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Autore: nitro    18/01/2011    1 recensioni
Può l’amore sbocciare in un terreno arido coperto solo di sangue e dolore? Due cuori, uno che ama soltanto se stesso, l’altro che non sa manifestare i propri sentimenti. Riusciranno a incontrarsi? Riusciranno a migliorarsi a vicenda? Una storia d’amore, quella tra Draco e Asteria, s’intreccerà con i tragici avvenimenti che devasteranno il Mondo Magico.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Gelosie

 

 

Era il giorno della partita di Tassorosso contro Grifondoro. Asteria uscì dalla sua camera con Milla, la compagna di stanza le stava raccontando come era riuscita a risolvere il problema di pozioni, che il professor Lumacorno aveva assegnato alla classe la mattina precedente. Asteria stava per controbattere che, secondo lei, l’ingrediente mancante era un occhio di salamandra e non un occhio di rospo, ma fu zittita da una vista che le fece saltare in gola la colazione di quella mattina.

Draco Malfoy uscì dalla sua stanza con due ragazze. Jennifer Gamp si appoggiava al suo braccio sinistro con aria insicura, alla destra di Draco c’era una ragazza che Asteria non aveva mai visto.

Draco guardò verso di lei, Asteria si aspettava di scorgere un’espressione colpevole, ma vide soltanto una muta supplica.

Le stava comunicando che non era il momento di discutere e che doveva farsi da parte.

Milla fu malamente spinta da parte dalla ragazza sconosciuta per permettere a Draco di passare agevolmente.

- Maleducati! – ma nessuno dei tre degnò Milla di uno sguardo.

Asteria si sentiva bloccata. Non riusciva a muovere un muscolo a causa della rabbia che stava crescendo dentro di lei. La collera si trasformò in un fuoco arroventato che le lacerava le pareti dello stomaco. Si sentiva bruciare dentro, come se avesse bevuto troppa Acqua di Fuoco.

Per la prima volta nella sua giovane vita, sperimentò gli effetti collaterali della gelosia.

Delusione e un’irrefrenabile voglia di vendetta.

Avrebbe voluto lanciargli contro ogni tipo di maledizione e poi finirlo con un Avada Kedavra.

La settimana precedente si erano visti quasi ogni notte nella Stanza delle Necessità e le era sembrato che lui fosse felice di stare in sua compagnia. Non si capacitava di come lui avesse potuto tradirla così. Forse non era semplicemente il tipo da monogamia, ma Asteria non era decisamente incline a dividerlo con nessuna.

La porta accanto alla loro stanza si aprì e Jennifer Gamp uscì sistemandosi i capelli con aria boriosa. Rivolse un saluto altezzoso a Milla e un’occhiata fugace ad Asteria.

Asteria guardò Milla con la bocca spalancata.

- Stai bene? Sembra che tu abbia visto un Lethifold! -

- Milla, ma non hai visto? –

L’amica la guardò con sguardo accondiscendente.

- Che cosa? Il modo in cui si atteggia Jenny? Dovresti esserci abituata già da un po’. -

Era evidente che Milla non aveva guardato con attenzione le ragazze che stavano a braccetto con Draco.

- Lasciamo correre dai. Tu vai alla partita, io ti raggiungo più tardi. -

Non lasciò a Milla il tempo di risponderle e sparì fuori dal dormitorio.

Si precipitò su per le scale e si diresse verso il settimo piano. Qualcosa le disse che Draco si stava dirigendo lì. Fu costretta a zigzagare tra gli studenti che si riversavano fuori dalla scuola per assistere alla partita, dopo aver scansato un gruppetto di Grifondoro muniti di ogni sorta di trombette e striscioni per tifare i loro beniamini, raggiunse finalmente la sua meta.

Draco non c’era, c’erano soltanto le due ragazze. Si guardavano intorno con aria nervosa e sussultarono quando videro Asteria.

Lei si avvicinò e si rivolse a quella che doveva essere Jennifer con ricercata noncuranza.

- Ciao Jenny! Credevo non vedessi l’ora di andare a insultare i Grifondoro dagli spalti. La partita comincerà a momenti, cosa ci fai qui? -

Jennifer sbarrò gli occhi e indietreggiò lanciando sguardi preoccupati alla sua compagna. Questa si avvicinò ad Asteria con movimenti impacciati e le rispose.

