PILLS OF OUR LIVES
A
Sara
e
a
Nike,
le
mie James e Remus
PREMESSA
Forse non è originale. Forse non è divertente e neanche ben scritta. Ma
è da quando è uscito “Il Prigioniero di Azkaban” che ho in mente di scrivere
questa… cosa. E finalmente mi sono decisa. Non so ancora come
andrà avanti, se ci sarà dello slash, se ci saranno delle parti riferite al
“presente” o meno. Non è neanche una storia in senso
proprio. Ogni capitolo è una “finestra”, un episodio slegato
cronologicamente dagli altri; sono semplicemente parti della storia dei
Malandrini, in momenti diversi della loro giovinezza, fino al triste epilogo
che tutti ben conosciamo e che dà il via alla storia della Rowling, la morte di James e Lily.
E forse anche oltre.
Può darsi che sarà
leggermente incentrata su Sirius,
perché è il personaggio che preferisco, ma vorrei cercare di dare
più o meno a tutti lo stesso peso.
Non ho ancora avuto il piacere di
leggere “Harry Potter e il Principe
Mezzosangue”, quindi suppongo ci siano delle incongruenze. Chiedo scusa.
Buona lettura
Suni
CAPITOLO 1: Faretti e Fuocognac
Spett.le Signor Lupin
Con la presente le porgo i miei
più distinti omaggi e le rammento che sabato pomeriggio non PUO’ assolutamente mancare
al ricevimento ufficiale allestito in onore del diciassettesimo compleanno del
sottoscritto illustrissimo, nel salotto di casa mia preventivamente sgomberato
dei miei favolosi genitori opportunamente allontanati per ben quattro giorni.
Sirius sta
conciando questo posto come un palazzo reale. Può anche darsi tutte
quelle arie da ribelle, è e resta uno snobissimo e aristocraticissimo
Black. D’altro canto, si è anche occupato di procurarsi tutti
questi alcolici che ho davanti, e ti garantisco amico mio che sono davvero
TANTI. Tutto merito di Dung,
comunque, è solo che avevano fatto una scommessa che ti
racconterò e in palio c’era tutta questa roba per chi
vinceva…
Sirius ha
barato.
Più di Dung, intendo.
Ah… So che mi biasimerai per
questo –e ti prego di non parlarne a Sirius, lui non lo sa o disapproverebbe sfottendomi
alla Felpato- ma ho invitato la Evans.
Lo so, lo so… So PERFETTAMENTE tutto ciò che stai pensando ed hai
ragione. Ma non ho proprio potuto trattenermi. Le ho spedito un gufo non
più di… otto minuti e trentasette secondi fa.
Passi tu a prendere Codaliscia sabato?
A presto
Jamie
Egregio Mr. Potter
Come ti è venuto in mente di invitare Lily?
ODIO essere così schifosamente realista e pratico
–poco adatto ad un malandrino- ma quando ti risponderà picche
–cioè tra non più di due ore –non privarmi
dell’amaro e soddisfacente piacere di commentare con un liberatorio
“TE L’AVEVO DETTO”.
Ad ogni modo, mi sembra quasi di essere lì. Sto
focalizzando l’immagine del signor Black in completo elegante, con quelle
sue maniere da dandy e un bicchiere di champagne, che sistema la luce con la
precisa angolazione per illuminare nella maniera migliore uno stupendo vaso di
begonie dal fucsia appena troppo acceso.
So che non sta assolutamente accadendo niente del genere nel tuo
salotto, ma non trovi che l’immagine si adatti meravigliosamente a lui?
Oh God, potrei sentirmi
male dal ridere.
Naturalmente non mancherò sabato, e la buona notizia
è che forse potrò fermarmi anche fino a lunedì.
Dopodichè arriveranno le mie aadoraaabili
cuginette dalla Francia e
dovrò rientrare alla base.
Sono già d’accordo con Peter e in verità sarà lui a portare
me, non viceversa.
Sarete sicuramente ubriachi in maniera disdicevole già
oggi. Figuriamoci sabato.
Che gentaglia.
Lunastorta
Eccellentissimo pezzo di merda
Non
trovo AFFATTO così divertente la tua simpatica proiezione mentale a
proposito del dandy e le begonie. Cerca per cortesia di dare un contesto un
po’ meno idiota alle tue fantasie su di me la prossima volta.
