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Autore: Selhin    19/01/2011    2 recensioni
( INCOMPIUTA non verrà mai continuata )...tra amici ci si può amare, ma anche odiare. Si litiga e può capitare che non ci si veda né ci si parli per anni, ma cosa accade nel frattempo? Cosa si prova quando finalmente ci si rivede? Questo è quello che succede a Matt e Mimi, e quello che accadrà si scoprirà solo in seguito...[MimixMatt]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Mimi/Matt, Sora/Tai, TK/Kari
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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On the way to love

 

 

 

 

 

On the way to love 

Capitolo 21

 

 

 

 

 

  E’ più di un quarto d’ora che sto fermo davanti a questa porta, indeciso se aprirla o tornarmene a casa. Fa freddo, non mi sento quasi più le dita delle mani, eppure non riesco a muovermi. Aldilà dell’ingresso, oltre il metallo, avverto della musica allegra e mi viene da sorridere. Ma potrò davvero entrare così, senza preavviso, nel bel mezzo di... bè, di qualunque cosa stiano facendo là dentro? Poi è un attimo, e sento la sua voce. E’ lei, sta cantando, è allegra. Sono certo che se adesso entro tutta la sua energia svanirebbe, dopotutto non sto facendo altro che renderla triste. Mi porto sempre dietro quest’aria tetra, cupa, depressa... è naturale che anche lei s’intristisca nel vedermi ogni volta.

Alla fine mi decido ed apro piano la porta, entrando prima di tutto con lo sguardo per assicurarmi che nessuno possa accorgersi di me. La musica si fa più alta, le voci più eccitate, e io mi costringo ad entrare del tutto restando poi immobile per qualche istante ad osservare la scena che mi si prospetta di fronte. Eccola lì, come sempre bellissima e impossibile. Ho deciso che avrei rinunciato, l’ho fatto per il bambino che Sora sta aspettando, ma soprattutto l’ho fatto per me. Questa è l’ultima volta che posso concedermi di guardarla così, di desiderarla, di ammirarla mentre si muove sinuosa a tempo di musica, d’invidiare Leo perché lui può. Devo sembrare un’imbecille mentre me ne sto così, immobile, a guardarla divertirsi come quando eravamo bambini. Chissà perché, vedendola ballare, mi torna sempre alla mente quel compleanno di TK che abbiamo passato insieme, tanti anni fa...

 

 

  - Forza, Mimi vieni qua!-

La ragazzina si volta con un sorriso raggiante. - Arrivo Taichi, dammi tregua!- Lo raggiunge correndo, affaticata, ma si legge nei suoi occhi l’eccitazione per il momento.

  - Presto, Matt e TK arriveranno a momenti!-

Lei lo guarda  sbuffando. - Credi che non lo sappia? Avanti finisci di gonfiare questi.- Lui la osserva mentre gli passa un sacchetto colmo di palloncini colorati ancora sgonfi.

  - Tutti?-

Mimi sorride innocentemente. - Ovviamente... anche questi!- finisce lasciandogli tra le mani altri due sacchetti per poi allontanarsi verso la cucina.

E’ la prima volta che organizza una festa a sorpresa e non aveva idea che fosse così divertente essere il “leader” della situazione, e poter dare ordini a tutti persino a Tai che il leader del gruppo era sempre stato. L’aveva provato anche a Digiworld quando era diventata “principessa”, ma quella era un’altra cosa, allora agiva solo per se stessa. Ma adesso era tutto per Takeru, per i suoi 9 anni... e sì, anche per Matt. Lo faceva per fargli capire una volta per tutte quanto lei poteva essere sua amica, perché Mimi voleva davvero essere amica di Matt e doveva farglielo capire perché da solo non ci sarebbe mai arrivato, cocciuto com’era.

Non appena tira fuori la torta gelato dal frigo sente il campanello suonare: il segnale.

