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Autore: Elos    23/01/2011    3 recensioni
Il suo compagno doveva essere dall'altra parte delle stelle e del fiume, ora, in un luogo dove nessuno combatteva e nessuno moriva e dove tutto profumava di mirto e biancospino, e dell'alloro degli stufati per riempirsi la pancia quando si ha fame, e di maggiorana, dove tutto aveva l'odore dell'acqua verde e dei funghi, della pioggia, del tuono, del vento. Niente odorava di sangue. Il suo compagno doveva essere dall'altra parte delle stelle e del fiume, ora, e Alarico non voleva che nessun altro lo seguisse.
Era stanco.
[...]
Dieci storie da un campo di battaglia, dieci personaggi per raccontarle. Raccolta nata per la challenge Dal nome alla storia indetta da NonnaPapera!.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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2. il ragazzo delle capre



Di Himelqarth tutti dicevano che era un ragazzo molto dolce. Era venuto giù dalla parte più alta dei Denti del Mondo, un bel mattino, tirandosi dietro una coppia di capre, una grossa sacca da viaggio piena di formaggi - formaggi di latte di capra, ovviamente - e i vestiti che aveva addosso. E nulla di più.
Le capre di Himelqarth erano famose per essere tanto ostili e permalose per quanto il ragazzo era docile e gentile; sempre pronto a mettere una buona parola per tutti - anche se parlava poco, Himelqarth, e sempre a voce molto bassa - e ad offrirsi di spartire il nulla che possedeva con chiunque dichiarasse di averne bisogno. Aveva il cuore tenero e si sarebbe fatto rubare anche i capelli che aveva in testa; e l'esercito l'aveva adottato come s'adottano i bambini: per pietà della loro innocenza, della loro ingenuità, per conservarli così il più a lungo possibile.
Himelqarth era innocente: disperatamente, desolatamente innocente, di tutto. Himelqarth sorrideva sempre. Himelqarth offriva ad ognuno la guancia per essere schiaffeggiato e, se a qualcuno non bastava, si girava ed offriva anche l'altra.
Per questo Alarico guardò la lancia nella schiena del Lupo che aveva addosso, poi la mano che impugnava la lancia, poi di nuovo la lancia, e per un lunghissimo attimo non riuscì a capacitarsi di cosa fosse accaduto.
Un'estremità della lancia - l'estremità appuntita - sporgeva da un punto appena sotto alle costole del Lupo, sul suo dorso: era passata nella carne molle ed esposta del ventre e doveva essere risalita su per i polmoni fino al cuore. Il Lupo ci aveva messo un po' a morire, così, con il legno nelle viscere, ma Alarico non si sentiva precisamente in colpa per questo: dopotutto, il Lupo gli era saltato addosso alle spalle, a tradimento, mentre lui si prendeva cura del proprio cavallo. Doveva aver aspettato un momento in cui i recinti erano stati quasi vuoti; doveva essersi nascosto tra le bestie nella speranza di rubarne qualcuna e, avendo trovato Alarico - il capitano Alarico, eletto comandante di quel che restava dell'esercito di Acquanera dopo che tutti gli altri comandanti, quelli veri, s'erano andati a far ammazzare nella carica ed era rimasto solo lui tra la città e i Lupi, in piedi su un ponte un giorno dopo l'altro - doveva aver deciso che era una buona occasione, quella, per diventare un eroe tra la sua gente.
No, Alarico non si sentiva colpevole per la brutta morte del Lupo. Affatto.
Si scrollò il cadavere di dosso, strofinandosi distrattamente con una mano il punto in cui il coltello dell'avversario si era fatto largo nella pelle della sua spalla, graffiandolo profondamente, e guardò ancora la lancia, la punta della lancia, l'impugnatura della lancia: perché attaccato a quell'impugnatura non c'era un soldato, nossignore, non c'era un cavaliere, non c'era nessuno dei suoi uomini. Non c'era uno degli stallieri. Non c'era nemmeno uno dei cuochi dell'esercito. Tutto, tutto sarebbe stato più probabile che quello, pensò Alarico, perché attaccata all'impugnatura della lancia c'era la mano sottile di Himelqarth, Himelqarth il dolce, Himelqarth il buono, che preferiva essere colpito piuttosto che colpire, che non aveva mai tenuto in mano una spada, un arco, neanche un bastone. Himelqarth che veniva tiranneggiato perfino dalle sue stramaledette e astiosissime capre.
Alarico si puntellò sui gomiti, ma non fece alcun gesto per accennare a rialzarsi; guardò il ragazzo delle capre, invece, il buon pastore gentile che tutto l'esercito amava, e gli disse:
- Grazie. -
Grazie per averlo ammazzato, avrebbe potuto dire, ma sarebbe stato crudele; o anche, grazie per avermi salvato, quello sì, quella sarebbe stata una buona cosa da dire. Himelqarth il pastore aveva salvato il capitano Alarico.
Il ragazzo aveva un viso molto bello, troppo bello, davvero, per uno che di mestiere faceva il guardiano di capre. Aveva gli occhi scurissimi e la pelle olivastra, e i capelli disordinati e arruffatissimi erano neri come le ali del corvo. Era anche molto magro, le spalle strette, le gambe asciutte; portava una grezza camicia slacciata che lasciava in mostra il ventre piatto, solcato da una fine peluria bruna che era a malapena peluria da adolescente. Il Valico era sotto attacco da Lune; nessuno intorno ad Acquanera riusciva ad avere abbastanza da mangiare da tempo immemorabile, ma Himelqarth aveva meno cibo di chiunque altro: perché lo divideva, il suo, con tutti quelli che glielo chiedevano.
Alarico pensò che un ragazzo così, bello e dolce, al seguito di un esercito di gente dove il meglio era stato sterminato in un'unica, gloriosa carica e tutto il resto veniva dal fondo della terra - e c'erano i contadini, certo, e i pastori e i taglialegna, ma poi anche quelli che il pane non se lo guadagnavano precisamente con il sudore della fronte, e che erano andati a combattere per il soldo, per la fame, e perché o lì o la galera - ebbene, un ragazzo così dolce, così bello, era un miracolo che fosse sopravvissuto per tutto quel tempo.
Pensò anche che gli doveva la vita, al ragazzo. Che il guardiano delle capre l'aveva appena salvato, e questa era una cosa che non si poteva dimenticare facilmente, nossignore.
Himelqarth sorrise e, lasciata andare la lancia che ancora impugnava, tese una mano verso di lui:
- Stai bene, signor capitano? -
Alarico si guardò intorno. Guardò il cadavere del Lupo e, adesso che la percezione precisa di quanto vicino, molto, molto vicino, fosse arrivato a morire gli colava addosso, sentì un brivido scendergli giù per la schiena. Spostò gli occhi dal corpo alla lancia, e dalla lancia al ragazzo, e tutto ad un tratto sorrise.
- Sì. - rispose, respirando a fondo. Aria chiusa, fetida. Puzzava di paglia e di letame, era soffocante, sapeva di vita. Tirò un altro respiro, per il gusto di poterlo fare ancora. Gli occhi scuri di Himelqarth si posarono su di lui, curiosi e un po' perplessi, e Alarico fu colto dall'improvviso desiderio di ghignare. - Sì. - ripeté poi. - Sì. Sto bene. -