Ho infilato la testa di Ramoso nel cesso. Ho
dovuto, per il suo bene, quando, dopo avergli rubato la tua lettera, ho
scoperto della Evans
–non certo perché ha trovato particolarmente spassosa la tua
deplorevole scenetta immaginaria (dopo aver bevuto un po’ d’acqua
dello scarico non aveva più tutta quella voglia di ridere…)- ma ti
posso assicurare che non ne ho tratto NESSUNA soddisfazione.
Non siamo affatto ubriachi. Abbiamo solo
aperto qualche burrobirra e
un paio di bottiglie di Mirtograppa.
E una di idromele. E… Va bene, lasciamo perdere. Non voglio sconvolgere
la mente del nostro caro Prefetto Perfetto con i racconti dei nostri bagordi.
Sarai Caposcuola l’anno prossimo, vero?
Trovo che sia assolutamente disdicevole che
una bestiaccia della tua razza venga insignita di un titolo di tale pregio.
Inoltrerò vibrata protesta presso le autorità scolastiche
affinché simili avvenimenti non si ripetano. Sono allibito,
scandalizzato e disgustato. E cose così.
A che ora pensate di venire? Ci servirebbe una
mano già in tarda mattinata…
Felpato
Stimato Sig.
Felpato
Mi stupisco di lei. Infilare la testa di un amico nel sanitario
è cosa che non si addice affatto a un giovane rampollo
dell’aristocrazia londinese quale lei indubbiamente è. Insomma,
cosa direbbe la tua MAMMA?? (A proposito della Gorgone… Ha ancora dato notizie?)
Dopodomani saremo lì per pranzo, credo. Il signor Minus non ci può
accompagnare più presto di così e comunque Peter si sveglia sempre tardi in vacanza, lo sai.
Immagino che quella faccenda della mirtograppa e l’idromele sia andata avanti
ancora per le lunghe ieri sera. Non oso immaginare in che stato eravate
ridotti. Sicuramente tu stavi berciando tronfiaggini
accartocciato sul divano nel tentativo di convincere i presenti
–cioè James-
di quanto sei figo, mentre
Ramoso senza ascoltarti declamava le grazie della Evans ad un pubblico costituito dal contenuto della
dispensa.
Agghiacciante.
Ha risposto all’invito?
Confesso che sono un po’ in pensiero per la reazione di James…
Aggiornami.
Remus
Ah… E grazie mille per non avermi detto che te ne sei andato
di casa. E’ bello sapere che ti fidi di me…
E’
stato umiliante.
La fanciulla ha mandato un gufo a ME, nemmeno
a lui medesimo. Mi ha scritto che le Provocava la nausea doversi mettere in
contatto con il sottoscritto, ma –testuali parole- sempre meglio che con quell’insulso ed
egocentrico individuo con il quale mi accompagno. Aggiungeva altresì che
MAI parteciperebbe alla sua festa, neanche nel caso in cui le venissero offerti
i MAGO con il massimo dei voti come ricompensa.
Non ho neanche potuto abbaiare dal ridere,
tanto era abbattuto.
Comunque io non bercio AFFATTO quando sono
ubriaco. Come in ogni altro momento della mia esistenza, sono assolutamente
sexy e affascinante.
Hai notato anche tu che Ramoso parla col cibo
quando ha bevuto troppo?? E’ piuttosto bizzarro, non trovi?
Ad ogni modo, dovreste prendere del pane
domani mattina mentre venite, così facciamo delle tartine o qualcosa del
genere.
Preparati, perché ho intenzione di fare
in modo che tu sia molto più ubriaco di me domani notte al momento di
andare a dormire. Con o senza il tuo consenso.
Sarà uno spasso.
