Ancora non ci credo.
Sempre più persone seguono questa mia storia e io non posso
che esserne felice. Vi ringrazio tutti di cuore, siete meravigliosi. Una piccola noticina:
volevo ricordare che sono ancora aperti i suggerimenti per le foto che
rappresentino Elizabeth e Daniel. Chiunque voglia parteciparvi con il
proprio parere è il benvenuto ^^ Ringrazio ancora Madapple94
per la bella idea. Vi lascio alla lettura,
Pandora
Pandora
8. Imprevisti
Sono passati
tre giorni dall'ultima volta che i miei occhi hanno incrociato quelli
di Daniel. Tre lunghissimi giorni passati a chiedermene il
perchè. Lo sapevo, lo sapevo che il mio comportamento
spudorato lo avrebbe allonatanato. Anche se, in fondo, lui mi stesso mi
aveva fatto capire di non disprezzare la mia naturalezza. Sono una
sciocca, che cosa vorrei pretendere? Nemmeno io so che cosa voglio. Io
e Daniel ci siamo visti solamente due giorni e, per quanto intensi, non
sono certamente bastati a farlo interessare a me. Sì, sono
solamente una povera illusa, che si è lasciata trascinare da
passioni impetuose e, per questo, distruttive. Stavo decisamente meglio
qualche tempo fa, quando le mie convinzioni sugli uomini erano ancora
salde e il mio cuore non aveva accelerato il suo battito davanti agli
occhi di Daniel. Aveva promesso che sarebbe tornato da me molto presto,
però... Basta, devo smettere di pensare a lui. Quasi non mi
riconosco più. Mi sono lasciata incantare così
facilmente? Probabilmente sì, ma so bene che non sono stati
sentimenti veri. Solamente l'attimo fugace di un abbaglio. Se fossero
stati veri, ora sarei qui a disperarmi. Ma non è forse quello
che stai facendo, Elizabeth? Ci mancava solamente la mia
voce interiore a confondere maggiormente le mie idee. Solamente le
donne prive di forza d'animo si struggono per gli uomini e io non sono
certamente una di loro. Non rimarrò qui, nella mia stanza,
affacciata alla finestra aspettando di scorgere la sua carrozza
arrivare. E allora
perchè sei esattamente davanti ad una finestra, guardando
fuori con aria ansiosa? Ora è troppo. Devo
trovare qualcosa da fare per tenermi distratta. Devo smettere di
pensare, assolutamente.
Fortunatamente mio fratello George sembra avermi letto nel pensiero. Lo sento bussare alla porta della mia camera da letto e chiamarmi. Mi dirigo verso di lui e giro la maniglia dorata, facendolo poi entrare. Dev'essere stato nei campi, il suo viso è arrossato come un uomo che ha appena terminato una corsa. Si lascia cadere pesantemente sull'elegante sedia vicino al mio letto e mi guarda, stravolto.
-Che cosa stavate facendo, Elizabeth?-. E' molto stanco, lo vedo dai suoi occhi. Durante i periodi in cui mio padre è assente da casa, mio fratello assume tutte le responsabilità di questa. E' un uomo fantastico, d'animo gentile. Da sempre il nostro rapporto è stato di profondo affetto e reciproco rispetto.
-Niente di interessante, a dire il vero. E voi? Vi vedo piuttosto provato...avete seguito il lavoro nei campi?-. Gli chiedo, mentre apro il mio grande armadio per prendere una salvietta in modo che possa asciugarsi il lieve sudore dalla fronte. La porgo poi a George, attendendo la sua risposta.
-Sì, Elizabeth. Fra poco vi sarà una grande raccolta e devo fare in modo che tutti sappiano esattamente che cosa fare. Spero che nostro padre torni presto, a volte mi rendo conto che la sua bravura è indispensabile.-.
-Sapete bene di essere al suo pari oramai. Nostro padre è spesso via e prima o poi lascerà la guida a voi.-. Ne sono certa, anche mia madre me l'ha lasciato intendere diverse volte.
