On the way to love
Capitolo 21
E’ più di un quarto
d’ora che sto fermo davanti a questa porta,
indeciso se aprirla o tornarmene a casa. Fa freddo, non mi sento quasi
più le dita delle mani, eppure non riesco a muovermi. Aldilà
dell’ingresso, oltre il metallo, avverto della
musica allegra e mi viene da sorridere. Ma potrò davvero entrare
così, senza preavviso, nel bel mezzo di... bè, di qualunque cosa stiano facendo là dentro? Poi è un attimo, e
sento la sua voce. E’ lei, sta
cantando, è allegra. Sono certo che se adesso entro tutta la sua energia
svanirebbe, dopotutto non sto facendo altro che renderla triste. Mi porto
sempre dietro quest’aria tetra, cupa, depressa... è naturale che
anche lei s’intristisca nel vedermi ogni volta.
Alla fine mi decido ed apro
piano la porta, entrando prima di tutto con lo sguardo per assicurarmi che
nessuno possa accorgersi di me. La musica si fa più alta, le voci
più eccitate, e io mi costringo ad entrare del tutto restando poi
immobile per qualche istante ad osservare la scena che mi si prospetta di
fronte. Eccola lì, come sempre bellissima e impossibile. Ho deciso che
avrei rinunciato, l’ho fatto per il bambino che Sora sta aspettando, ma
soprattutto l’ho fatto per me. Questa è l’ultima volta che
posso concedermi di guardarla così, di desiderarla, di ammirarla mentre si muove sinuosa a tempo di musica,
d’invidiare Leo perché lui può.
Devo sembrare un’imbecille mentre me ne sto
così, immobile, a guardarla divertirsi come quando eravamo bambini. Chissà perché, vedendola ballare, mi torna sempre
alla mente quel compleanno di TK che abbiamo passato insieme, tanti anni fa...
-
Forza, Mimi vieni qua!-
La ragazzina si volta con un sorriso raggiante. - Arrivo Taichi, dammi tregua!- Lo raggiunge correndo,
affaticata, ma si legge nei suoi occhi l’eccitazione per il momento.
- Presto,
Matt e TK arriveranno a momenti!-
Lei lo guarda sbuffando. - Credi che non lo
sappia? Avanti finisci di gonfiare questi.- Lui la osserva
mentre gli passa un sacchetto colmo di palloncini colorati ancora
sgonfi.
- Tutti?-
Mimi sorride innocentemente. - Ovviamente... anche
questi!- finisce lasciandogli tra le mani altri due
sacchetti per poi allontanarsi verso la cucina.
E’ la prima volta che organizza una festa a
sorpresa e non aveva idea che fosse così divertente essere il
“leader” della situazione, e poter dare
ordini a tutti persino a Tai che il leader del gruppo era sempre stato.
L’aveva provato anche a Digiworld quando era diventata “principessa”, ma quella era un’altra cosa, allora
agiva solo per se stessa. Ma adesso era tutto per
Takeru, per i suoi 9 anni... e sì, anche per Matt. Lo faceva per fargli
capire una volta per tutte quanto lei poteva essere
sua amica, perché Mimi voleva davvero essere amica di Matt e doveva
farglielo capire perché da solo non ci sarebbe mai arrivato, cocciuto
com’era.
Non appena tira fuori la torta
gelato dal frigo sente il campanello suonare: il segnale.
-
Fratellone, perché hai suonato il campanello in casa nostra?-
Matt abbassa lo sguardo sul bambino cercando una scusa
valida. - Ehm, mi sono sbagliato... forza dell’abitudine.-
Takeru lo osserva dubbioso, poi si
apre in un sorriso. - Eh, continuando ad andare a casa di una certa
ragazza si prendono strane abitudini, vero?-
- TK! Smettila, non è divertente... - distoglie lo sguardo
infilandosi una mano in tasca e aprendo la porta con l’altra. - Forza,
entra.-
-
Perché cambi argomento, non sarai mica... - ma
non fa tempo a finire la frase che esplodono stelle filanti, coriandoli, e urla
che esclamano “Sorpresa” lasciandolo di stucco. Poi parte un
applauso, e dalla cucina arriva Mimi con la torta, le candeline, e il coro di
“buon compleanno” al seguito.