Sirius
… Sua Arguzia il signor Black ha dimenticato un
dettaglio… Prendete anche qualcosa da mettere SOPRA le tartine, a meno
che non vogliamo farle di solo pane. Ah… Ho invitato la Berckley, quella Corvonero del terzo che ti
stuzzica i sensi.. Ha detto che viene e porta un’amica. Inutile dire che
la cosa ha provocato un improvviso buonumore nel signor Felpato. Per me invece,
queste cose di donne non hanno ormai più la minima importanza. Sono
vinto, annichilito, distrutto. Il mio povero cuore è irrimediabilmente
spezzato, quella ragazza mi avrà sulla coscienza. Crudele!
a domani
Ramoso
“Avanti, è apertooo!!!!” ulula James dalla cucina, cercando di
infilare la torta nel frigo e contemporaneamente versarsi un bicchiere di burrobirra. L’operazione
è piuttosto complicata e Sirius,
abbarbicato su una scala nell’atto di sistemare un faretto, prova per
qualche secondo la certezza che possano dire addio al loro dessert. Ma i
riflessi del Cercatore di Grifondoro
fanno onore alla sua fama e l’incidente viene fortunosamente evitato.
“Che culo” esclama Sirius con una scrollata di spalle.
“Buongiorno!” saluta Peter trafelato comparendo in
cucina con un grosso sacchetto.
“Codaliscia!!! Vecchio puzzetta! –James gli tira una manata sulla schiena tale da
farlo sbiancare- Come sta andando l’estate?” chiede porgendogli il
proprio bicchiere, mentre Sirius
caracolla giù dalla scala rischiando un paio di vertebre.
“B-bene.. –risponde Peter prima di bere una sorsata di burrobirra- Cioè…
Tutto normale” e deglutisce rumorosamente, ancora affannato.
“Codaliscia! –Sirius gli passa il braccio intorno al collo
nell’atto di strozzarlo- Spero tu sia stato in qualche posto
affascinante! Noi ancora non ci siamo mossi di qui…” conclude
lamentoso, con una buffa smorfietta
che gli distorce per un attimo il bel viso.
“Buongiorno, signori”
si aggiunge una quarta voce alle loro spalle.
“Lunastorta!” James si precipita verso il biondo amico
abbracciandolo di slancio e facendolo sbilanciare, con il risultato di fargli
cadere di mano l’enorme busta del pane, che si sparpaglia sulle
piastrelle delle cucina.
Remus
contempla il risultato e ridacchia ricambiando l’abbraccio. Il suo
sguardo incontra quello di Sirius,
che pare alquanto titubante. Il giovane prefetto corruga le sopracciglia con
leggero astio, prima di tornare a rivolgersi a James.
“Buon compleanno,
Ramoso” dice quietamente con un ampio sorriso.
James si
illumina in viso, trionfante, e come al solito si arruffa la bizzarra
capigliatura, che sembra essere ancora più ingestibile del normale.
“Grazie. Visto che
capolavoro?” spalanca le braccia volgendo lo sguardo alla cucina.
Remus si
guarda intorno con occhio critico. Le pareti sono letteralmente coperte da uno
strato degli addobbi più disparati, e in quel momento un festone
incantato gli scende davanti al viso prendendo a solleticargli il collo. James lo scaccia con una mano,
mentre l’amico ride.
“Forte, eh? Li ho presi da Zonko!” spiega James orgoglioso.
Remus
continua a osservare la stanza. Decisamente quel caos di forme e colori si
addice a James.
L’unico neo di quello stroboscopico
spettacolo è Sirius,
che rimane ostinatamente impalato in mezzo alla cucina, senza smettere di
guardarlo speranzoso.
“Ciao, Felpato” saluta
lui alla fine, laconico, stringendogli fiaccamente la mano.
“Hey” risponde brevemente il giovin Black, avvilito, con la
classica espressione da cane bastonato, che ha ormai raggiunto la perfezione da
quando il ragazzo un po’ cane lo è veramente.
James tasta
immediatamente il disagio e prende a ciarlare a macchinetta.
“Dio, sarà
un’estate eccellente! –attacca- Ho già un sacco di
idee… Sì, lo so che siamo già a metà estate in verità,
ma c’è ancora tempo. Sirius
e io andiamo in campeggio… Oh, ragazzi, perché non venite con noi?
–ignora il tentativo di Remus
di rispondere e inizia a riempire altri bicchieri- Passeremo
un’affascinante settimana a sbevazzare e fare i deficienti, birra, sesso
e rock & roll, oh yeah, adoro questi anni
settanta…” si scompiglia i capelli un’altra volta.
