Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: amoreterno    15/01/2011    21 recensioni
per la prima volta trovo il coraggio per pubblicare una storia. vi prego di essere clementi e leggere la mia storiella per quella che è: un semplice sfogo in un momento di rabbia. non so se continuerò il mio umile esempio di scrittura. volevo solo sfogarmi e per farlo ho voluto dare un mio pensiero su un momento particolare di Lady Oscar: l'assenza di reazione della nostra beneamina nel momento in cui André rivela, con un coraggio impressionante, il suo amore per Oscar al generale Jarjayes. questa parte non mi è mai andata giù. spero che non siate troppo severe nel indurmi a lasciar perdere a continuare a scrivere e di leggere la storia con leggerezza e in più spero che vi diverta. vi avverto che i personaggi saranno un pò OOC...ne approfitto per augurare un Buon Natale a tutte! baci!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
grazie di cuore per tutte le persone che hano seguito la mia folle storia. vi sono davvero grata. questo capitolo è il capitolo della svolta, il finale, anche se non so se inserire un epilogo...mah...devo vedere...
per questo capitolo ho seguito i vostri consigli e mi sono fatta aiutare per eliminare le incertezze e gli errori. per questo ne approfitto per ringraziare tantissimo Cosmoplitan girl per la sua paziente collaborazione...pur di rischiare di essere ripetitiva la ringrazio ancora tanto.
spero che il continuo non deluda le vostre aspettative. baci.


 
***
 
“Perché fate tutto questo?” chiese Bernard ripiegando la lettera e riponendola al sicuro nella tasca interna della giacca marrone che indossava. L’ex paladino della giustizia, il cavaliere nero osservò la donna seduta al lato opposto del tavolino, con uno sguardo indeciso.
I due gentiluomini apparivano tranquilli ad occhi esterni mentre bevevano serenamente il loro boccale di birra fresca senza attirare l’attenzione di nessuno.
Nessuno poteva immaginare che in quell’angolo oscuro di quella anonima taverna si stesse confabulando per il tradimento della corona francese.
“Non ha importanza il motivo, solo non voglio che si faccia il mio nome. Sai bene cosa rischierei…” lasciò in sospeso la frase lanciando uno sguardo d’intesa all’uomo di fronte a lei.
Bernard annuì brevemente e strinse le labbra: “Che altro volevate dirmi?”
“In quella lettera è anche indicata un vecchio magazzino abbandonato alle porte della città che ho provveduto a riempirlo di scorte di cibo. So benissimo in quale stato sono costretti a sopravvivere la povera gente e i tumulti degli ultimi giorni hanno dimezzato la già scarsa quantità di vivande e altri generi alimentari”
“Si…non è difficile assistere a scene di svenimento per mancanza di sostentamento. Anche il pane comincia a sparire. E i saccheggi dei vandali ha prosciugato le ultime risorse” concordò l’uomo bruno sorseggiando il boccale di birra che la strana donna bionda lo aveva esortato ad offrirgli.
“Non è molto ma potrà dare un po’ di sollievo…so che ciò che sto facendo non è abbastanza ma…”
“Voi state facendo più di quanto mi sarei mai aspettato da un nobile. Ma in fondo Rosalie mi ha sempre detto che voi siete una persona meravigliosa…e io sto cominciando a crederci” e sorrise con simpatia.
“Non fare di un peccatore un santo, non merito alcun complimento. È solo un modo per ringraziarti per aver scatenato quella sommossa per indurre a liberare i miei uomini dalla prigione…ti devo tanto”
Bernard annuì e indicando la lettera nascosta nella tasca della giacca disse: “C’è scritto che ci sono più di cento fucili e munizioni in quel deposito d’armi…sicuro che non verremo scoperti?”
“In questo periodo l’esercito francese sta provvedendo ad armare le proprie truppe, svuotando così i propri depositi. Ma non vengono ripuliti del tutto, rimane sempre una parte di artiglieria di riserva per ogni evenienza. Sai benissimo che sono informazioni che solo un alto ufficiale può esserne a conoscenza…” e Oscar dovette deglutire un sorso di birra fredda per rinfrescare la gola arsa.
“Rischiate il tradimento…”
“Si. Se qualcuno venisse a sapere di quella lettera e che te l’ho data io per me sarebbe la fine, per questo ti chiedo assoluta discrezione nei tuoi movimenti e a chi ti rivolgerai per farti aiutare”
“Non temete. Vi proteggerò da ogni maldicenza o sospetto…ma voi? Voi che farete se il vostro esercito verrà chiamato a Parigi per sedare la folla?”
Oscar abbassò lo sguardo e disse sottovoce: “Spero che per allora io sia al fianco del mio popolo per combattere e non contro di esso…”
Bernard fece un sorriso enorme: “Sarete dalla nostra parte? Ma è magnifico! Ma cosa aspettate? Lasciate l’arma e venite con noi…”
“No. Devo prima risolvere alcune questioni lasciate in sospeso e prima di allora non posso assicurarti nulla…”
“Capisco” e l’uomo si mise ad osservarla attentamente, studiandole il viso mezzo coperto dall’ombra del cappuccio che aveva calato sulla fronte.