Quando il bambino, a lacrime trattenute, soffia
esprimendo un desiderio, lei gli da un bacio sulla guancia per dirigersi poi,
sorridente, verso il salotto per tagliare la torta. E mentre Taichi, accompagnato dalle risate di tutti e dalle
urla di Sora, inizia a renderla un vero disastro, Mimi si volta sorridente
verso il ragazzo dai capelli biondi che se ne sta, come sempre, in disparte. Si
alza e gli si siede accanto chiedendogli se la missione ha
avuto successo. Lui la guarda e accenna un sorriso. - Direi di
sì... - poi aggiunge qualcosa, come al solito.
-... almeno sei riuscita a non far cadere la torta. -
Mimi spalanca la bocca rimanendo indignata per qualche
secondo, poi afferra un cuscino del divano che era nelle vicinanze e glielo
lancia addosso iniziando la solita lotta giornaliera. Nella confusione Takeru
si volta a guardarli sorridente. Osserva Matt divertirsi, e vede che il suo
desiderio si è già avverato.
Mi lascio andare ad un sospiro mentre il ricordo si fa sempre più vivido.
Avevo dimenticato quella spensieratezza, quell’aria allegra di cui ero circondato inconsciamente in quel periodo. Vorrei tanto
tornare indietro, se conoscessi un modo per farlo non compirei mai lo stesso
errore, non mi permetterei di distruggere ogni cosa.
Ma da quando ho iniziato a rimpiangere il passato?
Da quando ho smesso di essere
il ragazzo freddo e menefreghista?
Abbozzo un sorriso. Adesso
capisco perché tutti continuano a ripetermi che sono cambiato. Hanno
ragione, eppure allo stesso tempo hanno torto. Io sono sempre stato così
solo... solo che lo nascondevo persino a me stesso.
Adesso però inizio a diventare fin troppo banale.
Mi alzo di scatto e la mia
testa va a scontrarsi con qualcosa di altrettanto duro, seguito da un dolore
forte, molto forte.
- Ahio! Matt, accidenti! Che male!-
- Perché,
secondo te io invece non mi sono fatto niente? Ma di cosa è fatta la tua
testa, di piombo?-
Lei mi guarda attraverso due
occhi d’ambra leggermente inumiditi. - No, questa è tutta materia
grigia mio caro!-
Avverto il tono insolente che
aveva spesso da bambina. Solo che allora lo era
davvero, viziata ed arrogante, adesso gioca ad esserlo.
Mi scappa una risata che però riesco a trattenere nascondendola
schiarendomi la gola. La guardo e capisco che mi ha sentito.
- Cosa voleva
dire?-
- Cosa?-
Lei alza un sopracciglio
perfetto. - Quella sottospecie di risatina che fai sempre
quando pensi a qualche cattiveria. -
- Io non penso affatto
a delle cattiverie, e non rido.-
- Oh, invece lo fai.-
si porta un dito vicino all’angolo della bocca. - E ti si crea anche una piccola fossetta, proprio qua.-
La osservo vagamente perplesso.
Credo che, in vita mia, nessuno mi abbia mai detto una cosa simile
semplicemente perché nessuno mi ha mai osservato e conosciuto a tal
punto. E’ incredibile, questa ragazza sa
più cose su di me di chiunque altro. Ed io sto
per dirle una cosa orribile.
