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Autore: wustawak    21/01/2011    8 recensioni
Era stato un dio… ed ora, non era niente.
La gente l’aveva guardato con deferenza, in passato, trattenendo il fiato come di fronte a qualcosa di troppo grandioso per passare sotto silenzio… Avevano tremato, al suo cospetto, schiacciati dalla consapevolezza della propria insignificanza, tributandogli lo stesso rispetto dovuto ad un principe. Un astro luminoso in mezzo ad una volta oscura, ultimo erede di due delle più importanti famiglie di maghi del mondo magico, fulgida promessa di rivalsa.
Una promessa, sì… Una promessa infranta.
Draco è alle prese con i demoni interiori che lo perseguitano e con una dipendenza destinata, col tempo, a distruggerlo. Hermione è forse l'unica che può tirarlo fuori dal baratro senza fondo in cui è precipitato... Ma ne sarà in grado?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Anches se con un ritardo mostruoso rieccomi con un nuovo capitolo!
Un grazie di cuore a slytherin ele, Sephora, barbarak, Romareturn, temelau90, Public Enemy, Nimphalys, Sanji94 e Neko51 (che non avevo ancora ringraziato nonostante avesse recensito tantissimo tempo fa, scusami! ^^)
Siete davvero mitici, non ci sono abbastanza parole per ringraziarvi. =)

Sperando che mi perdoniate per il sopracitato mostruoso ritardo, vi auguro buona lettura!



Capitolo #8
La cena
 
“Dove hai imparato a cucinare così, Mezzosangue?” disse Draco servendosi di una seconda, abbondante porzione di arrosto. Era la prima volta che mangiava così di gusto da non ricordava nemmeno quanto tempo… Probabilmente l’ultima risaliva addirittura ai tempi dei banchetti di Hogwarts, quando il nome di Draco Malfoy significava ancora qualcosa e non era divenuto ormai irrimediabilmente sinonimo di risatine sommesse fatte alle sue spalle.
 
Per quel giorno avevano deciso di lasciar perdere gli esercizi: dopotutto era da un bel po’ di tempo che andavano avanti e Draco era oggettivamente provato, c’era il rischio che si scoraggiasse ulteriormente se avessero proseguito imperterriti e Hermione non voleva forzarlo.
 
Il fisioterapista se ne sarebbe fatto una ragione, dopotutto il giovane Malfoy aveva fatto sacco di progressi da quando erano arrivati lì e un po’ di relax non avrebbe affatto pregiudicato tutto il lavoro fatto fino ad allora, al contrario anzi; probabilmente avrebbe persino giovato.
 
Hermione fece la doccia per prima, mentre Draco riprendeva fiato e si faceva passare la sudata: poi, quando fu il turno del giovane di lavarsi, lei ne approfittò per apparecchiare in tavola e imbastire velocemente qualcosa da mangiare per cena.
 
Quella sera la giovane medimaga aveva deciso di apparecchiare in veranda, c’era una serata così bella che sarebbe stato un autentico delitto non approfittarne; e così avevano mangiato fuori, accarezzati dal venticello leggero e cullati dal rilassante suono dell’acqua del laghetto che, increspandosi appena sotto il tocco lieve della brezza serale, si sollevava in piccole onde argentate che si infrangevano sulla rena bagnata.
 
Un impercettibile sorriso piegò le labbra sottili di Draco senza che nemmeno se ne accorgesse: una serata così bella non la trascorreva da tanto tempo, e la causa non riguardava soltanto il clima favorevole, che in quel momento, anzi, non lo colpiva più di tanto.
 
No, il motivo del suo buonumore aveva lunghi boccoli scuri e grandi occhi castani, in quel momento persi di fronte al sole che tramontava, sparendo inghiottito dall’orizzonte.
 
Hermione era davvero bellissima, si ritrovò a pensare Draco, mentre fissava incantata le ultime luci del giorno.
 
I raggi del sole, ormai rossastri, davano il loro benvenuto alle prime stelle, mentre una pallida luna faceva capolino in mezzo agli alberi, illuminandoli fiocamente.

Hermione aveva il mento appoggiato al palmo della mano e osservava il panorama con l’aria assente, sporgendo leggermente il labbro all’infuori, come una bambina distratta.
 
