Capitolo VIII
Some trouble with herself
Ginny entrò
in biblioteca, appena uscita dalla lezione di Storia della Magia. La
bibliotecaria, la severa Madama Pince, la osservò con occhi attenti e sguardo
critico mentre entrava, si sedeva al suo tavolo prediletto e vi poggiava la
borsa. La ragazza tirò fuori il libro di Trasfigurazione, avuta circa un’ora
prima, e si voltò verso lo scaffale alle sue spalle. Trovò esattamente ciò che
stava cercando, un libro che trattava degli Incantesimi Evanescenti: li avevano
appena iniziati, e la professoressa McGranitt aveva notato lo scarso andamento
della classe, a parte qualche alunno che era riuscito a rendere semitrasparente
la sua lumaca. Così, aveva pensato di colmare la lacuna pratica con
un’approfondita conoscenza teorica, e aveva assegnato un metro di pergamena
sugli Incantesimi Evanescenti.
Ginny
intinse la penna d’oca nella boccetta d’inchiostro nero, la tirò fuori e poggiò
la punta sulla spessa e ruvida pergamena. Tornò alla pagina che l’aveva
interessata, scorrendo di qualche pagina avanti, e cominciò a rielaborare le
informazioni e scriverle.
Gli Incantesimi Evanescenti sono tra
i più antichi incantesimi di utilizzo umano.
Incisioni, affreschi e dipinti antichissimi datano il primo utilizzo
dell’incantesimo …
La ragazza
alzò lo sguardo, distratta dal rumore silenzioso delle gocce di pioggia che
cadevano dal cielo e dalle nuvole grigie che oscuravano la volta celeste, che
coprivano tutto di rugiada pulita e fredda. Erano ormai due settimane che il
tempo andava avanti così, non si era notato nessun cambiamento. Né in meglio,
né in peggio, la pioggia cadeva costante e invariata dalla mattina presto alla notte fonda. Ogni tanto, il cielo si concedeva una
tregua, verso le tre o le quattro di notte. Ginny lo aveva notato quando si era
svegliata, disturbata dalla coda piumosa e morbida di Grattastinchi, adagiato
comodamente sopra il suo petto e sopra tutte le
coperte che la scaldavano durante la notte, che si agitava sotto il suo mento.
Si era alzata, cercando di non disturbare le sue amiche, e aveva apprezzato il
completo silenzio in cui si era immersa, quando era uscita sul piccolo
balconcino che avevano nel dormitorio femminile. Aveva osservato la mezza luna,
che si stagliava con il suo profilo luminoso e giallastro contro il cielo
vellutato e punteggiato da piccole stelle scintillanti. Gli interi Giardini
erano sotto di lei, addormentati sotto uno strato di brina, ma, per una volta,
non costantemente picchierellati da lacrime di pioggia. Il vento soffiava
leggero, aggirandosi tra gli alti cipressi e i salici. Alla ragazza erano
venuti i brividi, non solo per la brezza leggera, ma per lo spettacolo che
aveva avuto occasione di vedere.
Ginny
ricordava quel momento come fosse stato il giorno
prima, anche se risaliva a una settimana e mezzo prima. Pulì con la mano il
vetro, appannato dal calore che aleggiava nel castello, a con
le dita sottili scrisse frasi sparse, come:”Herm ti voglio bene” e stupidaggini
del genere. Quando ripulì un’altra parte del vetro,
vide leggermente distorto a causa di quelle piccole stille d’acqua il salice
piangente, ancora vittima delle intemperie metereologiche. Il lago si stendeva
lì dietro, arrivando ai piedi di quelle piccole colline che entusiasmavano
tutti gli studenti del primo anno a Natale, quando si ricoprivano di neve,
creando quell’effetto da “cartolina”. Il salice… Sarebbe passata alla storia di
Hogwarts come la pianta più chiacchierata di tutti i tempi, molto più del
Platano Picchiatore. I pettegolezzi erano finiti da pochi giorni, ma per i
corridoi si sentivano ancora bisbigli e sussurri quando lei passava, o quando
Adam e Harry andavano a lezione, camminando ai due
capi del corridoio, guardandosi con estremo odio. Adam si tratteneva dal dare
una leggera sfumatura viola anche all’altro zigomo di Harry, solo per Ginny.
