario alla violenza, quel Remus, si era gettato senza ritegno sul Serpeverde, pieno di una furia cieca che non sapeva nemmeno a lui di avere.
E finchè un altro cazzotto alla Babbana sfondava il naso a Rodolphus, facendogli sputare sangue e saliva, Lupin pensò che quella senzazione di euforia l'aveva già provata.
Era la stessa sensazione che provava durante la trasformazione.
Solo che mai la trasformazione gli dava quella dolce senzazione di vendetta lungo la gola.
Sentì qualcuno avventarsi contro di lui, colpirlo alla schiena per costringerlo a togliersi da lì, ma Remus era di tutt'altro avviso.
Bloccò la mano di Lestrange chiusa a pugno, pronta a colpirlo, e in compenso provvide a ficcargli un gomito nell'addome, facendolo ringhiare dal dolore.
Voleva ucciderlo.
L'avrebbe ucciso.
Come si permetteva?
Come osava anche solo pernsare ad Emmeline, quel luridissimo pezzo di merda?
Emmeline, così buona, Emmeline, sempre pronta a sacrificarsi per gli altri.
Quella stessa Emmeline che aveva visto piangere, che aveva voluto consolare, accarezzare e abbracciare.
Voleva spiaccicargli la faccia, in un modo indelebile, in un modo tale che avrenbbe portato le cicatrici per il resto della sua esistenza.
Gli arrivò un calcio sul fianco, che lo costrinse a ruzzolare di lato, lontano dalla Serpe.
Accecato dalla rabbia, non si premurò nemmeno di scoprire chi fosse il suo aggressore, e lo afferrò invece per la caviglia, trascinandolo giù con sè, e colpendolo ripetutamente in ogni pezzo di corpo disponibile.
Finchè colpiva e veniva colpito, sentiva solo la rabbia aumentare.
Non era mai stato tipo da risse, lui. A quelle poche che aveva partecipato erano state iniziate da James o Sirius, ma di solito se ne stava fuori il più possibile, contrario alla violenza e convinto che violenza generasse solo altra violenza.
Ma in quel caso non era riuscito a trattenersi.
Voleva deturpare quegli esseri a tal punto da farli rimpiangere di essere nati.
Per un unica volta nella sua vita, Remus Lupin avrebbe desiderato essere sotto forma di lupo, per poterli sbranare senza pietà e fare in modo che di loro non rimanessero nemmeno le briciole.
Non sapeva nemmeno lui da dove gli arrivasse, tutta quella rabbia.
E nemmeno gli importava.
James intanto osservava la scena, sbalordito.
Anche lui era stato sul punto di colpire Lestrange, ma stranamente Remus l'aveva preceduto, e questo l'aveva parecchio sconcertato.
Non poteva credere che quello a terra fosse proprio Remus.
Vide il suo amico cercare di tirare una testata a Mulciber, che lo teneva da dietro.
Oh bè. In fondo Remus era un malandrino per qualcosa, no?
-Se ci fosse Sirius...- mormorò, scuotendo la testa e pensando a quanto si sarebbe divertito il suo migliore amico alla vista del caro e dolce Remus che perdeva totalmente il controllo.
Poi, non perdendo un minuto di più, e conscio che quella scena probabilmente sarebbe stata una  di quelle cose che avrebbe ricordato per l'eternità, si gettò addosso a Mulciber, buttandosi nella mischia, perchè si sa, non sia mai che un Malandrino lasci tutta la rissa ad un altro Malandrino.

-Allora Vance, esattamente, perchè siamo qui?-
Emmeline si guardò attorno, studiando l'aula vuota in cui si erano messi per evitare di studiare lui, il suo ghigno strafottente che le dava tanto sui nervi, la postura elegante che denotava l'appartenenza a una stirpe nobile, gli occhi neri pieni di cattiveria.
Non poteva credere di stare per dire quello che stava per dire.
Signorina Vance, deve stare attentissima a ogni minimo particolare. Deve calcolare ogni sua mossa, ogni suo gesto e parola, per riuscire nell'impresa. Il minimo errore, e andrà tutto in fumo.
Mi fido di lei, signorina Vance.
La voce di Silente le risuonava ancora in testa.
Sospirò.
Era pronta a combattere.
-Acconsentirò al matrimonio.-
Lo guardò negli occhi, per fare in modo che lui vi leggesse tutta la sincerità possibile.