Sirius
inizia a raccogliere il pane da terra, sorridendo vago.
“Io vado in Francia con i
miei…” borbotta Peter
osservandolo. E’ più alto del mese prima e ulteriormente
più bello, sicuramente spopolerà al ritorno a scuola. Cosa che
decisamente non si potrà dire di lui…. Sospira sconfortato. Ed
ecco che i suoi due amici se ne vanno in vacanza per i fatti loro, mentre lui
è costretto a seguire i familiari.
“Io non ho soldi” dice
Remus semplicemente,
mantenendo lo sguardo fisso in quello di James.
“Ma il campeggio costa
poco…” protesta debolmente lui.
Remus
spalanca le braccia, quindi comincia a svuotare il sacchetto della spesa
riponendo le provviste in frigo. Per lui il discorso è chiaramente
chiuso. James si rassegna:
è una storia ormai assodata quella dei problemi economici di Remus, e non è il caso di
stare a sottolinearla; sa perfettamente quanto sia dura da mandare giù
per l’orgoglio del compagno.
“Allora, questa scopa
nuova?” chiede Peter.
James si
riscuote d’un colpo, e fa un balzo estasiato.
“Strepitosa amico
mio… Vieni, te la faccio vedere !!” starnazza trainandolo
fuori.
Remus, a
testa bassa, prende a giocherellare con il sacchetto vuoto mentre Sirius finisce di raccogliere il
pane.
Sirius lo
guarda.
“Sei arrabbiato con
me?” chiede piano, posando il pane sul tavolo.
Remus
sbuffa, poi posa il sacchetto e scrolla le spalle.
“No –risponde con la
solita calma- Solo, pensavo che data l’amicizia, mi avresti parlato
subito del fatto che te ne sei andato di casa. E’ stato imbarazzante
saperlo da Paciok. Ma fa lo
stesso” conclude tetro. Non lo vuole ammettere, ma sta decisamente
riducendo la cosa come al solito: in realtà ci è rimasto
malissimo. Inutile stare a dirlo a Sirius:
bisogna prenderlo così com’è, non serve recriminare.
Sirius si
avvicina e gli mette una mano sulla spalla.
“Lo so. Scusami. Ma pensavo
che avresti commentato as usual che sono un incosciente ed
impulsivo giovane viziato… Insomma, che non fosse saggio quello che ho
fatto…” spiega guardandolo in viso.
Remus si
specchia in quegli occhi limpidi e franchi, prima di abbozzare un sorriso.
“Tu sei un giovane
viziato eccetera, e quanto al fatto che non è saggio quello che fai, te
lo dico quando saccheggi le cucine di Hogwarts
o cose del genere… Pensavi davvero che mi sarei limitato ad un commento
simile di fronte ad un fatto così importante?” chiede un po’
incredulo.
Sirius
sbuffa, passandosi nervosamente una mano tra i capelli ormai lunghi.
“Non so che cosa pensavo
–dice appollaiandosi su un alto sgabello- Sinceramente Rem, sono state delle giornate un
po’ caotiche, e mi sembra tutto così strano… Ti chiedo
scusa. Sai che mi fido di te e che ti voglio bene e che sei importante per
me… Non volevo tagliarti fuori o mancarti di rispetto, e…”
Sirius non
gli aveva quasi mai parlato in maniera simile, così diretta e poco
scherzosa, e dall’apparente scioltezza è evidente che deve essersi
preparato il discorso da un pezzo. Remus
non può fare a meno di sorridere più apertamente, quasi
intenerito.
“Stai diventando melenso in
maniera che non è da te, Felpato…” scherza prendendo un
bicchiere.
Sirius si
produce in una smorfia schifata.
“Una vera femmina, vero?
–commenta sul medesimo tono.
Si guardano e scoppiano in una
risata che allenta istantaneamente la tensione. Remus allunga un braccio e tira uno scapelloto all’altro
ragazzo, che reagisce con un leggero spintone.
Quindi si siede e torna serio.
“Che ha fatto la Gorgone questa volta?”
chiede guardandolo in viso.