Note della raccolta: Vedi Capitolo 1.

Un grazie a tutti coloro che hanno letto e doppio con cioccolato e tanta panna a chi si è fermato a commentare.

Note della storia: La seconda storia è per Amilcare. Il Dizionario dei nomi italiani a cura di Emidio De Felice (Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1986) segnala per questo nome un'origine aristocratica cartaginese: dal punico Himelqarth (che è la versione del nome che ho adottato per questa ambientazione), che significa fratello del dio Melqar (dove Melqar era un dio protettore fenicio). Un'altra interpretazione lo dà come derivato del fenicio ha-melk-khart, ossia signore della città, che era uno dei titoli attribuiti al dio Baal. Chiunque abbia studiato storia romana alle medie o al liceo sarà - sfortunatamente (io soffro di una rara forma di allergia per lo studio della storia romana x°D) - familiare con le vicende degli Amilcare della famiglia Barca.
Non è tuttavia l'unica interpretazione: un'altra (che era quella richiesta per la storia) indica un'origine ebraica del nome con il significato di mansueto come un agnello o docile come un agnello.
Dato che mi piacevano entrambi i significati, ho cercato di includerli contemporaneamente: Himelqarth è infatti un protettore (poiché salva Alarico e, in definitiva, Acquanera); ma è, soprattutto, uno spirito mite e benevolo.
  
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