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Autore: _hurricane    19/01/2011    0 recensioni
Life is so much dark and light
Day cannot exist without a night
And you should not slip away from me.

[TWINCEST: don't like? don't read!]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hikaru Hitachiin, Kaoru Hitachiin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pain

               (dolore)

“BAM!”

Sono le tre di notte, e Kaoru è appena atterrato sul pavimento freddo, probabilmente a causa di uno spintone di Hikaru, che dorme ‘a stella marina’, come dice sempre lui. “Mmmm” si lamenta Kaoru, assonnato e vagamente irritato, per la frequenza con cui questo accade. Il più delle volte tornava a letto, costringendo il fratello a chiudersi a riccio (tanto per restare in tema) e fargli nuovamente spazio; ma stavolta no. Rialzandosi da terra, lo sguardo di Kaoru si posa involontariamente su un piccolo baule sotto il letto, che come sa bene contiene foto dell’infanzia, vecchi giocattoli, ricordi. Sorride d’istinto. Cerca di trascinarlo fuori senza far rumore, poi si siede a gambe incrociate sul pavimento, il baule in grembo. C’è la foto della famosa puntura di zanzara: deve trattenersi per non ridere al solo pensiero, e svegliare così Hikaru. Sotto ad altre fotografie, pupazzetti e disegni stropicciati, c’è un diario segreto, ormai ben poco segreto visto che il lucchetto è andato perduto, un po’ come tutte le cose di piccole dimensioni lasciate in mano a dei bambini. La luce della luna che filtra dalla finestra permette a Kaoru di intravedere scritte, stupidi racconti delle giornate passate all’asilo, e disegni colorati a pastello, ovviamente sempre con loro due come protagonisti. “Io e Hikaru al parco giochi di Osaka”, “I fratellini Hitachiin sull’altalena”, “Io e Kaoru e il gioco dello specchio!” In quei disegni così schematici e approssimativi, però, non erano mai totalmente identici. Per un po’ Kaoru si sofferma sulle piccole differenze tra le due figure: uno sbaglio con la matita, un ciuffo di capelli in più, un piede storto. Poi, qualcos’altro cattura la sua attenzione: in fondo al diario, qualcosa fa spessore tra le ultime due pagine. E’ una graffetta blu, che tiene attaccata alla pagina del diario proprio la lettera di Ruki, la ragazza della mattina, che lui ha visto andar via da dietro l’albero, nel cortile. Tra la lettera e la graffetta, un piccolo post-it con su scritto un numero di telefono; sicuramente proprio quello di Ruki, chiestole da Hikaru senza che lui se ne accorgesse. Lo stesso Kaoru si sorprende, quando vede i numeri annebbiarsi davanti ai suoi occhi, e poi fondersi tra loro, inondati da una lacrima. Poi un’altra, e un’altra ancora. Il diario gli cade dalle mani, facendo un tonfo quasi impercettibile all’udito del fratello dormiente, ma pesante come quello di un’incudine per il suo cuore. “Hikaru… Hikaru…” ora non sono solo lacrime, ma singhiozzi. Con il piede spinge via il baule ancora aperto, e si accascia sul pavimento, raccogliendosi su sé stesso per darsi un po’ di calore, ma è inutile. Ogni singola lacrima che inonda le sue guance è come una pioggia di acqua gelida: intorpidisce il suo corpo e la sua mente. Nei suoi ricordi, che gli passano davanti agli occhi come un flashback degno di un film, il fiocco rosso tra i capelli di quella Ruki è ovunque: sulla panchina dell’asilo, nel loro giardino, persino tra i loro corpi, nel bel mezzo del gioco dello specchio, che non riesce più ora che c’è un’intrusa. Kaoru sa benissimo che le sue lacrime e i suoi ricordi plagiati sono uno sbaglio: dovrebbe essere felice per suo fratello, che per la prima volta potrebbe uscire con una ragazza, una che ci tiene davvero a conoscerlo per quello che è. “No, solo io, soltanto io, Hikaru…” Solo lui lo conosce per quello che è. Nessun altro potrà mai. La gelosia scava un solco dentro il suo petto, come una serie infinita di coltellate dolorose, ma mai letali. I secondi sul pavimento passano lenti come anni.

Improvvisamente una mano raggiunge i suoi capelli, come una corda lanciata dal nulla, per salvare un povero naufrago in mezzo ad un mare di disperazione. “Kaoru,” - il silenzio è squarciato dal suo nome come un velo - “perché stai piangendo?” “Io… ho fatto un brutto sogno. Ho sognato che tu non c’eri più, che mi lasciavi solo” mente Kaoru. “Oh, ma questo non potrebbe mai accadere, lo sai, vero?” risponde Hikaru accarezzandogli i capelli, pur avendo visto il vero motivo del pianto, a pochi centimetri dal piede del fratello. Ma lui continua a piangere, non risponde. “Kaoru… Kaoru, guardami!” Ora anche Hikaru è sul pavimento gelido, illuminato dalla luce della luna; il viso del gemello è tra le sue mani, bagnato e tremante. “Che c’è? Perché fai così? Dimmelo!” “Perché tu… stai mentendo.” Il respiro di Hikaru di colpo si ferma. Essere accusato di mentire non era mai stato un problema, ma ogni volta che era successo in passato, era stato per aver coperto una marachella di Kaoru, oppure per qualche scherzo di comune accordo. Mai, mai nella sua vita aveva sentito quelle parole uscire proprio dalla sua bocca, taglienti come lame. “Un giorno ti innamorerai, ti sposerai, avrai dei figli, e nella tua vita non ci sarà più spazio per me. Un giorno ti stancherai di vedere sempre il tuo riflesso” conclude Kaoru, improvvisamente senza più lacrime. Hikaru lo guarda, tra il dolore e lo sconcerto. “Kaoru… non è così. Un giorno ci innamoreremo e ci faremo delle famiglie separate, ma non vuol dire che mi dimenticherò di te! Non credi che sia giusto che vada così? Non credi che le persone dovranno distinguerci, prima o poi?” Una pausa, lunga forse quanto una vita intera. “Si, ma…tu… tu non capisci”. Kaoru si alza dal pavimento, lo guarda dall’alto in basso con tutta l’amarezza che ha in corpo, e fugge verso il bagno. Hikaru sente la porta chiudersi dietro di lui, la chiave girare nella serratura, e poi di nuovo singhiozzi.

“Oh, invece si.”

 

   
 
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