  - Fratellone, perché hai suonato il campanello in casa nostra?-

Matt abbassa lo sguardo sul bambino cercando una scusa valida. - Ehm, mi sono sbagliato... forza dell’abitudine.-

Takeru lo osserva dubbioso, poi si apre in un sorriso. - Eh, continuando ad andare a casa di una certa ragazza si prendono strane abitudini, vero?-

  - TK! Smettila, non è divertente... - distoglie lo sguardo infilandosi una mano in tasca e aprendo la porta con l’altra. - Forza, entra.-

  - Perché cambi argomento, non sarai mica... - ma non fa tempo a finire la frase che esplodono stelle filanti, coriandoli, e urla che esclamano “Sorpresa” lasciandolo di stucco. Poi parte un applauso, e dalla cucina arriva Mimi con la torta, le candeline, e il coro di “buon compleanno” al seguito.

Quando il bambino, a lacrime trattenute, soffia esprimendo un desiderio, lei gli da un bacio sulla guancia per dirigersi poi, sorridente, verso il salotto per tagliare la torta. E mentre Taichi, accompagnato dalle risate di tutti e dalle urla di Sora, inizia a renderla un vero disastro, Mimi si volta sorridente verso il ragazzo dai capelli biondi che se ne sta, come sempre, in disparte. Si alza e gli si siede accanto chiedendogli se la missione ha avuto successo. Lui la guarda e accenna un sorriso. - Direi di sì... - poi aggiunge qualcosa, come al solito. -... almeno sei riuscita a non far cadere la torta. -

Mimi spalanca la bocca rimanendo indignata per qualche secondo, poi afferra un cuscino del divano che era nelle vicinanze e glielo lancia addosso iniziando la solita lotta giornaliera. Nella confusione Takeru si volta a guardarli sorridente. Osserva Matt divertirsi, e vede che il suo desiderio si è già avverato.

 

 

  Mi lascio andare ad un sospiro mentre il ricordo si fa sempre più vivido. Avevo dimenticato quella spensieratezza, quell’aria allegra di cui ero circondato inconsciamente in quel periodo. Vorrei tanto tornare indietro, se conoscessi un modo per farlo non compirei mai lo stesso errore, non mi permetterei di distruggere ogni cosa.

Ma da quando ho iniziato a rimpiangere il passato?

Da quando ho smesso di essere il ragazzo freddo e menefreghista?

Abbozzo un sorriso. Adesso capisco perché tutti continuano a ripetermi che sono cambiato. Hanno ragione, eppure allo stesso tempo hanno torto. Io sono sempre stato così solo... solo che lo nascondevo persino a me stesso. Adesso però inizio a diventare fin troppo banale.

Mi alzo di scatto e la mia testa va a scontrarsi con qualcosa di altrettanto duro, seguito da un dolore forte, molto forte.

  - Ahio! Matt, accidenti! Che male!-

  - Perché, secondo te io invece non mi sono fatto niente? Ma di cosa è fatta la tua testa, di piombo?-

Lei mi guarda attraverso due occhi d’ambra leggermente inumiditi. - No, questa è tutta materia grigia mio caro!-

Avverto il tono insolente che aveva spesso da bambina. Solo che allora lo era davvero, viziata ed arrogante, adesso gioca ad esserlo.

Mi scappa una risata che però riesco a trattenere nascondendola schiarendomi la gola. La guardo e capisco che mi ha sentito.

  - Cosa voleva dire?-

  - Cosa?-

Lei alza un sopracciglio perfetto. - Quella sottospecie di risatina che fai sempre quando pensi a qualche cattiveria. -

  - Io non penso affatto a delle cattiverie, e non rido.-

  - Oh, invece lo fai.- si porta un dito vicino all’angolo della bocca. - E ti si crea anche una piccola fossetta, proprio qua.-

La osservo vagamente perplesso. Credo che, in vita mia, nessuno mi abbia mai detto una cosa simile semplicemente perché nessuno mi ha mai osservato e conosciuto a tal punto. E’ incredibile, questa ragazza sa più cose su di me di chiunque altro. Ed io sto per dirle una cosa orribile.

