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Autore: smiles    21/01/2011    6 recensioni
Bella ed Edward si conoscono dall'età di sette anni e sono migliori amici, praticamente inseparabili.
La vita di Bella viene sconvolta quando Edward scompare nel nulla senza lasciare tracce di sè.
Ma lei non può perdere la speranza, sa che in qualche modo ritroverà la persona a cui tiene di più al mondo.
Edward tornerà a Forks? E sarà sempre lo stesso o qualcosa in lui sarà irreversibilmente mutato?
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Make a Wish - Chapter 4

Chapter 4. The Perfect Storm



In mattinata è previsto un netto peggioramento delle condizioni metereologiche, dovuto alla formazione di un anticiclone che porterà probabilmente ad una tempesta. Niente di cui valga la pena preoccuparsi, cittadini di Forks, la pioggia non ci spaventa vero? Per ora è tutto, a te la parola Fred.
Cominciò così la mia giornata. Il meteorologo, tutto pimpante, ci avvertì delle pessime condizioni metereologiche. Una tempesta, in qualsiasi posto del mondo, sarebbe bastata per non andare a scuola o al lavoro e tenere i propri figli al sicuro. Ma non a Forks, ovviamente.
«Come se non fossimo abituati ad un po' di pioggia», borbottò mio padre, intento ad ingozzarsi di pancakes.
«Una tempesta vuol dire fulmini, raffiche di vento, magari anche la grandine!» mia madre quasi urlò, presa da un suo solito attacco isterico da mamma-iper-protettiva. «Forse non dovresti andare a scuola tesoro».
«Mamma, ho un test di biologia oggi, non posso mancare», mi giustificai raccogliendo alcuni cereali dalla mia tazza e masticandoli accuratamente. In realtà non mi importava affatto del compito in classe - che ovviamente non esisteva - dovevo assolutamente parlare con Edward di quella assurda storia degli Stregoni Benefici. O del perché mi aveva tenuta stretta tra le sue braccia mentre dormivo, dileguandosi poi in piena notte.
«E' così importante da non poter rimandare?» domandò lei facendomi sussultare, per un attimo pensai che stesse parlando dei vampiri.
«Certo che lo è, non sposteranno il compito in classe per me».
«E' solo pioggia, Renèe», mi diede manforte mio padre.
Il telefono, tranquillamente poggiato sul tavolo, prese a vibrare scuotendo i miei cereali nel latte. Era Edward.
Mia madre ha insistito per accompagnarmi a scuola, ci vediamo direttamente lì.
Mi dispiace, ti voglio bene Bellina.