- Siamo state scelte per aiutare in nostro Prefetto! -

Jennifer scatto in avanti e afferrò la ragazza per un braccio.

- Taci! Non credo che Draco voglia far sapere a tutti che lavoriamo per lui! -

- Oh, ma sta zitto Goyle! – la ragazza si mise immediatamente una mano sulla bocca e si voltò verso Asteria, che la guardava con un ghigno soddisfatto.

- Tranquillo Tiger. Avevo già intuito che non eravate Jennifer e…-

Tiger rispose con un certo imbarazzo.

- Barbara, o forse Kathrine! Non lo so, ogni giorno sono una ragazza diversa. Non ne posso più! -

Asteria era stupefatta dalla quantità di particolari che quei due le stavano involontariamente confessando. Stavano aiutando Draco e lo facevano ogni giorno.

- Draco deve aver preparato un calderone intero di Pozione Polisucco. È dentro la Stanza delle Necessità ora? –

Le due ragazze spalancarono la bocca. Poi Jennifer-Goyle allargò le braccia come per sbarrarle la strada.

- Ci ha ordinato di non far entrare nessuno! Quindi per favore non costringerci a usare la forza. -

La sua voce era poco convinta. Aveva già sperimentato che non era saggio attaccare Asteria.

Asteria, per sua fortuna, non era intenzionata a mettere in difficoltà i due tirapiedi di Draco, avrebbe volentieri spifferato l’incompetenza di Goyle, ma Tiger le stava simpatico e non voleva che Draco lo punisse inutilmente.

- Me ne vado, ma se arriva qualcun altro, non menzionate Draco. Dite che non siete interessate alla partita e che state chiacchierando, altrimenti è palese che state cercando di coprire Malfoy. -

Asteria si allontanò con il cuore più leggero. Aveva scoperto perché Tiger e Goyle erano sembrati strani al loro capitano di Quidditch, giacché erano costretti a entrare nei panni di due ragazze innamorate di Draco. Aveva avuto la conferma del posto in cui Draco stava mettendo in atto il suo piano; non aveva ancora scoperto in cosa consistesse il piano ma almeno era più vicina alla verità. Ma soprattutto aveva scoperto che Draco non si appartava con altre ragazze alle sue spalle.

 

Marzo trascorse senza che Asteria riuscisse a scoprire altro sulle intenzioni di Draco. Quando tentava di approcciare il discorso con lui, riusciva sempre a portarla fuori strada con delle mezze verità o con dei dolci diversivi. La baciava sempre più spesso e sempre con più urgenza, ma Asteria sospettava che fosse più interessato a tenerle la bocca chiusa che a sfiorarla.

Il grande giorno della partita contro Corvonero era arrivato. Era l’ultimo incontro della stagione per i Serpeverde. Dovevano assolutamente vincere per risollevarsi da una stagione mediocre. Non avevano possibilità di vincere la Coppa ma potevano mettere ancora lottare per il terzo posto.

A colazione l’atmosfera di tensione era palpabile, la tavolata Serpeverde era avvolta da un silenzio religioso. Gli incitamenti dei più piccoli erano accolti con occhiate gelide che bloccavano all’istante ogni sprizzo di ilarità.

Asteria mangiava la sua colazione con gusto e si concentrava sugli ultimi schemi difensivi che avevano imparato il giorno del loro ultimo allenamento. Draco si accomodò accanto a lei e le lanciò un’occhiata di sbieco.

Si sporse verso di lei per raggiungere il cestino del pane, i suoi capelli sfiorarono una guancia di Asteria. Il solletico le procurò lunghi brividi fino alla punta dell’alluce e la concentrazione svanì completamente.

Si guardò subito intorno per accertarsi che nessuno si fosse accorto di quel contatto che, seppure intimo, ormai per loro era diventato una realtà quotidiana. Fortunatamente lo sguardo di tutti era incatenato al piatto della colazione.

Lui le sorrise e si avvicinò per parlarle all’orecchio. Questa volta fu il suo orecchio a dover soffrire il solletico.

- Mi aspetto che guidi la squadra verso la vittoria. Osserverò ogni tua mossa. -

Lei lo squadrò riluttante, le riusciva difficile credere che sarebbe andato a vederla giocare e che avrebbe fatto il tifo per lei. Negli ultimi giorni, spariva sempre più spesso e non era per niente sicura che avrebbe avuto la possibilità di scorgerlo sugli spalti.