Non aveva minimamente reagito alle chiacchiere sul triangolo, e non aveva
neanche avuto l’istinto di sbattere la testa di quella ragazza che era arrivata
e gli aveva chiesto, con fare innocente:”Ma quando ti
ci metti, con la Weasley?”, al muro. Quando, però, l’aveva sentita bisbigliare,
con le amiche, attributi che non sarebbero dovuti essere stati assegnati a
nessuna ragazza di quella scuola, le si era parato
davanti. Le ragazze avevano riso, ma Adam non ci aveva fatto caso. Voleva solo
che quella ragazza impertinente e con parole troppo grosse nella sua bocca
troppo piccola, ma per niente innocente, si rimangiasse ciò che aveva detto. La
ragazzina aveva riso, aveva messo insieme due parole di scusa e aveva girato i
tacchi, sicuramente per ripetere quegli aggettivi riferiti a Ginny.
I rapporti tra
lui e la ragazza si erano stretti, sia tramite carta, che tramite piccoli
incontri, nascosti e sbrigativi, in biblioteca o nella Sala Grande, per
chiacchierare. Poi, c’erano i loro appuntamenti cartacei: ogni mattina,
alternandosi, facevano trovare sul banco dell’altro un piccolo bigliettino, che
dava il via a quelle conversazioni tramite piuma e pergamena. Adam accompagnava
sempre i biglietti con dei fiori, che raccoglieva la
mattina presto nei Giardini, nonostante piovesse. Ginny, invece, faceva trovare
insieme ai piccoli pezzi di carta, dei disegni e caricature, quasi
sempre dei professori, ogni giorno diversi. I due ragazzi si scambiavano
i foglietti ai cambi dell’ora, o con uscite per il bagno
sincronizzate.
Tramite
bigliettino, Ginny aveva saputo della figura che aveva fatto Harry. Gliel’aveva mandato Hermione, quel bigliettino, ricordava parola
per parola il testo:
Ciao piccolina, come va? Novità: Harry è appena stato “sgamato” da un prefetto in…
Atti poco decenti con una Corvonero del terzo anno, una certa Rose
Warley. Piaciuta la notizia? :) Così, ora, la figura di ….. l’ha fatta lui. E impara, a
prendere a schiaffi la mia amica!
Hermione
La notizia
aveva fatto felice Ginny, la quale non vedeva l’ora di andare in Sala Grande,
solo per sentire i bisbigli che avrebbero accompagnato l’ingresso di Harry.
Quando il professor Vitious ebbe finito di assegnare i
compiti per il giorno dopo, Ginny era corsa al suo punto d’incontro con
Hermione, e le due ragazze erano scese per andare a mangiare chiacchierando
fitto. Ginny si era seduta al tavolo della casa Grifondoro con un senso di impazienza. Aveva dato un’occhiata
al tavolo di Corvonero, scorrendo su e giù, e aveva notato una ragazza bionda,
con i capelli mossi, che non alzava lo sguardo dal piatto, e a ogni ondata di
ragazzi che entravano e si sedevano ai quattro tavoli arrossiva furiosamente.
Le ragazzine intorno a lei non facevano che parlarle, levando per la sala un cicaleccio diffuso. Rose, quando le veniva posta una domanda, rispondeva in fretta, senza alzare
lo sguardo, e si tormentava i capelli.
Quando
Harry era entrato, accompagnato da Ron, la sala si era zittita per un istante.
Poi, lentamente, aveva cominciato a salire un mormorio diffuso, che era
sfociato nell’allegra confusione di qualche istante prima. Nonostante
tutto fosse tornato alla normalità in pochi istanti, Harry continuava ad essere
seguito con lo sguardo dai tre quarti degli studenti. Quando
il ragazzo si sedette al tavolo, molto rosso, quasi quanto la piccola
Corvonero, Ginny provò una sorta di soddisfazione, dentro di sé: ora aveva
capito come ci si sentiva, quando si era unica vittima, unico protagonista dei
pettegolezzi che erano in bocca a tutta la scuola? I suoi occhi verdi, molto
probabilmente, lasciavano scivolare fuori tutti i suoi pensieri, perché quando
Harry la guardò, non riuscì a sostenere la forza di ciò che la ragazza pensava,
e abbassò subito lo sguardo.
Ginny aveva
osservato suo fratello e Harry ridere sguaiatamente dopo soli cinque minuti.
Erano passati pochi giorni da quella rissa, e la guancia di Harry era ancora
gonfia e viola, ma l’amicizia dei due ragazzi si era riallacciata in brevissimo
tempo. Era quello, aveva pensato sorridendo Ginny, il bello dell’amicizia tra maschi:
ci mettevano davvero poco a litigare, e ancora di meno a fare pace e a far
tornare tutto come prima.
