Poi udì un fruscio alla finestra, quasi impercettibile e si volse di scatto verso, col cuore in gola.
-Senpai?-.
Ma davanti alla finestra non c’era nessuno e le tende ondeggiavano solitarie al vento.
Poi la ragazza notò un foglio di carta da lettere legato alla maniglia e lo prese in mano tremante.
Sopra c’erano scritte, nella pessima grafia di Banjo, alcune righe di inchiostro corvino.
Bekku-san,
Quando leggerai questa lettera probabilmente
vorrai strozzarmi e questo mi spaventa ma non posso evitare per questo
di
scriverti.
Come ben sai, questa notte c’è
la mia ultima
profezia, quella che ha predetto la mia stessa morte.
So bene che fino a oggi abbiamo sempre
combattuto fianco a fianco ma… Questa battaglia non posso
lasciartela fare.
Cerca di capire, Bekku-san, oggi forse
morirò.
Prima era diverso, avevo la certezza che non
sarei morto e quindi avrei potuto proteggerti ma oggi… Oggi
non so cosa
potrebbe succedermi.
Oggi l’oscuro nemico della predizione
aleggia su di me con la sua putrida aria di sventura e io non voglio
farti
respirare quest’aria.
Se non succederà niente vorrà
dire che i
nostri sforzi passati non sono stati vani e ci vedremo domani, come al
solito.
Se qualcosa accadrà allora, Bekku-san,
continua a vivere.
Vivi per me e per te, per tutte le persone
che abbiamo salvato dalla sorte bugiarda e cattiva, e cambia il tuo
destino
come meglio credi.
Banjo Kizaki.
-N-no…
Non può essere…-, mormorò
la veggente, stringendo tra le mani pallide il foglio di carta.
Il senpai aveva intenzione di
affrontare la sua ultima profezia da solo, andando incontro alla morte
col
sorriso sulle labbra.
Tutt’a un tratto le tende della
finestra sembrarono volteggiare chiare come un sudario, il suo sudario.
Bekku rabbrividì di terrore,
chiudendo violentemente le imposte per sottrarsi a quel presagio di
disgrazia e
si precipitò a perdifiato fuori di casa.
Era in pigiama, non le
importava.
Aveva i capelli più scarmigliati
che mai, non le importava.
Non aveva le scarpe ai piedi e
ogni irregolarità dell’asfalto la feriva, non le
importava.
I polmoni le stavano esplodendo
dolorosamente, non le importava.
Banjo…
Dove sei?
Tentò
di ricordare quel lontano
giorno di due anni prima in cui il senpai le aveva parlato in dettaglio
della
sua profezia, le sembrava che si svolgesse sotto dei ciliegi…
Sotto casa del ragazzo c’era un
parco, forse si riferiva a quello…
Bekku strinse i denti, ansimando
per la fatica, ma continuò a correre verso la sua dubbia
destinazione, pregando
intensamente che lui fosse lì.
E lui era lì.
Con il rosso cremisi, quasi
sanguigno, del sole che stemperava morente nell’indaco feroce
della prima
notte, sotto il timido barlume delle stelle che si accendevano appena,
raggruppandosi timorose attorno alla luna lattea.
La ragazza si slanciò con le
ultime forze che le rimanevano nelle gambe tremanti verso di lui,
scaraventandolo giù dalla panchina dove attendeva serafico
il suo destino.
Caddero entrambi sul pavimento,
rovinando nella polvere, e un attimo dopo un grande ramo marcito del
ciliegio
che li sovrastava si staccò e precipitò dove fino
all’istante prima c’era
Banjo.
Lo schianto del legno che si
spezzava fece trasalire la ragazza e i rosei petali dei fiori ormai
morti si
alzarono in una nuvola per poi ricadere in una delicata danza sulle
loro teste.
-B-bekku-san…?-, mormorò il
ragazzo.
-Pazzo incosciente!-, gridò lei
–Perché non potevo venire? Perché hai
deciso di andare da solo? Stavi per
morire! C-cosa avrei fatto io se… Se tu fossi morto!-,
continuò su tutte le
furie, indicando il ramo che avrebbe dovuto porre fine alla vita del
senpai.
Ma la sua rabbia sbollì in un
attimo, si dissolse impotente di fronte al disarmate sorriso
spensierato che il
più grande le rivolse, ancora una volta.
Quel suo maledetto sorriso, così
fiducioso nel futuro che invece per lui aveva in serbo solo sofferenza,
quella
luce faceva scoppiare come bolle di sapone i pensieri di Bekku.
-Becky, mi sembrava di averti
detto di non venire…-.
-I-io… non potevo lasciarti da
solo! Saresti stato colpito da quella fronda se non fossi arrivata io!-.
Il ragazzo controllò l’orologio.
-Oh, effettivamente l’ora della
mia morte è passata, direi che mi hai salvato, Bekku-san!-,
trillò con
leggerezza.
-Sei… Un caso perso. Perso-,
mormorò lei, passandosi la mano fra i capelli, con le spalle
scosse da tremiti
di sollievo.
Era finita davvero?
Una lacrima le scivolò lungo il volto,
raggiungendo il suo sorriso sfinito e sollevato.
-Hey, hey…-, le sussurrò
dolcemente il senpai per calmarla, accarezzandole la guancia
–Forse hai
ragione… Forse avrei dovuto avvertirti ma non credi che la
profezia sia stava
sventata proprio dal tuo arrivo così avventato?-.
-Eh…?-.
-Bekku-san, se ti avessi portato
con me tu non mi avresti fatto cadere, sventando così la
predizione… O almeno credo.
Sai, forse non è stato il distruggere ogni avvenimento
descritto nell’agenda a
salvarmi. Forse è stato il conoscere… te-.
E con queste ultime parole che
aleggiavano ancora nel pallore argentino della notte Banjo la
baciò con
tenerezza, tremando contro il suo viso.
Bekku spalancò gli occhi per lo
stupore, poi le sue labbra capitolarono sotto quelle del ragazzo e lei
chiuse
le palpebre, lasciandosi cadere su di lui, bruciando tutto il suo
ossigeno in
quel bacio.
Si staccarono leggermente per
riprendere fiato, per poi annullare di nuovo la distanza tra le loro
labbra, e
ancora… E ancora.
-S-sono felice… Di averti
salvato…-, sospirò la ragazza, tracciando il
contorno dello zigomo dell’altro
con un dito –Non avrei sopportato di vivere senza di
te… Non me lo sarei mai
perdonata-.
Lui le asciugò le lacrime con
piccoli baci, stringendola a sé.
-Va tutto bene, ormai è
finita…-.
Finalmente
il futuro plumbeo
delle loro visioni si era eclissato del tutto, vinto dal loro amore.
L’amore, la forza più intensa
dell’universo, è più forte di
ciò che gli uomini chiamano destino.
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Yu's corner.Ma salve cari!
Questa volta ho deciso di scrivere una fanfiction su un manga che non conosce nessuno, molto alla FOREVER ALONE.
Ma che ci posso fare, lo amo.
Quindi scrivo lo stesso -3- recensioni e visite o meno...