“Cosa vi preoccupa?” le chiese notando la sua espressione corrucciata.
“Nulla. O almeno nulla che t’importi. Voglio solo una promessa da te. Ho bisogno del tuo aiuto. Se riuscirò a risolvere questa questione in sospeso devi fare in modo che il comandante Oscar François de Jarjayes risulti defunta e vinta in uno scontro a fuoco durante il suo sforzo di smorzare la violenza della folla rivoltosa. Al mondo io dovrò apparire morta…è importante che io sparisca come nobile dalla faccia della terra…” la sua voce elegante e soave appariva determinata come non mai.
“Molto furbo da parte vostra…perire come eroe per la patria ed evitare che la vostra famiglia debba soffrire del vostro vero tradimento alla corona. Siete riuscita a prendere due piccioni con una fava!” e rise allegramente.
“Lo farai se te lo chiederò?” chiese ignorando il suo spirito e guardandolo dritto negli occhi.
“Volentieri… ho sempre desiderato farvi uccidere!” ammiccò furbescamente.
“Allora abbiamo una cosa in comune. Sai che non ti ho mai perdonato per ciò che facesti al mio…ad André” si corresse in tempo. Strinse le labbra. Sperava che un giorno avrebbe potuto dire al mondo intero che André era suo. Era il suo uomo. Il suo unico amore. Ma adesso no. Doveva salvaguardare ancora un briciolo di orgoglio.
“Si e me ne dispiace davvero tanto…André è gran buon amico. E lui? Lui sarà con voi?...vi seguirà?...”s’interruppe quando vide che lei abbassava lo sguardo nascondendo a fatica una smorfia di pura agonia e dolore. La donna cercò di trattenere le lacrime che minacciavano sempre più spesso in quegli ultimi tempi di far capolino dai suoi occhi trasparenti.
“Questo dovrà deciderlo lui” sussurrò con voce spezzata.
Bernard alzò un sopracciglio con aria di chi la sapeva lunga ma non commentò. Alzò il boccale in segno di brindisi e le sorrise: “Vive la France! Vive la liberté!”
Oscar lo imitò ma senza allegria.
 
***
 
Oscar tornò in sella al proprio stallone bianco senza fretta agli edifici austeri della caserma della Guardia Nazionale.
Teneva il capo basso e gli occhi rivolti al selciato liscio della pavimentazione grezza delle strade di Parigi.
Molti tormentosi pensieri e paure turbinavano nella sua testa.
Indecisioni e rimproveri. A se stessa. Al mondo corrotto a cui aveva fatto parte per tanti anni. Alla sua cecità. All’ignoranza delle alte cariche istituzionali che avevano permesso l’assoluto disgregarsi dell’identità francese legata ad un'unica corona regale.
Il popolo cercava la libertà.
E lottava per essa.
La fratellanza.
Idolatrava saggi letterari come Rousseau e Voltaire, esempi di sublime utopia di un mondo migliore.
L’uguaglianza.
Sull’ultima richiesta Oscar aveva riposto tutte le sue speranza.
L’uguaglianza tra gli uomini. Un eresia per suo padre. Un sogno impossibile per lei. Aveva desiderato, concentrato tutte le sue speranze al suo raggiungimento durante l’Assemblea degli Stati generali ma il triste epilogo aveva non solo riscaldato gli animi parigini da ulteriori delusioni ma allontanato, forse definitivamente da lei l’uomo che amava.
Da settimane ormai lo vedeva solo di rado. Se non per le riviste di routine o per le organizzazioni delle ronde. Poi il nulla.
Oscar aveva cercato in ogni modo di non guardarlo, di non cercarlo con gli occhi in continuazione. Ma i suoi sforzi a volte erano vani. Si sentiva attirata come una calamita da lui, dal suo fascino magnetico, ma soprattutto dal desiderio che le faceva accapponare la pelle quando ripensava alla passione che li aveva travolti quel pomeriggio nelle stalle di palazzo de Jarjayes.
Aveva cercato altre volte di chiamarlo, di parlargli, ma il suo orgoglio glielo avevano impedito grandemente.
André, dal canto suo sembrava averla dimenticata.
Era cordiale e amabile con tutti. Rideva e scherzava con i suoi compagni come se nessun problema lo preoccupasse. E forse, l’idea di rinunciare a lei lo aveva fatto rinascere in una nuova realtà più felice e leggera.
Ma era anche molto bravo a nascondere le proprie emozioni. Più bravo di lei. Era possibile che stesse recitando solo una parte a suo favore. Oscar, almeno, ci contava.
Avrebbe voluto affrontarlo di nuovo. Cercare di farlo ragionare, convincerlo che lei era cambiata, che aveva aperto gli occhi su quel sentimento che provava per lui. Ma il timore di essere arrivata troppo tardi la frenavano.
Arrivò alle porte della caserma e scese senza far caso all’aiuto offertole da una guardia.
Era insensibile ormai ad ogni elemento esterno che non fosse André e il suo amore perduto.
