Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Himechan    23/01/2011    1 recensioni
Ci sono persone che sembrano essere parte di noi da sempre. Persone che sembrano appartenerci da un tempo indefinito.
Tratto dal prologo: Forse era stato proprio quella sua specie di menefreghismo ad avermi attirato come una calamita, fattostà che quel mezzo sorriso che ad un certo punto mi rivolse, alzando lo sguardo aldilà del suo interlocutore, a cercare i miei occhi dall’espressione intimidita, rappresentarono, in un certo senso, la mia gioia infinita, e al tempo stesso, la mia più totale distruzione.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Lo conosci quello lì?- chiesi a Kezia la mia più cara amica, con la quale eravamo capitate a quella festa su invito del nostro agente di moda. Kezia alzò lo sguardo al di sopra del ponce che stava sorseggiando lentamente e si fissò su quel giovanotto dall’aria scherzosa, che con disinvoltura chiacchierava animatamente con un paio di ragazzi più o meno della sua età: doveva avere ventidue o ventitré anni al massimo, capelli folti e spettinati, la barba di qualche giorno, la camicia slacciata sul collo, assomigliava a uno di quei tipi mezzi fumati di quella che dai sociologi veniva definita con il nome di beat generation, e aveva uno stile molto più originale e individuale rispetto ai compagni della sua età che al contrario sembravano molto più posati e più vecchi e più compassati.
Era buffo Janos, ma anche incredibilmente affascinante. Erano in tre, vicino al tavolo degli aperitivi: lui era il “piccoletto” della situazione, scattante, vivace, spiritoso, loquace, rispetto ai suoi due compagni, molto più alti e robusti, che però sembravano divertirsi come matti per qualche battuta sciocca che lui evidentemente stava facendo, mostrando una mimica da clown, che mi fece sorridere anche senza sentire ciò che stava dicendo. Attirava inevitabilmente l’attenzione di chi lo osservava, e pur non essendo bello centrava dritto al cuore. All’inizio non compresi immediatamente cosa mi colpì di lui, ma nel preciso istante in cui si girò dalla mia parte e inconsapevolmente mi sorrise, capii che sarebbe stato l’amore della mia vita.
Lui doveva essere mio. E mio soltanto.
Lasciai perdere la mia amica senza ascoltare le parole che mi stava dicendo, perché lei, Janos, lo conosceva, come tutte le tifose di calcio, o meglio le tifose dei bei giocatori di calcio, e mi diressi senza che neanche me ne accorgessi verso il suo gruppetto. Non ero mai stata troppo timida o introversa, ma in circostanze normali non mi sarebbe mai saltato per la testa di presentarmi così spontaneamente ad un ragazzo, come se nulla fosse: con Janos lo feci, semplicemente perché mi sembrava la cosa più ovvia, e giusta, e naturale.
Volevo conoscerlo. E volevo saperne di più di quel tipo che aveva catturato da subito la mia attenzione.
Fu l’amico che avevo di fronte che si accorse della mia presenza accanto a loro, e mi rivolse un sorriso a metà tra l’imbarazzato e il meravigliato.
Janos, che mi dava il fianco, accorgendosi della nuova presenza, si era improvvisamente arrestato da qualche battuta che stava facendo, e nello stesso momento in cui si girò verso di me, smise di parlare, togliendosi dal volto quell’espressione svagata e a tratti scanzonata, per rivolgermi un’occhiata vagamente stupita.
-Cerca qualcosa signorina?- mi domandò educatamente il più alto e il più grosso dei tre giovani: effettivamente se non fosse stato per i baffi che lo invecchiavano almeno di una decina d’anni, si capiva perfettamente che non doveva averne più di venticinque. Janos invece aveva un ciuffo che gli ricadeva sulla fronte, e nonostante l’accenno di barba che gli dava un’aria più vissuta e virile, non doveva essere poi tanto più grande di me. Ventuno o ventidue anni al massimo.

-Sì cercavo te- pensai rivolgendo un’occhiata diretta, limpida, senza paura al giovane dall’aria sbarazzina.
-Ovvio che cercava me- mi spiazzò lui improvvisamente, come se mi avesse letto nel pensiero. In realtà era solamente il suo modo di fare estroso, diretto e accattivante che gli faceva assumere quell’atteggiamento, ma quel suo essere così brillante e simpatico mi piacque da matti. Aveva uno sguardo pulito, per niente intimidito, quasi sfrontato mentre mi rivolgeva un luminoso sorriso. –Ha appena trovato il suo cavaliere per la serata, miss…- esclamò prendendomi la mano con naturalezza e sfiorandola appena con le labbra, fissandomi dritta con quegli occhi belli e intensi che in un istante avevano abbattuto tutte le mie difese, rendendomi vulnerabile e fragile come una bambina. Avevo le ginocchia molli, e probabilmente credo che in quel momento avrei fatto qualsiasi cosa lui mi avesse chiesto.
