Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Diana924    21/01/2011    2 recensioni
Quando la sua liberta Flavia viene trovata morta in circostanze misteriose, la matrona Caterina de’Medici non crede a un incidente. Decisa a far luce sul mistero la donna indaga, nella Roma imperiale di Augusto. Perché Flavia era fuori di casa quella notte? Che segreti nasconde la sua schiava?
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quella sera la figlia dell’imperator, Giulia dava un banchetto a casa sua, e tutta la nobiltà romana, specialmente la gioventù licenziosa, vi si sarebbe recata. La moglie dell’imperator, Livia Drusilla, aveva scelto quella serata per una recitatio di uno dei carmi del poeta Catullo. Caterina de’Medici aveva deciso che sarebbe andata alla seconda, la prima non faceva per lei, e inoltre sarebbe stato oltraggioso che una vedova della sua età si mischiasse a dei giovanotti così dissoluti.

Salutò Lucio e si fece preparare per la serata dalla schiave. Alla fine scelse una veste nera con una stola rossa, per ultimo si fece acconciare i capelli, da una schiava illirica che in quello era davvero brava.

Poi salì sulla lettiga, e si rilasso sui cuscini.

L’atteggiamento di Lucio le era sembrato strano. Se tutti gli altri, schiavi e schiave, avevano versato delle lacrime, lui non ne aveva versata alcuna, non in sua presenza. Eppure era stato lui ad avvisarla della morte di Flavia, lui l’aveva accompagnata, e lui e altri due schiavi l’avevano riportata a casa.

E allora perché tutta quella indifferenza? Quel distacco, perché? Da quel che sapeva Flavia e Lucio andavano molto d’accordo, anzi, lei li aveva colti più di una volta a conversare, da soli, specialmente quando si trovavano nella villa di Baia.

Una volta li aveva colti vicini, molto vicini, ma era rimasta in silenzio e aveva sorriso, nulla di più.

Non era una donna vendicativa o ambiziosa, ma alcune volte, poche ringraziando gli dei, si era servita del potente veleno o del sanguinoso pugnale, ma solo quando le circostanze lo richiedevano. Non si sporcava le mani personalmente, era meglio ricorrere a sicari prezzolati o ai suoi schiavi, certa che non avrebbero mai parlato. La tortura era un problema, ma finora nessuno dei suoi servi l’aveva mai subita, e si rallegrava di questo. Certo, ogni tanto li faceva picchiare, o usava la frusta, ma erano occasioni rarissime.

La lettiga si fermò davanti all’abitazione dell’imperator e di sua moglie, e ancora una volta Afro la aiutò a scendere.

Il viale era illuminato da diverse torce e già altre lettighe erano ferme lì.

Nella stanza principale v’era l’imperator, che era ancora piacente, nonostante l’età. Seduta alla sua destra c’era la moglie Livia Drusilla, bionda e bella come sempre. Alla sinistra dell’imperator, su un triclinio, c’era invece Marco Agrippa, genero di Ottaviano Augusto.

Evidentemente si trovava più a suo agio con il suocero e la moglie di lui che con la propria moglie, forse anche a causa dell’età, considerato che lui e l’imperator erano coetanei e quindi Livia Drusilla era minore di loro di soli due anni.

Con loro c’erano anche Gaio Mecenate e Ottavia, rispettivamente amico personale e sorella dell’imperator.

***

La serata era deliziosa finora, e la notte prometteva indubbiamente di meglio.

Poi la vide. Giulia, la figlia dell’imperator era lì.

Caterina de’Medici si chiese il perché, era risaputo in tutta Roma che lei e il marito non si sopportassero, e che nonostante i figli che lei gli aveva dato entrambi si disinteressassero dell’altro.

Giulia sorrise agli ospiti, salutò il padre e la matrigna, ignorò il marito, e rivolse un sorriso alla zia, di cui in precedenza aveva sposato il figlio Marcello, sorrise al fratellastro Tiberio che quella sera si trovava presso la madre e il patrigno; e infine si sedette vicino alla matrigna, con cui iniziò a parlare.

Mentre si muoveva verso la sua sistemazione, Caterina de’Medici vide una cosa che per un secondo la fece restare senza fiato: la sua spilla. Poteva non essere la sua, ma quella sulla tunica di Giulia era sicuramente una spilla a forma d’ape, con delle pietre, che a prima vista le sembravano preziose. Un regalo del marito per un figlio in arrivo, o di qualche amante, si disse, mentre anche Livia Drusilla aveva notato la spilla e stava facendo i complimenti alla figliastra.

