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Autore: Melian    18/01/2011    2 recensioni
"Le stelle caddero di colpo, come in una danza tribale, come se dopo aver sfiorato la vetta del cielo non avessero altro da fare che tuffarsi rocambolescamente in basso."
[Terza classificata al contest "Frammenti di feste" indetto da Elsker e Lutea Eos sul forum di EFP]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3: Desiderio svelato


Sognavo.
Come avrei potuto spiegarmi, altrimenti, quello che vidi?
Davanti ai miei occhi, adagiata sul fondale di sabbia bianca, tra alghe fluttuanti e coralli di un rosso vivo, si stagliava una città sconfinata, di cristallo, lapislazzulo e conchiglie. Vidi alte guglie attorno a cui si attorcigliavano stendardi intessuti di perle, spazzati dalla corrente sottomarina; case davanti alle quali passeggiavano i cavallucci marini e le meduse e… Sirene.
Nella piazza dalle alte colonne azzurre e bianche si assiepavano migliaia di Sirene, maschi e femmine dal corpo per metà umano, dotati di una lunga coda scintillante. Avevano la pelle di un lieve colore azzurrognolo o di un delicato verde, oppure, ancora, un incarnato perlaceo. Le orecchie erano un poco appuntite e i loro lunghi capelli fluttuavano nell’acqua, tra le bollicine.
Sentii il tocco delicato delle loro dita affusolate sulle gambe e i piedi, mentre mi affannavo a nuotare.
Ma respiravo! Sott’acqua potevo respirare come un pesce!
Sì, dovevo sognare. Era l’unica spiegazione plausibile. Era troppo meravigliosa la sensazione trasmessa dall’abbraccio dalla Sirena che mi cingeva e tratteneva contro di sé.
Io l’avevo già vista. L’avevo già ritratta: capelli così scuri che il blu si rifletteva subito in essi quando venivano smossi appena dalla corrente delicata, occhi di un grigio luminoso e pelle nivea, scintillante di polvere d’argento, come la lunga coda di un azzurro vivace. La bocca di lei era rossa, un rosso che avevo visto solo nei petali delle rose selvatiche di fiume. Quanto mi piaceva la sua bocca e quante volte l’avevo disegnata atteggiandola in vario modo, facendola portatrice dei più disparati sentimenti? Avevo disegnato bocche pensando a quella sola bocca che ora mi sorrideva.
«E’ un umano, Melissa. Non puoi tenerlo qui!» Sentivo la paura e lo sgomento nella voce delle Sirene che parlavano attorno a me. Ero fuori posto nelle profondità marine e le Oceanine, quelle belle Ninfe, lo sapevano.
«Solo per questa notte, sorelle mie. Lo terrò qui solo per una sera. E’ questo il mio desiderio: che faccia parte del mio mondo.»
Melissa. Aveva la voce che era delicata e assieme decisa, con una nota vibrante e chimerica, un sottofondo musicale come quando si ascoltano i richiami dei delfini.
Melissa. Eri tu il mio desiderio svelato. Non potrò mai dimenticare i tuoi occhi grigi, né quella perla che si adagiava tra i tuoi seni candidi. Non avevi vergogna – forse non conoscevi nemmeno quella parola – a mostrati nuda ai miei occhi e nemmeno, più tardi, quando mi conducesti per mano nei recessi degli abissi, tra le strade d’alabastro e cristalli della Città Sommersa, tra le barriere coralline a nuotare coi pesci e persino con gli squali, a farti carezzare delle mie mani umane, a farti scorrere i capelli tra le mie dita.
Come un bambino, mi tenesti per mano e mi mostrarsi meraviglie. Come se fossi il tuo innamorato, baciasti le mie labbra e posasti il tuo capo sul mio petto. Come se dovessi insegnarmi mille segreti, mi dicesti il nome di ogni creatura che scorgevo, mi facesti sfiorare la tua lunga coda con le pinne che sembravano due ali di farfalla.
Eri benedetta dal mare, un’Oceanina che conoscevo solo attraverso i miti, le favole, i disegni.
Eri la mia Musa e lo sei ancora. Non eri solo un sogno; tu sei reale. Tu sei!
La notte delle stelle cadenti mise a nudo il mio e il tuo desiderio, rivelandolo: far parte l’una del mondo dell’altro, vivere per un giorno come una Sirena e l’altro come un umano. Poter nuotare per curiosare nelle case dei pesci pagliaccio e guardare gli anemoni aprirsi e chiudersi come in un ballo prima, e subito dopo poter camminare sulla spiaggia, sotto il vento che asciuga la pelle e il sole che fa allungare le ombre.

Ti aspetto.
Ancora ti aspetto.
E sono qui, in una notte di mezza estate esattamente come un anno fa, perché stasera sarai umana. Solo per una notte. Solo per me. E’ questo il desiderio che il vento si porta via e che disperde tra la polvere stellare: che tu sia parte del mio mondo.
Sono in piedi sul molo, col vociare che si alza nel porticciolo, la musica lontana, la luce fioca della luna e le stelle che cadono, che piovono, che annegano nel mare, quello stesso mare dal quale ora tu spunti fuori, con lunghe gambe color del latte e due squisiti piedi, come una Ninfa.


Esprimi un desiderio, Melissa. Il mio si è appena avverato.





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Note dell’autrice:


Messa insieme in quattro e quattr’otto, questa breve storia partecipa all’iniziativa “Cielo d’Estate” di Fanworld.it.
E’ la prima volta che scrivo una storia fantasy con le Sirene come protagoniste. Eppure, mi sembravano adatte. Non nego che la canzone de “La Sirenetta” della Disney che ho messo all’inizio del racconto mi sia stata di ispirazione, anzi! Direi che ci sta a pennello!
Ultimamente, la narrazione in prima persona mi ha preso molto e mi sono resa conto che rende assai meglio quando si tratta di creare racconti anche introspettivi. Così, ho colto l’occasione per potermi esercitare.
Spero che, nella sua brevità, la storia sia godibile e coinvolgente e abbia ben risposto ai tre prompt del set “Cielo azzurro”.

Ringrazio già da adesso eventuali lettori e recensori!


Edit del 17 luglio 2014
La storia ha partecipato al contest "Frammenti di Feste", indetto da Elsker e Lutea Eos, sul forum di EFP, aggiudicandosi il TERZO POSTO.

Melian
   
 
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