Aveva un’espressione così dolce e infantile in quel momento, esattamente la stessa che aveva quindici anni prima, quando l’aveva vista per la prima volta… Al contrario di quanto era successo a Draco, lei non era cambiata affatto durante tutti quegli anni.
 
Sorrise lievissimamente, nel vederla così assorta e pensierosa, come era solita fare in passato quando era alle prese con una pozione particolarmente difficile, e allora vi rimuginava sopra ancora e ancora fino a quando non ne veniva a capo.
 
Probabilmente stava ripensando al pomeriggio, d’altronde anche lui non era in grado pensare ad altro. Riusciva ancora a sentire il calore di Hermione sulla propria pelle, la sensazione che i suoi capelli gli davano quando gli sfioravano il viso, il solletico provocatogli dal suo respiro sulla sua fronte…
 
Poteva addirittura sentire il suo profumo ancora addosso! Per fortuna nemmeno la doccia fredda che aveva fatto dopo non era riuscito a strapparglielo dalle narici…
 
“Allora, Granger?” esclamò a quel punto Draco, per richiamare la sua attenzione.
 
Hermione, tutta presa ad osservare quel paesaggio stupendo, sobbalzò appena.
 
“Scusami, mi ero imbambolata. Dicevi?”

“Ti chiedevo dove hai imparato a cucinare.” ripeté Draco, con la bocca piena di patate.
 
Il suo aspetto in quel momento era tutto fuorché regale… Ai tempi di Hogwarts era sempre stato composto nel mangiare, sempre attento all’etichetta; quella sera, invece, si era avventato sulle vivande e le aveva letteralmente sbranate, noncurante della postura scomposta o del fatto che appoggiare i gomiti non fosse consono ad una persona del suo rango.


Era un bene che gli stesse tornando l’appetito, pensò Hermione: doveva mettere su qualche chilo, e possibilmente alla svelta. Era sempre stato di costituzione esile, e quando l’aveva rivisto alla clinica l’aveva trovato spaventosamente sottopeso.
 
Doveva farlo mangiare e riacquistare un po’ di peso, e per fare ciò aveva sfoderato le proprie migliori arti culinarie (cosa che, tra l’altro, le faceva piuttosto piacere: recentemente, all’infuori di sé stessa, nessun altro aveva avuto modo di apprezzare i suoi manicaretti).
 
“Un po’ mi ha insegnato mia madre, un po’ Molly Weasley.” rispose Hermione “E poi vivendo da sola bisogna imparare per forza a farsi da mangiare, se no si finisce a vivere di sole schifezze.”
 
La brezza leggera si era sollevata dal laghetto e improvvisamente aveva preso a soffiare verso di loro, tanto che si erano visti costretti a immobilizzare gli angoli della tovaglia con dei sassi raccolti lì vicino.
 
“Se hai freddo possiamo rientrare. Ci metto un attimo a portare tutto dentro.” si offrì la ragazza, ma Draco non volle.
 
Si era già seduto e osservava il panorama con un sorriso soddisfatto stampato sulla faccia
 
“Non è il caso. Prendere un po’ d’aria non può che farmi bene.”
 
“Sicuro? Davvero, non è un problema.”


“Fidati, Granger. Non sono mai stato meglio.” disse il giovane, sincero.
 
Hermione si morse il labbro inferiore, titubante sul da farsi: sollevare un argomento difficile rischiando di rovinargli quella serenità faticosamente riconquistato o, invece, approfittare di esso per discutere di argomenti che, altrimenti, non avrebbero mai toccato?
 
Si concesse solo un istante di indecisione, sapeva benissimo quello che doveva fare:
 
“Senti Draco… Non è che ti andrebbe ti parlare un po’?”
 
“Stiamo parlando, se non sbaglio. Poco fa ti ho persino fatto un complimento mascherato da domanda, che tra parentesi è il massimo che potrai mai aspirare dal sottoscritto. Per cui vedi di farne tesoro.” le rispose Draco, che era per l’appunto insolitamente allegro. Ma il buonumore se ne andò via in fretta quando incrociò lo sguardo con quello severo di Hermione, che lo fissava con espressione seria.
 