Voleva manifestare i suoi dubbi ad alta voce ma un improvviso fruscio d’ali spostò la sua attenzione verso il soffitto nuvoloso della Sala Grande.

Il suo gufo le lasciò cadere in grembo una pergamena sgualcita.

 

Cara Asteria.

 

Probabilmente non vuoi nemmeno sentir più pronunciare il mio nome, ma ora che ho finalmente trovato il coraggio di spedirti questa lettera non posso rifiutarmi di scriverti come ho fatto in questi mesi.

Avevo paura di come avresti reagito alle mie parole. Temevo e temo tuttora che questa lettera non ti venga recapitata per i più svariati motivi: perché hai stregato il tuo gufo affinché non ti porti nulla proveniente da me o perché sei impossibilitata a ricevere lettere.

Vorrei tanto sapere se stai bene.

Mi sono accorto della stupidaggine che mi è uscita dalla bocca non appena sei scappata dalla mia camera. Sono stato un idiota. Ho provato a correrti dietro ma quando sono uscito da casa, tu eri già sparita. Ti ho cercato nel bosco per tutta la notte.

Non so nemmeno come chiederti perdono. Sono consapevole che delle semplici scuse non bastano.

Sai cosa provo per te, non capisco come ho potuto dire una cosa simile.

La verità è che io non posso capire la tua situazione. Qui a Durmstrang siamo così tagliati fuori da questa guerra magica, che io non ho la minima idea di cosa significhi far parte dei Mangiamorte o lottare contro di loro.

Ho aperto la bocca senza pensare, una brutta abitudine che non riesco a migliorare. Ma forse ora che sto rischiando di perdere te, mi fermerò delle ore intere a pensare prima di dar fiato alle mie stupide idee.

Ti prego di scrivermi, anche soltanto per insultarmi e per chiudere il nostro rapporto. Ma ti prego scrivimi. Capirò che se viva e non mi preoccuperò più.

 

Tuo, nonostante tutto, Alex

 

Asteria strinse la lettera tra le mani, gli occhi sbarrati fissi sul tavolo guardavano senza vedere nulla.

Un movimento alla sua sinistra la riportò alla realtà. Draco le tolse la lettera dalle mani in malo modo e la esaminò con uno sguardo schifato.

Asteria non era abbastanza lucida e non reagì a quell’intromissione. Si limitò a osservare gli occhi di Draco. Il cielo plumbeo prima di una tempesta sarebbe stato più rassicurante da guardare.

Quando finalmente Draco posò gli occhi su di lei, Asteria capì il malinteso che si stava frapponendo tra di loro.

Provò ad aprire la bocca ma la voce si rifiutò di uscire, rimase nascosta nel fondo della gola. Aggrappata all’ugola.

Draco sbatté con forza il pugno sul tavolo davanti a lei, schiaffeggiando la superficie legnosa con la lettera ormai a brandelli.

Puntò i piedi e se ne andò con i pugni stretti e le spalle incurvate, come un bambino capriccioso privato dei suoi giocattoli.

Tutta la tavolata dei Serpeverde osservava Asteria.

Daphne la guardava confusa e preoccupata.

Pansy era indignata, perché Asteria aveva osato infastidire Malfoy e forse perché aveva scorto l’intimità dei loro movimenti.

Un fastidioso brusio riempì i suoi timpani. Mille voci pronunciavano il suo nome e quello di Draco.

Milla le prese la mano da sotto il tavolo e la scosse delicatamente.

Asteria saltò in piedi e raccolse i brandelli della lettera.

Le sue mani tremavano mentre fulminava tutti con uno dei suoi sguardi di fuoco. Molti si zittirono e tornarono alle precedenti attività culinarie, ma Daphne non abbassò lo sguardo.

Abbandonò il suo posto e si avvicinò alla sorellina. Riuscì delicatamente a spingerla verso la grande porta della Sala.

Camminarono in silenzio fino alla Sala Comune nei sotterranei.

- Se non ti avessi portato fuori da lì, avresti ucciso tutta la scuola con un solo colpo di bacchetta. -

Non le chiese spiegazioni, le sorrise soltanto e le indicò di guardare accanto al camino.

Draco sedeva su una poltrona con le braccia conserte e un’espressione indecifrabile.

Il sorriso di Daphne aveva lasciato spazio a un ghigno spaventoso.