Sirius
distoglie lo sguardo e si sistema nervosamente una ciocca corvina dietro
l’orecchio. Ha ancora in mente il colpo secco del portone di casa Black
che si chiude, definitivamente, alle sue spalle, le urla di sua madre e la
bacchetta di suo padre puntata contro di lui.
“Non mi va di
parlarne…” risponde piano.
Remus
corruga le sopracciglia.
Non è propriamente tipico
di Sirius avere un aspetto
così nervoso quando il discorso cade sui suoi genitori: di solito
inalbera modi strafottenti non appena qualcuno nomina anche accidentalmente gli
abitanti del 12 di Grimmauld
Place. Qualunque cosa sia
capitata, questa volta Sirius
deve essersela vista davvero brutta.
“Certo –risponde
dolcemente- come vuoi”
Dal piano superiore si sente
provenire un forte scalpiccìo
seguito da un tonfo sordo e dalla squillante risata di James. Sirius
e Remus sollevano
contemporaneamente lo sguardo verso il soffitto per capire cosa sta succedendo;
alla risata di Jim si
aggiunge quella acuta di Peter.
I due ragazzi si scambiano un rapido sguardo, colti evidentemente dalla
medesima idea: e contemporaneamente si muovono per raggiungere gli amici.
Casa Potter è ormai assolutamente irriconoscibile
a quell’ora di notte.
James come al solito si
è lasciato prendere la mano, e quella che doveva essere una festicciola
tra amici è diventata una specie di party all’ultimo grido a cui
nessuno sembra poter mancare. Peter
inciampa nel vuoto di un non meglio identificato alcolico guardandosi intorno
nel salotto trasformato in pista da ballo: ci sono persone lì dentro che
a malapena ricorda di aver incrociato in qualche corridoio di Hogwarts, che avranno parlato con
James sì e no tre
volte in tutto e ora stanno lì a fare i brillanti per festeggiarlo. E
quel vanesio sembra tutto felice di tanta attenzione. Peter sbuffa: a volte sembra che a Jim non importi niente di chi gli
sta intorno, che sia un Malandrino o un perfetto sconosciuto,
l’importante è che gli dia attenzione. A parte Sirius, ovviamente: con lui è
un’altra cosa.
E lo stesso vale per il suddetto Sirius, certo: prima James, e poi il resto del
mondo.
Lo sguardo gli cade in un angolo
in fondo alla stanza: Mundungus
ha improvvisato un tavolino con una cassa di birra rovesciata, e si è
dato al gioco delle tre carte. Peter
scrolla la testa, preferendo non chiedersi a quante persone abbia già
vinto dei soldi dall’inizio della serata.
“Ciao, Peter!”
Si volta indietro, per vedere chi
lo ha salutato. E’ Alice, la ragazza di Frank Paciock.
“Ciao! –sorride un
po’ impacciato - Bella festa, no?” chiede passandole la burrobirra. Intravede James e Remus uscire in giardino, sghignazzando, ma sono
troppo lontani per sperare di attirare la loro attenzione e chiedere di
aspettarlo.
“… Così
papà ha detto che potevo comprare solo succo di frutta e cose del
genere. Te l’immagini?” ridacchia James avvicinandosi alla panca sotto il salice.
“Oh, sicuro! Un bel sorso di
succo alla mela e tutti a nanna alle nove e mezza…” risponde Remus pacato, appena un po’
sarcastico. Si siede sulla panchina e butta giù un sorso di Fuocognac.
James si
lascia cadere al suo fianco e gli appoggia la testa su una spalla.
“Guarda che non sono una
ragazza, Ramoso…” scherza l’amico levando lo sguardo al
cielo.
“Accidenti Rem, sono così ubriaco che
potrei davvero confondermi, biondo e carino come sei… -bofonchia
divertito James- Ma non
sono un polipo come il nostro Felpato…”
Remus ha un
gesto di sorpresa.
“Già, è
vero… E’ sparito da un po’, no? Chissà con chi si
è appartato…” osserva malizioso.
“Con Maggie Stout…” replica James con un sorriso perfido.
Remus lo
guarda sorpreso.
“Sul serio? Credevo uscisse
con Patìl…”
commenta facendo spallucce.
“Infatti esce con Patil… Solo che lui non
c’è stasera…” esclama deliziato James prima di scoppiare a ridere, subito seguito
dall’amico.
