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Autore: Tury    23/01/2011    2 recensioni
Un fischio, il silenzio e dopo l’esplosione. Se dovessi dare un suono alla mia vita, darei quello prodotto da una bomba. Da quel che ricordo la guerra è sempre stata la mia realtà. Correre, nascondersi, uccidere. Uccidere, uccidere, uccidere. Perché questa è la politica che vige sul campo di battaglia, perché è sempre il più forte a sopravvivere, perché…
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo un attimo di esitazione torno da lei ma questa volta non le parlo. Lei si accorge che la sto seguendo, è infastidita dalla mia presenza ma non dice nulla, ovviamente non può. Arriviamo ad un portone chiuso. Ci sono tanti ragazzi di età diverse che ridono e scherzano. Non indossano divise e non impugnano fucili, forse qui la guerra non esiste. Un rumore improvviso interrompe i miei pensieri. È stridulo, sembra quasi una tromba. Tutti i ragazzi entrano e io faccio altrettanto. Seguendo la ragazza mi ritrovo in una stanza. Le pareti sono grigie, forse un tempo erano bianche. In questo spazio limitato sembra mancare l’aria, quasi rimpiango gli infiniti spazi del campo di battaglia.
“Dove siamo qui?” chiedo alla ragazza. Lei mi rivolge uno sguardo che non lascia alcun dubbio al caso: non mi sopporta.
“Potresti anche rispondermi.” insisto, tanto che ho da perdere? Mi guarda in cagnesco, di nuovo. Ma che si aspetta che mi spaventi per una ragazzina?
“Sophie…”
“Non chiamarmi Sophie!” sibilla. Almeno ha risposto.
“Sai parlare allora! Vuoi dirmi dove siamo?”
in quel momento la porta si apre e ne entra una donna di mezz’età. I ragazzi si siedono subito. Sembra quasi...
“È il vostro generale quella donna?” mi guarda con occhi sbarrati. Ma allora qui la guerra davvero non esiste…
 “Signorina Le Preau sarebbe così gentile da degnarci della sua attenzione?”
“Mi scusi!” detto questo mi rivolge un’occhiataccia.
“Ho capito, devi prestare attenzione alle sue parole.” Annuisce piano, ma non passa nemmeno un minuto che comincia a scherzare con i suoi amici.
“Sophie…” non mi risponde.
“Ehi, Sophie, devi ascoltarla!” ancora nessuna risposta.
“SOPHIE!”
“CHE VUOI?!” mi urla.
“Ora basta signorina Le Preau, per favore si accomodi fuori!”
La ragazza esce sbuffando ed io la seguo.
“Immagino tu sia felice adesso! Ma si può sapere chi diavolo sei?”
“Farah.”
“Farah?”
“Sì, mi chiamo Farah.” Sposto la mia attenzione, che era stata precedentemente attratta dagli alberi, su di lei.
“Che vuoi da me?”
“Nulla.”
“E allora perché mi segui!”
“Perché stranamente tu sei l’unica persona in grado di vedermi. Che posto è questo?”
“Siamo a Lione.”
“Dove si trova?”
“Come dove si trova! Ma sei mai andata a scuola?”
“Cos’è la scuola?” mi guarda esterrefatta. Che hanno le mie parole di tanto anomalo?
“Scherzi?”
“No, assolutamente. Allora mi dici cos’è?”
“La scuola è una prigione!”
“Allora siete dei prigionieri di guerra.” Di nuovo quello sguardo! “Ma si può sapere che hai da guardare? Qui non esiste la guerra?”
“Certo che esiste, la storia è piena di guerre!”
“Allora spiegami perché ti sorprendi ogni volta se sai cos’è una guerra!”
“Inutili sparatorie, morti e tanto casino. Ecco cos’è una guerra.”
“Non sei mai stata sul campo…”
“Ovvio che no! Ho diciannove anni, che ti aspetti che mi diano un fucile e mi mandino a combattere?”
“No, prima devi affrontare delle prove. Se non sei in grado di superarle vieni ucciso.”
“Stai scherzando?”
“No. Sai come posso tornare dai miei compagni?”
“I tuoi compagni?”
“Sì, loro stanno ancora combattendo. Devo andare da loro e aiutarli.”
Mi fissa, senza parlare. E riecco di nuovo quel suono stridulo.
  
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