- Malfoy! Come ti permetti di trattare così mia sorella! -

La Greengrass si avvicinò alla sua vittima come un troll infuriato.

- Sei un bambino prepotente e viziato! Se ci provi ancora una volta io…- Asteria la bloccò per un braccio e le intimò di andarsene.

- Credo di poter continuare da sola! –

Daphne si allontanò, non prima di aver incenerito con uno sguardo glaciale il rampollo dei Malfoy. Prima di uscire dal dormitorio si voltò verso la sorella minore che le mimò un “ grazie” con le labbra.

Asteria si mise a sedere nella poltrona di fronte a quella occupata da Draco e lo osservò per alcuni minuti, poi ruppe il silenzio.

- Sto aspettando delle scuse, se non hai capito. -

Lui la guardò furente.

- Non sono io a doverti delle spiegazioni. -

- In parte hai ragione, ma non sarei nella condizione di dovermi spiegare se tu non ti fossi appropriato indebitamente di qualcosa che mi apparteneva! –

Draco abbassò lo sguardo, era una chiara ammissione per lo sbaglio commesso. Si passò una mano tra i capelli, arruffandoli. La collera era sparita dal suo sguardo ma c’era ancora un velo di inquietudine.

- Chi diavolo è Alex? -

Prima di rispondere Asteria si rigirò tra le mani i brandelli della lettera.

- È, o almeno era il mio migliore amico. Come avrai intuito dalla tua lettura clandestina, ci sono stati dei problemi tra noi. Quando Voldemort mi ha quasi ucciso, mi sono rifugiata a casa sua. Credevo di poter trovare aiuto e conforto da lui, ma è riuscito soltanto a darmi della stupida per aver rifiutato di servire l’Oscuro Signore. Il resto lo sai. Ti ho già raccontato della mia disavventura nella Foresta Proibita e di come Hagrid mi abbia salvato. -

Draco aggrottò le sopracciglia.

- Perché hai glissato su questo “piccolo” particolare? – Asteria sorrise. Era furbo. Non le aveva dato della bugiarda, ormai la conosceva e sapeva che non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di rispondergli, come lui aveva fatto una volta con lei, che non gli aveva raccontato alcuna bugia, ma aveva soltanto tralasciato dei particolari.

- Vista la tua reazione di oggi, ho fatto bene a glissare! Ti rendi conto della figura che ci siamo fatti davanti a tutta la Casa? Sai che odio essere messa al centro delle chiacchiere altrui! –

Asteria si alzò e si avvicinò alla poltrona di Draco.

- Le scenate di gelosia sono imbarazzanti. Fallo un’altra volta e giuro che ti impastoio talmente bene da impedirti di muovere un muscolo senza cadere. Faro dimenticare a tutta la scuola la tua comparsata come furetto! -

Draco la prese per i fianchi e la costrinse a sedere sopra di lui. La guardò dritta begli occhi e le parlò con le labbra vicinissime alle sue.

- Io non sono geloso, ormai sei mia. Sono solo infuriato con quello zotico! Se questo Alex osa scriverti ancora, non ci sarà nessun guaritore in grado di salvarlo. -

Asteria si allontanò con uno sguardo imbronciato.

- Io non sono di nessuno, e se permetti, decido io con chi intrattenere relazioni postali! –

Draco la baciò, lei oppose una debole resistenza ma poi si lasciò andare al contatto con quelle labbra morbide e sensuali. La sua resa fu per Draco la prova che lei gli appartenesse, ma non osò rivelare a voce i suoi pensieri. Aveva paura che Asteria lo smentisse e non l’avrebbe sopportato.

Il bacio si fece sempre più appassionato e Draco non riuscì a resistere alla tentazione di scendere con le mani verso il sedere di Asteria.

Lei si staccò e lo guardò dritto negli occhi, ma senza scostarsi da quel contatto. Le iridi acquose di Draco la fecero tremare, voleva baciarlo ancora e ancora. Tuttavia, non riuscì a posare di nuovo le labbra sulle sue.

All'improvviso si sentirono delle voci in corridoio e la ragazza tentò di liberarsi da quella stratta. Lui non la lasciava andare, ma lei era decisa a non dare spazio ad altri pettegolezzi.

Quando infine riuscì a scansarselo di dosso, si allontanò dalla poltrona con i capelli tutti in disordine.