Volto la testa mentre cala un breve silenzio fra di noi, alla fine lei mi chiede. - Bè, comunque come mai sei qui? Lo sai che non potresti entrare, in teoria? -

Quando torno a guardarla vedo che ha appoggiato una mano sul fianco. Mi soffermo su di lei come se fosse l’ultima volta che la vedo, che è esattamente come mi sento in questo momento. Ha dei pantaloni neri attillati fino al ginocchio che la fanno sembrare ancora più snella, una canottiera azzurra semplice e degli scaldamuscoli dello stesso colore. I capelli sono legati alla veloce e le scendono a boccoli sulle spalle, la fronte è leggermente umida di sudore e le guance sono arrossate. Ma gli occhi sono come sempre, come quando eravamo piccoli, come quel giorno d’estate.

  - Tutto bene?- mi chiede alla fine notando il mio silenzio prolungato.

Mi costringo a un breve sorriso mentre annuisco. - Sì, scusami. Improvvisamente mi è tornato alla mente un ricordo.-

  - Ah sì, quale?-

Ma mentre me lo chiede sentiamo una voce maschile chiamarla. - Signorina, ci degna della sua presenza?-

Lei sorride. - Sì, arrivo subito.- si volta di nuovo verso di me. - Scusami Matt, devo andare. - continua a sorridere mentre mi guarda e si accinge ad allontanarsi. D’istinto la prendo per un braccio fermandola.

  - Scusami... - dico subito lasciando la presa.

C’è una breve esitazione da parte sua, poi sento la sua voce. - Eiji, scusami. Posso avere cinque minuti di pausa?-

Alzo gli occhi a guardarla e quando incrocio il suo sguardo mi sorride. Afferra una felpa e si dirige verso di me, veloce, mentre il tizio con gli occhiali la guarda rassegnato. - Solo cinque però.- le urla mentre Mimi mi prende la mano e mi accompagna verso l’esterno della sala. - Va bene!-

Usciamo senza voltarci.

 

 

  Finalmente, dopo avermi posato un caffé bollente fra le mani, sento la sua voce.

  - Non ti dispiace se ne approfitto per mangiarmi un panino vero? Non ho ancora pranzato... -

Scuoto la testa. - Tranquilla. A dire il vero non c’era nemmeno bisogno di chiedere la pausa... -

  - Sciocchezze.- m’interrompe agitando una mano. - Tu hai qualcosa che non va, altrimenti non saresti venuto fin qui.-

La guardo e mi sorride, come sempre. Poi addenta il panino e, chissà come, riesco a trovarla sexy anche così. - Allora?- insiste dopo aver mandato giù il boccone.

Mi guardo le mani giunte a stringere il bicchiere di plastica dal quale fuoriesce del fumo bianco e profumato.

  - Credevo... - mi schiarisco la gola. -... credevo fosse successo qualcosa. E’ passata una settimana e... -

  - Lo so, scusami. Non volevo... - fa una pausa ed io la guardo. -... ero convinta fosse meglio così. Sparire per un po’ data la situazione. Che vuoi farci, sono ancora immatura. - dice alla fine portando le braccia dietro la schiena e iniziando a stiracchiarsi.

  - Vado via... - dico alla fine e lei mi osserva spalancando gli occhi.

  - Ma la pausa è appena iniziata... -

  - No, non intendevo... - continuo a guardarla. - Oggi parto, vado via. -

  - E dove?-

Scuoto la testa. - Scusami, preferisco non dirtelo. Sono passato solo perché volevo salutarti. -

La vedo posare il panino, alzarsi e venire verso di me.

  - Come mai mi sembra che tu mi stia dicendo addio, Matt? -

  - Come mai sei sempre l’unica che capisce quello che provo? -

Sorride. - Non lo sai che mi sono laureata in “Yamatologia”? Sono passata a pieni voti! -

Yamato. Quanto tempo è che non sento qualcuno chiamarmi con il mio nome per intero?