Volto la testa
mentre cala un breve silenzio fra di noi, alla fine lei mi chiede. -
Bè, comunque come mai sei qui? Lo sai che non
potresti entrare, in teoria? -
Quando torno a guardarla vedo che ha appoggiato una mano sul
fianco. Mi soffermo su di lei come se fosse l’ultima volta che la vedo,
che è esattamente come mi sento in questo momento. Ha dei pantaloni neri
attillati fino al ginocchio che la fanno sembrare
ancora più snella, una canottiera azzurra semplice e degli scaldamuscoli
dello stesso colore. I capelli sono legati alla veloce e le scendono a boccoli
sulle spalle, la fronte è leggermente umida di sudore e le guance sono
arrossate. Ma gli occhi sono come sempre, come quando
eravamo piccoli, come quel giorno d’estate.
- Tutto bene?- mi chiede alla fine
notando il mio silenzio prolungato.
Mi costringo a un breve sorriso mentre annuisco. - Sì, scusami.
Improvvisamente mi è tornato alla mente un ricordo.-
- Ah sì, quale?-
Ma mentre me lo chiede sentiamo una voce maschile
chiamarla. - Signorina, ci degna della sua presenza?-
Lei sorride. - Sì,
arrivo subito.- si volta di nuovo verso di me. - Scusami Matt, devo andare. -
continua a sorridere mentre mi guarda e si accinge ad
allontanarsi. D’istinto la prendo per un braccio
fermandola.
- Scusami... - dico subito lasciando la
presa.
C’è
una breve esitazione da parte sua, poi sento la sua voce. - Eiji,
scusami. Posso avere cinque minuti di pausa?-
Alzo gli occhi a guardarla e
quando incrocio il suo sguardo mi sorride. Afferra una felpa e si dirige verso
di me, veloce, mentre il tizio con gli occhiali la guarda rassegnato. - Solo
cinque però.- le urla mentre Mimi mi prende la mano e mi accompagna
verso l’esterno della sala. - Va bene!-
Usciamo senza voltarci.
Finalmente, dopo avermi posato un
caffé bollente fra le mani, sento la sua voce.
- Non ti dispiace se ne
approfitto per mangiarmi un panino vero? Non ho ancora pranzato... -
Scuoto la testa. -
Tranquilla. A dire il vero non c’era nemmeno bisogno di chiedere la
pausa... -
- Sciocchezze.- m’interrompe
agitando una mano. - Tu hai qualcosa che non va, altrimenti non saresti venuto
fin qui.-
La guardo e mi sorride, come
sempre. Poi addenta il panino e, chissà come, riesco a trovarla sexy anche così. - Allora?- insiste dopo aver mandato
giù il boccone.
Mi guardo le mani giunte a
stringere il bicchiere di plastica dal quale fuoriesce del fumo bianco e
profumato.
- Credevo... - mi schiarisco la gola.
-... credevo fosse successo qualcosa. E’ passata una settimana e... -
- Lo so, scusami.
Non volevo... - fa una pausa ed io la guardo. -... ero
convinta fosse meglio così. Sparire per un po’ data la situazione.
Che vuoi farci, sono ancora immatura. - dice alla fine
portando le braccia dietro la schiena e iniziando a stiracchiarsi.
- Vado via... - dico alla fine e lei mi
osserva spalancando gli occhi.
- Ma la pausa
è appena iniziata... -
- No, non intendevo... - continuo a
guardarla. - Oggi parto, vado via. -
- E dove?-
Scuoto la testa. - Scusami, preferisco non dirtelo. Sono passato solo
perché volevo salutarti. -
La vedo posare il panino,
alzarsi e venire verso di me.
- Come mai mi sembra che tu mi stia
dicendo addio, Matt? -
- Come mai sei sempre l’unica che
capisce quello che provo? -
Sorride. - Non lo sai che mi
sono laureata in “Yamatologia”?
Sono passata a pieni voti! -
Yamato.
Quanto tempo è che non sento qualcuno chiamarmi con il mio nome per
intero?