Remus
ridacchia a lungo osservando la luna, splendidamente sottile in quel periodo
del mese.
“Non cambierà
mai…” conclude contento. Poi si fa pensieroso, e scruta per qualche
momento il ragazzo al suo fianco, indeciso se parlare o meno.
“Jim, che… Che è successo stavolta? Con
i Black intendo…” chiede titubante.
L’espressione del viso del
ragazzo ha un cambiamento radicale, tanto da risultare evidente nonostante la
fioca luce del giardino: diventa truce, arrabbiato e lo sguardo si rattrista.
“Quando è arrivato
l’altra sera mi ha detto solo che non voleva parlare, e io non gli ho
più chiesto nulla. Ma si vedeva che aveva pianto- risponde cupo; quindi
esita, per poi riprendere a voce più bassa- Ma sai Rem… Non credo che stesse bene…
Fisicamente, dico” conclude preoccupato.
Remus sgrana
gli occhi, e sente un piccolo brivido, gelato, su su per la schiena.
“V-vuoi dire…” balbetta.
Jim sospira,
indeciso se proseguire; forse non dovrebbe rivelare queste cose, sono affari di
Sirius. Ma in fondo ne sta
parlando con Remus, non con
il primo venuto.
“Si è chiuso nel
bagno poco dopo essere arrivato. E ho sentito che si lamentava.”
Sussurra, e gli sembra ancor più brutto ora che l’ha detto invece
di limitarsi a pensarci.
“Magari –la voce di Remus è speranzosa-
è perché era triste…”
“Non quel tipo di
lamento” replica James
con la voce che trema.
Remus butta
giù un'altra gollata
di Fuocognac, e nel momento
stesso si rende conto che è il classico sorso di troppo tra
l’allegrezza e l’ubriacatura. Ma ormai non ha più
importanza. Ha le braccia che tremano e il cuore in gola, gli bruciano gli
occhi e nel petto sbatte un’indignazione sorda, feroce, mentre si alza e
senza neanche ascoltare più James
rientra in casa. Qualcuno gli parla, ma lui non lo guarda nemmeno, si inerpica
su per la scala, che sembra improvvisamente molto più ripida che nel
pomeriggio. Rimbalza contro il muro, ma non ci fa caso, cerca Sirius con lo sguardo. Spalanca
porte accendendo le luci, ricevendo insulti e improperi da ignare coppiette in
cerca di un po’ di intimità.
Ha la mano sulla maniglia della
porta di camera di James
quando questa si apre dall’interno. E’ proprio Maggie Stout quella che ha davanti.
“Ciao, Lup-“
“Dov’è?”
chiede senza lasciarla finire.
“Remus??” il viso sorpreso di Sirius fa capolino dalla stanza
buia.
“Che cosa ti hanno
fatto?” la domanda gli schizza fuori dalle labbra con voce stridula e
tremante.
Sirius lo
guarda perplesso, con un sopracciglio sollevato, senza capire di che parli.
“Chi, Rem?” chiede, mentre Maggie, che ha capito
solamente che la conversazione non la riguarda, si allontana parte imbronciata,
parte dubbiosa.
“I Black…”
borbotta Remus, la cui
sicurezza esplode da un istante all’altro come una bolla di sapone
davanti all’espressione dell’amico.
Sirius ha
abbassato gli occhi e si morde le labbra.
“Io…” sussurra,
prima di voltare lo sguardo verso la scala, da cui proviene il suono di passi
pesanti.
La testa arruffata di James fa capolino dal piano
inferiore, e il ragazzo corre verso di loro.
“Siamo preoccupati per
te!!” esclama ansioso rivolto a Sirius.
Questi sorride leggermente, gli
occhi che brillano.
I Black e tutto il resto del mondo
possono sparire per sempre, non ha la minima importanza: lui ha Jim e Remus. Lui è un Malandrino.
“Sediamoci…”
propone sottovoce, facendo un cenno verso la stanza di James.
Le cose orribili che sono successe
stanno già sparendo, hanno già perso ogni rilevanza. La vita a Grimmauld Place era una cella buia. Ora ne è fuori, ed
è con i suoi amici. Comunque vada, sarà grandioso.