Bene, chissà quando sarei finalmente riuscita a parlare con lui.
Svogliatamente, mi alzai da tavola e tornai in camera per prendere il mio zaino. Se prima avevo un motivo per desiderare di andare a scuola ora avrei voluto darmi per malata e saltare le lezioni. Di certo non avrei potuto parlare con lui in classe, né durante la pausa pranzo. Ci rinunciai subito, salutando distrattamente i miei genitori che ancora battibeccavano sul tempo e salii sul mio pick-up. Quando arrivai a scuola il parcheggio era ancora semi-deserto, segno che probabilmente ero uscita troppo in fretta. Di pioggia neanche l'ombra, ma il cielo oscurato da nubi violacee e pesanti prometteva una tempesta con i fiocchi. Jessica, poggiata al muro di mattoni rossi dell'edificio numero tre, chiacchierava felicemente con Angela e Mike e non appena mi vide, mi salutò a gran voce invitandomi a raggiungerli. Di Edward non c'era traccia, perciò mi unii al gruppetto. Non potei fare a meno di notare lo sguardo di fuoco che mi rivolse Mike, mentre mi faceva spazio sistemandosi vicino a Jessica.
«Bella, arrivi giusto in tempo! Stavamo pensando di fare un giro a Port Angeles per un po' di sano shopping. Ti va?» Jess era sempre troppo euforica.
«Dai, ci divertiremo un mondo», le parole tranquille di Angela mi invogliarono più di quanto avessero fatto quelle della sua amica. Dopotutto un po' di shopping non poteva uccidermi, no?
«Va bene, ci sto», risposi ad Angela con un leggero sorriso.
La conversazione deviò inevitabilmente su abiti da sera e balli scolastici. Jessica insisteva sul fatto che Edward mi avrebbe invitata al ballo, scatenando le occhiatacce di Mike nella mia direzione. Era inutile ripeterle che non ci sarei andata al ballo, le mie parole sembravano non toccarla minimamente tanto era convinta di quella situazione. Anche se Edward o qualsiasi altra persona avesse avuto la malsana idea di invitarmi avrei certamente rifiutato, data la scarsa capacità di danzare - o anche solo camminare - senza rischiare di ritrovarmi con il sedere per terra. Il rumore rombante di un motore in avvicinamento mi distrasse dai discorsi dei miei compagni, facendomi voltare lo sguardo. La decappottabile rossa del giorno prima arrivò a velocità sostenuta, il guidatore fece una manovra impeccabile e parcheggiò il bolide in perfetto parallelo con le strisce bianche che dividevano i posti. Dall'autovettura uscirono i quattro Cullen, vestiti come dei modelli d'alta moda. Era ovvio, bellissimi e dannatamente ricchi, il genere di persone che mai avrebbero fatto amicizia con dei semplici studenti come noi. La ragazza minuta mi scrutò ancora, rivolgendomi un largo sorriso. Non finivo mai di stupirmi.
Non passò molto tempo prima che il parcheggio si riempisse di macchine e alunni, creando un caos non indifferente. Le lezioni sarebbero cominciate di lì a pochi minuti, così mi congedai dai miei amici ed entrai in classe. Mi paralizzai sulla porta. Al mio solito banco nella classe di letteratura inglese era seduta quella che sembrava essere la più giovane dei Cullen con il libro già aperto in grembo. Riuscii a sbloccarmi e a raggiungere la mia sedia, mentre la classe si riempiva lentamente. Diversi studenti lanciavano occhiate nella nostra direzione, sorpresi quanto me.
«Sei Bella Swan, vero?» domandò una vocina trillante, dolce come il miele. Voltai il viso incredula, come conosceva il mio nome?
«Sì, sono io», confermai senza riuscire a nascondere il mio tono sorpreso.
«Io sono Alice Cullen, piacere», mi sorrise estatica porgendomi una mano minuta quanto lei, delicatissima. La strinsi con incertezza. Sussultai visibilmente quando mi accorsi quanto fredda e granitica fosse, ricordandomi subito le dita di Edward strette intorno alla mia mano. Me ne staccai subito, come se avessi preso la scossa.
Lei continuò a sorridermi raggiante. «Sono contenta di averti come compagna di banco, credo che andremo molto d'accordo», asserì guardandomi con i suoi occhi d'oro liquido, bordati di un intenso nero. Come poteva saperlo? Ci conoscevamo solo da circa due minuti! «Sono un tipo molto intuitivo», disse quasi a giustificarsi, avendo evidentemente intuito ciò che avevo solo pensato.
Il professore si accomodò alla cattedra, comunicandoci la pagina da aprire per seguire la lezione sul libro. Io presi il mio, intenzionata a fingere di seguire visto che non sarei mai riuscita a concentrarmi sul serio. Con la coda dell'occhio vidi Alice prendere un quaderno degli appunti ed una matita, poi cominciò a scrivere qualcosa. Intanto fuori il cielo aveva dato libero sfogo al suo essere, facendo cadere giù una pioggia battente ed un vento notevolmente forte che sferzava le finestre. Due dita piccole e gelide mi toccarono la spalla, facendomi voltare. Alice fece scivolare il quaderno degli appunti dalla mia parte, invitandomi con un cenno del capo a leggere ciò che aveva scritto.
Sei la migliore amica di Edward Masen, giusto?
Questo bastò a farmi strabuzzare gli occhi. Che ne sapeva lei di Edward? Mi passò la matita e mi affrettai a rispondere.
Conosci Edward?