“Ancora con questa storia della psicanalisi? Ora no, non mi va.” disse Draco, secco.


“Veramente l’ultima volta il discorso l’hai tirato in ballo tu, se non ricordo male.” gli fece notare Hermione.
 
“Ecco, appunto. Anche la prossima volta lo tirerò in ballo io.”


“E’ solo che pensavo... Sì, ecco, visto che oggi eravamo piuttosto in sintonia… Non fare quella faccia, lo sai che è vero.” esclamò la ragazza offesa, di fronte alla smorfia del giovane Malfoy.
 
“Che cosa vuoi sapere, di preciso?” sbottò lui di punto in bianco, interrompendola.


“Tutto.” rispose Hermione, guardandolo negli occhi con espressione seria.
 
Draco sospirò. Aveva uno sguardo così limpido, dannazione! Quegli occhi da cerbiatta lo fissavano silenziosi, implorandolo di aprirsi con lei, come se scrutare nella gelida oscurità del suo passato fosse l’unica cosa che desiderava al mondo.

Detestava quell’atteggiamento disinteressato che Hermione aveva sempre, per il semplice motivo che non sapeva come rapportarsi ad esso.
 
Lo faceva sentire piccolo e inadeguato…
 
“Tutto è un po’ troppo. O troppo poco in un certo senso, visto che alla fine non è che ci sia molto da dire.” mormorò.
 
“Questo dovresti lasciarlo giudicare a me, non trovi?”
 
 “Il problema è che non mi sento ancora molto a mio agio a… a…” disse il ragazzo, titubante “Voglio dire, mi sento strano.”
 
Dopo una breve pausa, si affrettò ad aggiungere:
 
“Non è che stia male o che mi manchi la droga. Non fisicamente almeno, ma…”


“E’ naturale, Draco. Sei stato assuefatto così a lungo che il tuo corpo non si è ancora riabituato alla disintossicazione. Ormai è solo più questione di tempo, ancora qualche giorno e ti sarai ristabilito del tutto. Devi solo avere pazienza.” lo tranquillizzò Hermione.
 
“E continuare gli esercizi.” aggiunse poi, severamente.
 
“Se lo dici tu…” borbottò il giovane, poco convinto.
 
“Sul serio, non è importante quello che mi dici.” disse la ragazza, comprensiva “Pensa a qualcosa, qualsiasi cosa che ti venga in mente… Un ricordo particolare, una sensazione che hai provato in passato e di cui ti piacerebbe parlarmi.”
 
“Non potremmo finire di mangiare e basta?” provò a proporre di nuovo Draco, implorante “E’ una così bella serata, perché rovinarla?”
 
“Di serate belle ne avrai fin che vuoi quando avrai risolto i tuoi problemi, Draco.”
 
“Intanto, se permetti, preferisco godermi questa. Ottimo cibo, panorama splendido e buona compagnia, visto che sono in vena di complimenti.”
 
“Grazie. Sono commossa!” rise Hermione, divertita.
 
“A casa mia finiva sempre che mangiavo da solo.” disse Draco, improvvisamente serio “Mio padre aveva sempre un sacco di impegni e non cenava mai ad un orario fisso. Mia madre il più delle volte lo aspettava, e così a cena c’eravamo solo io e gli elfi domestici.”
 
Ritornò con la mente a quei tempi, quando l’immensa tavolata della sala da pranzo di Malfoy Manor veniva apparecchiata per una persona soltanto – lui – e l’unica compagnia che aveva durante l’ora dei pasti era quella ossequiosa degli elfi che gli servivano le pietanze.
 
Avrebbe preferito mangiare in camera sua piuttosto che in quella stanza enorme che sembrava sottolineare con crudeltà la solitudine di quel bambino pallido, ma i suoi non gliel’avevano mai permesso.
 
Non stava bene, dicevano, non è consono al tuo rango… Che diavolo ne sapevano loro, poi…
 
Prima di andare ad Hogwarts accadeva che passassero anche dei mesi senza che nessuno che non fosse un tremebondo elfo domestico gli rivolgesse la parola.
 