Ginny,
seduta al tavolo della biblioteca, si riscosse al pensiero della rissa. Era
corsa una sua amica, a darle la notizia: era l’intervallo di metà mattina, e
tutte le ragazze erano affollate al bagno, per truccarsi, pettinarsi, o
semplicemente chiacchierare, senza che i loro argomenti fossero argomenti di
tutte le persone che passavano per il corridoio. Lex era entrata nel bagno, cercando
Ginny, spingendo le ragazze per passare. Quando aveva
trovato la rossa, le aveva sussurrato poche parole, d’effetto, all’orecchio.
Ginny, infatti, si era subito fatta strada attraverso il bagno, tenendo per
mano l’amica che l’avrebbe accompagnata. Quando giunse
in quell’angolo remoto del quarto piano, con il fiatone, fece appena in tempo a
vedere Ron che dava un pugno sulla guancia sana di Harry. Trattenne bruscamente
il respiro mentre Harry lo spingeva contro il muro, dando un calcio ben diretto
all’amico. Tutti sembravano troppo eccitati dall’idea di una rissa, evento che
non si ripresentava da tempo, per avere la sola minima
idea di separare i due ragazzi. Neanche Ginny riusciva a reagire, lo spettacolo
che le si era presentato davanti agli occhi l’aveva
ipnotizzata e scioccata. Solo quando vide il sangue che usciva a fiotti dal
sopracciglio spaccato di suo fratello, si fece spazio tra la folla che si era
chiusa a cerchio tra i due Grifondoro per celarli alla vista dei professori, e
cercò di prendere suo fratello per un braccio.
-Ron! Fermati!
Stai fermo!! –esclamò, sapendo bene che se suo fratello era arrabbiato, c’era
ben poco da fare. Il motivo lo sapevano tutti, lo schiaffo
di Harry e quelle parole, tutti si erano già abbastanza sorpresi che Ron non
avesse reagito prima. Ginny vide Hermione correre verso la folla che si era
creata, e cercò di farle qualche segno per farsi aiutare, dato che Ron sembrava
assolutamente incurante del fatto che sua sorella fosse avvinghiata al suo braccio,
nel tentativo di fermarlo, e di fermare quella raffica di colpi che stavano
colpendo quello che, fino a pochi istanti prima, era il suo migliore amico.
Ginny si voltò quando sentì la voce di Hermione che diceva soltanto:-Ron.
Il ragazzo si
voltò, e quando vide Hermione, rimase fermo. Spinse via la mano di Harry, che
aveva fermato appena in tempo dal dargli un pugno, guardò, con un espressione schifata, tutti gli studenti che si erano
affollati intorno a loro due, e se ne andò, incurante del sopracciglio
spaccato. Ginny rimase ferma, e si guardò intorno.
-Lo
spettacolo è finito! Potete anche andarvene! –urlò Ginny, scoppiando a
piangere. Tutti l’avevano guardata spaventati, avevano
raccolto le loro borse e si erano diretti verso l’aula in cui avrebbero passato
almeno l’ora successiva.
Ginny smise
di pensare subito a quel pomeriggio. Era stato certamente uno dei più brutti,
tra quelli che aveva passato ad Hogwarts. Ricordava
soltanto Ron, in infermeria, che si urlava addosso con Harry, steso a qualche
letto più in là, poi ricordava lei e Hermione piangere. Dopo, più nulla. Scosse
la testa, e si tolse la frangia da davanti gli occhi. Accarezzò, sorridendo, i
suoi capelli: non si era ancora abituata, a sentirli così corti, un po’ più
sopra dell’altezza delle spalle. Era stato il pomeriggio dopo la rissa, che
aveva preso il Nottetempo, così da un momento all’altro, ed era andata ad Hogsmeade. Quel tragitto sembrava essere il più lungo
della sua vita, o almeno degli ultimi sette anni, il tempo che avevano impiegato i suoi capelli a diventare così lunghi.
