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Autore: Ashbringer    19/01/2011    1 recensioni
Aaron è un normale ragazzo diciassettenne con la passione per l'hacking. Erin è una sua coetanea, e probabilmente l'unica ragazza mai piaciuta ad Aaron. Ma
la ragazza nasconde un segreto, un segreto pericoloso, che Aaron si troverà a scoprire forzando un sito, e rimanendo invischiato in una faccenda più grande di lui.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia cadeva fitta sulla cittadina di Whiteglen. Densi nuvoloni scuri saturavano il cielo, determinanti nel creare l'atmosfera uggiosa che si avvertiva quel giorno. Poche persone si trovavano in strada, poichè molte altre preferivano il tepore di casa propria. Aaron Evans, un normale, quasi banale, diciassettenne, ne aveva approfittato per invitare un suo ottimo amico, Arthur. I due erano impegnati in un intensa partita ad un gioco sparatutto. Dopo l'ennesima morte, Aaron lasciò cadere il joypad della sua console e si lasciò sfuggire un'imprecazione, esasperato. L'amico lo guardò, reprimendo a malapena una risatina. Nel giro di 10 minuti entrambi avevano deciso che quel gioco iniziava a non essere più così divertente, ed avevano preso a fare zapping, con aria annoiata, sdraiati in modo scomposto su un divano.

"Arthur?"

"Hmm?"

Il più magro tra i due, che era intento a pulire il proprio paio di occhiali, si volse pigramente verso l'altro.

"Che c'è?"

"C'è che mi ero dimenticato... Sei un cretino, lo sai? Ma su che razza di siti mi mandi? Prima quel cazzo di database mi prende per il culo con le sue belle foto di Erin, poi mi manda un bel virus sul pc... Grazie mille eh!"

Arthur si mise a sedere, e guardò con un po' più d'attenzione l'amico. Il suo volto fu occupato da un'espressione di perplessità.

"Erin? Il mio... spacciatore, per così chiamarlo, non mi ha detto assolutamente nulla di Erin, mi ha detto semplicemente che sarebbe stato figo lavorarselo, quel sito... Figurati se ti sfotto su Erin... Sei già in stato pietoso quando la vedi normalmente, a che serve darti il colpo di grazia?"

Aaron centrò l'altro ragazzo in pieno volto lanciando un cuscino con precisione, e i due impegnarono una buona manciata di minuti malmenandosi con svariati oggetti, finchè Arthur non lanciò il telecomando della tv sul ginocchio di Aaron. Il fortuito lancio ebbe l'effetto doppio di infastidire Aaron e di far cambiare canale alla tv, che si sintonizzò su un canale locale. In quel momento era in onda un'edizione del tg che si occupava di Whiteglen e del suo circondario. I due ragazzi si riscossero notando che il servizio pareva riguardare la via in cui abitava Aaron. Mentre sullo schermo la troupe camminava per il viale, Arthur aprì bocca:

"Ehi, non è la via in cui abiti? Finalmente sono venuti ad arrestarti?"

L'ennesima cuscinata seguì la sciocca uscita del ragazzo occhialuto. Nel frattempo, la giornalista del tg e il suo cameraman si erano fermati di fronte a una casa che Aaron riconobbe alla prima occhiata, perchè era l'abitazione di Erin Morris, davanti alla quale passava pressochè ogni giorno.

"Zitto un attimo, Arthur, per una volta nella vita sono interessato a un tg!"

"Tutto pur di vedere qualcosa su Erin, eh?"

"Oh, ma smettila!"

La giornalista, una donna mora, sulla trentina, si avvicinò alla porta di casa Morris, e si fermò circa un metro prima, per iniziare a parlare.

"Ci troviamo ora di fronte alla casa della famiglia Morris, in una delle zone più tranquille di Whiteglen, città anch'essa molto pacifica e tranquilla. Non abbastanza tranquilla, però, da impedire che due ignoti commettessero un'effrazione, introducendosi in casa, questa notte poco dopo la mezzanotte. I due sono statì però colti sul fatto dal signor Morris, svegliatosi per via dei rumori sospetti. I due uomini sono però fuggiti, in seguito, alla vista della pistola in mano al signor Morris, una Beretta M9 regolarmente acquistata e detenuta. Il signor Morris ha poi sporto denuncia contro ignoti, e..."