Lui notò il rossore che si era impadronito delle sue gote e le sorrise, soddisfatto.

Asteria si vendicò con una frecciatina.

 - Sai, mi piacerebbe vederti lottare con Aleksey, è alto un metro e novanta e le sue spalle sono il doppio delle tue! -

Il sorriso arrogante di Draco non fu scalfito da quella battuta.

- Ma io so usare la bacchetta meglio di chiunque altro! -

Asteria si allontanò scuotendo la testa. Doveva pensare all’imminente partita e non ai riferimenti vagamente sessuali sulle capacità di Draco.

La partita era iniziata nel peggiore dei modi: tre gol per Corvonero a pochi minuti dall’inizio.

Smith non perdeva l’occasione di punzecchiare i Serpeverde con battute sulla loro scarsa capacità in difesa.

Asteria era molto nervosa, Tiger non assecondava le sue mosse, sembrava si fosse dimenticato degli schemi dell’ultimo allenamento.

Quando Bletchley si fece infilare il quarto gol, Asteria ne ebbe abbastanza.

Volò agilmente verso Tiger e lo picchio con la mazza sulla spalla per attirare la sua attenzione.

- Hey! Quando prendi un bolide, non lanciarlo a caso verso i cacciatori! Passalo a me. Capito? -

Tiger annuì e si allontanò.

Urquhart era finalmente riuscito ad acciuffare una pluffa e volava deciso verso i cerchi avversari. Asteria riuscì a mandare un bolide dritto verso il cacciatore Corvonero Roger Davies, che non riuscì a schivarlo; Urquhart ebbe capo libero e riuscì a eludere la sorveglianza del portiere sui cerchi. Quattro a uno.

Asteria individuò Cho Chang e Harper, entrambi avevano avvistato il boccino e si erano lanciati al suo inseguimento.

Tiger riuscì a passarle un bolide e Asteria lo colpì con tutte le sue forze in direzione della Chang. Il bolide la colpì alla spalla, facendole perdere terreno rispetto a Harper.

Michael Corner, il capitano Corvonero si impadronì di un bolide e lo scagliò contro Asteria per vendicare la sua compagna di squadra ma, con una giravolta, lei riuscì a scansarsi. Il bolide finì dritto verso la tribuna dello speaker che non fu capace di seguire l’ultima azione della partita.

Harper aveva catturato il boccino. I Serpeverde avevano vinto!

I sette giocatori vestiti di verde smeraldo si radunarono in mezzo al campo e si esibirono in una danza con le scope. Si incrociavano e si gettavano giù in picchiata, frenando a pochi centimetri da terra.

Fecero il giro delle tribune, Tiger si soffermò davanti ai Grifondoro e li sfidò a fare meglio nella loro prossima partita contro i Corvonero.

Asteria volò sopra la tribuna della sua Casa e salutò Milla e Daphne che si stavano sbracciando per attirare la sua attenzione. Sorrise a Draco che la guardava con sguardo fiero, poi si diresse assieme alla squadra sopra la tribuna Corvonero. Era il momento di boriarsi.

Tiger e Urquhart planarono a pochi centimetri dai ragazzi delusi e abbattuti. Gli altri si limitarono a fare qualche giravolta. Asteria non era incline a certe manifestazioni di presunzione.

- Asteria! -

Qualcuno la chiamò dal parapetto della tribuna. Una strana ragazza con un copricapo a forma di testa di leone, con tanto di criniera, la stava invitando ad avvicinarsi. Asteria impiegò qualche momento per riconoscere Luna Lovegood, ma poi volò vicino al parapetto.

- Sei stata splendida! Gran giocata contro Cho! Brava! -

Asteria corrugò la fronte, quella stravagante ragazza si stava complimentando con un membro della squadra che li aveva appena battuti. Poche persone lo avrebbero fatto. Le sorrise e la ringraziò.

 

Quella sera l’Antro della Gloria risuonava di cori allegri e di risate. Fiumi di Burrobirra e Acqua di Fuoco scorrevano nella bocca dei giocatori di Quidditch.

Asteria bevve qualche bicchiere di troppo della sua bevanda preferita e si ritrovò a dover lottare con un terribile mal di testa per i due giorni successivi. Draco non venne alla festa, anche se le aveva promesso di partecipare.

Per tutto il mese successivo cercò di evitarla il più possibile. Le diceva di non avere più molto tempo e che non doveva preoccuparsi.