-Spero il più tardi possibile, Elizabeth. Non ho ancora preso moglie e voglio riservarmi ancora un pò di libertà prima del grande passo-. Nonostante mio fratello sia davvero un bell'uomo e le spasimanti non gli siano mai mancate, non ha mai trovato la donna giusta. Anche lui crede nell'amore vero, sentito da entrambe le parti.
-Vi capisco, George. Ma ora che ne dite di un bel bagno? Se inizierete ad avere un cattivo odore il grande passo non lo farete mai!-. Inizio a ridere di gusto, in questi giorni senza aver visto Daniel non mi è mai capitato di incurvare le labbra in un sorriso. Me ne accorgo solamente ora, lucidamente. Mio fratello si alza di scatto dalla sedia e mi raggiunge, prendendomi fra le braccia e facendo smorfie buffissime. Non posso far altro che ridere ancora, lo adoro. Ogni volta che ho sentito il bisogno di qualcuno con cui condividere i miei dolori, lui era sempre lì per me. Non lo dimenticherò mai, il nostro è un legame di sangue forte come pochi. Cerco di divincolarmi dalla sua presa ridendo ancora di più, di gusto. Anche lui ride e mi scompiglia i capelli mentre mi tiene in una morsa ferrea. E' davvero forte, non avrei nemmeno una minima speranza di batterlo. Mi spingo in avanti e, non lo avessi mai fatto!, cadiamo insieme sul grande tappeto che ricopre una parte del pavimento in marmo.
-Aaah! Che dolore!-. Mi lamento scostandomi da sotto il corpo di George, che probabilmente non ha sentito nulla poichè atterrato sul "morbido" della mia schiena. Lo sento ridere, a quanto pare la scena gli suscita ilarità. Mi rialzo, facendo finta di essere offesa, guardandolo con aria di sfida.
-Che cosa non va, Elizabeth?-. Mi chiede, scrutando il mio viso con attenzione.
-Se non mi aveste trattenuta, non avrei sentito il bisogno di liberarmi e non sarei caduta a terra!-. Cerco di essere convincente nel tono di voce, sperando che faccia effetto.
-Non dico questo. Che cosa vi è successo in questi giorni. Voglio sapere questo. E' come se foste un fantasma, non vi vedo più sorridere nè tantomeno uscire di casa. Avete visto i peschi, Elizabeth? Sono belli più che mai e invece di andarli ad ammirare come fate sempre, ve ne siete stata tre giorni quasi escusivamente rinchiusa in questa camera.-. Rimango sconvolta dalle sue parole, comprendendone il significato. Lo ha notato anche lui. Non posso fare altro che abbassare lo sguardo e cercare di non mostrare le mie emozioni a George. Penserebbe certamente a me come una sciocca ragazzina, se venisse a sapere il perchè di questo comportamento.
-Non è successo niente, George. Sto bene, ve lo posso assicurare. Ho pensato che ogni tanto riposarmi e dedicare tempo alla lettura sia un modo per impiegare le giornate altrettanto buono che invece uscire per ammirare degli alberi.-. So bene che ha capito che sto mentendo. Tengo fisso lo sguardo al pavimento. -Dirò a Monica di prepararvi l'acqua per il bagno, siete stanco. Andate a riposarvi, ci vedremo questa sera a pranzo.-. Devo fare in modo di farlo uscire dalla stanza immediatamente, o sono certa che scoprirebbe di più in poco tempo. E' sempre stato così, con George non sono mai riuscita a tenere per molto tempo dei segreti.
-Bene. A stasera, Elizabeth.-. Sono sorpresa, non pensavo avrebbe mollato la presa così facilmente. Vedendolo uscire dalla mia stanza, però, noto che il suo passo è furioso e veloce. Spero che non abbia tratto conclusioni azzardate, ma non credo.