Non proprio, ne ho sentito parlare nei notiziari locali. Era scomparso, giusto?

Scappato di casa, così sembra.

Ti ha detto dov'è stato, cosa gli è successo?

Non ancora, ma lo farà.

Mi dava altamente sui nervi, perché una sconosciuta si permetteva di chiedermi quelle cose? Erano personali, non la riguardavano affatto.

Certe volte è meglio non conoscere la verità, può essere orribile.
Le sue parole mi colpirono, sembrava sapere più di quanto io conoscessi sulla scomparsa di Edward. O forse, ancora una volta, il mio cervello mi stava facendo fantasticare su delle sciocchezze assurde. Le riconsegnai il quaderno, puntando gli occhi sul mio libro di letteratura. Qualsiasi cosa volesse dirmi con quella frase non aveva fatto altro che indurmi a pensare quanto strana fosse quella ragazza. Mi concentrai sulle parole del professore, cercando di dimenticarmi almeno per un po' della conversazione parecchio destabilizzante appena avvenuta.
Il ronzio della campanella mi risvegliò, venti minuti dopo, dalla noia della lezione appena trascorsa e mi ritrovai ansiosa. La lezione successiva era biologia, avrei potuto rivedere Edward. Non riuscivo a spiegarmi il motivo della mia impazienza ma in pochi minuti ero già nei corridoi per raggiungere l'aula dove il professor Banner ci attendeva. Edward era già seduto al suo posto. Appena mi vide sorrise, sgominando i battiti del mio cuore. Che reazione stupida, pensai mentre entravo in classe. Non ebbi nemmeno il tempo di sedermi.
«Swan, Masen, visto che siete i primi ad essere arrivati ho bisogno che prendiate il proiettore dal magazzino, potete farcela?» domandò il professore estraendo dalla tasca un mazzo di chiavi.
Edward si alzò portandosi al mio fianco. «Certo signor Banner», rispose mellifluo e prese la chiave che il professore gli porse. Mi avvolse il fianco con un braccio, accompagnandomi fuori. Un lampo squarciò il cielo, facendomi sobbalzare. Edward al mio fianco ridacchiò divertito e, per tutta risposta, strinse la presa su di me.
«Fai bene ad aver paura», sussurrò al mio orecchio e qualcosa mi diceva che non si riferiva alla tempesta.
«Non ho paura», risposi semplicemente scrollando le spalle. Giunti sulla porta del magazzino, Edward mollò la presa su di me, aprendola e facendo entrare me per prima. Era un ambiente umido e sporco, in cui erano accatastati ogni genere di cianfrusaglia; vecchi libri di testo, giornali scolastici, trofei di tornei studenteschi e annuari impolverati che dovevano avere almeno dieci anni o forse più. In un angolo erano stati messi diversi banchi rotti, se qualcuno ci si fosse avvicinato avrebbe potuto farsi davvero male. E poi ecco l'oggetto che stavamo cercando, il proiettore, lasciato sopra una pila di scatole chiuse dallo scotch di carta. Sentii uno strano click alle mie spalle e mi voltai.
«Che stai combinando?» domandai notando che aveva chiuso la porta alle sue spalle. La luce andò via di colpo, lasciandoci illuminati solo dal bagliore flebile della luce d'emergenza proprio nello stesso istante in cui un tuono assurdo spezzava il silenzio. Dannata tempesta! Edward, illuminato dai fulmini, sembrava essere la cosa più spaventosa sulla faccia della terra.
«Parliamo, adesso», mormorò con una nota autoritaria nella voce. Si avvicinò sinuosamente a me ed istintivamente arretrai. Che stavo combinando? Quello era Edward Masen, il mio migliore amico! Non dovevo aver paura di lui.
«Di cosa?», in quel momento non riuscivo a ricordarmi di cosa dovessimo parlare.
«Stregoni Benefici», cantilenò perentorio.
«Sinceramente non so quale sia la connessione tra te e le leggende sui vampiri italiani».
Lui mi guardò sorridendo appena, avanzando ancora verso di me, facendomi indietreggiare ancora. Ancora fulmini e lampi a squarciare il cielo, rendendo il tutto assurdamente inquietante.
«So che l'hai capito anche tu, Bella», sussurrò al mio orecchio. Ero ormai schiacciata tra il suo corpo e la fila di banchi rotti.
Mi rifiutavo di capire le sue parole, perché semplicemente non poteva stare dicendo la verità. Non era assolutamente possibile che lui fosse un vampiro. Scossi la testa per convincere più me stessa che lui. Mi feci ancora più indietro e, senza volerlo, strisciai una mano contro un lato affilato di uno dei tavoli. Mi lasciai sfuggire un gemito di dolore, portando la mano tra noi due per esaminare il taglio. L'odore del sangue mi stordì annebbiandomi la vista, ma non riuscii a non notare lo sguardo famelico che Edward mi rivolse. Prese con forza il mio braccio, portando la mano ferita vicino alle labbra.
«Non puoi minimamente immaginare quanto io abbia voglia di morderti in questo stesso momento», la sua voce era roca e tormentata. Con la lingua percorse il taglio, ripulendo il sangue. Sentivo il cuore battermi furiosamente nel petto, non potevo credere che una follia del genere fosse vera. Mi lasciò di colpo, mentre un ringhio basso nasceva dal suo petto. «Vattene Bella. Ora», fu un ordine e qualcosa nel suo tono di voce mi diceva che era meglio seguire il suo consiglio.
L'ultima cosa che vidi, mentre correvo fuori dal magazzino, fu Edward che scappava attraverso la finestra.