Una volta arrivata, dopo un viaggio passato osservando i cipressi e gli abeti
innevati sfrecciarle davanti, era scesa dal grande
pullman, sola. Si era diretta decisa verso il luogo che più volte aveva visto,
passeggiando con Hermione, fantasticando di entrare e cambiare look da un
momento all’altro. Il momento era arrivato. Due ore dopo, era
tornata sulla strada di Hogsmeade, ormai oscurata dal buio della notte, e,
senza osservare il suo riflesso in nessuna vetrina, aveva tirato fuori
la bacchetta dalla tasca. Il Nottetempo era subito arrivato, e Ginny era salita
in fretta. Aveva visto gli occhi del giovane controllore sgranarsi di sorpresa,
osservandola, ma la ragazza non aveva alzato lo sguardo dal biglietto che lui
le stava porgendo. Si era seduta allo stesso posto, ma non aveva osato alzare
lo sguardo verso il vetro che la separava dall’ambiente esterno, per paura di
incontrarvi i propri occhi, incorniciati dal suo viso e dai capelli.
Una volta arrivata al castello, era entrata direttamente nella Sala
Grande, dove gran parte degli studenti si era riunita per la cena. Aveva finalmente alzato lo
sguardo, e aveva visto gli occhi di tutti i ragazzi e le ragazze che la
circondavano, sgranarsi di sorpresa, come quelli del controllore del
Nottetempo, per il suo cambiamento di aspetto così
repentino. Si era andata a sedere al tavolo della sua casata, cercando di
ignorare tutti gli sguardi concentrati verso di lei, con un nodo alla gola. Si
sedette accanto a Hermione, concentrata nella lettura della Gazzetta del
Profeta. Quando lei alzò lo sguardo e vide i suoi capelli, con
quel tagli scalato sopra le spalle, con quel colore così anonimo, un
moro scuro, cominciò a piangere, accarezzandole i capelli.
-Grazie, è davvero incoraggiante –aveva detto Ginny sarcasticamente,
per poi cominciare anche lei a piangere, abbracciata all’amica.
Ron aveva
osservato i capelli della sorella, arrivarle a malapena alle spalle. –Ma che hai combinato? –sorrise, poi le accarezzò il viso.
–Ti stanno benissimo, e dico sul serio.
Quando
Adam l’aveva vista, aveva cominciato a ridere. –Si adattano molto alla forma
del tuo viso, complimenti per la scelta, e il colore ti sta bene –aveva detto, una volta smesso di ridere. Aveva riso, perché aveva capito
subito il significato che avevano ora i suoi capelli:
non avrebbero più riflesso i raggi del sole, e non avrebbero più creato quei
giochi di luce. Secondo Ginny, infatti, era quella la colpa di tutto: di Harry
che aveva scoperto la loro passeggiata, della loro rottura, dei pettegolezzi su
di lei, e della rissa, così, aveva deciso di darci un taglio. Nel vero senso
della parola.
Ginny
osservò, ammirata e soddisfatta, il muro bianco accanto al suo tavolo in
biblioteca. Solo qualche settimana prima, sarebbe stato
inondato di scintillii, anche se il tempo era buio, riflesso di una minima
fonte di luce. Ora, invece, il muro era oscuro, e i suoi capelli non
attraevano più la luce. Osservò Pansy Parkinson entrare in biblioteca, seguita
dal corteo di compagne di pettegolezzi, rivolgerle uno sguardo di sfida e
occupare il suo solito tavolo. Ginny la osservò freddamente, senza presentare
una minima reazione. Non doveva rispondere alle provocazioni, specie ora che
Pansy si era ufficialmente fidanzata con Draco, o avrebbe
sollevato dubbi. Ricordò quando li aveva visti entrare, mano nella mano,
nella Sala Grande, seguiti da tutto il corteo di
Serpeverde. Era stato uno spettacolo ridicolo, Pansy si comportava come se
stessero già arrivando all’altare. Ginny aveva sentito pezzi di conversazioni,
nei corridoi.
-Si sono
fidanzati ufficialmente!
-Sì, ma
Draco non sembra contento.
-Può fare
ben poco, se il padre ha deciso così, io discuterei
ben poco...
Aveva
sentito una stretta allo stomaco, ma aveva continuato, a testa alta, per la sua
strada verso l’aula di Divinazione.
I suoi
pensieri vennero interrotti da Hermione. Ginny sorrise
all’amica, e posò la borsa per terra, lasciando la sedia accanto a lei libera.
Hermione le diede un bacio sulla guancia e si sedette.
-Ciao piccolina! Che compiti stai facendo?
Ginny sospirò, poi rise. –Te lo dico solo se mi prometti di
aiutarmi.
-Giuro
solennemente –sorrise l’amica, poi tirò verso di sé la pergamena, e osservò i venti centimetri di pergamena che l’amica aveva
già occupato, con la sua calligrafia dinamica e non molto precisa.