Avrebbe voluto che quel giorno all’incontro con Bernard, capo promotore di quella ribellione contro la corona, ci fosse stato anche André ma il suo atteggiamento scontroso non poteva farle perdere ancora tempo per mettersi d’accordo  sulla rifiniture del suo piano. Il tempo stringeva come artigli attorno al collo della pace spesso minacciata tra le strade di città.
Portò il suo cavallo alle stalle e sempre tenendo gli occhi bassi si diresse all’interno dei propri alloggi.
Estranea e depressa come non mai. Talmente alienata da non accorgersi dello sguardo afflitto che André le rivolse nascosto dietro le colonne bianche del porticato.
 
***
 
Lanciò un sospiro poggiando la testa contro la parete a fianco della porta che conduceva all’ufficio del comandante.
Non poteva continuare così. Doveva dare un taglio a quel tormento.
La notte non riusciva più a dormire e il giorno non riusciva a pensare ad altro che a lei.
Aveva sbagliato tutto nella sua vita.
L’amore per Oscar. Il dolore sopportato di un cuore spezzato dalla sua indifferenza.
E adesso la sua apatia sembrava aver inferto il colpo finale.
André chiuse gli occhi cercando di calmarsi. Ultimamente controllarsi sembrava sempre di più un compito gravoso da portare a termine.
Il suo autocontrollo andava in frantumi sempre più quando si avvicinava a lei.
Aveva provato ad evitarla ma sembrava che la follia lo stesse prosciugando della sua linfa vitale ogni giorno di più.
Aveva provato a disobbedirle per ripicca e adesso non riusciva più a dormire.
Aveva anche provato a ottenere il suo corpo come baratto ad una vita fatta solo di sacrifici e si era auto castrato per non usarla come un oggetto, e adesso, nemmeno la birra gli dava più sollievo.
La sua anima tormentata si dimenava tra dolore, amore e desiderio insoddisfatto. Una miscela esplosiva per un uomo che non aveva più nulla da perdere.
La tentazione di scuoterla, di costringerla a rivelare a se stessa e al mondo intero il legame forte che li univa, lo avevano trascinato come un sonnambulo di fronte alla sua porta.
L’ultimo briciolo di dignità mista a stupido orgoglio lo avevano fermato in tempo. In tempo a bloccarlo nel fare l’ennesima sciocchezza.
Scosse la testa avanzando su e giù per il corridoio. Si sentiva come un leone in gabbia e i suoi buoni propositi si stavano esaurendo.
Malgrado avesse cercato di scuoterla, insultarla, deriderla, non aveva ottenuto alcuna reazione da Oscar. Solo, forse, la sua possibilità di sgravarsi la coscienza, a patto che ne avesse una, di dipingerlo come un mostro, di nuovo, e ritenersi libera da ogni senso di colpa.
L’aveva allontanata da lui e la cosa sembrava che non procurasse dolore alla sua dolce metà.
Sempre perfetta e rigida nella sua uniforme, in quei giorni lo aveva ignorato. Aveva anche ignorato la sua disubbidienza. Non aveva meritato nemmeno una punizione. Solo indifferenza e alterigia.
Scuoterla non serviva a nulla. Riusciva solo a tormentarsi da solo con nuove lesioni al proprio cuore.
Oscar era fatta di ghiaccio, nient’altro. Perché continuare ad illudersi? Perché sbavare dietro al sua porta chiusa quando lei ignorava anche la sua esistenza?
Eppure…eppure il suo cuore gridava di andare da lei. Chiarirsi…
Chiarire ciò che era successo quel pomeriggio durante quel cocente battibecco che avevano avuto. Oscar era stata una donna diversa, differente dalla statua glaciale che conosceva.
L’aveva sentita ansimare, gemere tra le sue braccia mentre lui si lasciava vincere dalla passione. Non aveva vaneggiato in preda al turbine emotivo del momento. Non si era immaginato tutto. Lei era stata davvero consenziente mentre lui la baciava e si spingeva contro il suo corpo. Non era stato frutto della sua immaginazione.
Doveva andare da lei e scrollarsi di dosso quella fastidiosa sensazione di incompletezza. Chiarire la sua reazione al suo bacio, così differente da quella prima volta nella sua camera quella dannata notte di due anni prima. Non riusciva a spiegarselo. Ma doveva scoprirlo.
Non sapeva nemmeno lui perché fossero così importanti le sue risposte ma voleva andare da lei e scoprire fino a che punto lo avrebbe spinto nel baratro dell’umiliazione.
La Oscar che conosceva lui non si faceva insultare senza poi chiederne soddisfazione.
Era pronto anche a questo. Anche ad uno scontro fisico. Anche se lui partiva svantaggiato a causa della sua menomazione all’occhio sinistro. Preferiva la sconfitta piuttosto quell’indecisione che Oscar gli trasmetteva.
Così prese un respiro e aprì la porta del comandante.
 
***
 
Sentì chiudere piano la porta del suo ufficio.