Asteria, dal canto suo, era sempre più angosciata. Se Draco non aveva tempo da dedicare ad altro che al suo piano, poteva significare soltanto che era vicino al suo compimento.

Il ragazzo era sempre teso e la sua carnagione ormai era traslucida, sembrava malato di quelle malattie inguaribili anche con le magie più potenti.

Il senso di ignoto che Asteria provava dentro la rattristò sempre di più, tanto che Milla non provava più neppure a chiederle come si sentisse.

Anche quella sera si trovava a letto con la sua Puffola e guardava le sue lenzuola con sguardo vuoto.

La Puffola color crema percepiva la tensione del suo corpo ed emetteva piccoli squittii di preoccupazione. Asteria, tuttavia, non badava a quella piccola pallina di pelo che si strusciava contro la sua mano.

Un frastuono improvviso la fece saltare giù dal letto. Il corridoio era denso di urla e passi agitati.

Asteria uscì dalla camera e andò in Sala Comune, dove l’intero dormitorio si era ammassato davanti al camino e urlava imprecazioni come risposta al racconto di qualcuno. Asteria non riusciva a vedere chi stesse parlando, la sua esigua altezza le impediva di vedere oltre il muro di schiene che aveva di fronte, gli schiamazzi le impedivano di sentire la voce di chi parlava.

Milla le si affiancò e le disse che Pansy stava urlando qualcosa contro Potter.

- Quanto invidio il tuo metro e ottanta! -

Milla sorrise ma poi la sua espressione cambiò di colpo. Guardò Asteria con sguardo amareggiato.

- Draco è stato ferito da Potter. -

Milla posò un braccio sulla spalla di Asteria. Non le aveva mai chiesto quale tipo di rapporto li legasse ma, dopo la scenata in Sala Grande del mese precedente, tutti avevano intuito che c’era qualcosa che tra loro.

Asteria spinse di lato tutti i ragazzi che le bloccavano la via. Arrivò al limitare del cerchio di persone e afferrò Pansy per un braccio. Non si accorse della forza che aveva usato in quel gesto e si meravigliò nel vedere i brutti segni rossi che erano apparsi sul braccio della ragazza quando si era scansata con un urlo di dolore.

- Come osi toccarmi, mocciosa?! -

Asteria non badò a quell’insulto e formulò una breve e chiara domanda.

- Dov’è? -

Pansy strinse gli occhi e si morse le labbra. Evidentemente era reticente a rivelare quell’informazione proprio ad Asteria.

Asteria stava per avventarsi contro la ragazza dai capelli corvini ma due mani la bloccarono, tenendole i fianchi.

Daphne girò delicatamente sua sorella per poterle parlare guardandola negli occhi.

- È in infermeria. -

Asteria non si rese nemmeno conto di come il suo corpo l’avesse spinta fuori da quella folla e fuori dal dormitorio. Riprese un po’ di lucidità mentale solamente quando si trovò davanti la porta dell’infermeria, al primo piano.

Alzò la mano verso la maniglia con fare incerto. Non aveva chiesto a nessuno le reali condizioni di Draco e non aveva nessuna intenzione di trovarsi davanti a qualcosa di orribile.

Decise di limitarsi a bussare.

Dopo alcuni istanti la porta si aprì e la testa canuta di Madama Chips comparve dalla sottile fessura.

- Non può ricevere visite. -

Frase scontata per la guaritrice della scuola.

- Mi dica solo come sta. -

- È stato ferito gravemente ma si riprenderà del tutto. Ritorni nei sotterranei. –

Asteria non si mosse da lì, si mise seduta accanto alla porta e attese.

Harry Potter aveva ferito Draco. Asteria era confusa. Era sicura che Potter fosse un ragazzo pacifico, nonostante la sua scomoda posizione di Prescelto, l’unico in grado di sconfiggere Voldemort.

Se Potter era stato portato ad attaccare, doveva essere successo qualcosa di molto grave.

Le ore trascorsero lente, il coprifuoco era passato da un pezzo. Il pavimento gelido cominciava a indolenzirle tutti i muscoli, ma Asteria non aveva intenzione di allontanarsi da quella porta. L’idea che lui era dall’altra parte, vivo, in qualche modo la confortava.

Si cinse le ginocchia con le mani per raccogliere un po’ di calore corporeo e abbandonò la testa tra le gambe.