-Allora,
vediamo gli Incantesimi Evanescenti…
-Tutti gli
studenti esclusivamente dotati di autorizzazione mi seguano –sorrise cortesemente la
professoressa McGranitt, con un tono tutt’altro che cortese, che non ammetteva
repliche. Harry, Ron e Hermione si diressero verso la Sala Grande, seguendo con
lo sguardo la professoressa, e il suo volteggiante mantello verde smeraldo.
-Ho sentito
Fred e George, mi hanno mandato un gufo l’altro giorno, saranno a Hogsmeade
oggi pomeriggio. Gli ho detti li avremmo incontrati,
va bene? –chiese Ron, mentre passavano davanti a Gazza, il custode., che li osservò e li lasciò passare.
Hermione
annuì, alzandosi in punta di piedi e cercando qualcuno con lo sguardo.
-Chi
cerchi? –le chiese Ron. –Ginny! –esclamò poi il ragazzo, vedendo la sorellina
arrivare.
-Giusto
–esclamò Hermione, senza voltarsi verso il ragazzo. Poi si sentì picchiettare
la spalla.
-Ron,
aspetta solo un attimo.
-E poi,
magari, sono Ginny!
Hermione si
voltò sorpresa, e abbracciò l’amica.
-Non ti
avevo più vista, stamattina sei scappata e non ci
siamo più incrociate.
Ginny
sorrise, e si calcò sulla testa il cappuccio della felpa. Erano rimasti sotto
il grande porticato, quasi ad aspettare che la pioggia
cessasse di cadere. Hermione e Ginny si presero per mano, entrambe coperte
meglio che potevano dal cappuccio della propria felpa, e corsero verso una
delle carrozze. Ron e Harry, rimasti sotto il portico, sorrisero, osservando le
due ragazze ridere tra loro, salire in fretta sulla carrozza e far loro cenni
di raggiungerle in fretta. Harry si voltò verso l’amico. I due si guardarono,
sorrisero, e corsero verso la carrozza.
I due
ragazzi fecero appena in tempo a sedersi sui sedili rosso
porpora, quando gli animali invisibili che trainavano la carrozza
partirono. Ron e Harry quasi caddero sul pavimento in
legno, mentre si passavano le mani tra i capelli umidi. Ginny sorrise, poi
guardò fuori dal finestrino, ricordando la
conversazione che aveva avuto con Adam quella mattina.
-Adam, c’è un clima irrespirabile,
tra me e Harry, ho rovinato tutto… Non ce la faccio…
-Non lo saprai mai, se non provi.
-Ho paura.
-La paura è solo
un bagaglio pesante, non ti serve a nulla. Resta leggera…
-Mi sarai accanto?
-Anche quando non mi vedrai.
I quattro
ragazzi scesero, dopo venti minuti di viaggio, sotto la pioggia imperterrita.
Si diressero a passo spedito verso i Tre Manici di Scopa, dove avevano
appuntamento con Fred e George. Entrarono nel caldo locale, riscaldato, oltre
che dal fuoco che scoppiettava allegro nel camino là accanto, dall’accoglienza
e ospitalità che si percepiva lì dentro. Hermione si tolse il cappello fattole
a maglia da Ginny, per il suo compleanno, liberando i capelli ricci. Li
scrollò, lasciandoli sciolti sulle spalle, e si guardò intorno.
-Ehi, bella
prefetta…
-Vuoi una
crostatina?
Hermione si
girò, mettendo su un cipiglio irritato. Quando vide i
due gemelli davanti a sé, con un vassoio in mano, l’espressione non cambiò.
-Non
vorrete trasformare questo locale in una gabbia per canarini! –sibilò
indispettita la ragazza, ricordando fin troppo bene gli scherzi che i due
gemelli non avevano fatto altro che combinare l’anno precedente, soprattutto a
discapito di Neville.
I due si
guardarono negli occhi e risero. –Vedi? Vai sempre a pensare a male. –esclamò
Fred, prendendo a braccetto la ragazza. George la prese dall’altra parte, e la
portarono a sedere a un tavolo.
-Noi stiamo
semplicemente dando una mano a Madama Rosmerta. –le sorrise
George, mettendole davanti il vassoio e facendo apparire, con un colpo di
bacchetta, una tazza di Burrobirra fumante.
-Comunque, ciao –si sentì il commento aspro di Ginny arrivare da dietro. Fred e George si voltarono e le
sorrisero, andandole incontro e abbracciandola.
-Come sta
la nostra sorellina preferita nonché unica? –sorrise
Fred.