Alzò lo sguardo e quasi si sentì morire quando vide l’oggetto dei suoi sogni e al tempo stesso dei suoi più terribili incubi appoggiarsi al legno massiccio della porta.
La guardava inespressivo e sembrava non avesse alcuna intenzione di parlare. Era lì fermo, immobile come una statua di sale ad osservarla.
Oscar trattenne a stento il gesto involontario di portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, chiaro segno di incertezza e imbarazzo. Si sentiva così intimidita dai suoi occhi penetranti. Sembrava capace con una semplice occhiata di perforarle l’anima.
“La cara abitudine di bussare è passata di moda?” chiese acida tornando a visionare i suoi documenti.
“Mi sorprendi ogni giorno di più Oscar. A volte credo di conoscerti bene e poi mi spiazzi in questo modo” sorrise con ironia.
Oscar gli lanciò un occhiata annoiata e non rispose. Non c’era alcun bisogno di domandare. Sapeva che lui avrebbe continuato con il suo monologo.
“Ti ho insultata gravemente eppure non hai fatto nulla per vendicarti”
Oscar non raccolse la provocazione ma disse solo: “Ricorda il tuo posto in questa caserma e che ti stai rivolgendo ad un superiore. Non mi sento di farti rapporto, soldato, ma ti consiglio vivamente di cambiare tono se non vuoi dormire nel freddo della galera” lo minacciò con voce secca senza alzare lo sguardo dai dispacci che stava firmando
“Mandami pure in galera, non  m’importa. Pretendo delle spiegazioni” decise lui con voce ferma.
“Tu non pretendi nulla. Non sei nelle condizioni per chiedere alcunché, ammesso che non stiamo parlando di ore di permessi o di licenze, in tal caso se ne può discutere”
“Abbiamo un argomento in sospeso io e te”
Il cuore saltò di un battito e le sue gote si imporporarono al ricordo di ciò che era rimasto in sospeso tra di loro.
Si girò a guardarlo mentre una furia cieca le infiammavano le gote. Strinse le mani a pugno.
“La tua impertinenza è quanto mai sgradevole quanto indesiderata”
“La tua incoerenza invece mi lascia un gusto amaro in bocca” replicò per le rime lui avanzando verso di lei.
“Di quale argomento ti stai riferendo? Mi sembrava che quell’argomento, come lo chiami tu, lo avessi chiuso definitivamente”
“Mi aspettavo una reazione diversa da te. E non certo…”
Lei alzò brevemente lo sguardo: “Tu ti aspetti sempre qualcosa da me. Ma non so più che fare. Non so chi compiacere per prima, se te o mio padre” esplose lei alzandosi di botto. Il calamaio di cui si era servita poco prima cadde di traverso imbrattando i documenti di inchiostro nero. Oscar non se ne curò troppo presa da quell’impossibile uomo che aveva di fronte.
“Di che parli?” fece lui assottigliando gli occhi.
Si mise le mani lungo i fianchi e lo guardò minacciosa.
In fondo la migliore difesa era l’attacco.
“Parlo dell’ottusità degli uomini. Parlo della tua stupidità e dell’ignoranza antiquata di mio padre. In fondo non siete molto diversi voi due”
“Gli uomini? Non fai più parte del nostro sesso? Adesso ti metti anche a disprezzarli…” non potè trattenere un risata sprezzante.
“Io non disprezzo nessuno! Sei tu e mio padre che vi state barcamenando nella stupidità più assurda”
“Adesso mi stai offendendo sul serio”
“Tu ti stai offendendo? Oh! Che novità! Il nostro caro perfetto André non vuole essere paragonato all’uomo che odi..”
“Io non lo odio Oscar. Odio solo il potere che ha su di te!” arrossì d’ira. L’afferrò per le spalle stringendola lievemente.
“No! Non è vero! Sei un bugiardo André! Sei un ipocrita! Tu sei invidioso dei diritti che mio padre può esercitare sulla mia persona! Sono legata a lui dal sangue, dal nostro casato, dall’onore di illustre nome! Tu lo odi perché sai di non potere nulla su di me! E questo ti fa impazzire! Vorresti esercitare un minimo di autorità ma non puoi, a causa della mia testardaggine e dalla tua umile posizione in questa assurda società!” urlò lei dibattendosi fino a liberarsi dalla sua stretta.
“Stai vaneggiando Oscar!”
“No! Ci ho riflettuto per bene! Le ha provate tutte con te! Far pace, parlarti e tu invece mi hai trattata in modo ignobile. Lo sai perchè lo hai fatto? Lo hai fatto solo perché odi la mia indipendenza. Hai provato in tutti i modi di convincermi a fare come vuoi tu ma non ti è mai riuscito. E l’altro giorno hai finalmente scoperto le tue carte! Mi hai insultata, umiliata e svergognata come sa fare il più meschino degli uomini solo perché ho l’unica colpa di non poter essere tua!”
André rise scuotendo la testa: “E’ assurdo”
“Hai sfruttato il mio senso di colpa per colpirmi! ”
“Non sono venuto io a cercarti! Non volevo più niente da te!”