-Signorina, lo lasci stare è evidente che il nostro amico ha bevuto un po’ troppo- intervenne l’ultimo del terzetto dandogli una spallata per scostarlo.
-Mi presento sono Aurel Csaba - esclamò il tipo con un sorriso galante. Tutti e tre si ringalluzzirono vedendo due ragazze carine e sole –Kezia mi aveva raggiunto subito dopo- e si erano subito prodigati a mostrare il meglio di sé, per richiamare la nostra attenzione. Sorrisi per quei tentativi ingenui e un po’ goffi di attirare le mie simpatie: nonostante fossero tutti e tre, come seppi subito dopo, giocatori professionisti di calcio, avevano un modo di approcciare con le ragazze tipico della loro età così buffo, un po’ naif, e di certo poco seducente. Janos, però fu quello che mi aveva colpito fin dal primo istante, oltre ad essere del terzetto quello che ci sapeva fare meglio. Era brillante, spiritoso, persino galante, per nulla consapevole di avere un fascino tutto suo, particolare.
-Ti va di ballare?- mi chiese a bruciapelo, quando l’orchestrina partì con uno scatenato twist, e senza aspettare la mia risposta, mi tolse delicatamente il bicchiere che avevo tra le mani, e mi trascinò sulla pista da ballo.
La musica non era per niente romantica o lenta, ma quello fu il nostro primo ballo, e lo avrei ricordato per tutta la vita. Dovevo constatare che Jan era un ottimo ballerino, e aveva un gran senso del ritmo.
-Per essere uno sportivo ti muovi bene!- esclamai cercando di sovrastare la musica con la mia voce, sciogliendo piano piano l’imbarazzo di aver fatto la prima mossa.
Lui mi sorrise, con quel sorriso così speciale e particolare –E non sai in quante altre cose sono bravo- sghignazzò malizioso lasciando sottendere qualcosa, ma non appena si accorse della mia espressione contrariata, mi guardò in modo incredibilmente serio, stringendomi con forza le mani –Intendevo che ho moltissimi hobby in cui me la cavo egregiamente-
Io mi tranquillizzai, anche se in cuor mio avevo capito da subito che era un bravo ragazzo, e non uno di quei dementi che solo perché sono belli e ricchi pensano di avere qualunque ragazza ai suoi piedi –Anzi, che ne dici se tagliamo la corda e ce ne andiamo? Voglio portarti in un posto più carino e tranquillo-
Risi.
Che pazzo che era. Ci conoscevamo da cinque minuti e già mi proponeva di squagliarcela. Non sapevamo neanche i nostri nomi, cosa che lui ricordò un attimo dopo.
–Ah, e comunque io mi chiamo Janos-                       
-Eva De Boer- risposi io, e tutto fu semplice. Io mi fidavo già di lui, sentivo che non avevo nulla da temere, nulla di cui preoccuparmi. Jan aveva uno sguardo talmente irresistibile che fu praticamente impossibile dirgli di no, così pochi minuti dopo riuscimmo a svignarcela abbastanza discretamente senza dare troppo nell’occhio.
Non era da me accettare un passaggio con il primo che incontravo, difatti mi stupii profondamente per la fiducia che improvvisamente gli avevo accordato, eppure mentre eravamo in macchina, diretti chissà dove, non provavo la minima sensazione negativa, o strano presentimento, anzi non ero mai stata tanto rilassata e a mio agio come in quel momento. –Dove mi porti?- gli chiesi dopo un po’ lanciandogli un’occhiata incuriosita.
Alla radio passavano un pezzo dei Cristals che avevo sentito più volte, "He's a rebel". Non seppi spiegarmene il motivo, ma quella canzone sembrava calzargli a pennello.
-Hai fame?- mi domandò senza staccare gli occhi dalla guida. Sebbene sembrasse a prima vista un pazzerello, al volante era molto posato e prudente, non era uno spaccone di infima categoria.
-Uhm direi di sì- risposi sorridendogli di sottecchi. –Bene, anch’io. In genere a queste noiosissime feste non si mangia mai nulla, e io sto morendo-
Detto fatto, mi portò in un posticino tranquillo, una specie di tavernetta con tanto di tovaglie di carta, buona birra e cibo a volontà, ma quando fu il momento di ordinare lui mi guardò con espressione vagamente imbarazzata –Non è che tu, sì insomma…sei una di quelle fissate con la dieta? Nel senso che qui non fanno insalate o roba simile, e tu…cazzo sembri così dannatamente magra-
Risi per quella sua preoccupazione e per quel mezzo complimento un po’ rozzo –Prendo quello che scegli tu- gli risposi con naturalezza, e lui parve rilassarsi immediatamente.