Una luce sinistra attraversò gli occhi neri del Serpeverde, che incrociò le braccia al petto.
Non era uno stupido, sapeva bene che non era certo tutto lì.
-Continua.-
Osservò come la Grifondoro spostava il peso da un piede all'altro, senza però far trapelare nulla dal suo sguardo ghiacciato.
-In cambio, ti chiedo di spostare la data della cerimonia. Se mi devo sposare, voglio prima avere la possibilità di finire gli studi senza essere legata a un vincolo così stretto. Sai bene cosa un matrimonio Purosangue comporta, e quindi saprai anche quanto è difficile riuscire a gestire i preparativi e lo studio contemporaneamente. Sono sicura che non te ne fai nulla di una moglie bocciata ai MAGO.-
Fece una pausa, lasciando il tempo ad Avery di annuire, con lentezza. Il Serpeverde continuava a fissarla, sapendo bene di metterla in soggezione.
Cercò di ignorarlo.
-Ti chiedo anche che tu e i tuoi amici lasciate in pace i miei amici, dal primo all'ultimo. Non voglio che gli sia torto nemmeno un capello, e non intendo solo qui, ad Hogwarts. Intendo da ora a per sempre.-
-Questo non posso assicurartelo. Non sono io che decido, in questi casi.-
La ragazza strinse i pugni, sentendo la pressione delle unghie grattare sui palmi in maniera fastidiosa.
L'allusione era chiara: se il Signore Oscuro avesse voluto farli fuori tutti, lui non avrebbe certo potuto e nemmeno voluto opporsi.
Quell'allusione la colpì come un pugnale ficcato nel petto.
Tutto quel sacrificio, sarebbe davvero servito a qualcosa?
Si sentì vacillare, per un attimo.
Stava per consegnarsi totalmente nelle mani di quel ragazzo, senza nemmeno sapere se tutto quello avrebbe portato a qualcosa.
-Allora- sperava che la Serpe non notasse l'incrinatura della sua voce. -ti chiedo di lasciarli in pace nel limite del possibile.-
Sarebbe stato già qualcosa.
Avery la guardò, gli occhi color pece illuminati per la prima volta da un sentimento che lei non credeva di aver mai visto, negli occhi di nessun Serpeverde.
E che avrebbe preferito non vedere mai.
Pietà.
Lei gli faceva pena.
Per poco non le venne da emettere un ringhio.
Non voleva la sua compassione.
-Perchè sprechi tanto tempo dietro a quei Grifondoro da quattro soldi, Vance? E si che avresti un sacco di possibilità in più, se non lo facessi. Sei una Purosangue, sei bella, potresti avere il mondo ai tuoi piedi con uno schiocco di dita.-
-Non mi aspetto che un Serpeverde comprenda cos'è l'amicizia, Avery.-
Lui aprì le labbra in un sorrisetto sinistro.
-Dovrai iniziare ad essere più gentile, se vuoi davvero venire a patti con me, mia piccola Vance.-
Emmeline si morse le labbra, sperando che il dolore del morso allontanasse il peso di quelle parole.
Non poteva ribattere che non era piccola, nè tantomeno che non era sua.
Ma non poteva nemmeno abbassare lo sguardo davanti a quegli occhi, pericolosi come una macchia di petrolio che vaga in mezzo al mare, indisturbata.
Si limitò a stare in silenzio.
Parlò lui, ben consapevole che non si era ancora arrivati al punto.
-Non mi hai ancora detto cosa ci guadagno io, in tutto questo.-
La vide nascondere gli occhi azzurri sotto le palpebre, emettendo un impercettibile sospiro.
Si immaginò come sarebbe stato avere quelle labbra tutte per sè.
Si immaginò mentre le baciava con violenza e irruenza, mentre la faceva gemere e ansimare sotto il suo corpo, e la visione gli piacque.
Sarebbe stato invidiato dalla metà della popolazione scolastica maschile, e questo ad Avery piaceva.
-Sarò una buona moglie, non mi ribellerò mai al tuo volere. Potrai fare di me tutto ciò che vorrai, anche dopo la morte. Non ti tradirò, e non permetterò a nessuno di ferirti senza prima aver ferito me. -
La guardò, stupito, notando che aveva riaperto gli occhi e lo fissava, con un'intensità tale che lo lasciò per un attimo sconcertato.
La voce era cadenzosa, come se stesse recitando un'antica poesia.
Quella litania Avery la conosceva bene.