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Angolo dell'autrice:
Buonasera a tutti! Decisamente questo è il capitolo meno convincente che io abbia mai scritto. Probabilmente colpa del mal di testa allucinante che ho oggi ç_ç

Ad ogni modo, ora rispondo alle vostre adorabili recensioni:
pinkgirl:
Sicuramente la comparsa dei Cullen e di Edward non è una coincidenza, in questo capitolo si capisce ancora di più. Il carattere di Edward subirà qualche cambiamento, vedrete. Grazie per la recensione, sono lieta di sapere che seguirai la storia.
littlebaby83: La storia sarà parecchio diversa da quella di Twilight, non avrebbe senso scrivere le stesse vicende anche se è un libro che ci ha fatto sognare, no? (: Grazie anche a te!
mo duinne: Edward non rischia di fare una strage essenzialmente per due motivi: ha una volontà molto forte ed è tenuto sotto stretto controllo (ma questo lo approfondiremo nei prossimi capitoli ^^), prova dei sentimenti per Bella che per ora non saprei definire bene, certamente il fatto che sia attratto dal suo sangue c'entra molto ma non è solo quello. Non voglio spoilerare oltre, molte sorprese vi attendono XD
kuklaule: Se continui a chiamarmi deficiente non scrivo più u.ù Un POV di Edward ci sarà molto più avanti, non voglio svelare troppe cose subito. E grazie per spingermi a continuare a scrivere, non so se ce la farei senza te! Love You <3
nik81: Sarà sicuramente ricca di sorprese. Alcune intuizioni sono giuste, diciamo che un po' voleva morderla e un po' voleva farci qualcos'altro XD Le altre cose le capirete più avanti non voglio svelare troppo!

Direi che ho detto tutto, per il momento. Cercherò di postare anche domani ma mi sto dedicando alla stesura di un'altra fan fiction (e spero vivamente di riuscire a intrigarvi anche con quella) e di un'altra ancora che ho già pubblicando e sto trascurando. Vi invito ancora a recensire e a seguirmi come state già facendo.
Ultima cosa: il titolo mi è stato ispirato da una puntata di Pretty Little Liars, di cui momentaneamente sono assuefatta! XD
Un mega-abbraccio e alla prossima!
Mary.
  
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