Una mano gentile le avvolse una coperta intorno alla schiena. Asteria alzò la testa, convinta che si trattasse di Daphne, ma rimase esterrefatta quando vide Pansy Parkinson seduta accanto a lei, con una coperta uguale alla sua sulla schiena e due tazze in mano.

- Non sei stufa di visitare l’infermeria? Mi sembra che quest’anno tu ci abbia passato più tempo che nella tua camera. – le porse una tazza.

- The al Biancospino. Aiuta a rilassarsi. –

Il muso da carlino di Pansy si era raddolcito. Asteria però era ancora sospettosa. Prese la tazza tra le mani e la annusò, con la bacchetta cercò di rivelare la traccia di qualsiasi veleno ma non trovò nulla.

- Non sono così stupida da avvelenarti davanti all’infermeria. Avresti troppe possibilità di essere salvata. -

Asteria bevve e si godette la sensazione di tepore che si diffondeva nelle sue membra.

Volle sapere ciò che Pansy aveva raccontato al resto della Casa.

- Lo Sfregiato ha attaccato Draco al sesto piano, dentro il bagno dei ragazzi. Hanno lottato per un po’ ma poi Potter lo ha ferito gravemente. Ho incontrato Piton che lo sorreggeva per le scale, mi ha ordinato di portarlo qui. Piton era incavolato nero! Non mi stupirebbe che Potter saltasse la prossima decisiva partita di Quidditch. Anche se secondo me dovrebbero espellerlo definitivamente, sono sei anni che tenta di distruggere la scuola con le sue pagliacciate da Prescelto. -

- Perché hanno duellato? –

Pansy sospirò.

- Fin dal primo anno non si sono mai sopportati. Credo che alla fine il loro odio sia sfociato in una battaglia, ma sicuramente c’è qualcos’altro sotto. Dovresti chiederlo a Draco. -

Un rumore di passi provenne dall’interno dell’infermeria, Pansy guardò la porta con apprensione ma il rumore si allontanò di nuovo.

Asteria osservò la ragazza per qualche secondo, la Parkinson era veramente preoccupata.

Asteria si sentì improvvisamente di troppo.

Lei lo conosceva da molti anni, erano praticamente cresciuti insieme ed erano sempre stati amici, negli ultimi anni erano stati qualcosa di più, anche se Draco l’aveva lasciata alla fine del quinto anno.

Pansy parve capire i pensieri di Asteria e trasse un respiro più profondo.

-Non devi preoccuparti per me. Draco mi ha fatto chiaramente capire il motivo per cui mi ha lasciato. Non cercherò di mettermi tra voi due. – alzò una mano per zittire Asteria che stava per chiederle come sapesse di loro due.

- Mi ha raccontato tutto. Non arrabbiarti con lui ma, vedi, noi siamo sempre stati amici, ci siamo sempre raccontati tutto. Così, quando mi ha lasciato per gli impegni più considerevoli cui era legato, l’ho fatto promettere di non allontanarsi da me come amico. Draco ha mantenuto la promessa e per correttezza mi ha raccontato che si stava avvicinando a te, dopo le vacanze invernali. Mi sono arrabbiata molto. Perché poteva trovare il tempo di stare con te e non con me? Come se il suo onere fosse magicamente svanito!-

Pansy strinse i pugni e chiuse gli occhi per un po’.

- Mi ha riferito quanto si sia sentito in colpa per averti consegnato a Voldemort. Credo che si sia accorto di tenere a te quando sei quasi morta a causa sua. Avete così tante cose in comune voi due…per amore dell’amicizia tra me e Draco, me ne sono fatta una ragione. Anche se ogni tanto non posso fare a meno, di esser acida con te. -

Asteria non sapeva cosa dirle. Non si sentiva in colpa per il suo rapporto con Draco.

Un lampo di consapevolezza le trapassò le iridi nocciola. Malfoy aveva raccontato a Pansy del modo in cui l’aveva tradita, di aver svolto quel compito per l’Oscuro Signore. La loro amicizia arrivava fino a quel punto?

- Draco ti ha raccontato cosa sta architettando per Voldemort? -

- Sì, ma sono legata da un patto di sangue con lui. Se te ne parlassi, morirei all’istante. Scusami. –

Lo stomaco di Asteria si contorse in posizioni impossibili. La delusione per quella verità che le era stata sbattuta in faccia le fece venire la nausea.