“Menti! Hai cambiato tattica e la tua presenza qui lo dimostra!”
“Che vuoi dire?”
“Hai dimenticato cosa mi proponesti? Mi hai provocata e io ho assecondato il tuo pazzo proposito perché…” s’interruppe per riprendere fiato. Strinse le labbra e sbottò: “E va bene! Ho accettato per ripicca. Non sopportavo farmi manovrare da te. Così ho assecondato il tuo pazzo proposito”
André allontanò lo sguardo da lei arrossendo per l’imbarazzo. Doveva ammettere che la trovata di andare a letto insieme non era stata una mossa intelligente ma per un breve attimo aveva quasi sperato che fossero andati fino in fondo.
“Sono qui per chiarire Oscar” cambiò tono cercando di calmare gli animi.
“Oh! Per chiarire? Ma quanto siamo magnanimi! Mi concedi anche questo! La tua presunzione ha sfiorato livelli senza precedenti!” sbuffò lei sarcastica.
“Si, Oscar pretendo delle spiegazioni per il tuo atteggiamento… non ho cambiato tattica su nulla…”
“Bugiardo! Odi questa mancanza di potere su di me. Le hai provate tutte! Il ruolo ipocrita di fratello paziente. L’amico protettivo. Il fidanzato offeso! Tutto e adesso, dopo avermi dato della puttana e dell’essere abbietto, sei qui che pretendi una spiegazioni perché non ti ho spaccato la faccia! Basta André! Sono stufa dei ridicoli intenti tuoi e di mio padre di poter guidare la mia vita! Non sono un osso da contendervi!”
“Non ti ho mai visto in questo modo…non ho mai…”
“Allora spiegami…spiegami perché mi aggredisti in quel modo nella scuderia quel giorno? Perché mi punisti così tanto? Ti vanti tanto di conoscermi bene e dovresti sapere quanto per me era difficile venire da te e chiedere il tuo perdono…”
“Tu non mi hai chiesto perdono su nulla! Venisti impettita…”
Arrossì impermalita: “Non sono mai impettita! Non sono un cavallo!”
“Si, ti presentasti altera e arrogante come se dovessi sentirmi onorato che tu ti stessi abbassando a parlare  con me!”
“Sei ridicolo! Eri arrabbiato e volevi sfogarti con me! Non importava come mi fossi presentata, mi avresti aggredita comunque! Ho saputo il motivo per cui mio padre ti avevo chiesto quel favore e ho capito che tu ti sei solo vendicato su di me!”
Lui rimase a guardarla senza più proferire verbo. La sua stoccata lo avevano zittito.
“Mi hai umiliata per vendicarti di mio padre” disse con voce sottile girandosi di botto verso la finestra. Stava crollando. Sentiva che stava per cedere. Ma non voleva piangere davanti a lui. Non poteva donargli anche l’ultimo briciolo di stima di se stessa.
Un pesante silenzio cadde tra loro. André guardava la sua schiena retta e rigida sentendo il mondo crollargli addosso. Bene, dovrebbe essere contento adesso. Aveva ottenuto quello che voleva.
L’aveva allontanata da sé definitivamente.
Cosa serviva ormai dirle che aveva ragione? A niente. Ma lei aveva indovinato la verità solo in parte. Non riusciva a capire che era stanco di soffrire di un amore non corrisposto. Inutile ribattere sempre su gli stessi argomenti, lei non voleva ascoltare.
Si girò e si diresse verso la porta. Non avevano altro da dirsi.
“Dove vai?” lo fermò lei girandosi di scatto.
“Credevo che avessi finito”
“E non mi dici niente? Accetti le mie accuse senza reagire? Dove è finito il tuo ego offeso?”
“Tanto non capiresti comunque. Non vuoi sentire. E io ho perso le speranze. Non è mai stato un duello tra me e tuo padre. Io ti amo e odio chiunque voglia farti del male. Non mi sono mai sentito in competizione con tuo padre. Si, mi fa pietà perché continua a cullarsi nella sua beata ignoranza, ma non provo altro per lui. Come posso desiderare di voler prendere il posto di colui che era pronto a sacrificare la vita della figlia per tenere alto l’onore del proprio casato! È assurdo. Ero deluso solo dal tuo atteggiamento. Non hai mosso un dito per me! Eri pronta a dare la vita per i soldati carcerati per salvarli. Hai anche accettato l’accusa di tradimento ma per me nemmeno un sibilo di riconoscenza!  Mi avresti lasciato morire senza neanche dirmi addio”
Oscar cedette.
Un gemito sfuggì dalle sue labbra serrate e i suoi occhi si riempirono di lacrime amare.
Si voltò per nasconderle ma era troppo tardi, lui le aveva già notate.
“Te lo dico adesso…in fondo era solo quello che volevi quel giorno alle scuderie…” disse tra le lacrime che ormai sgorgavano senza tregua.
André sussultò e rimase spiazzato dalle sue lacrime. Abbassò lo sguardo stringendo forte le labbra fino a renderle sottili come una linea retta.