- Scommetto anche che hai preso la
lode.-
- Ovviamente.-
Si siede davanti a me
scostandosi alcuni capelli dal viso e prende a fissarmi attendendo delle
spiegazioni, almeno credo. Siccome so di non poterla trattenere tutto il giorno cerco di sforzarmi a parlare.
- Sto solo scappando.- dico alla fine.
Mi aspetto di vederla scioccata, indignata, disgustata per questa mia
rivelazione. E invece, è ancora lì che
mi sorride.
- E’ normale avere paura in certe
situazioni. Non colpevolizzarti così.-
- No, Mimi. Io non ho
paura... sono terrorizzato. Insomma, diventerò padre di un
bambino che non v... - il mio sguardo incontra il suo e non riesco a concludere
la frase. Mi prendo la testa fra le mani. - Sono una persona orribile.-
E poi, sento le sue braccia stringermi. Mi abbraccia
come farebbe mia madre. Come una sorella, l’amica più cara,
un’amante... Lei è tutto questo per me,
ed io sono costretto a rinunciarvi.
- Non sei orribile. Devi solo abituarti
all’idea. -
- Ma io sto scappando dalle mie
responsabilità!-
- E allora?
Tutti scappiamo da qualcosa almeno una volta nella
vita e nessuno ti dirà niente se vai via per un po’ adesso. Lo capiranno
perché in molti, agirebbero come te, se avessero
lo stesso coraggio che hai tu. -
Appoggio le mani sulla sua
schiena e la stringo forte. Siamo in una posizione strana :
io seduto per terra, lei in ginocchio che mi stringe la testa verso il seno morbido.
Appoggia il mento sui miei capelli mentre io assaporo
il suo profumo di borotalco e shampoo alla pesca. Non so per quanto tempo
restiamo così però quando ci stacchiamo mi sento incredibilmente
leggero, svuotato. Lei mi guarda scostandomi i capelli dagli occhi e poi dice.
- Allora, mi prometti che quando
tornerai sarai più allegro?-
Annuisco. - Va bene.-
- Dì “te lo
prometto”! -
La guardo e mi sento
sorridere. - Te lo prometto.-
- Bravo.- poi guarda l’orologio e
si alza in piedi di scatto. - Oh merda! Sono in ritardo,
quello mi ammazza! -
Prende il panino e lo finisce
alla velocità della luce. Poi apre la porta, ma prima di entrare si
volta ancora verso di me. - Torni per Natale però, vero? Organizziamo
una festa... -
A Natale mancano solo nove giorni.
Riuscirò a rinunciare a te e ad accettare ciò che il destino mi
ha imposto in così poco tempo?
- Daaai, ho già comperato il cerchietto con le corna da renna per tutti!-
Ho un attimo un flash di lei che le indossa e mi scappa una risata. - Ah,
un’altra cattiveria? -
- No, no. Sì, torno per Natale.-
- Mi prometti anche questo? -
Sorrido. - Te lo prometto.-
Poi si volta e scompare
dietro la porta che si chiude con un cigolio lasciandomi solo. Mi volto e
m’incammino in strada, nell’aria fredda della città, diretto
alla stazione. Ma quando sono sul treno
c’è solo un pensiero che non mi abbandona.
Il desiderio di essere ancora fra quelle braccia.
Continua...
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Note Autrice:
Lo soooooooooooo >_______< sono in uno stra-mega-iper-extra-ultra ritardooo!!!!
Oddio mi vergogno quasi ad aggiornareee >_____<
Sono orrenda, davvero davvero orrenda!!!
>_____<
Vorrei chiedere il vostro perdono ma so di non potermelo permettere
ç_____ç
Oh cielo, non so nemmeno io
come giustificarmi, so di non meritarmi nemmeno una recensione... è giusto, non lasciatemene me lo merito! ç____ç
Sarà meglio che io mi
dilegui in fretta *osserva la marea di roba che le stanno
lanciando*
Selhin ♥