Il resto del servizio, Aaron lo udì solo come un ronzio di sottofondo, mentre il cervello del teenager lavorava a velocità incredibile.

"Qui qualcosa non quadra... Due giorni fa quel sito che puzzava di illecito da chilometri di distanza, e stanotte due tizi sconosciuti si introducono in casa di Erin... Questo quartiere... Che dico, tutta la cittadina, è tranquillissima, è da secoli che non si sente nemmeno di uno scippo! Per di più... una delle informazioni su Erin, in quel sito, era 16-18 anni, e lei ne ha 17, come me... Qualsiasi cosa sia, i conti tornerebbero..." si disse mentalmente il ragazzo, che si era istantaneamente prefissato di fare visita ad Erin l'indomani.

"AAROOON!"

La voce di Arthur ebbe l'effetto di far tornare alla realtà il ragazzo, che stava ormai divagando tra vari pensieri. L'adolescente castano si voltò verso l'amico, con aria interrogativa.

"Quando esci dalla trance fammelo sapere, ok?"

"Ah sì, scusa, ero... sovrappensiero, ecco..."

Per la precisione, un solo pensiero era presente nella testa di Aaron in quel momento, piantato come un chiodo nella sua mente: doveva parlare con la ragazza.

"Arthur... Senti, verresti con me da Erin domani? Dopo la scuola, facciamo alle 15... Devo parlarle."

Arthur gli lanciò un'occhiata maliziosa e Aaron diede immediatamente segno di averla notata, perchè sbottò stizzito all'amico:

"Cazzo Arthur, non devo parlarle in quel senso! Altrimenti cosa ti porterei dietro a fare?"

Iniziò a spiegare la situazione ad Arthur, la cui espressione si fece pian piano incuriosita ed infine stupita. Riuscì solo a borbottare un "Wow!". Un paio d'ore dopo Arthur si incamminò verso una fermata dell'autobus per tornare a casa, mentre la pioggia si faceva via via meno intensa. Lentamente, l'atmosfera tetra causata dal tempo nuvoloso fece spazio all'oscurità della notte.

Verso mezzanotte, tutto il viale in cui abitava Aaron era immerso nel buio e nel silenzio. Gli occhi del ragazzo, però, erano spalancati, e riflettevano la fioca luce della luna che era ormai visibile nel cielo ormai sereno. Erano l'unica fonte di luce in camera sua, mentre la sua mente continuava a pensare, frenetica, alla situazione.

 


Il sole brillava nel cielo limpido, macchiato solo da qualche nube vagabonda. Le sole testimoni del diluvio del giorno precedente erano le poche pozzanghere residue per la strada. Due ragazzi stavano camminando con passo svelto lungo il viale, in silenzio. Aaron aveva un'aria lievemente tesa, mentre il suo amico Arthur Clarke pareva più interessato a togliere una macchia dalla lente sinistra dei suoi occhiali che alla situazione. A pochi metri dalla loro destinazione, la casa di una compagna di scuola, Erin Morris, Aaron notò già una stranezza: proprio di fronte al cancello d'ingresso era parcheggiata una macchina, quasi completamente posizionata sul marciapiede, quasi a voler impedire il passaggio. Quasi impercettibilmente, Aaron aumentò l'andatura. A circa un metro dall'auto, capì che di strano non c'era solo l'auto: la porta di casa dei Morris si spalancò e ne uscirono due figure, una che correva e una che pareva cercare di divincolarsi. Il ragazzo impiegò qualche secondo per capire che, stretta tra le braccia di un uomo robusto, c'era Erin, imbavagliata e con le mani legate, negli occhi una silenziosa supplica, che il suo aguzzino pareva stare ignorando completamente. Aaron si lanciò verso il cancello, e l'uomo finalmente lo notò. Arthur era ancora a una certa distanza, e il suo viso sbiancò letteralmente alla vista della pistola che lo sconosciuto tirò fuori da una tasca interna della giacca, con il volto che pareva infastidito.