“Addio” singhiozzò tenendo lo sguardo appannato dalle lacrime verso il misero spettacolo del sole morente tra le tettoie della case vicine.
Il debole schiocco della porta che si chiudeva parve rimbombare per ore nel suo petto.
Forti singhiozzi squassarono il suo petto e senza accorgersene si ritrovò a scivolare sul pavimento nascondendosi il viso tra le mani.
André invece dovette fare un grande sforzo di volontà per frenare la voglia che aveva per riaprire la porta e correre da lei. Dalla sua Oscar che aveva visto piangere.
Ma piangere perché? Per lui? Per lei? Per la loro vita complicata e infelice?
Bravo André. Dovresti essere orgoglioso di te. Hai voluto quello che chiedevi, ti ha detto addio prima di morire.
Perché lui si sentiva morire, morire come mai aveva temuto nemmeno sotto la lama vendicativa del generale Jarjayes.
Oscar era riuscita dove il generale aveva peccato.
Entrò come un tornado nella sua camerata e senza notare gli sguardi attoniti dei suoi commilitoni afferrò la sua sacca e cominciò a riempirla dei suoi effetti personali non curandosi di piegarli e riporli con attenzione. Afferrava gli abiti sfatti e li scaraventava alla rinfusa nella sacca. Gettava tutto quello che aveva con violenza senza rispondere, senza nemmeno ascoltare cosa i suoi compagni gli stessero domandando.
“Ehi André! che diavolo stai facendo? Che cavolo ti prende?”.
Lui era senza ragione e l’unico suono che sentiva era il ronzare furioso nelle sue orecchie.
Era furioso, ferito e per la prima volta consapevole di essere terribilmente solo e abbandonato. Forse lui aveva davvero goduto a fare da tappetino ad Oscar, perché in fondo era la sua natura, perché lui era davvero un cane. Un cagnolino buono e fedele, e adesso era stato scacciato via perché aveva tentato di disobbedire al padrone.
Si portò una mano al viso cercando di calmare la furia che sentiva dentro. Doveva trovare la forza per andare avanti. Doveva o altrimenti sarebbe impazzito. Oddio…quante volte si era sentito vicino al baratro della pazzia? Tante volte, troppe volte e adesso stava definitivamente cedendo.
Una mano cercò di scuoterlo ma lui non sentiva, sembrava che la sua mente fosse concentrato solo a non pensare al dolore, alla forza straziante dei suoi tentacoli che stritolavano il suo cuore fatto a pezzi.
“André? Stai bene?” chiese una voce, che come ovattata riuscì a penetrare nella mente ottenebrata dalla disperazione.
“Ehi André? Ma che ti succede? Perché fai saccoccio? Sei stato mandato via?” chiese ancora una voce preoccupata cercando di catturare il suo sguardo perso e vuoto.
Gerard? Si era lui.
“Ehi, figlio di un falegname, stai bene?” chiese un’altra voce sinceramente preoccupata.
Alain? Si, solo lui lo chiamava così.
Riuscì solo ad annuire per rispetto al suo amico per poi tornare a far fagotto.
Dove sarebbe andato? Cosa avrebbe fatto?
C’era il rischio di una guerra civile a momenti e lui pensava di rifarsi una vita?
Stava lasciando Oscar.
E il suo proposito di proteggerla? Ma cosa fare altrimenti? Forse sarebbe dovuto rimanere, ma in fondo un soldato mezzo orbo che aiuto avrebbe mai potuto dare? Forse doveva dare ascolto ad Alain e andarsene. Sarebbe stato solo un peso per la fanteria…
Avrebbe cercato un nuovo lavoro lontano da lì. Si sarebbe curato l’occhio superstite e avrebbe cercato con tutte le forze di non impazzire e di non tornare strisciando da colei che tornava sempre puntuale a ferirlo.
Poi…
L’inaspettato…
Il miracolo…
Non notò nemmeno che i suoi compagni si fossero girati quasi simultaneamente verso la porta chiusa. Non sentì nemmeno i passi, che decisi, si dirigevano verso la baracca dei commilitoni.
Un rombo, simile ad un boato accompagnò l’entrata del comandante.
La porta venne aperta e scaraventata verso la parete opposta.
A molti sembrò un apparizione mitologica.
Una dea agguerrita e pericolosa. Furibonda e dai meravigliosi capelli dorati scarmigliati e sfatti. Apparve come l’incarnazione di un sogno.
Ma la donna non parve accorgersi di coloro, che a bocca aperta rimasero attoniti osservarla senza reagire. Troppo sbigottiti anche solo per fare il saluto militare riservato solo ai superiori.
“Bravo! Scappa! In fondo non hai saputo fare altro negli ultimi giorni!”
André si girò verso Oscar, che con occhi asciutti e brillanti d’ira, lo sfidava con i pugni sui fianchi. Non gli passò nemmeno per l’anticamera del cervello che avessero un pubblico attonito ad ascoltare i loro sproloqui.
“Adesso che diavolo vuoi!” gettò con un gesto stizzito la roba stretta in pugno per terra.