Gliel'avevano inculcata fin dalla più tenera età, e come a lui, a milioni di altri Purosangue, compresa Emmeline Vance.
Era solo l'inizio di un giuramento dei più antichi, il giuramento che generazioni di Maghi e Streghe Purosangue erano stati costretti a pronunciare per millenni, prima che il Ministero della Magia decidesse di farlo cadere in disuso.
Non era solo un contratto matrimoniale, no.
Era molto di più.
Era un contratto per la vita.
Un giuramento che avrebbe legato due anime in maniera indissolubile, un legame che nemmeno la morte avrebbe potuto spezzare.
Era più forte di un Voto Infrangibile, più forte ancora del legame che si andava a creare quando un Mago salvava la vita ad un altro Mago.
Le conseguenze di quel patto erano enormi, le implicazioni terribili.
Per questo ormai non si usava più, se non dalle famiglie Purosangue più antiche, quelle che tenevano più alle tradizioni che ai loro stessi eredi.
Emmeline, accettando quel patto, stava condannando la sua anima ad essere ferita ogni qual volta che lui sarebbe stato ferito, a soffrire quando lui avrebbe sofferto.
A morire quando lui sarebbe morto.
E viceversa, naturalmente.
Persino un Purosangue come lui, Serpeverde e senza scrupoli, ci avrebbe pensato bene prima di accettare una cosa simile.
-Saresti...disposta a pronunciare il Rito?-
Lei annuì, gli occhi fermi e freddi.
-Perchè?- proruppe lui, in tono basso. Quella non se l'aspettava. Sicuramente c'era qualcosa sotto.
Emmeline strinse le labbra, sapendo che quella era la parte più difficile. Ora aveva ottenuto la più completa attenzione del Serpeverde, ora doveva solo comporre la melodia giusta per farlo capitolare totalmente.
Se Lily l'avesse sentita in quel momento, probabilmente l'avrebbe ripudiata come amica per il resto della sua esistenza.
Sospirò.
Andava fatto, l'aveva promesso al preside.
-Voglio unirmi al Signore Oscuro, e diventare una delle sue spie. Gli dirò tutte le mosse di Albus Silente, tutti i suoi stratagemmi, tutti i suoi segreti. Sarò la sua serva più fedele.- spostò il peso da un piede all'altro, cercando di non bloccarsi nel discorso. Solo pronunciarlo la faceva sentire gelata nel cuore, ma andò avanti. -Ed è proprio per dimostrarti la mia completa devozione alla causa, che sono disposta a pronunciare il Rito.-
Ecco.
Ce l'aveva fatta.
Aveva gettato l'esca, ora stava al pesce abboccare.
Osservò con attenzione ogni sua più piccola reazione.
Notò i suoi occhi scuri studiarla a fondo, sorpresi e increduli, senza che però dall'espressione facciale trasparisse il minimo sconcerto.
Avery stava analizzando ogni sua parola con la più studiata attenzione, cercando le sfaccettature più insignificanti per smascherare il trucco di cui aveva paura di essere vittima.
Emmeline gli diede il tempo di assimilare ogni sua parola ed ogni suo gesto.
Non doveva assolutamente mettergli fretta, o il palco sarebbe crollato.
Sul viso indossava solo indifferenza, negli occhi era disegnata solo fermezza.
Sperava solo che Avery rispettasse il copione a cui Silente l'aveva preparata.
Lo vide pian piano stringere gli occhi a fessura, come se volesse scavare ancora più a fondo di lei.
-Cosa spinge una delle cocche dei Grifondoro a darsi via così?-
Il tono ricordava vagamente il sibilio di un serpente.
Emmeline rispose subito, cercando di non sorridere, compiaciuta. Avrebbe in seguito dovuto chiedere al Preside come faceva a sapere esattamente quale sarebbe stata la reazione di Avery a quella proposta.
Albus Silente aveva calcolato anche il più insignificante dettaglio.
-Vendetta, Avery.- sibilò anche lei, simulando una cattiveria che non le apparteneva. -Per anni ho vissuto oppressa da un padre che mi ha fatto pentire ogni giorno di essere nata. Per anni ho dovuto subile violazioni, botte, insulti per colpe che non mi appartenevano. Ora, l'unico sentimento che mi guida è la vendetta. Non mi importa di nient'altro, ora come ora. Voglio umiliarlo, Avery, fargli credere che finalmente sono diventata la figlia che sperava fossi, per poi ucciderlo con le mie stesse mani. E se per ottenere quello che voglio devo unirmi al Signore Oscuro, allora ben venga. Vendicarmi è la mia ragione di vita, e nulla mi impedirà di raggiungere il mio scopo.-
Vide il Serpeverde rilassarsi lievemente, e per poco non esultò.