Di nuovo mi ritrovo sola nella mia stanza. Il cielo inizia ad imbrunire e fra poco il sole tramoneterà. Mi abbandono sul letto lasciando che i miei pensieri scorrano liberi nella mia mente. Mi accorgo subito di aver commesso un errore. Subito tutto gira vorticosamente intorno ad un unico polo: Daniel. Sento di essere terribilmente infantile, ma non riesco a far smettere tutto questo. Vorrei che fosse qui, anche solo per darmi una spiegazione della sua assenza. Spero che non sia successo niente di grave, ma d'altronde se non fosse così vorrebbe dire che il nostro incontro non è valso niente per lui. Non riuscirei a spiegarmi la sua assenza altrimenti. No, sto vaneggiando. Capisco che l'unica spiegazione è quella di non essere stata sufficientemente interessante ai suoi occhi. A causa della mia totale mancanza di ragione in alcuni casi, però, voglio tenermi stretta la possibilità dell'imprevisto. Ho bisogno di vederlo almeno un'ultima volta ancora, sento questo bisogno bruciarmi dentro.
Ad un tratto, sento nuovamente bussare alla porta della mia camera. Spero che non sia George, non saprei come sostenere il suo sguardo. Può forse esistere la remota possibilità che sia...? No, non può essere. Vado ad aprire con il cuore in gola. Quando però la porta si apre, sul mio viso compare un'espressione di delusione che anche io riesco a percepire pur non vedendola.
-Signorina Elizabeth, ho una lettera per voi.-. Monica mi porge una piccola busta con sopra il mio nome, scritto in bella grafia. Non ho idea di cosa possa contenere, ma sono curiosa.
-Chi me la manda?-.
-Il signor Daniel Smith, signorina Elizabeth. Ricordatevi che fra poco la cena sarà servita.-. La vedo allontanarsi con un sorriso compiaciuto sulla faccia. Solo allora mi rendo conto che probabilmente quello sulla mia è ancora più grande. Sento il cuore rimbombarmi nel petto. Corro verso il letto e mi ci getto sopra, aprendo velocemente la lettera.
Cara Elizabeth,
con questa lettera vi prego di scusarmi.
Avevo promesso di tornare da voi quanto prima avessi potuto,
mentre invece mi sono comportato da villano senza farvi avere
mie notizie. E' accaduto un imprevisto che mi ha costretto a
rimanere nella mia tenuta senza poter tornare da voi, ma spero
che voi mi permettiate di rimediare al più presto.
Vi spiegherò tutto, ve lo prometto.
Daniel
Credo che il mio cuore abbia smesso di battere. Sento il respiro farsi sempre più affannoso e la vista annebbiarsi per un istante. Che cosa potrà mai essere accaduto? In ogni caso, quello che ho appena letto ha esercitato una potenza mai provata su di me. Stringere fra le mani una lettera scritta da Daniel mi sta mandando in fibrillazione. Decido di prendere immediatamente un foglio di carta. Immergo la penna nel calamaio e scrivo di getto una risposta da far recapitare immediatamente.
Pensavo che oramai vi foste dimenticato di me.
Domani sera torneranno i miei genitori, ma per il resto della
giornata sarò disponibile. Credo che possiate tentare di farvi
perdonare.
A presto,
Elizabeth.
Fortunatamente mio fratello George sembra avermi letto nel pensiero. Lo sento bussare alla porta della mia camera da letto e chiamarmi. Mi dirigo verso di lui e giro la maniglia dorata, facendolo poi entrare. Dev'essere stato nei campi, il suo viso è arrossato come un uomo che ha appena terminato una corsa. Si lascia cadere pesantemente sull'elegante sedia vicino al mio letto e mi guarda, stravolto.
-Che cosa stavate facendo, Elizabeth?-. E' molto stanco, lo vedo dai suoi occhi. Durante i periodi in cui mio padre è assente da casa, mio fratello assume tutte le responsabilità di questa. E' un uomo fantastico, d'animo gentile. Da sempre il nostro rapporto è stato di profondo affetto e reciproco rispetto.