La donna si avvicinò spedita verso di lui. Fino a fronteggiarsi come rivali in una lotta all’ultimo sangue. Alzò il mento per guardarlo dritto negli occhi.
“Chiarire! Non pretendevi delle spiegazioni? Bene! Eccole qua!”
“Non posso pretendere nulla da te!  L’hai chiarito qualche minuto fa! Sono solo un umile servo buono solo a leccare i piedi a tuo padre!”
“Idiota! Poi sono io quella che non ascolta! Lasciami parlare dannato stupido! Quel pomeriggio ti ero venuta a cercare solo per rispondere a quella domanda che non ti sei mai degnato di farmi direttamente! La risposta che prima di tutto avresti dovuto chiedere a me e non spiattellarla a mio padre senza alcun rispetto per la mia volontà! E la mia risposta è si, maledetto idiota, si e ancora si!”
André si sentì per la prima volta in vita sua spiazzato.
Al ragazzo sembrò di ricevere una botta in testa. Non aveva idea di che diavolo Oscar stesse parlando:“Si? E per cosa?” chiese stupefatto.
“Sei una maledetta testa di legno Grandier! Perché credi io sia venuta a far pace con te quel giorno? Per pietà? No! Perché credi che io abbia accettato con il cuore in gola quella tua maledetta proposta? Per ripicca, forse, ma non puoi capire quanto l’idea mi abbia affascinata e di quanto la prospettiva mi attraesse. E di nuovo tu non hai capito! Hai preferito credere il peggio di me e continuare la tua recita di cane bastonato. Perché l’hai fatto? Te lo dico io il perché. Perché per te era più semplice! Era più semplice dipingermi come il nemico piuttosto come una ragazza timida e insicura! Credi non abbia avuto una paura fottuta quando accettai la tua proposta di diventare amanti? Hai idea di cosa significhi per me essere catapultata improvvisamente su qualcosa che desideri con tutte le tue forze e al tempo stesso esserne terrorizzata? Invece mi hai gettata via come robaccia di seconda mano!”
“Io non volevo…” adesso era sbigottito.
“Cosa? Non volevi cosa? Venire a letto con me? Mi hai accusata che così facendo avrei insudiciato la nostra amicizia? Mi hai accusata di questo, ricordi? Come hai osato girare la frittata in questo modo? Sei stato tu a propormi di venire a letto con te per ripagare il tuo ego ferito! Sei stato tu a sbattermi sul letto e strapparmi la camicia di dosso per dimostrarmi che sei un vero uomo! E sei sempre stato tu a ricordarmi fino allo sfinimento che sono una donna! Sei stato tu a distruggere la nostra amicizia non io!”
I soldati trattennero il fiato e guardarono immediatamente André, il caro e mite André, sempre educato e gentile con tutti. Avevano tutti la medesima faccia allibita. Non potevano credere che quel bravo ragazzo avesse fatto simili misfatti con il loro austero comandante.
Erano increduli dalle parole del loro comandante e dalle rivelazioni urlate senza alcuna cura della discrezione. Quella discrezione che Oscar ne aveva fatto una ragione di vita.
“Ho sbagliato Oscar. Godi nel rigirare il coltello nella piaga!”
“No! Voglio…sto solo cercando disperatamente di farti capire che io non ho mai voluto rinunciare a te!”
“Mi hai mandato via! Mi hai licenziato senza alcuna ragione! Mi hai buttato via come uno straccio vecchio!” urlò lui
“Perché non ti metti nei miei panni e ti domandi perché lo avevo fatto? Non ci arrivi? Bene te lo dico subito! Perché avevo una maledetta paura di quello che provavo quando tu mi stavi accanto. La tua presenza mi confondeva e le sensazioni che mi procuravi erano talmente forti quanto sconosciute da temerle! Peggio mi ricordavano continuamente che ero una donna! Ero già stata umiliata da quell’altro idiota svedese e non volevo rendermi ridicola anche con te!”
“Co…come?” balbettò non meno stupito dalle sue parole di quanto non siano già gli altri soldati che assistevano alla scena senza fiatare per paura di perdere anche la più piccola sillaba.
“Si, idiota! ti amavo ma allora non lo avevo capito e non l’ho capito per tanto tempo! Ho quasi rischiato di perderti per vedere in faccia la verità!”
“Perdermi?” ripeté con un filo di voce, ormai non capiva più nulla delle sue parole. Si limitava solo a ripetere a pappagallo.
“Quella sera a Saint’Antoine ho rischiato di morire nel dubbio che fossi morto o meno. Ero come impazzita. Chiedi a Fersen se non mi credi! Ricordo benissimo come mi umiliai urlando disperata per te”
“Ma l’altra sera?...con tuo padre?...”
“Non so nemmeno io cosa mi è successo! Ero come sconvolta! Ero incapace di muovermi, di parlare. È stato orribile. Era come vivere in un incubo. Avrei voluto urlare, gridare a mio padre di lasciarti libero, di non ucciderti. Avrei voluto scappare, portarti via da lì ma non riuscivo a muovermi! Il panico mi aveva immobilizzata e non ero in grado di reagire! Forse sono talmente abituata a dominare le mie emozioni di fronte a mio padre da non essere capace di esprimerle. Ero bloccata da me stessa!”