La voglia di vendetta era una giustificazione perfettamente plausibile per lui, e lei lo sapeva.
Nessuno come i verde argento sapevano trarre più piacere dal sapore dolce e invitante della vendetta.
Era il loro nettare per eccellenza.
Per questo, non obbiettò minimamente all'ultima affermazione della biondina: era stata una risposta sufficientemente esauriente, per lui.
Si limitò ad annuire, con lentezza, ed Emmeline ebbe voglia di saltare di gioia.
Ce l'aveva fatta.
Il pesce aveva abboccato, o meglio, il serpente era stato irrietito da Eva, per una volta, e non il contrario.
-Non credevo che voi Grifondoro foste capaci di queste cattiverie, Vance.-
Lei sorrise. Il sorriso più seducente che aveva in repertorio.
-Sono pur sempre una Vance, Avery.-
Lui ghignò, soddisfatto dalla risposta.
-Dovrò consultare anche gli altri però, Vance. Non posso darti una risposta immediata. Se davvero vuoi diventare una di noi, ci sarà tutta una procedura da svolgere. Il Signore Oscuro vorrà parlarti di persona.-
Emmeline annuì, lo sguardo duro.
-Sono pronta a tutto.- strinse le labbra. -Però ricordati tutto quello che ho chiesto prima. Voglio essere lasciata in pace almeno fino ai MAGO, e voglio che i miei amici non vengano feriti.-
La Serpe ghignò, di nuovo.
-Vedrò cosa posso fare, Vance.-
Annuì di nuovo, sapendo che d'ora in poi sarebbe dovuta stare attentissima a ogni sua mossa. Non aveva dubbi che Avery le avrebbe sguinzagliato dietro i suoi scagnozzi per controllare che non facesse passi falsi.

-Si può sapere cosa diamine sta succedendo qui?!-
Emmeline Vance era sbalordita dallo spettacolo che le si presentava davanti.
A terra giaceva un ammaccato Mulciber, sovrastato da un Remus Lupin totalmente intenzionato a tirargli un'altra serie di calci, mentre poco più in là si potevano vedere James Potter e Rodolphus Lestrange che se le davano di santa ragione, alla babbana.
Nessuno parve curarsi di lei, troppo impegnati nel combattimento.
Emmeline aggrottò la fronte, perplessa, quando vide Remus tirare un destro piuttosto violento sul viso del Serpeverde.
Da quando Remus partecipava alle risse?
Provò a schiarirsi la voce, nella speranza che qualcuno la calcolasse.
Ovviamente non servì a nulla.
-Ma che diavolo...-
-Lupin e Potter sono saltati al collo di Lestrange e Mulciber perchè avevano fatto un commento su di te.-
Si girò, esterrefatta,verso la voce che aveva parlato.
-Piton- sibilò, disgustata. Si ricordava bene l'ultima volta che si erano affrontati, come era andata a finire. -Tu non dai una mano ai tuoi amichetti?- poi realizzò quello che aveva detto. -Che commento?-
-Non è la mia battaglia da combattere.- non rispose alla seconda domanda.
-Hai già dimostrato quanto tieni ai tuoi amici, non dovrei stupirmene, in effetti.-
Severus si irrigidì, sentendo chiaramente lo spettro di Lily frapporsi tra loro.
-Non sono affari tuoi come tratto i miei amici, Vance.-
-Lo sono dal momento in cui la mia migliore amica è stata male mesi per come l'hai trattata.-
-A me sembra che si sia consolata piuttosto in fretta.- lanciò un'occhiata di disprezzo verso Potter, che ora pareva aver assunto una posizione di vantaggio rispetto a Lestrange.
Emmeline si irrigidì.
-Oh, il povero piccolo Sevvy è stato di nuovo battuto da James Potter!Che rabbia che ti deve fare, sapere che lui è migliore di te anche in questo, vero?-
-Lui la userà solo come trofeo. Ci metterà poco a stancarsi.-
Lei rise.