Davanti ad un piatto fumante di spaghetti e ad un buon bicchiere di vino rosso, dunque conobbi il mondo di Janos Bajnok. Un tipo tutto matto, strano, dolce, buffo, incredibilmente sexy con quell’espressione svagata e al tempo stesso accattivante.  -Gioco a calcio la domenica. Mi tengo in forma, vedi?- sghignazzò da dietro il bicchiere di vino. Così quella sera scoprii che giocava come terzino (solo in seguito avrei imparato i vari ruoli di una squadra di calcio), in una delle formazioni di Serie A del campionato italiano, che era originario di Budapest come gli altri suoi amici con cui era alla festa, e che aveva ventidue anni.  –Sei molto carina lo sai?- mi disse ad un certo punto, mentre addentava una forchettata di spaghetti.
-Idiota che sono, certo che lo sai benissimo, altrimenti non saresti venuta a cercarmi- ghignò in un modo che mi fece venir voglia di tirargli uno schiaffo su quella bella faccia da furbastro, ma che inspiegabilmente mi fece ridere.
Irrefrenabilmente.
Convulsamente.
Mentre parlava mi ero accorta che gli era rimasto incastrato un pezzo di verdura in mezzo ai denti, prezzemolo probabilmente, così, molto diplomaticamente, senza dare troppo nell’occhio, gli feci cenno di prendere uno stuzzicadenti, cosa non molto fine, certo, ma almeno dignitosa. Lui parve non cogliere, visto che continuava a fissarmi con aria vagamente sorpresa, così gli feci il gesto esplicito, e solo allora lui parve accorgersene.
-Bella figura- borbottò arrossendo fino alla radice dei capelli –Adesso ti guarderai bene dal baciarmi eh?-
Era stupefacente come quel ragazzo riuscisse a rivoltare qualunque situazione a proprio favore –Io non bacio al primo appuntamento signor Bajnok, per quello che può interessarla-
-Eccome se mi interessa invece!- esclamò lui con l'aria di chi la sa lunga.
Fu una serata simpaticissima, Janos era un tipo divertente, spiritoso, sempre con la battuta pronta, e non mi accorsi neanche del tempo che era passato.
Uscimmo fuori dal ristorante ridendo e chiacchierando fitto come due complici.
-Fumi?- mi chiese porgendomi un pacchetto di Chesterfields e accendendosene una per sè.
-No, e se è per questo neanche tu dovresti visto che sei uno sportivo-
Lui sembrò pensarci un po’ su, poi sospirò e gettò la sigaretta appena cominciata, a malincuore per terra. –Okay, lo ammetto, non ho un comportamento esemplare da atleta-
-Mi piace un buon bicchiere di vino, mi piace tirare fino a tardi, mi piace fumare…-poi si fermò e mi prese con forza tra le braccia –E mi piacciono le ragazze- mormorò prima di baciarmi.
Un secondo dopo si ritrovò con la guancia dolorante per il ceffone che gli avevo mollato in piena faccia, lasciandogli il segno. –Per tua informazione, signor non sono un esempio di atleta, ti avevo già detto che non bacio al primo appuntamento-
Lui si toccò la guancia dolorante, guardandomi con un’espressione da cane bastonato talmente amorevole e dispiaciuta, che riuscì a sciogliermi in un attimo.
-Ti ho fatto male?- mormorai sentendomi improvvisamente in colpa.
-Credo di aver bisogno di…di…un bacio- rispose lui con un sogghigno astuto –In questo modo dovrei star meglio che ne dici?-
-Sulla guancia?-
-E sia-
Mi avvicinai e feci per sfiorargli il punto dove gli avevo dato lo schiaffo, ma lui con una mossa improvvisa e repentina, girò il viso e senza che potessi reagire, mi premette le sue labbra sulle mie, cingendomi i fianchi con le braccia, in un bacio dolce, incredibilmente passionale che mi fece girare la testa e mi lasciò senza respiro. Quando si staccò avevo le ginocchia molli, ed ero incapace di parlare.
-Okay, merito un pugno stavolta- mormorò sfiorandomi la guancia con la punta delle dita, ma l’espressione tenera e amorevole che mi rivolse, mi lasciò talmente stupefatta e inebetita che non riuscii a trovare le parole adatte per descrivere le emozioni che provavo in quell’istante.
–Però è stato bello, scusa-

Il bacio di Janos.
Avrei conosciuto altri baci e altre persone, altri uomini e avuto altre storie ma quel momento e quel bacio, con quel ragazzo così speciale e pieno di allegria, non lo avrei più dimenticato per tutta la vita.   
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Himechan