  - Scommetto anche che hai preso la lode.-

  - Ovviamente.-

Si siede davanti a me scostandosi alcuni capelli dal viso e prende a fissarmi attendendo delle spiegazioni, almeno credo. Siccome so di non poterla trattenere tutto il giorno cerco di sforzarmi a parlare.

  - Sto solo scappando.- dico alla fine. Mi aspetto di vederla scioccata, indignata, disgustata per questa mia rivelazione. E invece, è ancora lì che mi sorride.

  - E’ normale avere paura in certe situazioni. Non colpevolizzarti così.-

  - No, Mimi. Io non ho paura... sono terrorizzato. Insomma, diventerò padre di un bambino che non v... - il mio sguardo incontra il suo e non riesco a concludere la frase. Mi prendo la testa fra le mani. - Sono una persona orribile.-

E poi, sento le sue braccia stringermi. Mi abbraccia come farebbe mia madre. Come una sorella, l’amica più cara, un’amante... Lei è tutto questo per me, ed io sono costretto a rinunciarvi.

  - Non sei orribile. Devi solo abituarti all’idea. -

  - Ma io sto scappando dalle mie responsabilità!-

  - E allora? Tutti scappiamo da qualcosa almeno una volta nella vita e nessuno ti dirà niente se vai via per un po’ adesso. Lo capiranno perché in molti, agirebbero come te, se avessero lo stesso coraggio che hai tu. -

Appoggio le mani sulla sua schiena e la stringo forte. Siamo in una posizione strana : io seduto per terra, lei in ginocchio che mi stringe la testa verso il seno morbido. Appoggia il mento sui miei capelli mentre io assaporo il suo profumo di borotalco e shampoo alla pesca. Non so per quanto tempo restiamo così però quando ci stacchiamo mi sento incredibilmente leggero, svuotato. Lei mi guarda scostandomi i capelli dagli occhi e poi dice.

  - Allora, mi prometti che quando tornerai sarai più allegro?-

Annuisco. - Va bene.-

  - Dì “te lo prometto”! -

La guardo e mi sento sorridere. - Te lo prometto.-

  - Bravo.- poi guarda l’orologio e si alza in piedi di scatto. - Oh merda! Sono in ritardo, quello mi ammazza! -

Prende il panino e lo finisce alla velocità della luce. Poi apre la porta, ma prima di entrare si volta ancora verso di me. - Torni per Natale però, vero? Organizziamo una festa... -

A Natale mancano solo nove giorni. Riuscirò a rinunciare a te e ad accettare ciò che il destino mi ha imposto in così poco tempo?

  - Daaai, ho già comperato il cerchietto con le corna da renna per tutti!-

Ho un attimo un flash di lei che le indossa e mi scappa una risata. - Ah, un’altra cattiveria? -

  - No, no. Sì, torno per Natale.-

  - Mi prometti anche questo? -

Sorrido. - Te lo prometto.-

Poi si volta e scompare dietro la porta che si chiude con un cigolio lasciandomi solo. Mi volto e m’incammino in strada, nell’aria fredda della città, diretto alla stazione. Ma quando sono sul treno c’è solo un pensiero che non mi abbandona.

Il desiderio di essere ancora fra quelle braccia.

 

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

************************************************

Note Autrice: Lo soooooooooooo >_______< sono in uno stra-mega-iper-extra-ultra ritardooo!!!! Oddio mi vergogno quasi ad aggiornareee >_____<

Sono orrenda, davvero davvero orrenda!!! >_____<

 

Vorrei chiedere il vostro perdono ma so di non potermelo permettere ç_____ç

 

Oh cielo, non so nemmeno io come giustificarmi, so di non meritarmi nemmeno una recensione... è giusto, non lasciatemene me lo merito! ç____ç

 

Sarà meglio che io mi dilegui in fretta *osserva la marea di roba che le stanno lanciando*

 

 

Selhin

 

 

 

 

 

 

   
 
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