-Non posso credere di stare avendo questa conversazione con te, davvero.- scosse la testa. -Sparisci, Piton. E dicono sia meglio guardare la trave nel proprio occhio, prima di vedere la pagliuzza nell'occhio dell'altro.-
-Non sai di che cosa parli, Vance. Solo io conosco la vera Lily, solo io so che lui non è adatto a lei. Sarà infelice, vedrai.-
-Tu pensi di essere migliore?Non hai nemmeno il coraggio di aiutare i tuoi amici durante una rissa!Quegli stessi amici che hai preferito a Lily!Mi fai pena, Piton.- tirò fuori la bacchetta, voltandogli le spalle. -E ora, vattene e lasciami risolvere questa faccenda da sola, visto che tu sei troppo vigliacco.- non badando più a lui strinse gli occhi a fessura, e poi tuonò, imperiosa -Petrificus Totalus!-
Tutto si fermò.
Em si massaggiò la testa.
Quella giornata non sembrava finire mai.
Poi si rivolse a Remus e James, entrambi immobili in una posizione strampalata.
-Si può sapere cosa diamine credevate di fare?!-
In quel momento si sentiva molto Lily.
-Risse alla babbana in mezzo ai corridoi?Cosa avreste fatto se fosse arrivato un professore,eh?!-
James la guardò, divertito. Probabilmente aveva pensato la stessa identica cosa: era uguale spiccicata a Lily, in quel momento.
La Vance sbuffò, lanciandogli un'occhiata glaciale.
Notò che Remus aveva un occhio particolarmente gonfio, e le si strinse il cuore in maniera strana.
Aveva fatto tutto quello, per lei?
-Adesso vi porto in infermieria, dove mi dovrete qualche spiegazione.- poi si rivolse ai Serpeverde, che la guardavano, furiosi. -Quanto a voi- disse -ringraziate che non sia un Prefetto, o peggio un professore. Sarebbe una soddisfazione immensa, togliervi dei punti.- loro la guardavano, neri di rabbia. Emmeline sorrise, dolcemente. -Mi limiterò a sperare che nessuno vi trovi fino all'inizio del nuovo anno.-
Detto questo, fece un incantesimo di Levitazione per trasportare Potter e Lupin con facilità, i quali continuavano ad osservarla, uno con divertimento e l'altro con vergogna, e si avviò verso l'infermieria, lasciando Mulciber e Lestrange lì, belli che pietrificati in una posizione alquanto scomoda.

-Perchè l'hai fatto?-
Emmeline guardò scettica Remus, che si teneva del ghiaccio sull'occhio in maniera ostinata, cercando in tutti i modi di non incontrare il suo sguardo.
James se l'era letteralmente svignata, dopo averle raccontato a grandi linee tutta la storia.
La scusa ufficiale era che non aveva riportato gravi danni e doveva incontrarsi con Lily, la scusa ufficiosa era che sperava che quei due parlassero in maniera seria di quello che aveva fatto Remus.
Dopo attimi pregni di silenzio, Remus borbottò.
-Loro...ti hanno accusata di...- arrossì. Non voleva nemmeno ripeterli, quegli insulti, Al solo pensiero gli saliva la rabbia.
-Fammi indovinare- Emmeline roteò gli occhi. -Hanno detto che sono una puttana, e che sposerò Avery solo per interesse.-
Remus strinse le labbra, e Emmeline annuì.
-Lo immaginavo. Non sarebbe nemmeno la prima volta che mi accusano.- lo fissò, intensamente e intenerita.
Sorrise.
-Rem, non dovevi farlo, davvero. Non mi interessa, che dicano quello che vogliono. Io..-
-Non potevo rimanere con le mani in mano, Em.- Remus la interruppe, quasi ringhiando. -Le cose che hanno detto...se ci penso mi fanno ancora infuriare.- distolse di nuovo lo sguardo, imbarazzato dall'essersi lasciato così tanto andare.
Non sapeva nemmeno lui cosa gli fosse preso, in quel momento.
Silenzio.
Emmeline lo fissò, chiedendosi come mai il suo cuore avesse preso a battere così velocemente.
Era assurdo.
-Grazie.- fu spontanea quella parola sussurrata, fu spontanea tanto quanto quella situazione era assurda.
Totalmente, inconcepilmente assurda.
Le faceva così tanta tenerezza, che avrebbe voluto abbracciarlo.
Nessuno si era mai battuto per lei così.
L'ultima persona che avrebbe mai immaginato poter fare una cosa simile, era Remus Lupin.