Ogni tanto sua madre lo degnava di un gesto affettuoso, questo sì… Una carezza, un abbraccio, un complimento. Suo padre mai.
 
L’affetto è debolezza, mostrare affetto per qualcuno equivale a mostrarsi deboli.
 
E un Malfoy non è debole, questo diceva sempre suo padre. Non può e non deve esserlo, non può permettersi di esserlo…
 
Si riscosse da quei pensieri foschi e, per scacciare la malinconia che l’aveva ghermito di sorpresa e rischiava di incupirlo ulteriormente, incominciò a raccogliere le posate sporche dalla tavola.
 
“Lascia, sparecchio io.” disse Hermione, ma Draco la interruppe subito.
 
“No. Ormai mi sono ripreso. Sto bene e, anche se le mie condizioni aerobiche farebbero ridere il cadavere di una vecchietta novantacinquenne, non c’è motivo per cui debba continuare a fare sempre tutto tu.” disse Draco, alzandosi dalla sedia.
 
Le tolse le posate di mano e le radunò goffamente sui tovaglioli; appoggiò poi i bicchieri sopra una pila di piatti sporchi che, tintinnanti, oscillarono pericolosamente.
 
Si vedeva che non era abituato a quel genere: Hermione tuttavia non disse niente e si limitò a fissarlo, divertita.
 
“Draco Malfoy che rifiuta di farsi servire? Chi l’avrebbe mai detto, e dire che pensavo di averne viste di cose strane!” rise Hermione.
 
“Sono pieno di sorprese, io.” rise il giovane, trasportando il proprio carico oscillante fino al lavabo, dove si accinse a combattere furiosamente contro le incrostazioni di cibo, armato di spugna e detersivo.
 
“Ti vedo in difficoltà. Sicuro di non aver bisogno di aiuto?”
 
“Un Malfoy non ha bisogno di aiuto, né lo chiede. Pensavo di avertelo già accennato poco fa.” disse Draco, sfoderando un sorriso a trentadue denti.
 
“Non si direbbe, a giudicare da come ti stai accanendo su quelle povere posate.” gli fece notare scherzosamente Hermione “Facciamo così: io lavo e tu asciughi, va bene?”
 
Era un compromesso accettabile dal punto di vista di Draco, e così fecero: ridendo, scherzando e spruzzandosi a vicenda, affiatati come solo due amici di vecchia data potevano essere, si accinsero a lavare i piatti.
 
Le mani si sfiorarono più volte, ma nessuno dei due ritrasse mai la propria, come se toccarsi fosse la cosa più naturale del mondo... In un certo senso forse lo era, si sorprese a pensare Hermione, arrossendo leggermente.
 
Per un momento si scordò dei loro ruoli, lei dottoressa e lui paziente: erano solo Hermione e Draco, Draco e Hermione, un ragazzo e una ragazza come tanti altri che si godevano una serata come tante altre.
 
E non era niente affatto male, pensò con stupore, molto meglio di quanto non avesse mai immaginato.
 
“Mezzosangue, perché mi guardi così?” domandò Draco, aggrottando le sopracciglia incuriosito. Erano diversi minuti che lei lo guardava senza dire niente.


“Scusa, mi ero imbambolata di nuovo. Devo essere distratta oggi.” si scusò Hermione, distogliendo in fretta lo sguardo, imbarazzata.
 
“Senti, ci ho pensato un po’ su. Facciamo così.” disse Draco, cambiando discorso “Io accetto di dirti qualcosa di me se tu, in cambio, mi dici qualcosa di te.”
 
“Qualcosa di che genere?” domandò la ragazza, sospettosa.

“Niente di scabroso. Ma deve essere qualcosa di personale. E non vale non rispondere o rispondere con una bugia, che tanto me ne accorgo se menti.” le spiegò il giovane.
 
“Scelgo io l’argomento, o fai tu le domande?”
 
“E’ ovvio che faccio io le domande, che gusto ci sarebbe altrimenti?”
 
“E prometti di non fare domande imbarazzanti?”

“Sbrigati ad accettare, prima che cambi idea.”
 
Hermione ci pensò su per un istante prima di decidere, poi lo guardò divertita e annuì, sorridendogli teneramente.
 
“Ci sto.”
  

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