Note: flashfic
scritta per il
compleanno di Alexiel Mihawk aka Cecilia. E nulla, ecco, spero che sia
un regalo gradito almeno la metà di quanto vorrei.
Fanfiction
partecipante all'iniziativa
2010:
A Year Together, indetta
dal
« Collection of
starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since
01.06.08 » con il
prompt «Non ho
più la
mia vita»e
alla challenge The One
Hundred Prompt Project con il
prompt "Gelo".
Gelo
296. «Non ho più la
mia vita»
“È
troppo magro.”
Hermione rabbrividì, osservando
la pelle candida tendersi sulla cassa toracica del ragazzo che si stava
lentamente spogliando di fronte a lei. Sembrava che quel rivestimento
pallido
dovesse screpolarsi e cadere in pezzi da un momento
all’altro,
vomitando vene e
arterie fuori dal corpo.
Malfoy, pensò cominciando a
sbottonarsi a sua volta la camicia, sembrava una pianta cresciuta al
buio,
debole e malaticcia – un germoglio verdognolo privo
dell’energia
sufficiente per
svilupparsi. Il passare del tempo non sembrava renderlo più
sano, anzi:
quando
l’aveva conosciuto, le sue guance avevano un infantile
colorito roseo
che
compensava la forma spigolosa del viso e i polsi troppo sottili. Ora
quelle
stesse guance erano quasi scomparse, risucchiate
nell’organismo, che
per trarre
energia sembrava consumare se stesso invece di cibo e ossigeno. Era
scomparsa
anche l’arroganza di un tempo, bruciata in nove mesi di
paura; ora la
sua
figura, priva di quel portamento tracotante che l’aveva
sostenuta,
pareva
afflosciata e spenta. Malfoy non sembrava più un
elegante furetto quanto un coniglio albino, fragile e pietoso come un
animale
imprigionato nel ghiaccio.
Del resto, la tensione aveva un
effetto diverso su ogni persona, pensò Hermione. In quegli
ultimi mesi
aveva
cominciato a perdere i capelli. Si svegliava al mattino e ne trovava
delle
ciocche sul guanciale. Ron aveva quasi pianto, le era sembrato, quando
una
mattina era scesa a colazione con un taglio maschile. Si era detta che
non
avrebbe sopportato di vedere i capelli rovinarsi e spezzarsi, ma forse
era
stato solo un atto di autodistruzione.
«Granger?»
Hermione alzò lo sguardo fino al
viso di Malfoy, che le si era avvicinato e la scrutava nervosamente.
Fissandogli il collo alzò le mani
e premette i pollici sulle clavicole pallide che aveva davanti
– solo i
pollici, e attese esitante prima di far aderire le altre dita alla sua
pelle.
Fece scivolare le palme fino alle spalle e le sentì
così magre sotto le
mani –
strette e nervose, era ben diverso da stringere Ron e lasciarsi
scaldare
dall’abbraccio di Harry. Tutto di Malfoy, invece, parlava di
gelo e
debolezza,
ed era sicura che quella notte non l'avrebbe scaldata; al contrario,
sperava di riuscire a proteggersi dal freddo che lui
emanava.
Chiuse gli occhi mentre lui
piegava la testa portandola di fianco alla sua, le guance a contatto.
Lentamente Draco ruotò il capo e le baciò la
pelle, fino ad arrivare
alle
labbra.
Era una sensazione strana – una
situazione strana, trovarsi in una camera semibuia, illuminata da un
lampione
all’altro lato della strada, sfiorando con la lingua quelle
labbra così
estranee
– una sensazione strana, sì; e non capiva se si
sentiva sollevata
oppure
schiacciata ancora di più dai mille pesi che pendevano sopra
di lei.
Certo era
che il gelo che tanto aveva atteso non la stava spezzando; il sudore
che
cominciava a inumidirle la fronte non le avvolgeva il cuore, ancora
lontano
dallo scaldarsi – ma non moriva assiderata, non aveva le
labbra blu, i
capelli
biondi che stava sfiorando non erano incrostati di ghiaccio come si
aspettava.
Fu
contenta che
rimanesse con lei
perché voleva vedere come la luna e le luci della
città si sarebbero
posate
sulla pelle candida della sua schiena; nessuno dei due dormiva, i loro
corpi si
toccavano ma senza accarezzarsi.
Malfoy aprì gli occhi e la
guardò, prima di dire, sputando fuori inconsapevolmente i
resti di
qualcosa che
poteva essere risentimento:
«Non ti aspettavi che la tua vita
arrivasse a questo punto, eh, Granger?»
Hermione scoppiò a ridere, ricadendo sul
cuscino candido dove poggiava la guancia del ragazzo, del medesimo
colore.
«Non ho più la mia vita».