-Niente di interessante, a dire il vero. E voi? Vi vedo piuttosto provato...avete seguito il lavoro nei campi?-. Gli chiedo, mentre apro il mio grande armadio per prendere una salvietta in modo che possa asciugarsi il lieve sudore dalla fronte. La porgo poi a George, attendendo la sua risposta.
-Sì, Elizabeth. Fra poco vi sarà una grande raccolta e devo fare in modo che tutti sappiano esattamente che cosa fare. Spero che nostro padre torni presto, a volte mi rendo conto che la sua bravura è indispensabile.-.
-Sapete bene di essere al suo pari oramai. Nostro padre è spesso via e prima o poi lascerà la guida a voi.-. Ne sono certa, anche mia madre me l'ha lasciato intendere diverse volte.
-Spero il più tardi possibile, Elizabeth. Non ho ancora preso moglie e voglio riservarmi ancora un pò di libertà prima del grande passo-. Nonostante mio fratello sia davvero un bell'uomo e le spasimanti non gli siano mai mancate, non ha mai trovato la donna giusta. Anche lui crede nell'amore vero, sentito da entrambe le parti.
-Vi capisco, George. Ma ora che ne dite di un bel bagno? Se inizierete ad avere un cattivo odore il grande passo non lo farete mai!-. Inizio a ridere di gusto, in questi giorni senza aver visto Daniel non mi è mai capitato di incurvare le labbra in un sorriso. Me ne accorgo solamente ora, lucidamente. Mio fratello si alza di scatto dalla sedia e mi raggiunge, prendendomi fra le braccia e facendo smorfie buffissime. Non posso far altro che ridere ancora, lo adoro. Ogni volta che ho sentito il bisogno di qualcuno con cui condividere i miei dolori, lui era sempre lì per me. Non lo dimenticherò mai, il nostro è un legame di sangue forte come pochi. Cerco di divincolarmi dalla sua presa ridendo ancora di più, di gusto. Anche lui ride e mi scompiglia i capelli mentre mi tiene in una morsa ferrea. E' davvero forte, non avrei nemmeno una minima speranza di batterlo. Mi spingo in avanti e, non lo avessi mai fatto!, cadiamo insieme sul grande tappeto che ricopre una parte del pavimento in marmo.
-Aaah! Che dolore!-. Mi lamento scostandomi da sotto il corpo di George, che probabilmente non ha sentito nulla poichè atterrato sul "morbido" della mia schiena. Lo sento ridere, a quanto pare la scena gli suscita ilarità. Mi rialzo, facendo finta di essere offesa, guardandolo con aria di sfida.
-Che cosa non va, Elizabeth?-. Mi chiede, scrutando il mio viso con attenzione.
-Se non mi aveste trattenuta, non avrei sentito il bisogno di liberarmi e non sarei caduta a terra!-. Cerco di essere convincente nel tono di voce, sperando che faccia effetto.
-Non dico questo. Che cosa vi è successo in questi giorni. Voglio sapere questo. E' come se foste un fantasma, non vi vedo più sorridere nè tantomeno uscire di casa. Avete visto i peschi, Elizabeth? Sono belli più che mai e invece di andarli ad ammirare come fate sempre, ve ne siete stata tre giorni quasi escusivamente rinchiusa in questa camera.-. Rimango sconvolta dalle sue parole, comprendendone il significato. Lo ha notato anche lui. Non posso fare altro che abbassare lo sguardo e cercare di non mostrare le mie emozioni a George. Penserebbe certamente a me come una sciocca ragazzina, se venisse a sapere il perchè di questo comportamento.