Il dolce Remus.
Remus c'era sempre stato, nei momenti peggiori.
Era sempre pronto a darle una mano, come meglio poteva.
Remus era una persona che si infilava piano piano nel tuo cuore, bussando e chiedendo il permesso.
Non faceva irruzione, non sfondava le porte.
Si infiltrava lentamente, attento a non disturbare.
Remus rispettava i suoi silenzi e le sue decisioni come nessuno aveva fatto fino ad allora.
Remus aveva abbandonato la sua indole quieta per provocare una rissa.
A volte le persone ci sorprendono con i loro gesti, facendocele vedere con una luce totalmente diversa.
A volte, realizziamo che le persone semplicemente non sono solo chi crediamo che siano.
A volte, capiamo quanto siamo importanti per una persona semplicemente così, con un gesto inaspettato.
Emmeline dava per scontato che James e Sirius fossero perfettamente in grado di iniziare una rissa per lei, probabilmente anche Lily avrebbe partecipato più che volentieri, se avesse saputo gli insulti che le venivano rivolti.
Ma Remus?
Lui era totalmente inaspettato.
E stranamente, le faceva piacere, quel gesto inaspettato.
Anche se non avrebbe dovuto farle piacere, anche se la faceva sentire in colpa, perchè in quel momento non poteva permettersi di provare dei sentimenti che andassero al di là dell'amicizia, per qualsiasi ragazzo.
Si stava per sposare, dannazione!
-Io ho parlato con Avery.-
Questa volta fu lui a fissarla, mentre lei distoglieva lo sguardo.
-Sei certa della tua decisione, allora?-
Emmeline si mordicchiò il labbro.
-Sono riuscita a rimandare il matrimonio per la fine dell'anno ma si, rimango comunque sempre della mia decisione.-
Lo vide annuire con la coda dell'occhio. Sembrava esausto.
Questa volta, il silenzio che calò non aveva niente di tranquillizzante.
-Lo posso capire.-
Em lo guardò, sorpresa.
-Davvero?-
Lui annuì.
-Si. Lo fai per le persone che ami. Forse anch'io lo farei, al tuo posto.-
Lei continuò a tenere lo sguardo su di lui. Era l'unico che non cercava di opporsi alla sua decisione. E forse era l'unico che era riuscito a farla vacillare.
-Gli...gli ho chiesto di lasciarvi in pace, in cambio. E che mi lasci libera di vivere la mia vita, almeno fino ai MAGO.-
Continuava a parlare, cercando di giustificarsi inutilmente.
Lui le aveva già dato la sua approvazione, perchè allora continuava a cercare scuse?
Probabilmente perchè voleva solo convincere se stessa.
Voleva solo scacciare quella lieve indecisione che l'aveva colta.
Remus era stato improvvisamente colto da un'incredibile voglia di fermarla e dirle di non sposare quel viscido Avery, che le avrebbe solo fatto del male. L'avrebbe solo portata al dolore, e lei non se lo meritava, non se lo meritava proprio.
Emmeline era buona, Emmeline pensava sempre prima agli altri che a se stessa, Emmeline aveva già sofferto tanto.
Meritava qualcuno che l'amasse, che la accudisse e la facesse sentire come meritava.
Ma la decisione era sua, non poteva che rispettarla.
Nonostante gli facesse male.
Gli faceva male, perchè in fondo sapeva che nemmeno lui la meritava, non con il suo problema mensile.
-Sai quanto sacrificio ti comporterà, questa scelta, vero?- eccola, l'unica cosa che riusciva a dire.
Lei annuì.
-Lily mi ucciderà- mormorò, tra sè e sè.
Calò di nuovo il silenzio, carico di tensione.
Una tensione che Em non poteva sopportare.
Dopo un po' lei parlò di nuovo, con voce flebile.
-Solo, Remus...-
Lui la osservò attentamente, stupito dal cambio di tono, così fragile e insicuro.
-C'è...c'è una cosa che vorrei chiederti, prima di...prima di sposarmi...un favore-
La fissò ancora, perplesso, non sapendo cosa aspettarsi. Lei teneva gli occhi bassi.
Se non fosse stato così concentrato a scervellarsi su cosa mai lei gli potesse chiedere, avrebbe notato la luce lievemente malandrina che le attraversò gli occhi.