“Perché non me lo hai detto subito? Perché mi hai permesso di trattarti in quel modo?”
“Perché per me è dannatamente difficile! Non sono capace di dimostrare…ma non voglio perderti. Non voglio! E se non ti ho detto addio è stato solo perché sapevo che ti avrei rivisto nell’al di là. Per me non era un addio…Oddio… mi sento così ridicola!” si nascose il viso tra le mani sentendosi come impazzita. Distrutta dal dolore. Dalla paura che l’aveva colta quando lo aveva scoperto preparare la sua sacca per lasciarla per sempre. La paura di perderlo le avevano fatto perdere il bene dell’intelletto. Stava reagendo come se una molla fosse scattata nella sua anima facendola scoppiare.
“Oscar…” André si avvicinò cercando di prenderla tra le braccia.
Ma lei si scostò violentemente: “No! Fammi finire! Altrimenti non troverò più la forza per dirtelo! Quella sera, la sera del tradimento ho capito tante cose e improvvisamente mi si sono aperte delle porte, delle possibilità, scelte che non ho mai sognato di riservare per me. Tu improvvisamente mi hai dato la possibilità di cercare una strada opposta, diversa, per fuggire dalla mia tetra vita! Urlasti a mio padre che saremmo scappati via e che mi avresti sposata…io non avevo mai pensato che… eppure da quel momento non riesco a pensare ad altro. Ho provato a parlartene ma tu recitavi la parte dell’offeso e non ho potuto… per ottenere un po’ di rispetto con te devo urlare come una pazza e…”
“Oscar ti prego…” la interruppe lui improvvisamente consapevole di avere alle sue spalle una ghiotta fila di spettatori che ascoltavano ingordi di pettegolezzi le loro urla. Arrossì quando incrociò lo sguardo con Alain, che non meno stupito degli altri, lo guardava a bocca aperta: “Che ne pensi di allontanarci?” chiese André scuotendola leggermente.
Oscar, rossa in volto per l’ira, aggrottò la fronte e seguì il suo sguardo incerto. Il suo viso si tinse di diverse sfumature di rosso fino a raggiungere il porpora quando notò tutto il dannato plotone ascoltare la loro animata discussione dai toni accesi.
Tra tutti i momenti che aveva avuto per aprire il suo cuore ad André aveva scelto davvero quello peggiore!
Ma non si diede per vinta e cercò di sfruttare quel pubblico a suo favore. La loro presenza avrebbe vinto l’imbarazzo che ogni volta l’assaliva quando stava sola con André.
“No! Non ha importanza se tutta la caserma mi sta ascoltando! che ascoltino pure! Neanche il re in persona mi impedirà di rinfacciarti quanto sai essere indisponente e arrogante!”
“Non vorrei farti notare che…”
Oscar gli si avvicinò con aria combattiva: “Dacci un taglio André! Ragiona su una cosa, su un fatto importante! Se tu avessi avuto la gentilezza di chiedere a me che volevi sposarmi ci saremmo evitati tante noie invece tu hai deciso di soprassedere alla mia volontà esigendo la mia mano da mio padre!” sottolineava ogni accusa puntando il dito contro il petto muscoloso del suo soldato, facendolo inesorabilmente indietreggiare confuso.
“Cerca di comprendermi…tu avevi una spada puntata contro il tuo collo e in quel momento ho dimenticato certi particolari. Ma…perché ci tieni tanto che io ti rivolga la mia proposta di matrimonio? Non riesci a rinunciare per una volta a spezzarmi il cuore con i tuoi netti rifiuti?” ribatté lui incrociando le braccia al petto dimenticando la timidezza per essere ascoltati da altre orecchie indiscrete.
Oscar non riusciva a credere alle parole di André. Il suo ex amico era più ottuso di quanto avesse mai pensato: “Spezzarti il cuore? Sono qui che mi sto umiliando davanti a tutti i miei soldati e dici che godo nel rifiutarti?” era letteralmente a bocca aperta. Poi scosse la testa e continuò: “Ma non ha più importanza ormai. Quel che è fatto è fatto. Non vuoi proprio capirlo, vero? Ma io ti rispondo lo stesso anche se non ti decidi a farmi la tua proposta di matrimonio. Si! Ti voglio sposare!” sbottò incollerita.
Ad André mancò il respiro e si sentì sul ciglio di svenire come una femminuccia. Impallidì di colpo mentre ancora incredulo, non riusciva a realizzare del tutto cosa Oscar gli avesse urlato in modo tanto poco delicato.
Non riuscì a proferire verbo mentre attonito la guardava con occhi tondi dallo stupore.
Oscar si calmò lievemente e gli si avvicinò ulteriormente poggiando le mani a palmo aperto sul suo petto caldo.
Alzò il viso sul suo sfiorando le labbra con le sue, in una dolce carezza: “Ti amo maledetto idiota”
   
 
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: amoreterno