-Vuoi una
crostatina?
Hermione,
seduta dove l’avevano trascinata i due gemelli, scosse
la testa, scrutando osservamene le crostatine farcite da una deliziosa crema,
anche se di dubbia provenienza. Una volta messi a
sedere anche Ron e Harry, i due gemelli si liberarono del vassoio, lasciandolo
sul balcone in lucido legno dietro il quale Madama Rosmerta, la graziosa
proprietaria del locale, aveva cominciato a versare nei calici sei Burrobirre
fumanti, e si accomodarono.
-Allora,
che ci dite di nuovo?
-Come
procede la vita a Hogwarts?
Harry, Ron
e Hermione cominciarono a parlare, accompagnati dai gemelli, ma Ginny rimase
silenziosa nella conversazione. Ogni tanto sorrideva, quando i gemelli tiravano
qualche scherzo a Hermione, ma molto tristemente. Quando
si voltò di scatto verso la finestra, sentendo il rumore di un tuono, i capelli
svolazzarono disordinatamente intorno a lei.
-Ginny… Ti
sei tagliata i capelli e… Te li sei tinti? –chiese
George, esterrefatto. Ginny arrossì furiosamente, nonostante ora fosse così
orgogliosa dei suoi capelli anonimi, spenti, non avrebbe voluto che i suoi due
fratelli se ne accorgessero. Ginny cercò di sorridere,
imbarazzata, e fece cenno di sì con la testa. I due gemelli la guardarono,
esterrefatti. Ginny scosse la testa. –Mi sono tagliata e tinta
i capelli, va bene? Ora sono mori, così se qualcuno guarderà fuori dalla finestra non vedrà più quei riflessi color rame,
che lo indurranno a pensare una cosa totalmente diversa dalla realtà. Così non
dovrò più subirmi altri schiaffi, altri pettegolezzi!
La ragazza
si alzò di scatto dalla sedia, facendola quasi cadere, e corse fuori dal locale. Ron fece per alzarsi, ma Hermione lo
trattenne.
-Non è un
periodo facile per nessuno, neanche per lei…
I gemelli
si guardarono, e osservarono attraverso il vetro Ginny, sotto la pioggia
cadente, svoltare in un angolo.
-Ma
cos’ha fatto? –chiese preoccupato Fred ai tre amici. Harry, in tutto questo,
era rimasto zitto, ma non sembrava pensare a ciò che stavano
dicendo i gemelli. Era tutt’altrove con la testa.
Hermione
sospirò, guardando il punto dove, fino a qualche istante prima, Ginny era stata vittima delle lacrime di pioggia che cadevano dal
cielo, togliendosi dal viso i capelli mori, completamente bagnati.
-Diciamo
che ha avuto qualche problema con sé stessa… -mormorò
tristemente la ragazza, alzando lo sguardo verso il cielo.
Rieccoci qua! Ieri ho finito scuola,
che bello ^_^ Ora c’è Natale, di sicuro mi hanno regalato il libro di Melissa P.
per cui rompo le palle da un mese! Dunque, non aggiornerò
molto presto perché poi parto per l’Abruzzo… E il IX capitolo
deve essere ancora finito… Ho una specie di blocco ç_ç Intanto godetevi questo!
E rileggetevi un po’ tutto, per fare supposizioni su quello
che succederà. Poi scrivetemele quando commentate ^.-
terry: Oddio ^^’ La D/G arriva tra un
pochino… Non mi ammazzare please! Adam è mio, avevo già ribadito
il concetto più volte. Continua a leggere, mi raccomando!
aledra_xan: Ebbene sì, la Ginny/Harry non c’è
più, è finita definitivamente. Ma tutti fissati con
questa Ginny/Adam, ma che vi salta in testaaaaa?? ^^’’’
*Qualcuno mi regga il gioco che mi ammazzano* XD
ginny88: La Draco/Ginny ci metterà un pochito ad arrivare, la loro è una storia sofferta XD Oh my god, ora vedrai cosa ha fatto Ronnino a Potterino, penso ti
piacerà parecchio!^^ Vado subito a leggere la tua storia… Poi commento.. Baci!
pikkyfan: Grazie per i complimenti! Avevo
sentito anche io del “vero” nome di Ginny, ma Virginia mi gusta
molto di più! Commenta i prossimi capitoli… Baci!
maria: Oddio^^’ La storia con Draco ci
mette un po’ a evolversi! Leggi per scoprire… ^.-
Buon Natale e felice Anno Nuovo a
tutte! Baci