-Non è successo niente, George. Sto bene, ve lo posso assicurare. Ho pensato che ogni tanto riposarmi e dedicare tempo alla lettura sia un modo per impiegare le giornate altrettanto buono che invece uscire per ammirare degli alberi.-. So bene che ha capito che sto mentendo. Tengo fisso lo sguardo al pavimento. -Dirò a Monica di prepararvi l'acqua per il bagno, siete stanco. Andate a riposarvi, ci vedremo questa sera a pranzo.-. Devo fare in modo di farlo uscire dalla stanza immediatamente, o sono certa che scoprirebbe di più in poco tempo. E' sempre stato così, con George non sono mai riuscita a tenere per molto tempo dei segreti.
-Bene. A stasera, Elizabeth.-. Sono sorpresa, non pensavo avrebbe mollato la presa così facilmente. Vedendolo uscire dalla mia stanza, però, noto che il suo passo è furioso e veloce. Spero che non abbia tratto conclusioni azzardate, ma non credo.
Di nuovo mi ritrovo sola nella mia stanza. Il cielo inizia ad imbrunire e fra poco il sole tramoneterà. Mi abbandono sul letto lasciando che i miei pensieri scorrano liberi nella mia mente. Mi accorgo subito di aver commesso un errore. Subito tutto gira vorticosamente intorno ad un unico polo: Daniel. Sento di essere terribilmente infantile, ma non riesco a far smettere tutto questo. Vorrei che fosse qui, anche solo per darmi una spiegazione della sua assenza. Spero che non sia successo niente di grave, ma d'altronde se non fosse così vorrebbe dire che il nostro incontro non è valso niente per lui. Non riuscirei a spiegarmi la sua assenza altrimenti. No, sto vaneggiando. Capisco che l'unica spiegazione è quella di non essere stata sufficientemente interessante ai suoi occhi. A causa della mia totale mancanza di ragione in alcuni casi, però, voglio tenermi stretta la possibilità dell'imprevisto. Ho bisogno di vederlo almeno un'ultima volta ancora, sento questo bisogno bruciarmi dentro.
Ad un tratto, sento nuovamente bussare alla porta della mia camera. Spero che non sia George, non saprei come sostenere il suo sguardo. Può forse esistere la remota possibilità che sia...? No, non può essere. Vado ad aprire con il cuore in gola. Quando però la porta si apre, sul mio viso compare un'espressione di delusione che anche io riesco a percepire pur non vedendola.
-Signorina Elizabeth, ho una lettera per voi.-. Monica mi porge una piccola busta con sopra il mio nome, scritto in bella grafia. Non ho idea di cosa possa contenere, ma sono curiosa.
-Chi me la manda?-.
-Il signor Daniel Smith, signorina Elizabeth. Ricordatevi che fra poco la cena sarà servita.-. La vedo allontanarsi con un sorriso compiaciuto sulla faccia. Solo allora mi rendo conto che probabilmente quello sulla mia è ancora più grande. Sento il cuore rimbombarmi nel petto. Corro verso il letto e mi ci getto sopra, aprendo velocemente la lettera.
Cara Elizabeth,
con questa lettera vi prego di scusarmi.
Avevo promesso di tornare da voi quanto prima avessi potuto,
mentre invece mi sono comportato da villano senza farvi avere
mie notizie. E' accaduto un imprevisto che mi ha costretto a
rimanere nella mia tenuta senza poter tornare da voi, ma spero
che voi mi permettiate di rimediare al più presto.
Vi spiegherò tutto, ve lo prometto.
Daniel
Credo che il mio cuore abbia smesso di battere. Sento il respiro farsi sempre più affannoso e la vista annebbiarsi per un istante. Che cosa potrà mai essere accaduto? In ogni caso, quello che ho appena letto ha esercitato una potenza mai provata su di me. Stringere fra le mani una lettera scritta da Daniel mi sta mandando in fibrillazione. Decido di prendere immediatamente un foglio di carta. Immergo la penna nel calamaio e scrivo di getto una risposta da far recapitare immediatamente.
Pensavo che oramai vi foste dimenticato di me.
Domani sera torneranno i miei genitori, ma per il resto della
giornata sarò disponibile. Credo che possiate tentare di farvi
perdonare.
A presto,
Elizabeth.
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