-Dimmi pure, Em.-
-Ecco...i..io..ho solo paura che..ecco..- Remus era sempre più confuso. Non aveva mai visto Emmeline così imbarazzata. -Non..non voglio che...ecco...la mia prima volta, non voglio che sia con Avery...ho paura che mi faccia male, ed io...io vorrei...ho sempre voluto che la mia prima volta fosse con qualcuno che quantomeno mi volesse bene..Quindi, ecco, se tu potessi..se tu vuoi..con me, ecco...-
Si mise le mani sugli occhi, per nascondere il viso, in un gesto di imbarazzo.
Se Lupin fosse stato un po' più attento, avrebbe notato che stava solo cercando di trattenersi.
Il Licantropo spalancò gli occhi. Poi la bocca.
Poi sentì improvvisamente il suo viso andare a fuoco.
Non credeva possibile che Emmeline gli avesse chiesto una cosa così imbarazzante.
Cosa doveva risponderle?Cosa poteva dirle?
Non era possibile.
Perchè a lui?
Cosa le passava per la testa?
Cosa doveva dirle?
Ciò che gli aveva appena chiesto era assurdo.
Stava forse chiedendo a lui di essere...la sua prima volta?
La sua faccia stava facendo concorrenza ai capelli di Lily.
-Non..tu..io..non non...cioè non è che..- balbettò.
Fu a quel punto che Emmeline Vance scoppiò immancabilmente a ridere.
Una risata talmente forte che avrebbe potuto far tremare le mura di Hogwarts.
Una risata bellissima.
Fu a quel punto che, se possibile, Remus Lupin spalancò ancora di più gli occhi, non capendo.
Cosa che fece ridere ancora di più Emmeline.
-Merlino...avresti...avresti dovuto vedere la tua faccia..- quasi non riusciva a respirare, da tanto rideva. -Era...era fantastica...- e giù un'altra raffica di risate.
Il povero Lupin a quel punto era sconcertato.
-Ma...- tentò.
Emmeline scosse la testa, ancora ridendo.
Aveva allontanato la tensione, e questo la sollevava non poco.
-Remus.- prese fiato. -Stavo solo scherzando. Ti stavo prendendo in giro. Non sono vergine, e comunque so che non lo avresti mai fatto.-
Rise di nuovo. La faccia di Remus era stato qualcosa di impareggiabile.
Se solo avesse avuto una macchinetta fotografica..Diamine, avrebbe potuto guardare la foto tutte le volte che avrebbe voluto ridere.
Remus la guardò, ancora sorpreso.
Rideva ed era bella, Emmeline.
Rideva e sembrava una principessa delle favole.
Rideva dopo avergli fatto uno scherzo degno dei Malandrini più noti.
Fu allora che scattò qualcosa, nella testa di Remus.
-Perchè dici che non l'avrei mai fatto?-
Lei smise di ridere. lo scrutò un po', e poi scosse le spalle.
-Andiamo, non lo faresti mai. Sei troppo buono e hai troppo senso dell'onore per fare una cosa del genere. Il dolce e pacato Remus non lo farebbe mai, nemmeno se mi fossi mostrata completamente svestita e avessi iniziato a ballare lungo un palo. Non sei certo come Sirius, e..-
Fu allora che scattò qualcosa, nella testa di Remus, mentre lei ancora parlava.
Perchè mentre sentiva le gote perdere il rossore dovuto alla vergogna, avvertiva anche una senzazione farsi strada nel suo petto.
Una senzazione che non riconobbe subito.
Ma in quel momento, si sentì quasi offeso da quelle parole.
Perchè diamine, per quanto non lo volesse dare troppo a vedere, Sirius e James l'avevano preso tra i Malandrini non solo perchè serviva un secchione nel gruppo, ma perchè in lui avevano visto una vena pazza che solo loro erano in grado di tirare fuori.
Era un Malandrino anche lui, in fondo.
E lei era lì, che ancora se la rideva e parlava, bella come la più bella principessa, bella come Eva, e altrettanto letale.
Orgoglio, ecco cos'era quella senzazione.
Perchè diamine, era un uomo anche lui, in fondo.
E per quanto imbarazzante, l'immagine di lei che ballava nuda attorno a un palo non gli sarebbe certo rimasta indifferente.
Così, fece l'unica cosa che gli sembrò sensata fare, in quel momento.
La zittì.
Baciandola.
Emmeline quasi sobbalzò, sorpresa da quel brusco cambio di prospettiva.