"Nessun testimone..."

Mormorò l'uomo. Ad Aaron il mondo parve congelarsi nell'istante in cui l'uomo puntò la pistola verso di lui. Il cuore prese a battergli ad un ritmo inverosimile, mentre il ragazzo era completamente immobile, come una statua di ghiaccio, incapace di muoversi per la paura. Le sue gambe ignoravano l'impulso del cervello che diceva loro di correre. Aaron spalancò gli occhi e fece per aprire bocca, forse per supplicare l'uomo, ma questi posizionò il dito sul grilletto e si preparò a fare fuoco. Il diciassettenne chiuse istintivamente gli occhi.

 

5 minuti prima, 1 km da casa di Erin

 

Il vento gelido era fastidioso, ma d'altra parte i due uomini erano appostati sul tetto di un condominio, a circa di un chilometro da casa di Erin. Uno dei due prese un'ultima boccata dalla sua sigaretta e la gettò a terra, schiacciando poi il mozzicone. Dopodichè afferrò un binocolo, e prese a scrutare Whiteglen, in cerca di qualcosa. A fianco dell'osservatore, l'altro uomo era sdraiato, con un fucile da cecchino appoggiato lì vicino, e pareva aspettare un cenno dell'altro. Vedendolo assorto nella sua metodica ricerca, sbuffò e disse:

"Rispiegami perchè diavolo i piani alti dell'FBI ci avrebbero dovuto mandare qui? Questa cittadina è un mortorio, a cosa serviamo?"

Senza smettere di guardare nel binocolo, l'altro uomo rispose:

"Abbiamo un bersaglio da proteggere, e dobbiamo tenere sott'occhio la situazione, te l'ho già spiegato. Non so altro, non mi hanno detto nulla, altrimenti credi che non ti avrei già aggiorn... Aspetta. Una Mercedes grigia, si è appena piazzata direttamente davanti al cancello."

Il cecchino mise in posizione il fucile, pronto a mirare. L'osservatore si lasciò sfuggire un'imprecazione.

"Sono riusciti a scavalcare in una frazione di secondo, la macchina li ha coperti. Trovati una posizione migliore."

I due si spostarono qualche metrò più in là sul tetto.

"Che ca...? Due ragazzi, si stanno dirigendo verso l'area bersaglio. Fantastico, altre complicazioni...!"

I sospetti dell'uomo si avverarono quando uno dei due corse verso il cancello, mentre un uomo usciva dalla porta di casa Morris, tenendo stretta tra le braccia una ragazza immobilizzata.

"Merda! Mike! Ore 11, distanza 980 metri circa, vento a 20 nodi. Fai fuoco quando sei pronto!"

Mike, il cecchino, inquadrò nel mirino la sagoma dell'uomo, che nel frattempo aveva tirato fuori la pistola. Smise di respirare, mentre il dito scivolava sul grilletto. Quando sparò, il rinculo del fucile lo destabilizzò per un breve istante.


Davanti alla casa di Erin


Aaron sentì un sibilo a destra della sua testa, ma nessun dolore. Aprì gli occhi, per vedere l'uomo davanti a sè che teneva premuta una mano sulla spalla sinistra, circa 10 centimetri al di sopra del cuore, mentre la pistola era caduta a terra. La giacca scura si stava macchiando di sangue, e l'uomo iniziò ad ansimare. Lo sconosciuto capì immediatamente che erano sotto tiro. In pochi istanti, coprì la distanza che lo separava dall'auto, e gettò Erin all'interno, prima di perdere conoscenza sul sedile posteriore a causa dell'eccessivo sforzo. Un altro proiettile del cecchino colpì, ma anzichè raggiungere il finestrino anteriore, finì poco sotto il tettuccio, a causa di un'improvvisa folata di vento. L'auto partì bruscamente, sgommando e quasi investendo Arthur, che cadde a terra, per poi scomparire lungo il viale. Aaron rimase come di ghiaccio, e solo dopo alcuni secondi cadde in ginocchio, l'espressione attonita.

  
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