Lei rimase in silenzio, poi vide che il banchetto entrava nel vivo e che la recitatio era finita. L’imperator si alzò, imitato da sua moglie, Ottavia, Mecenate, Agrippa e una Giulia riluttante, lei sarebbe voluta restare ma il padre e il marito avrebbero disapprovato, e se ne andarono in un’altra stanza, evidentemente disapprovavano quello che sarebbe accaduto a breve sotto il loro tetto.

Caterina de’Medici aveva capito cosa sarebbe accaduto, e con un sorriso si congedò, quel tipo di divertimenti non facevano per lei, né alla sua età né prima.

Permetteva che fatti del genere accadessero quando aveva ospiti per un banchetto, ma lei non doveva vedere, lontano dagli occhi lontano dal cuore, si ripeteva in quelle circostanze.

Però, si disse, mentre saliva sulla sua lettiga, e due schiavi tenevano una torcia ciascuno, aveva fatto uno sbaglio. Avrebbe potuto avvicinare uno degli schiavi di Giulia, per sapere da dove proveniva quella spilla. E si fossero rifiutati di dirglielo con le buone, ovvero grazie a una lauta mancia, aveva pur sempre le cattive, ricatti, minacce e un imprecisato altro che era meglio rimanesse imprecisato.

Poteva essere la stessa, ma era molto più probabile che non lo fosse.

Ripensò all’ultima volta che aveva usato dei metodi imprecisati, ma quella volta era un’emergenza.

Uno dei parassiti che affollavano casa sua durante i banchetti che lei e suo marito, pace eterna alla sua anima nell’Ade, le aveva rivelato che suo marito si era preso un’amante, una ricca cortigiana, di diversi anni più anziana, ma che amava con tutto il cuore.

Sapeva dei trastulli del marito, e siccome era quasi sempre incinta più di una volta, aveva chiuso entrambi gli occhi. Una cosa era sedurre schiave, liberte e cortigiane, un altro era venirlo a sapere dal primo scroccone che passava.

Si era sentita ferita e umiliata. E aveva reagito. All’inizio si era rivolta a Druso Coccei, che ormai sapeva tutto di lei, per sapere se c’era un modo, uno qualunque, per evitare che l’importuno parlasse con qualcuno.

All’inizio l’astrologo si era limitato a dirle di avere pazienza, che forse era solo un castello d’aria, ma le cose erano andate diversamente. Il parassita le aveva portato delle prove inequivocabili. Voleva, come le rivelò, credito e cibo vita natural durante, altrimenti avrebbe parlato, e lei e suo marito avrebbero perso la loro reputazione e il buon nome che dovevano tramandare ai figli.

Così Druso le aveva detto, quasi per caso: << Dove le parole falliscono un buon veleno riesce >>.

E l’idea le era piaciuta, da morire.

Si era affidata a uno schiavo tracio, di cui non si era mai fidata, e l’uomo aveva svolto il lavoro alla perfezione. Terminato il compito aveva ordinato a Lucio, che era l’unico in cui riponeva una fiducia cieca, di sbarazzarsi del tracio, e gli aveva consegnato un pugnale. E appena la mattina seguente, non appena suo marito si era assentato perché voleva andare al Foro del divo Giulio, Lucio era ricomparso, con il pugnale, che aveva lavato personalmente.

Lei si era limitata a sorridere, gli aveva messo in mano un sesterzio e si era recata a osservare le lezioni dei figli, come se quello fosse un giorno normale.

Così rifletteva, mentre la lettiga si fermava davanti casa, e Afro l’aiutava a scendere.

Era molto stanca, così congedò le schiave che l’avevano spogliata, e si mise a letto, sognando un sonno senza sogni.

L’indomani, si disse, avrebbe cercato di saperne di più, forse era venuto il momento di informarsi veramente sulla vita di Flavia, cosa che non aveva mai fatto in tutti quegli anni.

X NonnaPapera: grazie ancora, per il eprsonaggio di Druso mi sono ispirata ai fratelli Ruggeri, gli astrologi di Caterina, mi dispiace di non avergli dato l'importanza che meritava

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Diana924