Colta di sorpresa, ci mise un po' a realizzare quello che stava succedendo, e a ricambiare il bacio, portandogli le mani sul viso.
Lui non aveva avuto molti primi baci, nella sua vita, ma di gran lunga quello scalava tutte le classifiche.
Lei di primi baci ne aveva avuti parecchi, invece, ma mai ne aveva ricevuto uno così dolce e..giusto, nella sua vita.
Fu un bacio che aveva la tenerezza del primo, e la passione dell'ultimo.
Fu un bacio che Emmeline, ne fu sicura, avrebbe voluto prolungare per il resto della sua vita.
Quando si staccarono, Remus la guardò, imbarazzato.
Fu lei la prima a parlare.
-Chi l'avrebbe mai detto- disse, prendendo fiato -che i Lupi Mannari avessero delle così grandi doti da baciatori.-
Fu a quel punto che Remus parve riprendere la cognizione della realtà.
Arrossì.
Lei si sarebbe sposata da lì a pochi mesi, e lui cosa faceva?
-Io...non volevo, mi dispiace.-
-Non volevi?- lei lo guardò, stranita.
-Cioè no, non è che non volessi, ma...mi dispiace.-
-Ti dispiace.- lo disse come se l'avesse preso come un insulto.
-No, cioè...io...non è che mi dispiace, ma...non dovevo. Ne dovremmo parlare, io..-
Emmeline inarcò un sopracciglio.
Poi sospirò.
Si massaggiò la testa.
Lei voleva limonare fino al resto dei suoi giorni, mentre lui voleva parlare dei suoi sentimenti.
La cosa aveva un che di comico.
-Senti, Remus...-
-Davvero, tu fra un po' ti sposi, e io sai bene che non posso avere relazioni nel mio stato...-
Emmeline alzò gli occhi al cielo, prima di ripetere, esasperata.
-Remus.-
-è stato un gesto avventato e...-
-Remus Jhon Lupin!- tuonò. -Se ora come ora non provvedi subito a tenere occupata quella tua lingua lunga ficcandomela dritta in bocca, vedrò di sbatterti al muro e farti dimenticare qualsiasi pensiero casto e puro tu possa avere ancora su di me, credimi!-
Remus Jhon Lupin, suo malgrado, non potè far altro che obbedire.













Ok.
Ehm XD
Lo so, lo so, lo so!Sono un disastro. Sono tornata dopo tipo 1209 mesi DOPO avervi promesso e spergiurato che non vi avrei più abbandonato. Mi dispiace!
Potrei scusarmi dicendo che è iniziata l'università, mi sono dovuta cercare una nuova casa, ho dovuto tenere i miei primi esami...ma sinceramente, mentirei. Di tempo ne ho avuto. Ma questa storia...non so, non mi diceva più nulla. Non riuscivo più a scriverla con entusiasmo, era più un doverla continuare, non la volevo continuare.
Poi non so bene cosa sia successo XD ma sono qui XD l'ispirazione mi è magicamente tornata...oggi XD non chiedetemi perchè, non ne ho la più pallida idea XD
Non dico che ora posterò presto: non lo posso assicurare(e ora ho avvero gli esami -.-) ma posso promettervi che cercherò di fare il possibile. Questi personaggi non li voglio abbandonare, davvero, mi ci sono troppo affezionata. E chiedo ancora venia per il ritardo XD
Scusate moltissimo!
Passando al capitolo, uhm. Non so bene che dire XD Remus finalmente tira fuori il suo lato malandrinesco, anche se poi ci vuole emmeline per farlo uscire totalmente allo scoperto XD
Poi...ovviamente tra loro non è che adesso saranno rose e fiori, anzi. Doranno vedere se continuare la relazione o no, perchè effettivamente lei SI STA per sposare, e non cambierà idea, e Remus lo sa perfettamente. Mmmm...altro?XD in questo capitolo è tutto Em/Rem XD gli altri poveri li ho palesemente ignorati, dettagli XD
Basta, non credo di avere altro dadire O.o
A parte scusarmi ancora XD
Ah, non l'ho nemmeno riletta, quindi potrebbero esserci un saaaacco di errori XD
Risponderò a tutte le recensioni via..ehm...nn so come si chiama XD tipo posta privata XD se riesco tutte adesso, ma al più tardi domani mattina tutte avrete la risposta XD
Grazie per chi rimarrà ancora con me XD
Vi adoro. Tutti, davvero!

  
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