Madama Chips aprì la porta e guardò esterrefatta le due ragazze a terra.

- Cosa ci fate ancora qui? -

Asteria si alzò ed entrò in infermeria, non badando alle urla contrariate della guaritrice. Pansy convinse Madama Chips a concedere loro una breve visita e seguì Asteria.

Draco giaceva immobile tra le lenzuola. Era sveglio ma sul suo volto si vedevano chiaramente i segni della stanchezza e della sofferenza.

Asteria non parlò. Pansy si accertò delle condizioni di Draco e poi si li lasciò soli.

Asteria si accomodò sul bordo del letto, vicino ai piedi di Draco. Non voleva guardarlo negli occhi. temeva di essere risucchiata nella sua spirale e non riuscire più a dire ciò che aveva in mente.

- Pansy mi ha già raccontato cos’è successo. Perché Potter ti ha attaccato? -

Draco tentò di tirarsi su ma ben presto si arrese. Le bende attorno al suo torace erano talmente strette da impedirgli qualsiasi movimento.

- Asteria, so cosa mi stai chiedendo. Non posso. - la solita scusa.

La rabbia illuminò gli occhi castani di Asteria come un fulmine nel cielo buio.

- A quanto pare a Pansy puoi raccontare tutto. -

Il volto di Draco era simile a quella di un bambino scoperto dalla mamma ad assaggiare i biscotti appena sfornati.

- Io…-

- Perché non riesci a fidarti completamente di me? Sono io l’unica che dovrebbe avere problemi con la fiducia, dopo quello che mi hai fatto! -

Draco allungò una mano verso quella di Asteria ma non riuscì a raggiungerla. Era seduta troppo lontano. Aspetto per alcuni istanti che la sua mano venisse presa tra quelle di Asteria ma quelle non si mossero. La ragazza era troppo scossa dalla vista del marchio sull’avambraccio. Non aveva il coraggio di avvicinare la sua mano a quella pelle nuda e macchiata.

- Io mi fido di te. Non l’ho detto a Pansy perche io mi fidi più di lei, le ho persino fatto giurare con il sangue! So bene che non riesce a tenere chiusa quella boccaccia! Le ho raccontato tutto perché all’inizio dell’anno era l’unica amica con cui potevo parlare e sfogarmi. Certo, anche Tiger e Goyle sono miei amici, ma con loro non posso parlare più dello stretto necessario. Li uso quando mi servono. Asteria, non ho voluto dirti niente perché chiunque sia informato del mio piano, è in pericolo di vita. Hai già avuto i tuoi problemi con Voldemort. Non voglio metterti in pericolo più di quanto abbia già fatto. Ho preso la mia decisione. Non voglio che tu sia invischiata in questo maledetto affare! -

Asteria alzò finalmente gli occhi sul suo volto. Lui le sorrise. Le parlò con voce bassa e dolce.

- Ci tengo troppo a te, voglio che tu sia al sicuro, sempre! Mi hai fatto passare dei bellissimi mesi spensierati e allegri, e sai quanto significhi per me. Io credo di amar…-

- Fermati! –

Asteria si era alzata dal letto e aveva urlato!

- Che cosa stavi per dire? Che mi ami? Non osare pronunciare quella parola davanti a me! Hai ampliamente dimostrato che ami soltanto te stesso! -

Draco spalancò la bocca, gli occhi una fessura. Il suo orgoglio era stato ferito ancora da quella ragazzina.

- Con che coraggio mi dici certe cose? Tu non conosci nemmeno il significato della parola “amare”! Almeno io amo me stesso. Tu non ami nessuno. Odi tutti, anche te stessa! Chi sta messo peggio, eh? -

Asteria scosse la testa, colpita nell’intimo da quelle parole. La verità fa sempre male, ma sentirla uscire dalle labbra carnose di Draco era ancora più sconfortante.

Scrivere o pronunciare la parola “fine” è sempre difficile. Nessuno dei due ragazzi aveva il coraggio di pronunciare quelle quattro lettere, anche se erano il naturale epilogo ad una conversazione di quel tipo. Si scrutarono per un po’, poi Asteria si avviò verso l’uscita dell’infermeria. Quel posto le faceva venire i conati di vomito.

Si voltò un’ultima volta verso le iridi nebbiose di Draco e poi si congedò con due ultime parole.

- Buona fortuna. -

   
 
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